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Autoritratto in vinile
61 brani. 61 dischi. 61 artisti. (No, gli artisti e i dischi sono molti, molti di più…) 61 tessere da 12 pollici in polivinilcloruro che mixano generi e periodi musicali ai ricordi personali. Il risultato è un gioco di rimandi rigorosamente analogici che prova a descrivere la vita in rapporto a una delle sue maggiori consolazioni: la musica. … e 33 scatti da collezione di Alberto Ledda. -
Raffaello, il figlio del vento
Raffaello Sanzio: il pittore della grazia e della perfezione. Così è stato definito per secoli. Ma dietro la figura mite e rassicurante del ""pittore divino"""" si nasconde un genio dalla vita esplosiva, fatta di sfide e contraddizioni, di viaggi incessanti, amicizie granitiche, amori focosi, successi grandiosi e tragedie improvvise, passando persino attraverso polemiche con l'autorità del tempo.Raffaello. Il figlio del vento è un percorso rutilante attraverso la vita di un artista prodigioso, curiosando fra le sue opere, conoscendo i suoi maestri, entrando nei suoi segreti, per rimanere infine stupiti e affascinati di fronte alla sfolgorante esplosione di meraviglia e colori di questo gigante del Rinascimento. Con il vento nasce Raffaello Sanzio, il vento lo porta all'apice del successo e nel vento finisce la sua avventura, a soli 37 anni.E noi siamo ancora qui ad ammirarlo, dopo cinque secoli."" -
Volevamo salvarci
« ""Non riesco a ricordare altro che il sentirsi vicini."""" Nella nostra frettolosa contemporaneità, dominata dalla tecnica e dalle logiche di guadagno, l’uomo si ritrova in una solitudine e in un’incomunicabilità sempre più opprimenti. Petr Hruska, poeta dell’inquietudine, degli oggetti di tutti giorni e della sporca realtà urbana, attraverso scene di vita quotidiana e di viaggio ci porta alla ricerca di un luogo d’incontro con noi stessi e soprattutto con l’altro, per riscoprire lo stupore di stare al mondo.» (Elisa Bin)"" -
Coluche. Il comico politico
L'alter ego dell'autore, il simpatico giornalista ticinese che in ogni occasione indossa un'elegante sciarpina, torna a Parigi per un'altra inchiesta nel mondo dello spettacolo transalpino dopo quella su Boris Vian. Questa volta si tratta di Coluche, l'irriverente comico che prendeva di mira senza mezzi termini i politici e i disequilibri della società francese. Il giornalista ne segue la tumultuosa ascesa dai palchi della Parigi bohémienne fino alla radio nazionale e all'Olympia, attraverso la sua estemporanea candidatura alle elezioni presidenziali, gli eccessi che ne hanno sempre minacciato l'esistenza (ma anche la carriera) e le iniziative sociali che gli hanno garantito un posto nel cuore dei francesi e con cui ha concretamente inciso nella vita del suo Paese. Fino alla tragica fine, con la sua amata moto, su una statale della Provenza, avvenuta nel 1986 in circostanze che alcuni ritengono ancora dubbie. -
Casadolcecasa. Testo sloveno a fronte
"casadolcecasa"""" ha diverse fonti. Tre testi su cinque nascono da performance di teatro e musica. La potenza di questi versi è un'esigenza profonda, il bisogno di trovare equilibrio attraverso gli estremi del corpo, passando da un sentiero all'altro in uno scarto interiore continuo. La casa, il mito, il confine, il gioco, il viaggio delineano lo spazio di questo libro scritto tra il 2012 e il 2020. Una raccolta composita anche linguisticamente, con testi in italiano, sloveno e inglese." -
Il bambino intermittente
Libro candidato da Alessandro Perissinotto al Premio Strega 2022Un racconto componibile e intermittente che saltabecca tra le varie epoche della vita del protagonista – che sono anche le epoche della nostra storia recente e, forse, le epoche della vita di tutti noi – e ricostruisce la realtà attraverso l'incontenibile immaginazione di un bambino straordinario.L'infanzia è tutto tranne che infantile.Il piccolo Berg vive in una città del Nord con la madre professoressa. Ha molti nomi inventati e da un certo punto in avanti anche una sorella (immaginaria?). Ha un padre che possiede un Maggiolino giallo a pois rosa e gli insegna i nomi degli alberi e dei funghi. Ha dei nonni di città che lo educano all'uso filosofico degli agnolotti e alla contemplazione del Meccano. Ha dei nonni di mare che lo accompagnano nella crescita, da una cucina con finestra sulle onde e da uno sgabuzzino magico. Berg cresce rimodellando la realtà, in un travaso continuo di immaginazione, e così attraversa l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta. Da bambino ha molti ""nemici"""", conosce man mano il pericolo metafisico degli oggetti, l'inesorabilità dei pensieri altrui, gli anni di piombo; da ragazzo – stupito e incredulo – l'amore e il risveglio di un'intera città industriale; da adulto la forza e l'abbandono, l'affollamento muto e una solitudine che continua a sfrigolare con le sue molteplici voci interiori. Trova Dio in una cabina da spiaggia – poi lo perde in una mensa sotterranea. È un musicista mancato, un commesso in un negozio di dischi, un lavoratore della New Economy nella """"città da bere"""". È comico, goffo, riflessivo e silenzioso, inarrestabile e chiassoso. Berg ha molti nomi e molte età: è lui il bambino intermittente. E questo romanzo è la storia della sua intermittenza, delle sue innumerevoli identità che si richiamano dagli innumerevoli angoli e pianerottoli di una """"architettura impossibile"""". Un racconto componibile e anch'esso intermittente che saltabecca tra le varie epoche della vita di Berg, che sono anche le epoche della nostra storia recente e che sono, forse, le epoche della vita di tutti noi.Proposto da Alessandro Perissinotto al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:«""""La vita, istruzioni per l'uso"""". Se si volesse cercare nell'universo letterario un riferimento per l'opera più recente di Luca Ragagnin è nel capolavoro di Perec che lo si troverebbe. Certo, come il titolo lascia intendere, non è su tutta la vita che l'autore si concentra: queste sono istruzioni per l'uso dell'infanzia. Se insisto sulla locuzione """"Istruzioni per l'uso"""" è per sottrarre Il bambino intermittente dalla più logica e immediata delle classificazioni, quella che lo collocherebbe nei memoir: Ragagnin non ci racconta la sua infanzia, ma un'infanzia universale, un'età di scoperta che si estende ben oltre il numero canonico degli anni """"fanciulleschi"""" e che dura fino a quando gli occhi di Berg, il protagonista, rimangono sgranati a osservare stupefatti l'incomprensibilità del mondo. Certo, nella narrazione di Ragagnin sono presenti alcune marche temporali e il lettore che si approssima alla sessantina potrà ritrovare nelle esperienze di Berg le sue stesse esperienze; potrà ritrovare... -
Colloqui con il pesce sapiente
Uno spirito flaubertiano sembra aver visitato l'autore di questi Colloqui con il Pesce Sapiente. Usando l'ironia come uno spillo e la pagina come una teca, vengono esposti, con metodo entomologico, cose e fatti che pensiamo di conoscere bene solo perché li frequentiamo da sempre. Così esibite, però, le cose e i fatti rivelano altre nature, recondite e inaudite ma perfettamente plausibili, che beffarde ci fanno sentire un po' sciocchi con la loro nuova (in realtà vecchia) evidenza. Paolo Brunati ci parla (anzi, ""?si?"""" parla) degli Insetti, degli Ornitorinchi, della Creazione, dei Mariti, del Bambino (che fu, che è), del Mare, della Nonna, dei Poeti, della Colpa, dei Morti, della Parola... delle piccole e accecanti Rivelazioni quotidiane in grado di risvegliare il nostro stupore fanciullesco, quello stupore che è il primo stadio filosofico della coscienza. E una volta risvegliati, non sapremo più prendere sonno. Prefazione di Alberto Gozzi."" -
L'EDOnista
Dalla vita Edo ha avuto tutto. Una famiglia agiata, una casa in collina rifugio della buona borghesia torinese, i migliori studi e i migliori vizi. Edo ha amici belli e fortunati insieme ai quali – tra sport urbani estremi e droghe sintetiche, locali di tendenza e sesso spazzatura, alcool e tomi universitari – vive una scissione tra le sue pulsioni e le convenzioni sociali cui deve attenersi. Edo è un giovane uomo bello e intelligente che vive una scintillante post adolescenza. Prolungata. La sua ossessione è il sesso con ragazze rigorosamente molto magre. Dentro una vita apparentemente perfetta e dorata, si attorcigliano però i malesseri di un ragazzo inquieto. La madre amata e bellissima, la cui esistenza è stata soffocata da un marito fedifrago e rampante. La famiglia che crolla in pezzi. Un amore infantile e idealizzato per Viola, libera e incantevole, capace di smuovere ogni suo anfratto emotivo. Una zia ribelle fuggita a Londra… Il viaggio in Inghilterra di Edo è un viaggio di formazione. Un’educazione sentimentale narrata in prima persona, proprio durante gli ultimi mesi di università, un crinale tra giovinezza ed età adulta. Edo è costretto a perdersi per reinventarsi. -
Arlt. Lo scrittore nel bosco di mattoni. Una biografia
Arlt tramandò un’immagine di sé come scrittore incompreso, eppure oggi viene considerato, insieme al suo contemporaneo Borges, uno dei padri della letteratura argentina. Tuttavia, se Borges traghettò la cultura europea e ottocentesca nella modernità e nel Nuovo Mondo, Arlt fu colui che per primo scrisse del popolo e sul popolo, del suo ambiente (i suburbi di Buenos Aires, le fabbriche, la pampa), delle sue difficoltà e delle sue lotte. In centinaia di articoli e racconti – oltre ai quattro romanzi, di cui i più famosi I sette pazzi e I lanciafiamme formano un’autentica epopea metropolitana – Arlt tracciò le linee di una letteratura nazionale puramente argentina. La sua penna non rimase però entro i confini di Buenos Aires, ma viaggiò per il mondo – in Sudamerica, in Europa e in Africa – portando lo sguardo del suo stesso popolo, lo sguardo dell'uomo porteño, oltreoceano. Viaggiando, Arlt incontrò altri popoli in lotta, visse i prodromi della guerra civile spagnola, e soprattutto riuscì ad allargare la sua attenzione a un contesto più universale. La biografia di Sylvia Saítta intreccia la travagliata vicenda personale di Arlt con l'evolvere della sua opera... -
L' animale nella fossa
Avvicinarsi alla poetica di G.G.G. è un'esperienza immersiva, un avanzare insieme nel bosco, luogo misterico per eccellenza. Nelle parole del prefatore Tommaso Ottonieri: «Il bosco psicomagico di Gaia Ginevra s'accatasta di altarini fonici, ultrasuoni tellurici che solo in uscita si condensano in immagine verbale, grammatizzando lo spezzarsi di linee (di cui si genera) a esprimere l'ustoria traccia della materia fiabesca di cui s'erano impressi per rapprendersi in sillabare di sciamano. [...] E il paesaggio, il bosco, a schegge, esploso, secco, a sé non basta. Vocante, ovunque, il filo vibrato dalla lingua ne corre il senso oscuro». Con la sua ricerca linguistica, G.G.G. tenta un'architettura effimera fatta di margini, parti, pluralità; una decolonizzazione del linguaggio; un'opera di traduzione/tradimento dell'esperienza. Soprattutto, afferma un ""materialismo vitalistico"""" in cui tutti i corpi (tramite mescolanze, innesti, esercizi di memoria e profezia) e tutti gli oggetti sono vivi e in relazione, nel solco dell'""""interdipendenza simpoietica"""" della filosofa Donna Haraway."" -
L'anno del gallo
È il 2005 e in Cina corre l’anno del gallo, il segno zodiacale di Tereza Boučková, autrice e protagonista. Secondo l’astrologia cinese quando ricorre l’anno del proprio segno zodiacale non saranno mesi facili. Per la scrittrice è infatti l’anno in cui la sua famiglia, definitivamente, si disintegra. Tereza Boučková ha adottato due bambini, in seguito ne ha partorito un terzo. I due bambini sono entrati nella sua vita da piccolissimi, accolti nella convinzione che l’amore e il profondo affetto avrebbero portato al superamento di ogni difficoltà. Ma i due ragazzi, arrivati alla pubertà, sfuggono al controllo dei loro genitori, vivono senza regole, commettendo furti persino in casa, innescando una miccia esplosiva di azioni e reazioni in cui si trovano coinvolti tutti i membri della famiglia, senza possibilità di fuga. L’anno del gallo è la storia di una disillusione, quando ogni tentativo, ogni sforzo, sembra fallire, e l’autrice racconta e riflette, ora con lucidità, ora con disperazione, sui motivi e le cause che hanno contribuito a frantumare il suo sogno e a precipitarla in una crisi che coinvolge ogni sfera della sua esistenza. -
Romanzo senti/mentale
24 ore, due persone, due luoghi, due incontri con la morte. Lui è messaggero di brutte notizie, lei deve mettere ordine nell’eredità… Strani eroi uniti dal loro sguardo nel passato, da cocci di memoria di esperienze condivise, che ognuno vede a modo suo. Cinici e vulnerabili. Volgari e teneri. Cercano la via verso sé stessi e il loro mondo. Un racconto insolito, una sonda sorprendentemente profonda nell’inferno della perdita dell’innocenza, nella vita di chi è cresciuto alla fine del regime. -
Dante. Fra le fiamme e le stelle
Io sono solo un giullare, mi sono lasciato percorrere dalla sua vita e dalle sue opere per cercare di disegnare un Dante umano, troppo umano. Perché ogni volta che una figura viene divinizzata, il fascino rischia di svanire e vengono soppresse contraddizioni e incoerenze, ovvero le caratteristiche che rendono il genio davvero affascinante. Dante scriveva come un dio, ma non era perfetto. Ambizioso, vendicativo, sofferente: proprio per questo è diventato Dante. Un uomo che ha disegnato l’aldilà per condizionare il suo mondo, e l’ha fatto con coraggio indiscusso, follia visionaria e una forza poetica potentissima. -
Incipit offresi. Il gioco. Con 60 Carte
"Incipit Offresi"""" è un format a tappe: la sfida si gioca a colpi di incipit all'interno delle biblioteche del Piemonte, della Lombardia, nelle biblioteche di Roma, della Toscana e della Liguria. I giocatori dovranno sfidarsi e indovinare Titolo dell'Opera e Autore, guadagnare punti a colpi di Incipit famosi, ma anche con giochi alternativi legati alle stesse carte. Potranno concorrere e inviare i propri componimenti e perché no allenarsi e iscriversi alle future edizioni del campionato. Il progetto si è consolidato negli anni e la sinergia tra le diverse istituzioni è un esempio virtuoso di collaborazioni e professionalità." -
Cechov nella mia vita
Come scrive Ivan Bunin, la storia d'amore tra Lidija A. Avilova e Anton P. Cechov era un grande segreto, che i due mantennero per decenni. Eppure, ""Cechov nella mia vita"""" è più del racconto personale di una relazione intima. Al di là di qualsiasi polemica, personale (come quella di Marija Cechova, legittima moglie dello scrittore) o accademica (diversi ricercatori hanno espresso più di un dubbio a riguardo), queste memorie illuminano alcuni degli aspetti più intimi di Cechov e soprattutto permettono al lettore di sbirciare sul suo lavoro di guida letteraria nei confronti della giovane (e ambiziosa, e infelicemente sposata) collega. Il risultato è il più classico romanzo sentimentale russo, con tutto l'armamentario che conosciamo e amiamo: i bigliettini mandati attraverso la servitù, le vetture di piazza, i balli in maschera, i fiumi di tè, gli struggimenti. Eppure non c'è alcun sentimentalismo e la voce di Avilova è limpida e vivace, piacevole da ascoltare, attentissima a guardarsi dentro e a giudicare gli uomini che la circondano, ironica. La voce di una donna moderna. Prefazione di Dario Pontuale."" -
Il buon auspicio
Chi è la Lorenza che scrive un diario in cui annota le vicende martoriate e a volte, loro malgrado, irresistibili dei pazienti di un ospedale psichiatrico di cui è “ consulente filosofico ”? È l'autrice stessa? È un caso di omonimia? Un alter ego, un Doppelgänger, ovvero un sosia, un viandante ubiquo? Perché Lorenza è al contempo anche Lorenzo, un'emanazione che si fa corporea e le impedisce di amare altri uomini, di respirare grazie alle vitali energie sentimentali e sessuali. La tiene in scacco, le si nega e al contempo l'avvolge in spire paralizzanti. È un corpo a corpo feroce quello tra Lorenza e Lorenzo, che si rarefa sempre di più, raschiando lentamente i loro corpi, lasciando infine come un precipitato inutilizzabile nel mondo reale la scoria del pensiero puro, mentre intorno a loro si avvicendano personaggi e comparse, uomini e donne fatti di ombra e seduzione, aspettative e richieste. Vanno e vengono come deflagrazioni psichiche, eppure sono loro che mandano avanti il mondo di Lorenza/Lorenzo. Loro e i pazienti in cura e la figura di un Padre, con la P maiuscola dei simboli. Ma il diario è anche un deposito di memoria, di annotazioni casuali, di ragionamenti e teorie di vario genere, di coiti con la scrittura e la letteratura; questo diario è, sopra ogni altro aspetto, un prezioso scrigno linguistico. Il personaggio Lorenza definisce tale fiume in piena, il suo diario, come « feticismodocumentaristico della protagonista » e per di più senza alcuna intenzione letteraria. In realtà siamo di fronte a un'abilissima costruzione linguistica e strutturale; una struttura-trappola come il nastro di Möbius, dove il lettore perderà l'orientamento trovandosi, da una pagina all'altra, dagli scantinati oscuri delle pulsioni più proibite ai cieli aperti di un'intuizione che non è soltanto filosofica ma cosmica. Luca Ragagnin -
Dura mater
Mariella è nel letto numero 5 della terapia intensiva. Una cicatrice demarca il confine tra un limbo di visioni e la realtà che le sfugge. È in coma farmacologico: crede di aver tentato il suicidio per amore, ma l'hanno operata al cervello per una malattia rara che non sapeva di avere. Mariella dubita di sé, non riesce a ricostruire gli eventi; ma sarà quella della scienza, alla fine, la sola verità della consapevolezza ritrovata. Una cicatrice separa anche i due luoghi di Mariella: Roma, un fondale di carta, e l'Abruzzo, la sua terra antropologica, dove sopravvive la memoria della zia Elda, e dove talvolta la natura, offesa, porta morte e desolazione. Una cicatrice segna anche le due lingue di dura mater: l'affilato gergo medico e improvvisi tratti lirici con radici antiche. Alla fine, la strada da percorrere è una sola: quella del capetiempe dei contadini abruzzesi, il ripartire sempre da capo, superando il dolore delle sciagure, sia quelle individuali che collettive delle frane e dei terremoti. Postfazione di Sparajurij.Proposto da Maria Teresa Carbone al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Il titolo del romanzo di Ada Sirente – Dura mater, o in italiano «dura madre» – è un termine scientifico: indica la più spessa delle membrane che rivestono il tessuto nervoso centrale, una sorta di guscio all’interno del quale, in certo senso a nostra insaputa, si formano i pensieri, le sensazioni, i desideri.rnStesa in un letto d’ospedale, in coma farmacologico in seguito a un intervento al cervello, Mariella ci parla da questo luogo interno e inaccessibile, dove il confine tra i viventi e i morti si assottiglia fino ad annullarsi, e le figure familiari della sua infanzia in un piccolo paese dell’Abruzzo si muovono in mezzo alle sagome anonime e misteriose dei medici. Il suo è, o potrebbe essere, una sorta di lungo sogno ultracosciente; sicuramente dei sogni possiede la vividezza dei particolari e la sonorità nitida di una lingua in cui non c’è soluzione di continuità fra l’eco del dialetto e il lessico della scienza. Nella capacità di governare senza sforzo questo contrasto, nel mettere in scena una contemporaneità stratificata sulla memoria, sta la forza del libro, che presento con piacere al Premio Strega.» -
RUR Rossum's Universal Robots
RUR Rossum's Universal Robots è originariamente il testo teatrale che, nel 1920, introduce nella cultura mondiale il termine ""robot"""". La storia, una delle prime distopie del XX secolo, racconta le tragiche conseguenze innescate dalla creazione di un uomo artificiale, organico ma apparentemente privo di quelle caratteristiche che rendono l'uomo debole e fallibile, come i sentimenti, i bisogni e il libero arbitrio - in una parola, l'anima. Tuttavia nessuna creatura può essere radicalmente diversa dal suo creatore e i robot di Karel Capek, prodotti come beni di consumo per sollevare gli esseri umani dalle fatiche del lavoro fisico, sanno essere solidali tra loro, ribelli e violenti come gli uomini che li hanno costruiti. Nella storia di RUR si riflettono le grandi paure del Novecento di fronte all'avanzata del totalitarismo bolscevico, della vertiginosa corsa del progresso tecnico-scientifico, della disumanizzazione delle masse e delle ingiustizie sociali del capitalismo industriale. RUR è un «ammonimento alla società tecnologica, perché si avveda in tempo del baratro in cui sta precipitando»."" -
Stracci e ossa
Il protagonista è un cinquantenne che torna a Udine, sua città natale, insieme alla sua compagna e al loro cane, poco dopo aver perso l’impiego nel mondo editoriale, per nulla dorato. La sua famiglia si era trasferita nel Nord-Est al seguito del padre militare, di stanza in una delle basi poste a ridosso della “cortina di ferro” durante la guerra fredda. Inseguendo i suoi ricordi cerca il caseggiato dove abitava da ragazzo, una palazzina anni ’60 come tante, dove vivevano le famiglie dei militari, e lo trova abbandonato. Mentre la relazione con la compagna si logora inizia a entrare di nascosto nella palazzina e alla fine ne occupa un appartamento in rovina, lo stesso in cui aveva abitato molti anni prima. La casa vuota in cui si rinchiude nel sinistro caseggiato disabitato diventa una macchina della memoria che stravolge le sue percezioni e il corso del tempo, quello della sua vita come quello della narrazione, mentre anche il mondo esterno assiste a un evento che investe subdolamente la vita di tutti… -
Parigi anno zero
Quando la piccola Valentina contrae la difterite, il padre Fabrizio deve attraversare una Parigi precipitata in una guerra civile immaginaria (ma non troppo) per trovare i farmaci che la salveranno. Sullo sfondo, un’Europa devastata da una catastrofe finanziaria (anch’essa purtroppo molto plausibile) e dalla recrudescenza di vari nazionalismi. Il viaggio di Fabrizio dura una notte, attraverso le zone della città controllate da formazioni paramilitari, il brulicare dei campi profughi, fra i mercanti di esseri umani, l’indifferenza dei potenti e la violenza dei fanatici, perseguitato dai rimpianti di quanto era facile la vita in tempo di pace. Parigi anno zero è il viaggio notturno di un padre che cerca di salvare la figlia – il suo futuro, il futuro di tutti. È una storia che nasce da una premessa molto semplice: la pace in Europa è data per scontata, ma non abbiamo la consapevolezza di essere la prima generazione dell’Europa occidentale che, negli ultimi duemilacinquecento anni, non ha mai vissuto una guerra.