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Immaginari alterati. Politico, fantastico e filosofia critica come territori dell'immaginario
«L’immaginario è tra i terreni salienti di battaglia, per chi voglia sottrarsi alla dittatura più insinuante, senza scrupoli e invasiva che la storia ricordi.» - Valerio EvangelistiL'immaginario è un dispositivo di gestione del potere e parimenti di esercizio dell'opposizione. Vampiri, fantasmi e zombie non costituiscono mere maschere di un escapismo pilotato, ma sono metafore potenti incorporate in teorie critiche e in pratiche antagoniste. L'immaginario non occupa soltanto uno spazio ristretto del pensare umano, ma riassume in sé in forma attiva/cosciente e passiva/indotta tutte le formulazioni dell'attività intellettuale. Non è tanto l'immaginario a essere politico, quanto il politico a essere immaginario; così come lo sono la letteratura, l'arte, l'economia e perfino le scienze naturali nelle diverse articolazioni paradigmatiche che si sono succedute nel corso della storia. Occorre liberare l'immaginario dal ruolo falsamente sovrastrutturale che gli è affidato nella società dello spettacolo, per affermarne la dialettica appartenenza alla struttura stessa delle società umane e per far sì che tutta la sua potenza diventi strumento di radicale cambiamento dello stato di cose presenti. Quello che il lettore ha tra le mani è un testo antologico sui differenti ruoli e funzioni che l'immaginario può rivestire in ambito culturale, letterario, cinematografico e politico. Non a caso tutti gli autori sono redattori della webzine ""Carmilla"""" il cui logo recita """"Letteratura, immaginario e cultura di opposizione"""": una testata che da anni raccoglie l'attenzione quotidiana di migliaia di lettori, interessati a quella critica dell'esistente di cui si articolano qui alcuni percorsi. Prefazione di Valerio Evangelisti."" -
Il videogioco in Italia. Storie, rappresentazioni, contesti
Quali sono i videogiochi made in Italy? E che immagine dell'Italia forniscono? Il videogame nel Bel Paese esprime caratteri di cultura nazionale tanto nelle produzioni nostrane quanto nell'adattamento e nella ricezione culturale dei prodotti esteri. I contributi di questa raccolta, firmati da ricercatori italiani e internazionali, trattano della fruizione e della produzione italiana di questi prodotti, della rappresentazione del nostro paese, delle relazioni tra giochi, fumetti, cinema, sport e brand nazionali, delle comunità di giocatori, critici e studiosi e del crescente riconoscimento istituzionale del medium come veicolo per la promozione del patrimonio storico-culturale. Prefazione di Peppino Ortoleva. -
Emmanuel Levinas. La scoperta dell'umanità nell'inferno dello Stalag 1492
Nelle pagine di questo saggio, il senso del fare memoria acquisisce pieno valore: «Ci rivolgiamo a un passato, per amore del nostro futuro». Con questo avvertimento, che suona già come un insegnamento, l'autore invita a guardare all'anti-mondo della Shoah. Casper, al quale Emmanuel Levinas dedicò uno dei suoi ultimi saggi, ""Nell'ora delle nazioni"""", indaga con l'acume che gli è proprio i """"Carnets de captivité"""" del filosofo ebreo-lituano riuscendo a farne emergere l'elemento cruciale: il fondamento ultimo della nostra umanità sta nel «felice dovere di amare l'altro»."" -
Ladri di identità. Dalla falsa testimonianza alla testimonianza come finzione nella letteratura tedesca sulla Shoah
Il tema delle analisi contenute in questo volume è costituito dal delicato e complesso rapporto tra la finzionalità della testimonianza e la testimonialità della finzione letteraria. Le opere prese in considerazione sono in due casi testimonianze - vere o false - della Shoah, e in altri tre casi romanzi, vale a dire finzioni dichiarate sulla Shoah. Quattro di queste opere furono al centro di veri e propri scandali letterari, che fecero molto scalpore e occuparono a lungo le pagine culturali dei giornali e la critica internazionale. Il filo rosso che unisce queste opere è rappresentato dal furto d'identità e quindi dalla falsa testimonianza: in due casi l'argomento è oggetto della rappresentazione letteraria (""La tela"""", di Benjamin Stein e """"Il nazista e il barbiere"""", di Edgar Hilsenrath), mentre in altre due occasioni è l'autore stesso a essersi appropriato attraverso la scrittura di un'identità non sua (""""Frantumi"""", di Binjamin Wilkomirski e """"La tana di fango"""", di Wolfgang Koeppen)."" -
La trasmissione del testo poetico in Cina e in Giappone
Il volume raccoglie i saggi elaborati da un gruppo di studiosi di letteratura cinese e giapponese provenienti da vari atenei italiani sul ruolo di mediazione e rimodulazione dei canoni linguistico-letterari svolto da antologie e commentari poetici nei sistemi letterari di Cina e Giappone premoderni. Le opere analizzate all'interno dei singoli studi comprendono testi noti e meno noti della tradizione critico-letteraria delle due aree geografico-culturali di riferimento e abbracciano un arco temporale che si estende dal VI secolo d.C. ai primi anni del XIV sec. In ambito cinese, i saggi prendono in esame le opere Wen xin diao long (A.C. Lavagnino), Wenxuan e Yutai xinyong (G. Baccini) e Du lü yanyi (B. Bisetto), mentre in ambito giapponese sono analizzate le opere Man'yoshu (M.C. Migliore), Bunka shureishu (F. Fraccaro), Ise monogatari (A. Maurizi) e Genji monogatari (I. Sagiyama). I saggi qui raccolti elaborano le sollecitazioni preliminari emerse nel corso di una giornata di studi svoltasi presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione ""Riccardo Massa"""" dell'Università di Milano-Bicocca nell'ambito di un progetto di ricerca intitolato """"Mediazioni e rimodulazioni del 'classico': antologie e commentari nei sistemi letterari di Cina e Giappone premoderni"""", diretto da Barbara Bisetto, con la partecipazione di Andrea Maurizi, e finanziato dall'Università degli Studi di Milano-Bicocca."" -
Matteo Renzi, dal pop al flop. Ascesa e declino di una leadership televisiva
Renzi è arrivato come un uragano sulla politica e sulla comunicazione italiana, facendo a sinistra l'operazione che aveva fatto Silvio Berlusconi vent'anni prima sull'altro versante: quella cioè di imprimere alla prima (la politica) una fortissima torsione in direzione della seconda (la comunicazione), fino a farne il nucleo essenziale delle sue strategie. In questo saggio si disegna il percorso politico-comunicativo di Renzi dagli esordi fino all'ultima stagione, per capire le ragioni non solo della sua rapida ascesa ma anche del suo progressivo logoramento fino alla sconfitta del 4 marzo 2018. L'ipotesi del volume, corroborata dall'analisi di numeri e dati, è che l'ascesa e il declino del leader del Pd si siano costruiti interamente, per la prima volta nel centrosinistra, dentro il circuito mediatico e in particolare dentro i formati del piccolo schermo, rappresentando un caso assolutamente interessante per lo studio delle relazioni tra i media, la tv e la politica e delle loro ricadute in termini di consenso. -
Naturalismo e ontologia
"Naturalismo e ontologia"""" costituisce la versione rivista e ampliata delle John Dewey Lectures, tenute da Wilfrid Sellars all'Università di Chicago nel 1974. Il volume rappresenta quindi una delle sintesi più mature della riflessione del """"savio di Pittsburgh"""". In esso Sellars opera il tentativo di unificare in forma sistematica le concezioni ontologiche, semantiche e di filosofia della mente che aveva sviluppato nei precedenti trent'anni. Proprio per questo carattere sistematico, Naturalismo e ontologia è divenuto un testo classico per la filosofia analitica del Novecento, in grado di suscitare approfonditi dibattiti nei più disparati ambiti della stessa. Risulta infatti indubbiamente affascinante il tentativo di proporre una teoria del significato e del riferimento che possa convergere con una profonda forma di naturalismo nel quale, in maniera per certi versi rivoluzionaria, riescano a convivere realismo scientifico e pragmatismo." -
Pantere nere. Storia e mito del Black Panther Party
"Pantere Nere"""" è la storia di un leggendario gruppo di rivoluzionari neri nel """"ventre della bestia"""" Usa, che ha caratterizzato in modo unico il movimento degli anni Sessanta del secolo scorso. La loro immagine - giovani armati e risoluti che volevano controllare gli abusi della polizia nel ghetto e liberare la colonia nera - ha scatenato il prurito sensazionalista dei mass media e spaventato a morte l'America bianca. Partite da un Martin Luther King nel 1968 - crebbero fino a diventare un'organizzazione nazionale, definita """"la più grande minaccia alla sicurezza interna degli Stati Uniti"""" da J. Edgar Hoover, direttore dell'Fbi. Il Black Panther Party fu affrontato dalle istituzioni con tutti i mezzi possibili, legali e illegali, e fu creato uno specifico programma segreto dell'FBI per annientarlo. La """"guerra sporca"""" dello Stato e le contraddizioni interne riuscirono a neutralizzare le Pantere Nere, ma il loro esempio, che ha ispirato movimenti in tutto il mondo, è tuttora vivo nella cultura e nei valori degli africano-americani." -
La logica della libertà
Cos'è la libertà del volere e dell'agire? In quali condizioni essa è possibile - se è possibile - e come può conciliarsi con la legalità del mondo naturale? Gli esseri umani sono liberi? Quale nesso intercorre tra libertà e responsabilità morale? Sono queste alcune delle domande attorno alle quali ruota, da secoli, la discussione sul libero arbitrio o, come spesso si preferisce dire oggi, sulla ""libertà metafisica"""". Questo libro, introdotto da un ampio saggio e da un'introduzione di Mario De Caro, raccoglie alcuni tra i più significativi contributi offerti a questo dibattito dalla filosofia anglosassone contemporanea: da Alfred J. Ayer a Peter F. Strawson, da Harry Frankfurt a Peter van Inwagen."" -
La guerra che viene. Crisi, nazionalismi, guerra e mutazioni dell'immaginario politico
Nel corso dell'ultimo anno l'informazione mainstream e la narrazione politica istituzionale sembrano aver riscoperto il pericolo di un conflitto allargato su scala planetaria. Frutto di errori, problemi di governance oppure conseguenza della crisi economica e di promesse elettorali che non possono ancora essere mantenute, la spiegazione del conflitto è inscindibile da una struttura socio-economica che ha fatto della concorrenza più accanita e dello sfruttamento più spietato e virulento delle risorse umane e ambientali le uniche motivazioni reali della propria esistenza. Guerra che, nonostante le continue dichiarazioni di fedeltà ai trattati, non vede ancora delinearsi degli schieramenti precisi e che non vedrà in gioco soltanto blocchi militari e politico-economici facilmente riconoscibili (Russia, Stati Uniti, Cina, Europa), ma che proprio tra le pieghe delle alleanze e le contraddizioni con e tra le nuove potenze emergenti, quali Arabia Saudita, Turchia, Iran e Israele, avrà uno dei suoi principali motori. Prefazione di Valerio Evangelisti e postfazione di Gioacchino Toni. -
La luce delle cose. Dialoghi tra maestro e allievo su fenomenologia, psicopatologia e stupore
La luce delle cose è quell'aura luminosa che appare intorno all'oggetto di studio, di cura e di ricerca, segnalandone così la trasformazione in fenomeno. Così si potrebbe definire il passaggio dell'oggetto di conoscenza - sia esso un oggetto fisico o un paziente, un ricordo, un'emozione - in fenomeno, il passaggio da alieno ad altro, da sintomo senza senso a esperienza comunicabile e quindi rimessa in moto nella pratica intersoggettiva della cura. Il Lorenzo Calvi che emerge dai dialoghi riportati in questo testo è una fi gura inedita: come colto di sorpresa nei suoi luoghi e nel suo mondo, sorge in queste dense pagine un ritratto inedito della personalità, delle conoscenze e del metodo, del calore e della tolleranza di cui Calvi è stato capace. Quelli raccolti in questo testo sono dialoghi aperti al mondo-della-vita, perle di esperienza clinica condensate in un incontro e in un passaggio tra generazioni, in un corpo a corpo lungo alcuni anni che si proietta in avanti come prezioso contributo di nozioni e stile per le prossime generazioni di clinici fenomenologicamente orientati. Presentazione di Giacomo Calvi. Prefazione di Federico Leoni. Postfazione di Gilberto Di Petta. -
Il fascino di Chora. Fortuna contemporanea di una intuizione platonica
Il volume analizza la sorprendente fortuna contemporanea della Chora, introdotta da Platone nel Timeo nel tentativo di superare un problematico e insoddisfacente dualismo. Riscoperta da Heidegger, diventata un'ossessione per Derrida e consacrata definitivamente da Kristeva, tale termine - come si analizza nella prima parte del volume - diventa luogo centrale di un significativo filone del pensiero filosofico contemporaneo, legato ai temi della differenza ontologica, della comprensione del soggetto umano, dei limiti del linguaggio e della razionalità, dell'inaccessibilità della totalità. ""Il fascino di Chora"""" travalica però i confini della filosofia per diventare stimolo fecondo per la riflessione teologica, la teoria architettonica e geografica, gli studi di genere - a questi temi è dedicata la seconda parte del volume. L'ultimo Platone emerge così in tutta la sua attualità: e se Chora fosse il nome antico del principio di indeterminazione di Heisenberg? Prefazione di Salvatore Natoli."" -
Donne e fantastico. Narrativa oltre i generi
Gotico, fantasy e fantascienza. Che cosa lega assieme le scrittrici che hanno lavorato sui temi del fantastico a partire dal ""Frankenstein"""" di Mary Shelley fino ai nostri giorni? Da tutte le connessioni rintracciabili nelle loro storie, i rimandi e i collegamenti, si ricava l'impressione di una imponente (e forse inconsapevole, ma è una delle domande su cui si sofferma il volume) tessitura work in progress. Tessitura che nel suo insieme ha contribuito a spostare sia l'immaginario sul ruolo e il posto delle donne nella nostra società (e alcuni trend della narrativa young adult lo dimostrano) sia a modificare il significato di alterità attraverso una interrogazione continua sul perturbante. Il fantastico per le scrittrici è stata un'immersione piena nel reale, per esplorarlo e scoprire qualcosa di più sulla natura del genere umano e mettere in luce significati nascosti e pensieri inespressi. Il fantastico sembra quindi essere diventato negli ultimi anni uno strumento efficacissimo per fare i conti con il reale, il tutto all'interno della grande tradizione della narrativa speculativa. Prefazione di Loredana Lipperini."" -
Geroglifici e cinema. Il film come «universale fantastico»
I geroglifici egizi, valorizzati dall'estetica fin dalle sue origini settecentesche, sono considerati, nell'età dei Lumi, la lingua muta della sensazione, una sorta di Characteristica universalis che, dopo aver attirato l'interesse, tra gli altri, di Leibniz, diventa la metafora del parlare per immagini: i ""geroglifici espressivi"""" di cui scrive Diderot, peraltro rifacendosi anche a Bacone, accomunano la lingua dei sordomuti all'arte teatrale """"del gesto"""". Due secoli dopo, """"arte geroglifica"""" è definito il cinema delle origini, ancora concepito come teatro filmato, dove l'enfasi espressionistica della recitazione comunica secondo il principio del rebus, che sta alla base anche della lingua geroglifica: lo scrive Abel Gance, lo esemplifica Chaplin, lo teorizzano, tra gli altri, Balázs e Ejzenstein. Ma v'è di più. Il film è una sorta di """"universale fantastico"""", direbbe Vico, che in questo si ispirava proprio ai geroglifici, traducendo concetti astratti in immagini concrete, il cui significato, tuttavia, non è spesso manifesto. Il film, infatti, è, come vuole Kracauer, un """"geroglifico visibile"""", che illustra in filigrana i cambiamenti ancora invisibili di una realtà storico-politica che va saputa, smascherata e denunciata. È un simbolo, proprio alla maniera ermetica, nel quale si celano le """"disposizioni psicologiche"""" di un popolo: anche nei film d'evasione del periodo classico si può intravedere ciò che sarebbe accaduto durante il nazismo."" -
Specchi scomodi. Etnografia delle migrazioni forzate nel Libano contemporaneo
Questo libro offre una lettura sociologica dei flussi dei rifugiati verso il Libano e dell'impatto sociale degli aiuti umanitari su comunità locali e migranti. Il punto di partenza è il racconto etnografico di quattro donne reduci da violenze politiche e migrazione forzata: Souhà, Iman, 'Alia e Amal. Analizzando lo sfollamento interno nella periferia meridionale di Beirut, causato dalla guerra del luglio 2006 tra Libano e Israele, il libro si focalizza sui residenti locali e sui rifugiati palestinesi e iracheni per poi esaminare la gestione della crisi siriana nel Libano settentrionale, dove l'ospitalità locale viene istituzionalizzata dalle agenzie umanitarie. L'autrice identifica così gli ""specchi scomodi"""", ovvero la continuità che lega indissolubilmente non solo quattro vite apparentemente scollegate l'una dall'altra e quindi quattro processi storici, ma anche le strategie quotidiane di sopravvivenza economica ed emotiva di diversi gruppi sociali."" -
Derrida tra le fenomenologie: 1953-1967. La differenza e il trascendentale
Nonostante Jacques Derrida sia da molti considerato un classico della filosofia della seconda metà del Novecento, pochi sono stati finora gli sforzi atti a ricostruire, ""filologicamente"""" oltre che speculativamente, gli sviluppi del suo pensiero negli anni che vanno dal 1953 al 1967. La presente ricerca si prefigge di ripercorrere questo tratto dell'iter intellettuale derridiano prestando particolare attenzione al confronto con la fenomenologia, tanto husserliana quanto heideggeriana: l'obiettivo è mostrare, testualmente e teoreticamente, come Derrida rimanga un pensatore di tipo """"trascendentale"""", convinto cioè della sua inaggirabilità per qualsiasi discorso che voglia articolare, in un orizzonte di senso, le """"differenze"""" e il loro irrefragabile accadere."" -
Dialoghi con i non umani
Negli ultimi anni l'antropologia culturale ha rafforzato il suo interesse per le relazioni tra umani e non umani, facendone uno dei temi privilegiati della riflessione teorica e della rappresentazione etnografica. Il dialogo tra umani e non umani permette di ridiscutere l'antropocentrismo, di apprezzare altre forme di umanità e di cogliere le sfide concettuali che emergono da visioni del mondo radicalmente opposte al naturalismo occidentale. I saggi qui inclusi illustrano alcuni aspetti di questa corrente di studi, in gran parte sulla base di etnografie (Papua Nuova Guinea, Congo, India, Alaska, Perù, Ghana), facendo riferimento alle relazioni degli esseri umani con la flora, la fauna e la tecnologia e focalizzando l'attenzione sui sistemi di pensiero, sulle pratiche, sull'esperienza del suono e sulla musica. -
Patologie dell'esperienza. La filosofia di Günther Anders fra contingenza e tecnica
Questo studio ruota attorno all'approfondimento delle categorie di ""esperienza"""" e di """"contingenza"""" nella filosofia di Günther Anders (1902-1992), mostrando in quale misura esse - nonostante le numerose """"cesure"""" che lo stesso autore ha individuato all'interno del suo pensiero - siano da considerare un elemento di unione di tutta la sua produzione intellettuale. Tali categorie vengono declinate in relazione alle diverse fasi del pensiero di Anders e alle rispettive discipline cui egli approda progressivamente nel corso della sua formazione filosofica, vale a dire la fenomenologia, l'antropologia filosofica, l'esistenzialismo e infine l'etica della tecnica, offrendo un rinnovato ritratto di uno dei più profondi e stimolanti critici della civiltà tecnica."" -
Tutta la gioia possibile. Saggi su Giorgio Manganelli
L'interpretazione critica dell'opera di Manganelli è assestata abbastanza stabilmente sulle categorie che l'autore stesso ha usato centinaia di volte per definire la sua idea di letteratura: menzogna, maschera, nulla, finzione. I saggi di questo volume, senza negare affatto la validità di quel quadro, vogliono costruire una strada di lettura diversa. Unendo il rigore dell'analisi con la quanto mai necessaria libertà di movimento e di pensiero, qui si cerca di rinvenire, o di costruire (e insomma: di inventare) un Manganelli che scrive nel nome di una pratica attiva della potenza e della gioia. -
La voce mediatizzata
Questa raccolta di saggi nasce dalla convergenza di studiosi di diverse discipline - sociologia, estetica, letterature comparate, studi sul teatro, filmologia, musicologia - attorno a un tema trasversale e nel contempo circoscritto: la mediazione tecnologica della voce. La voce non è uno strumento, qualcosa di esterno a me, un oggetto altro da me. La voce sono io, io stesso che risuono, è il soggetto in forma sonora. Se proprio si vuole intendere la voce come uno strumento, al pari di un violino o un sintetizzatore, allora la voce è lo strumento naturale per eccellenza. Tuttavia, la voce è anche lo strumento più facilmente sottoposto a ogni tipo di mediazione tecnologica e culturale. Così come un volto umano o un gesto corporeo, la voce conserva sempre un fondo irriducibile di realtà naturale, non protesica. Mentre un violino o un sintetizzatore sono oggetti parimenti artificiali, la voce tecnologica è inesauribilmente ibrida, anfibia. Il fuoco specifico della ricerca è dunque la mediazione tecnologica di un oggetto irriducibilmente non-tecnologico.