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Ercole e Roma
Anche se dal settentrione etrusco e dal mezzogiorno greco venivano ai Romani ideazioni e rappresentazioni di Eracle visto come eroe protetto da Fiera, per secoli i Romani resistettero all'influsso delle civiltà vicine, conservando il loro culto di una suprema divinità ctonia, Ercules il cui nome poteva apparire analogo a quello di Erakles solo a una superficiale filologia. La coppia divina dei Romani, e di altri centri laziali, era formata da Ercole e dalla dea celeste Diana (Diviana): si trattava di culti aniconici. Quando si cominciò a sentire l'esigenza di immagini divine, si mutarono le rappresentazioni dei vicini, senza percepire la profonda differenza del caso di Ercole, che non aveva nessun rapporto con Herakles. -
L' autografo dei quartetti KV 155-160 (134 A, 134 B, 157-159, 159 A) di Mozart nella Musikabteilung della Staatsbibliothek (Preussischer Kultur Besitz) di Berlino
Facsimile a colori della partitura autografa di Mozart, corredato da un saggio di Giacomo Fornari e da un contributo di Giuliano Tonini.rnrnKV 155-160 (134a, 134 b, 157-159, 159a)rnSegnatura: Mus. ,s. autogr. W. A. Mozart 155-160)rnrnDas Autograph der ´Mailänder´ Streichquartette KV 155-160 der Musikabteilung der Staatsbibliotek (Preussischer Kulturbesitz) von Berlinrn(Signatur: Mus. ms. autogr. W. A. Mozart 155-160)rnrnlingua:tItaliano, Inglese, Tedesco -
Richard Wagner. La poetica del puro umano
Si narrano i fatti salienti dell'avventurosa vita di Wagner, soffermandosi sui luoghi che lo videro protagonista, come gli anni di Parigi, Dresda, Zurigo, Tribschen, Bayreuth (un'attenzione particolare viene posta su Wagner in Italia); sugli incontri che ne determinarono il percorso biografico, fra cui quelli con Minna, i Wesendonck, Ludwig II, Cosima; sui rapporti con i musicisti importanti dell'epoca, come Berlioz, Liszt, Chopin, Mendelssohn, gli Schumann, Rossini; sulle influenze che ebbero i grandi filosofi, da Feuerbach a Bakunin, da Schopenhauer a Nietzsche. Fu l'intreccio di pensieri e opere che fece di Wagner un genio. -
Fondi musicali dell'archivio ebraico Terracini. Fondo Saluzzo, fondo Alessandria, manoscritti di musica sinagogale dell'Ottocento
L'insediamento ebraico saluzzese risale alla fine del XV secolo: la cittadina era allora capoluogo del Marchesato di Saluzzo, che passerà ai Savoia nel 1601. Nel 1724 venne istituito un primo ghetto; nel 1795 agli ebrei fu assegnata l'area definitiva, in vicolo Venezia (ora Via dei Deportati Ebrei). Nel piccolo quartiere, le cui case si affacciavano su un unico cortile, vivevano sia banchieri che commercianti e artigiani. Dopo la breve libertà durante gli anni napoleonici, la definitiva emancipazione si ebbe nel 1848 con lo Statuto Albertino: una lapide dipinta in ebraico sul muro di fondo della sinagoga ricorda l'avvenimento e rende onore al re Carlo Alberto. Gli ebrei di Saluzzo s'inserirono rapidamente nelle professioni liberali, nella cultura e nell'esercito. La popolazione ebraica saluzzese, che aveva raggiunto al massimo circa trecento persone, diminuì rapidamente all'inizio del Novecento a causa del trasferimento di molti suoi membri a Torino e in altre città. Nel 1930 la ""Legge Falco"""", fatta elaborare da Mussolini, determinò una riorganizzazione complessiva delle comunità ebraiche italiane: in conseguenza di essa, nel 1931 la comunità fu di fatto assorbita da quella di Torino. Con l'eccezione di una lapide sepolcrale rinvenuta nei pressi della Bormida e data 1477, le prime notizie storiche ebraiche risalgono al 1490."" -
I due mondi di Duni. Il teatro musicale di un compositore illuminista fra Italia e Francia
Argomenti tratti: Dinko Fabris Il punto sulle biografie di Egidio Romualdo Duni; Lorenzo Mattei Duni riconosciuto? Elementi di stile in un oratorio giovanile; Roland Pfeiffer L'esordio operistico di Duni sulle scene romane. Il ""Nerone"""" (1735); Paologiovanni Maione Agili svaghi primaverili: il """"Catone in Utica"""" di Duni al Teatro di San Carlo (1746); Paolo Russo Duni a Parma. Tracce d'archivio tra opera italiana e teatro francese; David Charlton Duni's """"Le Retour au village"""" and the Politics of Parma; Michel Noiray Un opéra-comique """"bourgeois"""": """"L'Ecole de la jeunesse"""" d'Anseaume et Duni (1765); Giovanni Polin """"Un divertimento serio giocoso può far piacere quando sia ben condotto"""". Appunti su alcune sperimentazioni drammaturgico-musicali a Venezia a metà Settecento; Gustavo Malvezzi """"Une bonne et brillante troupe complète d'acteurs en tous genres et d'opéra-comique""""."" -
MEV. Musica elettronica viva
Il Gruppo MEV - Musica Elettronica Viva - fu protagonista nella seconda metà degli anni Sessanta di una autentica rivoluzione copernicana nella concezione del rapporto tra musicisti e pubblico. Dopo gli esordi caratterizzati da una forte connotazione tecnologica ed 'elettrica', MEV si orientò in modo sempre più deciso verso l'integrazione del pubblico, ritenuto portatore di energie creative telluriche e primigenie, nelle improvvisazioni collettive di Zuppa e Sound Pool a partire dal 1968. Furono forse l'intransigenza etica e il rigore teorico delle posizioni del gruppo in merito al ruolo del pubblico che condussero MEV alla sua momentanea dissoluzione, rituale e palingenetica, nel 1970. Attraverso una lettura in controluce della storia di MEV, il libro affronta alcuni nodi fondamentali del dibattito musicologico sulla musica elettroacustica: il rapporto con la tecnologia, il pubblico, l'esecuzione dal vivo. -
Fonti musicali italiane (2013). Vol. 18
Cristina Santarelli Due serie di muse per Vittorio Amedeo I di Savoia e Cristina di Francia: Antiveduto Gramatica e i suoi rapporti con la corte torinese; Chiara Pelliccia ""Mastro Marco Guidi cembalaro"""". Nuovi documenti dall'Archivio Colonna di Subiaco; Marina Vaccarini Il fondo Villa della Biblioteca del Conservatorio di Milano. Risultati di una prima ricognizione; Annarita Colturato Le feste di Tersicore, ossia la danza nelle raccolte della Biblioteca Nazionale di Torino; Mariateresa Dellaborra Saverio Mercadante teorico e didatta per il flauto. Le integrazioni alla Nouvelle méthode pour la flûte di François Devienne; Virág Büky - Maria Grazia Sità Bartók e l'Italia; Franco Sciannameo Musiche per film di Ildebrando Pizzetti: i manoscritti autografi di Scipione l'Africano, I promessi sposi, Il mulino del Po conservati presso l'Università di Harvard."" -
Musica/realtà (2018). Vol. 116: Luglio.
Quadrimestrale. -
La musica nel mecenatismo di Ippolito II d'Este
Figura di spicco nella curia romana, protettore degli interessi dei re di Francia e dei duchi di Ferrara, il cardinale Ippolito II d'Este (1509-1572) fu uno dei prìncipi della Chiesa più ammirati del suo tempo. Il suo impegno sul piano diplomatico non fu certamente inferiore agli sforzi profusi in qualità di mecenate, nella consapevolezza - tipicamente rinascimentale - che una corte magnifica costituisse l'irrinunciabile corredo del potere, la migliore strategia di esaltazione della propria identità. Il saggio ricostruisce la storia e le dinamiche interne della splendida cappella musicale del cardinale, di cui finora erano noti solamente alcuni episodi macroscopici, quale la protezione offerta da Ippolito a Giovanni Pierluigi da Palestrina. I dati inediti di natura musicale emergenti dallo studio dei registri e delle lettere conservati presso l'Archivio Estense di Modena sono interpretati entro una prospettiva di ricerca allargata alle altre forme artistiche patrocinate dal prelato e alle dinamiche quotidiane della sua corte. Emerge un quadro di grande complessità: la cappella musicale, come il resto della corte, era un organismo fluido, diviso in tanti tronconi quante erano le sedi diplomatiche del cardinale (Roma, Ferrara, Fontainebleau). -
Nuovo Teatro Musicale fra Roma e Palermo, 1961-1973
A partire dalla première (1961) di Collage di Achille Perilli e Aldo Clementi, Roma è centro di vivacissima elaborazione - compositiva, intellettuale, in parte realizzativa - di un teatro musicale del tutto nuovo rispetto agli assetti drammaturgici della tradizione melodrammatica, lungo linee (aggiornate, rilanciate, rimesse in discussione) collegate a premesse gettate dalle avanguardie storiche. -
Antiphonale missarum (rist. anast.)
Edizione anastatica. Con Scritti di Giacomo Baroffio, Thomas Forrest Kelly, Ferruccio Ferrari e Matteo Garzetti. -
Musica/realtà (2017). Vol. 112: Marzo.
Quadrimestrale. -
Luigi Gatti (1740-1817). La musica a Mantova e a Salisburgo tra Sette e Ottocento
Dopo due secoli di fugaci citazioni ai margini della letteratura mozartiana, la figura e l'opera di Luigi Gatti (1740-1817), ultimo Kapellmeister italiano alla corte di Salisburgo, sono oggetto di un rinnovato interesse che negli atti del presente convegno di studi trova la sua espressione più organica e significativa. I contributi qui raccolti prendono in esame le vicende biografiche e le esperienze maturate dal compositore nel corso di un'esistenza divisa, quasi simmetricamente, tra la nativa Mantova e Salisburgo, al crocevia di istanze stilistiche eterogenee e talora vivacemente contrastanti. -
L' Euterpe
Un giovane compositore alle prime armi, le correnti musicali più innovative dei primi anni del Seicento, una città, Bologna, in pieno fermento culturale: sono queste le componenti che si possono individuare ne L'Euterpe di Domenico Brunetti. Quest'opera, innovativa e all'avanguardia, si svela come una sorta di esperimento del nostro giovane compositore, che desideroso di inserirsi a pieno nel clima culturale dell'Italia di quegli anni, si mostrerà finanche come un pioniere, poiché le forme musicali che appaiono precoci ne L'Euterpe, si diffonderanno solamente negli anni successivi alla sua pubblicazione. -
Forma e unità tematica nei concerti di György Ligeti
Per quale motivo un compositore dalla mente assimilatrice tale da tradurre in musica suggestioni provenienti dagli ambiti più disparati, e dall'evoluzione estremamente complessa e articolata, dedica periodicamente una composizione a una delle forme storiche per eccellenza come quella del concerto? L'indagine sui Concerti per strumento e orchestra, che costellano a intervalli più o meno regolari tutta la produzione musicale del compositore ungherese dal suo arrivo a Colonia (inizio 1957) in poi, si sviluppa in duplice direzione: verso l'esterno, secondo quello che Ligeti definisce «lo sguardo storico retrospettivo», ossia la consapevolezza dell'impossibilità di poter prescindere dal passato, e verso l'interno, in un novecentesco spostamento dalla forma alla struttura e ai procedimenti compositivi, alla ricerca di costanti strutturali e di tòpoi per verificare se, così diversi e lontani tra di loro all'ascolto, i cinque Concerti possano costituire l'espressione variegata, sfaccettata e talvolta imprevedibile di un'unica poetica che vede nella consapevolezza dell'inesorabilità dello scorrere del tempo il suo tema fondamentale. -
Per Fanny e Wilhelm Hensel. Un contributo critico
Nel suo privilegiato ambito di ricerca proteso alla valorizzazione della presenza femminile nella storia della musica, l'autrice si è occupata a lungo della sorella del grande Felix Mendelssohn, eccellente musicista e compositrice non meno dotata del fratello. Giunge ora a proporre una documentata biografia che accosta il nome di Fanny a quello del marito pittore Wilhelm Hensel: anime concordi nella sensibilità e negli orientamenti culturali, che collaborano artisticamente con esiti più che originali, unendo le loro creatività non solo sulla pagina, dove le illustrazioni di Wilhelm si congiungono alla musica di Fanny, ma anche in lavori ""scenici"""" di singolare realizzazione. Un rapporto profondo e intenso, come rivelano pure le esaltanti esperienze dei viaggi in Italia fatti insieme, che rende Fanny più sicura e capace di superare gli ostacoli, posti anche da Felix, alla pubblicazione delle sue composizioni."" -
Il primo libro de madrigali a quattro voci
Al talento e al successo in vita di un artista non sempre fanno seguito il riconoscimento del suo valore e l'ammirazione per le sue opere dopo la morte. È il caso di Giovanni de Macque (Valenciennes, 1550 ca. - Napoli, 1614): se, da un lato, la naturale evoluzione del gusto e le trasformazioni dello stile musicale hanno comportato, come per tanti musicisti del suo tempo, un comprensibile oblio presso le generazioni successive, dall'altro lo scarso interesse per la sua figura e la sua produzione da parte della musicologia contemporanea appare macroscopico, sol che lo si rapporti all'evidente qualità artistica della sua opera. Una spiegazione sta forse nella sua fluttuante collocazione territoriale e culturale: Macque era di origine fiamminga, essendo nato in una cittadina che però, se allora faceva parte dei Paesi Bassi spagnoli, con la pace di Nimega (1678) passò alla Francia; ma la sua brillante carriera si svolse tutta in Italia, tra Roma e Napoli. -
Teatro della vista e dell'udito. La musica e i suoi luoghi nell'età moderna
In tempi recenti i rapporti fra musica e architettura - tralasciando le ormai usurate visioni simboliche, metaforiche, numerologiche, mistiche e strutturali - sono stati indagati in una più concreta prospettiva storica, attraverso lo studio dei nessi intercorrenti fra spazi architettonici e pratiche musicali. Il libro offre una sintesi delle ricerche condotte dall'autore su queste tematiche, articolate in quattro capitoli dedicati rispettivamente alle trasformazioni dell'architettura ecclesiastica in rapporto alla musica; ai luoghi della musica nei palazzi nobiliari romani del Seicento; alla musica policorale nello spazio architettonico; alla cappella Sistina e al cerimoniale papale in rapporto alle pratiche musicali e al repertorio della Cappella Pontificia. La riflessione sugli spazi architettonici e sugli eventi musicali che vi avevano luogo contribuisce a illuminare le trasformazioni della musica nella prima età moderna, proponendo un diverso punto di vista sulla questione dei generi e delle forme, altrimenti classificati fin qui secondo criteri sostanzialmente ereditati dalla musicologia ottocentesca. -
Musica/realtà (2017). Vol. 114: Novembre.
Quadrimestrale. -
Schenker's Chopin. Files from the Oster collection
Over the last two decades, scholars started investigating the figure of Schenker within the wide cultural horizons of the turn-of-the-century central Europe. Following their footsteps, this book considers the full range of cultural and musical issues in Schenker's interpretation of Chopin, in particular it investigates the path by which Schenker ended up considering Chopin as a German composer - a master in the art of diminution - which constitutes a very important chapter in the wider discourse of Chopin's reception.