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La gabbia
Un uomo non più giovane giunto a una fase critica della sua esistenza, che si dibatte tra i suoi problemi quotidiani - un amore finito, le delusioni professionali, la malattia di un familiare - dai quali fatica a uscire: è questo il protagonista del romanzo. È una persona ripiegata sui suoi dubbi, i suoi fallimenti, i suoi ricordi, che si rifugia nel grigiore delle sue giornate, scandite da situazioni ripetitive ed uguali, come autodifesa dalla realtà che lo circonda, simile a un animale che si sente al sicuro così nella sua tana. Non c'è slancio, non c'è luce in ciò che fa. Nella sua solitudine e nel vuoto esistenziale che lo opprime, a tratti traspare l'aspirazione o il desiderio nascosto a una comprensione più profonda della vita, rare scintille del suo animo, nella ricerca di qualche certezza. In chiaroscuro altre figure si muovono sulla scena di questa storia, tutte che seguono il loro destino: la moglie sfuggente, con la sua bramosia del vivere e l'emigrante colombiana, con la sua grande umanità, piccolo campionario di situazioni e della natura umana. Una narrazione piatta, di situazioni solite e ricorrenti dà una patina quasi crepuscolare al carattere del protagonista, dal quale si evince maggiormente il suo senso di frustrazione e l'atmosfera di sottile malinconia e di tristezza che gli aleggia intorno e tesse i suoi giorni, a indicare quanto è a volte doloroso e difficile nella vita il cammino dell'uomo, aggrappato all'unico sentimento che lo sostiene: la speranza. -
Qualcosa di luminoso
Che cosa sarà questo ""qualcosa di luminoso""""? Una sfera, una scia, un punto, un disco volante che appare nel cielo sopra le acque del lago grande di una cittadina del Piemonte che, pur essendo città di provincia è, invece, città del mondo? È una sera d'inizio estate e l'oggetto scompare velocemente. Alcuni dei personaggi dei racconti qui presenti vedranno questo oggetto misterioso, altri non se ne accorgeranno neppure. È, comunque, qualcosa che sembra offrire alle vite di questi uomini e di queste donne che vivono attorno al lago, e le cui vicende in qualche modo si intrecciano, dalle possibili soluzioni."" -
Regulus
Anno 2076. Sono trascorsi esattamente 30 anni da quando il pianeta Terra aveva rischiato di essere devastato da un E.L.E (Extinction Level Event), dovuto all'asteroide Apophysis; a cui aveva fatto seguito una terrificante tempesta solare con conseguente messa fuori uso, per molti anni, di tutti i sistemi elettronici, digitali, informatici ed elettrici. Ciò aveva comportato un arretramento tecnologico, economico e sociale equivalente a circa 100 anni. Questo ritorno al passato, obbligato e repentino, fu denominato allora: Medioevo Minore. È il 15 agosto, lungo il molo di Malta: un uomo sta ritornando da una passeggiata, quando viene attratto, casualmente, da una coppia di sposini, scesi da una nave da crociera, che stanno parlando tra di loro in un idioma a lui caro. Inizia così un incontro che lo porterà, con i ricordi, indietro nel tempo e che farà rivivere a lui stesso e ai due giovani profonde emozioni. Chi è costui? È Pietro Regolo, caporedattore di uno dei principali giornali dell'isola, o è Alessio Toscano, medico del corpo e dell'anima? -
Verbali d'infrazione
«Franco Trinchero è un grande viaggiatore in versi, con la caratteristica che è soltanto sua di far coincidere luoghi, occasioni, incontri d'arte e di vita con il giudizio morale, il brivido dei sensi, la meditazione sul significato delle cose e delle esperienze, il fervore dei sentimenti e l'immagine della morte; e il tutto è tuttavia attraversato dall'ironia, dal gioco, dallo stupore dell'imprevedibile variazione degli sguardi, dei commenti, delle visioni, delle apparenze e delle apparizioni e delle presenze di figure femminili, come accompagnatrici ora favolose, ora fin troppo carnali, ora fuggenti e allusive. I viaggi di Trinchero sono quelli di un'Europa antica nella quale, d'improvviso, si inseriscono ora in modo grottesco ora in modo sfrenato e corrosivo ora come sfida rivoluzionaria le novità delle mode, delle tecnologie appena inventate, della giovinezza immemore di passato; ma sono anche quelli della sua città, di Torino, e ne pronuncia allora i nomi come quelli dell'esotismo più lontano sull'orlo della geografia storica, delle guide turistiche, degli itinerari d'aerei e treni.» (dalla Nota di Giorgio Bàrberi Squarotti) -
Dalla parte di Ruskin. Debiti artistici e culturali della modernità
Il pamphlet ""Dalla parte di Ruskin, debiti artistici e culturali della modernità"""" traccia una linea ideale di continuità tra la produzione artistica di tre figure emblematiche dell'Ottocento, William Turner, John Ruskin e Marcel Proust. Lo scritto, con una fine analisi letteraria, si propone di porre in evidenza il profondo legame di interdipendenza dei tre artisti, così incredibilmente diversi, comparando alcuni brani scelti delle loro produzioni, sempre mantenendo un occhio attento all'incrocio di destini personali, di cui Venezia rappresenta un anello di congiunzione. L'attenzione del saggio è incentrata in special modo sulla figura di Ruskin, e il suo particolare e nuovo modo di percepire la Natura e l'Arte, oggi meno noto presso il grande pubblico, sottolineandone l'influenza esercitata dall'epoca vittoriana fino a noi. Personaggio di sorprendente attualità Ruskin, per la modernità del suo pensiero anche sociale, non finisce di appassionare e porre nuovi quesiti rispetto al reale portato della sua eredità culturale."" -
La mancanza del tuo dolore
Amante della lettura, del cielo e della terra e così della scrittura, Sara Evangelista nasce sotto il segno dei Pesci, l'11 Marzo del 1995 a Firenze dove vive, quando non si trova immersa nella campagna Toscana. Intraprende gli studi naturalistici e filosofici fino ad affacciarsi al magico mondo della poesia. -
Novecento ai confini
Elio Grasso è quello che in inglese si chiama a poet's poet, vale a dire un poeta quintessenzialmente tale; più precisamente un poeta lirico, nel senso che questo termine ha acquisito lungo la corrente principale del Novecento italiano. Insomma, Grasso ragiona sempre come poeta (e in questo senso mi fa pensare all'indimenticato amico Alberto Cappi). La riprova: Grasso, che è oggi uno dei nostri recensori di poesia più prolifici e più puntualmente attenti, compone le recensioni come qualcosa di simile a poemetti in prosa, senza per questo sacrificare la sua acuminata precisione nell'identificare la voce particolare di ogni autore da lui analizzato. Dall'Introduzione di Paolo Valesio -
Ogni borgo è un poeta
Tutte le favole iniziavano il racconto con c'era una volta in un paese lontano, lontano... Ma i tempi cambiano e così anche le forme si adattano ai nuovi contenuti. Ora c'è il borgo, vicino vicino, che ti dà nuovamente una opportunità di sognare come non mai in questo periodo storico. Tutto questo non è una operazione di nostalgia ma un racconto dell'uomo attraverso i silenzi e il pellegrinare dei borghi. La pandemia ha messo in scacco la città. E dunque c'è necessità di ripensare la città, rendendola più adeguata. Ma la rinascita non può prescindere dal borgo. I borghi hanno in comune la storia millenaria che li rende unici. E per questo sono ""Presidio Slow Poetry"""". Prima ci si sentiva Comunità, ancor prima di essere cittadini. Perché sono le storie che ti rendono unico. È giunto il momento di riattivare un processo culturale rivolto ad animare la Comunità all'interno, come un laboratorio costante. Una proposta di cittadinanza nuova e consapevole che solo la Repubblica dei Borghi conferisce. È una favola moderna. Tutto comincia a Milano nel parco di Trenno, con i miei due nipoti Leonardo e Federico. Il parco visto come proiezione di fantasie, archetipo di mutamento e scoperta. Una storia raccontata dal punto di vista dei bambini che sono i grandi dimenticati della pandemia. Hanno ascoltato per mesi il mondo brontolare. Era necessario includerli e ricominciare da loro. Loro giocano nel parco ma il futuro e la crescita passa e comincia dal passato. I borghi delle valli, delle Alpi, dell'Appennino e delle riviere sono patria del cuore, fino a diventare uno stato mentale."" -
Violetta e le altre. «La traviata» da Verdi alla TV
A coloro che sanno, e vorrebbero trovare conferma delle loro posizioni, e a quelli che non sanno, ma vorrebbero sapere... ""Violetta e le altre. «La traviata» da Verdi alla TV"""", è il secondo atto della miniserie iniziata con """"Le signore dalle camelie, l'opera al cinema"""", Morlacchi 2020. Marco Jacoviello, storico, estetologo, musicoterapeuta, docente liceale e universitario, ha condotto una riflessione sulle relazioni che legano il teatro musicale alla cultura italiana ed europea mediate dal cinema, dalla televisione e dai muovi mezzi di comunicazione. Scrittore di molti saggi sull'opera lirica e di romanzi, ha pubblicato con Campanotto, La Giuntina, Morlacchi, Mimesis, Libreria Musicale Italiana (LIM)."" -
Marco e Toni. Un racconto di formazione
Valori veri ed eterni sono quelli che emergono dalla lettura di queste pagine, tenute in un cassetto per decenni, diventate quasi un testamento spirituale da tramandare alle nuove generazioni. Scritto in un lontano 1977, narra l'amicizia tra due persone, un anziano ed un bambino, una storia possibile a quel tempo, quasi anacronistica oggi, ma chissà, tutto è possibile. -
Il corpo denso
In questo «corpo denso» si gioca sulla con-fusione dei sensi. La densità del corpo si ravvisa nella dimensione quasi tattile della scrittura. Espressa soprattutto attraverso l'impronta materica delle pulsazioni ritmiche. Scansioni che riportano ai battiti del cuore o ai sommovimenti compulsivi dei visceri. Alla frequenza del polso. Alla dinamica della respirazione. Al passo. O al battito delle mani, quando mi vien voglia di solfeggiare un verso per verificarne l'efficacia metrica. Ma tale densità è anche indicata attraverso il ricorso alle configurazioni plastiche del verso e attraverso le «optofonie». Del resto Merleau-Ponty aveva già considerato la vista come una sorta di palpazione. Ovviamente questo gioco di con-fusioni percettive apre al suono e al gesto. Li solleciterà. E la voce svolgerà il suo ruolo di conduttrice della performance, partendo dal corpo posto nel baricentro dello spazio-tempo dell'azione, che, nel caso specifico di quest'opera, sarà specchio umbratile del testo come non mai. -
La musica del cuore
Due ragazzi. Giovanni, italiano, condizione economica agiata, affetto da una grave cardiopatia. Jaber, siriano, intraprende un lungo viaggio che lo porterà in Libia. Qui può realizzarsi il suo sogno: la traversata verso una vita felice in Italia, come quella di tanti suoi coetanei cresciuti lontano dalla guerra in un clima spensierato che lui ha osservato attraverso i social. ""Appena uscito, i due miliziani si avventarono su Ayman come belve. Calci. Pugni. Il sangue schizzava da tutte parti. Non contenti, presero a colpirlo con i calci dei fucili. Un colpo più forte degli altri gli sfondò mortalmente il cranio. Ayman rimase a terra immobile"""". Età di lettura: da 9 anni."" -
Viaggi in corriera. Racconti e fiabe
"Viaggio in corriera può esser letto tutto d'un fiato o, magari proprio mentre si è in viaggio, in piccole dosi, tante quante sono le storie che l'autore racconta in una giostra avvincente di stili e generi. Sospese nell'atmosfera incantata del richiamo magico o puntuali nel dettaglio della testimonianza di vita vissuta, queste brevi storie ci ammaliano con voce ironica e affettuosa. Sono racconti per giovani lettrici e lettori di oggi, ma anche per amanti della lettura di ogni età."""" (Giancarlo Sammito). Età di lettura: da 9 anni." -
La biblioteca del vento. Quaderno di poesie sull'arte
Il libro ""La biblioteca del vento. Quaderno di poesie sull'arte"""", raccoglie le poesie dedicate ad artisti, opere o atelier, nell'arco di un ventennio (2010-2020) di attività parallela alla critica d'arte. Spesso queste poesie hanno accompagnato presentazioni di mostre o prefazioni di cataloghi, a volte fondendosi letteralmente al saggio critico e spesso gli artisti ringraziandomi mi hanno dimostrato il loro affetto e stima per queste essenziali """"critiche d'arte in versi"""". In realtà sono io che ringrazio loro, in quanto le loro visioni pittoriche hanno aperto varchi nella mia anima buia, le loro poetiche implicite nel lavoro artistico, aprivano orizzonti interiori e rilevavano un sentire comune ed empatico, il loro colore ha riempito spesso le pagine bianche del mio cuore e le loro forme hanno dato vita al mio essere informe e invisibile."" -
Quartiere Italia e dintorni 1948-1968
Quartiere Italia dunque non è solo un toponimo, ma è una sintesi di un percorso formativo: il luogo diventa altro da sé perché il semplice quartiere esplode, si espande, straripa, si consolida tra difficoltà, privazioni e smarrimenti in un Paese intero. Il quartiere si fa Italia e il bambino protagonista del libro si fa uomo. Quartiere Italia non è dunque un lungo racconto di storia locale, non è un affresco da ""Roma sparita"""", bensì una storia di esistenze a volte tormentate, spesso spensierate, sempre condivise; universali. Un libro o uno stradario dicevamo perché questo processo di crescita è scandito come la genesi stessa di una mappa, strada dopo strada si delinea la """"forma urbis"""" che è la storia stessa del protagonista. Su 58 capitoli ben 34 sono dedicati a nomi di strade e altri 8 a nomi di località, una trama incessante di vite e di vie. Le strade protagoniste di Quartiere Italia sono corredate quasi tutte dal numero civico perché l'autore/topografo si fa entomologo e dalla città - corpo vivo - si fa strada tra le strade nei palazzi (a Roma palazzine), e poi dentro i suoi appartamenti fino a sezionare le stanze e vivisezionare gli armadi, i cassetti, gli elettrodomestici, i balconi, le vestaglie, le canzoni e gli odori delle esistenze raccontate. L'aneddotica qui si lascia andare alla vertigine della lista; l'elenco di dettagli diventa caleidoscopio di profumi, rumori e colori - un'incessante trama di memorie reali e fantastiche che sono l'essenza stessa di una città - foresta di simboli. Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma perdersi in essa come ci si perde in una foresta, è una cosa tutta da imparare. (Walter Benjamin, Cronaca Berlinese) E nel tentativo di orientarci meglio nelle zone più lontane della memoria l'autore ci offre una rappresentazione fotografica così didascalica da farci smarrire nuovamente. Come un cartografo medievale orna la sua mappa di draghi e basilischi, così Casetti, tra le righe, innesta squarci di città: cartoline, oggetti, vedute di una Roma piccolo borghese talmente piccola da diventar metafisica. La città illustrata perde così i contorni del realismo per confondersi con l'inesattezza dei ricordi, dei racconti. Non ci interessa più che le vicende qui narrate siano tutte realmente accadute; Quartiere Italia non è solo un fondale teatrale di vicende, ma la storia di un'identità nomade che trova nei suoi traslochi, nelle sue nevrosi, nei suoi smarrimenti anche la sua salvezza. Perché come annota Pontalis: """"ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere sé stessi"""". Valerio Maria Trapasso"" -
Libertà
"Se anche prima lo era stato, oggi è anche più difficile sceverare le componenti di quella straordinaria miscela a cui l'estro e l'invenzione di Vittorio facevano da detonatore provocando ora fiammate vivide ora schioppettii impertinenti. Difficile sceverare tra gioco, irritazione, rabbia vera e propria, dolore, sarcasmo, sorriso e ancora di più tra aggressività, timidezza, scontrosità, paura: tutti dati che concorrono al personaggio autore di questi versi così simile eppure così diverso da quello indimenticabile che ha recitato la pittoresca e furente commedia della sua breve vita. In che cosa diverso? Diverso se non altro in questo, che il primo, lo scrittore, non perdona al secondo, all'attore, come non perdona a nessun'altra comparsa della rappresentazione - e tutti in verità sono comparse, i protagonisti essendo semmai fuori di scena e fuori del quadro: e cioè nella regione inespressa dove bruciano gli affetti più """"sacri"""" e più gelosi e nella zona altrettanto muta dove continua ad ardere senza risposta e quasi pudicamente il problema dei problemi. Non perdona né sé né le altre comparse e nello stesso tempo assolve tutti perché tutti obbediscono alle necessità dello spettacolo. Se non ci sono gli """"a parte"""" laceranti che lo scrittore non manca di registrare e questi rendono lo spettacolo della scrittura ben più straziante di quello quotidiano che egli aveva inscenato, nel quale, per meglio dire, si era spavaldamente inserito. Lo spettacolo è in ogni caso una costante per Vittorio: ed è uno spettacolo che non manifesta, ma occulta e svia. La parola """"maschera"""" si trova anche nelle ultime poesie"""". (Mario Luzi)" -
Il peso della luce
Quantunque impalpabile, invisibile, incorruttibile, la luce possiede un peso. Il suo peso è in grado di scardinare il ristagno dell'oscurità, è in grado di disarmarlo. Il movimento della luce è infinito. Essa può ascendere e può precipitare. Quando precipita, essa acquisisce una materialità immateriale, il suo peso appunto. L'esistenza manifesta infatti, è un precipitato di luce, un precipitato d'eternità. In ogni forma il peso della luce cela i suoi segreti, in ogni essere cela il suo principio sostanziale. Vivere significa saper scoprire questo peso, lasciarlo respirare, saperlo sopportare. Lasciare che il suo fremito dilati il nostro cuore a dismisura, affinché il suo peso diventi il peso del nostro stesso cuore. E lasciare che esso ci sostanzi e ci fabbrichi un corpo adamantino in grado di condurci, anche in mezzo a mille miraggi, verso la sua origine. -
Il giallo della birra bionda
"La storia di questa storia è un mistero. Probabilmente è un racconto nato tra un bar e un locale alternativo veneziano tanto che l'X del libro è molto simile alla realtà dello Spazio About così come la Skuola ha più di qualcosa in comune con l'esperienza dell'ex Ospizio Occupato di Santa Marta sgomberato a settembre del 2019. Quanto raccontato può essere anche il frutto di troppi romanzi, troppo alcol e di qualche sigaretta allegra oppure un sogno o l'invenzione di qualcuno. Magari invece è tutto questo assieme. Qualcosa in più su come è nata questa storia, che qualcuno definirebbe """"racconto giallo"""" lo si scopre andando subito all'ultima pagina. Così però perderete molto e tanto vale che, senza misteri, vi beviate una birra bionda alla mia salute, però il conto lo pagate voi""""." -
Appena ho tempo
"Raccolta che copre molti anni, questi testi di Angela Maria Zucchetti ci ricordano che la poesia - e quella lirica in special modo - racchiude il senso dell'Essere. Come ho sostenuto altrove (e non sono il solo), la poesia ha uno strettissimo rapporto con la filosofia. Intanto entrambe nascono dalla meraviglia, si realizzano attraverso la lingua, e trattano di cose essenziali. Dunque: Poesia è filsofica, nel senso di metafisica. Perché ci troviamo a focalizzare sulle questioni ultime della nostra realtà di esseri umani. Dell'esistere, dell'esserci qui ed ora momento dopo momento, in bilico tra il non-Essere, e la forza dell'esserci che si afferma, che esige di vociare, captare, origliare il senso più profondo del vivere"""". (Peter Carravetta)" -
Il ragazzo e la civetta. Percorsi di un allievo dell'Academiuta di Pasolini. Nuova ediz.
«Bruno Bruni aveva un padre ferroviere, emiliano d'origine, abituato dal mestiere a traslocare frequentemente da un luogo all'altro d'Italia; la madre proveniva dalle Romagne. I suoi fratelli erano nati in posti uno diverso dall'altro e a lui la sorte aveva assegnato nel '29 Santa Lucia d'Isonzo. La famiglia si era trasferita poi a Opicina sopra Trieste, quindi a Gorizia e nel '36 a Casarsa, dove il padre, divenuto capostazione, aveva potuto sistemarsi in forma più stabile. Per Bruno, Casarsa era destinata a divenire naturale tópos della propria identità e fondamentale ambiente di formazione. Il piccolo centro friulano era come immerso in una immutabilità agricola e linguistica e in una cristianità rigorosa e assoluta che mal si adattava alle inquietudini di un ragazzo proveniente da una famiglia di pensiero laico e di più vaste esperienze; ma presto si sarebbe trasformato in un ""paese dell'anima"""" grazie alla presenza di un giovane intellettuale che aveva eletto lo stesso luogo a proprio """"utero"""" letterario: Pier Paolo Pasolini.» (dall'Introduzione di Giuseppe Mariuz)""