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Raffaello, il figlio del vento
Raffaello Sanzio: il pittore della grazia e della perfezione. Così è stato definito per secoli. Ma dietro la figura mite e rassicurante del ""pittore divino"""" si nasconde un genio dalla vita esplosiva, fatta di sfide e contraddizioni, di viaggi incessanti, amicizie granitiche, amori focosi, successi grandiosi e tragedie improvvise, passando persino attraverso polemiche con l'autorità del tempo.Raffaello. Il figlio del vento è un percorso rutilante attraverso la vita di un artista prodigioso, curiosando fra le sue opere, conoscendo i suoi maestri, entrando nei suoi segreti, per rimanere infine stupiti e affascinati di fronte alla sfolgorante esplosione di meraviglia e colori di questo gigante del Rinascimento. Con il vento nasce Raffaello Sanzio, il vento lo porta all'apice del successo e nel vento finisce la sua avventura, a soli 37 anni.E noi siamo ancora qui ad ammirarlo, dopo cinque secoli."" -
Il buon auspicio
Chi è la Lorenza che scrive un diario in cui annota le vicende martoriate e a volte, loro malgrado, irresistibili dei pazienti di un ospedale psichiatrico di cui è “ consulente filosofico ”? È l'autrice stessa? È un caso di omonimia? Un alter ego, un Doppelgänger, ovvero un sosia, un viandante ubiquo? Perché Lorenza è al contempo anche Lorenzo, un'emanazione che si fa corporea e le impedisce di amare altri uomini, di respirare grazie alle vitali energie sentimentali e sessuali. La tiene in scacco, le si nega e al contempo l'avvolge in spire paralizzanti. È un corpo a corpo feroce quello tra Lorenza e Lorenzo, che si rarefa sempre di più, raschiando lentamente i loro corpi, lasciando infine come un precipitato inutilizzabile nel mondo reale la scoria del pensiero puro, mentre intorno a loro si avvicendano personaggi e comparse, uomini e donne fatti di ombra e seduzione, aspettative e richieste. Vanno e vengono come deflagrazioni psichiche, eppure sono loro che mandano avanti il mondo di Lorenza/Lorenzo. Loro e i pazienti in cura e la figura di un Padre, con la P maiuscola dei simboli. Ma il diario è anche un deposito di memoria, di annotazioni casuali, di ragionamenti e teorie di vario genere, di coiti con la scrittura e la letteratura; questo diario è, sopra ogni altro aspetto, un prezioso scrigno linguistico. Il personaggio Lorenza definisce tale fiume in piena, il suo diario, come « feticismodocumentaristico della protagonista » e per di più senza alcuna intenzione letteraria. In realtà siamo di fronte a un'abilissima costruzione linguistica e strutturale; una struttura-trappola come il nastro di Möbius, dove il lettore perderà l'orientamento trovandosi, da una pagina all'altra, dagli scantinati oscuri delle pulsioni più proibite ai cieli aperti di un'intuizione che non è soltanto filosofica ma cosmica. Luca Ragagnin -
Dura mater
Mariella è nel letto numero 5 della terapia intensiva. Una cicatrice demarca il confine tra un limbo di visioni e la realtà che le sfugge. È in coma farmacologico: crede di aver tentato il suicidio per amore, ma l'hanno operata al cervello per una malattia rara che non sapeva di avere. Mariella dubita di sé, non riesce a ricostruire gli eventi; ma sarà quella della scienza, alla fine, la sola verità della consapevolezza ritrovata. Una cicatrice separa anche i due luoghi di Mariella: Roma, un fondale di carta, e l'Abruzzo, la sua terra antropologica, dove sopravvive la memoria della zia Elda, e dove talvolta la natura, offesa, porta morte e desolazione. Una cicatrice segna anche le due lingue di dura mater: l'affilato gergo medico e improvvisi tratti lirici con radici antiche. Alla fine, la strada da percorrere è una sola: quella del capetiempe dei contadini abruzzesi, il ripartire sempre da capo, superando il dolore delle sciagure, sia quelle individuali che collettive delle frane e dei terremoti. Postfazione di Sparajurij.Proposto da Maria Teresa Carbone al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Il titolo del romanzo di Ada Sirente – Dura mater, o in italiano «dura madre» – è un termine scientifico: indica la più spessa delle membrane che rivestono il tessuto nervoso centrale, una sorta di guscio all’interno del quale, in certo senso a nostra insaputa, si formano i pensieri, le sensazioni, i desideri.rnStesa in un letto d’ospedale, in coma farmacologico in seguito a un intervento al cervello, Mariella ci parla da questo luogo interno e inaccessibile, dove il confine tra i viventi e i morti si assottiglia fino ad annullarsi, e le figure familiari della sua infanzia in un piccolo paese dell’Abruzzo si muovono in mezzo alle sagome anonime e misteriose dei medici. Il suo è, o potrebbe essere, una sorta di lungo sogno ultracosciente; sicuramente dei sogni possiede la vividezza dei particolari e la sonorità nitida di una lingua in cui non c’è soluzione di continuità fra l’eco del dialetto e il lessico della scienza. Nella capacità di governare senza sforzo questo contrasto, nel mettere in scena una contemporaneità stratificata sulla memoria, sta la forza del libro, che presento con piacere al Premio Strega.» -
Stracci e ossa
Il protagonista è un cinquantenne che torna a Udine, sua città natale, insieme alla sua compagna e al loro cane, poco dopo aver perso l’impiego nel mondo editoriale, per nulla dorato. La sua famiglia si era trasferita nel Nord-Est al seguito del padre militare, di stanza in una delle basi poste a ridosso della “cortina di ferro” durante la guerra fredda. Inseguendo i suoi ricordi cerca il caseggiato dove abitava da ragazzo, una palazzina anni ’60 come tante, dove vivevano le famiglie dei militari, e lo trova abbandonato. Mentre la relazione con la compagna si logora inizia a entrare di nascosto nella palazzina e alla fine ne occupa un appartamento in rovina, lo stesso in cui aveva abitato molti anni prima. La casa vuota in cui si rinchiude nel sinistro caseggiato disabitato diventa una macchina della memoria che stravolge le sue percezioni e il corso del tempo, quello della sua vita come quello della narrazione, mentre anche il mondo esterno assiste a un evento che investe subdolamente la vita di tutti… -
Isometria della memoria
Ci hanno sempre insegnato che esistono tre dimensioni per definire lo spazio, ovvero la realtà in cui viviamo. Una quarta dimensione definisce invece il tempo che scorre. Esiste per una dimensione aggiuntiva, poco esplorata, in grado di farci viaggiare attraverso lo spazio e il tempo. Questa dimensione è quella dei ricordi. Attraverso poesie, documenti e disegni realizzati in assonometria isometrica, questo libro fornisce le istruzioni base per il viaggio nello spazio-tempo. -
L'ultima lettera di Einstein
Siamo certi che passato, presente e futuro non siano dimensioni temporali simultanee? Tre storie intersecate grazie a dei viaggi astrali, narrate da Dunia, una donna della nostra epoca che nasconde un segreto: fin dall’infanzia è in contatto con altre due realtà femminili in diverse rappresentazioni temporali: Dymfna e Deena. Durante un viaggio a Stonehenge nel 2019 riceve un forte messaggio e, finalmente, accetta di rivelare quello che sa. Il romanzo racconta i percorsi individuali delle tre donne, inevitabilmente interconnessi, anche dal senso di responsabilità del genere umano per la salvaguardia del Pianeta. Ogni azione comporta un’inevitabile conseguenza nelle altre fasi temporali e il messaggio è forte e urgente: solo comprendendo che siamo tutti Uno, Natura inclusa, e agendo tempestivamente animati da una coscienza collettiva, ci salveremo. Introduzione di Paolo Restuccia. -
Malapace
Autunno 1944. In un campo di prigionia alleato della Francia appena liberata, è detenuto François, accusato di collaborazionismo. Quando al campo arriva Antoine, vecchio vicino di casa al tempo dell’infanzia e ora fascista convinto, François rammemora il percorso che l’ha condotto all’internamento, attraverso un dialogo intessuto di reticenze e accuse, di antagonismo e intimità carsica.Proposto da Laura Massacra al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Il romanzo di Francesca Veltri è un’opera sorprendente che ci conduce per mano nell’inferno delle scelte e delle decisioni, all’interno del campo di prigionia nell’autunno del ’44, dove il protagonista è detenuto con l’accusa di avere collaborato coi tedeschi, con il regime fascista di Vichy, benché sia stato precedentemente iscritto al partito comunista.rnNel campo di prigionia, François, tormentato dai ricordi e dai sensi di colpa, ripercorrerà a ritroso le tappe della propria esistenza, puntellata dalla volontà di perseguire, con le proprie azioni, i suoi ideali pacifisti, all’altare dei quali sacrificherà tuttavia amici e amori, finendo poi con lo sgretolare la sua stessa identità.rnSulla scorta di una robusta conoscenza del periodo storico nel quale è ambientato, e che approfondisce alcuni aspetti dell’evoluzione della sinistra francese a cavallo della Seconda Guerra mondiale, il romanzo esplode nelle mani e nel cuore del lettore il quale, anziché trovare risposte alla sua angoscia, che cresce e incalza lungo una trama fitta di bivi e interrogativi, finisce col mettere in discussione il suo stesso mondo interiore fatto di credenze, valori, idee.rnMalapace è inoltre un romanzo che affronta un tema universale, sebbene di grande attualità, riassumibile nella domanda: «è legittimo invocare la pace a tutti i costi?», un interrogativo da affrontare solo se si è pronti a mettersi in discussione e ad accettare che anche un’ottima idea, se difesa in termini assoluti, può portarci alla morte.» -
Intertestualità nell'opera di Violette Leduc. Maurice Sachs, Jean Genet, Simone de Beauvoir. Nuova ediz.
L'opera di Violette Leduc, una delle più perturbanti del XX secolo – una letteratura dell'abiezione, della marginalità, ma soprattutto della diversità –, è ancora relativamente poco conosciuta al grande pubblico, nonostante la recente riproposizione dei suoi romanzi principali e l'attualità della sua vicenda biografica, trasposta anche per il cinema da Martin Provost (Violette, 2013). Interstestualità nell'opera di Violette Leduc si concentra soprattutto sull'intreccio tra costruzione del testo e aspetto biografico, mettendo a fuoco il carattere intertestuale dell'opera di Leduc attraverso il confronto critico-letterario con le tre figure più importanti della sua evoluzione letteraria – Maurice Sachs (l'autore che l'avviò alla scrittura, ma anche un amore “impossibile”), Jean Genet (lo spirito gemello), Simone de Beauvoir (la musa e la guida) – e la narrazione del loro incontro. Emergono da ogni pagina la sensibilità dolente e acutissima di Leduc, che ha dominato tutta la sua vicenda umana, e l'inconfondibile sensualità a tratti mistica della sua voce. Luana Doni (Torino 1990) è Dottoressa di Ricerca in Letteratura Francese e attrice teatrale presso la compagnia Doppeltraum Teatro. Collabora con la professoressa Gabriella Bosco all'organizzazione delle iniziative artistico-letterarie dedicate alle letture plurilingue del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell'Università di Torino; scrive per la rivista «Studi Francesi»; fa parte all'Associazione Les Amis de Violette Leduc e del gruppo di ricerca Narrative Autobiographical Perspectives dell'Università di Torino. Tra i suoi contributi si segnalano: Un padre, un ombrello, dei guanti. Riflessioni intorno all'oggetto simbolico ne L'Asphyxie di Violette Leduc, («Quaderni di Palazzo Serra»);…E tutto il resto è letteratura. Tra attore e poeta. Per un'interpretazione di Paul Verlaine («ricognizioni - Rivista di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne», 2019). -
Il naso del Duca
Chi era davvero Federico da Montefeltro? Figura iconica del Rinascimento italiano, è celebrato come sovrano esemplare, uomo di cultura appassionato, grande mecenate e condottiero imbattibile. Tuttavia c’è un altro lato di Federico, meno conosciuto e più oscuro, un profilo che i pittori non ci mostrano e che getta una luce diversa sul grande sovrano. Aprendo questo libro vi troverete davanti a un personaggio sorprendente, multiforme e contraddittorio: geniale e spietato, vincitore di battaglie impossibili, politico scaltro e abilissimo; accusato di aver conquistato il potere uccidendo il fratellastro, fu capace di trasformare una piccola cittadina, Urbino, in una perla del Rinascimento e in un perno della politica italiana. Fra il profilo glorioso e quello oscuro, c’è il suo naso, il più famoso d’Italia, rotto in un clamoroso incidente giovanile: ecco il simbolo fulgido del Montefeltro, della sua vita e dell’intero Rinascimento. Un naso che ancora ha molto da dirci. -
Mugello terra mia. Ricette, storie e ricordi di ieri e dell'altro ieri
Questo ripercorrere il mio passato tra infanzia e adolescenza mi ha costretto a riprendere in mano la penna, o meglio la tastiera, per cercare di dare una risposta concreta alla sua curiosità. E quello che doveva essere un diario, una memoria riservata all’ambito familiare, giorno dopo giorno, la tastiera si è lasciata sedurre dai ricordi, dai racconti, dai personaggi e dalla storia di questa Terra affascinante e meravigliosa. Come in un sogno mi sono ritrovato lì, nel mio Mugello a Scarperia il mio paese, mi sono rivisto bambino, poi ragazzo, con la famiglia, i compagni, gli amici, i giochi, le botteghe, la vita di paese, insomma. E non potevano mancare le ricette. Prefazione di Paolo De Simonis. Introduzione di Maria Gisella Catuogno. -
Compiti per casa
A sorprendere, in questi testi, è il superamento dell'immagine di Hrabal come “trascrittore” di avvenimenti vissuti, una formula semplificatoria di cui l'autore stesso ha abusato. Poche pagine bastano, infatti, per scoprire quanto fosse rilevante l'ispirazione letteraria accuratamente nascosta dietro lo stile da “cinema verità” di tanti racconti. ""Compiti per casa"""" non è solo una raccolta di piccole gemme del grande scrittore ceco, ma l'occasione per sbirciare nel suo laboratorio letterario e per avvicinarsi alla sua personalità. Questa edizione presenta per la prima volta al pubblico italiano tutti i testi originari senza tagli, compresi gli otto eliminati e i tre aggiunti dopo."" -
Torno per dirvi tutto. Nuova ediz.
Attorno al difficile tema del suicidio prende corpo una storia che osserva con sguardo inconsueto una scelta estrema in cui possono convivere dolore e speranza. Lory Muratti ha un dono oscuro: chi è stanco di vivere vede in lui il complice ideale. È un “facilitatore di suicidi”, votato ad accompagnare le anime alla deriva che lo riconoscono come un possibile traghettatore. Un “dono” che Lory ha ereditato dal padre, Andrea Muratti, sulla cui recente morte decide di indagare, combinando in un gioco di autofiction i piani della realtà e dell'immaginazione. Tra Parigi, il Lago di Bled in Slovenia, Vienna e Praga, nel suo periplo esistenziale e narrativo Lory trova una compagna di viaggio, o qualcosa di molto simile, nella misteriosa Ecli, una ragazza che si guadagna da vivere calandosi nei panni di “angelo custode” per uomini facoltosi, sfiniti e soli – una “escort del sonno” per le loro notti tormentate. In questo scenario Lory dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro divenuto ormai ingombrante, con il passato della sua famiglia che torna potente e inaspettato, con i nemici invisibili di un tempo, con la vera identità di Ecli e con la figura del padre, un grande burattinaio che sembra guidare i suoi passi anche oltre la morte. -
Angolo morto. Testo portoghese a fronte
In Angolo Morto, pietra miliare dell’opera di Quintais, troviamo versi liberi, prose e sonetti che testimoniano la sua abilità nel pensare “in retrospettiva”, nel riflettere sull’importanza della parola per non dimenticare la Storia e imparare a convivere con i suoi drammi. Attraverso i consueti toni nostalgici e profondamente elegiaci, Quintais ci suggerisce di guardare il passato per poter mettere in allerta la coscienza sul futuro. L’angolo morto di cui ci parla Quintais è metafora di un pericolo che comunque ci trae in inganno, è l’informe la cui visuale ridotta diventa fatale: accettare la manifestazione del pericolo vuol dire anche accettare le nostre paure, riuscire a dominarle o imparare a convivere con esse. Alla raccolta si aggiunge la poesia inedita Dentro quest’ombra, omaggio a Dante Alighieri scritto espressamente per questa edizione. -
Zatopek. Quando non ce la fai più, accelera!
Arriva anche in italiano una graphic di grande successo, tradotta già in diverse lingue: la vita dello straordinario corridore Emil Zátopek, più volte campione olimpico, l'atleta cecoslovacco più importante e conosciuto di sempre. Attraverso uno stile grafico originale e di forte impatto ci possiamo immergere nei suoi metodi di allenamento massacranti e non ortodossi, alla base dei grandi successi raggiunti con il suo caratteristico stile di corsa sgraziato e con la perenne celebre smorfia di sofferenza in volto. -
Il nome segreto
Quante donne può essere una donna? Quanti nomi può avere? E quante vite? Eva ha dodici anni quando la sorella minore Sara muore annegata. In seguito, i genitori di Eva cancellano ogni traccia della sua esistenza – non ne pronunceranno mai più nemmeno il nome – e per reazione Eva passa dal mutismo al rifiuto di mangiare. Adolescente, grazie a un progetto scolastico, parte inaspettatamente per Cardiff, da cui tornerà a casa solo quindici anni dopo, trentenne, con il preciso scopo di raccogliere informazioni sulla sorella e ricostruirne così l'esistenza. In questi quindici anni, Eva ha dimenticato se stessa, diventando Nicky a Cardiff, Blu a Parigi, Viola a Berlino, Dora a Palermo, Lili a Bologna, Nives a Barcellona… In ogni città in cui approda è una donna diversa, ma si porta dietro ogni volta l'intero condominio di personaggi che la abitano mentre tenta di fuggire la sua Idra. A Berlino incontrerà Lupo, figlio di una comunità di hippie. Anche Lupo è un fuggitivo: ha lasciato la sua comunità, i genitori e anche ogni forma di esistenza ordinaria ed è diventato un circense. Lupo introdurrà Eva nella “famiglia” di cui è fatto il suo circo, tracciando per Eva un nuovo percorso in fondo al quale potrà forse scoprire il suo vero nome, il nome segreto. -
Gli invincibili 11 di papà Klapzuba. Una storia per grandi e piccini
Uscito nel 1922, Gli invincibili 11 di papà Klapzuba è un grande classico dell'umorismo e, come recita il sottotitolo, Un libro per grandi e piccini. Il campagnolo papà Klapzuba ha undici figli e insegna loro a giocare a calcio, facendoli in breve diventare una squadra fenomenale. Dopo una stupefacente cavalcata di parossistiche vittorie, l'invincibile undici di Klapzuba arriverà a vincere tutto il possibile al mondo, con peripezie degne del più classico romanzo di avventura (compresa una partita contro i cannibali, in palio la salvezza, dopo un naufragio). Opera fondamentale della prosa umoristica ceca, il romanzo celebra lo spirito sportivo, la tenacia che porta a superare ogni difficoltà e la passione per il calcio, ma è anche una favola ironica e leggera sull'ebbrezza della nuova era: per l'ascesa del calcio cecoslovacco e della Cecoslovacchia appena nata dalle ceneri dell'Impero austroungarico, e per la nuova Europa e il nuovo mondo tornato alla normalità dopo la Grande Guerra. -
Cori salentini. Ediz. integrale. Vol. 1
Nella Lecce dei giorni nostri si intersecano le vite di un gruppo di giovani accomunati da un sogno: recitare a teatro. Simone Manuela, Lorenzo, Cinzia ecc. sono ragazzi come tanti, con le loro passioni, le loro storie e i loro amori. A mescolare le carte, e l'esistenza di alcuni di loro, ci pensano i ""grandi"""" in una serie di colpi di scena."" -
L'origine del male
Qual è l'origine del male? Una domanda alla quale il magistrato Elena Banti non sa dare una risposta. Conosce però le sensazioni provate dalle vittima di stalking e di violenze. La paura che la luce del mondo si possa spegnere in un istante; la vergogna del proprio corpo; l'angoscia di non doversi trovare mai da sola; la consapevolezza della fine. È passato molto tempo ormai, da quando Elena si è costruita una vita lontana da Sant'Andrea, l'isola della Toscana dalla quale era fuggita tanti anni prima. Ma qualcuno la costringerà a tornare. Qualcuno che minaccia la stabilità centenaria di quell'isola immersa nel verde; qualcuno che uccide senza pietà e che conosce un segreto innominabile ed è pronto a usarlo contro di lei, pur di assaporare nuovamente il piacere della sfida e la violenza feroce della vendetta. -
Poche storie
"Questo libro è un uovo, è una scatola misteriosa, una tenda, una casa sugli alberi. Questo libro è un castello di sabbia, è un secchiello con l'oceano dentro, è un tappeto volante, una clessidra dove la sabbia non finisce mai di cadere. Questo libro è poche storie e a raccontarle è un uomo che non c'è più, ma la cui voce si continuerà a sentire, ogni giorno, quando il silenzio si fa sera. Le sue parole s'inseguono sopra i tetti delle case, sui mattoni scaldati dal sole, sulla schiuma delle onde, fra le siepi che costeggiano i fiumi, dentro ai sassi, nella pioggia che sorprende le donne, sopra ai fili d'erba, sui treni che non si prendono mai, le sue parole sono nascoste nei disegni delle ali di farfalle. Da Livorno all'Africa, sulla rotta dei sogni più belli. Potrebbero chiamarsi poesie, missive, messaggi, appunti, visioni. E invece sono solo poche storie, poche storie che fanno più bello questo mondo."""" (dalla prefazione di Cecilia Resio)" -
Una sola luce blu
Di casa, Wendy, ne ha ricostruita solo una parte, perché, quando il vento distrugge qualcosa, è difficile ricomporre, soprattutto se non si ha voglia e se il nostro cuore è rimasto appeso a un lampadario con il gran desiderio di volare in un nuovo abbraccio. Wendy ha ricostruito la sua stanza, con una sola luce blu accesa. Sentiva calore a quella luce, le piaceva.