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L'autiere innamorato. 10 anni d'amore
L'autore, Simone Baschiera, in questo volume, ha abbandonato i temi della memorialistica storico-militare. Si è addentrato nel cuore del sentimento umano... un viaggio in un passato da molti sconosciuto e da alcuni dimenticato. Un tempo difficile di lontananza e di conflitti, vissuto da un giovane bersagliere in guerra, che forse deve il suo destino all'incarico di autiere e meccanico. Il contrasto con l'oggi del WhatsApp e del PC – con messaggi immediati dal tratto spregiudicato – e il tempo passato, con cartoline che impiegavano settimane per giungere al destinatario, con un linguaggio misurato e verecondo, dove l'abbraccio e il desiderio, venivano scritti sotto il francobollo per un una ingenua e fresca ricerca di riservatezza... E la vittoria di un sentimento senza tempo: L'amore. -
Monitoraggio delle mura urbane. Sicurezza e conservazione. Linee guida
La conservazione programmata del patrimonio delle fortificazioni che cingono i nuclei più antichi delle nostre città per poter prevedere interventi efficaci e tempestivi, deve essere supportata da un efficiente processo di monitoraggio. Tale processo in queste Linee Guida è delineato come indispensabile al fine di garantire la permanenza nel tempo poiché si costituisce come imprescindibile momento di conoscenza, comprensione delle mura, non come sistemi astrattamente isolati ma in mutevole, dinamica, relazione con il proprio ambiente antropico e naturale. In una realtà urbana e territoriale sottoposta ad accelerata trasformazione dei propri assetti infrastrutturali, geomorfologici e ambientali è evidente che il processo di conoscenza e acquisizione dei dati sulle mura urbane deve essere necessariamente periodicamente reiterato per la definizione/aggiornamento delle strategie e delle modalità d’intervento da prevedere nel progetto di conservazione programmata. Nell’approccio delineato, il testo esplicita procedure e strumenti operativi per il monitoraggio del patrimonio delle mura urbane; indirizzi per l’implementazione di una fase strategica per la costruzione di un efficace processo di conservazione di carattere sistemico, ovvero capace di includere l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei possibili livelli di rischio. -
L'Ussero. Rivista di arti, lettere e scienze (2021). Vol. 1
Lo scopo della nostra rivista, fondata da Simone Graziani, per conto dell'Accademia Nazionale dell'Ussero, è quello di non mandare disperso quanto emerge dalle conferenze che con cadenza periodica essa organizza da oltre cinquant'anni. Per questo la rivista pubblicherà le conferenze più significative e di maggior spessore culturale e la recensione dei libri presentati a partire dall'a.a. 2011-2012. -
Studi e saggi linguistici (2021). Vol. 1
Fin dalla fondazione nel 1961 da Tristano Bolelli, gli studi di “Saggi Linguistici” svolgono un ruolo importante nel dibattito linguistico in Italia, specialmente per quegli studiosi che lavorano nel campo della linguistica storica indoeuropea e della contemporanea linguistica teorica. -
Giacomo Puccini nato per il teatro. Un viaggio nella messinscena alla scoperta di un compositore visionario
Chi non conosce la vita e le opere di Giacomo Puccini? Ma quanto si sa delle sue poliedriche competenze come drammaturgo, scenografo e regista, come autore demiurgo del 'suo' teatro? Costellato da preziose immagini e da intriganti riflessioni critiche sulla corrispondenza tra musica, libretto, messinscena e inconscio, questo viaggio illustra chiaramente che la genialità dell'arte di Puccini va ben oltre la sua anima di compositore; e lo fa accompagnandoci tra le idee, le intuizioni e i pensieri più intimi di un artista 'visionario', svelandoci la complessità di un perfetto, armonico e sorprendente congegno creativo. Una lettura per gli appassionati, ma anche un riferimento per gli studiosi, è sicuramente ideale per chi 'ama' Puccini e desidera osservare la sua opera da una nuova e sfaccettata prospettiva. -
San Tommaso in Ponte. Microstoria di una chiesa pisana, 1160-2021
«La piccola, sconosciuta chiesa a cui questo libro è consacrato è l'unica delle sette chiese ""in Ponte"""", che nel loro stesso nome serbavano il ricordo di una fisionomia di Pisa di cui non ci rendiamo più conto: quando la città era collocata tra due fiumi, l'Arno e l'Auser (prima che quest'ultimo cambiasse corso e nome trasformandosi nel Serchio), e aveva nel """"Ponte"""" un suo quartiere, con relativa Porta Pontis (di cui qualche anno fa sono emersi dei resti). Archeologia del quotidiano, verrebbe voglia di dire, per quei pisani che volessero, camminando in città, pensarne le molteplici stratigrafie nascoste. Perciò San Tommaso in Ponte, unica superstite, rappresenta anche le altre sei chiese sorelle, e riassume nella propria la loro individuale """"biografia"""": per ciascuna, le ragioni di una fondazione, la sequenza di sacerdoti e fedeli che le frequentarono, le opere d'arte che accolse, e poi i momenti di abbandono, di oblio, di distruzione.» (dall'Introduzione di Salvatore Settis)"" -
Bis
La notte era fredda e illuminata quasi a giorno da una luna complice, quando zio Gianni si tirò dietro l'uscio di casa. Si sistemò con maggior cura lo zaino in spalla, si guardò intorno esitando per qualche istante prima di allontanarsi, deciso, verso la stalla. Prefazione di Daniele Luti. -
L'Italia dialettale. Rivista di dialettologia italiana (2021). Vol. 82
Fondamentale rivista per gli studi di dialettologia, diretta dal Maestro della Scuola Pisana, Clemente Merlo, con lavori di glottologi di fama, di valore documentario sempre elevatissimo. -
Sapere il sapore. Filosofia del cibo e del vino
Con queste riflessioni filosofiche sul cibo e sul vino abbiamo voluto mostrare anzitutto una cosa: che, proprio nel mangiare e nel bere, gli esseri umani dicono in modo particolarmente icastico chi sono, ovvero come si rapportano al mondo e come stanno con gli altri. Perché, di là da quello che credeva Feuerbach, l’uomo non è affatto quel che mangia, ma mangia quel che è. Ossia, mangia conformemente alla propria Weltanschauung. Insomma, proprio dal modo in cui mangia sono ricavabili le coordinate culturali che caratterizzano il suo modo di abitare il mondo. Per questo abbiamo voluto guardare al cibo e al vino quali specchi capaci di riflettere fedelmente gli aspetti più rilevanti della natura umana. Perché è proprio nei colori e nei sapori del cibo che sono custodite le più straordinarie e loquaci metafore di un’esperienza sempre insoddisfatta di quel che sa e di quel che fa, e perciò sempre vocata a diventare quel che ancora non è e che forse mai sarà. -
Distìno
Dall'ultimo romanzo del 2018, La domenica vestivi di rosso, la scrittrice torna con un nuovo racconto che ha come protagonista occulto il destino. Nella sua imprevedibile ragnatela di morte, che nessuno può contrastare né contenere, si troveranno invischiati diversi personaggi, gente umile e dalle aspettative ordinarie a cui l'autrice dona una inattesa vita letteraria. Centrale è la prometeica figura di Nanà, l'ostetrica veterinaria, che organizza un improbabile matrimonio, estraneo ad ogni intento amoroso-riproduttivo. Nel silenzio della solitudine e della perifericità sociale, ella sfiderà la natura e il destino: sarà impossibile per il lettore non essere coinvolto nelle sue disperate e vane macchinazioni. Il ritorno ad un'ambientazione popolare consente all'autrice di recuperare la cifra linguistica peculiare, ossia quel plurilinguismo che l'ha fatta conoscere e amare alla critica e al pubblico. Prefazione di Marina Castiglione. -
Il filo di Arianna. Genitorialità e adozione: dubbi e possibili risposte
Il libro nasce dall’incontro tra gli interrogativi e i ragionamenti di una madre e le considerazioni di uno psicologo e si offre come uno dei possibili fili di Arianna a cui un genitore, nell’esercizio della propria funzione educativa, può aggrapparsi per trarre spunto, energia, forza e chiarezza nel proprio intento parentale.Chi è genitore, e in modo particolare quando si adotta, si interroga continuamente sulle proprie scelte educative, sulle parole e i gesti che utilizza nel rapportarsi al figlio. A volte misura gli eventi attraverso la lente di ingrandimento dell’adozione stessa, cercando di mettere a fuoco se i propri atteggiamenti siano stati o meno pertinenti o adeguati al compito pedagogico. Lo psicologo costruisce il suo sapere in parte affidandosi al sapere dei colleghi che, nella pratica terapeutica, lo hanno preceduto, in parte agli incontri, nel tempo, con tante, differenti storie. Propone una propria visione professionale che si è resa spesso utile, ma che non è certo l’unica ed imprescindibile maniera per leggere le criticità tipiche del viaggio famigliare. -
L'uomo dei ratti. Il romanzo clinico freudiano detto «L'Uomo dei topi»
Il giovane Ernst Lanzer, reduce dalle manovre militari, si è presentato nello studio di Freud per chiedergli un certificato che attestasse la necessità per lui ineludibile di realizzare una fantasia ossessiva nella quale ha incluso due ufficiali suoi colleghi: a loro deve coattivamente chiedere di recarsi insieme all’ufficio postale di Z per eseguire, con la signorina dello sportello, quella bizzarra scenetta di restituzione di una somma di denaro. Gli stessi tratti ossessivi di ciò che Freud non ha esitato a chiamare “delirio”, presenta il progetto di matrimonio con la cugina Gisela, una donna verso la quale egli tuttavia sostiene di non nutrire alcun appetito sessuale. L’idea s’impone dopo che il padre gli ha manifestato la sua disapprovazione a frequentarne la casa e che si configura come sintomo, dopo che la debole interdizione paterna ha trovato riscontro nell’iterato e netto rifiuto di lei. Ciò che egli, pur sempre tentato, non ha portato mai a compimento con la perdurante fantasia ossessiva di restituzione, ha trovato invece fatale attuazione, dopo la prematura fine dell’analisi, nelle nozze celebrate con la cugina; sponsali che, in coppia con quelli più ambiziosi progettati dalla madre, erano stati la stoffa del suo sintomo durante la cura, ma che ora aprivano la strada per incontrare finalmente, andato alla guerra, il vero unico creditore. Prefazione Johanna Vennemann. -
Il godimento dell'isterica. Seminario 1974
Non so cosa Lucien Israël potrebbe dire oggi dei calchi, dei calcatori o dei ricalcanti di Lacan, insomma del lacanismo nostrano, già molto avanti – anzi ormai all’approdo delle dispute da basso impero bizantino – rispetto al tempo di Israël, sulla via della sistematizzazione, della liofilizzazione e quindi della totale psicologizzazione della scintillante meteora lacaniana. Al momento, so solo quello che Lacan ha detto della canaglieria e che Charles Melman infila con un’elegante nuance velenosa, di sfuggita: «C’è, in Lacan, una definizione della canaglieria, che si distingue dal lacanismo». D’altronde, Lacan stesso, a proposito delle obiezioni alla difficoltà del suo testo, rassicurava ironicamente e profeticamente che, dieci anni dopo la sua morte, sarebbe apparso assolutamente comprensibile, facile, accessibile a tutti profezia puntualmente realizzatasi. Specie oggi, con la trasparenza mediatica, con i blog, con i siti, col chiacchiericcio televisivo, con la traduzione sociologica dei concetti psicanalitici alla portata di tutti mediante editoriali sui giornali dell’establishment progressista sui più svariati temi di attualità, sempre rigorosamente orientati al bene, cioè sia al mercato (il luogo per definizione dei beni, in particolare dei beni psi-) sia all’edificazione del colto e dell’inclita. -
Documentare l'arte con l'arte. Le pitture delle tombe etrusche di Tarquinia nell'opera di Adolfo Ajelli
Prefazione «Particolare della parte destra della Tomba dell'Orco I (Velia). Tavola a tecnica mista di Adolfo Ajelli. Nel 2015, Mariolina Cataldi, già funzionaria archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale e Presidente dell'Associazione ""Amici delle Tombe Dipinte di Tarquinia"""", riportò a chi scrive, all'epoca Soprintendente archeologo del Lazio e dell'Etruria meridionale, la notizia della disponibilità della famiglia Ajelli a cedere allo Stato le 113 tavole in tecnica mista riproducenti le tombe visibili, tra il 1930 e 1940, nella necropoli dei Monterozzi e realizzate da Adolfo Ajelli in quegli stessi anni. Nel 2009 Romeo Ajelli, nipote ed unico erede di Adolfo, manifestò per la prima volta, all'allora Soprintendenza dell'Etruria meridionale la volontà di vendere l'intera collezione """"...è mio interesse, affinché questa opera storico culturale, non venga nel tempo smembrata, ad addivenire alla vendita della medesima. Chiedo pertanto a codesta spett. Soprintendenza, una proposta di acquisizione dell'opera medesima..."""" rendendosi così ufficialmente disponibile ad accogliere una proposta di acquisizione da parte dello Stato che mai arrivò'. Dopo la morte di Romeo Ajelli, avvenuta nel 2014, i figli unici eredi della collezione, nella consapevolezza del volere del padre, rispettarono l'impegno preso e così la collezione fortunatamente non venne smembrata. Di conseguenza, nel 2015, su richiesta della Soprintendenza, la Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, ora Direzione Generale Musei, mise tempestivamente a disposizione la somma necessaria all'acquisizione delle opere2. L'acquisizione avvenne di fatto 1'11 marzo con l'accettazione della proposta di acquisto, avanzata dalla Soprintendenza, da parte dei tre eredi. Questo atto conclude felicemente una vicenda che ebbe inizio negli anni '80 del 1900, quando Mariolina Cataldi venne a conoscenza, per il tramite di Bruno Blasi, dell'esistenza degli acquerelli di Ajelli, e avviò fin da subito un tentativo di organizzare, insieme a Claudio Bettini, un'esposizione nelle sale del Museo di Palazzo Vitelleschi, ma il progetto purtroppo non andò in porto. L'importanza degli acquerelli fu subito compresa dagli studiosi dell'epoca ed infatti tra il 1931 e il 1934 il museo di Firenze, nella persona dell'allora Soprintendente Antonio Minto supportato dagli autorevoli pareri del Prof. Pericle Ducati...» (Dalla Prefazione)"" -
La rivoluzione non è che un sentimento. Venti interviste a vent'anni dal G8 di Genova
Venti interviste a vent’anni dalle manifestazioni al G8 di Genova, attraverso le quali raccontare la cronaca di quei giorni, le istanze politiche, le violenze di piazza, la repressione contro il movimento e la lunga ed estenuante ricerca di giustizia. Ma si vuole, soprattutto, provare a capire le ragioni ideali, l’entusiasmo e le storie di vita che portarono a manifestare una moltitudine di uomini e donne, di diverse generazioni e provenienze, accomunati dalla convinzione che «un altro mondo è possibile». Venti testimoni che sono anche rappresentativi delle diverse tipologie di manifestante e delle culture politiche in campo: portavoce e militanti di base, giornalisti e scrittori, mediattivisti e video-operatori, legali e infermieri, studenti e giovani dei centri sociali, processati e religiosi, vittime dei pestaggi e delle torture. Questo lavoro vuole essere sia un atto di denuncia nei confronti di quanto accaduto, sia un libro di progetto, rivolto al futuro e alle nuove generazioni, perché tra le righe di questi racconti si può leggere la storia sentimentale e politica dei nostri ultimi vent’anni. Occorre comprendere quello che siamo stati (riscoprire le idealità e interrogarci sugli errori), se vogliamo tornare a pensare quello che potremmo essere domani, perché, al netto di tutti i bilanci, «la rivoluzione non è che un sentimento». -
Indennizzo e proprietà. Prospettive nel nuovo millennio
Il rapporto fra indennizzo e proprietà è oggetto da lungo tempo di un'articolata discussione, perché presuppone questioni di grande rilevanza e interesse. Infatti, si tratta di comprendere se e come limitaré la proprietà privata per motivi d'interesse pubblico, mentre una volta stabilito che ciò è possibile e legittimo, si tratta di definire se e in che misura debba essere riconosciuto un equo indennizzo al proprietario. Questo volume intende proporre una riflessione critica, ponendosi in una prospettiva non solo nazionale, ma anche europea, a vent'anni dall'inizio del nuovo millennio. -
2030. Il Mille e non più Mille?
L’avidità, il nostro “difetto” originale: fattore di sopravvivenza in tempi lontani, molla che oggi spinge l’umanità verso il disastro. Una storia di guerre sanguinose, di conquiste coloniali per togliere ricchezze a chi, debole, non riusciva a difendersi, di promesse a vuoto, ha portato a godere di più del consentito. Oggi siamo giunti dove oltre non si può più andare, ma per porre rimedio ai disastri che abbiamo creato contraiamo debiti immensi, che faremo pagare ai nostri figli. Bisogna cambiare, ma come? Non resta che ispirarsi a ciò che c’è di più perfetto sul nostro pianeta, la vita, e adattarsi a seguire le sue regole “economiche”, collaudate con successo per miliardi di anni. -
La peste. Colpa, peccato e destino nella letteratura italiana
Cos'è la peste? Malattia, inganno, punizione divina o necessità alla quale l'umanità non può sottrarsi? Qual è la spiegazione della ciclica presenza di un morbo che nei secoli ha sterminato molti popoli? Qual è il mistero che essa racchiude? Ogni volta, apparentemente annientata, la peste torna poi a rigenerarsi nel tempo, più forte e prolifica. Ma questa metafora del male che si nasconde nel cuore degli uomini e che mai si può cancellare definitivamente, che senso ha? Molti scrittori, nei secoli, si sono interrogati sulla peste come metafora patogena e hanno cercato, appiattiti da una falsa coscienza generata da un credo comune, di trovare una valida motivazione ad essa. Oggi l'interrogativo rimane. Forse la peste non ha un senso, o forse è la speranza di ricominciare, la rinascita dell'uomo salvato, il niente e il tutto. Questo studio accompagna il lettore a percorrere i famosi scritti di alcuni importanti letterati italiani come Boccaccio, Petrarca, Manzoni, Leopardi, ora in versi ora in prosa, che hanno trovato nella tragica vicenda della peste lo spunto di creazione delle grandi opere che tutti noi conosciamo e che sono patrimonio della nostra cultura italiana. -
Eulero, un genio matematico a bordo. 1778, le sue lunghe notti a San Pietroburgo
Quasi tutti noi, anche inconsapevolmente, usiamo ogni giorno prodotti tecnologici basati sulle applicazioni matematiche di Eulero o, nella formazione scolastica, abbiamo incontrato le sue formule e dimostrazioni. Pochi sanno tuttavia che gran parte delle sue ispirazioni iniziali vennero dalle inaspettate quanto illuminanti esperienze navali, spinto dal monarca prussiano Federico II prima e dalla zarina Caterina II poi, per migliorare le loro flotte. Nell'autunno del 1778, a settantun' anni, ormai quasi cieco, Eulero, stimatissimo e conosciuto ovunque in Europa, sta riordinando ed annotando, nello studio della sua casa a S. Pietroburgo, i propri appunti di circa sessant'anni di lavoro; aiutato dal figlio Karl Johan e dal giovane nipote Nikolai Fuss, entrambi matematici, intende lasciarne una memoria ordinata, un “regalo non ingrato”, per usare le sue parole. Nello stesso autunno un giovane pittore tedesco poco più che trentenne, J.F. Auguste Darbès, ha da poco completato il suo ritratto, l'ultimo, dopo averne tratteggiato un studio a matita. Di questi suoi studi ci parla in prima persona il grande matematico in questo breve scritto che intende condensare, in modo aderente ai suoi lavori ed all'autobiografia, alcune delle sue intuizioni e contributi alla scienza ed alla tecnologia, ancora del tutto attuali, ed in particolare alla progettazione navale e nautica del secolo dei Lumi, avviati e consolidati dalle esperienze vissute sui vascelli settecenteschi. -
Lessico di frequenza dell'arabo parlato in Egitto (LAPE)
Il volume si propone di contribuire allo studio statistico dell’universo lessicale dell’arabo parlato in Egitto, o almeno di un suo prototipo esemplare, tramite l’individuazione della lista dei vocaboli più frequenti nell’uso dei parlanti. Il LAPE è stato costruito a partire dal primo corpus di arabo egiziano parlato, raccolto, trascritto e lemmatizzato secondo criteri espliciti. In questa prospettiva, il volume intende fornire alla ricerca futura, sull’arabo in generale e sulle varietà “neoarabe” in particolare, un solido impianto teoretico e metodologico di riferimento che si fonda sui principi della linguistica moderna (in ottica semiologico-strutturalista). Inoltre, dopo aver posto l’accento su alcuni modelli sociolinguistici dell’arabo, il volume presenta una rielaborazione di tali modelli, prendendo in esame i dati empirici emersi dal LAPE, per proporre un nuovo modello più aderente alla reale situazione dello spazio linguistico egiziano.