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Sangue infetto. Una catastrofe sanitaria, un incredibile caso giudiziario
Tra le inchieste che negli anni Novanta sconvolsero l'opinione pubblica, lo scandalo del sangue infetto rappresenta una delle pagine più drammatiche. Decine di migliaia di persone infettate dai virus dell'AIDS e dell'epatite C in tutto il mondo sono l'eredità di questa strage silenziosa compiuta dai farmaci e dalle terapie che invece avrebbero dovuto salvare le loro vite. In che modo si diffuse l'epidemia? Chi sono i responsabili? Potrebbe accadere ancora? Attraverso documenti e testimonianze, Michele De Lucia rivela le verità nascoste di una vicenda sconvolgente, denunciando le ipocrisie e le letture retrospettive che hanno impedito alle vittime di conoscere le ragioni di una tragedia ancora oggi difficile da comprendere. Il libro è introdotto dalla prefazione dell'immunologo Fernando Aiuti, tra i massimi esperti del virus HIV in Italia e presidente onorario dell'ANLAIDS (Associazione Nazionale per la lotta contro l'Aids). -
La mente narrativa di Henrich von Kleist
La poetologia della conoscenza di Heinrich von Kleist si configura come un viaggio nella mente umana, nelle sue capacità conoscitive e immaginative, nelle sue labilità e nei suoi trascendimenti. La totalità romantica è infranta e il linguaggio è il materiale magmatico di attraversamento del reale e della mente: in ciò si esprime un progetto epistemico che, muovendo dall'orizzonte biologico della corporeità, si realizza, in virtù della forza poietica del linguaggio, nella narrazione. La totalità romantica è ormai infranta nel pensiero di Heinrich von Kleist, per il quale nel linguaggio collidono la coscienza del soggetto, l'atto del pensare e dell'agire tramite la parole. In ciò si esprime un progetto epistemico che riguarda un sapere acquisito tramite la forza poetica del linguaggio e della narrazione, e non grazie alla speculazione. L'indagine che caratterizza l'opera kleistiana può essere quindi considerata come una ricognizione della mente umana, caratterizzata da una processualità narrativa di sperimentazione con la realtà. -
Friedrich Nietzsche e Lou Salomè. Il femminile e le donne
Prendendo le mosse dal carteggio di lettere tra Nietzsche e Lou Salomé, il testo fa nuova luce sulla presenza di Lou - e più in generale del femminile - nella filosofia di Nietzsche. Lei, ragazza russa poco più che ventenne, lui, professore trentottenne già stimato come filosofo. Un incontro carico di conseguenze, un innamoramento fatale che nel giro di qualche mese si consumerà completamente, passando per Nietzsche attraverso l'odio e la delusione per giungere infine a una serena rivalutazione di Lou Salomé e, più in generale, del femminile e della donna. Oltre alla figura di Arianna e a quella negativa della donna povera di spirito, c'è in Nietzsche anche un altro tipo di donna, che non affianca il dio come sposa e amante, ma si pone essa stessa come figura dionisiaca e quindi divina. È la donna-gatto, Catwoman di altri tempi, impossibile da addomesticare, che mantiene la propria indole e che essenzialmente sfugge alla civiltà. È la donna narcisistica di cui scrisse anche Lou Salomé, cioè caratterizzata da autosufficienza, costruzione di sé, sovranità, affermatività, apertura - volontà di potenza, forse? Ben lontana dal capo d'accusa di misoginia, l'interpretazione di una parte della filosofia di Nietzsche può cambiare in maniera significativa nel momento in cui si riconosce il ruolo di Lou Salomé nella vita e nel pensiero del filosofo. L'evoluzione del pensiero di Nietzsche - fino alla drammatica involuzione degli ultimi anni - si intreccia con la sua vita di relazione, suggerendo diverse e interessanti chiavi di lettura, per una comprensione non solo intellettuale ma anche umana e psicologica del filosofo che ha segnato in modo indelebile, nel bene e nel male, la cultura della modernità. -
Come e quanto la quarta rivoluzione industriale ci sta «toccando»
La globalizzazione e la quarta rivoluzione industriale hanno reciso i tradizionali legami che in passato funzionavano come surrogati della fiducia. Il cuore del paradosso risiede nel fatto che l'economia di mercato contemporanea ha ancora più bisogno di quella del passato di fiducia per funzionare al meglio ma, al tempo stesso, i livelli di efficienza finora raggiunti dai nostri sistemi economici sembrano far dimenticare che è necessario rinforzare le reti fiduciarie. Di qui l'inquietante dilemma sociale: chiediamo sempre più efficienza per accrescere il benessere e la sicurezza, ma per conseguire un tale obiettivo decumuliamo il patrimonio di fiducia che abbiamo ereditato. In quale misura l'impiego delle tecnologie convergenti può contribuire a sciogliere quel dilemma? L'odierna quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo assume, in economia, il nome di ""meccatronica"""" e ha caratteristiche nuove al punto da rendere lecita la domanda classica degli economisti: questa volta è differente?"" -
Lo sguardo da nessun luogo
Lo sguardo da nessun luogo è il lavoro di maggiore ambizione fondativa nella riflessione di Nagel, dove cruciali interrogativi etici emergono a partire da una discussione sullo statuto della soggettività. Numerosi problemi di condotta e valutazione derivano infatti dalla tensione fra le pretese di un punto di vista impersonale e oggettivo (esterno) che possiamo adottare su noi e sul mondo, e le pretese di un punto di vista personale e soggettivo (interno). Questa apparente aporia si profila nelle pagine di Nagel come una dualità epistemica inderogabile, alla cui luce l'autore riesamina i temi tradizionali della libertà, del valore, dell'azione giusta e della vita buona. -
Le parole rubate. Contro-dizionario per la sinistra
Il senso comune dominante si impone attraverso l'uso delle parole. Il neoliberismo ha vinto impadronendosi delle parole della sinistra e cambiandone il significato. È una colpa storica della sinistra averglielo permesso. Questo dizionario intende recuperare il senso di alcune di queste parole, per contribuire a ricostruire l'ossatura di un linguaggio contro-egemonico condiviso. In questo senso aspira a essere un agile ma efficace strumento offensivo nella battaglia delle idee contro il pensiero unico. Prefazione di Alberto Olivetti. -
I figli della conoscenza. Storia critica dello gnosticismo e del neo-gnosticismo
Questo testo analizza in modo capillare il complesso fenomeno dello gnosticismo ed è diviso in due parti. Nella prima parte si affronta il tema dello gnosticismo storico, ovvero di quell'articolato movimento sorto nei primi secoli dell'era cristiana e fortemente combattuto dalla chiesa di Roma che ha avuto in Basilide e Valentino i suoi massimi interpreti. Vengono descritte le diverse dottrine delle molteplici scuole gnostiche, le loro origini e i loro aspetti più segreti. Infine, sono lungamente analizzati il manicheismo e il catarismo, movimenti indubbiamente derivati, almeno in parte, dallo gnosticismo antico. Nella seconda parte viene analizzato il delicato tema del neo-gnosticismo, ovvero di quel fenomeno, idealmente collegato alle antiche dottrine gnostiche, che, a partire dal XIX secolo, ha coinvolto, unitamente alla Massoneria e al Martinismo, moltissimi esoteristi occidentali dando luogo alla nascita di diverse chiese. Il testo si chiude con un lungo capitolo dedicato al grande psichiatra svizzero Cari Gustav Jung e ai suoi notevoli interessi per lo gnosticismo. In appendice vengono inoltre pubblicati, per la prima volta, alcuni rituali utilizzati dalle moderne chiese neo-gnostiche, oltre che frammenti di antichi testi gnostici. Prefazione di Claudio Bonvecchio. -
Litanie dei fiori. Antologia poetica
Poeta in parte dimenticato dagli editori italiani, Remy de Gourmont non visse che per la letteratura e su di essa esercitò una fondamentale influenza, testimoniata tra gli altri da G. Apollinaire, T. S. Eliot, E. Pound, A. Huxley, M. Houellebecq e M. Onfray, che nel 1988 gli dedicò il suo testo d'esordio, recuperato e tradotto per questo volume. Tra l'Ottocento poetico baudelariano e il Novecento poundiano, il trait d'union ha un nome piuttosto certo: Remy de Gourmont. Con un inedito di Michel Onfray. -
Criminologia. Teoria sociologica del delitto
L'opera ""Criminologia. Teoria sociologia del delitto"""" contiene, nelle sue pagine, una proposta scientifica originale e innovatrice, che comporta un autentico cambio di paradigma nel pensiero criminologico contemporaneo, considerando che si allontana dalla spiegazione causale del delitto e contestualmente infrange il criterio della reazione sociale. La teoria, qui contenuta e ampiamente argomentata e supportata, consiste nell'adottare una terza via, denominata dall'autore """"divergenza sociale"""", che comporta il superamento tanto della criminologia tradizionale, quanto della cosiddetta """"criminologia critica"""". Lo studio sviluppa aspetti micro e macro-sociologici, con particolare attenzione al contesto e alle problematiche latino-americane e, della Colombia, nello specifico."" -
Otello, il moro di Valona
Lo stile narrativo, la lingua ricca e la profonda erudizione inseriscono di diritto il romanzo Otello, il Moro di Valona nell'elenco delle opere più belle e compiute della letteratura albanese. Il libro è ambientato tra il 1300 e il 1400 in due rinomati centri urbani del Medioevo, Venezia e Valona. Lo sfondo è cosi realistico e la finzione letteraria così legata ai fatti storici che sembra che gli eventi narrati siano realmente avvenuti a Valona 600 anni fa e che Shakespeare li abbia semplicemente ripresi e collocati a Venezia. Uno degli elementi più intriganti del libro è la caratterizzazione dei personaggi, adattata da una delle più note tragedie shakespeariane (Otello, il Moro di Venezia), ma 100 anni prima della nascita di Shakespeare. Otello, Desdemona, Emilia, lago, Cassio, ecc. sono personaggi molto noti in letteratura ma in questo romanzo si muovono a Venezia e soprattutto a Valona, interagendo con molte altre interessanti figure, come il famoso dottor Stefano Gjika, l'intrepido giovanotto Andrea, l'invasore turco Hamit. Non è possibile far vivere Otello, Desdemona e lago senza gelosia, tradimento, intrigo, malvagità, sofferenza e assassinio e non immergerli in una società priva di scrupoli e dominata da interessi personali. Ma, sopra ogni cosa, Otello, il Moro di Valona è un romanzo sull'amore e sul modo in cui questo determina il destino e cambia il corso degli eventi, spesso per intere società ed epoche. -
Il silenzio e lo spazio
Il testo affronta alcuni temi legati al silenzio in rapporto allo spazio architettonico, temi e problemi che riguardano la complessità a volte ambigua che ogni epoca, con la propria cultura, tenta di risolvere in modo provvisorio. Luoghi di detenzione, cimiteri, ospedali, lager sono luoghi poetici che sottolineano le infinite valenze del silenzio che diventa spazio: spazio del pensiero. -
Il custode della soglia. Il sacro e le forme nell'opera di Carlo Levi
Questo saggio riporta alla luce l'importanza di Carlo Levi come scrittore e come scrittore-pensatore e la ricolloca nella prospettiva adatta per fare della sua opera una delle esperienze culturali più interessanti del '900, da mettere accanto a quella di Cesare Pavese, per il discorso mitico, e a quella di un certo De Martino e di un certo Pasolini per il discorso sulla trasformazione antropologica delle culture popolari. Il concetto di sacro e le sue implicazioni con le culture del modernismo, il fondo biblico e teologico della formazione di Levi, i risultati in campo artistico e la loro relazione con la scrittura, il tema del tempo, le letture psicanalitiche (in particolare quella junghiana), gli accostamenti con il pensiero di Benjamin: questi sono solo alcuni dei nuclei che contraddistinguono la ricerca e le conferiscono qualità nuove, originali, non del tutto illuminate dalla critica precedente. -
Populismo
Un altro libro sul populismo? Un altro scritto che dà voce alle recriminazioni dell’universo politico liberal-democratico? Questo lavoro è diverso. Non perché rinunci a rimarcare la pericolosità del populismo o perché ceda al suo fascino, ma perché rivolge una polemica proprio a quel ceto illuminato che ha contribuito all’incomprensione del fatto populista. A questa superficiale svalutazione Villacañas contrappone un’analisi accurata e penetrante, talvolta provocatoria, che indaga il fenomeno ricostruendone la storia e la struttura teoretica, senza cedere a un giudizio sommario. Prefazione di Laura Bazzicalupo. -
La rovina antica e l'età feudale
Sulla scorta del metodo d'indagine e della peculiare angolatura teorica che Bruno Rizzi ha dato alla sua ricerca storica, egli procede in queste pagine al vaglio meticoloso delle ragioni che hanno determinato la rovina antica e l'età feudale, retrodatando di quasi sei secoli l'avvento del Feudalesimo rispetto alla vulgata della storiografia ufficiale. Ne emerge un quadro originale e affascinante quasi inesplorato finora, che l'autore scandaglia in tutte le sue pieghe fino a portare alla luce gli elementi costitutivi del divenire storico-sociale. È un affresco a tinte molto vive quello che ci viene restituito in queste pagine e che, oltretutto, ha il grande merito di guidare il lettore in una trama di relazioni e legami in cui è sempre più immerso anche il mondo attuale. Per tale motivo, come ha osservato Guy Debord riferendosi al contributo fornito da Rizzi alla comprensione della società odierna, ci troviamo al cospetto del «libro più sconosciuto del secolo, e si tratta appunto del libro che ha risolto uno dei principali problemi in cui questo secolo si è imbattuto». Con tale spirito consegniamo ""La rovina antica e l'età feudale"""" al lettore d'oggi, nell'auspicio che possa utilizzarlo come bussola per orientarsi in un'epoca tra le più oscure e complesse dell'intera vicenda umana. Perché «il vento - ammoniva Seneca -non soffia mai dalla parte giusta per chi non sa dove andare»"" -
Jung e il cinema. il pensiero post-junghiano incontra l'immagine filmica
Il pensiero di Jung non è utile solo per la terapia: è un mezzo per interpretare il mondo, e quindi anche per comprendere il linguaggio dei film. Tra ""Pulp Fiction"""", """"Blade Runner"""" e """"2001: Odissea nello spazio"""", questo libro applica per la prima volta la psicologia junghiana all'analisi cinematografica. Per tutti gli appassionati di cinema, ma anche per chi si interessa di cultural studies e di media studies, una lettura interdisciplinare, originale e innovativa del """"pensiero del profondo""""."" -
Iniziazione e tradizione
"Iniziazione e tradizione"""" - scritto da un vero maestro dell'esoterismo, non da un semplice studioso - si rivolge a chi non si è arreso alle illusioni del quotidiano, del successo e del possesso, a chi ancora non si è trasformato in una delle """"macchine desideranti"""" ed eternamente insoddisfatte dei nostri tempi. In pagine di straordinaria .chiarezza e profondità, Claudio Bonvecchio ripercorre il senso della Via iniziatica, le sue condizioni, le sue necessità, le sue tappe e i suoi simboli, e offre un affresco sapienziale della Tradizione in rapporto specifico con l'universo esoterico della Libera Muratoria. Questo libro è una piccola cattedrale, una vera Summa per chi non smette di percorrere la via della ricerca, per quegli iniziati che """"sanno che la loro esistenza ha un inizio e una fine. Ma sanno, anche, che la loro Vita è eterna: come il vento, la natura e gli universi a cui il loro Spirito si unirà, confluendo nella Totalità dell'Essere""""." -
La filosofia di Proust. Dalla parte di Deleuze
Attraversare i segni incide la temporalità e condensa la pertinenza del pensiero alla sua radice. Così Proust, smarcandosi dalle ricorrenze narratologiche, costruisce un mosaico a frammento, discontinuo, nel quale la memoria, la storia, le relazioni fungono da caratteri espressivi edificanti. Non in senso morale, ma alla lettera come ""costruzione"""". È una disseminazione. In """"Marcel Proust e i segni"""" del 1966, Gilles Deleuze traccia una breccia filosofica mirante a restituire l'immagine concreta e vitale di una vera e propria """"filosofia proustiana"""". Ricerca del pensiero e ostinazione del pensiero, apprendistato faticoso di una determinazione tale da """"costringersi al pensiero"""", al ce qui donne à penser, dar da pensare. Proust complica l'esistenza a partire dai segni, si mette in difficoltà lungo l'asse gnoseologico della sua opera, in particolare nella Recherche. Deleuze legherà la sua riflessione a quel nesso arte-vita culmine del """"tempo ritrovato"""", che si esprime e parla per mezzo di geroglifici. Il filosofo è l'interpretante e, radicalmente, Proust fa ermeneutica dei processi vitali che attraversa (odori, sguardi, teorie). Nessun personalismo né storicismo viene evocato a legittimare la ricerca dal momento che filosofia e letteratura respirano sul frastagliato e caosmico piano di immanenza, dimensione unica e plurale. Con Deleuze, Proust ci appare attuale nella sua inattualità, contemporaneo rispetto al patire nietzscheano, gioioso e tragico al contempo, di cui è intessuta la forza stessa del pensiero. Potenza espressiva, scavo semiotico, costituzione del binomio arte-vita. Deleuze e Proust architetti del senso e della sua logica."" -
Tertium datur. Sintesi e mediazione tra criticismo e idealismo speculativo
In che senso il progetto kantiano di una sintesi trascendentale ha a che fare con un'ontologia del tertium datur? D'altronde, non è proprio il sistema di Hegel l'esempio migliore di una tale ontologia? Ma soprattutto: la struttura del pensiero hegeliano segue davvero una triade ineluttabile? Questi quesiti sfociano nella domanda principale: come va inteso il terzo termine nel procedimento dialettico? Questo studio, ripercorrendo i concetti principali della filosofi a kantiana e di quella hegeliana, tenta di rintracciare quel tertium che risponde all'esigenza di risolvere il problema della soggettività moderna inaugurato dal dualismo cartesiano. Individuando in Kant e Hegel i due paradigmi del pensiero moderno - uno basato sulla sintesi, l'altro sulla mediazione - si problematizza e concettualizza la figura del terzo, non solo come unità nella differenza, ma anche come luogo della costituzione della differenza: il terzo è un modo di darsi dei due e un modo di trasfigurarsi della dualità. -
Liberi di pensare. Aporie della libertà
La ""theoria"""" come spazio indispensabile per la vita politica dell'uomo: questa profonda intuizione, posta da Hannah Arendt a fondamento de """"La vita della mente"""", viene sviluppata, nel presente volume, indagando sulla peculiare libertà che Aristotele associa all'esercizio della filosofia. L'attività teoretica del pensiero implica infatti, nello Stagirita, una """"proairesis tou biou"""", una scelta di fondo, con la quale colui che pensa plasma la sua vita nel libero corrispondere alla propria natura di essere pensante. Se si investigano ulteriormente i fondamenti di questa forma aristotelica di libertà, si comprendono meglio le ragioni del legame essenziale tra volere, pensare e giudicare, che per Arendt costituiscono nel loro insieme la vita della mente, e si apprezza in tutto il suo spessore la forza ermeneutica dell'aristotelismo arendtiano. Si possono però allo stesso tempo valorizzare aspetti ancora attualissimi della concezione aristotelica anche al di là dei limiti che sembrano comunque dover restringere, nella riflessione arendtiana, il ruolo della teoria in conseguenza della centralità dell'azione. La scelta di assumere fino in fondo il pensare, ripresa nel contesto aristotelico del riferimento alla determinatezza di senso e dello stare al discorso e con altri, deve certamente affrontare un'intensificazione della dialettica paradossale e drammatica di necessità e libertà all'interno della vita umana, ma viene allo stesso tempo portata in un ambito capace di illuminare in modo insostituibile il nesso tra libertà e responsabilità che l'agire dell'uomo, e la sua vocazione politica, chiamano ineludibilmente in causa."" -
Perdere il lavoro, smarrire il senso. Esperienze educative e altri saggi di sociologia critica
Per chi e perché lavoriamo? Perché sacrifichiamo così tante energie in un'attività che spesso ci porta a vivere tante ore lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle nostre passioni? Vivendo in contatto quotidiano con persone che hanno perso il lavoro e che si trovano in condizioni socio-economiche di marginalità, non posso che affermare che lavoriamo per la dignità, per non sprofondare nella miseria, per non perdere il diritto di partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. Le persone escluse da molto tempo dal mondo del lavoro o che non hanno mai lavorato e non riescono a entrare nel mondo del lavoro si trovano in una situazione assurda e dolorosa: vivono in una repubblica ""fondata sul lavoro"""" dove la partecipazione attiva alla vita sociale passa necessariamente attraverso un reddito fornito dal lavoro ma loro sono escluse da tutto questo perché afflitte dalla peste del non lavoro. Un cittadino che non lavora non riesce a vivere pienamente la sua cittadinanza. Vive senza un fondamento civico che lo rende riconosciuto e riconoscibile. Non ha un posto, non ha un impegno che lo rende visibile agli occhi della società. Sostenuto quasi unicamente dalle politiche di welfare può anche sprofondare in una passività priva di uscita. In una progressiva perdita di dignità che è disumana. Senza un lavoro dignitoso, sensato, necessario, ben retribuito, non ci sarà dignità per tutti. È questa la chiave di volta nella fase di rapida trasformazione sociale che stiamo attraversando. Ma è veramente possibile realizzare una condizione di piena occupazione in una società come la nostra? Possiamo costruire le basi per una nuova condizione socio-economica mantenendo inalterati gli attuali rapporti di produzione?""