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Il «fiume carsico». Federalismo e centralismo nel dibattito pubblico tra Lombardia e Italia (1945-1953)
Nella storia dell'Italia contemporanea il dibattito sul centralismo, sul federalismo e sulle libertà locali ha l'immagine di un «fiume carsico» che scorre sotterraneo per poi riemergere con forza in superficie. Sebbene sovente lasciato sullo sfondo il tema è, infatti, da sempre presente nelle istanze di vaste parti della classe dirigente degli ultimi due secoli: tuttavia, solo in alcune circostanze ben definite si è imposto nella dialettica politica e ha coinvolto l'opinione pubblica. Momenti che, in genere, corrispondono a fasi di crisi acuta del Paese. Questo volume affronta uno di quei momenti: terminata la Seconda guerra mondiale e mentre procedeva la ricostruzione anche il nuovo ordinamento dello Stato - o, come disse Ivanoe Bonomi, «distruggere la vecchia impalcatura dello Stato, quale è uscito dalla prova di oltre ottant'anni, e sperimentarne una nuova» - era considerato una riforma necessaria per creare un'autentica democrazia. In tale ricostruzione, morale e materiale, era investito anche il mondo della stampa ora tornata libera, cui era assegnato il delicato compito di accogliere e convogliare la voce dei cittadini, interpretarla e chiarirla come indicazione di volontà che non poteva essere ignorata dalla classe dirigente. Attraverso dunque il dibattito sulle oltre cinquanta testate pubblicate in Lombardia tra il 1945 e il 1953 il volume ripercorre la parabola delle autonomie in quella decisiva fase storica e mostra quanto sul federalismo e sul centralismo si giocò una partita tutta politica, influenzata anche dall'affermarsi della «Repubblica dei Partiti» e della Guerra Fredda, un nuovo equilibrio geopolitico mondiale che non poteva non avere ricadute sulla politica interna del paese. -
Tra Don e Danubio. Lo spazio scitico tra nomadismo e sedentarietà
La rara coincidenza dello ""spazio geografico / politico"""" con quello """"linguistico / etnico"""" porta negli studi iranici alla necessità di definire il concetto di Iran esterno ed Iran interno. Lo studio del cosiddetto Iran esterno richiede una riflessione preliminare sull'elemento iranico nelle regioni della Russia meridionale, Ucraina meridionale e del Caucaso. Definiamo l'iranicità di queste regioni """"iranicità settentrionale"""". Questa designazione non è dettata da motivazioni linguistiche: le lingue iraniche si suddividono, sulla base della situazione medio-iranica, in orientali ed occidentali. Tale distinzione è del tutto soddisfacente e non richiede un'ulteriore suddivisione sulla base di elementi a volte, fra l'altro, di dubbia e controversa interpretazione. Intendiamo sottolineare, invece, in questo modo la profonda differenza che esiste fra l'iranicità a nord del mar Nero, del Caucaso e del Caspio e quella ben più nota della Persia e della Media nel suo modo di """"realizzarsi"""". L'iranicità settentrionale è sempre stata avvolta in un velo di mistero. Non ha creato imperi con capitali di pietra, non ci ha lasciato niente di scritto. È un mondo sotto molti aspetti enigmatico e sfuggente, ma non per questo privo di fascino e splendore: alcune pagine di Erodoto dedicate agli Sciti sono brillanti al punto di convincere il lettore a rileggerle anche a distanza di tempo; la produzione artistica scitica rinvenuta nei kurgany, il cosiddetto stile animalistico in particolare, ha arricchito le collezioni e le sale dei principali musei mondiali, dall'Érmitaz al Metropolitan. Chi si occupa di Sciti, di Persiani, di Sarmati e di Medi pur lavorando sempre all'interno dell'iranicità si trova ad affrontare problematiche profondamente diverse che richiedono tipi di intervento e competenze molto differenti. Affronteremo il problema dell'iranicità settentrionale secondo tre direttive principali di analisi: l) i luoghi nei quali si è sviluppata; 2) i popoli coinvolti; 3) le lingue parlate. Ognuno di questi temi presenta una bibliografia consistente ed è stato oggetto di studi accurati: data la complessità ed i molti problemi ancora irrisolti è senza dubbio destinato ad essere negli anni a venire oggetto di numerose trattazioni specifiche."" -
Il ritornello crudele dell'immagine. Critica e poetica del cinema di Carmelo Bene
Nel cinema di Carmelo Bene le immagini si inseguono in una corsa forsennata nella quale ritornano uguali e diverse, proprio come i ""ritornelli"""" di cui parlano Deleuze e Guattari in Millepiani, generando una """"crudele"""" sinfonia visiva in cui si affastellano sino a cancellarsi. Tuttavia, malgrado questa furia iconoclasta tesa a conseguire la cecità dell'immagine filmica, è innegabile che il cinema di Bene produca magnifici simulacri della visione da bruciare rapidamente e invano. Il libro pone l'accento proprio sulla connaturata dimensione visual della filmografia beniana, soffermandosi in particolare sulla disamina della pittura diegetizzata, marca metalinguistica di enunciazione autoriale. Unitamente all'analisi delle interferenze tra il cinema di Carmelo Bene e le arti visive, il saggio mappa l'accoglienza dei testi filmici del regista da parte della critica specialistica di settore, collazionando i contributi riportati in «Bianco e Nero», «Cinema & Film», «Cinema Nuovo», «Cineforum», «Filmcritica», «Sipario», «La scrittura scenica», «Cahiers du Cinema» e oltre. Prefazione di Alessandro Cappabianca. Postfazione di Emiliano Morreale."" -
Il romanziere in cattedra. Thomas Mann, Vladimir Nabokov, Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Lezioni di letteratura
Nella storia della letteratura del '900 tre casi di scrittori mostrano la profonda interazione, vera e propria simbiosi che intercorre fra l'attività di scrittura e quella d'insegnamento. L'italiano Giuseppe Tornasi di Lampedusa tiene piccoli ma assai approfonditi corsi a qualche giovane amico di famiglia - spesso al solo Francesco Orlando, futuro grande studioso di letteratura e docente universitario. Negli Stati Uniti il profugo russo Vladimir Nabokov esercita la professione di docente per quasi vent'anni, passando da una mezza dozzina di prestigiosi atenei - Harvard, Wellsley e soprattutto Cornell. Il tedesco Thomas Mann, a dieci anni dal premio Nobel, sempre negli States è titolare di un seminario per due anni a Princeton. Cosa significa per loro insegnare? E in particolare, qual è il senso del trasmettere la propria visione della letteratura? Quali sono i contatti fra l'identità di romanziere e quella di professore? -
Il rito. Nuovi studi sul rito scozzese antico ed accettato alla luce della pratica filosofale
La prefazione di Leo Taroni, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, apre questo studio che si colloca - idealmente - a felice conclusione del percorso di analisi simbolica intrapreso con I Doni dello Specchio. La lettura alchemica della simbologia e dei Rituali dei Gradi del Rito Scozzese svelano una ricchezza e una profondità affascinanti e sorprendenti, e il Rito Scozzese stesso appare, nella sua funzione di Arca della Tradizione, come territorio vasto e ricco di bellezza nascosta. È questa profondità a rendere il Rito Scozzese Antico ed Accettato uno strumento che nasconde un'efficacia che i più non sembrano sospettare, e che andrebbe invece condivisa proprio con le nuove generazioni, per essere messa a disposizione del mondo che ancora - e sempre - resta da costruire. -
Etica dell'agire scientifico e tecnologico
"Tu cosa preferisci? Un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?! Certo che sarebbe davvero terribile un medico che ti ignora mentre muori!"""". Con questa frase Hugh Laurie, l'attore inglese che impersonava il Dottor House nell'omonima e fortunata serie televisiva, catturava perfettamente l'idea un po' cinica ma efficace dello scienziato oggettivo e anaffettivo. Quando cioè il camice bianco è vestito come corazza contro gli """"inquinanti soggettivi"""". In questa """"matrice House"""" però manca una casella, quella del """"medico che ti tiene la mano mentre migliori"""": lo scienziato buono, non semplicemente il buono scienziato. Si può dire di più, spiegando quale relazione vi sia tra la bontà professionale, l'essere cioè capaci di produrre conoscenza affidabile, e la bontà morale, l'essere buoni in senso generale. Seguendo da vicino la prassi scientifica come si realizza nei laboratori, si valutano i modelli di interazione tra scienza ed etica: la morale della conoscenza." -
I sensi del visibile. Immagine, testo, opera
Questo libro offre la definizione integrata dei concetti di immagine, testo e opera. Essi hanno oggi un'evidenza operativa tale che identifichiamo il testo con qualcosa di scritto, l'opera con l'oggetto d'arte e qualsiasi cosa con l'immagine per le nuove tecnologie che mappano ogni evento. Ma quali sono le proprietà, le funzioni e le valenze del testo, dell'opera e dell'immagine? Con il metodo della semiotica, riflessioni teoriche e analisi sull'arte contemporanea ci permettono di pensare ""tessere"""", """"operare"""" e """"immaginare"""" come i tre momenti orientati e reversibili dell'esperienza e della significazione che attribuiamo ai modi di esistere. Il testo è il modo """"attuale"""" del senso, la fase in cui instauriamo relazioni con forme e sostanze del mondo; l'opera è la fase della loro attivazione e messa in scena, il modo """"realizzato""""; l'immagine è la fase di inscrizione nella memoria in ricordi, credenze e sogni, riunisce i modi """"potenziale"""" e """"virtuale"""" del senso. Disegni e modellini di un progetto si distinguono da come viene attivato senza confondersi con l'immagine che ne conserviamo. Sono in grado di accendere l'immaginazione ed entrare nell'immaginario, individuale e collettivo, attraverso tracce che vengono poi restituite all'esterno sotto forma di nuovi testi. Percepiamo la discontinuità e lo slittamento fra testo, opera, immaginazione e immaginario vivendoli, ma ce ne sfugge la logica. """"I sensi del visibile"""" comincia a ricostruirla."" -
Lo Stato come organizzazione sociale. Modelli antropologici della filosofia politica
L'origine dello Stato è una questione che s'inquadra nei grandi temi del pensiero politico e, sebbene dal punto di vista storico e filosofico-politico sia fatta coincidere con l'età moderna (e quindi con il passaggio dallo ""Stato di natura"""" allo """"Stato civile""""), è pur vero che, dalla fine dell'Ottocento, tale concezione è messa in crisi. Muovendo dalla crisi del concetto, questo lavoro si propone di indagare lo Stato come organizzazione sociale, la cui origine ed evoluzione sono lette attraverso la lente dei modelli antropologici della filosofia politica. Il percorso metodologico che qui si presenta assume una trasversalità temporale che risale all'età classica, rintracciabile nell'osservazione e nell'analisi delle comunità sociali, delle idee e dei comportamenti espressi in tempi e luoghi differenti. Si tratta, com'è noto, di un campo d'indagine che ha una forte valenza per la comprensione dei presupposti che caratterizzano la varietà e la differenziazione dei comportamenti umani, una rilevanza analitica che emerge non solo sul piano socio-culturale, ma anche sul piano politico ed economico, fino ai giorni nostri."" -
La funzione moderna dell'arte. Estetica delle arti visive nella modernità
La modernità del XVIII secolo si caratterizza con una nuova funzione dell'arte in senso evolutivo dell'uomo. L'artista non è più servitore della forma, ma esecutore artefice della mimesis, creatore. Contemporaneamente in Europa si affermano tre istituzioni: il Museo come tutela e valorizzazione del bene culturale, l'Accademia come contesto di formazione e di produzione dell'arte e dell'artista, e l'Estetica come definizione dei nuovi concetti di gusto, genio, arte, operatività. Da Diderot a Winckelmann, da Kant a Hegel, da Nietzsche a Baudelaire, l'arte e l'artista assumono una centralità inedita. La rivoluzione industriale, la fotografia, il cinema, le tecnologie in genere interrogano l'arte e aprono nuove prospettive, orientando gli artisti verso soluzioni originali. Nuovi interrogativi si pongono nel contemporaneo: come è possibile insegnare l'arte? Quale il ruolo dell'arte e dell'artista nel trionfo dell'estetica, mentre l'arte attuale sembra avere perduto ogni rilevanza? Le domande aprono verso il possibile, l'arte può ancora fare cenno al pensiero. -
Il giardino e la rosa. Tre saggi per Franco Scataglini
La più bella versione poetica del Roman de la Rose ha la sua fucina ad Ancona, dove Franco Scataglini visse la sua intera parabola di uomo e di intellettuale (1930-1994), guardando alle origini romanze come al suo riscatto. La Rosa è anche un ennesimo omaggio cortese alla donna amata: Rosellina, sua moglie e Musa. La sua incantevole lingua letteraria muove dal dialetto antico, decantato alla scuola dei trovatori e dei siciliani. Con tale pigmento linguistico, egli sagoma e pennella anche il suo scontroso paesaggio marino e litoraneo attraverso gli animali che lo popolano, il suo originalissimo bestiario finora rimasto incredibilmente inavvertito. -
Democrazia senza futuro? Scenari dall'interregno postdemocratico
Il nostro tempo presente è profondamente segnato dagli esiti della rivoluzione conservatrice neoliberale, che si è affermata negli ultimi quattro decenni. Tuttavia, anche il neoliberalismo è in crisi. Siamo ormai entrati in una fase di interregno postdemocratico di cui questo libro indaga alcuni aspetti. Seguendo una direttrice principale, intervallata da alcune digressioni genealogiche, il volume si sofferma sulla «rivoluzione dall'alto» che ha ridefinitogli assetti della costituzione materiale dell'Unione europea, s-velando la separazione tra il demos e il kratos. La democrazia finisce così per riflettere l'assiomatica imposta dal capitalismo inteso come un dispositivo complesso che, anche grazie alla trappola del debito, punta oggi - come già sosteneva Kafka - a farsi «condizione del mondo e dell'anima». In questo senso, a meno che non si torni a riempirla di sostanza, la democrazia rischia di non avere futuro. -
La questione francese. Marx e la critica della politica
In occasione del bicentenario dalla nascita di Marx, questo libro ripercorre la prima fase della sua riflessione per indicarvi la persistenza di un'interrogazione tenace sul senso delle cose politiche, sull'essenza e sulla natura della politica in età moderna. La tesi è che i testi del decennio 1842-52 siano attraversati da un'inesausta tensione a elaborare una differente esperienza della politica rispetto a quella cristallizzata nella concettualità moderna, ""riscrivendo"""" e """"traducendo"""" il lessico politico in una nuova grammatica dell'emancipazione volta a tracciare, dentro la società civile, inediti confini e traiettorie di politicità. Il giovane Marx afferma il primato ontologico della dimensione sociale e nello stesso tempo identifica nel processo della sua radicale spoliticizzazione la cifra specifica della modernità: a partire da questo snodo, la costruzione marxiana del soggetto rivoluzionario viene qui riletta come articolazione di un progetto di integrale risignificazione politica di alcune sfere dei rapporti sociali e dell'esistenza collettiva."" -
Buchi nell'acqua. Sinistra ed egemonia liberale nel movimento Acqua bene comune
Fino a che punto il pensiero neoliberale ha invaso gli ""accampamenti"""" della sinistra? Il presente lavoro prova a rispondere indagando il passaggio al postfordismo nel nuovo mondo globale tra economia e cultura, esaminando gli effetti dell'onda lunga del '68 in relazione anche alle questioni dello Stato e della transizione verso un'alternativa di società, senza rinunciare a una riflessione sul Novecento e sulle mutazioni del concetto di partito in epoca neoliberale. Come queste tracce neoliberali affiorino nello studio di un caso particolare - quello del movimento per l'acqua bene comune"""" che ha dato vita in Italia a una stagione referendaria segnata da un successo elettorale nella primavera del 2011 - è il cuore della ricerca. Un percorso attraverso le origini, le evoluzioni, i pregi e i difetti, ma anche le voci di testimoni privilegiati ai vari livelli del movimento ABC, con una rassegna sul tema dei beni comuni o del """"comune"""". Prefazione di Onofrio Romano."" -
Bernard Mandeville. Corruzione, umorismo, male minore
Questo libro tenta un'interpretazione del pensiero di Bernard Mandevilie ponendo in dialogo fra loro le sue opere. Operazione non priva di difficoltà rappresentate sia dai diversi generi letterari adottati, sia dai differenti argomenti trattati. Confrontando gli scritti di Mandevilie, però, emergono alcuni nuclei tematici da cui è possibile delineare una struttura coerente. Per questa ragione la prima parte del libro è focalizzata sul metodo e su come questo metodo, applicato all'indagine della natura umana, porti all'individuazione di pochi semplici principi. Un approccio empirico che prelude e sostanzia la dimensione umoristica e la sua funzione oggettivante. Tenendo fermo questo apparato concettuale, la seconda parte muove dall'antropologia per tracciare il pensiero socio-economico di Mandevilie. Qui, mantenendo distinti il piano morale, etico e politico si può comprendere come i ""vizi privati"""" diventino """"pubblici benefici"""". Lontano dall'essere una dichiarazione utilitarista ante litteram, l'aforisma diventa il correlativo oggettivo di un pensiero che vede nel male minore una possibilità filosofica: possibilità non libera da problemi e contraddizioni."" -
Jean Cocteau teorico del cinema
L'interesse di Jean Cocteau è interamente rivolto alla «poesie», come strumento principe per conoscere e rappresentare il mondo, soprattutto quello interiore, ed è proprio in questa chiave che bisogna leggere anche ir suo cinema. Il suo approdo alla «dixième muse» è assolutamente naturale per un artista a tutto tondo come lui, che non ha mai operato una netta distinzione tra le arti, promuovendo una straordinaria intermedialità ed esplorando i tutti i tipi di linguaggio tino a scoprire le potenzialità del connubio tra immagine e parola in questa «véritable art des poétes». I suoi film, intervallati spesso da un notevole lasso - di tempo, si presentano come degli «objets difficiles à ramasser», secondo la celebre espressione di cui il poeta stesso si serve per definire le sue opere, in quanto è difficile inferirli a pieno in una corrente artistica e sono piuttosto criptici, se non si conosce a fondo la sua concezione del cinema. Infatti Cocteau può essere a buon,diritto inserito nel novero dei teorici del cinema, in quanto, pur non avendo mai scritto un vero e proprio trattato sull'argomento, in numerose sue opere si evincono i principi guida della sua riflessione sul nuovo medium, che si ritrovano poi applicati nella sua filmografia. -
I volti dell'affresco: conoscenza, realizzazione, conservazione e valorizzazione. Vol. 1
In questa pubblicazione viene offerto un breve excursus sulle tecniche per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale umano e di quei valori che costituiscono la nostra identità culturale e che trovano nell'affresco una peculiare specificità. Proteggere e preservare l'antica arte dei maestri frescanti e il valore intrinseco delle opere è il fulcro dell'interesse e dell'impegno di quanti hanno cercato di dare il proprio contributo tecnico-scientifico grazie alla loro esperienza, ma soprattutto hanno voluto comunicare la passione per l'affresco, arte da tramandare. Presentazione di Campanella Stefano. -
Spazi globali. Soglie contemporanee della politica
Sin dall'antichità le migrazioni si mostrano intrinsecamente legate ai fenomeni di modificazione degli spazi. Muovendo da questo dato, il volume affronta il complesso tema del rapporto tra identità e spazio. Spazio non è solo un concetto geografico, è anche un concetto culturale e simbolico - un luogo da cui si parte, con il suo carico di identità; un luogo al quale si giunge, e che possiede altra e diversa identità. Confini instabili separano gli spazi, la globalizzazione costantemente ne modifica la percezione; gli Stati approntano dispositivi di sicurezza per contenere le ondate migratorie, per arginare nei cittadini la paura. A fronte delle politiche di esclusione e isolamento, l'autore richiama l'attenzione sul concetto di persona; coniugando la tematica hegeliana del riconoscimento con le istanze della filosofia personalista di Mounier, delinea un percorso teorico teso al superamento della distanza che ancora separa i concetti di persona e cittadino. -
Non sarà mica la fine del mondo
Luglio '43. Il Professore arriva a Cotignola. Porta con sé un bagaglio speciale. Con esso ha intenzione di isolarsi, per consacrarsi allo studio del pensiero magico di popoli lontani nello spazio e nel tempo. Ma proprio lì, nella Romagna sperduta, la Storia incombe. Un fiume si tramuta in fronte di guerra. Le cose inanimate si mettono a parlare: una bicicletta, un giornale, un fantoccio, la pianura, le armi. Per non dubitare del proprio essere al mondo, alle persone non resta che inventare un mondo nuovo: un nuovo avvenire sulle macerie della distruzione e un nuovo ""popolo"""" su quelle della guerra civile. Ma, per farlo, ci sono solo un manipolo di vecchi fascisti convertiti, sfollati meridionali, ebrei perseguitati e intellettuali persi nel mondo teorico; e un contadino canapino, un'azdora, un oste, un fornaio, un birocciaio e una massa che parla altro linguaggio. Questa è la storia romanzata di un incontro: quello tra l'antropologo Ernesto de Martino e la Resistenza romagnola. Con quel suo bagaglio speciale che ha qualcosa da dire."" -
Gli insediamenti tradizionali delle Alpi. Conservazione e riuso
Vale ancora la pena di proteggere gli insediamenti tradizionali delle Alpi? Questo libro propone una selezione di ricerche e progetti su come far buon uso di queste ultime testimonianze della civiltà contadina. -
Ékphrasis in scena. Per una teoria della figurazione teatrale
Trattare del rapporto tra parola e immagine in ambito teatrale significa trattare della tensione tra i modi del rappresentativo, considerando i limiti espressivi del linguaggio e quelli della visione. Per capire come la scena teatrale abbia risposto, in epoche differenti, ai tentativi di dominio dell'uno o dell'altro polo, o come abbia trovato un equilibrio tra i due, il libro propone una teorizzazione della categoria dell'ékphrasis. Riflettere su questa forma del discorso che compone e scompone immagini consente di innescare un complesso ma lucido cortocircuito tra questioni all'apparenza distanti: i rapporti tra descrittivo e narrativo, tra didascalico e mimetico; le connessioni tra la creazione di immagini interiori e la realizzazione scenica attraverso i gesti; le oscillazioni tra percorsi dell'immaginazione e arte della memoria; infine le possibilità di dar forma all'immagine in scena per via linguistica, visiva o mista. L'ékphrasis diventa quindi uno strumento per comprendere i passaggi ""di figurazione in figurazione"""" nel contesto spettacolare a partire dai testi o, viceversa, dalle scene.""