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Oscar Ghiglia. Un mosaico di colori e di spazi
"In Italia c'è Ghiglia; c'è Oscar Ghiglia e basta"""" affermava Amedeo Modigliani da Parigi, volgendo lo sguardo agli artisti italiani operanti intorno ai primi decenni del 1900. Giudizio lapidario, carico di un valore profetico che adombra l'unicità del livornese Oscar Ghiglia (1876-1945), della sua personalità definita aristocratica e schiva, in realtà solitaria. Amico più che discepolo di Giovanni Fattori, con lui Oscar condivide un'affinità, una disposizione mentale, quella di pensare con il colore, di dare struttura sintattica alla visione artistica soltanto attraverso il colore che nelle diverse stagioni della sua arte diventa la cifra stilistica che lo imporrà al disopra delle maniere e dei localismi italiani. Il colore pensato nei luoghi dell'anima, plasmato sui corpi e sulle espressioni fortemente indagate nei ritratti, usato come architettura negli interni, incarnato nelle sensuali opalescenze di fiori e conchiglie, negli smalti dei vasi e dei fiori, si tramuta nell'opera di Ghiglia in linguaggio universale." -
Luigi Barzini. Una vita da inviato
Cronista dei più importanti eventi del Novecento, inventò uno stile giornalistico. Luigi Barzini girò il mondo per il ""Corriere della Sera"""". Concluse la sua carriera d'inviato nel 1943 al """"Popolo d'Italia"""" di Benito Mussolini, al quale sottoponeva i pezzi prima di mandarli in redazione. In questo saggio, in cui Enzo Magrì rivisita tutti i suoi reportage, la vita professionale del grande giornalista s'intreccia con la sua esistenza privata. Dalle lettere che da ogni parte del mondo mandava alla moglie, la scrittrice Mantica Pesavento, oltre al loro amore e ai periodici screzi e dissensi, emergono la subordinazione al dispotico direttore Luigi Albertini, le insicurezze che si manifestavano con dubbi sulla sua capacità di scrivere articoli adeguati al costo delle lunghe trasferte, i maniacali timori di essere licenziato per scarso rendimento; motivi per i quali costringeva la consorte a vivere con uno stipendio modesto e non consono allo stile di vita della società che lei frequentava."" -
Babele e dintorni. Fra catastrofismi e nuovi percorsi di senso
L'immagine di Babele oggi evoca una situazione di grandi mutamenti e si associa a quella di nuovi scenari di senso. Alle identità tradizionali se ne sostituiscono altre, caratterizzate da mutamenti accelerati, al punto che tutto sembra intercambiabile e relativo: come dice Z. Bauman viviamo nella società liquida. Gli effetti dei processi di globalizzazione possono rinviare anche a prospettive catastrofiste evocanti apocalissi, calamità imminenti, come del resto i problemi ambientali, energetici, alimentari sembrano prefigurare. E tuttavia non manca lo sforzo di creare nuove prospettive di convivenza umana e di crescita sociale e civile, con percorsi coraggiosi e innovativi. Il volume tratta queste tematiche in una prospettiva interdisciplinare e vuole rappresentare un contributo alla riflessione. La testimonianza di studiosi europei e latino americani mostra come il rischio di una nuova Babele possa essere evitato con una visione che lasci spazio al confronto e alla speranza. -
La musa sotto i portici. Caffè e provincia nella narrativa di Piero Chiara e Lucio Mastronardi
Lo studio delle opere di Piero Chiara (1913-1986) e Lucio Mastronardi (1930-1979) parte dall'esame di un topos della cultura novecentesca italiana: il caffè, ma non il caffè letterario, bensì quello della quotidianità, in particolare quello della provincia italiana a cavallo del secolo scorso. Quel caffè, così centrale nei loro scritti, è per Chiara e Mastronardi zona franca, spazio di crescita democratica e palestra retorica in cui gli avventori hanno la possibilità e tentano di guadagnare preminenza e rispetto, contando sulla loro volontà ed intelligenza. Protagonista dei romanzi e racconti di Chiara e Mastronardi, il caffè diventa mezzo privilegiato per entrare nelle officine letterarie dei due scrittori. Le avventure nei caffè della provincia lombarda raccontate da Chiara e Mastronardi mostrano la ricchezza narrativa che una solo apparentemente povera provincia, se osservata con intelligenza e passione, riesce a consegnare al lettore, esaltando la dimensione di reale di quello spazio che Ortega y Gasset riteneva il più adatto per la letteratura. Aldilà delle differenze stilistiche tra Chiara e Mastronardi, ciò che colpisce nell'esame delle loro opere è l'importanza che entrambi attribuiscono al raccontare, non solo come bisogno personale ma come attività di valore etico. -
Le pietre di Orlando
Sono gli anni Trenta e al giovane Vittorio Massini lavorare l'orto del padre a San Benedetto non piace, anche se a mitigare la pena di quel lavoro monotono c'è la vista dei fianchi dell'Argene che gli oscillano davanti agli occhi tutto il giorno, tanto da persuaderlo che la detentrice di quelle forme leggiadre non potrà che renderlo felice, quando verrà anche per lui il momento di mettere su casa. In attesa di poter realizzare questo proposito, lascia gli studi, saluta l'orto di famiglia e le belle sembianze della ragazza e si arruola nell'Arma dei carabinieri: decisione che, secondo le sue aspirazioni, gli consentirà di conoscere gente nuova in tanti luoghi diversi. Dopo una pericolosa esperienza con la malavita torinese, ottiene il suo primo comando con il grado di brigadiere a Masso d'Orcia, dove si trova a dover dipanare gli oscuri intrecci di un efferato delitto passionale. Pur avversato da un astioso procuratore del re, in pochi mesi riuscirà a risolverlo non senza momenti di autentica suspense. -
Oltre il cancello
Sul finire degli anni '50 un bambino di dieci anni varca il cancello di un seminario, affascinato dal sogno di diventare sacerdote. Ben presto prende consapevolezza che essere un bravo seminarista significa piegarsi ad una educazione ispirata a un modello ascetico di disprezzo del corpo, all'ossessione del peccato, alla repressione sessuofobica degli istinti e dei sentimenti. Il protagonista condivide con i suoi amici i momenti divertenti, ma anche drammatici, della vita in comune e si accorge che in quel luogo, dove si dovrebbero mettere in pratica gli ideali evangelici di fratellanza e carità, si verificano al contrario dei maltrattamenti, che arrivano fino alle percosse, da parte di alcuni superiori nei confronti dei più deboli. Una serie di imprevedibili vicende lo porta a mettere in discussione il Dio delle certezze del catechismo e delle preghiere rituali e a cominciare un nuovo rapporto, critico e problematico, con un Dio a cui si confidano i propri dubbi e si fanno delle domande. Oltre il cancello è un romanzo di formazione umana, religiosa e sentimentale, dove si racconta la crescita di bambini e la maturazione di adolescenti in un ambiente molto particolare, fino ad ora poco conosciuto e rappresentato. Se le vicende narrate sono immaginarie, lo sfondo storico della fine degli anni '50 è ricostruito con precisione, con riferimenti allo scandalo dei concubini a Prato e a quello di Esperienze pastorali di Don Lorenzo Milani. -
C'era una volta un bambino
Luciano Pavarotti, Giulio Andreotti, Pupi Avati, Pippo Baudo, Paolo Bonolis, Giuliano Bugialli, Manlio Cancogni, Margherita Hack, Marcello Lippi, Dacia Maraini, Iginio Straffi, Ersilio Tonini, Sergio Zavoli raccontano la loro infanzia. Raccontano la propria infanzia alcuni tra i più grandi italiani della nostra epoca, Numeri Uno nei diversi campi di attività: letteratura, musica, spettacolo, sport, scienza, giornalismo. E grazie alla sensibile partecipazione dell'autrice ci accorgiamo, alla fine di ogni intervista, di essere entrati in sintonia, in una perfetta amicizia letteraria con personaggi famosi che, con le loro storie e le loro carriere, sarebbero altrimenti inavvicinabili. ""È proprio questo - come scrive Giancarlo Mazzuca nella prefazione - il filo comune che lega i protagonisti della galleria di ritratti, che sentiamo alla fine di conoscere intimamente, come cari compagni di scuola di un'infanzia mai dimenticata""""."" -
Firenze carogna. 27 schegge di vita reale dalla città depliant
27 cartoline che mai troveranno posto nelle guide turistiche ma che raccontano Firenze per quello che (anche) è: fatica, miseria, emarginazione, violenza, follia, scorci di meraviglia accanto a squallidi bordelli, ma soprattutto dura routine quotidiana, ansia per il lavoro che sfugge e per il mutuo da pagare, speranze che neanche somigliano più a quelle di pochi anni fa. -
La maschera di giada
John Carties, scrittore americano di romanzi noir, si è trasferito da poco in un cascinale in Toscana insieme alla sua donna Chiara per fuggire dalla nevrotica vita di New York. Ma la tranquillità viene spezzata dalla terribile notizia che giunge da oltreoceano del duplice omicidio dei suoi genitori. John ritorna negli Stati Uniti e intorno a lui avvengono una serie di efferati delitti che sembrano avere proprio nello scrittore il filo conduttore. Ma chi può essere lo spietato killer che lo perseguita? E che senso hanno le misteriose email che Carties riceve e che sembrano essere l'unica pista da seguire? In una indagine serrata che vede coinvolti lo scrittore, la polizia di New York e infine un ex-agente speciale della FBI, si scatena la caccia all'assassino. Tra le misteriose e suggestive piramidi maya, in Messico, sembra celarsi la soluzione del rebus... -
Notturno ed altre poesie
Nella rivista letteraria svedese ""Horisont"""" ne1 del 1992 avente per tema """"Edith Södergran"""", in occasione del centenario della sua nascita, una nota scrittrice svedese contemporanea intitola il suo contributo così: """"Il coraggio di non censurare la propria anima"""". Chi ha avuto modo di studiare la multiforme produzione poetica della scrittrice finno-svedese, non può non sottoscrivere il succitato giudizio, pregnante quanto mai nella sua lapidaria semplicità. Che sia stata una donna ad esprimerlo non è strano se si pensa alla fascinazione che la Södergran tuttora esercita sull'animo femminile (Bruno Argenziano)."" -
Dodici lunghissime ore
L'amicizia e l'amore sono i temi centrali di una vicenda ambientata nella Firenze di oggi, affidata a una scrittura serrata, brillante, ironica. Protagonista è Nicola, quarantenne in fuga dalla città alla ricerca di ritmi più compatibili con la propria natura, circondato ogni giorno dall'affiatamento di un gruppo di coetanei alle prese con l'altro sesso e con disastrose partite di calcetto. Sarà una ragazza conosciuta quasi per caso a far sentire Nicola finalmente appagato. Il racconto è reso più complesso da una enigmatica storia nella storia che riporta all'ultimo conflitto mondiale. Filo rosso, la comunione fra Nicola e la sua compagna. In ogni momento e in ogni situazione. Fino alla fine. -
Il giardino delle esperidi
Egle, giornalista e unica discendente di un ricco e prestigioso casato di baroni siciliani, ritrova tra le carte di suo nonno una lettera e una ciocca di capelli che le aprono uno scenario nuovo e inimmaginabile sulla vita dell'uomo. Si mette quindi in cerca di indizi che svelino fatti nascosti riguardanti la famiglia. Questo la getterà in un vortice di avvenimenti che la travolgeranno, riportandola indietro nel tempo e trasformando la sua curiosità in una dolorosa ricerca di se stessa. Tra panorami mozzafiato e marine di incomparabile bellezza, Egle riuscirà infine ad accettare il proprio passato, a trovare l'amore e a vivere pienamente la propria esistenza. -
Voci del Mediterraneo. Aleramo, Buttitta, Campana, Corti, Silone e altri contemporanei
Dal cantastorie Buttitta ai poeti dell'isola e della ricerca, intrecciando mito e memoria con Cesare Pavese, Sibilla Aleramo e altri contemporanei (tra cui Levi, Silone, Soldati, Alvaro, Cassola, Vittorini, Pampaloni, Campana, Cardarelli, Guareschi, Bo, Prezzolini). È il viaggio proposto dalle pagine di Bruni e Picardo che raccontano lotte incompiute e penne tenute controvento da spiriti ribelli. Tra grecità e destino, il Mediterraneo letterario è un lungo racconto. Emergono le voci dei poeti nei mercati e nei porti, l'infinita topologia di un'agorà umanistica dove niente è scontato, il mare aperto è sempre una sfida, tutto è un'inquieta conquista. Scavando nella miniera della letteratura mediterranea si scoprono così volti, storie e voci scomode. Perché spesso scrivere è entrare nella maledizione della solitudine per cercare un senso: la letteratura come anima, non come salvezza dell'anima. -
Lorenzo Viani. Tra la Senna e le Apuane: l'apocalisse del segno
A Dresda nel 1905 viene stilato il manifesto programmatico del gruppo Die Brüche (Il Ponte). Nello stesso anno Lorenzo Viani (1882-1936), espone al Regio Casinò di Viareggio, sua città natale, i primi lavori di timbro fattoriano e altri prevalentemente grafici, di atmosfera simbolista. Il suo personale espressionismo ""intensivo"""", pur avendo l'aggressività primitiva e l'estrema convinzione anti-accademica, è ancora nella fase embrionale. L'artista si formerà come espressionista sulle rive della Senna, con uno stile contraddistinto dalla propria emotività anarcoide. Importanti, anzi determinanti, saranno gli incontri con le opere di Vincent van Gogh e la pittura dei Fauves. Al rientro in Italia il suo percorso si pone nei binari dell'avanguardia: la sua produzione entra di diritto tra le più significative del primo Novecento non solo italiano ma europeo."" -
Parada opera
Un giornalista italiano vive in Spagna fin da bambino. Innamorato dell'Andalusia, e avviato nella professione, decide di raccontare gli sporchi intrecci fra politica e affari nella Marbella degli anni Novanta. Gli costerà caro: verrà isolato e schiacciato psicologicamente. Sarà vittima di una campagna denigratoria che gli farà perdere la fiducia in se stesso, e l'amore per il lavoro. Forzato a trasferirsi a Madrid, si lascerà vivere fra eccessi e frustrazione professionale. Ogni mattina si sveglierà insoddisfatto di essere diventato una persona gretta e insensibile. Passerà anni cercando di scrivere un libro, oggetto misterioso di cui tutti gli amici hanno sentito senza mai vederlo. Avrà la fortuna, però, di conoscere una donna per la quale valga la pena sforzarsi di migliorare. Con estrema naturalezza, il giornalista verrà condotto da Sofia fuori dalla spirale di abbrutimento e aridità affettiva che aveva contraddistinto la sua vita nella capitale spagnola. Inizieranno un idillio fatto di cose semplici, piaceri veri, passione bruciante, e decisioni difficili. Anche il libro sembrerà sul punto di venire pubblicato. -
Cinquanta
È lecito chiedersi in cosa hai sbagliato, mentre puntano la pistola alla tempia di tuo figlio? Cinquanta parla di armadi che si aprono e ne escono minacce. Parla di televisori che non si possono spegnere. Di bambini che si chiedono cos'è un televisore e che gusto c'è a vederci la gente dentro. Parla del futuro. Del passato. Del presente? Cinquanta poteva nascere solo in Italia.Niente allarmismi, Cinquanta è una specie di fantascienza. O forse no. -
Livida luna
Racconti taglienti e affilati come la lama di un serial killer. Rapidi e inattesi. Storie metamorfiche che trasformano il bene in male, i buoni in cattivi e viceversa. Brevi narrazioni per raccontare tutto il dolore e la pena che si annidano nella cosiddetta normalità e in una presunta innocenza, metafore dell'orrore con cui si fanno quotidianamente i conti: egoismi, disamore, arroganza, prepotenza, ansia di potere. -
Cumulo d'immagini infrante
Il libro è un lucido delirio, una confessione-interlocuzione dell'io narrante di fronte ai cadaveri dei propri genitori. Eutanasia da parte del padre sulla madre gravemente malata e suicidio di questo con una dose letale di ipnotico miscelato ad alcol. Un discorso a distanza, una ricognizione feroce e senza via d'uscita sul dolore e nel dolore: l'ineludibile gorgo di un'iniziazione alla sofferenza e alla negazione d'amore sulla pelle del protagonista senza nome. Figlio legittimo nato per caso e secondo fratello di un bambino tedesco adottato durante la guerra dai genitori che lo hanno trovato all'uscita di un rifugio dopo il bombardamento su Roma a San Lorenzo e su cui hanno riversato un morboso amore. Rendiconto estremo dalla seconda guerra al 1981, privo di pudore, sulla vita, sulla morte e sulle efferatezze di un'ipocrita pace borghese. Al di là delle apparenze sempre al limite della follia, traspare che l'ambiente familiare altro non è che una tana di serpi fatta di abusi e perversioni. Una discesa agli inferi: Ruggero, Emma e Aurelio come una Trinità al contrario. Al termine della discesa tutto sembra per un attimo acquietarsi ricomponendosi la fine con l'inizio, ""la lontana fotografia"""", quasi una luce catartica ma subito rappresa da rimorsi e sensi di colpa di espiazioni fallite omai cercate. Vane. Luce perciò fine a se stessa, non consolatoria, giammai assolutoria."" -
Mangi, chi può. Meglio, meno e piano. L'ideologia di Slow Food
Attraverso l'esame di un'ampia testimonianza, il volume critica l'ideologia di Slow Food, associazione fondata da Carlo Petrini nel 1986. Le idee che da più di vent'anni l'associazione propone in materia di alimentazione, cibo e cultura, sono ormai fin troppo diffuse nell'opinione pubblica e tra le forze politiche italiane. Eppure, il fatto che un movimento come Slow Food ideologicamente antiprogressista, antiscientifico, idolatra delle società tradizionali, delle piccole comunità stratificate e perenni, dedite a riti e festività atavici, in cui il posto di ognuno è eternamente fisso e immutabile; incurante e ignaro della storia e della realtà dei rapporti di produzione, e quindi incapace di vedere le contraddizioni inestricabili e le autentiche finzioni storiche di questa visione è intessuta - possa essere oggi considerato, in Italia, ""di sinistra"""", è cosa che dovrebbe generare più di qualche preoccupazione in chiunque. Le posizioni di Slow Food possono essere certamente considerate come uno dei sintomi più singolari dell'inarrestabile e gravissimo degrado della cultura, della politica e della discussione pubblica nel nostro paese. Il volume si propone, perciò, come un contributo a un più ampio studio di questo degrado, delle sue cause e dei possibili rimedi."" -
Una tenebra liberatrice
Milano, aprile 1928. È il pomeriggio seguente la strage della Fiera Campionaria, un attentato indirizzato a Vittorio Emanuele III e che invece colpisce solo una ventina di cittadini in attesa del suo passaggio. Due portantini dell'Istituto di medicina legale di Lambrate sono mandati in una caserma della Milizia a ritirare dei morti. Il più giovane dei due, Paolo Guarnone, un ventiduenne di fede anarchica, scopre che una delle vittime è il suo detestato cognato: un fascista, uno squadrista efferato, ucciso a colpi d'arma da fuoco. Dal momento in cui carica il cadavere sul furgone obitoriale, la sua vita si trasforma in una corsa a ostacoli contro il tempo e le avversità. Inesorabile, in risposta all'attentato della Fiera, si stringe intanto la morsa repressiva del regime contro tutti gli oppositori politici ancora a piede libero. Scoprire come e perché è stato ucciso il marito di sua sorella non è il più intricato tra i tanti nodi che il giovane anarchico dovrà sciogliere.