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Palummella
Questa non è la storia di una donna né di una farfalla ma di una trasformazione e di un ritorno che si compiono attraverso le vite di personaggi legati dal filo invisibile di un unico destino. Dalla primordiale Cosima, caotica e feconda istintività da cui si dipana il mondo femminile di questa storia, alla leggerezza strutturata di Florentina ultimo tassello di un mosaico il cui senso apparirà distinto solo alla fine, prende forma questo essere cangiante che percorre in volo il tempo. Palummella è l'impalpabile provvidenza o forse semplicemente la speranza che porta a convergenza gli eventi anche quando tutto sembra irrimediabilmente perso. Sullo sfondo una Napoli postunitaria, prostrata dal nuovo governo piemontese, alla quale solo qualche fortunato come Francesco Morra riesce a far ritorno dalle Fenestrelle, fortezza-lager dei Savoia. Uomini e donne restituiti dall'onda in tempesta alla stessa spiaggia alla quale erano stati iniquamente strappati o dalla quale erano inizialmente partiti. Tutto si compone trovando l'unica via percorribile nel labirinto dell'ignoto. -
Afrodisia
Sull'Acropoli di Atene una storia già antica riprende vita dalle parole di una donna. Nel momento di massimo splendore e potenza di Atene, tra le sue strade si snoda la vicenda di Afrodisia la bella, raccontata dalla voce di un'altra donna, Corinna, che molti anni dopo la fa rivivere nella memoria. La storia personale di Corinna trascolora in una trama speculare nelle vicende di Afrodisia e il racconto di una vita si allarga a descrivere un intero periodo storico: la Grecia al tempo di Pericle. Quel luminoso passato fa da contraltare al trascorrere di un tempo presente difficile: le donne e le bambine riunite sull'Acropoli hanno l'incarico di preparare la veste sacra per Atena, la dea eponima della città. Esse stanno vivendo, anche se di riflesso, come è consentito alle donne, la fine della democrazia Ateniese. Le libertà fondamentali sono state eliminate, il potere è in mano a personaggi che lo usano per interessi personali. Ovunque impera la corruzione morale e l'asservimento a potenze straniere; una pericolosa guerra civile sta devastando una civiltà... -
Sulla traduzione. Itinerari fra lingue, letterature e culture
Questo libro è il frutto di una riflessione comune sulla traduzione in tutti i suoi aspetti; linguistici, letterari e culturali. Fin dal titolo, ""Sulla traduzione. Itinerari fra lingue, letterature e culture"""", l'obiettivo dichiarato è quello di sondare l'identità plurale della traduzione e di allargare il campo degli studi sul genere alle influenze di altre discipline umanistiche. La pratica linguistica della traduzione ha infatti, in senso ampio, giocato un ruolo fondamentale per la costruzione delle nostre culture contemporanee ed è destinata, senza dubbio, ad assolverne uno ancora maggiore in un mondo in movimento, nel quale il contatto tra lingue e culture diverse è costante, e siamo chiamati a vivere, a parlare, a scrivere, per usare le parole di Édouard Glissant, """"in presenza di tutte le lingue del mondo"""". La divisione del volume in due parti, la prima dedicata alla pratica della traduzione letteraria e la seconda consacrata alla traduzione come processo culturale, non vuole riflettere una presunta separazione tra pratica della traduzione e aspetti culturali che essa comporta, mobilita e da cui è influenzata."" -
La fanciulla ermafrodita. Lettura emotiva dell'opera poetica di Daniele Giancane
In questo testo viene ripercorsa la vicenda poetica di Daniele Giancane, autore meridionale che - sia pur esprimendosi anche attraverso altri itinerari (la letteratura per l'infanzia, la saggistica, il teatro) - ha compiuto ininterrottamente una profonda e acuminata ricerca sul corpo della parola. Come avverte l'autrice dello studio Angela De Leo, la poesia di Giancane si è sempre presentata come parola/diario dell'esistenza, esperienza di vita, sguardo sorpreso (e sospeso) sull'altrove. Per Daniele Giancane la poesia non è costruzione puramente letteraria ma adesione emotiva al mondo. Angela De Leo ripercorre con estrema lucidità critica l'iter di Giancane, dalle prime prove alla fine degli anni Sessanta, attraverso poi una poesia urlata sulla scia della beat-generation, sino alla pacatezza dell'ultima produzione, in cui s'avvertono l'inesorabile fluire del tempo, la precarietà degli affetti, la dimensione rarefatta tra sogno e realtà. -
Tetun. La lingua di Timor Leste
La lingua tetun è una lingua austronesiana che ha avuto una certa diffusione nella ex-colonia portoghese di Timor. Essa si parla in forma nativa nelle zone centro orientali dell'isola, in cui esistono ufficialmente diciotto altre lingue, tra cui lingue austronesiane, come il mambai e il galoli, e altre imparentate con le lingue della Nuova Guinea, come il makasae e il fataluku. Il tetun fu usato come lingua veicolare e propagandato dalla chiesa cattolica, così mentre a ovest, nella porzione indonesiana dell'isola, si diffuse il bahasa Indonesia, a est - oltre al portoghese - il tetun divenne lingua franca in una forma semplificata detta anche Tetum-Praça. Il tetun è oggi parlato almeno come seconda lingua da quasi un milione di persone a Timor Leste e altrove e ha avuto un rilancio dopo il referendum del 1999 che ha sancito l'indipendenza del paese e la fondazione del nuovo stato che dal 2001 ha aperto le frontiere al turismo. -
Storia del progetto politico alternativo dal MSI ad AN (1946-2009). Vol. 2/1: L' alternativa al sistema (1970-1979)
Ampio spazio viene dedicato al ruolo del Corporativismo nella realizzazione di tale Progetto, grazie alla fondazione della ""Rivista di Studi Corporativi"""" da parte dell'autore (1970) e dell'Istituto di Studi corporativi (1972). Imponente e molto significativa, fu negli anni della segreteria Almirante, la mole di elaborazioni culturali e politiche dell'Istituto diretto da Gaetano Rasi, con interessanti aperture alle esperienze corporative, o di """"terza via"""", nel mondo tedesco e in quello scandinavo. Disponendo di un amplissimo archivio personale, Rasi ci offre con questo libro una lettura inedita del Msi, grazie all'utilizzo di riviste di settore e documenti ufficiali del Partito, oggi introvabili. Il testo svolge anche una funzione pedagogica per le nuove generazioni, affinché conoscano la vera storia delle posizioni del Msi in campo economico e politico, e le tesi da esso proposte, al di là della """"damnatio memoriae"""" che da sempre colpisce questa parte politica. Dall'analisi emerge poi, come il Partito abbia avuto ragione di esistere solo fintanto che ha seguito il progetto dottrinale e culturale legato al Corporativismo."" -
Stefano Ferrante. «Il trionfo della Divina Provvidenza»
"Stefano Ferrante, rimosso quasi del tutto dai quadri della cultura regionale fu, invece, un autore fra i più avveduti del Settecento e fra i più aperti a discutere la realtà e i significati della natura, della ragione, della politica e persino dell'arte, in un contesto in cui il possesso delle idee e l'uso della riflessione critica marcavano davvero la differenza e fornivano le chiavi di accesso ai modelli europei, cioè a quei complessi sistemi nei quali si andava articolando la sensibilità moderna e si tentava con inedito fervore la congettura del """"nuovo"""", l'arguzia delle identità """"altre"""" e l'audacia dei più larghi e coloriti orizzonti sia linguistici che dei saperi. Merita dunque più di un plauso Rocco Fatalia Gargarella che, in questo libro, ripropone la figura di quell'uomo e richiama l'attenzione a quella sua vicenda culturale che seppe dialogare - senza sudditanze e senza remore - con le voci più accreditate della filosofia, dell'estetica e del pensiero teologico di quegli anni, trovando anche modo di restare se stesso e di dar corpo ad una scrittura del tutto originale, espressa soprattutto con i registri e con le forme della poesia.""""" -
Di un certo consenso al dolore
Il trattato ""Di un certo consenso al dolore"""" di Georges Blin, curato da Giuseppe Grasso, viene presentato qui per la prima volta in versione italiana. Si tratta di un testo del 1944 dove l'autore ricostruisce una personale """"teoria del dolore"""" di cui percorre i territori con estrema abilità. Si tratta di un lavoro pionieristico, non privo di una sua utilità sperimentale oltre che dimostrativa. Il dolore, visto come un'esperienza inalienabile, è attivo e volontario e deve essere distinto dalla sensazione. Questa la tesi di Blin per il quale la sofferenza, che non è solo un patire ma è anche un agire, presuppone attenzione e interpretazione intellettuale e perciò, effettivamente, """"un certo consenso"""". A sostegno delle proprie idee egli si ricollega a René Le Senne che interpreta il dolore come """"contraddizione"""", un'incrinatura non insuperabile e che anzi deve essere superata. Pagine interessanti sono dedicate allo stretto legame che unisce conoscenza e sofferenza, la cui """"fitta"""" altro non è che il """"pungolo"""" dell'intelletto. A confermare il carattere """"intellettivo"""" del dolore è il """"dialogo"""" che intrecciamo con esso. Più conosciamo, dunque, più soffriamo."" -
Nuovo dizionario dei mali necessari. Riveduto, ampliato e aggiornato
I dizionari più strani e curiosi sono ormai in gran numero ma nessuno di questi si è mai occupato dei mali necessari, i quali pur permeando la nostra esistenza riescono spesso a sfuggirci nelle definizioni come nelle interpretazioni. Tra l'altro quello che più angustia quando vengono individuati è che a volte si può fare ben poco; la loro forza deriva infatti dalla mancanza di alternative valide e si rischia dunque di subire oltre il dovuto, dato che la stessa sopravvivenza rientra a sua volta indiscutibilmente nei mali necessari. Ma non esistono solo i mali necessari a tutto tondo, vi sono anche beni che sono divenuti nel tempo mali (sia pure) necessari, e la capacità d'individuarli potrebbe rivelarsi molto più utile di quanto non si creda. Infine questo nuovo dizionario riveduto, ampliato e aggiornato non vuole soltanto approfondire ulteriormente le tematiche in questione ma prendere ancora una volta le debite distanze dai soliti e ormai logori clichè. -
D'Annunzio e il suo dialetto
Due saggi differenti per analizzare la produzione dialettale abruzzese di Gabriele d'Annunzio. Licio Di Biase ripropone poesie e lettere dialettali del Vate corredandole di notizie storiche e di opportune riflessioni sulla Pescara del tempo; l'intervento di Daniela D'Alimonte, che mancava agli studi dannunziani, per la sua impostazione rigorosamente linguistica, apporta un contributo definitivo all'analisi delle scritture dialettali del poeta. Proposte preziose entrambi, che concorrono a fare luce sui legami di d'Annunzio con volti e nomi della sua trasognata nostalgia abruzzese. -
Il «neo-umanesimo» di Nino Pino. Scienza e letteratura
L'opera di Nino Pino, scienziato, umanista, scrittore, vincitore del Premio Viareggio per la poesia dialettale siciliana nel 1956, deputato al Parlamento nazionale e dirigente politico legato alle masse popolari, dopo la morte, avvenuta nel 1987, a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), dove aveva vissuto per tutta la vita, è caduta nell'oblio. Il presente volume intende rilanciare il dibattito su di essa, evidenziando i motivi del silenzio prolungato della critica ""ufficiale"""", legati alle caratteristiche della società """"post-moderna"""", e, per converso, la profonda attualità di un pensiero e di un'azione culturale fondati sul superamento delle barriere artificiali elevate nella tradizione italiana tra sapere scientifico e sapere umanistico. L'autore propone una lettura interdisciplinare delle opere di Nino Pino, che abbracciano i vari campi dello scibile umano, sfuggendo, però, all'improvvisazione."" -
Il mistero di Tomar
"Il mistero di Tomar"""" prende le mosse dal viaggio in Portogallo della guardia nobile pontificia Michele Vaz Lopes de Castro Xeres inviato nel 1824 da papa Leone XII a Lisbona per la consegna della berretta cardinalizia al Vescovo di Évora Monsignor Patrício da Silva, poi si dipana andando indietro nel tempo inseguendo documenti e testimonianze alla ricerca delle antiche radici di famiglia. Gli avi di Michele, forti dei loro nobili trascorsi all'interno della Corte lusitana (quattro regine e un viceré delle Indie), fanno pesare il loro prestigio anche nello Stato della Chiesa dove ricoprono prestigiosi incarichi fino ad un clamoroso crac finanziario che travolge i due rami della famiglia. Un'onta che porta il ramo """"romano"""" a rimuovere moralmente la storia di quella parte del casato responsabile del crac con una damnatio memoriae che cancella (questa volta materialmente), due secoli e passa di storia di famiglia, dal 1440 al 1660 creando un buco generazionale che Michele, approfittando del viaggio in Portogallo vuole colmare rivolgendosi ad un celebre genealogista di Lisbona, Luís Ribeiro da Costa." -
Considerazioni sulla dissoluzione. Cinque anni di dolore, rabbia e speranza (2011-2015)
Il processo di dissoluzione di quella che un tempo fu la civiltà cristiana e la società europea e italiana è iniziato secoli or sono, ma la spinta divoratrice negli ultimi decenni, e in modo particolare negli ultimissimi cinque anni, ha assunto ritmi esponenzialmente vorticosi. Tutto si dissolve dinanzi ai nostri occhi, o perlomeno tutto è sotto attacco, sotto rischio quotidiano di dissoluzione, nessuna istituzione rimane illesa da questa inedita volontà di sovversione di tutte le certezze e i valori che sempre hanno sostenuto la vita e la società di chi ci ha preceduto. Massimo Viglione ha provato a cogliere il senso di tutto quanto sta avvenendo con articoli di commento scritti nel corso degli ultimi cinque anni, riguardanti ogni campo fondamentale dell'umana convivenza (morale e bioetica, storia e politica, crisi della Chiesa, vita vissuta), anche e soprattutto allo scopo di non far mai venir meno la virtù teologale della Speranza, quanto mai necessaria in tempi come i presenti. -
Opus incertum. Riflessioni su frammenti di attualità
Il titolo classicheggiante di questo zibaldone di pensieri sparsi e riflessioni personali per lo più controcorrente su frammenti di vita vissuta e storia recente non deve trarre in inganno. Non si riferisce a possibili tentennamenti ed esitazioni dell'autore nel commentare alcune istantanee della volubile realtà in cui vive. Molto più concretamente nel mettere insieme i suoi ""mattoncini"""" s'è ispirato alla composizione di quegli originali manufatti edilizi per paramenti di facciata e pavimenti un tempo molto apprezzati, frutto dall'artistico assemblaggio apparentemente casuale di conci lapidei di diverse forme, colori e materiali. È indubbio il fascino di rivolgere a un pubblico sconosciuto ed esigente estemporanee istigazioni a rivisitare, restituite da un punto di vista """"altro"""", chiose vecchie e recenti di attualità, cronaca e cultura. In un'epoca di rassegnazioni, di fatalismi, di reticenze, di ipocrisie e di spocchiosi dogmi laici imposti dall'alto come verità rivelate, una voce che dal basso osi steccare nel coro del conformismo generale non merita forse, se non altro, di essere ascoltata possibilmente senza pregiudizi?"" -
Io Plinio. Console di Roma
Il romanzo contiene immaginarie lettere scritte da Plinio il Giovane. Politico e scrittore dell'antica Roma, racconta le proprie esperienze politiche e personali; in particolare il contatto con i primi cristiani, vittime di persecuzioni sotto l'imperatore Domiziano. L'autore presenta un'ipotesi suggestiva e fantasiosa. Immagina che Plinio, il quale in una celebre lettera a Traiano si dimostra piuttosto tollerante nei confronti dei cristiani, arrivi a cercare di convincere l'imperatore che in fondo il cristianesimo sia una superstizione innocua. Vorrebbe così salvare i seguaci della nuova religione dalle sentenze dei governatori locali, i quali seguono ancora le crude disposizioni persecutorie. Questa è una rilettura della storia comunque verosimile. Nel romanzo, si intrecciano due periodi della vita di Plinio: quello giovanile e duro di Miseno, e l'altro, carico di responsabilità, di Amastri, in Siria. Tra le innumerevoli lettere di Cecilio, suscita curiosità quella scritta a Traiano, appunto da Amastri, nell'anno 100. -
Agonismi politici. Letture del fenomeno sportivo nell'età contemporanea
Il fenomeno sportivo indagato nelle sue correlazioni con alcune delle dinamiche fondamentali dell'età contemporanea: l'affermazione della borghesia e del suo universo valoriale, il processo di costruzione degli stati nazionali, il germogliare delle culture politiche, la lotta di classe, il consenso al regime fascista, le relazioni internazionali in ambito mediterraneo attraverso l'alternarsi di una rassegna storiografica, due studi sull'ideologia e due approfondimenti su eventi agonistici. Il filo conduttore della silloge è rappresentato dal rilievo assegnato alla dimensione sportiva da parte di gruppi dirigenti, intellettuali e critici nella delineazione di strategie politiche e nel governo di sviluppi economici e sociali. Lo sport diviene, sotto tale prospettiva e attraverso opportune comparazioni, un'originale chiave di lettura per la comprensione storica. -
Thorstein Bunde Veblen. L'ultimo dei «muckrakers»
Questo libro è una rivisitazione critica dell'opera dell'analista sociale radicale americano Thorstein B. Veblen. La novità è da vedersi nel tentativo di comprendere Veblen nel suo contesto storico-culturale allo scopo di misurarne tutta la potenza predittiva circa l'evoluzione del capitalismo da ""produttivo"""" a """"finanziario"""", valutare il misterioso legame fra marginalità e creatività e quindi il fallimento, dal punto di vista della carriera, di Veblen, mai giunto alla posizione di professore ordinario in quanto non ottenne mai la tenure né a Chicago né a Stanford e neppure alla Washington University di Saint Louis nel Missouri. Ma l'aspetto più originale di questo contributo riguarda l'incredibile incomprensione degli stessi marxisti e radicali americani, da Paul Baran a P. Sweezy, che vedono in lui solo uno spenceriano in ritardo, a C. Wright Mills, che finisce per farne un tecnocrate, e a David Riesman, che ne riduce, con una interessante interpretazione psicoanalitica, tutta la critica sociale a un oscuro risentimento contro il padre."" -
Giulio Cesare Croce. Bertoldo e il mondo popolare
Giulio Cesare Croce, autore secentesco del Bertoldo e del Bertoldino, a dispetto del successo incontrato presso i suoi contemporanei, è oggi quasi sconosciuto al lettore medio e poco studiato dalla critica. Ma anche coloro che, come Piero Camporesi, se ne sono occupati approfonditamente lo hanno raffigurato come uno scrittore moderato, attento a non inimicarsi i potenti e impegnato a ricercare un mecenate disposto a garantire una vita dignitosa a lui e alla sua numerosa prole, seppur con qualche guizzo, subito circoscritto nell'ambito della trasgressione ludico-formale e ""carnevalesca"""". Antonio Catalfamo, nel presente volume, dopo aver ricostruito ampiamente il contesto (storico-politico, economico-sociale, ideologico, culturale, letterario) nel quale lo scrittore ha vissuto e operato, analizza i suoi testi con una visione d'insieme, evidenziandone sia la componente contestativa della cultura delle classi dominanti, sia quella conservativa, entrambe proprie, nel loro rapporto dialettico, della cultura popolare, secondo l'insegnamento di Gramsci."" -
Luigi Sturzo e le sue attività socio-politiche
Come scrive nella Presentazione l'arcivescovo di Palermo Lorefice, questo libro è un viaggio nella Sicilia e nell'Italia di Sturzo e nello stesso tempo un viaggio nelle opere concrete che il Calatino ha avviato e coordinato nella sua lunga vita di uomo di fede, di pensiero e di azione. Vengono considerati Il Comitato di San Giorgio; La Cassa rurale di Caltagirone; La Croce di Costantino; la pro-sindacatura a Caltagirone e la fondazione del PPI che fu la sua opera più nota. Anche durante l'esilio, che durò quasi un ventennio, continuò ad avviare opere: Circoli culturali londinesi; il Segretariato internazionale dei partiti cristiano-sociali; i gruppi People and Freedom Group e la Luigi Sturzo Foundation for sociological studies. In un Discorso commemorativo della Rerum Novavum valutò tutto quanto scritto e fatto con queste parole: Non è farina del mio sacco: devo tutto al Vangelo e alla Rerum Novarum. Allora tutto quanto Sturzo ha compiuto, in situazioni molto difficili, può essere un chiaro ed incoraggiante esempio per un'azione dei cattolici nella società. -
Galahad
"Galahad"""" non è scritto in inglese ma in una lingua che lo ricorda. In conflitto con le """"italiche paludi"""", tanto per usare un eufemismo, l'autore ha fatto rotta prima verso Dublino, poi verso Cambridge. Mentre sperava di trovare le tracce della poesia di Milton, si è imbattuto in tale Larkin, che con tutto il rispetto non è Milton... Poi, la lettura di questo simpatico """"umorista"""" inglese, di Larkin, lo ha invitato a pensieri non certo casti verso le sue compagne di corso francesi. Come dire, almeno nel suo caso, l'Unione Europea non è una """"astrazione geografica"""" ma un dato di fatto... Così maturava l'idea del """"Galahad""""..."