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L'ossessione delle Brigate Rosse
Come scrive l’autrice nella sua premessa: «Se oggi decido di riesumare le visioni legate in modo intramontabile agli anni Settanta – i cortei, i volantini nelle piazze, i subbugli studenteschi, la radicalità degli scontri politici e sociali tesi a far saltare le cerniere di istituzioni sempre più vulnerabili – è per la lunga e collaudata realtà che i conflitti per un qualcosa di diverso non si sono mai sedati. Dall’evolversi delle BR in Lotta Continua, in Potere Operaio e nella sua stessa seconda fase di sanguinosa guerra criminale allo Stato passata sotto la famosa sigla Anni di Piombo – fino alla strage di Piazza Fontana, al sequestro Moro e oltre – nella continua erosione delle tradizionali certezze, siamo giunti alla jihad profetizzata da Oriana Fallaci, una più totale guerra dell’uomo contro l’uomo – ovvero la metafora della destabilizzazione generale che sta avendo il XXI secolo». -
Carlo Bo, agonista
«Vincenzo Gueglio svolge la propria ""esplorazione di Bo"""", come la chiama, spesso in forma dialogica con il professore: verso il quale mostra un rispetto deferente che non gli impedisce di manifestare, quando gli sembri il caso, il proprio dissenso; anche netto: a proposito di Guido Gozzano, ad esempio. Pagina dopo pagina la conversazione ideale tra Gueglio e Bo, del quale è sottolineata """"l'ansia di dialogo"""", affronta problemi estetici, esistenziali e religiosi del Novecento evitando sempre il giudizio categorico e assoluto, nella comune consapevolezza che """"il poeta non è chi sa, ma tenta di sapere"""", con profonde e assai plausibili osservazioni filosofiche che tendono a identificare, pur tra dubbi e incertezze, il significato della letteratura. Con questo libro fatto di opinioni a confronto, di rispetto delle idee e delle persone, Vincenzo Gueglio, col supporto di una preparazione letteraria e filosofica profondissima e con un felice ricorso all'ironia, offre finalmente un ritratto credibile di Carlo Bo come intellettuale di levatura europea e come uomo, aiutandoci a comprenderne in profondità il pensiero, sempre vivace, appassionato e libero, la sua """"continua ricerca del proprio errore"""" come osserva Gueglio, per il quale Bo è un """"maestro di verità , spirito ostinato e sofferente, della sparuta e disperata razza di quelli che al tempo antico scommettevano la propria vita sul senso e la virtù della parola"""". Anche se, aggiunge amaramente il coprotagonista di questo intenso e sapiente libro, """"i maestri di verità vengono volentieri ridotti al silenzio""""». (Dalla Presentazione di Francesco De Nicola)"" -
Le nostre favole
La favola moderna, così piena di inquietudini e contraddizioni, è un ottimo viatico per parlare di formazione e letteratura. Attraverso la favola, vengono alla luce i cambiamenti in atto che riguardano da vicino la persona, il valore della vita, la convivenza civile e le sue istituzioni. Con questo libro l’autrice si propone di far rivivere la favola e la fiaba del passato attraverso alcuni autori del Novecento, quali poeti e romanzieri, uomini di teatro e filologi, che hanno scritto favole sia per adulti che per bambini. La favola ha smesso la sua funzione moralistica per prediligere l’invito a riflettere. Non esiste più la favola con una morale indiscussa. Eppure è ancora attuale la lezione che punisce il male e fa trionfare il bene, per non cancellare la dignità propria e altrui. La lettura di queste pagine potrà confermare la convinzione che le scelte educative e formative si presentano oggi come un’emergenza inderogabile. Con la favola del Novecento nel libro vengono proposte unità di apprendimento costruite appositamente per insegnanti dell’Infanzia e della Primaria, nell’intento di fornire un utile strumento per poter influire sulla crescita dei più giovani e sul modo di educarli all’interno dei rapporti tra le generazioni. -
A trent'anni dal «congedo» di Giorgio Caproni. «Scendo, buon proseguimento»
A trent’anni dalla scomparsa, Giorgio Caproni viene ricordato con questa originale raccolta di scritti che esplorano alcuni aspetti sinora pressoché trascurati nella pur vasta bibliografia critica su di lui. Francesco De Nicola, già docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova, ripercorre gli anni compresi tra la morte del poeta ed oggi, riferendo sulle pubblicazioni postume di pagine di e su Caproni con alcune riflessioni sulla sua ancora limitata notorietà. Angela Siciliano, dottoranda dell’Università di Pisa, approfondisce gli anni della formazione del poeta trascorsi a Livorno sulle tracce che quel periodo ha lasciato nei suoi versi. Maria Teresa Caprile, professore a contratto di Letteratura e cultura italiana per stranieri all’Università di Genova, approfondisce la componente lessicale dei primi quattro libri di Caproni in una serie di tabelle puntualmente commentate. Francesca Irene Sensini, professore di Letteratura Italiana all’Università di Nizza, prende in considerazione la componente naturalistica dell’ambito campestre nella poesia di Caproni e infine Valentina Colonna, dottoranda nell’Università di Torino, compie un’indagine sugli echi musicali nella poesia di Caproni con le osservazioni derivatele dalla sua esperienza di musicista e studiosa di prosodia nella poesia. Il libro è chiuso dal vivace racconto di Federico Marenco, dirigente del settore parchi della Regione Liguria e grande appassionato di letteratura, sulla genesi del ritratto di Caproni eseguito da Costantini riportato sulla copertina del libro. -
Un tetto di radici. Lettere italiane: il secondo Novecento a Fiume
Con l’occupazione da parte delle truppe del maresciallo Tito di Fiume la Storia della città volta pagina. Da quel giorno, 3 maggio 1945, non sarà più quella di prima: neppure la più straordinaria quanto discussa avventura dannunziana era riuscita a portare sul corpo della città, dei suoi abitanti, nel fluire delle sue tradizioni cosmopolite, multietniche, multilinguistiche, multiculturali, multireligiose, un cambiamento così radicale e profondo come quello monocratico, rigido, indiscutibile, intervenuto in seguito alla violenta imposizione comunista. Ne risentiranno l’anima stessa della città che si vedrà abbandonata da gran parte dei suoi cittadini che preferiranno la strada dell’esilio piuttosto che vivere sotto una dittatura che imponeva un ordine del tutto avulso dalla vita civile, sociale, culturale e storica della città. Di quegli abitanti, sostituiti da genti provenienti da altri siti, anche lontani, della ex Jugoslavia, è rimasta una minoranza, nel tempo divenuta sempre più sparuta, ma che, nonostante tutto, ha saputo coraggiosamente resistere con le sole armi della lingua e della cultura alla forzata colonizzazione. È cresciuta così una letteratura fiumana autoctona, originale, che le autrici di questo libro, Gianna Mazzieri Šanković e Corinna Gerbaz Giuliano, hanno saputo brillantemente raccogliere, analizzare, sviluppare, mettendo a fuoco e connettendo tra loro gli autori e le opere che di quel grande, violento iato avvenuto al termine della seconda guerra mondiale sono la testimonianza, tra quanti di lingua italiana, nati a Fiume prima della guerra (Enrico Morovich, Franco Vegliani, Paolo Santarcangeli) sono poi stati costretti all’esilio, tenendo sempre ferme le loro origini e la loro formazione, così come quelli che sono rimasti (Osvaldo Ramous, Elvio Mestrovich); oppure sono arrivati o nati e cresciuti a Fiume dopo la guerra (Mario Schiavato, Giacomo Scotti, Alessandro Damiani, Laura Marchig e altri) mantenendo viva la lingua italiana, che, nel contesto multilinguistico, era poi la lingua franca storica di tutti i fiumani, qualsiasi fosse la loro etnia. Ma il libro prende in esame anche quegli autori di origine fiumana vissuti lontani dalla loro città, nati in esilio o in prossimità di esso, ma sentimentalmente e letterariamente legati ad essa (Marisa Madieri, Valentino Zeichen, Diego Bastianutti, Diego Zandel, Nirvana Ferletta). Il tutto preceduto da un’ampia e approfondita sintesi che offre al lettore il quadro storico d’insieme della letteratura fiumana, nelle sue diverse fasi, dal Medioevo a oggi. Il risultato è un’opera unica, sicuramente la prima e la più completa, che le autrici, entrambi docenti presso la cattedra di italianistica all’Università di Fiume, offrono agli studiosi, prima di tutto, e più in generale a quanti sono interessati all’universo articolato, complesso, vivo, ricco di influssi, che si cela dentro il microcosmo di una città di frontiera. -
Un dono mi ha salvata. La mia vita tra le righe
Convivere con una malattia non è sempre sinonimo di sofferenza; ci sono occasioni che nascono dove tutto sembra non promettere nulla. È cosí che succede di scoprire cosa sono l'amore, l'amicizia, la famiglia e la forza. La Fibrosi Cistica difficilmente concede una vita tranquilla e spensierata, quasi sempre si arriva a doversi sottoporre a un trapianto di polmoni per poter continuare a respirare. Ma quello che ogni difficoltà porta con sé, è la bellezza di cambiare la prospettiva, di osservare tutto con occhi nuovi, diversi. Arrivare ad amare incondizionatamente le cose piú semplici, sino al grande dono che è la Vita, che come dimostrano queste pagine, si può ricevere non una volta soltanto... -
Io sono la montagna
Un uomo - la voce narrante - scrive una lettera a una donna. Tra il libero flusso dei pensieri emerge la storia di un meridionale emigrato in Germania negli anni Settanta o giù di lì, che poi imprime una svolta repentina (e più redditizia) alla sua vita qualche chilometro fuori dalla legalità. Trascorre anni in carcere, viene lasciato dalla moglie e dal figlio e trova lei, Vera, la destinataria della lettera, scesa a Milano dal suo paesello alpino per lui, che a più riprese cerca di redimerlo portandolo sulla via del Signore. Tra pagine grottesche e violente, con improvvisi picchi esilaranti, quest'uomo che finge di saperla lunga affida tutto il suo futuro e una curiosa ricerca di salvezza a una donna non meno tormentata di lui. Da un incontro del genere, poteva scaturire solo un'ilaro-tragedia nera e sorprendente. -
Real Doll
In un'antologia di racconti dove il sesso impera, Vasco Rialzo scandaglia forme, punti di vista e stereotipi con un unico filo conduttore: l'animalità dell'essere umano, invariabilmente rivelata dal mezzo di comunicazione più antico. In quel che si desidera, si cela infatti un mondo censurato e tenuto segreto, che trasmette un'istantanea tanto reale quanto spietata della nostra società. Questi racconti sono incredibilmente poliedrici, a volte feroci, a volte divertenti, altre volte ancora strampalati, dove il sesso si denuda della sua naturale positività e diventa strumento tagliente e cinico per ironizzare su ciò che, celato sotto tante maschere diverse, confonde le acque e governa da sempre il mondo. Nel narrare gli esseri umani attraverso la pulsione primordiale che li possiede, l'autore offre uno sguardo dall'alto a un puzzle esistenziale, completo e desolato, che fa insorgere il desiderio di affrancarsene un po' e ricomporne le tessere, cercando sollievo in ciò che di piccolo, umile e pulito ciascuno di noi ha sottomano. -
Con il mare a sinistra
Una donna toglie dalla sua borsa le chiavi di casa, della macchina, il cellulare; mette dentro una manciata di soldi, un pezzo di pane, un cambio di biancheria e se ne va. Prima con treno e autobus, poi a piedi, percorrerà la Francia del sud, la Spagna, il Portogallo, senza un punto d'arrivo prestabilito, ma con un unico riferimento: tenere il mare a sinistra, per essere certa di allontanarsi. Il lettore scoprirà i motivi di questa scelta pagina dopo pagina, attraverso le riflessioni di chi lei ha lasciato e nelle impressioni di chi la incrocia sulla sua strada. Un viaggio reale e interiore; dolente e leggero; segnato dagli incontri quanto dagli eventi atmosferici. Un vero viaggio. -
Stazione Kelvin
Giovanni Steller è un ufficiale di mezza età, che all'inizio di un anno imprecisato viene trasferito in una remota stazione spaziale adibita all'estrazione di minerali, per assumere le funzioni di vicecomandante. L'incarico (""non esattamente una promozione"""", ammette il protagonista) sembra preludere a un tranquillo finale di carriera, ma sin dal suo arrivo Steller verrà catturato in una fitta sequenza di fatti inspiegabili e di pericoli sconosciuti. Poco a poco la situazione precipiterà verso l'inevitabile punto di crisi, costringendo lui e gli altri quattro membri dell'equipaggio a fronteggiare una minaccia che non riescono a comprendere: un'epidemia? Una cospirazione? Un esperimento segreto? Nonostante la classica ambientazione da space opera, Stazione Kelvin non è un racconto di fantascienza nel senso più ovvio del termine; è anzitutto un viaggio nella solitudine, nella fatica, e nella disperata ricerca di dare un senso alle cose. Un senso che però continua a sfuggire e a dare scacco."" -
Il ritorno delle bionde
Se lascerete entrare un cane nelle vostre vite, il vostro mondo cambierà. I vostri figli avranno l'amico migliore che potreste mai offrir loro. Voi stessi trarrete beneficio dalle passeggiate e dalla convivenza con una creatura sensibile, unica e fedele. E la vostra routine quotidiana sarà piena di pelo da aspirare, certo, ma anche di amore vero. I cani non sanno cosa siano il rancore, la vendetta, l'invidia o l'odio. Ci sono cani che si gettano dagli elicotteri, e che sfidano le intemperie senza paura al solo scopo di recuperare uno di noi. Uno che nemmeno conoscono, ma che semplicemente appartiene a quella specie animale che i cani tanto amano: l'essere umano. Anche quando non è umano per niente. Riedizione ampliata e aggiornata di ""Marley chi? La mia vita con tre Labrador"""""" -
Fuga dal paradiso
"Fuga dal Paradiso"""" è un romanzo sequenziale: dopo la scrittura di ogni capitolo è stato sorteggiato l'autore che avrebbe dovuto proseguire il capitolo successivo, in sequenzialità, appunto, con quello precedente, ma in assoluta autonomia su come indirizzarlo. Non ci sono stati confronti fra gli autori, nessun contatto riguardo a ciò che stavano scrivendo. Gli autori sono citati solo alla fine, per non togliere la sorpresa, e davvero stupisce questo romanzo trash dalle tinte forti. Per l'amalgama incredibile di questi otto autori che, alla fine, sono diventati un mostro-piovra a sedici mani, ma unica mente. Un esperimento riuscito felicemente, e il fatto che ogni capitolo sia scritto da mano diversa aumenta il godimento, perché si percepisce come ognuno degli autori si sia a sua volta divertito un sacco, alzando l'asticella, aprendo strade impreviste, prospettando soluzioni inaspettate, ridendosela sotto i baffi pensando a chi veniva dopo. E questa giocosità si sente tutta, in questa Fuga dal Paradiso. E non sapete che paradiso! Buon divertimento." -
Io, come tante
Cosa lega il mare e la pianura padana? E un delfino e una lepre? Un cioccolatino può riempire la solitudine? Un amore può andare e tornare, come se niente fosse? La casa, i figli, il lavoro, la stanchezza, i sogni, l'amore. La torta che cuoce e le passeggiate col cane. I pensieri sull'ieri e sul domani. Le stagioni che segnano il tempo che passa. Le meraviglie della Natura& Immagini che la mano scrive, come fossero poesia. Eppure, a ben pensarci, sono solo cose di tutti i giorni, cose comuni che si ripetono dalla notte dei tempi e che scorrono dentro come il sangue nelle vene. -
Il cittadino e la sfinge
Jan Vermeer è oggi celebrato universalmente come uno dei sommi maestri della pittura olandese del Seicento. Questa fama tuttavia non gli venne tributata in vita, né all'indomani della morte. Essa risale a un'epoca molto più recente e si deve soprattutto alle ricerche condotte, nei due decenni successivi alla metà dell'Ottocento, da uno studioso francese, la cui biografia abbonda di episodi ardui e avventurosi. William Bürger, al secolo Théofile Thoré, dopo una giovinezza di illusione rivoluzionaria e di esilio reale, si accinse alla ricostruzione della vita e dell'opera della Sfinge (Vermeer) sulla base degli esigui documenti ancora reperibili e ne rintracciò i dipinti confusi in collezioni private e attribuiti nel frattempo ad altri autori. Il romanzo narra la storia di questa riscoperta con precisione e fedeltà documentarie, sugli sfondi delle tre città - Parigi, Bruxelles, Amsterdam - che furono teatri reali dell'intera vicenda. -
Xenos. Lo straniero
Penelope ha deciso di fuggire. Assediata dai Proci, impegnati a contendersi il trono di Itaca, e delusa da uno sposo che non ha mai fatto ritorno, abbandona il palazzo nel cuore della notte e attende l'alba su di una spiaggia deserta. Nello stesso luogo solitario Ulisse aspetta che faccia giorno, per partire di nuovo e lasciare definitivamente una patria divenuta ormai straniera e ostile. Protetti dalle tenebre e senza mostrare di aver riconosciuto l'identità l'una dell'altro, la regina in fuga e l'eroe sopravvissuto rivivono le vicende, i drammi e le lotte che hanno costellato i loro vent'anni di lontananza, attraverso un lungo racconto a ritroso. Solo i primi bagliori dell'aurora dissolveranno ogni loro proposito di fuga restituendoli al destino che li attende, in attesa di potersi incontrare di nuovo. -
Non tutti gli specchi sono uguali. Misteri e miracoli di Inson Park
Il morbo di Parkinson non guarda in faccia nessuno e può venire ad abitarti dentro in qualsiasi momento dell'esistenza e a qualsiasi età. I quaderni dei sintomi, e del male interiore, diventano qui un diario non sempre drammatico, anzi a volte tragicomico. Pellegrinaggi in ospedali, la ricerca del ""migliore"""" (diagnosi, medico, cura), aspettative deluse da luminari poco empatici, speranze rinnovate da medici umani, e più illuminati. Cercando di afferrare il bandolo di una matassa da cui partire, diventa inevitabile percorrere ricordi e sentimenti e accompagnarli con le proprie riflessioni. Così questo libro diventa un viaggio ad ampio percorso, una testimonianza fruibile anche dai """"non addetti al male""""."" -
Il canto dell'elefante. L'undicesima rosa
Il canto dell'elefante ha un suono sordo. È custode della conoscenza, di una memoria antica legata a un tempo altro, remoto e presente. Detentore della storia, svela il suo ruolo: essere un monito per l'uomo incapace di vedere. Il suo canto risuona lento e inesorabile, e prende forma attraverso la parola. Quella parola capace di farsi seme, e di volare, priva di radici se non quelle dell'aria che la trasporterà altrove, per poi depositarsi solo dove la terra sarà fertile e potrà generare forme nuove. -
Un quarto di luna. Demon P.I.
Parigi, ottobre 1980. Brenno Caccia, investigatore di professione e mezzo-demone per nascita, giunge nella Ville Lumière, insieme all'intrepida segretaria Alex, per seguire il caso affidatogli dal cliente più inaspettato di sempre: lo spirito di suo padre, Terah di Sidone, messosi in contatto con lui - attraverso lo spazio e il tempo - per avvertirlo di un imminente pericolo. Le sorti dell'Umanità sono a rischio e, a quanto pare, solo Brenno può scongiurare il possibile Armageddon. Come? Questo non gli è dato sapere, ma ogni indizio sembra puntare verso la casa più vecchia della città, la dimora dell'alchimista Nicolas Flamel. Tra corse in auto, tradimenti e fughe nelle catacombe, Brenno si troverà implicato in un complotto millenario che lo porterà a scontrarsi con ciò che resta di Demoni e Dei pur di salvare le persone che ama. -
Our lady of the fallen. La palude di ossa
Città del Messico, 1995. Catherine Browning, figlia dell'Ambasciatore britannico, ha diciassette anni ed è scomparsa nel nulla. Con lei, la sua compagna di scuola, Rocío, terzogenita di Pepe Mendoza, uno dei più ricchi narcotrafficanti del Cartello. Mentre la polizia crede in un rapimento a scopo di riscatto, l'MI6 invia sul posto Logan Scott, Ufficiale dell'Intelligence, per presiedere l'indagine nell'interesse del Paese. L'esito della vicenda appare scontato, ma le ore passano e il caso sembra smentire ogni previsione, evocando la minaccia di un culto di brujos sanguinari e sacrifici umani. Soledad Guerrero, nuora del Patrón Mendoza, ha un solo obiettivo: ritrovare Rocío, o almeno vendicarla. Per poterci riuscire, dovrà affidarsi all'alleato meno scontato, sfidando tutto e tutti alla ricerca di risposte. Tra le nebbie delle chinampas, Santi Banditi, incubi e Voci che sussurrano nell'ombra, un misterioso uomo col sorriso da coyote guiderà i passi di Sol e Logan attraverso i segreti della Ciudad, fino a condurli nella sua parte più oscura, in un'indagine dove i fatti si confondono alle illusioni e la verità si cela, non vista, negli occhi vivi della Vergine della Laguna. -
Di cosa stiamo parlando? Antologia di frasi fatte e tic della lingua quotidiana
Dieci autori - linguisti, scrittori, poeti - commentano altrettanti stereotipi e tic della nostra conversazione, specchio fedele della società italiana: ""In qualche modo"""", """"Si pre- ga gentilmente"""", """"Esatto"""", """"Location""""...Da sempre la conversazione quotidiana è caratterizzata da modi di dire che, volta a volta, esprimono lo spirito del tempo. Solo alcuni di essi sopravvivono darwinianamente e si ria- dattano alle nuove epoche: come il sempreverde """"fico"""" o """"figo"""", inalterato dagli anni '60 ad oggi. Nulla di cui scandalizzarsi. Non bisogna farsi censori del lessico e, se qualcuno dice """"un attimino"""", pazienza.Però mai come oggi, nella nostra società che ha rilanciato anche attraverso i social network la chiacchiera, quelle interiezioni hanno generato un inquinamento verbale che ha soprat- tutto la funzione di riempire il vuoto.""