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Terre mobili. Dal Belice al Friuli dall'Umbria all'Abruzzo
L'Italia è uno dei paesi a più alto rischio sismico della terra. Eppure il terremoto in Abruzzo ripropone il problema dell'assenza nel nostro paese di una politica post-sisma. Si evidenzia, ancora una volta, l'incapacità storica di derivare dall'esperienza accumulata in un secolo di catastrofi un principio-guida della ricostruzione, soprattutto per quanto riguarda la sopravvivenza dei centri storici. Un principio-guida che non sia da reinventare a ogni terremoto, ma che si adatti di volta in volta alle diversità territoriali, sociali e urbanistiche. Basterebbe guardare, oltre che ai fallimenti di cui è costellato il nostro passato, a quelle esperienze positive - come il Friuli nel 1976, o l'Umbria e le Marche nel 1997 - che hanno saputo leggere la dimensione della catastrofe tracciando un percorso virtuoso, volto non solo a soddisfare il bisogno abitativo dei senzatetto, ma anche a salvaguardare la rinascita dei centri storici, a tutelarne le irripetibili valenze urbane, artistiche e monumentali, a difenderne il patrimonio di storia e di cultura, quale radice dell'identità di un territorio. (Introduzione di Guido Crainz) -
Napoleone e Washington. Bonaparte e il modello americano dal Consolato all'Impero
Bronislaw Baczko fa una rilettura inedita della travolgente ascesa di Napoleone Bonaparte, il figlio della Rivoluzione che nel 1799 conquista il potere con il colpo di Stato del 18 brumaio, primo passo di una parabola che condurrà alla fine dell'esperimento repubblicano e alla proclamazione dell'Impero. Passando al setaccio un'ampia varietà di fonti dell'epoca, dai diari alle lettere private, dai discorsi pubblici ai pamphlet agli atti ufficiali, l'autore illustra come le decisive vicende di questi anni siano state vissute, deformate e rappresentate dai contemporanei, fino a delineare un'immagine che influenzerà le successive interpretazioni. Attorno alla grandiosa figura di Napoleone ruotano quelle di personaggi minori il cui ruolo permette però di cogliere l'atmosfera dell'epoca, i riflessi dei grandi eventi sulla rappresentazione quotidiana della politica. In particolare Baczko getta una luce nuova sui timori e sulle aspettative suscitati dall'avvento al potere del generale, sulle manovre innescate da questa svolta istituzionale. Come si comporterà Bonaparte? Sarà un nuovo Cesare, un nuovo Cromwell o un nuovo Washington? E se dovesse scomparire, a chi toccherà prenderne il posto e continuarne l'opera? La risposta verrà presto con l'instaurazione di un impero ereditario che deluderà le speranze di coloro che avevano creduto di scorgere in lui un possibile Washington francese, novello paladino delle libertà repubblicane e dei nobili ideali rivoluzionari. -
Alitalia. Una privatizzazione italiana
Il fallimento e la privatizzazione dell'Alitalia hanno riempito per mesi le pagine della cronaca; ma se si prova a sconfinare dall'attualità nella storia, quali sono state le tappe salienti dell'ascesa e del declino della nostra compagnia di bandiera? L'Alitalia nasce infatti come impresa pubblica nel 1947 e raggiunge ben presto una posizione significativa su scala mondiale. Ma dagli anni ottanta, il trasporto aereo subisce una radicale trasformazione; il processo di liberalizzazione e di privatizzazione delle compagnie statunitensi, l'introduzione di innovazioni tecnologiche, la nascita di nuove compagnie e filosofie di mercato trasformano radicalmente l'orizzonte e richiedono una strategia per fronteggiare la concorrenza. Sorge allora la necessità di un rilancio attraverso un'alleanza internazionale individuata inizialmente nell'olandese KLM - previa la sua privatizzazione. In un libro a quattro mani, che mescola la competenza teorica di un economista all'esperienza sul campo di un ex manager dell'Alitalia, si ripercorre il processo di privatizzazione rimasto schiacciato per oltre un decennio (1997-2009) nella tenaglia tra le esigenze industriali di lungo periodo e gli interessi politici di breve periodo. Ne viene fuori il racconto di una vicenda emblematica delle contraddizioni che un processo di privatizzazione può assumere quando gli obiettivi politici confliggono con quelli pubblici, e questi ultimi vengono relegati in secondo piano. -
La testa senza il corpo. Il viso e l'invisibile nell'immaginario dell'Occidente
Teste decapitate: dai crani degli Indios sudamericani alle statue della Grecia classica, da Dùrer a Rodin, da Paul Klee a Picasso, da Cezanne a Max Ernst, da Delacroix a Francis Bacon. Teste di donne e uomini, di santi e profeti, di regnanti e figure mitologiche, a cavallo dei secoli e degli stili. Di questo originalissimo argomento tratta il nuovo libro dell'intellettuale francese, che sostiene con forza «la necessità dello sguardo, la necessità di guardare alla raffigurazione in sé, ma anche la necessità di vedere ciò che non viene raffigurato, per esempio la violenza della morte, la depressione, la castrazione e i tanti altri aspetti correlati alla mutilazione». Con una prosa a metà tra il letterario e il filosofico, e un ricchissimo apparato iconografico, il libro ripercorre una storia per immagini del visibile in Occidente, e diventa l'occasione per un ripensamento di alcune sue specificità, come l'importanza delle icone, che per i bizantini equivalevano non solo a una forma d'arte visuale ma anche a una forma di scrittura. Quel che infatti vediamo in un'icona è l'economia di ciò che non vediamo; essa è uno stimolo tanto a vedere quanto a pensare ciò che non è visibile. L'icona possiede dunque in sé una dimensione realmente minimalista: la sua essenza è assente da ciò che mostra. -
Breve storia degli ebrei
Raccontare la storia degli ebrei non è semplice: non solo quasi ovun¬que nel mondo se ne conosce qualcosa, ma molti ne hanno già un'opinione ben definita. Per lo storico è difficile mantenere il giusto distacco se si parla degli ebrei come «popolo di Dio» o «popolo deicida», se si evoca l'«intelletto ebraico» o si attacca l'«ebraismo finanziario internazionale», se Israele è considerato il baluardo della civiltà all'interno della barbarie, o viceversa un regime brutale in un mondo pacifico. Una storia degli ebrei dovrà quindi abbracciare un orizzonte più ampio possibile. È questa la prospettiva adottata da Michael Brenner, uno dei massimi studiosi tedeschi di storia ebraica, il quale offre al lettore un quadro storico e geografico di grande respiro, che si estende per oltre 3000 anni e cinque continenti. Attraverso un'avvincente carrellata di aneddoti, eventi famosi ed episodi meno noti, il volume ripercorre le complesse vicende di un popolo: dalle origini bibliche fino alla storia recente dello Stato di Israele, l'autore segue un itinerario che dal Medio Oriente, passando per il mondo greco e romano, la Spagna moresca e la Mitteleuropa giunge in Europa orientale, in America, per poi chiudersi nuovamente in Palestina. L'innovativo progetto di Brenner si snoda attraverso un impianto narrativo che si avvale di un ricchissimo apparato iconografico documenti, cartine, foto d'epoca, opere d'arte -, restituendoci un ritratto complesso e sfaccettato della storia del popolo ebraico. -
Mala femmena. La canzone di Totò
Chi fosse la vera musa ispiratrice della canzone ""Malafemmena"""" si è saputo solo di recente grazie alle dichiarazioni di Liliana de Curtis, figlia del principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Fu infatti lui nel 1951 a comporre la canzone, scrivendone parole e musica, senza peraltro essere né musicista, né paroliere. Eppure, Totò non la incise mai, né mai la cantò in pubblico, limitandosi a seguirne il successo da lontano. Il primo a inciderla su un 78 giri fu infatti Giacomo Rondinella, e il lancio ufficiale avvenne ad opera di Mario Abbate in occasione del Festival di Piedigrotta. Da allora la canzone conobbe un'ondata montante di popolarità, tanto in Italia che all'estero, e ben presto si guadagnò l'aurea di un classico. Ancora oggi è al centro del repertorio di grandi nomi della musica italiana, uno fra tutti Renzo Arbore, che la porta in giro per il mondo con la sua Orchestra Italiana, come simbolo di una lunga tradizione. Il testo in napoletano non ha impedito alla canzone di parlare un linguaggio universale, espresso da una melodia di particolare forza e qualità. Solo un grande amore - e burrascoso - come quello tra Antonio de Curtis e la moglie Diana Rogliani poteva dunque ispirare una canzone tanto popolare come Malafemmena, con buona pace dei paparazzi... Dai gossip alla ricostruzione fedele, il libro racconta storia e retroscena di una leggenda musicale."" -
Sponda occidentale
A vent'anni della caduta del muro di Berlino un'antologia del poeta tedesco: dagli anni della guerra fredda vissuta oltre cortina sino al dopo '89 la poesia di Braun racchiude mezzo secolo di storia; la sua voce è lo specchio dei traumi e delle ferite di un paese che forse più di ogni altro ha toccato l'abisso, ma anche quello degli slanci e delle speranze di una comunità che ha saputo, pur tra mille contraddizioni, ritrovarsi unita. Il percorso poetico che questo libro racchiude può essere letto come un viaggio esemplare attraverso i decenni del Novecento a partire dalla prospettiva di un intellettuale europeo che, come pochi altri, si è trovato a vivere nelle crepe della storia. Volker Braun ha avuto il coraggio di esserne testimone. Che nella Ddr non fosse facile la vita dell'intellettuale militante lo sappiamo. Forse oggi più di ieri, dopo che negli archivi della Stasi Braun ha ritrovato quarant'anni dell.esistenza sua - e dei suoi familiari - frugata fin ""nelle viscere"""". Anche se non privo di riconoscimenti, Braun non può essere assimilato all'apparato culturale della Ddr. Il suo è un rapporto di non subalternità, ergo di continua tensione critica, di chi - egualitario nel cuore e nella lingua - vuol parlare senza il morso in bocca."" -
La linea di fuga
Un ragazzino di dieci anni, insieme al fratello maggiore, intraprende nel maggio 1938 un viaggio che da Amburgo, passando per l'Italia, lo porterà in un collegio sperduto dell'Alta Savoia. I due fratelli vivranno da soli, senza genitori, ""in esilio"""" da una guerra che minacciosa si stringe attorno a loro. Una guerra che il piccolo Jürgen-Arthur, il quale non sa nulla (non sa nemmeno di essere ebreo), tenta di spiegare a modo suo: si convince di avere una colpa, una di quelle colpe che agli occhi dei bambini sono indicibili e imperdonabili. Quel bambino è lo stesso Goldschmidt, il grande scrittore tedesco che in questa narrazione autobiografica ripercorre gli anni del passaggio dall'infanzia all'adolescenza; anni difficili e delicati, in cui l'acuta sensibilità che li caratterizza è intensificata e portata a un punto estremo di tensione dagli eventi bellici, che si insinuano anche all'interno del collegio francese, inquinandone il microcosmo in apparenza sereno. Il giovane, infatti, ritrovatosi solo, senza neanche la compagnia del fratello, sarà costretto a subire le angherie e le sevizie della Direttrice e dei compagni, diventando la vittima preferita delle loro prepotenze. Ma nel momento stesso in cui il dolore scaturisce ed esplode nel corpo torturato e martoriato, Jürgen-Arthur scopre il potere misterioso e sorprendente del piacere che proprio nel corpo dimora. Prefazione di Peter Handke."" -
Gli uomini mostro
Che cosa ci fa un esile, occhialuto e canuto professore di scienze naturali di una tranquilla provincia americana nella giungla selvaggia di un'isoletta sperduta nel mare della Cina? E perché mai si porta dietro Virginia, la sua unica figlia, bella e impetuosa non meno di lui? Un po' dottor Frankenstein, un po' dottor Jekyll, dopo lunghi anni dedicati all'insegnamento, il professor Maxon si lascia sedurre dal fascino antico del più irresistibile esperimento che la mente possa concepire: carpire il segreto della vita e ricreare in laboratorio un altro essere umano. E questo il folle piano che, dopo i primi fallimentari tentativi condotti nel chiuso del suo studio di città, lo induce ad abbandonare i laghi e i monti dello stato di New York per trasferirsi armi e bagagli all'altro capo della terra. La sua speranza è di poter agire indisturbato, al riparo dalle invidie dei colleghi e dai sospetti d'indiscreti piedipiatti. Munito di bisturi, aghi, pinze, provette e formalina, e in compagnia di un assistente e di un cuoco cinese, dà vita una dopo l'altra a dodici creature, ciascuna a suo modo difettosa, e più simili alla bestia che all'uomo; i gesti inconsulti di questi mostri saranno causa di non poche rogne - risse da sedare e tentativi di insidiare la bella Virginia. Finché l'ultimo, il Numero Tredici, corona il folle sogno di Maxon: un uomo in carne e ossa, dotato di ragione, che sia il degno sposo della sua amata figlia. -
Professione giornalista. Le tecniche, i media, le regole
Come si diventa giornalisti nell'epoca del progresso tecnologico e dei nuovi media, dell'espansione del giornalismo e dei fenomeni della globalizzazione? Le chiavi del successo sono la capacità di rispondere alle nuove esigenze di conoscenza e di informazione e la consapevolezza delle nuove tecniche e regole che oggi caratterizzano il ""mestiere più bello del mondo"""". Con tali trasformazioni e tali interrogativi, cui corrispondono inedite figure professionali e impreviste responsabilità per i giornalisti, fa i conti la nuova edizione di """"Professione giornalista"""", manuale sui fondamenti teorici e tecnici, dalla stampa alla radio, alla televisione, all'online. Questa quinta edizione, oltre agli aggiornamenti e agli accrescimenti dell'edizione precedente, contiene due capitoli inediti: il primo analizza la nuova figura del giornalista che opera attraverso il web, e si sofferma sugli strumenti multimediali e ipertestuali, con particolare attenzione alla realtà ameriana: forum, sondaggi, link, archivi, blog. Il secondo affronta gli aspetti specifici del giornalismo italiano in fatto di informazione politica. La pervasività di quest'ultima, spiega Papuzzi, ha indotto la nascita di un modello di giornalismo basato sul commento e sull'opinione, con una capacità a leggere e a interpretare in chiave politica anche i fatti che appartengono alle notizie e alle cronache quotidiane, dalla nera agli spettacoli, dalla cultura all'intrattenimento."" -
L' alienazione
Con Marx, la teoria dell'alienazione uscì dalle carte dei filosofi per irrompere nelle piazze attraverso le lotte operaie, e divenire critica sociale. Questo fenomeno non coincide con oggettivazione in «pianto tale, ma con una specifica realtà economica: il lavoro salariato e la trasformazione dei prodotti del lavoro in oggetti che si contrappongono ai loro produttori. La comprensione di questo processo e finalizzata al suo superamento pratico: il passaggio dal regno della libertà del capitale a quello della libertà umana dell'individuo sociale. -
Paura di cambiare. Crisi e critica del concetto di cultura
La cultura è il prodotto di una precisa contingenza storica: la presa di coscienza della modernità. Al trauma provocato dall'apparizione di un tempo illimitato e perennemente in progressione, dunque destinato prima o poi a dimenticarsi di noi e di tutto ciò che per noi è importante, si reagì feticizzando la storia, l'origine, fondando su di esse l'identità - ciò che resta identico. Soprattutto, si reagì attivando un discorso sul passato, in cui interpretazione e commento fossero, programmaticamente, più importanti di creazione e innovazione. In questo senso cultura è un concetto abbastanza recente, come del resto la parola che usiamo per esprimerlo: esiste più o meno da un secolo e mezzo. La sua forza gravitazionale è enorme: nulla sfugge alla sua attrazione. Si parla infatti di cultura scientifica, di cultura nazionale, di cultura di massa, di cultura popolare. Ma questa forza è anche la sua condanna. Perché un sistema che include ogni cosa è inevitabilmente chiuso, autoreferenziale, bloccato. Consente solo riciclaggi, rimescolamenti di materiali già a disposizione, investigazioni del già noto. Questo libro intende mostrare che tale visione nostalgica e totalizzante non fa bene alla cultura: invece di renderla onnipotente ne limita l'impatto e ne inibisce le ambizioni. Ne fa uno strumento reazionario, che oggettivamente favorisce i movimenti conservatori, da sempre esperti nell'incanalare le paure del nuovo e della libertà. -
Per una storia del terrorismo italiano
Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni ottanta l'Italia intera fu scossa dal terrorismo politico. Progressivamente sconfitto fino a ridursi a una dimensione marginale e sempre meno in grado di colpire, il terrorismo italiano rimane però uno dei nodi essenziali della nostra storia recente. Non solo esso ha segnato le vicende delle ali più radicali del nostro schieramento politico, ma ha rappresentato un drammatico problema generale per tutte le forze politiche, per lo Stato e per le sue istituzioni, per i suoi corpi di intelligence, di polizia e di giustizia, per gli interi equilibri che ne sono risultati in termini di coesione della compagine nazionale. I saggi di Angelo Ventura, scritti tutti all'inizio degli anni ottanta - nel fuoco più cruento dello scontro - e qui raccolti per la prima volta, sono insieme una testimonianza drammatica di altissimo valore civile e un presupposto indispensabile da cui partire, per chi voglia tentare di costruire oggi una storia del terrorismo italiano. Ventura, professore di Storia contemporanea all'Università di Padova (il luogo forse più denso di trame e di intrecci in quegli anni) pose la sua lucidità di storico al servizio di un'analisi rigorosa del fenomeno, cercando di individuarne nel modo più preciso cause e responsabilità. E per questo motivo pagò di persona il prezzo di un grave attentato. -
Architettura e Novecento. Diritti, conflitti, valori
Si è abituati a interpretare l'architettura come espressione artistica o come immagine di un regime. Ancor più nel Novecento queste due chiavi di lettura hanno condizionato architetti e storici, e persino l'opinione pubblica. Eppure, forse non è un caso, l'architettura e la città raramente rientrano tra i parametri di riferimento quando si tenta di trarre un bilancio di questo straordinario secolo, cercando di individuarne caratteri, scansioni, inizio e fine. Ribaltando la prospettiva, Carlo Olmo, una delle voci più autorevoli in materia, propone al lettore di seguire in queste pagine il significato assunto dall'architettura nel definire i contorni, fisici e giuridici, del mondo in cui viviamo, i diritti che lo costruiscono, il limite, davvero mobile, tra pubblico e privato. Ma propone anche di interrogarsi su una professione che nel Novecento ha goduto di una singolare parabola tecnica e artistica, che ha costruito e difeso un'idea di modernità quanto mai elitaria e insieme dichiaratamente etica, e che ha avuto con l'autorità un rapporto del tutto specifico, ben al di là delle retoriche sui regimi. -
Dopo la fine. Una letteratura possibile
Già sul finire del secolo scorso, Giulio Ferroni è stato tra i primi a svolgere una riflessione sul rapporto tra i linguaggi letterari e le modificazioni radicali che si sono avute nell'universo della politica, dell'ideologia, della comunicazione, della tecnologia, sullo scorcio finale del Novecento. E per numerosi aspetti ha anticipato successivi sviluppi teorici, specie per ciò che riguarda l'azione delle nuove tecnologie e l'urgenza di un'ecologia della comunicazione e della produzione intellettuale. Alla luce degli ulteriori passaggi che si sono dati all'inizio del XXI secolo, Ferroni arricchisce la sua riflessione di nuovi esempi e materiali che si confrontano con i nuovi ""crolli"""" e conflitti, con il pericoloso emergere di fondamentalismi e di particolarismi, con l'attacco sempre più pesante che il dominio cieco del mercato e della pubblicità conduce contro la più autentica esperienza letteraria: motivando in modo nuovo l'urgenza di una letteratura che sappia saldare responsabilità e passione, rispondendo vigorosamente ai pericoli molteplici che sembrano volerla precipitare verso la """"fine""""."" -
Rimbaud. Speranza e lucidità
Arthur Rimbaud, il poeta che ha rivoluzionato la poesia, finalmente liberato dai facili schematismi di molta critica presente e passata: è qui non solo il poeta maledetto per eccellenza, ma il protagonista di un viaggio nella parola che ha costituito una frattura radicale, una svolta decisiva capace di ridefinire la poesia stessa. Yves Bonnefoy, il maggiore poeta francese vivente e una delle più illustri personalità della cultura mondiale, ripercorre in questo, libro - appena uscito in Francia e frutto del lavoro di un cinquantennio - le tracce di una passione e di un dialogo con l'opera del grande poeta di Charleville: dallo storico e fortunatissimo ""Arthur Rimbaud"""" (1961) al recente e inedito """"Notre besoin de Rimbaud"""" (2008), i saggi di Bonnefoy appaiono in una nuova versione, che rappresenta un'estrema messa a punto della sua visione. Pagine da leggere come un diario, come il racconto di un lunghissimo amore mai sopito: l'amore per i versi di Rimbaud che, in ultima analisi, sembra coincidere con quello per la poesia. Dalla ricostruzione minuziosa dell'ambiente provinciale d'origine, che attinge alla corrispondenza familiare, al rapporto controverso con la madre e i fratelli, fino alla relazione con Verlaine e all'attraversamento della """"Stagione in inferno"""", il saggio di Bonnefoy ricolloca Rimbaud al centro del dibattito poetico, riscoprendo la grandezza di una poesia che nella sua immediatezza e intensità non ha mai smesso di essere necessaria per il nostro presente."" -
I mondi
Guido Mazzoni è nato nel 1967. Ha vissuto e lavorato a Pisa, Parigi, Londra e Chicago. Insegna letteratura all'Università di Siena. Ha scritto i saggi ""Forma e solitudine"""" (Marcos y Marcos, 2002) e """"Sulla poesia moderna"""" (Il Mulino., 2005). Questo è il suo primo libro di poesie."" -
Bafana bafana. Una storia di calcio, di magia e di Mandela
In un polveroso villaggio del Sudafrica circondato dalla giungla vive Pelé, 11 anni e un nome bizzarro, scelto dal padre in onore del leggendario campione di calcio brasiliano, maestro della rovesciata. Anche il piccolo Pelé è un patito del calcio, ma quant'è dura fare goal correndo dietro a una vecchia pallina da tennis, con i cani del villaggio alle calcagna. La cosa più bella del mondo per Pelé è starsene seduto fuori dalla capanna accanto al nonno, davanti al televisore alimentato dalla batteria di una vecchia macchina, a guardare le prodezze dei Bafana Bafana, i ragazzi della nazionale sudafricana. ""Vedrò i Bafana Bafana giocare dal vivo"""", pensa Pelé. Ma come può un bambino senza scarpe e senza bici arrivare a Città del Capo, attraversando la giungla vera e quella metropolitana delle moderne città che lui ha solo intravisto alla tv? """"Ragazzo mio, i sogni sono fatti di magia e tu devi andare da Vecchio Jamani. Lui conosce la magia"""", lo incoraggia il nonno. A guidare Pelé saranno dunque i consigli dello sciamano del villaggio e gli amuleti che riceverà dagli animali della giungla: il dente della Lince per darsi coraggio, l'unghia dell'Iguana per nuotare veloce, un pelo dello Sciacallo per agire in fretta, la punta della coda del Camaleonte per diventare invisibile, la piuma dell'Ibis per volare via. Su tutto, la buona stella di Nelson Mandela, """"che ha avuto il coraggio di combattere contro un pitone gigante per liberare la sua gente""""... Età di lettura: da 10 anni."" -
Beirut, I love you
Tutto comincia in quei 34 giorni della guerra del 2006. Zena el Khalil, una giovane artista libanese, decide di raccontare al mondo in tempo reale quello che sta accadendo a Beirut. Apre così un blog che immediatamente suscita un tam-tam mediático: a partire dal ""The Guardian"""", alcuni dei più importanti quotidiani internazionali iniziano a pubblicare il diario di Zena, finché un agente letterario inglese decide di incoraggiarla a scrivere un libro... """"Beirut, I love you"""" è la storia di una donna e la storia di una città, intrecciate nella fitta trama di un dialogo che si snoda lungo percorsi temporali diversi. Il passato di Zena - l'infanzia, gli anni all'università, le sue vite precedenti - si sovrappone a quello di Beirut, al susseguirsi di guerre e ricostruzioni, viscerali speranze di cambiamento e tremende delusioni. Tutto vissuto in maniera estrema e portato all'eccesso. Al centro c'è sempre la guerra, anche quando pare non esserci. E Zena riesce a farci percepire quasi fisicamente questo stato permanente di tensione e insieme un attaccamento forte alla vita, in tutte le sue espressioni. Nelle strade di Beirut le milizie armate delimitano il proprio territorio, mentre la città cerca di riprendersi nel caos della ricostruzione. Intere famiglie dormono in uno stesso letto, mentre biondine in tiro affollano i night, dove droga e alcol scorrono a fiumi."" -
Il Risorgimento e l'unità d'Italia
"In che modo, e a quali patti, le riflessioni di Antonio Gramsci sul processo storico di costituzione dello Stato italiano possono ancora essere lette e studiale come un libro di storia utile al nostro presente? Com'è possibile che un insieme di note sparse e disegnali, scritte ottantanni fa dalla cella di una prigione fascista da parte di un dirigente politico comunista, rappresentino tuttora uno dei contributi più vivi e originali al discorso pubblico sul nostro Risorgimento?"""""