Sfoglia il Catalogo feltrinelli010
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4801-4820 di 10000 Articoli:
-
Il mercato vecchio e il ghetto di Firenze. Com'era il cuore antico della Firenze scomparsa
Nel centro di Firenze era sorta la città romana di ""Florentia"""" con il maestoso Campidoglio e il Tempio di Giove ricco di solenni colonnati; e proprio su quella vasta zona era sorto nel medioevo il mercato contrassegnato dalla Colonna dell'Abbondanza innalzata proprio nello stesso punto in cui si incontravano le principali strade tracciate dai romani, il cardo e il decumano. Nell'Ottocento il """"cuore"""" di Firenze - incentrato sul Mercato Vecchio - era delimitato da quattro strade: via dei Calzaiuoli, via dei Cerretani, via Tornabuoni e via Porta Rossa; un'area piena di storia e di testimonianze d'arte ma in piena decadenza, interessata dal """"Piano urbanistico di Riordinamento"""" varato dal Comune alla fine del 1800, che decretava la sua totale distruzione. Un misfatto edilizio sollecitato da esigenze di natura igieniche e sociali ma, in verità, alla ricerca del """"nuovo"""" e del """"luminoso"""" e soprattutto, del profitto e della speculazione. Il centro di Firenze è oggi un semplice ricordo di una cosa scomparsa. Prefazione di Gianni Conti."" -
Firenze nell'Ottocento lorenese. Salotti, amori segreti e politica. Ediz. illustrata
Decine e decine di personaggi europei colti e famosi, che si leggono peraltro nel testo, si affacciarono sulle rive dell'Arno, ognuno con la propria storia, passione, ideali, amori, ma tutti indistintamente innamorati di Firenze se non colti dalla sindrome di Stendhal verificatasi proprio all'uscita di Santa Croce: «ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere». Tutti questi palpiti dell'animo mentre la grande Storia d'Italia bussava alle porte della Dominante, così veniva chiamata Firenze, la quale nel tempo divenne protagonista del Risorgimento italiano e capitale del Regno d'Italia. La Rivoluzione in Toscana, come in altre realtà italiane, fu importata dalla Francia con pochi giacobini autoctoni e minori fatti di sangue, ma le idee di libertà e di uguaglianza attecchirono parimenti al resto d'Europa al seguito delle armate di Napoleone il Grande: una febbre che non si assopì neppure con la Restaurazione. I moti del 1821 in Toscana ed altrove furono ideati e condotti da quei giovani entusiasti del primo Napoleone, quello delle riforme, del codice civile, dell'abolizione dei ghetti e della libertà religiosa. -
Il palazzo di Bianca Cappello a Firenze. Simboli, miti e alchemiche allegorie
Sulla facciata di Palazzo Cappello, sotto forma di simboliche allegorie, vi è tutta la vita di Bianca Cappello e Francesco I de' Medici, e soprattutto il loro desiderio di compiere insieme - eternamente uniti - un percorso che si sposava perfettamente con un cammino più intimo, più nascosto, che solo con la profondità del cuore si può sperimentare. E' interessante soffermarsi sulla lettura simbolica della facciata del Palazzo di via Maggio a Firenze che ha visto nascere l'inizio dell'innamoramento di Bianca Cappello e Francesco I de' Medici: un percorso alchemico, che ben si sposa con le intime aspirazioni vissute dalla coppia. Guardando il prospetto esterno dell'edificio si può rimanere alquanto smarriti davanti a tante immagini allegoriche che sembrano susseguirsi senza un vero e proprio ordine iconologico, invece il filo conduttore per dare il via alla lettura di quei simboli c'è ed inizia proprio ai lati del portone d'ingresso per poi proseguire - di piano in piano - su tre ampie bande decorative. Le allegorie magistralmente raffigurate aprono ad una lettura che esula da tutte quelle formulate sino ad ora: quel tessuto di simboli vela un messaggio alchemico-sapienziale -
Il movimento di Riforma nel contesto dell'ebraismo contemporaneo. La presenza in Italia
Ogni civiltà, ogni religione, a ben guardare, si è articolata in gruppi e correnti diversi, salvo a mantenere caratteri comuni di fondo. Così è stato per l'Ebraismo, la cui preservazione, tra tanti travagli, si è dovuta principalmente alla tradizione farisaica, ricca di discussioni. La corrente ebraica di Riforma, sorta, da premesse illuministiche, nell'età dell'emancipazione, non dissente dalla tradizione farisaica. Ne costituisce l'ala più evoluzionistica. Ha semplificato i rituali, vi ha introdotto cori e sovente musica. Ha parificato i generi nel culto. In Italia si sono manifestate propensioni nell'Ottocento, ma si è costituita in modo organizzato da quasi vent'anni. È esigua ma esiste e può destare attenzione. -
«A Quality of Jewishness». Ebraismo e modernismo nella critica di Clement Greenberg
Il dibattito intorno a Clement Greenberg (1909-1994), importante voce della critica d'arte americana della seconda metà del Novecento, è ancora lontano dall'esaurirsi. Il presente volume intende offrire un'altra prospettiva di studio del modernismo a partire dalle dichiarazioni personali del critico sulla sua appartenenza ad una minoranza perennemente tradita. Il profondo interesse per l'opera di Franz Kafka, la riattualizzazione dell'Halackha e la condanna del sionismo rappresentano alcuni tra i maggiori contributi di Greenberg al dibattito sulla questione ebraica immediatamente dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Gli anni del suo impegno per la definizione di una cultura ebraica modernamente laica sono i medesimi della sua crescita come critico d'arte e patrocinatore dell'Espressionismo astratto: in questo contesto, le significative tangenze tra l'analisi della letteratura dell'Europa orientale e la lettura del modernismo inducono ad attribuire una nuova centralità al ruolo dell'ebraismo nella critica di Clement Greenberg. -
Collezionismo e mercato. La London Gallery e la diffusione dell'arte surrealista (1938-1950)
Lo studio del mercato dell'arte relativo alle avanguardie resta ad oggi un campo di ricerca ancora inesplorato. Il presente volume intende offrire un contributo in tale ambito presentando un'analisi del collezionismo e del mercato delle opere d'arte surrealista negli anni tra le due guerre e dell'immediato dopoguerra da un punto di vista privilegiato: la London Gallery fu l'unica galleria ufficialmente surrealista presente in Gran Bretagna. L'analisi delle dinamiche che caratterizzarono la politica culturale e le strategie commerciali della galleria londinese permette inoltre di porre le basi per una rilettura del Surrealismo britannico di cui il saggio ripercorre le tappe fondamentali, dal periodo della sua costituzione sullo sfondo dell'internazionalizzazione programmatica del movimento promossa dal capogruppo André Breton al mutato clima culturale degli anni del dopoguerra, in cui la London Gallery fu costretta a chiudere i battenti. Collezionismo e mercato, che contraddistinguono l'intensa attività delle due figure di riferimento della galleria, Roland Penrose ed E.L.T. Mesens, costituiscono due aspetti imprescindibili per comprendere il gruppo surrealista britannico. -
I samurai e il Bushido. I guerrieri giapponesi ed il loro codice etico: chiavi di lettura per comprendere il Giappone moderno
"Il Giappone e la sua cultura sono stati oggetto spesso di grande curiosità e voglia di lettura, tanto da presentare comunque sempre un soggetto di grande attrattiva e di mai disattesa curiosità. Questo libro, pur trattando di argomenti ormai divenuti quasi un 'cult' per il grande interesse che la loro natura un po' misteriosa e un po' eroica riescono a suscitare, quali appunto i Samurai ed il Bushido, vuole invece presentare un aspetto un po' diverso attraverso una profonda analisi, in alcuni casi quasi di controtendenza rispetto alle comuni idee che in occidente si hanno appunto dei Samurai e del Bushido. La lettura si sviluppa indicando modelli e retaggi comportamentali che rivelano gradualmente un mondo diverso o poco conosciuto rispetto a quella società che molti sono convinti di aver inteso. Attraverso queste analisi si cerca poi di fornire chiavi di lettura che forse contribuiranno anche a comprendere meglio l'attuale moderna società del Giappone, nella misura in cui certe eredità e convinzioni culturali, pur nella convivenza della più sfrenata modernità e tecnologia, rimangono ben fissate nel patrimonio culturale di quello straordinario popolo che è quello giapponese""""." -
La Fayette. Un cuore e una spada per due paesi
La guerra di indipendenza americana, la rivoluzione francese, Napoleone, sono queste le tappe in successione che hanno contribuito maggiormente alla formazione delle moderne società. La vita del generale La Fayette ha attraversato tutto questo periodo, e pochi come lui hanno saputo interpretarne i cambiamenti e le istanze. Fu volontario a fianco dei coloni degli Stati Uniti per tutta la durata del conflitto, diventando amico personale di George Washington e guadagnandosi sul campo i gradi di generale. Tornato in patria sposò in pieno gli ideali della rivoluzione francese cercando di mantenere posizioni moderate. Avversò Napoleone e dopo la ""restaurazione"""" cercò di portare, senza successo, la monarchia su posizioni più democratiche. Se La Fayette, con i suoi ideali, spesso scomodi, fosse riuscito a incidere ancora più a fondo la storia del vecchio continente avrebbe avuto un corso molto diverso."" -
Firenze in festa. Le tradizioni popolari fiorentine
Un libro dedicato alle feste, ma anche alla tradizioni popolari che ancora vivono tra noi? Certo non è il primo, e sicuramente non sarà l'ultimo. Perché ogni epoca ha il suo rapporto col passato: ora più stretto, ora più morbido... Ma Firenze è cosa a sé e queste pagine cercano di ""fotografare"""" un'epoca in cui Firenze celebra il proprio passato lungo un programma anche ricco, ma talvolta un po' troppo libero, con poco rispetto. E questo non giova, perché se rievocazione dev'essere, che lo sia fino in fondo. In questo quarto libro dedicato a Firenze l'autore torna a uno dei suoi primi """"amori"""": le feste e le tradizioni popolari. Il tema era già stato affrontato su base regionale nel 2006. Adesso l'autore si limita a Firenze, la sua città natale che non smette di rievocare e tenta di non perdere il contatto con la propria memoria, anche se le distorsioni della storia sono sempre possibili, ancorché evitabili."" -
Il tabacco in Toscana. in un manoscritto del Cinquecento le proprietà curative della divina erba sperimentate a Lisbona da Jean Nicot
La piccola raccolta di rimedi ha il pregio di presentare l'erba già conosciuta da alcuni decenni, usata come fumo e soprattutto come polvere da annusare. Si tratta del tabacco, legittimato e sperimentato soprattutto come erba officinale per opera del francese Jean Nicot, che la prova durante il suo soggiorno a Lisbona intorno all'anno 1560 e la invia poi al giovane re di Francia Francesco II e alla regina madre Caterina de' Medici. Sarebbe proprio lui a fornire precisi dettagli sulla guarigione di malattie della pelle con l'applicazione del succo delle foglie del tabacco, che giunge in Toscana come pianta dalle miracolose proprietà curative. -
Firenze militare negli anni della capitale (1865-1871). Luoghi e spazi delle Forze Armate all'interno della città. Nuova ediz.
Questo studio propone una lettura complessiva dell'incidenza del ""militare"""" sulla città negli anni in cui svolse il ruolo di capitale dello stato unitario sia dal punto di vista sociale che urbanistico. Su come, cioè, il recupero e l'occupazione di tanti edifici da parte delle Forze Armate cambiarono sostanzialmente il modo di vivere e percepire la città. Prende inoltre in esame le vicende per il riadattamento di importanti edifici, soprattutto conventi e monasteri, alle necessità delle Forze Armate nell'incandescente atmosfera di una Firenze-cantiere dove l'urgenza e la rapidità di realizzazione avevano un ruolo fondamentale, spesso a svantaggio di una già scarsa sensibilità conservativa. L'impegno fondamentale di questo lavoro si risolve in un quadro d'insieme dove il ruolo non solo propagandistico ma anche civile della componente militare viene sottolineato in tutte le sue declinazioni soprattutto dopo l'esito fallimentare della guerra del 1866. Nessun altro Ministero come quello della Guerra aveva occupato tanti ambienti e strutture impadronendosi, talvolta, anche di alcuni spazi di rappresentanza, come le Cascine, che facevano parte dell'ex tradizione militare leopoldina."" -
La Qabbalah ebraica alla corte di Cosimo I de' Medici. Allegorie e simboli in Palazzo Vecchio
La ""Castrazione di Urano"""" fu la prima rappresentazione dell'albero cabalistico nella storia dell'arte del XVI sec. a Firenze, alla corte di Cosimo I de' Medici: un elogio prezioso dei dotti Giorgio Vasari e Cosimo Bartoli al loro mecenate illuminato. In occasione della celebrazione per i cinquecento anni della nascita del II Duca di Firenze (1519-2019), questo scritto vuole essere un omaggio alla sua lungimirante e istrionica personalità. Giorgio Vasari e Cosimo Bartoli raggiunsero la vetta più alta della loro ricerca espressiva con la decorazione della """"Mutilazione del Cielo"""", nel quartiere degli elementi, in Palazzo Vecchio, uno dei luoghi simbolo di Firenze e dimora medicea. La rappresentazione visiva della Qabbalah ebraica, in un ambiente privato, è un aspetto inedito di Cosimo I de' Medici, che aggiunge lustro alla ricerca sapienziale in un meraviglioso teatro della memoria."" -
Gente di via Palazzuolo. Firenze 1931-1956
Via Palazzuolo a Firenze era, negli anni Trenta del Novecento, una strada di autentico carattere popolare, un territorio di prevalente indigenza che, essenzialmente, dava ricetto a poveri, a meschini, a umili, a 'segnati da Dio', a disinibiti, provvisti - per eccesso - di vizi, e - per difetto - di virtù; individui che, spesso vivevano di espedienti, o si compiacevano di atteggiamenti fuori dell' ordinario, a volte divertenti, grotteschi, mai banali, insaporiti di ragguardevoli stranezze e spregiudicatezze. -
Filastrocche, ninne nanne, stornelli, rispetti e canzoni di Toscana. Per il gioco dei bambini, per addormentare i pargoli, per le disturne amorose
In Toscana, e specialmente nelle campagne, si cantava: sulle aie, nei campi, nelle fiere di paese, all'osteria, a 'veglia'. Si cantava per passatempo, per attenuare la fatica, per comunicare fra innamorati, per corteggiare la 'bella' o il 'bello', la 'dama' o il 'damo'. Si cantava, sotto forma di stornelli, di rispetti in ottava rima, per far dispetto a qualcuna o qualcuno, per 'prendere in giro' il tonto o il furbo, il giovane o il vecchio, la suocera o la nuora, il contadino o il cittadino, lo stanziale o il forestiero. Si cantava perché la vita sembrasse più gradevole, più sopportabili la miseria e le pene d'amore, più ridenti le gioie dell'amore. -
Cupole nel tempo e nello spazio. Un percorso antropologico tra simboli e architetture
Questo libro è un viaggio antropologico condotto attraverso una delle forme che più hanno ispirato - e coinvolto - gli architetti di tutte le latitudini e di tutti i tempi, la cupola. Un viaggio che si avvale dei contributi offerti dai numerosi studiosi, giunti da ogni angolo del mondo che, nel marzo del 2012, parteciparono al convegno Domes in the world, analizzando i tanti significati di questa forma perfetta in un'ottica di identità culturale, di significati simbolici, di tecnologia e di arte. Ed osservando scrupolosamente il mai tramontato insegnamento impartito da Marco Vitruvio Pollione che, appunto, raccomandava, nella realizzazione di ogni edificio, di osservare gli aurei principi della firmitas, della utilitas e della venustas. E stabilità, utilità e bellezza si ritrovano in queste forme perenni che, appunto, sono le cupole, dove scienza, arte e cultura si compenetrano armoniosamente, imprigionando nella pietra l'anima del mondo. -
La mamma racconta. Un diario degli anni Trenta
«Cara Vittoria ti abbiamo letteralmente rubato il tuo quaderno di note, l'abbiamo affidato al tipografo ed egli ce lo ha restituito così come desideriamo offrirtelo. Lo gradirai? Ci perdonerai? Abbiamo pensato che gli umili libricini di note come il tuo, che racchiudono un tesoro di grazia e di bontà, così, senz'aria d'importanza conservati in un cassetto, possono facilmente andare perduti. E sarebbe stato gran peccato che Chico e Luisa non avessero più potuto rispecchiarsi un giorno nella loro infanzia, così come il cuore della loro mamma aveva saputo trarla, nota per nota, dal vero. Se abbiamo pensato male, perdonaci e voglici ugualmente bene. La zia Gilda e la zia Lavinia (Milano, nella primavera del 1933).» (Dalla presentazione). Il libro contiene una breve storia della famiglia Pontecorboli scritta da Paolo Meggiboschi. -
Brunelleschi e Leonardo
Leonardo da Vinci fu affascinato dal genio del Brunelleschi quando nel 1469 arrivò a Firenze per fare le sue prime esperienze artistiche, e vedendo la Cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore ne volle studiare le macchine che Filippo Brunelleschi aveva usato per la sua costruzione. Quando nel 1436 Leon Battista Alberti scriveva, 'in lingua toscana', la seconda edizione del suo trattato sulla pittura, dedicandolo a Filippo Brunelleschi, riconosceva il luogo e il principale sostenitore di quella che già si chiamava 'rinascenza'. Brunelleschi, Donatello e Masaccio furono gli iniziatori del Rinascimento, che rappresentava l'espressione di un nuovo modo di concepire l'uomo e la natura. L'uomo veniva messo al centro del mondo. Si ebbe l'esigenza di osservare, definire e rappresentare, secondo principi obiettivi ed empirico-scientifici, la realtà visibile e figurabile. L'uomo 'nuovo' del Rinascimento si poneva in un confronto costante con il tempo, la vita e la morte. L'artista era intento all'applicazione della prospettiva per rappresentare su un piano bidimensionale un soggetto tridimensionale, all'osservazione attenta e indagatrice della natura. -
Strumenti e musica nella cultura etrusca
Gli strumenti musicali a disposizione degli Etruschi, come le occasioni per fare musica, per cantare, per danzare, per rappresentare spettacoli, ci parlano di una peculiare confluenza di tradizioni locali discendenti dalla tradizione protostorica, e di influenze dalle civiltà mediterranee coeve, in un mix peculiare che anche in questo campo rispecchia la particolarità di questa cultura, fatta di conservazioni e di acquisizioni, di rielaborazioni e di aspetti caratteristici. L'analisi dei resti di strumenti, delle immagini di musicisti e di cantori, di danzatori e di rappresentazioni di spettacoli ci dimostra come gli Etruschi siano stati il popolo che in Italia, a partire da poco prima della metà del primo millennio a.C., traghettò fattivamente la musica dalla sfera principalmente religiosa a quella anche largamente laica, introducendo la ""musica di sottofondo"""" nella vita quotidiana."" -
I Medici
La famigli medici, la cui storia è così varia e affascinante da sembrare un romanzo, ha dominato per quasi quattro secoli, due dei quali, il quindicesimo e il sedicesimo, sono i due più interessanti, sia dal lato della storia sia da quello dell'arte: un periodo che comprende il passaggio dal Medioevo all'Evo Moderno e, corrispondentemente, il passaggio dal sistema feudale con la formazione di Stati potenti in Europa, in continuo conflitto tra loro. Grande fu il loro mecenatismo che ebbe di mira l'arte e le scienze, per cui le loro immense ricchezze furono largamente elargite a far vivere il sapere e a sostenere le arti. Pertanto può sembrare un atto di alterigia relegare la storia dei grandi e potenti Medici in questa piccola pubblicazione: essa è solo un omaggio, a questa famiglia gloriosa. è una allettante storia che gli autori affidano al lettore, sempre curioso e attento alla conoscenza del passato di Firenze. -
La veneranda pittura della Vera Croce di Piero della Francesca
Sin dal Concilio di Nicea II del 787, era riconosciuto che «chi venera l'immagine [sacra] venera la realtà di chi in essa è raffigurato», e che «quanto più frequentemente queste immagini sono contemplate, tanto più quelli che le contemplano sono innalzati al ricordo e al desiderio dei modelli originari». Questi due principi costituiscono il filo conduttore del presente saggio, nel quale l'Autore indaga sui motivi per i quali la Storia della Vera Croce dipinta da Piero, nella basilica di San Francesco in Arezzo, era ed è da «venerare; peculiarità dovuta non solo alla bellezza estetica e alla perfezione di forme e di colori, quanto e soprattutto alla «realtà» invisibile che essa «raffigura» all'animo e all'intelletto. Immaginando di inoltrarsi all'interno della basilica prima nelle vesti di un legnaiolo aretino, poi in quelle di un patrizio veneziano, e infine di un magistrato fiorentino, Mendogni propone una rappresentazione della «realtà» invisibile, con le sue sfaccettature, storiche, morali e teologiche, che, nella cultura umanistica e nell'immaginario popolare a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, quegli affreschi dovevano rendere intellegibile a chi li «contemplava».