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Da Magritte a Duchamp. 1929: il grande Surrealismo dal Centre Pompidou. Ediz. a colori
Il Surrealismo e i suoi protagonisti in un anno cruciale del movimento considerato l’ultima avanguardia storica.rnrnIl 1929 nell’immaginario collettivo è associato al crollo finanziario che, giovedì 24 ottobre, colpisce Wall Street prima di abbattersi su tutte le economie mondiali. Anche per il Surrealismo è l’anno di una crisi senza precedenti, di un “big bang” che, se in apparenza sembra segnarne la fine, si rivelerà in realtà all’origine della sua reinvenzione. Il 1929 vede infatti, tra le altre cose, la nascita del primo fotocollage di Max Ernst e di Un Chien andalou, il primo capolavoro cinematografico surrealista. Arricchito dall’eccezionale personalità di Dalí, il film rafforzerà l’influenza internazionale del movimento.rnPubblicato in occasione della mostra pisana e incentrato su quest’anno cruciale per il surrealismo, Da Magritte a Duchamp presenta uno dei momenti di massima creatività rivoluzionaria di un movimento composito e contraddittorio, estremista e sovversivo, dal quale sono transitate molte fra le maggiori personalità artistiche dell’epoca. Gli straordinari dipinti di Magritte, Dalí, Max Ernst, Tanguy e di molti altri, ma anche le sculture di Giacometti e Calder, le fotografie di Brassaï, Boiffard e Man Ray, insieme agli scritti di Breton e Aragon e, per finire, lo sberleffo della Gioconda di Duchamp testimoniano la vitalità e l’effervescenza creativa di uno dei più significativi e influenti movimenti dell’arte del Novecento.rnOltre centocinquanta opere straordinarie, fra dipinti, collage, disegni, sculture, fotografie, riproduzioni video e documenti d’archivio – tutte provenienti dal Centre Pompidou (il principale depositario dell’attivismo surrealista) e ordinate in un percorso curato da Didier Ottinger, vicedirettore del Centre Pompidou e fra i massimi studiosi al mondo del surrealismo – presentano quello che è forse l’apogeo di questo movimento.rnIl volume è corredato dei saggi di Jacqueline Chénieux-Gendron, Myriam Blœdé, David Liot, William Jeffett, Xavier Canonne, Annabelle Görgen, Marie Sarré, Didier Ottinger, Philippe-Alain Michaud, Henri Béhar, Damarice Amao. -
I De Filippo. Il mestiere in scena. Catalogo della mostra (Napoli, 28 ottobre 2018-24 marzo 2019). Ediz. illustrata
Un variegato e affascinante viaggio nel mondo defilippiano, alla scoperta di quella che è stata la più illustre famiglia di commediografi e attori, tra i più rappresentativi del grande teatro napoletano.rnrnEduardo, Vincenzo e Mario Scarpetta ed Eduardo, Titina, Peppino, Luigi e Luca De Filippo sono stati drammaturghi, attori e registi che hanno attraversato due secoli di storia teatrale e culturale italiana. Narratori di una modernità che non cessa mai di stupire così come di affascinare ogni genere di pubblico, simboleggiano l’arte di una commedia che da Napoli, fucina di idee e di esperienze di scena e di vita, diventa ben presto metafora di un universo che travalica il tempo e lo spazio, che contiene le voci della guerra e della rinascita, la superstizione e il pregiudizio svelato, la furbizia e la pietà. rnIl racconto della loro vita e del loro teatro è un viaggio magico, che svela un’umanità a volte disperata e a volte attonita nella sua quotidiana lotta per la sopravvivenza fisica e morale. rnAttraverso l’introduzione dei curatori e i contributi di Antonella Ottai e Paola Quarenghi, Maria Procino, Armando Rotondi, Nicola Piovani, Raffaele La Capria, Raimonda Gaetani, Giulio Baffi e Armando Pugliese, il volume racconta tutto questo: racconta di una genealogia che ha dato lustro alla tradizione teatrale napoletana e alla sua lingua, e di una famiglia che ha vissuto il teatro come sorgente di arricchimento collettivo; e racconta anche molti di quegli aspetti che la narrazione mediatica non è riuscita a catturare fino in fondo, e che restituiscono un disegno più completo su questa grande esperienza che ha segnato la cultura novecentesca italiana. -
L' ultimo messaggio di Leonardo
Dalla straordinaria scoperta di una studiosa italiana sulla trama occulta e i personaggi della Vergine delle rocce, il romanzo che fa luce sul Leonardo da Vinci più intimo e sconvolgente di cui si abbia mai avuto esperienza.rnrnrnMentre nel mondo si celebra il quinto centenario della morte di Leonardo, nella Milano del XXI secolo si giunge a una sconvolgente rivelazione: la psicoterapeuta e fotografa Adele Cattaneo, giovane e bellissima studiosa, decifra per prima la firma nascosta dell’artista, cui alludono le mani dei personaggi di una delle sue opere più famose ed enigmatiche, la Vergine delle rocce: una pala resa ancora più ambigua e sensuale dalle pericolose relazioni che il suo autore intratteneva con i modelli scelti per rappresentare la Madonna e l’Angelo inviato ad annunciare nuove, imponderabili “maternità”.rnA guidare Adele verso una così rivoluzionaria scoperta è la misteriosa relazione che, attraverso il tempo e lo spazio, lega la sua esistenza a quella del genio più ammirato del Rinascimento italiano. rnUn intreccio straordinariamente calzante e serrato fra scienza e letteratura dà così vita a un romanzo dove il lettore viene catapultato nei continui colpi di scena suscitati da un vertiginoso gioco di specchi. È come se le “estreme” esperienze sperimentate da Leonardo alla corte di Ludovico il Moro, fra macabre camere oscure e labirinti abitati da invisibili potenze, evocassero le peripezie affrontate da Adele nell’Italia dei nostri giorni, dove è a sua volta chiamata a sfidare le tenebre in compagnia del piccolo Edmondo, bambino sordo di cui deve prendersi cura. -
Vathek
Scritto di getto in tre giorni nel 1871, quando l'autore aveva ventun anni, Vathek è la storia di un califfo che frenetico d'ambizione e insoddisfatto dei piaceri che la vita concede a un buon musulmano, attraverso la pratica indefessa del delitto, della magia nera, del sacrificio alle potenze malefiche, conquista insieme alla donna amata il Regno del Fuoco Sotterraneo, che sarà quello della loro eterna disperazione. Le vicende sono percorse da un sottile umorismo e da una prodigiosa fantasia, che tocca l'orrido e il meraviglioso con la stessa grazia e la stessa raffinatezza.rnL'inesauribile stravaganza di questo celebre libro ha molte affinità con la vita del suo autore, William Beckford. Erede di una delle più grosse fortune inglesi, iniziato da ragazzo alle scienze magiche e occulte, passò da uno scandalo all'altro finché, stanco di fuggire e di difendersi, si andò a rinchiudere in una gigantesca e mirabolante torre che si era fatto costruire, imitando Vathek, il personaggio dei suoi anni giovanili.rnWilliam Thomas Beckford (1760-1844) è stato uno scrittore e viaggiatore britannico. Cresciuto tra le più grandi agiatezze (era figlio del sindaco di Londra), ebbe la carriera politica preclusa a causa degli scandali omosessuali in cui rimase coinvolto che lo costrinsero a continui viaggi per l'Europa per evitare un'incriminazione formale. -
Paolo Icaro. Un prato in quattro tempi. Ediz. illustrata
Paolo Icaro per questo nuovo lavoro pensa di scolpire la terra: una terra che verrà rispettata, osservata nei suoi ritmi, piegata solo in ultimo per un disegno finale. Il titolo pone l'accento sull'unità della materia che l'artista modifica, facendole acquisire nuovi valori semantici - un prato - e sui quattro tempi dell'intervento trasformativo, quattro fasi in cui la natura compie un ciclo autonomo di crescita: il dissodamento, la rastrellatura, la semina e i tagli. Un ciclo di progressiva purificazione del suolo - dagli infestanti, dall'intervento umano - che culminerà, alla fine, con un segno di Icaro: una geometria, una spirale quadra, già proposta dall'artista in Etcoetera (Square Spirals) del 1978, una forma continua, di tradizione classica e mediterranea, che diventa misura di uno spazio concreto. Catalogo della mostra (Milano, 19 settembre 2017-14 marzo 2018). -
Ducati. Il racconto di un mito. Ediz. illustrata
Ducati, il racconto di un mito. Una storia di passione, che prende vita in un viaggio alla scoperta del Museo Ducati, per rivivere la storia dell'azienda dalle origini fino ai giorni d'oggi. Un omaggio alle moto più iconiche prodotte nello stabilimento di Borgo Panigale. Un viaggio attraverso le tappe fondamentali e i risultati che hanno scritto la storia nel mondo delle competizioni motociclistiche. Una pubblicazione che evidenzia come Ducati produca non solo moto, ma un universo di emozioni. -
Le mie Biennali (1974-1978)
Tra il 1974 e il 1978 Carlo Ripa di Meana ricopre la carica di Presidente della Biennale di Venezia, istituzione a cui darà il suo personale imprinting attraverso la realizzazione, nel 1977, della Biennale del dissenso: nel clou della cosiddetta Guerra Fredda. Venezia inaugura così la sua Biennale politicamente impegnata, riflettendo sull'ostica condizione geopolitica che in questi anni grava sul mondo occidentale e opponendosi, in particolare, al governo dell'Unione Sovietica. Una selezione di scritti e di interviste a Carlo Ripa di Meana per ricostruire un percorso storico tra i più importanti nella cultura internazionale. Completano la pubblicazione le immagini di Lorenzo Capellini, testimone ""oculare"""" di quanto accadeva in quegli anni a Venezia."" -
Naturans. Il paesaggio nell'arte contemporanea
Il ""paesaggio"""" è il genere nella storia dell'arte che meglio ci aiuta a comprendere lo sguardo dell'artista. Nasce liberamente dal desiderio di dare forma al mondo e di coglierne l'essenza che si sostanzia nella Natura. """"Naturans. Il paesaggio nell'arte contemporanea"""" analizza questo sguardo in uno scorcio storico — dalla seconda metà dell'Ottocento al Novecento, fino ai giorni nostri — durante il quale, attraverso la creazione artistica, il paesaggio si trasforma in un modello per verificare la complessità del fare arte: a partire dalla pittura, passando per gli interventi sul territorio, fino alla riproduzione fotografica, in video e cinematografica. L'arte contemporanea ha articolato attorno al """"paesaggio"""" un discorso appassionato che ha superato ogni confine, attraversato culture diverse, avvicinando Oriente e Occidente, ed è giunta a proporre una possibile risposta all'interrogativo più antico, """"che cosa è l'arte?""""."" -
Ottocento lombardo. Ediz. a colori
Un viaggio esplorativo nella pittura e nella cultura della Lombardia del XIX secolornrnNel 1820 si fa notare all’esposizione dell’Accademia di Brera un giovane pittore veneto, destinato a diventare il modello e il maestro di un’intera generazione: Francesco Hayez. Indiscusso protagonista del romanticismo italiano, Hayez porta a Milano la ventata di modernità che gli ambienti artistici e culturali, stanchi delle pastoie del classicismo, attendevano da tempo. Con lui altri pittori – da Molteni a D’Azeglio, da Migliara a Canella – operano per un cambiamento dell’arte lombarda, in un’azione di rinnovamento che tocca tutti i generi, a partire dal paesaggio, tema che in quegli anni conosceva finalmente la propria autonomia. In un viaggio che parte dalla generazione romantica e arriva alle soglie della rivoluzione divisionista, passando per la scapigliatura e le tendenze naturalistiche della seconda metà del secolo, le opere in catalogo – provenienti da importanti musei lombardi e da prestigiose collezioni private – raccontano un periodo storico ricco di cambiamenti culturali, artistici, politici e sociali, che apre le porte all’epoca contemporanea. rnIntrodotto dai contributi di Simona Bartolena (Da Hayez a Segantini. La pittura lombarda tra accademia e naturalismo, conformismo e ribellione) e Susanna Zatti (La rivoluzione democratica del paesaggio), il volume documenta questo periodo ricco di rivoluzioni culturali e caratterizzato da un inquieto alternarsi di stili e idee nuove, approfondendo i numerosi temi legati all’Ottocento Lombardo ed esplorandone le diverse correnti e ispirazioni artistiche, dal romanticismo alle esperienze risorgimentali, dalle ribellioni scapigliate alla ricercatezza divisionista. -
Per le strade dell'arte. Ricordi e riflessioni di un protagonista, tra mercato e istituzioni. Ediz. a colori
Il libro di Casimiro Porro, in collaborazione con Gianpietro Borghini, non costituisce soltanto il memoriale di un'attività svolta per oltre cinquant'anni nel mercato dell'arte, ma vuole anche ribadire un'idea di fondo che dovrebbe stare, ma spesso non sta, alla base del rapporto tra arte e mercato, tra tutela e gestione dei beni culturali: l'elasticità. Da Elasticità di Umberto Boccioni del 1912. proveniente dalla collezione Jucker, oggi al Museo del Novecento di Milano, si parte per ricostruire la vicenda della raccolta dal punto di vista di chi ne ha curato la transazione dal privato al pubblico. Porro lascia quindi ampio spazio ai ricordi, che prendono il nome di Gianfranco Ferroni, Giovanni Testori, Carlo Volpe, Federico Zeri, Giuliano Briganti, Paolo Volponi, per non citare che alcuni. Chiudono il volume quattro interviste a quattro grandi amici-collezionisti che arricchiscono la riflessione sul mercato dell'arte e sulla passione e i modi del collezionare: Mario Scaglia, Guido Rossi, Giuseppe lannaccone, Francesco Micheli. -
Humanitas campus. Architettura per la società e la conoscenza. Ediz. italiana e inglese
La modernità dell'architettura pensata per l'uomo, dunque la bellezza mai fine a se stessa ma sempre con l'uomo al centro. Un ospedale architettonicamente bello e innovativo, un Policlinico e un Politecnico: attività clinica, ricerca, didattica sono da sempre le tre anime di Humanitas. Humanitas nasce ed è così. -
#HashtagArt. Dallo stile alla neutralizzazione. Ediz. italiana e inglese
Questo saggio non ha pretese di verità assoluta, è stato scritto come un piccolo abbecedario e raccoglie una selezione delle analisi comparative dell'autore tra gli artisti di maggior successo (con qualche emergente)che hanno determinato un'evoluzione artistica e sociale nel percorso di 118 anni che il presente scritto racconta e illustra. Vedremo, quindi, il secondo e il terzo Novecento dell'arte evolversi attraverso cinque principali scenari temporali: dai Baby Boomers alla Generazione X, per arrivare alle Generazioni Xennial, Y e Millennial, che sempre più spesso sperimentano nuovi e vecchi media, intesi come sistemi atti a ""neutralizzare l'opera d'arte"""" per renderla universale e riconoscibile per il vasto pubblico. Con comparazioni grafiche tra arte, cinema, musica e costume, Gabriele Romeo racconta, per mezzo di una narrazione di facile comprensione, molti dei protagonisti che hanno attraversato e valicano tutt'oggi gli atteggiamenti stilistici che oggi, più che mai, riscontriamo nella concretezza oggettuale di un'opera d'arte come elementi di neutralizzazione. L'autore smonta e dimostra, opera per opera, autore per autore, probabili soluzioni alle incognite che vedono il manifestarsi dell'arte contemporanea con un gioco attivo dentro il ruolo sociale ed antropologico svolto dall'uomo del nostro tempo."" -
Storie dell'arte per quasi principianti
I numeri dei visitatori di mostre e di musei vanno di giorno in giorno aumentando, tanto da farci interrogare sulla richiesta di un'offerta culturale che sembrerebbe essere più urgente, ma che, con sempre maggiore frequenza, si esaurisce nella superficialità e nella frettolosità. L'interrogativo di cosa rimanga dell'esperienza di visita ai milioni di turisti che si trascinano stancamente nelle sale dei grandi musei o che si accalcano negli spazi dell'ennesima mostra dedicata agli impressionisti è alla base dell'idea di questo libro, con l'ambizione di trasformare l'incontro con l'opera d'arte in una festa dove consapevolezza e godimento dialogano tra loro. Decifrare e raccontare il concetto mutevole dell'opera d'arte e della bellezza, attraversarne la storia, è operazione di certo non facile, ma è possibile coniugare la conoscenza con l'emozione. Si tratta di fornire, anche ai non addetti ai lavori, alcuni strumenti disciplinari e alcune riflessioni metodologiche servendosi della chiave narrativa che, come scrive Tahar Ben Jelloun, ""è un omaggio all'inesauribilità del reale e apre porte e finestre su un universo più intimo"""". Articolato in cinque capitoli che affrontano tematicamente la Storia dell'Arte tra Quattrocento e Settecento (contesto, """"etichette"""" storico-artistiche, soggetto, stile, eredità artistiche), con alcune incursioni finali nel XXI secolo, questo libro è rivolto a studenti e """"principianti"""" che vogliano scoprire i molteplici codici interpretativi dell'arte, riflettendo al contempo sugli strumenti che possono renderci maggiormente familiari musei e monumenti che costellano le nostre città e il nostro territorio."" -
Noi. Non erano solo canzonette (1958-1982). Ediz. a colori
Penso che un sogno così non ritorni mai più. Gli anni che hanno rivoluzionato tutti gli aspetti sociali, etici ed economici del nostro Paese, raccontati dalla musica che ha saputo parlarne il linguaggio, descriverne i fatti, respirarne il clima e restituirne le emozioni. Dall'abbraccio di Domenico Modugno sul palco di Sanremo nel 1958 a quello di Paolo Rossi nella notte di Madrid del 1982, che laureò l'Italia campione del mondo, ""Noi. Non erano solo canzonette"""" tocca ogni aspetto della vita sociale, del costume, della cronaca, del lavoro e dei cambiamenti nelle convinzioni etiche e morali di quegli anni. A costante contrappunto, cento canzoni italiane selezionate nel repertorio di quel periodo costituiscono una chiave di lettura e di approfondimento. Un """"passo a due"""" fra musica e società, dove gli stili di vita, le mode, le relazioni interpersonali e perfino le stesse istanze sociali si influenzano reciprocamente. Nel volume, curato da Gianpaolo Brusini, Giovanni De Luna e Lucio Salvini, con la partecipazione di Fabri Fibra, Vittorio Nocenzi, Giorgio Olmoti e Omar Pedrini, sfileranno il mutare del profilo delle città e delle campagne (Il boom), l'avvento del consumismo (Carosello), la conquista del tempo libero e delle vacanze di massa (Abbronzatissimi), l'emancipazione femminile (Pensiero stupendo) e giovanile (L'esercito del surf), le rivendicazioni sociali e i movimenti studenteschi (C'era un ragazzo che come me), le contrapposizioni tra laici e cattolici (Dio è morto), le lotte operaie (Contessa), il terrorismo (La locomotiva), le radio libere (Musica ribelle), le discoteche (La febbre del sabato sera) e infine il riflusso, che darà inizio agli edonistici anni ottanta (Splendido splendente). Catalogo della mostra (Torino, 22 marzo-7 luglio 2019)."" -
Falsari illustri
Un viaggio che talvolta sconcerta, spesso diverte e sempre appassiona, nel mondo dei falsi d’arte. rnrn“Quando Thomas Hoving, ex direttore del Metropolitan Museum di New York, dichiarò nel 1997 che il 40% delle opere nel suo museo erano false, pensammo a un’esagerazione tipicamente americana. Di fatto, ci si domanda invece se la cifra non sia inferiore alla verità […].rnSe i falsi possono turbare o mettere in ridicolo gli studiosi, accumulare croste attribuendole a un nome importante può nuocere a lungo non solo alla reputazione dell’artista e al suo diritto morale, ma anche alle ricerche su di lui e sull’epoca in cui ha vissuto. Eppure, ogni nuovo caso suscita l’entusiasmo del pubblico. Artista fallito, ma falsario ‘geniale’ che riesce a ingannare studiosi e intenditori, il contraffattore passa per un eroe, una sorta di Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo che possedeva la Gioconda autentica e la Tiara di Saitaferne (che usava come copritelefono), mentre il Louvre ne custodiva solo le copie…”rnrnUn viaggio che talvolta sconcerta, spesso diverte e sempre appassiona, nel mondo dei falsi d’arte. Si attraversano casi affascinanti, dalle truffe che nell’antichità il greco Pasitele escogitava ai danni di collezionisti Romani, a Michelangelo, che in gioventù non disdegnò pratiche altrettanto discutibili, fino ai casi più recenti, eclatanti e a volte tragici di personaggi come Han van Meegeren, “Vermeer redivivo” che beffò Hermann Göring, o l’inglese Eric Hebborn, geniale autore di disegni capaci di ingannare i maggiori esperti dei maestri rinascimentali.rnDa queste vicende, sostiene l’autore, emergono due verità: il falsario “geniale” non esiste (a eccezione di quelli che non si sono fatti prendere) e… sì, i falsi si trovano ovunque, e sono assai difficili da scoprire. -
Giulio Romano a Mantova. «Con nuova e stravagante maniera». Ediz. illustrata
«La mostra ""Con nuova e stravagante maniera: Giulio Romano a Mantova"""" è il frutto di un partenariato eccezionale che unisce il musée du Louvre e il Palazzo Ducale di Mantova. Questo accordo permette di presentare nelle sale di Palazzo Ducale settantadue disegni di Giulio Romano scelti all'interno del ricco fondo di disegni dell'artista conservato al Louvre, il più importante oggi noto. Un po' più della metà di questo insieme proviene dall'acquisto, nel 1671, per le collezioni reali di Luigi XIV, della prestigiosa raccolta riunita dal banchiere di origine tedesca Everhard labacn (1618-1695), all'epoca considerata come una delle più belle in Europa. Il fondo di disegni di Giulio Romano del Louvre venne quindi arricchito nel corso dei secoli. Di eccezionale qualità fin dagli inizi, esso rivela la grandezza di un artista che fu certamente un pittore degno di nota, ma soprattutto un disegnatore straordinario. La presentazione dei disegni del Louvre, accompagnati da una quarantina di opere provenienti da altre istituzioni, offre al pubblico la possibilità di percorrere tutta la carriera di Giulio Romano, l'allievo di Raffaello che più di tutti fu influenzato dal suo stile e dal suo modo di lavorare. Entrato giovanissimo nella bottega del maestro, Giulio, alla scomparsa di Raffaello nel 1520, assunse la direzione di tutti i grandi cantieri di cui il Sanzio era responsabile. Poi, nel 1524 si trasferì alla corte di Federico II Gonzaga a Mantova, luogo in cui, con la benevolenza del marchese, riuscì a esprimere al meglio la propria creatività. Rapidamente, Giulio assunse la direzione di tutte le opere di architettura e decorazione, creando così numerosi capolavori come Palazzo Te visto fare da Raffaello a Roma, Giulio seppe onorare le numerose richieste del marchese riservandosi l'esclusività dei progetti grafici e posizionandosi alla testa di una bottega capace di tradurre a stucco e a fresco i suoi disegni. Questa mostra, presentando al pubblico i disegni del Louvre preparatori all'apparato decorativo di Palazzo Ducale, si propone di ricreare oggi i legami tra le opere e i luoghi. Eccezionalmente, questi fogli verranno esposti accanto alle opere finite per illustrare le relazioni che all' epoca esistevano sui cantieri gonzagheschi tra il maestro, i collaboratori e gli allievi: tra questi pensiamo a Fermo Ghisoni, Anselmo Guazzi e in particolare a Giovan Battista Bertani, colui che gli succederà in quanto """"prefetto delle fabriche"""" del duca di Mantova a partire dal 1549. Vari disegni della mano di questo artista verranno presentati nell'ultima parte della mostra dedicata all'eredità di Giulio Romano in seno al Palazzo Ducale e nel territorio mantovano. In questa sezione il pubblico potrà in particolare ammirare alcuni disegni inediti delle collezioni del Louvre preparatori alle decorazioni dell'appartamento della Rustica eseguiti alla """"maniera del maestro"""" sotto la direzione di Bertani.» (Xavier Salmon)"" -
Dismisura. La teoria e il progetto nell'architettura italiana
Stiamo vivendo un tempo senza ""mezze misure"""": tutto sembra dominato da un diffuso senso di spaesamento che riporta al centro l'importanza dell'architettura come potenziale luogo d'incontro e dialogo tra comunità sempre più fluide. Non appare quindi sorprendente il richiamo al termine """"dismisura"""" per questa sequenza di saggi legati dal bisogno di riflettere su temi e momenti recenti dell'architettura italiana e dei suoi paesaggi contemporanei. L'obiettivo è quello di generare un'inedita visione teorica che riporti al centro uno sguardo laterale e originale sulla realtà, oltre che capace di rilanciare la ricchezza e la complessità del progetto come costruttore di frammenti possibili di un futuro da abitare in maniera píù consapevole e sostenibile. In questi due ultimi decenni Luca Molinari ha raccontato attraverso scritti, articoli e mostre l'architettura italiana contemporanea, utilizzando l'esercizio critico come forma di costruzione di una teoria del progetto costruita per frammenti e desunta dall'osservazione diretta di un Paese in profondo cambiamento."" -
Altan (autobiografia non autorizzata). Ediz. a colori
Nato a Treviso, nel mezzo della seconda guerra mondiale, Altan già da piccolo ama moltissimo disegnare e raccontare storie illustrate. Dice che il caso ha orientato le sue scelte di vita, che seguono percorsi vari e avventurosi. In questa conversazione con Roberto Moisio Altan racconta il suo percorso, tira fuori dal cassetto disegni mai visti e lavori divenuti iconici, offre al lettore il suo modo di sentire l'odore delle cose. Prefazione di Michele Serra. -
Habitat 5.0. L'architettura nel Lungo Presente
Quali abiti o scarpe disegnati negli anni Ottanta e ancora prima possono essere oggi indossati senza apparire vecchi o fuori dal tempo? Quanti mobili, case, o quartieri urbani di quel periodo sono ancora oggi attuali? Quasi tutti, potremmo dire. In questi anni le forme dell'abitare non sono molto cambiate. Ancor meno è cambiato il loro disegno e la maniera di progettarle. Da sessant'anni, la moda, la musica e l'architettura sembrano esprimere sempre le stesse aspirazioni, le stesse attese. È possibile che siano rimaste così indifferenti ai grandi mutamenti tecnologici e sociali dell'ultimo mezzo secolo? Mentre tutto cambia vorticosamente nella rete e nei dispositivi digitali nel mondo materiale non è così. È saltato il paradigma che lega l'estetica alla proiezione del tempo. La distanza tra ""gestalt"""" e """"zeitgeist"""" non è mai stata così drammatica. Si vive come in un eterno presente dove le forme sensibili dello spazio solido non realizzano più un'idea di futuro. Sembrano sempre le stesse. Immutabili e svuotate di senso nel turbine della rivoluzione informatica. Come cambiano/cambieranno gli spazi dell'abitare? L'architettura può ancora proporre innovazione e senso nell'era della tecnologia 5.0? Questa fase richiede nuovi paradigmi, come nuovi punti di vista sul futuro e una nuova idea di progetto dello spazio fisico. Si tratta di una sfida che nel valorizzare l'esistente utilizzi dispositivi concettuali capaci di operare sul senso e sui nuovi cicli di vita degli spazi abitabili. Una sfida che consideri il contesto come progetto, il paesaggio come un'infrastruttura ecologica e il futuro della città un progetto collettivo e non autoriale. Questo libro racconta la fine della modernità e gli effetti della rivoluzione digitale sugli spazi fisici dell'architettura e della città al tempo del lungo presente. Contrappunti di Andrea Branzi, Nicola Pugno, Carlo Ratti."" -
Racconti di fantasmi di un antiquario
Le antiche carte, le lapidi, le iscrizioni sono tutt'altro che un passatempo da studioso. Nelle parole dettate da antiche maligne volontà, si cela un ambiguo segreto. Occorre poco perché una passione erudita si trasformi in un incubo, mettendo a nudo le debolezze di coloro che si danno alla ricerca per soddisfare le proprie ambizioni scientifiche. Montague Rhodes James è il maggiore poeta del gotico all'inglese, nutrito di mezze voci, di ambigui baluginii al crepuscolo, di creature che nascono dal vento. Le opere d'arte, in questa visione, si fanno portavoce di un mondo oscuro e misterioso, in cui è facile entrare, ma da cui è difficilissimo allontanarsi. Profondo conoscitore della storia britannica, traeva spunti da fonti remote, linfa per racconti come La mezzatinta, in cui un'opera di un ignoto illustratore si anima sinistramente, la notte, per rivelare le vicende di un antico quanto efferato delitto. Da un dato di ricerca, si sviluppano le trame del Maligno, sempre in agguato per punire l'eccessiva sicumera dei sapienti, che non vedono, nel loro accanimento, dove si celano trappole e insidie.