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Distretto X. Sguardi plurali sui musei: riflessioni sulle identità di genere. Ediz. illustrata
Distretto X nasce come una sfida, con l'obiettivo di coinvolgere la comunità LGBTQIA+ e la realtà del territorio di Porta Venezia nella creazione di nuovi significati e di nuove letture sul tema dell'identità di genere. Il progetto vuole rispondere alle istanze contemporanee che, come espresso nella Convezione di Faro, devono riconoscere una responsabilità individuale e collettiva nei confronti dell'eredità culturale e, in linea di quando definito da ICOM, il museo è un'istituzione permanente al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell'uomo e del suo ambiente. La risposta alle tante domande è avvenuta grazie all'incontro e allo scambio con le tantissime realtà presenti sul territorio milanese: ognuna ha fornito una parte della risposta. Distretto X è stato un quadro dipinto a più mani nel quale il potere è racchiuso nel processo. Il concetto chiave sotteso nell'azione è quello del dono e della condivisione, ai partecipanti agli incontri è stato chiesto di riflettere su un'opera scelta e di condividere una personale narrazione partendo da una riflessione di genere nata da un'emozione, un sentimento, una sensazione scaturita dall'incontro con l'opera. Condividere un proprio pensiero e renderlo fruibile è stato un dono volto alla creazione di nuovi significati che possano arricchire e moltiplicare le letture esperienziali delle opere o dell'esperienza delle fruizioni. -
La chiesa dei santi Sebastiano e Rocco in San Vito Roma. Viaggio dalla feudalità al Regno d'Italia. Ediz. illustrata
"La grande Storia passa attraverso le piccole storie di ognuno di noi. Anche i Beni culturali non sfuggono a questa legge universale: palazzi, castelli, chiese, musei, biblioteche, archivi... È questa la prospettiva scelta dagli autori del libro, Guido Trinchieri e Cinzia Di Fazio, e che è dedicato alla Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco a San Vito Romano, splendido borgo adagiato sui Monti Prenestini, nella Diocesi suburbicaria di Palestrina. Un luogo di culto che ha visto legato il suo nome soprattutto alla famiglia dei marchesi Theodoli e alla comunità religiosa dei Carmelitani. Percorrendo più di tre secoli di Storia, dal Rinascimento all'Unità d'Italia, questo saggio ci coinvolge in un viaggio straordinario e spesso tormentato, passando tra grandi eventi e piccole curiosità, intricate vicende socio-politiche e trascinanti manifestazioni della religiosità popolare. Un viaggio che tocca la creatività artistica (soffermandosi in particolare sull'età barocca e sull'ambiente berniniano), i rapporti - a volte cordiali, più spesso conflittuali - tra sfera pubblica e sfera ecclesiastica, preziose testimonianze, predicazioni edificanti, eventi considerati miracolosi dal popolo. Una ricerca attenta e approfondita che sottolinea l'importanza decisiva del nostro immenso patrimonio culturale e che si abbevera sempre alle fonti documentarie disponibili e consultabili. Nella Chiesa sanvitese intitolata ai Santi Sebastiano e Rocco spiccano opere d'arte, decorazioni raffinate, preziose reliquie: vi si respira l'alito della Storia. Le pagine del libro hanno catturato questo alito con il magistero della parola che strappa la Storia alla smemoratezza collettiva"""". (Gianni Maritati) Nota introduttiva di Gianni Maritati e Presentazione di Donatella Fiorani." -
Lo splendido violino verde
"Lo splendido violino verde"""" è la raccolta della piena maturità di Ripellino, pubblicata con Einaudi nel 1976, due anni prima della morte prematura. Concepito sotto forma di un diario in cui «si riflette, associandosi ai crucci privati, il malessere, l'inclemenza dell'epoca», il libro orchestra i principali Leitmotive dello scrittore siciliano: la teatralità dell'esistenza, la poesia come talismano per 'tenere a bada' la morte, la «buffoneria del dolore». Il commento che accompagna i testi, grazie anche alla consultazione delle agende manoscritte di Ripellino, tenta di districare il fitto tessuto di rimandi e citazioni, che sconfinano nelle arti più disparate, dalla pittura di Chagall all'opera lirica di Donizetti, dal teatro di C?echov e Brecht, filtrato attraverso le regie strehleriane, fino al cinema di Keaton, Chaplin e Fassbinder. Alternando slanci di gioia a note di profondo dolore e giocando sul labile confine tra arte e vita, Ripellino intesse una poesia capace di trasformarsi essa stessa in spettacolo e di rifrangere, come un prisma, i raggi del suo sconfinato orizzonte culturale in un «ribaldo trappolío di colori». Con due scritti di Corrado Bologna e Alessandro Fo." -
La scrittura necessaria. Il diario di guerra di Fausta Cialente
Il volume propone una lettura critica del Diario di guerra (1941-1947) di Fausta Cialente, custodito presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia. La scrittura necessaria restituisce la storia degli anni di militanza antifascista di Cialente in Egitto, con la sua collaborazione alle trasmissioni italiane di Radio Cairo e la fondazione del giornale «Fronte Unito», diventato per un breve periodo «Il Mattino della Domenica». La scrittura diaristica diventa per Cialente un esercizio formale in funzione della sua attività politica, un eccezionale momento di confronto con il proprio immaginario e con l'organizzazione ""consapevole"""" della memoria."" -
Stregonerie e vari capricci. Da Salvator Rosa a Giacomo Dal Po. Ediz. a colori
Il volume, catalogo dell'omonima mostra che si inaugura il 27 marzo 2021 a Palazzo San Gervasio (PZ), intende focalizzare l'attenzione su uno dei filoni più controversi e al contempo attraenti della cultura figurativa napoletana del Sei-Settecento, ben rappresentato nelle opere della raccolta Camillo d'Errico e in stretto dialogo con alcuni dipinti della collezione della Fondazione De Vito. Un genere, quello della pittura eccentrica e del dissenso, che come è noto non disdegnò soggetti macabri e toni narrativi inquietanti, temi fantastici o legati alla letteratura e al teatro, che accomunò i percorsi di spiriti irrequieti come Salvator Rosa (1615-1673), Micco Spadaro (1609- 1675), Giovan Battista Spinelli (1613-1658) e Giacomo Del Po (1654-1726) e che vede spesso una profonda sintonia delle opere anche sul piano propriamente formale, in quelle che già Bernardo De Dominici (1683-1759) definiva ""composizioni con figurine picciole e toccate mirabilmente con belle tinte"""". Dopo aver sedotto i contemporanei, tale filone ha d'altronde continuato sino ai nostri giorni a fare breccia nella sensibilità e nel gusto dei collezionisti. Omaggiando, nel titolo, un brano ormai celebre della biografia dedicata a Rosa da Bernardo De Dominici, il volume intende radunare in tutto una decina di tele, affiancando opere che ormai hanno alle spalle una lunga vicenda critica, come il Paesaggio di Rosa, i due Baccanali e la Circe di Del Po, o i tre capolavori di Spadaro, a pezzi decisamente meno noti come il Carro del battaglino di Andrea Vaccaro o la conturbante Donna con bambino di Spinelli. Tutti i dipinti della collezione della Fondazione De Vito vengono presentati al pubblico per la prima volta."" -
Le prime voci dell'italofonia albanese. Elvira Dones, Ornela Vorpsi, Anilda Ibrahimi
Sotto l'etichetta della migrazione italofona di area balcanica sono state raccolte, soprattutto nel primo decennio degli anni Duemila, numerose testimonianze letterarie, autentiche e dolorose, che provenivano da un mondo in dissoluzione. I conflitti etnici e geopolitici che hanno attraversato quelle terre sul finire del secolo scorso, assieme alle depressioni tardocapitaliste successive, hanno liberato voci che erano spinte dall'urgenza di raccontare, nel tentativo di ricostruire per sé e per le generazioni future una nuova e più complessa identità. Iscritta in tali coordinate, la letteratura italofona di provenienza albanese costituisce certamente un fenomeno consistente. In due decenni si è formato un vero e proprio canone compatto di autori, tutt'ora in evoluzione, con moltissimi nomi e una bibliografia critica piuttosto estesa. La prima fase di quello che, dunque, deve essere considerato come un vero e proprio movimento letterario, è rappresentata da tre straordinarie figure femminili, scrittrici e intellettuali. Elvira Dones, Ornela Vorpsi e Anilda Ibrahimi prendono la parola dopo il crollo del regime di Enver Hoxha e delineano, di storia in storia, un universo narrativo affascinante e molteplice, sempre più lontano dai postumi di quel trauma collettivo e al contrario progressivamente inserito in una attualità globalizzata. Questo libro ne analizza le opere, in un confronto serrato con i testi, nel tentativo di distinguere la rispettiva originalità degli immaginari. -
Nekya. Resoconto di un sopravvissuto
Testimone oculare dell’Operazione Gomorrah, Hans Erich Nossack (1901-1977), “il più grande scrittore tedesco del dopoguerra” secondo Sartre, traccia in questo come in altri racconti scritti durante e dopo la guerra un confronto serrato con le possibilità di reazione esistenziale al nulla, assurto ad unica certezza ontologica dell’io. Abbozzato nel 1942, Nekyia fu pubblicato con il sottotitolo Bericht eines Überlebenden (Resoconto di un sopravvissuto) nel 1947 e rappresenta uno dei testi di Nossack di più difficile accessibilità. Visione poetica e costruzione intellettuale dal taglio surrealista, il racconto offre, nella sua intricata cornice simbolico-mitica, un viaggio regressivo nell’atemporale. La catabasi apre le porte al dialogo con i modelli della tradizione culturale occidentale, unico residuo del passato annientato dall’incursione della storia, mentre figure archetipiche (che richiamano alla saga degli Atridi) assurgono ad annunciatori di un possibile superamento del trauma, della catastrofe e, soprattutto, della colpa. Il mito di Oreste e il viaggio di Odisseo (esplicitamente evocato già dal titolo, che richiama l’XI Canto dell’Odissea) si intrecciano con visioni apocalittiche e paesaggi lemurici, funzionali alla rappresentazione di quel punto zero che Nossack destoricizza e riconduce al mito. -
Filippo Juvarra, Domenico Scarlatti e il ruolo delle donne nella promozione dell’Opera in Portogallo
Filippo Juvarra, architetto, urbanista e scenografo (1678-1736) e Domenico Scarlatti, compositore e clavicembalista (1685-1757) vissero alla corte di Lisbona alcuni dei momenti più intensi della loro carriera artistica. Eppure l'esperienza portoghese è la parte meno conosciuta delle loro biografie. In questo volume sono stati ricostruiti i tasselli mancanti, grazie ai quali è stata riportata alla luce l'importanza della politica culturale promossa dalla corte femminile portoghese e, in particolare, dalla regina Maria Anna d'Asburgo (1683-1754), consorte del re Giovanni V di Portogallo (r. 1707-1750). Nasce così uno sguardo nuovo sulla collaborazione tra Filippo Juvarra e Domenico Scarlatti, che trova nel teatro d'opera settecentesco il campo di convergenza privilegiato. L'intreccio storico, artistico e musicale tra Lisbona, Torino, Roma e Madrid si arricchisce di dati inediti, che peimettono di contestualizzare anche due enigmatici progetti di edifici teatrali di Filippo Juvarra destinati, rispettivamente, a Lisbona e a Torino. L'approccio transdisciplinare che caratterizza i saggi qui riuniti si è avvalso di specialisti in diverse aree di ricerca (architettura, musica, storia, arte, teatro, scenografia), includendo anche l'ambito delle tecnologie digitali e la collaborazione creativa con musicisti, registi e sceneggiatori (scritti di Andrea Merlotti, Concepción Lopezosa Aparicio, Cristina Fernandes, Diana Blichmann, Giuseppina Raggi, Iskrena Yordanova, Joào Neves, José Pedro Sousa, José Sasportes, Luca Alverdi, Luís Soares Carneiro, Massimiliano Ferraina, Massimo Mazzeo, Nohelia Gonzàlez, Walter Rossa). -
Viaggio in Italia. Roma
Quando, nel febbraio 1864, Taine arriva a Roma, si trova di fronte una città dalle tonalità contrastanti. Centro del potere spirituale, ma ancor di più di quello politico, che afferma ogni giorno il suo predominio, anche culturale, sui comportamenti e la mentalità dei suoi cittadini, la città eterna si offre, in tutte le sue sfaccettature, allo sguardo di un viaggiatore non soltanto interessato al suo indiscutibile patrimonio artistico, ma anche intenzionato a comprenderne le implicazioni ideologiche e le dinamiche sociali. Con l'acume di chi sa osservare l'uomo nel suo ambiente, Taine restituisce al lettore un resoconto critico e storico che, incentrato su un presente per lui indissociabile da una ricostruzione del passato, si focalizza, di volta in volta, sul tessuto urbano, sugli elementi architettonici, sulle opere d'arte e sul vissuto dei suoi abitanti. Ne emerge una visione nuova e moderna che, rifiutando gli stereotipi dell'immaginario romantico, si traduce nell'inconsueta raffigurazione di una Roma percepita nella sua struttura multipla e stratificata. -
Ben vivere, per ben morire. Esperienza della morte e immagini dell'Aldilà in Ch. M. Wieland
Nell'Europa del cosiddetto secolo dei Lumi, la morte non è più il meritato castigo dell'uomo peccatore, come scriveva San Paolo, come si pensa ancora spesso nel Medioevo e nel Seicento, e come ritiene Lutero. Ma se l'Illuminismo guarda principalmente alla vita terrena di cui la morte è solo necessaria conclusione, su un tema tanto complesso, che ha implicazioni in ambito religioso le posizioni variano in fretta. Si assiste a un prolificare di concezioni contraddittorie, complementari, antitetiche, che si alternano e in parte coesistono, specchio di nuove dinamiche sociali e di una pluralità di tendenze filosofiche e culturali che già dalla metà del secolo si compenetrano le une con le altre con risultati significativi. Tale pluralità emerge chiaramente anche a proposito della discussione sull'Aldilà - se esso esista o no, che cosa si deva intendere con quel termine, se si tratti di un luogo o di uno stato dell'Essere, se si possa credere in una vita dopo la morte o se tutto abbia fine, etc. Questo studio si concentra su Christoph Martin Wieland, figura di spicco del panorama culturale di quegli anni, che dopo un'iniziale fase pietista e una definita dai critici ""rococò"""", poco prima dei trent'anni assume e manterrà poi sempre posizioni illuministe."" -
Cogliam d'amor la rosa. Variazioni nella poesia spagnola e altrove
Il fascio di significati simbolici che caratterizza la rosa fa sì che essa funga da motivo chiave di una molteplicità di variazioni poetiche, colte e popolari, alte e basse, eccelse e dozzinali, sacre e profane, serie e facete, caste e oscene, antiche e moderne, di alcune delle quali questo testo intende dare contezza, con una particolare messa a fuoco delle lettere spagnole. Ecco dunque un alquanto bizzarro, policromo mazzo di rose, ove i cantori anonimi della tradizione popolare antica e moderna si affiancano a Orazio, Catullo, Ausonio, Guido Cavalcanti, Cielo D'Alcamo, Lorenzo de' Medici, Bernardo e Torquato Tasso, Pierre de Ronsard, Garcilaso de la Vega, Lope de Vega, Luis de Góngora, Juan Meléndez Valdés, Hermann Hesse, Dino Campana, Ramón Gómez de la Serna, Federico Garda Lorca, Trilussa, Umberto Saba, Jorge Luis Borges, ecc. -
Francesco da Castello (Frans van de Kasteele). Dipinti fra Italia e Spagna. Ediz. illustrata
Per il suo lungo soggiorno italiano e per il numero delle sue pale d'altare dagli inconfondibili caratteri, Francesco da Castello (Bruxelles 1540 c.?- Roma 1621) è uno dei pittori nordici più conosciuti fra quelli stabilitisi a Roma tra Cinque e Seicento. Certamente è un caso indicativo perché si integrò pienamente nell'ambiente romano e riuscì presto a guadagnare credito come pittore di immagini religiose sia nel grande che nel piccolissimo formato. Il libro approfondisce la restituzione al fiammingo di un gruppo di disegni, già raccolti da Pouncey sotto il nome convenzionale del Maestro della Deposizione Fitzwilliam, e chiarisce con lo studio di alcuni dipinti d'altare ritrovati in Aragona il successo di Castello in Spagna, già ricordato dalle fonti. L'esame d'insieme delle sue opere, distribuite in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, viene finalizzato nel libro anche a mettere in risalto la formula con cui Castello trovò spazio in un ambiente affollato e ipercompetitivo come quello romano. Il dosaggio fra la sua cauta assimilazione della pittura italiana, da Zuccari a Barocci, e la tradizionale perizia fiamminga in realistiche descrizioni e minuti dettagli appare infatti lucidamente calcolato con l'obbiettivo di una didascalica evidenza di comunicazione delle immagini. -
Il teatro delle ombre. Scritture nascoste e immagini invisibili in codici e mosaici tardoantichi
Numerosi studiosi negli ultimi anni hanno manifestato interesse per la diffusione di testi scarsamente visibili o addirittura nascosti in epigrafi, codici, dipinti. Questo genere di comunicazione nasceva dall'esigenza di mettere per iscritto un testo che aveva un valore a sé stante, indipendente dalla sua fruizione e che in ogni caso era rivolto solo a chi fosse in grado di comprenderlo. Parallelamente a questo tipo di scrittura, nello stesso tempo pubblica e riservata, troviamo spesso un'altra forma di comunicazione, apparentemente diversa dalla prima, ma in realtà spesso simile: la trasmissione di messaggi segreti, comprensibili solo per coloro che sono in grado di capirli, dissimulandoli in modo da non poter essere facilmente individuati e quindi censurati o manipolati. Un caso emblematico di simile trasmissione di messaggi è costituito dalla produzione di testi e immagini ""invisibili"""" di Eusebio, attivo a Ravenna nella prima metà del VI secolo e a Vivarium nella seconda metà. Il volume ripercorre la biografia intellettuale di Eusebio attraverso lo studio dei codici e delle immagini nei quali ritroviamo la sua impronta e le sue sottoscrizioni."" -
Il galateo dello spazio. Le buone maniere di vivere la casa
Samuele Briatore (@accademia.italiana.galateo), presidente dell'Accademia Italiana Galateo e Francesca Martinelli (@unacasaallavolta) l'home stager più seguita in Italia ci accompagnano alla scoperta della casa gentile: Lo spazio inteso come un luogo domestico, caldo, famigliare è rappresentativo di sè si trova a dover continuamente combattere tra l’utile e il bello, l’accoglienza e la funzionalità, il design contemporaneo e l’antico. Il galateo e le buone maniere possono offrire un diverso punto di vista, spostando l’attenzione dall’esibizione all’autenticità, comprendendo la rappresentanza come un concetto fondamentale per la conoscenza di noi stessi, quindi una rappresentanza come “narrazione di noi” e non come “autorizzazione di un potete”. Samuele e Francesca si stringono la mano e ci accompagnano nel loro mondo fatto di immagini, suggestioni, consigli ma soprattutto vogliono condividere con il lettore il loro sogno. -
Le case dei destini incrociati. Per una grammatica della narrativa condominiale
«Il libro di Gloria Bonaguidi [...] si impone alla nostra attenzione per molti motivi: perché [...] mette insieme un approccio seriamente interdisciplinare, fondato soprattutto su studi di architettura e di sociologia, con un problema reale di storia letteraria; perché studia la nascita e l'evoluzione di un vero e proprio genere in età moderna, cioè nell'epoca proverbiale dell'erosione dei canoni; perché ne segue gli sviluppi soprattutto nel romanzo, cioè nel più onnivoro e polimorfo dei generi; perché ne individua forme molteplici, sebbene tutte accomunate da uno stesso tema; perché spiega come da quello stesso tema si possano originare scelte narrative molteplici, sia in sincronia sia in diacronia; perché traccia il disegno di una costellazione in cui brillano astri di prima grandezza; perché l'indugio monografico per i capolavori riscatta anche libri minori, dando loro un senso nuovo; perché, mentre storicizza il suo oggetto, mostra come esso sia vitale e produttivo ancora oggi. Che del resto esistesse qualcosa come una narrativa condominiale, e più specificamente un romanzo condominiale, era una percezione diffusa, che suscitava alla mente il ricordo del Père Goriot o dell'Assommoir, o che invitava a mettere in relazione testi per altro diversissimi, come il Pastiriaccio e La Vie mode d'emploi. Ma è Bonaguidi per prima a uscire dal campo delle impressioni e delle suggestioni, per individuare con esattezza non (ed è uno dei suoi meriti) il o un romanzo condominiale, ma le forme e la storia delle narrazioni condominiali.» (Dalla Presentazione di Raffaele Donnarumma) -
L' eterno burocrate tra mito e realtà. Funzionari e impiegati nella letteratura austriaca
La figura del burocrate riflette non soltanto i cambiamenti storici e sociali dell'Austria dalla fase asburgica a quella contemporanea ma anche lo scontro tra psicologie e desideri individuali da un lato e società organizzata dall'altro. Nei ritratti di funzionari e impiegati qui presentati gli autori - Grillparzer, Musil, Roth, Kafka, Doderer, Werfel, Soyfer, Wolfgruber, Menasse, Röggla - proiettano inoltre la propria affine condizione di soggetto scrivente che si serve di carta e penna per interagire con il mondo esterno. A volte ridicoli, a volte tragici, i Beamten letterari sono sempre alla ricerca di un ordine privato e pubblico che può significare pace e sicurezza, ma anche sfociare nell'assurdo e nell'arbitrio. -
Le Arti decorative nel Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX
Il terzo volume dedicato al Museo Boncompagni Ludovisi prende in esame preziosi oggetti d'arte del secolo XX e riguarda, nello specifico, la collezione di arti decorative che spazia dalle arti venete alle manifatture di Faenza, romane, umbre e marchigiane. Opere di Marino, Poli, Drei, Melandri, Antonelli, Gatti, Guerini, Guelfo Bianchini, Horitia Randone Ferrazzi, Tidei, Nedda Guidi. -
Il sale della vita
Il libro mette a disposizione del lettore cinquanta ricette, soprattutto della tradizione siciliana, insieme a piccoli segreti per realizzare gustosissimi piatti. Adatto a chi vuole dare un senso e migliorare le proprie capacità culinarie ma soprattutto a chi vuole trovare un significato alla propria vita. I rapporti nel mondo del lavoro, tra amici, in famiglia, nelle relazioni quotidiane tra uomini e donne, con i giovani sono raccontati attraverso aneddoti autobiografici da un uomo che grazie alle esperienze vissute ha maturato la sua idea di «Sale della Vita»: felicità, speranza, gioia, gusto, cibo, sopravvivenza, unione, affetto, famiglia e solidarietà. -
Roma capitale d'Italia 150 anni dopo. Ediz. illustrata
Le tematiche che vengono proposte nel volume intendono approfondire e consolidare la teoria del restauro e le relative applicazioni metodologiche, per consolidare i criteri e gli aspetti metodologici proposti da ReUso in rapporto alle esigenze presenti e soprattutto ai possibili orientamenti futuri dei settori scientifici. ReUso è una rete di ricercatori, studiosi che operano nel campo della conservazione e della salvaguardia del patrimonio. Questo libro si divide in 2 volumi e in 5 sezioni tematiche, con 112 saggi di studiosi di varia provenienza internazionale. -
Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda dei secoli XIX e XX. Guida breve. Ediz. illustrata
Il villino Boncompagni Ludovisi, progettato nel 1901 da Giovanni Battista Giovenale (1849-1934), è un particolare esempio di architettura eclettica, espressione del gusto definito 'barocchetto romano' di inizio Novecento a cui si mescolano elementi Liberty. Edificato su incarico del principe Luigi Boncompagni Ludovisi, divenne dimora di un ramo della famiglia nobiliare. Nel 1995 divenne Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda dei secoli XIX e XX, per dare compiuta attuazione alle volontà testamentarie della principessa Alice Blanceflor de Bildt e porre in rilievo l'arte decorativa dal 1900 al 1950. Il museo espone in maniera permanente gli arredi originali (poltrone, sedie, consolle di gusto rocaille, secretaire, vasi e suppellettili) e, a rotazione, le raccolte di oggetti d'arte decorativa, abiti e accessori di moda donati o acquistati al Museo.