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Pompei e i pompeiani
L'Italia fra Settecento e Ottocento è stata meta del moderno viaggiare di artisti, intellettuali, eruditi o esperti che, affascinati dallo svolgersi della storia, videro in essa la terra promessa dell'arte. A partire dal 1861, il turismo nel Bel Paese conosce uno sviluppo straordinario. L'apertura al pubblico degli scavi di Pompei e di Ercolano inserì saldamente i siti vesuviani fra le tappe del viaggio in Italia. In questa temperie culturale Marc Monnier redige il suo Pompei e i pompeiani del 1864, invitando i lettori a un itinerario ""lungo non cento ottanta leghe, ma cento ottanta secoli"""". Descritti i principali monumenti, le case, i loro decori dipinti, gli usi e i costumi degli antichi, dedica l'ultimo capitolo all'eruzione che distrusse Pompei, alla straziante successione degli avvenimenti dell'ultima notte della città campana, ratificando il legame di Pompei alla sua drammatica fine."" -
Eduardo. Dizionario dei personaggi
Questo Dizionario dei personaggi (e delle opere teatrali edite) di Eduardo De Filippo (1900-1984) offre ai lettori l'opportunità di accostarsi o ritornare in modo nuovo alla lettura dei testi di un autore notissimo, non solo; ma anche va incontro alle curiosità dei lettori di opere teatrali, degli addetti alla comunicazione, di potenziali spettatori, studenti e comuni lettori. Repertorio informativo di agile consultazione, con la sintesi delle trame delle 39 commedie e i profili dei 587 personaggi che vi compaiono, rappresenta un unicum nella pur sterminata bibliografia eduardiana. -
Archéologie d'un paysage religieux. Santuaires et cultes du Sud-Est de la Gaule (Ve s. av. J.-C-IVe s. ap. J.-C)
Quest'opera si propone di scandagliare il processo di costituzione dei luoghi di culto dell'età del ferro e del periodo romano del litorale mediterraneo fino al Lago Léman, dal Rodano alle Alpi occidentali (incluse) partendo dalle fonti archeologiche, epigrafiche e testuali. Cerca di approfondire il ruolo dei luoghi di culto nel paesaggio naturale e lo spazio antropizzato, mediante un approccio sotteso alla geografia umana e all'antropologia. Nuova visuale rivolta al sacro che si articola intorno a tre nozioni essenziali: il geosimbolo naturale, il geosimbolo memoriale (luogo della memoria) e il santuario in quanto geosimbolo. Lettura simbolica del paesaggio quindi lettura storica dello spazio annunciano una inversione della prospettiva dove il luogo di culto, con il suo ruolo nell'appropriazione del territorio, diviene una indicazione spaziale. -
Io, l'erede. La lezione di Pulcinella nel teatro di Eduardo
Pulcinella e Eduardo: due mondi culturali largamente esplorati, che in questo volume si guardano con una prospettiva nuova. La chiave di ricerca innovativa è quella dell'indagine sulla ""lezione di Pulcinella"""" nel teatro di Eduardo, condotta con gli strumenti propri dell'analisi testuale e linguistica. Come Eduardo ha rielaborato il grande repertorio tradizionale della maschera? Quali sono le funzioni rivisitate di caratteri antropologici e linguistici come la corporeità, l'osceno, il gioco linguistico, la fame, la morte nel teatro eduardiano? Con le ragioni della storia e della filologia, con l'ascolto delle parole delle opere di Eduardo, l'autore ricostruisce il nesso con l'archetipo Pulcinella, rivolgendosi al lettore con una scrittura chiara e con un'ampia esemplificazione dai testi, tracciando un disegno di trasformazioni e continuità."" -
Il santo con il cagnolino. Vita immaginaria di Rocco di Montpelier. Libretto per danze, suoni, voci, immagini. Atto unico in tredici scene
"Al genere TeatroDanza si ispira questo """"Il Santo con il cagnolino"""" di Antonio Vaccaro. Una vita immaginaria e dunque, siamo fuori dalla storia, entriamo in una dinamica dove altre ed ugualmente nobili sono le coordinate di interpretazione e lettura. Dove la mano sapiente di Vaccaro ha saputo concentrare nello spazio della fantasia letteraria l'essenza reale del personaggio Rocco. L'intreccio degli avvenimenti storici e della trama del racconto, di ciò che realmente avvenne e di ciò che è frutto di invenzione poetica, è stato elaborato con grande efficacia, regalandoci un modo affascinante e suggestivo per avvicinarci alla vicenda esemplare del nostro Santo. Non è un'impresa facile: l'equilibrio tra storia e fantasia cammina su un filo sottile, e spesso deborda da una parte o dall'altra. Il nostro autore, invece, ci è riuscito, e ha tracciato un profilo umano e spirituale che si dipana da ogni riga del suo eccellente eloquio. Da studioso di storia e da appassionato di letteratura, non esito a consigliare questo testo a chi vuole entrare nel mondo di san Rocco dalla porta privilegiata dell'emozione e della sensibilità umana... perché di questo, in fondo, ancora una volta stiamo parlando: del mistero dell'essere, la speranza della redenzione, il senso della vita."""" (Nota di Paolo Ascagni)" -
Sheherazade. Opera in quattro movimenti
Sheherazade, la leggendaria eroina de ""Le Mille e una notte"""", colei che salva sé stessa e le altre donne dalla crudeltà del Sultano con la forza dell'immaginazione ci appare qui, in questo prezioso mosaico di musica e parola, in tutta la sua umanità, con le sue paure e angosce, ma anche con la sicurezza di saper usare la sua bellezza e sensualità per sedurre e incantare."" -
Souvenirs d'Italie. Impressioni di viaggio
Libro di ricordi ma di tipo speciale, che riprende la tradizione del viaggio in Italia, sintesi di formazione umana e intellettuale. L'autore si muove attraverso l'intera penisola con la consapevolezza di rivedere luoghi che sono parte necessaria dell'immaginario dell'uomo colto moderno. Come dichiara con chiarezza: ""è questo infine che rende più piacevole il mio viaggio in Italia: non posso fare un passo senza imbattermi in un ricordo classico. Ho l'impressione di non trovarmi in un paese sconosciuto, ma di percorrere per la seconda volta dei luoghi che non ho rivisto da lungo tempo, ma che non hanno mai smesso di essere presenti nella memoria"""". I luoghi visitati sono le stazioni obbligate di questo percorso, fisico e mentale: Genova, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, e poi, in risalita lungo l'Adriatico, Loreto, Ancona, Bologna, Venezia, Milano e Torino, prima del ritorno in Francia."" -
Don Giovanni Grieco. La vita. L'apostolato. L'eredità spirituale
Ricostruzione biografica di un sacerdote - don Giovanni Grieco (Ferrandina 1915-ivi 2011) - che con esemplare spirito evangelico ha speso l'intera esistenza per la Chiesa; una narrazione disegnata con una scrittura lineare ricca di capacità espressive, inquadrata in un contesto storico e sociale che rappresenta la storia di una piccola comunità a vocazione prevalentemente agricola e artigianale; storia particolare, non di grandi personaggi o eventi epocali, ma di quelle attraverso le quali Dio dispiega il Suo disegno misterioso e provvidenziale. -
San Rocco del popolo. Il culto del santo nel territorio lucano
Ben pochi santi possono vantare in Occidente una fama come quella raggiunta da san Rocco sul finire del Medioevo. Di Rocco da Montpellier si è privilegiata la dimensione taumaturgica, con una crescente attenzione alla fama dei miracoli, che in tempi di necessità è servita da collante cultuale tra i fedeli ed il Santo stesso: come nel caso delle pestilenze nel Regno di Napoli tra il XVI e il XVII secolo, alla base della straordinaria diffusione della devozione del Santo francese nel Mezzogiorno peninsulare italiano. Questa parte del suolo italico rappresenta l'ambito territoriale con la maggiore presenza di altari patronali dedicati al Taumaturgo francese, nonostante il suo peregrinare terreno non lo abbia condotto mai più in giù di Roma. In questo quadro territoriale la Basilicata si attesta come una regione dalla forte impronta rocchiana, con oltre il 70% delle città e paesi che presentano testimonianze cultuali espressamente dedicate a Rocco. Giunto dalla Francia in Basilicata il culto rocchiano è poi decollato verso nuove destinazioni, divenendo un significativo esempio del ponte ideale tra i lucani di Basilicata e quelli del mondo. Questo studio è uno scavo storico intorno alla figura del pellegrino taumaturgo di Montpellier vivamente legata al tessuto sociale e religioso delle comunità lucane, ma anche uno strumento per riflessioni connesse ai complessi fenomeni, agli sviluppi auspicabili e ai nuovi profili del turismo religioso in Basilicata. -
L'ultimo bagliore
Quale libertà ci è concessa se la coscienza è gravata dal peso insostenibile di un passato che sempre torna a interrogarci, a esigere, irremovibile creditore, la “libbra di carne” dal nostro corpo? E se le risposte, a caro prezzo acquistate, risultassero ancor più inquietanti degli stessi segreti svelati? Sopra questa fragile impalcatura si regge la storia de L’ultimo bagliore, secondo romanzo di Giuseppe Filidoro. Una storia dove i personaggi emergono da un unico fondo solido e compatto nella sua apparente quiete, pronto a schiudersi in lampi di tragedia. In una Milano buia, circondata da volti anonimi, Betta vive la sua esistenza incolore, pervasa di solitudine. La sua inquietudine, fin da quando era bambina, si traduce in un’angoscia sorda e costante, che accompagna da sempre la sua vita. Un evento catastrofico che coinvolge il suo paese di origine la porta nei luoghi del passato, alla ricerca dei pezzi mancanti della sua identità, da sempre sentita incompleta. -
Dipingere l’Etruria. Le riproduzioni delle pitture etrusche di Augusto Guido Gatti. Ediz. illustrata
Viene presentato il corpus delle riproduzioni di pitture etrusche eseguite da Augusto Guido Gatti (1863-1947): disegni, lucidi e tele in scala 1:1 che raffigurano le più celebri tombe dipinte del mondo etrusco allora conosciute. La Galleria delle pitture etrusche in facsimile, destinata ad una sezione del Museo Archeologico di Firenze a partire dal 1928, è stata l’ultima esperienza museale di questo tipo, dopo quelle del Gregoriano, di Monaco, Bologna, Orvieto e Copenaghen. Ponendo una particolare attenzione alla storia della riproduzione, il volume illustra il lavoro del disegnatore fiorentino con l’intento non solo di far conoscere una tematica museologica, ma anche di fornire documentazione inedita su monumenti pittorici oggi fortemente deteriorati o addirittura non più esistenti. Il catalogo di 325 documenti è consultabile anche nella banca dati ICAR (http://icar.huma-num.fr). -
Variazioni Pirandello. Frammenti di discorsi dal Teatro di Luigi Pirandello
Centocinquanta citazioni tratte dal Teatro di Luigi Pirandello (1867-1936) – ventiquattro in dialetto siciliano – distribuite con studiata eterogeneità, ciascuna con la propria autonomia, a mo’ di variazioni sul tema Pirandello, a creare percorsi imprevedibili nei quali liberamente muoversi. «Schegge d’universo» che, strappate dal contesto e da esso isolate, come i personaggi della più nota delle commedie pirandelliane, sembrano “nate vive”, e come tali “vogliono vivere”; e lo fanno come meglio non potrebbero: in “modo tridimensionale”. Eppure, a rimetterle insieme in formazione, quelle schegge si sostengono a vicenda, ricostituendo e restituendo nella sua integrità l’universo del Genio agrigentino. -
La maciara indaffarata. Lessico della magia lucana
Da “abitino” a “culla”, dalle “fatture d’a more e di morte” ai “santi guaritori”, toccando il “mal di luna” o catalizzando l’interesse su un “letto nuziale”, passando poi per “sale”, “sangue” oppure “serpe nera”: le cento e più parole che l’autore “infila come perle” in questo prontuario di magia dove le parole si fanno, ognuna, memoria”. Frammento di un universo magico al quale sovrintende, onnipresente, la maciara, l’insonne, la febbrile indaffarata epigona della stirpe delle megere di cui mater riconosciuta è Canidia: la strega che si immortala nei versi oraziani con i suoi tratti orripilanti, le corte vipere intrecciate ai capelli”, mentre sta per prodursi nel più noto e celebrato numero di stregoneria dell’antichità. Canidia, la strega che approda nella superstiziosa Roma imperiale nel momento in cui riaffiora dalla memoria di Orazio sullo sfondo dei racconti terrificanti che nelle interminabili sere dell’inverno venosino sgorgavano copiosi, per lui bambino, dalle labbra dell’amico e mèntore contadino Ofello e dell’amata nutrice Pullia, figli anch’essi di una terra, per definizione di raccontatori. Dunque, questo Maciara indaffarata è un caleidoscopio: di voci, emozioni, suoni, visioni, colori, financo odori, che raccontano, al passato, l’anima di una comunità: quella lucana, gettata dalla natura e dalla storia in un creato ostile, negato alla speranza, dove non resta che abbandonarsi all’abbraccio consolatorio e salvifico della magia. -
Il monastero femminile San Benedetto di Venosa. Testi e documenti
Questo volume sul monastero di San Benedetto di Venosa delinea la storia del monumento dalla fondazione alla demolizione e consente una riflessione sulla vita delle monache dopo il Concilio di Trento, disciplinata da severe regole basate sui voti di povertà, castità, obbedienza e perpetua clausura. Il Tridentino, è noto, è una pietra miliare nella storia del monachesimo occidentale in quanto, pur non introducendo la clausura, già prevista da più antiche disposizioni, le attribuisce una rilevanza senza precedenti, prescrivendo alle spose di Cristo, non solo l'immacolata purezza, ma anche il divieto di ogni rapporto sociale con l'esterno e con le famiglie di origine che dovevano munirsi di apposita licenza del vescovo per varcare le soglie del monastero. In tal modo la clausura, da strumento di perfezione ed elevazione spirituale, diventava espediente di controllo delle religiose con l'imposizione di ogni tipo di rinuncia, a cominciare dal proprio nome. La suora acquisiva una nuova identità sociale ma, pur sottraendosi ai gravosi problemi della vita civile, forniva un prezioso contributo alla società, preparando le giovani educande provenienti dalle famiglie benestanti a diventare buone mogli e madri. La clausura, pertanto, rappresentava la certezza di uno status, oltre che una protezione. Nel monastero di San Benedetto, come in tutto il Mezzogiorno, l'applicazione della disciplina non fu semplice; il suo impatto su abitudini secolari causò non pochi problemi alla Chiesa. Dopo le leggi oppressive degli ordini religiosi, il monastero, concesso nel 1901 al Comune di Venosa per essere adibito a scuola, è stato demolito nel 1958. Tale epilogo è emblematico delle aggressioni cui spesso è sottoposto il patrimonio culturale; nello stesso tempo costituisce stimolo per un impegno collettivo finalizzato alla sua salvaguardia. Di qui l'importanza della conoscenza del proprio passato, necessaria premessa per un atteggiamento operativo di difesa e valorizzazione dei beni culturali come espressione di elevata sensibilità morale e civile. -
Testimoni di miracoli della fede: il vescovo Raffaello Delle Nocche e madre Maria Machina a Tricarico
Il venerabile Raffaello Delle Nocche, vescovo di Tricarico (1922-1960) e madre Maria Machina, superiora generale della Congregazione delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico (1927-1970), sono i protagonisti di quest'opera di Rosetta Maglione. A corona, s'intrecciano altre figure di quel mondo in cui si espressero le loro vite e le loro opere. Leggendo le pagine del lungo e avvincente racconto, si coglie il coinvolgimento della scrittrice nell'eccezionalità della vicenda umana e spirituale dei protagonisti: di un vescovo, che regge lungamente una delle Chiese più povere del Mezzogiorno, la diocesi di Tricarico, nel cuore della Basilicata e contribuisce a farla rifiorire con un vasto e coraggioso programma di evangelizzazione e promozione umana; e di una giovane determinata e volitiva che, accogliendo il suo invito e animata da una profonda fede, guiderà la comunità di religiose per molti decenni, portandola a maturità e ad espansione a livello mondiale. Coinvolgimento intenso, quello della scrittrice a livello emotivo e spirituale, che la stessa riconosce e annuncia quando, in apertura del volume, scrive. ""La scoperta, quasi per caso, del loro profilo umano e spirituale, le vicende della dedizione alla fede missionaria mi hanno stupita e conquistata, sono entrate nei miei pensieri, nei miei sentimenti, come una luce benefica che voglio condividere con i lettori di questo volume"""". (Dalla presentazione di Carmela Biscaglia)"" -
Forentum ritrovato
La storia di un comprensorio della Basilicata settentrionale nell'antichità, dalla preistoria fino all'età romana, attraverso gli oggetti che le indagini archeologiche hanno portato alla luce. Lavello è un centro fondamentale per conoscere la storia del territorio italico nell'antichità. Una storia di sviluppo, determinata dalla rete di rapporti intessuti in maniera consapevole e pervasiva con le culture vicine e lontane, soprattutto nel I millennio a.C.: dalle colonie greche della costa ionica, alle coste adriatiche pugliesi e a quelle tirreniche campane, e poi ancora oltre, grazie ad una catena di intermediazioni, con le culture di ambito etrusco o con le realtà transmarine (dall'Egeo al Vicino Oriente). Ovviamente i rapporti erano intessuti dalle élites, da quei membri della società al vertice di comunità le cui gerarchie si basavano sul rango, che erano riuscite a inserirsi nella rete di connessioni mediterranee. Sono le loro tombe e i loro palazzi a raccontare, attraverso gli oggetti prodotti, usati e deposti, questa storia di connessioni. L'archeologia racconta l'apogeo dei principi dauni e poi le trasformazioni intervenute con l'ingresso di Roma nella storia di queste genti: la fondazione di Venusia, il declino dell'insediamento daunio di Forentum, ormai parte integrante del ricco territorio della nuova colonia romana. -
Per amare Orazio
"... Apulo che tu voglia chiamarmi o lucano, infatti, arano i campi sopra i confini di entrambe le terre i coloni mandati a Venosa dopo che furono cacciati i Sabini - così narra antica fama - perché non irrompessero nel territorio senza trovare un Romano le genti bellicose di Puglia o di Lucania qualora muovessero a guerra..."""" Satire II-I. 34/39" -
Torre di Satriano II. La residenza ad abside abitato e società in età arcaica
Il volume presenta un caso di studio particolarmente significativo per la conoscenza del mondo italico dell'età del Ferro. Si tratta dell'insediamento di Torre di Satriano, un sito chiave della c.d. area ""nord-lucana"""", dove grazie alle più recenti ricerche della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera è possibile ricostruire assetti sociali, manifestazioni del potere e relazioni interculturali vigenti nella comunità di età arcaica. La vicenda insediativa racconta qui il modo di vivere di genti stanziate nel montuoso entroterra appenninico, le articolazioni sociali e la dimensione economica di una comunità montana, lontana dai grandi centri urbani gravitanti sulle coste tirreniche e ioniche. Il nostro caso permette così di portare alla ribalta la non-città degli Italici, uno spazio dinamico e aperto verso l'esterno, che conoscerà a più riprese fenomeni tipici delle comunità urbane, a partire da importanti forme di manifestazione di lusso e """"consumption"""", in connessione con gli spazi del potere, ma senza trasformarsi mai in centro urbano. In questa non-città degli Italici, dove la società è rigidamente basata sul rango degli individui, nessuna evidente cesura distingue gli spazi della vita quotidiana dalle tombe e le aree per il culto, come invece nelle città della costa. Nessun santuario attirava l'attenzione per monumentalità o raffinate decorazioni: il culto non aveva luogo in uno spazio separato, bensì nelle stesse abitazioni, almeno in quelle appannaggio dei personaggi al vertice della comunità. In ogni nucleo abitativo tra le dimore modeste ne eccelleva una per dimensioni, pianta e tecnica costruttiva. L'abitazione che si distingueva su tutte le altre era quella del capo di tutto l'insediamento, posta nel segmento che ospitava il gruppo/tribù che assurgeva al potere generazione dopo generazione. Nel volume si presenta la residenza ad abside di un personaggio al potere tra VII e prima metà del VI sec. a.C., la sua architettura, il ricchissimo arredo interno. L'edizione complessiva dei materiali permette per la prima volta di comprendere il modus vivendi delle élites al potere delle comunità italiche di Italia meridionale. L'archeologia del mondo italico è stata fino ad anni recenti essenzialmente 'archeologia funeraria'e. Consapevoli di questa lacuna documentaria, a Torre di Satriano la ricerca ha avuto come obbiettivo la conoscenza approfondita dell'abitato, delle sue articolazioni sociali, dei fenomeni di mobilità e contatto con altre genti e spazi geografici."" -
Orgoglio antico
Amalia Marmo scrive un romanzo autobiografico che si presenta fatto in due grandi racconti, il primo, una memoria indelebile che ricostruisce la propria infanzia a Miglionico, città a pochi passi da Matera, il secondo è la storia di Angiolina e del suo amore per un giovane medico apparso d'un tratto sulla scena narrativa. La Marmo ha letto molto, autori come Dostojevskij, Shiller, Manzoni e autori più sentimentali, come Balzac, Hugo, la Invernizio e la narrativa d'appendice. Mentre nella prima parte c'è il bisogno di ricostruire la propria giovinezza in casa della nonna, nella seconda c'è una storia di crescita e di innamoramento che sorregge la trama. Emergono nella felice capacità descrittiva della Marmo oltre medaglioni partecipati della Basilicata del dopoguerra e di un paese amato come luogo in cui si è formata la sua anima giovanile, creature tagliate a tutto tondo, nonna Amalia, per esempio, la vera protagonista del romanzo, e della quale l'autrice porta il nome, persona fine e assennata, che sa condurre un'esistenza da signora di rango, senza porre distanze sociali tra sé e la servitù, una donna che consiglia il marito ma non prevarica mai le sue scelte e che sa amare la nipote, futura narratrice, con dedizione direi materna. In questo romanzo si rivela la capacità della Marmo, nella ricostruzione dei rapporti, dei caratteri, dei sentimenti con una passione descrittiva che ricalca la tradizione ottocentesca. Non mancano dunque nel libro gli ingredienti propri di un romanzo classico, la morte prematura di zia Paolina, la fermezza dei nonni e dei genitori, un velo di profonda religiosità che fa appello costantemente ai dettati della Bibbia e del Nuovo Testamento, le coordinate di un mondo e di un tempo ormai in via di estinzione. Un racconto dove si mette in risalto la finezza descrittiva di un'autrice che quegli anni mostra di averli vissuti con profondità di osservazione, tempi in cui il Sud si andava ricostruendo e scivolava da una stagione contadina e di miseria a un'altra di borghesia e di più evidenziato benessere. -
La scienza, la scuola e la vita. Francesco De Sanctis tra noi
Il binomio 'La Scienza e la Vita', che fu l'argomento della celebre prolusione del 1872, costituì per De Sanctis la direzione di marcia alla quale doveva ispirarsi la società italiana, ritemprando lo spirito risorgimentale che aveva realizzato l'Unità d'Italia, avvertito come sempre più affievolito, con un ripiegamento verso gli atavici mali dell'io politico e dell'inerzia ammantata di retorica. Al titolo della conferenza desanctisiana è stata appropriatamente aggiunta la parola scuola. È, appunto, alla scuola che ritorna De Sanctis nell'ultimo anno della sua vita, con l'intento di contrastare gli evidenti segni di decadenza della politica italiana dopo il grande evento del ricongiungimento all'Italia unita di Roma come capitale. La parola scuola ritorna centrale nell'ultimo discorso politico pronunciato da De Sanctis a Trani il 29 gennaio 1883, un vero e proprio testamento politico e morale: «La politica non è stata mai per me una vocazione: io ero nato per vivere in mezzo ai miei giovani e predicare a loro ciò che mi pareva il bello e il buono, e mi sentivo tanto felice in mezzo a loro. Io ad essi non parlai mai di libertà, non parlai mai d'Italia; parlavo della dignità personale... La vita politica fu concepita da noi come un dovere ed un sacrificio; ed io, entrando nel Parlamento, mi portavo appresso il professore, e quello che fui nella scuola, fui nella vita... L'opera dei secoli non si cancella in un giorno; ed io vidi che il primo programma politico deve essere la nostra educazione». De Sanctis pose allora un problema che ancora ci interpella e che si è perfino aggravato nel nostro tempo. Egli aveva in mente la Bildung, termine che coniuga cultura, formazione e fondazione in un'epoca storica nella quale parole come patria, famiglia, virtù personali e civili avevano valore e apprezzamento sociale. C'è da domandarsi, quale peso abbiano oggi queste parole nella disintegrata società consumistica contemporanea e quali siano i principi sui quali fondare una concezione educativa.