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Leo Strauss tra Husserl e Heidegger. Filosofia pratica e fenomenologia
Qual è il rapporto di Leo Strauss con Husserl e con Heidegger? Ad emergere, in questo libro, è l'inedita figura di Strauss quale pensatore fenomenologico. Muovendo dal problema husserliano della genesi ""naturale"""" dei concetti scientifici e dalla sua elaborazione ermeneutica nel giovane Heidegger, Strauss si concentra sulla possibilità della filosofia come modo di vita, ovvero sul nesso tra teoria e prassi. Si chiarisce così cosa Strauss intenda con l'espressione Political Philosophy e, di conseguenza, ciò che si riprometteva dalla sua controversa """"ermeneutica della reticenza"""". Political Philosophy non è una parte della filosofia, ma l'atteggiamento fenomenologico che il filosofo è costretto ad assumere per via dell'inevitabile conflitto con la doxa, col """"mondo delle opinioni"""". La filosofia politica è, dunque, """"filosofia pratica"""", nel senso letterale dell'espressione: prassi del pensare filosofico che si compie nel confronto con quel che appare come ovvio, come """"naturale"""". Donde, la radicale paradossia del modo in cui i filosofi eterodossi hanno scritto i loro libri."" -
L'altra natura. Eucaristia e poesia nel primo Seicento inglese
La Riforma inglese, la crisi sacramentale, la riflessione sulle possibilità del linguaggio poetico: da questi tre elementi prende le mosse questo volume di Carmen Gallo, che propone una rilettura della poesia metafisica di John Donne, George Herbert e Richard Crashaw prestando attenzione non solo agli aspetti formali dei testi, ma anche ai loro rapporti con le speculazioni teologiche del tempo. Partendo dalla difesa di Sidney dell'altra natura della poesia, che eleva l'uomo verso Dio, e tenendo conto degli attacchi dei puritani all'immoralità della human invention, questo saggio interpreta il wit dei metafisici come lo strumento privilegiato di una più ampia strategia di compensazione poetica della crisi linguistica, prima ancora che religiosa ed epistemologica, provocata dalla critica dei riformati alla dottrina della transustanziazione. I salti del wit, la fragilità logica delle sue associazioni, l'artificiosità metapoetica, l'ironia corrosiva della discordia concors, così come le forme svuotate e risemantizzate del discorso religioso, sono la testimonianza retorica della fatica di tenere insieme i pezzi di un mondo lacerato da dissidi teologici e nuovi paradigmi scientifici. La poesia diventa così l'unico luogo in cui è ancora possibile postulare verità capaci di competere, nonostante la loro forma provvisoria, ambigua o rovesciata, con quelle un tempo indiscusse della religione. -
Fragilità di Adone. Parole, immagini e corpi di un mito
Lussureggiante e composita, la tradizione adonia si presenta come un caleidoscopio di immagini del giovinetto fenicio in cui si riflettono la sua origine misteriosa e la sua fisionomia inafferrabile. Comune a tutte le visioni di Adone, anche nei contesti più diversi, è però il nesso che lega la suprema bellezza alla fragilità, il culmine dell'appagamento alla precarietà: la bellezza di Adone è connotata fin dall'inizio come una bellezza transitoria, che si dispiega con la massima congruenza, fino a farsi suo correlato simbolico, nella condizione di essere-per-la-morte. L'indagine sulla fragilità di Adone mostra peraltro che un aspetto pur così stabile e ubiquitario ha finito per veicolare, nel tempo, significati anche molto diversi: al di là dell'ovvia connotazione moralistica, la fragilità di Adone rimanda, nella sua accezione più generica, alla natura effimera e caduca dell'uomo in quanto tale; con implicazioni ideologiche ben diverse, però, il mito di Adone esplora soprattutto i rischi di una maschilità costruita come deficitaria, che oppone all'ideale di virilità eroica un'eccellenza precaria fondata su valori antisociali come la bellezza e l'amore. Eppure fragilità non significa necessariamente debolezza, o soltanto debolezza: fragilità è sia sgretolamento dell'io che resistenza passiva, refrattarietà, e dunque salvifica sottrazione a modelli normanti e oppressivi. Fragilità è anche strumento di creazione, e fonte di una bellezza più suggestiva e più preziosa. Con un rovesciamento in cui si rispecchiano trasformazioni salienti della cultura occidentale, se dapprima Adone era bello ma fragile, egli si fa via via sempre più bello - perché fragile. Questo libro nasce da un convegno tenutosi a Pisa tra la Scuola Normale Superiore e l'Università di Pisa, e concepito come occasione di volgere a vantaggio del dibattito la pluralità degli orizzonti disciplinari coinvolti. Gli studi in esso raccolti testimoniano di un dialogo fruttuosamente instaurato tra storia delle religioni e storia della letteratura, tra storia dell'arte e storia della danza e del teatro, tra antropologia culturale e teorie di genere e queer. -
Reciprocamente responsabili. La responsabilità morale tra naturalismo e normativismo
Quali sono le condizioni per potersi considerare reciprocamente responsabili per le azioni che compiamo? In cosa consiste e quale funzione assolve il biasimo morale? Possiamo ritenerci moralmente responsabili per azioni che dipendono dalle influenze della situazione? Crescere in circostanze sfortunate può costituire una ragione per sospendere i nostri atteggiamenti di biasimo? Questi sono alcuni degli interrogativi che hanno caratterizzato il dibattito contemporaneo sulla responsabilità morale. Partendo dalle riflessioni sulla responsabilità proposte da P.W. Strawson, il libro percorre alcuni momenti della filosofia morale contemporanea di lingua inglese, cercando di ricostruire le pratiche della responsabilità morale tra due sponde: la descrizione che possiamo fornire degli agenti morali come agenti naturali e le aspettative normative che generano pretese reciproche riguardo al comportamento moralmente rispettoso. -
Rimedi e limiti di tutela dell'acquirente
La vendita, oltre ad essere lo schema più diffuso nella pratica degli affari e l’atto paradigmatico dei rapporti di scambio, si colloca oggi al crocevia di una pluralità di statuti e fonti normative (domestiche, europee, internazionali), dando luogo a problemi interpretativi di coordinamento. La complessità della dinamica traslativa, accentuata da una marcata differenziazione dei protagonisti coinvolti nello scambio, nonché dalla sempre più massiccia distribuzione sul mercato di beni tecnologicamente sofisticati, rende opportuna un’indagine diretta a vagliare criticamente il sistema giuridico della patologia degli scambi. L’ottica prescelta nel libro è quella della effettività della tutela, che consente di verificare i presupposti, le modalità e soprattutto i limiti di funzionamento dei rimedi predisposti dall’ordinamento giuridico in favore dell’acquirente. Ne esce un quadro complessivo, in cui il diritto comune delle obbligazioni e dei contratti, l’impianto delle garanzie di stampo edilizio espresso dal Codice civile del 1942 e gli statuti normativi speciali imperniati sulle qualità soggettive dei contraenti sono destinati ad interagire ed integrarsi, affinché possa essere raggiunto l’equilibrio fra l’esigenza connessa alla stabilità delle operazioni economiche e quella di assicurare una tutela effettiva all’acquirente insoddisfatto. -
Lutero e la Riforma. Lo spirito del germanesimo nel rigetto del Rinascimento
Pur nell'estraneità alle creazioni dell'Umanesimo sul terreno delle humanae litterae, sul piano delle arti l'avvicinarsi del Rinascimento al suo apogeo coincise anche in Germania con un periodo di grandissima effervescenza e di incontri diretti con gli artisti dell'Italia umanistica e rinascimentale. A cominciare da Dürer, maestri del livello di Leonardo, Raffaello, Tiziano, Michelangelo, divennero gli indispensabili interlocutori di arte e di dottrine estetiche nelle floridissime città tedesche, ricche di arte e di storia, che da sempre il Reno aveva unito, facendo di Basilea il principale centro di influenza culturale e civile. E fu a Basilea che Dürer si nutrì dei nuovi ideali estetici del Rinascimento italiano, da lui espressi néll'""Autoritratto con pelliccia"""" del 1500, riprodotto in copertina. L'apparire in esso come un Cristo benedicente non era blasfema empietà, ma celebrazione della magnificentia hominis, quale dono fatto da Dio all'uomo di quella bellezza che Dürer inseguì per tutta la vita e che, nel celebrarla in sé, intese come rinascimentale e universale omaggio all'humanitas qua talis, poco prima che essa fosse tanto contestata dalla Riforma. Era il grande ideale dell'""""umanità una"""". Nascere con l'uomo, tramontare con l'uomo: questa fu la parabola del Rinascimento a Basilea e in Germania. E a spegnere la sua luce fu l'implacabile contestazione della dignitas dell'uomo e dei segni dell'arte e della bellezza, a cominciare proprio dai persecutori tumulti iconoclastici del Bidersturm, dei quali il simbolo più cupo fu la profanatoria distruzione dello """"Heilsspiegelaltar"""", la grandiosa opera di Konrad Witz, il sommo artista gloriosamente operante già da quasi un secolo prima di Holbein."""""" -
Il «libro del governamento dei re e dei principi» secondo il codice BNCF II.IV.129. Ediz. critica. Vol. 2
Composto da Egidio Romano intorno al 1280, e dedicato al giovane erede al trono di Francia (il futuro Filippo IV il Bello), il ""De regimine principum"""" è una delle opere più fortunate del basso medioevo. Il trattato, suddiviso in tre libri rispettivamente dedicati alla disciplina dell'individuo (l'etica), della casa (l'economica) e dello stato (la politica), fu tra i primi specula principis occidentali a essere esplicitamente basato sulle opere di Aristotele. A partire dagli anni immediatamente successivi alla sua composizione, si moltiplicarono traduzioni del """"De regimine principum"""" in tutta Europa (sono note versioni in francese, in volgare italiano, castigliano, catalano, portoghese, tedesco, fiammingo, inglese, svedese ed ebraico). È del 1282 la traduzione francese più fortunata, opera di Henri de Gauchy (il """"Livre dou gouvernement des rois et des princes""""), da cui discende il """"Livro del governamento dei re e dei principi"""" qui edito, composto verosimilmente a Siena entro il 1288 e testimoniato da nove manoscritti (cinque completi e quattro parziali): tra questi, il codice BNCF II.IV.129 si distingue all'interno della tradizione per l'altezza cronologica (è datato 1288 nell'explicit) e per la veste linguistica, prevalentemente senese, che lo caratterizza."" -
Tra «miseria» e «dignitas». Immagini della follia da Alberti a Voltaire
Uno degli aspetti più significativi della riflessione sul tema della follia nella tradizione occidentale è costituito dal suo intreccio costante coni tentativi di definizione dei limiti e delle prerogative della natura umana. In molti casi, in particolare, la follia è stata collocata in modo piuttosto esplicito o sul versante dei caratteri negativi della condizione dell'uomo o sul versante di quelli positivi, dalla parte della sua miseria o dalla parte della sua dignitas. Ed è attraverso questa chiave di lettura privilegiata che, nel volume, vengono prese in esame alcune delle più importanti immagini della follia tra quelle elaborate dagli autori che — da Leon Battista Alberti a Giordano Bruno, da Descartes a Voltaire — hanno affrontato questo tema tra età dell'Umanesimo ed età dell'Illuminismo. -
I Carabinieri e l'identità italiana
E se a unificare l’Italia (culturalmente, linguisticamente, antropologicamente) fosse stata – anche – l’Arma dei Carabinieri? Se ancor prima della scuola dell’obbligo, della nascita dei partiti politici, della radio, della televisione, fosse stato il paziente e quotidiano lavoro di truppe, sottufficiali e ufficiali dell’Arma a garantire un tessuto di relazione e scambio tra territori altrimenti non comunicanti ed enormemente distanti? Il presente lavoro nasce da un’intuizione originale e stimolante: allargare la conta degli attori protagonisti nella formazione del (ancorché eterogeneo e debordante) “comune sentimento italiano”; un modo per approfondire il ruolo educativo e pedagogico di un corpo militare fortemente ramificato nel territorio e nell’immaginario nazionale, con una visione speciale del senso dello Stato: improntata dalla ricerca di una “maggior felicità dello Stato”, ma con disciplina ed onore. La presente ricerca, sociologica e pedagogica, difende l’idea che, in aggiunta alla scuola, alla Chiesa, alla politica, ai mezzi di comunicazione di massa, nella costruzione dell’unità culturale italiana un motore significativo sia stata anche l’Arma dei Carabinieri. Sono stati questi ultimi (ancor prima dell’unità d’Italia) a offrire un lavoro quotidiano di coesione identitaria; creando e riempiendo di volti-azioni-parole un immaginario preciso: con specifiche valenze educative, comportamentali, ideali. Un’eredità che non appartiene soltanto al passato: è ancora viva e vitale- Con una nota di Nando Dalla Chiesa. -
Il pianoforte di Leonard Bernstein
Leonard Bernstein è stato uno dei massimi direttori d'orchestra del Novecento. Il suo talento, la sua prodigiosa comunicativa e la vastità dei suoi interessi hanno pochi confronti. Bernstein è stato anche un grande compositore e — al di là del successo planetario di ""West Side Story"""" — il suo catalogo è ricco di pagine di grande complessità. Ma ci sono altri aspetti della sua personalità senza i quali non potremmo definirne compiutamente il profilo artistico. In particolare la passione per il pianoforte, nata sin da ragazzino, e rimasta costante per l'intera sua vita. Questo libro racconta, appunto, il rapporto, complesso, di Bernstein col pianoforte. Partendo dagli esordi e spingendosi agli anni della maturità. Nella prima parte del volume si prende in esame la produzione di Bernstein per pianoforte solo e per pianoforte e orchestra, con alcuni accenni alle sue registrazioni come pianista, non trascurando preziose informazioni di carattere biografico. Nella seconda parte, invece, trovano spazio otto conversazioni con pianisti, compositori, direttori d'orchestra, musicologi di assoluto prestigio, tutti in qualche modo legati a Bernstein, per averne eseguito le musiche, per averlo conosciuto personalmente, o per aver studiato la sua figura di musicista. Nel centenario della nascita di Leonard Bernstein, questo libro fa luce, insomma, su un aspetto meno conosciuto ma assai interessante e significativo della sua figura artistica."" -
La facoltà di giurisprudenza dell'Università di Cagliari. Vol. 1: Dai progetti cinquecenteschi all'unità di Italia
Sotto una duplice angolazione il libro racconta la storia della Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari dai progetti cinquecenteschi di fondazione dell'ateneo fino all'Unità: come luogo di formazione del giurista e, in stretta correlazione, come momento di snodo per l'accesso alle cariche, alle professioni e per una collocazione privilegiata entro la polis. Da qui le domande che riguardano, da un lato, gli aspetti dell'insegnamento (il numero degli studenti, i corsi, la frequenza alle lezioni, i manuali, le biblioteche, gli esami, dal punto di vista dei discenti; il reclutamento, gli impegni accademici, gli strumenti didattici, gli orizzonti scientifici e di metodo, nell'ottica dei docenti); dall'altro gli impatti nel tessuto sociale, secondo indirizzi culturali di cui la Facoltà era espressione e che a sua volta contribuiva a implementare. Anche nei momenti di crisi, essa operava come deposito di conoscenza giuridica, dialogava con il mondo delle professioni e delle istituzioni, formava le élites. Primo volume di una storia che arriverà fino ai giorni nostri e frutto della collaborazione di studiosi dalle competenze diverse, il libro affronta con nuove ricerche archivistiche e con sguardo comparatistico i principali problemi storiografici: il fervore dopo la fondazione, la reductio della sua funzione nei decenni successivi, la faticosa rifondazione boginiana, i giuristi ""giacobini"""", la Facoltà di massa negli anni a ridosso della """"fusione perfetta"""". E, mentre ricostruisce un itinerario in cui il tema dominante appare quello della formazione del giurista del diritto patrio, propone anche questioni nuove."" -
Sfogliare tramonti. Esperienze di filosofia in carcere. Saggi, documenti, testimonianze
Questo volume, attraverso saggi, documenti e testimonianze, delinea il senso e il percorso svolto durante il progetto ""Parole nomadi in un tempo sospeso. Pratiche filosofiche tra riflessione, narrazione e scrittura"""" che si è tenuto presso la casa circondariale di Arezzo dall’estate 2016 alla primavera del 2017. La raccolta di interventi e studi, le riflessioni dei partecipanti (studenti, professionisti, cittadini) e gli scritti dei detenuti offrono al lettore un quadro dinamico e vivo di come e a quali condizioni la filosofia può intervenire in una realtà critica e marginalizzata come quella carceraria. Mostra inoltre come la pratica filosofica riesca a supportare e favorire processi di crescita personale e di integrazione. Lascia infine rivivere le voci di coloro che per molti mesi si sono ritrovati a “far filosofia” all’ora del tramonto."" -
Il commento di Pomponio Leto all'Appendix Vergiliana. Ediz. critica
Pomponio Leto, il celebre umanista che fu professore di latino nello Studium Vrbis nella seconda metà del Quattrocento, dedicò un'intensa attività didattica ed esegetica alle opere di Virgilio, non solo a Bucoliche, Georgiche ed Eneide, ma anche ai componimenti (oggi ritenuti generalmente spurii) che furono poi raccolti sotto il titolo di Appendix Vergiliana. Proprio il commento del Leto a questi poemetti viene qui pubblicato per la prima volta in una edizione critica, che, per una parte non piccola di tali annotazioni, costituisce anche l'editio princeps. Si tratta di una testimonianza significativa dello studio dei classici nel XV secolo e di un passaggio importante della plurisecolare esegesi virgiliana, che lascerà un'ampia traccia nei successivi commenti a Virgilio e allo Pseudo-Virgilio. -
La Firenze di Winckelmann
Gli otto mesi che dal settembre 1758 all’aprile dell’anno successivo Johann Joachim Winckelmann trascorse a Firenze costituiscono un momento felice della sua biografia. Giunto in città su invito di Heinrich Wilhelm Muzell Stosch per stendere il catalogo della raccolta di gemme che il barone Philipp von Stosch, morto il 22 marzo 1757, conservava nel suo appartamento al piano nobile del Palazzo Ramirez de Montalvo in Borgo degli Albizzi, Winckelmann trovava altre cogenti motivazioni per il suo tour fiorentino nel desiderio di conoscere le raccolte granducali e i materiali delle altre collezioni fiorentine e, soprattutto, nella volontà di approfondire lo studio del mondo etrusco e delle sue anticaglie, un tema che, in quegli anni, occupava un posto non secondario nell’officina della Geschichte der Kunst des Alterthums. Attorno a questo tema si sono concentrate le manifestazioni fiorentine che hanno aperto i festeggiamenti internazionali per celebrare il doppio anniversario dei duecentocinquanta anni della nascita a Stendal in Sassonia il 9 dicembre 1717 e dei trecento anni della morte, avvenuta a Trieste il giorno 8 giugno 1768, di Johann Joachim Winckelmann. Le celebrazioni fiorentine hanno visto dapprima la mostra, ""Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana"""", che dal 26 maggio 2016 al 30 gennaio 2017 ha coinvolto presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze un grande concorso di pubblico, e poi il convegno internazionale """"Winckelmann, Firenze e gli Etruschi"""", promosso dall’Università di Firenze, dalla Winckelmann-Gesellschaft Stendal e dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che, apertosi la mattina del 26 gennaio 2017 nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio, ha visto nei giorni 26 e 27 gennaio un folto gruppo di studiosi italiani, tedeschi, francesi discutere, nell’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in Palazzo Panciatichi di via Cavour, su Winckelmann e il suo interesse per il mondo etrusco e il suo rapporto con il milieu intellettuale fiorentino, nonché sul riverbero che il pensiero e le opere del sassone conobbero a Firenze e, più in generale, nel Granducato nella seconda metà del XVIII secolo e nel corso delle prime decadi dell’Ottocento. Integrandosi armonicamente con i saggi pubblicati nel catalogo della mostra, vengono ora pubblicate le relazioni presentate nelle varie sedute del convegno."" -
La sfida della convivenza. Per un'etica interculturale
La sfida della convivenza è la sfida della condivisione dello stesso tempo e dello stesso spazio da parte di più individui e gruppi che si percepiscono come radicalmente differenti da ogni altro. La comprensione di tale sfida richiede di dare nuovi significati a dialettiche profonde e irrisolte, quali quelle tra identità e alterità, riconoscimento e misconoscimento, comunità e differenza, spazi e luoghi, religione e sfera pubblica, in una parola: contesti di interazione e loro possibili superamenti. Nell’affrontare direttamente tali temi e tenendo presenti i profili tanto consensuali quanto conflittuali di quella sfida, il volume intende proporsi come un contributo all’elaborazione di un vocabolario minimo, una sorta di “grammatica generativa” di un’etica interculturale del presente e per il futuro del nostro vivere insieme. -
Su mamma, prendimi in braccio. Diario di un'adozione e molto altro
Questo libro racconta un desiderio, un amore, una trasformazione, narra dei ""lavori in corso"""" di una giovane famiglia che sceglie di amare un figlio sconosciuto ma già tanto vivo e forte, forse, sin da prima di essere immaginato. Giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, ci porta alla scoperta di quali siano le """"stelle assenti"""", le direzioni nascoste da seguire, cui abbandonarsi per lasciare spazio alla vita senza pretendere di poterla controllare."" -
Mutilati e invalidi di guerra a Siena e provincia. A cent'anni dalla fondazione della sezione dell'A.N.M.I.G. Una celebrazione e basta?
A Siena è una delle più antiche sezioni dell’Associazione Nazionale tra Mutilati e Invalidi di Guerra, costituita nel 1917 per attendere “allo studio dei particolari problemi che riguardano i mutilati ed invalidi di guerra, in relazione alle loro peculiari esigenze, promuovendo e svolgendo ogni possibile azione di difesa dei loro interessi morali e materiali”. Il sacrificio di chi si vide invalidato permanentemente per via di una delle due guerre mondiali ha ancora un senso oggi? Questo il significato profondo dell’incontro di studio organizzato ad ottobre 2017 in occasione del centenario della nascita della sezione senese. -
Mefisto. Rivista di medicina, filosofia, storia (2017). Vol. 1-2
In questo numero contributi di: Alessandro Pagnini, Alain Touwaide, Luca Chiapperino, Francesco Panese, Natalia Magliocchetti, Cesare Bondioli, Mario Colucci, Raffaella Campaner, Gian Paolo Guelfi, Umberto Curi, Donatella Puliga. -
Anglistica pisana (2016). Vol. 1-2
Rivista di anglistica dell'università di Pisa. -
Architetture pisane. Ediz. illustrata. Vol. 32-33: Scuole
Il sistema tradizionale di scolarizzazione è stato ampiamente superato da sistemi di apprendimento personalizzati, che prevedono il coinvolgimento attivo dello studente. Da ciò la necessità di ridefinire anche le caratteristiche morfologiche degli edifici scolastici, con particolare riferimento al rapporto tra spazi e studenti e tra ambienti di apprendimento e didattica. La nuova scuola è concepita come luogo dell'apprendere e dello stare insieme, come uno spazio “da abitare” e pertanto da progettare, in base ai più moderni parametri di eco-sostenibilità, risparmio energetico, acustica, illuminazione ed uso del colore. Il complesso scolastico si pone come un civic-center in cui si realizza un'integrazione avanzata tra scuola, comunità e territorio e con la nuova concezione si offrono nuovi servizi al cittadino; popolazione scolastica e cittadinanza convivono negli spazi della struttura in base ad un'offerta che va ben oltre il tradizionale servizio scolastico. In questa pubblicazione, attraverso una breve descrizione e una documentazione fotografica, vengono illustrati esempi recenti di scuole secondarie realizzate in Italia e nel mondo; in ultimo viene preso in esame il complesso scolastico “Concetto Marchesi” di Pisa, pregevole esempio di architettura datato anni Settanta, dell'architetto romano Luigi Pellegrin. Il complesso, non più adeguato alle normative vigenti, versa in condizioni di notevole degrado e, come molte altre scuole italiane, necessita di una pesante ristrutturazione. Nel caso specifico si è optato per un progetto di “fedele ricostruzione”, innescando così una vivace querelle sul tema della tutela delle costruzioni contemporanee ritenute di valore.