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I miti della fondazione. L'educazione nella tradizione per un futuro radicato
È nota l'etimologia del termine mito, dal greco ???o?, m?thos, con il significato di parola, ma anche racconto, favola e leggenda. In modo immediato il mito è associato alla cultura greca classica, per poi vedere in epoca successiva il termine mito contrapposto a ragione o a storia, assumendo il significato di qualcosa di infondato ma analogamente aggettivo, mitico, associato a eventi che suscitano stupore ed entusiasmo, in grado di produrre comportamenti di emulazione, partecipazione e adesione. Possiamo parlare di miti intendendo un insieme relato, complesso e di relazioni reciproche di storie, narrazioni, immagini, pratiche che si radicano in un sistema culturale in senso ampio. Questo libro, frutto di una ricerca, ha voluto declinare il mito in diverse realtà, tra loro apparentemente molto distanti, come la cultura ebraica, la cultura Rom, il mondo Maya, i Kuna di Panama o la cosmovisione dei Guanches, una ricerca che si chieda quali sono le radici e quali le funzioni educative e formative del mito e in particolare dei miti della fondazione. -
Minima Muralia. Per una storia di me stesso non solo come storico
Giuseppe Ricuperati si cimenta, in un percorso non facile, di riscrittura di quella che è stata e che è la sua vita, attraverso il ricordo vivo e a volte commosso delle persone che ne hanno fatto parte. Il gioco dell’esistenza è destinato alla sconfitta, che forse può essere rimediata solo dal coraggio della memoria e del ricordo, in questa sua frase troviamo la volontà di un uomo che vuole essere ricordato non per gli innumerevoli traguardi raggiunti, ma per l’aver lasciato un segno nella vita degli altri. -
Rosso, nero. Il rosso e il nero di Stendhal. Interpretazione
Questo non è un saggio di critica letteraria in senso tradizionale: la critica letteraria stendhaliana non viene nemmeno nominata. È l’esperienza di un lettore – che conosce l’interpretazione – che, in rappresentanza della comunità dei comuni lettori, di cui fa parte, penetra attraverso l’analisi del testo nelle profondità del romanzo stendhaliano, scopre contenuti e sviluppi imprevisti e fa emergere il senso della creazione stendhaliana. Un’esperienza, ricca di suspense, l’interpretazione, che apre la strada a una lettura del romanzo diversa, avvincente e profonda. Cosa c’è di nuovo, rispetto a quel che si dice, in questo saggio? C’è fra le altre cose un vero e proprio colpo di scena, ignorato nella tradizionale lettura del romanzo: la “famigerata” lettera al marchese che induce Julien a voler uccidere Madame de Rênal, da tutti attribuita al suo direttore spirituale o a gelosia della donna, nasconde invece una discontinuità clamorosa della vicenda, uno sdoppiamento del personaggio: nel R&N esistono due Madame de Rênal (e di questo si accorgerà – tardivamente – lo stesso Julien). -
Manifesto dell'autonomia
Uno spettro s'aggira nella cultura politica italiana: l'autonomia regionale. Il 22 ottobre 2017 oltre cinque milioni di cittadini lombardi e veneti hanno decretato il successo del referendum consultivo territoriale con il quale la parte più sviluppata del Paese dava mandato ai vertici regionali di intavolare la trattativa con il governo per conquistare maggiori margini di autonomia legislativa e amministrativa. Nel quadro delle più recenti battaglie per l'autodeterminazione, era una grande novità. Lombardi e Veneti non hanno infatti votato per abolire la Costituzione vigente. Al contrario, hanno votato per applicarla e dare corso all'articolo 116, terzo comma. L'autonomia regionale differenziata è oggi l'unica medicina per risolvere i mali del Paese e ricomporre le sue fratture, per innovarlo, renderlo moderno e competitivo. -
Ascolto
Ascolto è il secondo convegno ideato dal Seminario Permanente di Narratologia e anch’esso, come il precedente, si è svolto sulle piattaforme per le conferenze virtuali. Paradossalmente, la formula stessa dell’incontro ha contribuito a conferire alla nozione d’ascolto un aspetto performativo, giacché la partecipazione si è tutta raccolta nell’atto d’ascolto, risvegliato dalle forme intime di fruizione: un dispositivo elettronico personale – il computer – a cui sono collegate via cavo o bluetooth delle cuffie, oppure degli altoparlanti. Eppure, come è desumibile anche da questa breve nota aneddotica posta in chiave incipitaria, la questione dell’ascolto non si risolve tutta nel solo interrogarsi sui soggetti destinatari di una meccanica comunicativa, tutt’altro: perché recuperare – dal punto di vista estetico, teorico e, non da ultimo anche mediale – la centralità dell’ascolto permette di gettare nuova luce sui rapporti tra le diverse arti. -
Infanzia e potere. Origini e conseguenze di una oppressione
La domanda da porsi oggi è come mai l’infanzia non abbia mai smesso di essere oggetto di una vera e propria oppressione di genere e sia stata vittima di un costante, anche se a volte inconsapevole, tradimento dei suoi reali bisogni. Per questo verranno ripercorsi da un lato i meccanismi che presiedono alla formazione della persona nei primi anni della crescita e dall’altro l’evoluzione dell’atteggiamento assunto dagli adulti nei suoi confronti nel corso della storia. Questo studio si propone quindi di individuare le origini e le ragioni della perdurante tendenza a mantenere l’infanzia e in generale il mondo giovanile in una condizione di sudditanza psicologica e materiale, indicando quindi così una possibile visione alternativa della relazione educativa stessa. -
La Confederazione generale unitaria del lavoro e i lavoratori immigrati
Il volume presenta l’originale esperienza della Cgtu (Confederzione generale unitaria del lavoro), un sindacato la cui cultura politica circola ancora nel presente. Fondata ufficialmente nel 1922 e confluita nella Cgt nel ’36, la Cgtu dedicò un’iniziativa specifica agli immigrati, la cui numerosissima presenza nel mercato del lavoro nella Francia fra le due guerre si impose all’attenzione di tutti i soggetti interessati: i governi, i prefetti, gli imprenditori e, naturalmente, i partiti e i sindacati. Già la Cgt aveva affrontato l’organizzazione dei migranti di lunga data, dagli italiani ai polacchi delle regioni minerarie agli ebrei russi del Pletz di Parigi, ma solo la Cgtu intraprese una organizzazione intersindacale permanente di tutte le comunità di lavoratori stranieri e coloniali, riuscendo a tradurre in risorse da spendere nei conflitti le forme di socialità tradizionali dei gruppi linguistici. (Con un’appendice di Michel Dreyfus) -
Rivista storica del socialismo (2022). Vol. 2
Questi i contenuti del numero 2/2022: La dignità della Repubblica, di Liliana Segre Saggi Agosto 1922. La cacciata di Angelo Filippetti da Palazzo Marino, di Jacopo Perazzoli Luglio 1922. I “lomellini” a Novara, di Tommaso Russo Genealogia del nazionalismo e religioni politiche nelle riflessioni di un anarchico. Nazionalismo e cultura (1937) di Rudolf Rocker, di David Bernardini Stefano Merli, storico e militante, di Maria Grazia Meriggi Profili Il cavaliere della libertà. Alberto Cianca, pagine di una biografia, di Marco Cianca Suggestioni barthiane, di Paolo Bagnoli Noterelle e discussioni Schede e segnalazioni Campo di Marte. -
Le vecchie stazioni delle Ferrovie Nord Milano
Sollecitati da numerosi appassionati di antiche immagini delle Ferrovie Nord Milano, nel corso del 2010 furono raccolte una serie di fotografie, cartoline riguardanti le vecchie stazioni della rete ferroviaria regionale. L’iniziativa confluì in una pubblicazione dal titolo ""Le vecchie stazioni delle Ferrovie Nord Milano"""", della serie “I Quaderni del Museo”, n. 3, 2010. Le vecchie stazioni rappresentavano un aspetto particolare della vita aziendale, più di ogni altro il simbolo manifesto della ferrovia nel territorio e luogo, talvolta, della sociabilità per viaggiatori e cittadini. Di fronte alle trasformazioni in corso fra fine Novecento e Terzo Millennio sulle linee ferroviarie regionali erano in molti a temere il “virus dell’oblio”, la perdita di memoria storica. Ex dipendenti, personale in servizio, ex viaggiatori, pendolari, circoli culturali, privati collezionisti, gli operatori del Museo MILS – impegnati nella conservazione e valorizzazione del cospicuo repertorio di oggetti d’uso, macchinari, strumenti e mezzi, dell’Azienda FNM – si attivarono perché ciò non accadesse."" -
L'educazione inter e transculturale. Il caso del Rabinal Achi' nelle comunità indigene maya
Questo è un saggio di epistemologia della formazione che si avvale di una ricerca quasi trentennale di Pedagogia etnografica. L’intento è di esplorare un evento di transcultura che rappresenta, nella nostra analisi, uno spazio di indagine per la riflessività educativa e, conseguentemente, per la proposta scolastica. Lo scenario è in quell’incontro fra culture che nel corso dei secoli ha portato nella rappresentazione teatrale del Rabinal Achi’ – denominato anche Danza del Tun – un processo formativo di autodeterminazione culturale da parte della cultura maya, attraverso forme flessibili di sincretismo che ne hanno conservato l’identità. Il libro è rivolto agli educatori, agli inseganti, a tutti coloro che si interessano a vario titolo di integrazione e intercultura. -
Gaetano Arfè. Discorsi parlamentari
L’attività parlamentare alla Camera dei Deputati, al Parlamento europeo e al Senato, tra il 1972 e il 1992, è stata una parte importante della vita e dell’impegno di Gaetano Arfè. Lungi dal rappresentare una parentesi nell’attività accademica, come talvolta è accaduto per altri storici, essa è parte costitutiva della lezione che Arfè ci ha lasciato e che si inserisce a pieno titolo nel solco di una tradizione illustre che da Andrea Costa, passando per Filippo Turati, arriva a Pietro Nenni. In queste pagine emergono con chiarezza il rispetto per l’istituzione parlamentare, la piena consapevolezza di agire nell’interesse degli elettori e la coscienza di appartenere alla storia del socialismo. -
L'Europa delle donne
Utilizzando i temi e le metodologie proprie dell’analisi di genere, il presente lavoro, oltre a evidenziare il ruolo femminile nella formazione della coscienza europea e nella nascita del movimento federalista, ci consente di cogliere l’affermarsi, tra le due guerre, di una vera e propria internazionale antifascista femminile che prendeva corpo da una fitta rete di relazioni, negli anni in cui, nei luoghi dell’esilio, maturava innanzitutto l’esigenza di un antifascismo europeo come risposta al problema europeo dei fascismi. Le biografie ci raccontano di donne diverse per appartenenza generazionale, sociale, politica e ideologica che si cercano, si trovano a discutere, ad agire, a giocarsi la vita per la libertà, la giustizia, la pace, la democrazia, l’Europa e a combattere anche per i propri diritti. L’Europa delle donne vuole accendere la luce della storia su valori e conquiste che le vicende recenti ci ricordano non essere acquisite per sempre; è, in fondo, questa la missione delle associazioni partigiane a settantasei anni dalla Liberazione. -
Visibili e influenti. Le donne italiane ci sono
Il maschile “se-non-altrimenti-specificato” contamina ogni campo e ogni aspetto sociale: cultura, lingua, luoghi del potere e delle decisioni. Eppure le donne sono il 52% della popolazione mondiale. Il contributo delle donne al sapere – dalla storia alla letteratura, dalla scienza al cinema – è stato troppo spesso oscurato dall’onnipresente pensiero maschile. In nome di quello che è considerato intoccabile, i programmi scolastici presentano spesso una lunga lista di autori, artisti, personaggi, scienziati, filosofi, nonostante sia stato creato materiale per guardare ben oltre. Visibili e influenti reclama un diritto dell’ondata di femminismo attuale: quello a esserci, a essere studiate, rappresentate, ascoltate, ovunque. Fa il punto della situazione italiana con riferimenti ad altri paesi occidentali; mette in evidenza nomi di scrittrici, scienziate, artiste e “personagge” rimaste per troppo tempo nascoste; ricorda i nomi di chi si è fatta carico di stabilire un nuovo canone, con il femminile annesso; riflette con le lettrici e i lettori, innescando un processo di autocoscienza collettiva, e propone soluzioni per cambiare lo status quo. Prefazione di Roberta Trapè. -
En attendant Marx. Il marxismo in Italia dal 1945 al 1989
Oggi, per unificare le infinite figure sociali prodotte dalla informatizzazione dell’economia, occorre saper immaginare un nuovo modello di sviluppo. Occorre saper inventare un nuovo soggetto politico che sappia coniugare produttività e questione ecologica, questione sociale e socializzazione delle conoscenze. Davvero le distanze tra il matematico che crea algoritmi e l’operaio che coltiva terre o costruisce case sono insormontabili? Per fare tutto ciò, le lezioni di Marx e di Gramsci risultano ancora fondamentali, perché sia Marx che Gramsci ci insegnano che occorre pensare il «lavoro come insieme», unendo umili e sapienti, lavoro manuale, competenze tecniche e «sistema dei saperi». E, se questo è vero (ed è vero!), non si può certo dire che con il 1989 il marxismo sia finito. -
I nomi delle categorie grammaticali
Della maggior parte delle parole che usiamo sappiamo poco. Fin dai primi ordini di scuola impariamo a parlare con disinvoltura di nomi, aggettivi, verbi, avverbi, participi, gerundi, etc., ma se dovessimo attribuire loro un significato preciso saremmo in difficoltà. Come, in difficoltà, sono stati – e sono tuttora – i grammatici. Felice Accame e Francesco Ranci vanno alle radici della questione e, ricostruendo la storia delle categorie grammaticali, giungono alle ragioni di un sistema classificatorio la coerenza del quale presenta più di una lacuna. Senza omettere i presupposti di un’alternativa basata sulla consapevolezza dell’operare mentale designato dalle parole. -
«Non resistere al male con il male». Obiezione di coscienza e pacifismo nel pensiero di Tolstoj
Dall’anno della cosiddetta conversione, il 1878, all’anno della morte, il 1910, Tolstoj dedicò al militarismo e alla guerra le pagine di condanna più aspre mai scritte e non c’è opera di quegli anni che non affronti i temi dell’obiezione e dell’inconciliabilità tra il cristianesimo e la guerra. Il volume ripercorre la riflessione tolstoiana sulle origini della violenza e sul valore sovversivo della non resistenza, ricostruisce i rapporti dello scrittore con gli obiettori in Russia e in Europa e documenta la sua influenza negli Stati Uniti. Nella parte finale, sulla base di diari, memorie e articoli pubblicati nelle riviste pacifiste sorte in Svizzera con la collaborazione di Romain Rolland, il volume traccia un quadro della diffusione degli scritti di Tolstoj durante la Grande guerra, un’influenza che si estese a tutti i paesi coinvolti nel conflitto e contribuì al sorgere di un nuovo movimento pacifista radicale che fece del rifiuto alla partecipazione a qualsiasi guerra il cardine del suo programma. Correda il volume un’ampia raccolta di documenti. -
Il mercato degli uffici nel Regno di Napoli. Istituzioni e reti di potere in età moderna
Rra XVI e XVII secolo il Regno di Napoli, come altri stati europei, è interessato da un intenso processo di compravendita degli uffici. Fenomeno complesso, che ha suscitato l’attenzione della storiografia già dallo scorso secolo e che in questo volume viene analizzato ponendo come sfondo alcuni elementi che ne definiscono le caratteristiche: il ruolo del Regno di Napoli nel sistema imperiale spagnolo, la “via napoletana” allo stato moderno, i complessi meccanismi della venalità espressione dell’intreccio tra le necessità finanziarie della Monarchia e l’esigenza di ceti sociali vecchi e nuovi di trovare forme di investimento alternative a quelle feudali. Le dinamiche analizzate evidenziano la complessa struttura amministrativa del Regno di Napoli e le strategie adottate da alcune famiglie che si servono dei pubblici uffici come strumento di controllo del territorio e di ascesa sociale. -
Comparatistica (2022). Ediz. multilingue. Vol. 2
Sergio Piraro, La Sarrasine. Una storia di discriminazione Camilo Arancibia Hurtado, How to Read the Plurinational?: from Pessoa’s Trunk to Catrileo’s Journey Mario Riberi, To Kill a Mockingbird. Da Harper Lee ad Aaron Sorkin Paola Salerni, ‘Chibanis’: une formule stable? Reconnaissance des droits et raprésentation littéraires des travailleurs maghrébins de première génération Emil Mazzoleni, Diritto e giustizia nel Paese delle Meraviglie Francesca Valentini, Hostos: un’idea di giustizia Daniela Cerimonia, «Giustizia ingiusta»: alcune osservazioni sul ritratto di Beatrice Cenci da Shelley a Moravia Tommaso Meldolesi, Giustizia e ingiustizie in qualche pagina di Benjamin Gastineau Diana Perego, Nomos e Dike nell’Antigone di Alfieri Confronti e interventi Quintus Immisch, L’immaginario del classicismo e la ‘forma totale del corpo’. Ricezione dell’antichità e colonialismo nel Settecento Desiré Calanni, Il dialogo verbo-visivo nella produzione cahuniana: un approccio transmediale -
Lombardia è capitale culturale (2018-2023)
L’idea iniziale di questo libro, approssimandosi la conclusione dell’undicesima legislatura regionale lombarda e, di conseguenza, il mio mandato di assessore all’autonomia e alla cultura, era diversa. Avevo in animo di raccogliere le interviste che mi sono state fatte in cinque anni e anche gli articoli e gli interventi giornalistici che ho pubblicato dal 2018 al 2023. Tutto però circoscritto alle politiche culturali. Raccolte in volume le interviste e i miei articoli avrebbero dato vita a un libro di circa cinquecento pagine, impossibile da proporre a qualsiasi lettore, anche il più affezionato e benevolo nei miei confronti. Di qui la scelta di selezionare con rigore i miei interventi giornalistici per mettere insieme una sorta di diario di bordo di un quinquennio difficile e tormentato. Il filo rosso che tiene insieme gli articoli qui pubblicati è uno solo: l’indifferibile esigenza di negoziare con il Governo il trasferimento, ex articolo 116 terzo comma della Costituzione, della valorizzazione dei beni culturali come competenza esclusiva della Regione. -
La sinistra che noi vorremmo. Una critica nonviolenta della sinistra che c'è. Diario italiano (26 gennaio 2012–9 giugno 2013)
Che ci si muova in salita oppure in discesa, percorrendo le scalinate raffigurate nelle opere di Escher ci si ritroverà comunque al punto di partenza, pervasi da un senso di spaesamento e di smarrimento, senza punti di riferimento chiaramente identificabili. Ugualmente, nel momento sociopolitico attuale, chi continua a considerarsi di sinistra è disorientato, immerso in una realtà politica fluida, in cui non si scorge altro che una sinistra senza identità, senza centro, senza bussola, senza memoria, senza radici. Attraverso i cinquantuno articoli che costruiscono il volume, Pietro Polito ripercorre alcune vicende della politica nazionale e delinea una riflessione critica amara: come su una scalinata di Escher, dopo tanta fatica e innumerevoli gradini, la sinistra post-novecentesca si ritrova ancora al punto di partenza. Così, l’autore si fa portavoce di quei cittadini scoraggiati ma ancora convinti che una sinistra sia necessaria, nonostante tutto: forse, in un sistema privo di punti cardinali, l’unica guida per ritrovare la rotta navigando in acque buie e torbide rimane come “stella polare” l’eguaglianza.