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Hopper
Edward Hopper è il pittore americano per eccellenza, cantore di atmosfere, osservatore di luoghi, inventore di stereotipi perfettamente riconducibili al Nuovo Mondo. Dall'inizio del secolo agli anni sessanta del Novecento la sua carriera inscena, nei dipinti così come nelle incisioni, nei disegni e negli acquerelli, uno straordinario repertorio di motivi e generi della pittura figurativa, comprendendoli di fatto tutti, forse con la sola eccezione della natura morta: ritratto, paesaggio, nudo, scena d'interno. Un percorso in grado di creare una vera e propria cifra stilistica che ha influenzato molteplici campi dell'espressione visiva, dalla pittura al cinema, dalla fotografia all'illustrazione, e poi ancora la pubblicità, la tv, le copertine di dischi e riviste, i fumetti, il merchandising. -
La nascita delle mostre. I dipinti degli antichi maestri e l'origine delle esposizioni d'arte
Il libro ricostruisce per la prima volta la nascita e gli sviluppi di uno dei più interessanti fenomeni del sistema culturale moderno: le mostre d'arte dedicate ai grandi maestri. E ne svela, attraverso una raccolta di fatti, episodi e retroscena, le logiche e i meccanismi, validi anche per il presente. Francis Haskell guida il lettore attraverso le esposizioni che hanno fatto epoca: per quanto di durata limitata nel tempo esse hanno arricchito il gusto del pubblico e plasmato la nostra idea di storia dell'arte. -
Luce con muri. Storie da Edward Hopper
"C'è una lunga vetrata ricurva. Dentro c'è un bar. Dentro al bar c'è Glenda, perché lei si chiama Glenda. Lui è Rudy, lo si capisce dal Borsalino adagiato morbido sulle orecchie. Le sta seduto accanto, ma non è serata. L'altro, lo vediamo di spalle, ha un nome tutto suo e se lo tiene per sé. Per noi è l'Ingrugnito, anche se non ne scopriremo mai il volto. È quello abbarbicato sul secondo sgabellone da sinistra. I restanti cinque trespoli, sulla sua destra, sono vuoti, così come il primo. È il vuoto, che resta negli occhi. Vuota è la vetrata del bar, vuota è la strada, vuota la casa di fronte, le finestre. Aperte e vuote. È estate, si direbbe. Vuota, da pensare, la porticina in fondo al bar: si capisce che di là non c'è nessuno. La cucina. Troppa luce. Eccessiva per essere una notte del '42. C'è tanta luce che si vedono i particolari."""" Dieci quadri di Edward Hopper, il grande pittore americano, dieci brevi storie nate lasciandosi coinvolgere dai suoi dipinti pieni di luce e di silenzio. Sono storie per nulla vincolate da epoche o luoghi, ma semplici suggestioni sollecitate da un volto, un'ombra, una casa bianca o una finestra piena di mare. Dieci racconti per adulti sognatori che riportano un po' all'età infantile, quando i libri si leggevano e si sfogliavano guardando le figure." -
Domenico Spinosa. Una vita per l'arte 1916-2007
L'opera offre un profilo esaustivo del ruolo che Domenico Spinosa (1916-2007) ha avuto nella storia dell'arte figurativa a Napoli dal dopoguerra agli inizi del XXI secolo. Attraverso un centinaio di dipinti e opere su carta realizzati dal maestro a partire dalla fine degli anni quaranta, la monografia curata da Valentina Lanzilli e Aurora Spinosa offre uno spaccato della produzione di Spinosa, riconosciuto dalla critica artista di calibro nazionale e internazionale nell'ambito dell'Informale. Il volume comprende i contributi di Angelo Trimarco (La pittura e la natura, quasi un'endiade), Silvia Evangelisti (Domenico Spinosa. Vibrazioni di segni, luce, colore), Angela Tecce (Fiaba), Lorella Starita (""La mia vita è nella mia pittura"""". Per una biografia di Domenico Spinosa), Renata Caragliano (Fuori dall'archivio), P. Mario Casolaro S. J. (La Via Crucis), oltre al catalogo e alle schede delle opere (a cura di Valentina Lanzilli), all'antologia critica (di Carla Rossetti) e agli apparati (a cura di Valentina Lanzilli)."" -
Klimt. Ediz. illustrata
Gustav Klimt (1862-1918) può essere considerato colui che portò alle loro più radicali conseguenze quei fenomeni dell’arte del tempo comunemente indicati come “simbolismo” e come “pittura dell’Art Nouveau”.rnrnQuando parliamo di “enigma” della grandezza di Klimt dobbiamo considerare la straordinarietà della sua arte, il fatto cioè che egli arrivò a una sintesi delle due fondamentali tendenze artistiche dell’epoca – tendenze affini ma distinte quali Simbolismo e Art Nouveau – come nessuno dei pittori della sua generazione. L’arte simbolista tende a generalizzare, attraverso le immagini, un’esperienza individuale, o per dir meglio inconscia del mondo: benché il Simbolismo intenda formulare in termini figurativi l’“umano” in generale, può, in sé, arrivare a un’arte di un soggettivismo assoluto. La pittura dell’Art Nouveau, all’opposto, implica una rilevanza sociale della nuova arte, in quanto presuppone sì la volontà di portare alla luce impulsi interni, ma guarda soprattutto a un miglioramento della vita degli uomini per mezzo dell’arte stessa. L’Art Nouveau, anche quando sembra essere legata all’individualismo, come spesso avviene, si fonda su una precisa consapevolezza delle responsabilità dell’artista di fronte alla collettività degli uomini.rn(dall'introduzione di Johannes Dobai) -
Artemisia Gentileschi e il suo tempo. Ediz. a colori
Attraverso un arco temporale che va dal 1593 al 1653, questo volume svela gli aspetti più autentici di Artemisia Gentileschi, pittrice di raro talento e straordinaria personalità artistica. Trenta opere autografe – tra cui magnifici capolavori come l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum di Hartford, la Giuditta decapita Oloferne del Museo di Capodimonte e l’Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York – offrono un’indagine sulla sua carriera e sulla sua progressiva ascesa che la vide affermarsi a Firenze (dal 1613 al 1620), Roma (dal 1620 al 1626), Venezia (dalla fine del 1626 al 1630) e, infine, a Napoli, dove visse fino alla morte.rnPer capire il ruolo di Artemisia Gentileschi nel panorama del Seicento, le sue opere sono messe a confronto con quelle di altri grandi protagonisti della sua epoca, come Cristofano Allori, Simon Vouet, Giovanni Baglione, Antiveduto Gramatica e Jusepe de Ribera.rnPubblicata in occasione della straordinaria mostra romana, questa monografia presenta i contributi di Francesca Baldassari, Jesse Locker, Judith Mann, Anna Orlando, Nicola Spinosa, Cristina Terzaghi. Seguono le schede delle opere, suddivise in cinque sezioni cronologiche: Artemisia a Roma 1593-1613; Artemisia a Firenze 1613-1620; Artemisia a Roma 1620-1626; Artemisia 1630-1653; Orazio e Artemisia a Londra. Chiudono il volume il saggio di Maria Beatrice De Ruggieri dedicato alla tecnica pittorica di Artemisia Gentileschi, le esposizioni e la bibliografia delle schede (a cura di Virginia Comoletti). -
Nel cuore della terra. La Venta. 25 anni di esplorazione. Ediz. italiana e inglese
La straordinaria avventura dell’associazione La Venta: 25 anni di spedizioni nei luoghi più remoti e irraggiungibili del pianeta.rnrnOgni metro della superficie terrestre è stato mappato e fotografato dai satelliti, eppure esistono luoghi che è impossibile conoscere senza visitarli di persona. Il mondo sotterraneo si estende invisibile sotto di noi, all’interno delle montagne, ancora quasi del tutto inesplorato. Nel buio si celano pagine della storia geologica del pianeta e tessere del complesso mosaico culturale dell’umanità.rnIn venticinque anni l’Associazione La Venta ha esplorato grotte in tutto il mondo e ne ha indagato il legame con la superficie. rnDalle foreste tropicali del Messico e delle Filippine ai principali ghiacciai del mondo, dai remoti tepui dell’Amazzonia alle grotte dell’Uzbekistan e del Myanmar. Fino a luoghi che sembrano nati dalla fantasia di Jules Verne, come la grotta dei Cristalli Giganti di Naica.rnSplendide fotografie accompagnano i racconti dei protagonisti di questo lungo viaggio fatto di avventure, amicizie e successi, ma anche di grandi fatiche, rischi e fallimenti. Un’esplorazione geografica autentica. Nel cuore della Terra. -
Il giardino perduto
"Partita d'impulso, da sola, in una spedizione autunnale, colei che narra in prima persona entra di soppiatto in un altro giardino incantato, quello mitico della sua infanzia: un eden dal quale, ci dice, fu espulsa alla morte di suo padre. Ora, mentre si aggira di soppiatto per quei luoghi, badando a non farsi sorprendere, la clandestina incontra alcuni fantasmi del passato, o meglio, rievoca alcune figure della sua fanciullezza legate a esso: un nonno severo e atteggiato; un padre complice ma non disposto a compromessi; una comica istitutrice. Infine incontra, magica e inquietante presenza in carne e ossa, una bambinetta saccente e indipendente chiamata proprio Elizabeth..."""" (dalla prefazione di Masolino d'Amico)" -
Lei mi parla ancora
Dopo i successi di Lungo l’argine del tempo e Non chiedere cosa sarà il futuro, in questa sorta di romanzo-elegia “Nino” Sgarbi racconta, in un delicato e appassionato dialogo a distanza, l’amore inesauribile per la sua sposa, compagna e anima di tutta una vita.rnrn“Hai sempre amato le attenzioni di Elisabetta. La tua voce cambiava quando parlavi al telefono con lei. Capivo chi era all’altro capo del filo dal tono che usavi. Quella dolcezza era riservata a lei. A Vittorio hai sempre parlato come parla un padre. A lei come una madre. A me come una donna. Possedevi il dono delle lingue. A ciascuno la sua. Nessuna mi aveva mai parlato così. Né nessun’altra l’ha mai fatto. Credo sia questa la cosa che mi ha fatto innamorare. La tua bellezza era l’esca, certo, ma è stata la tua testa a pescare nel mio cuore. Mai conosciuto una testa così. Lucida, vivida, fulminante. E io non sono mai stato tanto felice di aver abboccato a un amo. Un amore che vive anche adesso che tu non vivi più. Per questo il dolore è così grande. rn‘Finché morte non vi separi’ è una bugia. Il minimo sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il tuo lo sento anche da qui.”rnrnL’amore di Giuseppe Sgarbi per la moglie Rina, scomparsa un anno fa, è di quelli che non si trovano più. È stato un amore che ha dato pienezza, significato, profondità, valore e bellezza a una strada percorsa fianco a fianco negli anni, qui evocato in una “prosa piana, percorsa da echi e risonanze come ogni classicità” (Claudio Magris). -
All'inizio era il profumo. Storia personale, e universale, dei profumi
Il nostro senso più trascurato è anche il più potente. Viviamo in un intrico di odori e profumi che ci ammalia e ci spaventa, dalla nascita alla morte, scatenando passioni irresistibili e paure ataviche. Tra le avventure di un bambino che diventa uomo immerso negli odori, oggetti di studio appassionato, e la storia del rapporto tra l'umanità e i profumi, Aldo Nove ripercorre la sua scoperta di un mondo pieno di magia, per arrivare a studiarne la complessità e il fascino potente quanto misterioso: il profumo della pelle di nostra madre, quello dei fiori che svelano la meraviglia della natura, l'odore di un cane bagnato amico d'infanzia... il romanzo di ""formazione olfattiva"""" si intreccia alla Storia, in un viaggio che è al contempo personale e di tutti, nello stupore e nei segreti del mondo che si dischiude alla nostra esperienza."" -
Bruno Rovesti. Pittore contadino celebre. Ediz. a colori
Pubblicata in occasione della mostra antologica dedicata a Bruno Rovesti (1907-1987), la monografia ripercorre attraverso 60 dipinti l'intero iter creativo di questo artista riconosciuto come uno degli esponenti più autentici della pittura naïf italiana. Il volume, che rappresenta la prima monografia dedicata all'artista, analizza l'aspetto più autentico dell'arte naïf di Rovesti. Davanti ai suoi dipinti si respira la sincerità di un uomo che cerca di raccontare e comprendere quello che se ne sta intorno a lui, o che vede in qualche parte del mondo, dove si è recato o che ha visitato nell'immaginario, per conquistarsi una propria identità e una propria visione dell'umana esistenza. Sulle sue tele scorrono persone, intente alle più varie occupazioni di lavoro o di svago, animali domestici, pesci, uccelli che volano nel cielo, case ed edifici, strade, ponti e piazze, alberi spogli che esibiscono le loro radici fuori dalla terra e tronchi tagliati come se fossero arti umani, ma anche, in tanti dipinti, una vegetazione lussureggiante che tutto assedia e che ovunque cresce, con gli stessi alberi che assumono le sembianze di fiori dai colori vivacissimi. Ciascun elemento del creato è trasfigurato e reso con una felicità tonale sorprendente; tutto appare, nei dipinti di Rovesti, disposto in una prospettiva peculiare e in una sorta di sorprendente, insistita ripartizione geometrica dello spazio, come se volesse padroneggiare, nella stessa struttura del quadro, una qualche tendenza al disordine insita nel reale. Le opere di Rovesti sono accompagnate, sul retro, oltre che dall'indicazione del prezzo di vendita (anche se è nota la ritrosia dell'artista a cedere una qualche sua opera, nonostante le accorate pressioni della moglie), da una fitta narrazione di ciò che lui ha inteso rappresentare in quel dipinto, intessuta di memorie e di rimandi che navigano senza sosta dentro il tempo e i luoghi: la lingua parlata dagli umili della Bassa, di straordinario interesse lessicale e immaginifico. -
Gli archivi digitali dei Gonzaga e la cultura letteraria in età moderna
Questo volume inaugura la collana diretta da Andrea Canova e Daniela Sogliani ""I Gonzaga digitali"""", che si propone di raccogliere studi pluridisciplinari sui documenti dell'Archivio Gonzaga trascritti nelle banche dati informatiche del Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te di Mantova. Il tema di questo primo volume è la cultura letteraria in età moderna, indagata nei suoi più vari riflessi a partire da notizie sinora malnote o completamente inedite, che permettono di illuminare meglio le esperienze biografiche e culturali di uomini di lettere che furono in contatto con i Gonzaga, tra cui poeti di prima grandezza (Torquato Tasso) e minori degni di considerazione (Muzio Manfredi), così come eruditi, italiani (Aldo Manuzio il Giovane, Traiano Boccalini) e stranieri (James Crichton, Stanislaw Niegoszewski). Le carte mantovane consentono inoltre di approfondire le vicende di alcuni libri appartenuti o offerti ai Gonzaga, sin dalla genesi di una loro parte a lungo trascurata eppure ricca di implicazioni politiche e sociali quale la dedica, con importanti sviluppi tanto per la storia del collezionismo e del commercio librario, quanto per quella dei complessi rapporti tra i letterati e le istituzioni nella realtà italiana d'antico regime. Preceduto dall'introduzione di Stefano Baia Curioni, il volume comprende i saggi di Andrea Canova, Luca Morlino, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Daniela Sogliani, Franco Tomasi."" -
Collezione Giuseppe Iannaccone. Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé.
Questo primo volume dedicato alla Collezione Giuseppe Iannaccone raccoglie le opere realizzate dal 1920 al 1945, acquistate e scelte personalmente dal collezionista, fino al 30 novembre 2016. La collezione è stata creata con l'intento di formare un gruppo omogeneo di opere il cui criterio essenziale rispecchiasse il corso degli avvenimenti artistici dagli anni Venti alla metà degli anni Quaranta al di fuori dei canoni di Novecento e del ritorno all'ordine. La prima parte del libro è dedicata al collezionista, alla sua personale visione della storia dell'arte che ha prodotto un racconto il più fedele possibile della vita e delle scelte che hanno caratterizzato questa straordinaria collezione. Il testo di Flavio Fergonzi ci introduce ai venticinque anni che interessano la collezione e analizza dodici temi critici per l'arte italiana; seguono i saggi degli studiosi che hanno letto, studiato e indagato la collezione analizzando minuziosamente le vicende culturali e storico-artistiche degli anni dal 1920 al 1945. Il volume è completato dalle schede delle opere e da una ricca sezione di apparati composta da cronologia storico-critica, riferita all'arco temporale 1920-1945, dal regesto delle opere e delle mostre e dalla bibliografia. -
L' origine della natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford. Ediz. a colori
Uno dei capitoli più affascinanti della storia dell’arte italiana riguarda la nascita del soggetto della natura morta che avvenne nel frizzante clima culturale romano dell’ultimo decennio del XVI secolo. rnrnLa rivoluzione iconografica e concettuale della natura morta nella pittura italiana si deve a Caravaggio che, intorno al 1597-1598, dipinse a Roma la celeberrima Canestra conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.rnL’opera sancisce di fatto la nascita del nuovo genere della natura morta, inteso quale rappresentazione fedele e oggettiva di un brano di natura completamente svincolato dalla figura umana. Per la prima volta le umili “cose di natura” assurgono al ruolo di protagoniste della rappresentazione pittorica, dal momento che per il Merisi non esisteva distinzione tra “pittura alta” di historia e “inferior pittura”.rnSe Caravaggio licenziò l’archetipo della natura morta italiana, il Maestro di Hartford (pittore attivo nella cerchia del Cavalier d’Arpino che sicuramente vide e si ispirò alle opere del genio lombardo) si guadagnò un ruolo chiave per la diffusione della nuova iconografia, essendo il più antico specialista di still life attivo a Roma tra XVI e XVII secolo. Oltre ai due capolavori della Galleria Borghese, alla tela eponima del Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford e all’Allegoria della Primavera (ultimata da Carlo Saraceni), il volume che accompagna la straordinaria mostra romana riunisce altri quattro dipinti del Maestro di Hartford, rinnovando l’appassionante giallo del mondo dell’arte legato a questo misterioso pittore. Attraverso le opere di artisti che, da un lato seguirono la lezione del Maestro di Hartford, dall’altro frequentarono l’Accademia di pittura dal vero, viene quindi indagato come nel secondo decennio del ’600 le nature morte fossero sempre più ricercate dal collezionismo privato, tanto che si venne a creare un vero e proprio mercato. -
Pietro da Rimini. L'inverno della critica. Ediz. illustrata
Questo volume non vuole raccogliere l’intero scibile e le immagini che per qualche ragione sono connesse alla figura di Pietro da Rimini, ordinando il tutto in una struttura riconoscibile come una monografia storico artistica. Le pochissime notizie che si riferiscono a lui, il catalogo del tutto incerto nell’ambito delle attribuzioni e delle datazioni, non lo consentono. La pretesa di raccontare quel che davvero potrebbe essere accaduto a questa inafferrabile figura, come tenderebbe a fare una monografia, corrisponderebbe a una particolarissima ingenuità epistemologica, poiché ogni fatto artistico che riguarda Pietro da Rimini mostra caratteri evidentemente mutevoli se viene posto sotto la luce cangiante di uno sguardo che voglia tener conto sia delle voci che lo hanno discusso nel passato critico novecentesco, che delle motivazioni che dovrebbero guidare una riflessione circa la funzione della odierna storia dell’arte. L’ambizione di questo studio è invece quella di proporre un’immagine dialettica del pittore trecentesco e di consegnare gli strumenti con cui il lettore possa tracciare la propria immagine di Pietro, nel rispetto delle pochissime certezze che il passato ci ha consegnato e della pluralità delle voci che un’importante vicenda storiografica ha prodotto su di lui. Una riflessione sulla storia della critica filologica conduce alla percezione dell’odierna evanescenza di un pensiero riguardante qualità e consistenza poetica dell’opera d’arte nell’attuale comunità scientifica. Un evento inteso come l’effetto collaterale di una scelta che predilige osservazioni ritenute di natura più oggettiva; i risultati derivanti da tale preferenza si osservano nell’odierno catalogo di Pietro, colmato di opere di ogni specie qualitativa e poetica. Questo saggio sogna di portare il dibattito storico artistico a discutere la complessa relazione che inevitabilmente si instaura tra filologia e cultura politica. -
Bramantino e le arti nella Lombardia francese 1499-1525. Ediz. a colori
Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi ""Bramantino e le arti nella Lombardia francese"""" tenutosi a Lugano il 6 e 7 novembre 2014, in occasione della mostra """"Bramantino. L'arte nuova del Rinascimento lombardo"""", presentata dal Museo Cantonale d'Arte dal 28 settembre 2014 all'11 gennaio 2015. I ventotto contributi di quelle giornate di studio sono qui raggruppati in quattro sezioni: la prima raccoglie interventi relativi alla personalità del Suardi e alla sua attività, con una particolare attenzione portata alle committenze e ai significati, spesso enigmatici, che le raffigurazioni del pittore comportano. II rapporto di Bartolomeo Suardi con l'architettura costruita e dipinta costituisce la seconda parte di questa raccolta. Anche in questo particolare settore, il profilo dell'artista è rimasto a lungo elusivo; gli interventi qui raccolti riscoprono questa specifica dimensione del modo di operare di Bramantino, colto trasgressore dei canoni adottati nella pratica contemporanea e ideatore, suggeritore più che architetto, di forme nuove. La terza sezione è focalizzata sugli aspetti tecnici delle opere di Bramantino e presenta il risultato di indagini tecniche e restauri compiuti in occasione della mostra luganese. Ad eccezione di Leonardo da Vinci, Bramantino è l'unico pittore tra quelli attivi a Milano tra Quattro e Cinquecento le cui opere sono state oggetto di ammirazione e di imitazione intorno e poco dopo la metà del secolo XVI. Su questo tema è organizzata la quarta parte del volume in cui emergono nuove figure di artisti e in cui sono proposte importanti acquisizioni per la storia di quella che potremmo definire in senso lato la """"fortuna"""" bramantiniana. Scritti di: Simone Amerigo, Paolo Bensì, Rossella Bernasconi, Gianni Bozzo, Roberto Buda, Stefania Buganza, Carlo Cairati, Lara Calderari, Odette D'Albo, Sara De Bernardis, Francesca de Luca, Francesco Frangi, Claudia Gaggetta, Corinna Tania Gallori, Jessica Gritti, Letizia Lodi, Isabella Marelli, Giovanni Meda Riquier, Mirko Moizi, Anna Monti, Valerio Mosso, Pier Luigi Mulas, Mauro Natale, Maria Luisa Paganin, Maria Cristina Passoni, Gianluca Poldi, Francesco Repishti, Charles Robertson, Stefano Setti, Cosmin Ungureanu, Marino Vigano."" -
Il mistero Arnolfini. Indagine su un dipinto di Van Eyck
L'occhio clinico di un medico scrittore svela i misteri di uno dei massimi capolavori pittorici di tutti i tempi.rnI misteri storici, iconografici e tecnici ""nascosti"""" sotto la perfezione del capolavoro di Van Eyck.«Nel quadro appeso alla parete della stanza numero 56 della NationalrnGallery di Londra ci sono un uomo, una donna e un mistero. """"I coniugi Arnolfini"""" di Jan Van Eyck nascondono uno degli enigmi meglio custoditi dalla storia dell'arte. Hanno alimentato più di un secolo e mezzo di teorie da far impallidire Dan Brown. Fino all'ultima: «In quella scena è rappresentata l'apparizionerndi un fantasma» - Dario Pappalardo, La RepubblicaIl Ritratto dei coniugi Arnolfini dipinto da Jan van Eyck nel 1434 è il celeberrimo oggetto di questa indagine, un’opera che chiunque abbia visto non può più dimenticare. rnAmata e ammirata nei secoli, protagonista di innumerevoli studi, cela tuttavia un mistero, un significato nascosto, che continua a sfuggire anche allo sguardo più attento. Chi sono l’uomo e la donna al centro del dipinto? Soprattutto, che cosa stanno facendo?rnIl mercante lucchese Niccolò Arnolfini, che si è creduto vi fosse raffigurato assieme alla prima moglie, negli altri suoi ritratti coevi non mostra alcuna somiglianza fisica con questo dipinto. Il primo documento che ne parla cita il quadro come Hernoul-le-Fin avec sa femme: all’epoca Saint Hernoul è il patrono dei cornuti.rnPerché il cagnolino, simbolo di fedeltà coniugale, non è riflesso dallo specchio che, come un occhio di verità, ci fissa dal muro alle spalle dei protagonisti? Perché un’unica candela è rimasta accesa sul lampadario, in pieno giorno, mentre le altre sono spente? È forse un indizio di morte? Quali altri segreti nasconde questo dipinto straordinario e affascinante?rnL’occhio clinico dell’autore, che è medico e scrittore, analizza tutti i dettagli per condurci alla scoperta dei misteri di uno dei massimi capolavori di tutti i tempi."" -
Francesco Somaini. Uno scultore per la città. New York 1967-1976. Ediz. illustrata
Il volume ripercorre un'importante stagione dell'attività dello scultore lombardo (1926-2005), già protagonista del concretismo e dell'informale europeo, relativamente all'approfondimento del rapporto tra arte, architettura e contesto urbano, con particolare riferimento alla città di New York, assunta a emblema della metropoli moderna. Si tratta di una ricerca in cui Somaini è un pioniere in Italia e in Europa sotto il profilo sia teorico che progettuale, condotta in una logica di superamento delle precedenti esperienze di ""integrazione delle arti"""" innescato dal contatto con la cultura e l'architettura americana fin dal 1960, data della sua prima personale a New York, e dalla realizzazione di sculture monumentali per le città di Atlanta, Baltimora e Rochester, inaugurate nel 1970. Somaini affida le proprie idee progettuali a una raccolta di disegni pubblicati in Urgenza nella città (Milano 1972) e a una serie di """"archi-sculture"""" di grande forza immaginativa, come le Carnificazioni di un'architettura della metà degli anni settanta. Completano la ricerca i coevi fotomontaggi con i quali l'artista presenta, in forma di esemplificazione e con una consistenza visiva di forte emotività icastica, le sue proposte di intervento plastico urbano. Pubblicata in occasione della mostra alla Triennale di Milano, la monografia presenta i testi di Giulio Carlo Argan, Beatrice Borromeo Aiazzi, Enrico Crispolti, Fulvio Irace, Fabio G. Porta Trezzi, Francesco Somaini, Luisa Somaini, oltre al catalogo e alle schede delle opere."" -
Sant'Ambrous. Il dolce salotto di Milano. Ediz. italiana e inglese
Nel 1936 nasce lo storico caffè pasticceria Sant Ambroeus, uno dei luoghi simbolo della città, cuore del quadrilatero chic di Milano. Maria Canella, storica del costume e della moda, ne ricostruisce vicende e protagonisti, svelando la ricetta di questo successo. Dopo aver firmato le storie dei circoli milanesi, l'autrice delinea un ritratto della clientela che da ottant'anni celebra i suoi riti con le creazioni di Sant Ambroeus, offrendo un'immagine inedita della società meneghina che trova in questo ""dolce salotto"""" l'equilibrio perfetto fra gusto e piacere, tradizione ed eleganza."" -
Guercino tra sacro e profano
La figura del pittore secentesco emiliano a quasi quattrocento anni dagli affreschi dipinti nella Cattedrale di Piacenza. Una monografia su uno dei pittori italiani del ‘600 più amati e collezionati a livello internazionale.Allorché, tra il 1626 e il 1627, sosta a Piacenza per porre mano a quello che sarà il suo ultimo consistente impegno nel campo della pittura su muro, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, 1591 - Bologna, 1666) è un artista al culmine della sua fama, in grado non soltanto di incarnare al livello più alto i valori morali e civili della città che gli aveva dato i natali, ma anche di rispondere con spirito modernamente imprenditoriale alle richieste che gli giungevano dalle principali città della penisola e dalle grandi corti europee.rnAttraverso un nucleo limitato ma altamente significativo di dipinti a soggetto sacro e profano e un ricco “atlante” di immagini dedicato ai grandiosi murali che il Guercino ha lasciato nella cattedrale di Piacenza, questo volume rinnova il piacere dell’incontro con la pittura dell’artista e consente di ripercorrerne il lungo tragitto: dagli esordi a Cento, alla fama ottenuta grazie alla prestigiosa attività romana negli anni del pontificato di Gregorio XV Ludovisi (1621-1623), alla gloria cui lo consacra il definitivo trasferimento a Bologna (1642). In questo percorso il lettore è idealmente accompagnato da quanti, a partire da Sir Denis Mahon, hanno provveduto in età moderna a ristabilirne la centralità nel barocco italiano.rnPubblicato in occasione della grande esposizione a Piacenza, il volume presenta i saggi di Daniele Benati (“Purché vi sia il naturale dentro, ogn’uno è padrone della sua maniera”), Susanna Pighi (Il Guercino a Piacenza), le schede delle opere in mostra, l’atlante fotografico degli affreschi di Guercino nella cupola della cattedrale di Piacenza e gli approfondimenti a cura di Barbara Ghelfi, Maura Favali, Chiara Matteucci (Un caso di studio: il San Francesco dei cappuccini di Piacenza) e di Manuel Ferrari (Guercino visto da vicino. Salita alla cupola della cattedrale di Piacenza).