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La fragilità degli onesti
Victor è un ragazzo difficile, con un passato tormentato e un presente turbolento. Fugge da Parigi per rifugiarsi a Firenze e qui incontrerà gli occhi di persone nuove che lo faranno tornare ai suoi vecchi dolori. «Non si scappa mai da ciò che non si è del tutto risolto» e il giovane protagonista dovrà impararlo a sue spese. Storie di famiglie difficili e di violenze si alterneranno alle vite dei vari protagonisti di Sant'Acario, il collegio in cui Victor alloggerà per tutto il soggiorno fiorentino. Due donne amate - una da dimenticare, l'altra da capire -, un amico importante e qualche nuova consapevolezza porteranno Victor a comprendere che essere onesti con se stessi espone a una grande fragilità, ma allo stesso tempo permette di crescere in un mondo pieno di spine. Questa storia è la storia di tutti quelli che in un momento della propria vita si sono sentiti fragili per la sola colpa d'essere stati onesti. -
C'era una volta l'Ataf. I fiorentini e la loro città in un insolito ritratto
In questi venticinque racconti, dalla narrazione garbata e leggera, i protagonisti sono gli autisti, i bigliettai e i controllori dell'Ataf. Insieme a loro, i passeggeri, la gente che si serve del ""busse"""" per andare a lavorare, a studiare, a fare la spesa. Dagli affettuosi ricordi di un autista, che racconta di quando all'Ataf """"eravamo come una famiglia"""", emergono i pregi e i difetti della Firenze di trenta anni fa, ancora a misura d'uomo."" -
Non è vero... ma ci credo. Spettri a Firenze
Studiare i fantasmi è un pretesto perché storie quotidiane di una Firenze scomparsa non vadano perdute. E poi, chi l'ha detto che degli spettri si debba sempre aver paura? Da noi ce ne sono anche di buoni, pronti ad aiutare, che si manifestano con carezze o soffi leggeri, ancorché gelati. Certo, vivere a Firenze è un privilegio. È una città in cui ogni sasso ha la sua storia e anche i più remoti angoli sono pieni di leggende che possono ancora oggi insegnarci qualcosa. Le ombre protagoniste di questo libro non sono soltanto politici, poeti e nobili, ma persone di tutti i giorni, casualmente al centro di narrazioni popolari. Nella memoria fiorentina c'è spazio per tutti. -
L'ultima maschera
È così difficile per una donna raccontarsi? E per un uomo ascoltare? In questo romanzo sette donne, volutamente o casualmente, si rivolgono tutte allo stesso interlocutore. Nel confidarsi e aprire a lui il proprio animo come forse mai avevano fatto prima, emergerà la loro capacità di amare, di vivere la passione, di far pace con i sensi di colpa e di elaborare il dolore. Il misterioso ascoltatore è l'uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare, capace di empatia e amore nel senso più alto e ampio della parola e per questo in grado di far cadere l'ultima maschera. È colui che non giudica, non dà soluzioni, ma ispira riflessioni e risposte interiori. Cosa non facile nemmeno per lui: è pur sempre un uomo. -
Vivere vicino ai tigli
Vincent König è il curatore degli archivi della scrittrice svizzera Esther Montandon. Da una cartella etichettata ""fatture"""", emergono un giorno, per caso, decine di fogli ancora inediti. Con una prosa lontana da qualsiasi eccesso, Esther evoca la scomparsa della figlia Louise, morta in un incidente. I ricordi si mischiano alle ipocrisie e alle convenzioni del mondo circostante, freddo, incapace di comprendere. Lo scorrere implacabile del tempo e l'impossibilità per Esther di far fronte al """"dopo"""" caratterizzano queste pagine, pubblicate con il titolo «Vivere vicino ai tigli». Storia di una madre che non vuole smettere di essere tale, malgrado la tragedia, il libro è anche una riflessione sulla forza dei sentimenti e sul potere della letteratura nel rappresentarli. Dietro Esther Montandon, si nasconde infatti un collettivo di giovani scrittori, l'Ajar, che con eccezionale sensibilità conduce il lettore all'ascolto di una sola e unica voce, avvolta nel proprio dolore."" -
Demarista Parretti. La vita, la spiritualità
Chi era Demarista Parretti, che parlava con padre Pio e con gli angeli? Umile donna senza cultura, sposata, famosa e ricercata in vita, fondatrice di un movimento laicale francescano, obbedendo a quanto il Signore le diceva compì cose straordinarie rimanendo una semplice donna del popolo. Fu una delle figure più emblematiche della Chiesa italiana del secolo scorso. Questo testo ne propone la prima biografia ufficiale. -
La ragione e il sogno. Su Montale in versi e in prosa
Ha scritto Giorgio Caproni: «Ciascuno ha il suo Montale, / ritagliato a misura. / Vale quello che vale, / secondo natura e statura». Nei saggi raccolti in La ragione e il sogno (un titolo mutuato da un detto memorabile di Tommaso Ceva, qui definitivamente ""restituito"""" al suo autore) Anna Nozzoli aspira ad offrire, della più alta tra le esperienze poetiche del Novecento italiano, un'immagine sfaccettata e plurivoca, a partire dalla registrazione del capitale cortocircuito che ab origine Montale stabilisce tra «versi» e «prosa», promossa a «grande semenzaio d'ogni trovata poetica». La rimozione dell'esperienza della prima guerra mondiale e il suo tardo repêchage nel gioco libero e coatto della memoria; il mito, anfibio e duale, della Torino di Gozzano e di Gobetti; la centralità che in Montale detiene una costellazione di cruciali """"figure"""" allegoriche tra le quali spiccano l'«arca» e i «perduti»; l'articolatissima e talora sorprendente trama delle relazioni istituite con la civiltà e la poesia inglesi appaiono, in questa luce, come gli oggetti privilegiati di una mobile strategia di lettura che, sul sottile crinale che ora confonde ora separa Vita e Opera, non rinuncia a intrecciare l'analisi formale e la contestualizzazione """"storica"""" con l'escussione di testi rari (il discorso di Mantova del 21 giugno 1968) o di importanti lettere inedite a un destinatario d'eccezione come Aldo Palazzeschi."" -
Inganni
Può un uomo del calibro di Vasco Bellandi, temuto e rispettato, per quanto pericolosamente sicuro di sé, cadere sotto le lusinghe di Lorenzo Piragine al punto da perdere la reputazione e il patrimonio, fino alla catastrofe totale, quando questo integerrimo commercialista finirà sotto processo, dopo aver perso anche la ragione? Sospeso tra i ricordi della sua Lucania millenaria e le avvisaglie di un amore malandrino, l'intraprendente Vittorio Di Santo, un uomo con il vizio di ficcare il naso negli armadi del bel mondo, riuscirà a inchiodare il Piragine alle sue colpe. Milano è la città: un telo bianco su cui l'autore staglia a larghe pennellate la trama degli inganni. -
La fragilità dei pesi
Una capriata che sostiene il tetto ne infragilisce il peso, lo neutralizza; una metafora presente nella prima poesia, il cui titolo è lo stesso del libro. Più avanti è il peso che assume forme e visioni diverse: il «perdere di peso del mancato», di tutto ciò, quindi, che nel tempo non è stato, e proprio per questo, pur nel vuoto e nell'assenza, rende fragile un peso possibile che, così, è stato evitato. Oppure «il peso è disciolto nel pensare» proprio come in una ridistribuzione delle forze che graverebbero sulle strutture sottostanti; in questo caso è un'idea, un'ipotesi che però non rientra tra le teorie della statica, bensì nel contesto più labile di processi psichici, mentali, come «i pesi della pena» o «il peso dei confronti». Oppure, addirittura, in una prospettiva che sembra esaltarne, apparentemente, i pregi, diventando «il peso dell'estate fonda». Un esame spesso visivo distribuito in un percorso immaginario e reale nello stesso tempo, all'interno e all'esterno della «fragilità dei pesi». -
Inconsapevoli emozioni
«Alla presunzione della filosofia, che vuole tutto spiegare, Fagioli risponde con la contraddittoria dialettica di una poesia, che vuole invertire le consuete categorie epistemologiche, proclamando il valore del sentire prima di quello del capire. [...] E la poesia, sempre più consapevole e matura, rappresenta la complice frontiera di quella psicoanalitica ""inconsapevolezza"""", che governa il nostro destino. E bisogna dare atto a Fagioli di una strutturalità sempre più avvertita, la quale, più che canalizzare le proprie emozioni in spartiti danteschi, sospesi tra Inferno e Paradiso, intende, in qualche modo, offrire al lettore una guida per orientarsi (o disorientarsi) alla ricerca di una via, se non di salvezza, di sopravvivenza.» (dalla prefazione di Francesco D'Episcopo)"" -
Ipomedon
Nato nell'Inghilterra anglo-normanna, l'«Ipomedon» si colloca alle origini del romanzo cortese in francese. Quasi sconosciuto in Francia, sembra aver lasciato delle tracce nel «Lanzelet» di Ulrich von Zatzikhoven (derivato da un poema anglo-normanno perduto) e nel tardo cantare italiano «Bel Gherardino». Situato esplicitamente nell'antichità, come si vede dai nomi ripresi dal «Roman de Thèbes», la storia del poema s'incentra in realtà sui temi più cari ai romanzi medievali, dall'associazione amore-valore (la fanciulla che promette di sposare soltanto il miglior cavaliere del mondo), all'esaltazione del valore guerriero, all'anonimato dell'eroe, alla fedeltà e alla castità in amore, utilizzando a piene mani motivi comuni della letteratura contemporanea. Il poema risulta estremamente interessante soprattutto per l'abilità di intrattenitore dell'autore, Hue de Rotelande, che intesse nelle sue costruzioni immaginarie uno spirito realistico e burlesco, trasformando in divertimento, fino ai limiti dell'oscenità, i motivi comuni e permettendo così di assaporare il carattere orale di una simile recitazione. -
Camilla. Tragedia. Ediz. critica
La nuova edizione critica della tragedia «Camilla» di Antonio Liruti integra e completa quella pubblicata nel 2008. -
Volersi bene malgrado tutto. Don Giorgio Tarocchi parroco di Settignano (1970-2017)
Questo libro non è un libro su don Giorgio Tarocchi, parroco di Settignano dal 1970 al 2017, ma un libro di don Giorgio, è un libro che senz'altro lui non avrebbe voluto. Allora perché? Perché attraverso i tanti scritti, tante omelie, tante riflessioni, tanti pensieri, tante testimonianze, ognuno di noi possa ritrovare il suo don Giorgio, quello vero, quello della sua storia, della sua memoria personale, quello della sua amicizia. Da queste pagine traspare la figura di un uomo, di un sacerdote di Cristo, amante della sua Chiesa, che l'ha servita senza mai servirsene, ma anche criticata quando era da criticare, perché non seguiva l'insegnamento evangelico. Don Giorgio, con il suo stile cristiano autentico, sapeva coniugare fedeltà al Vangelo e dignità della coscienza, amore per la Chiesa ed esigenza della parresia, con la necessaria franchezza anche davanti ai superiori. Uomo di preghiera, uomo dell'ascolto. Sempre attento, disponibile alle necessità di chi aveva accanto; l'amicizia, il rapporto con gli altri erano per lui indispensabili. Rapporto con Dio e relazione, questo poteva essere il suo motto. Testimonianze di: Tea Albini, Francesca Baldry, card. Gualtiero Bassetti, Francesca Breschi, Riccardo Brunini, Alessandro Casetti, Lorenzo Cassi, Sergio Ferli, Francesco Festini, Maurizio Landi, don Giuliano Landini, Carlo Lapucci, Leandro Lombardi, Giovanni Mazzi, mons. Lino Panizza, Angelo Passaleva, suor Damiana Spignoli, don Paolo Tarchi, padre Serafino Tognetti. -
Con la scusa delle favole
Affresco d'una famiglia assurta a nocciolo impietoso dell'intero Paese nell'Anno Santo pacelliano, in ""Con la scusa delle favole"""" Carlo Villa penetra nelle stanze vaticane, pittorescamente parificandole all'alloggio familiare che incombe sull'allucinata bottega paterna stipata di santi e messali a ridosso del tetro Vicariato romano e della non meno allusiva sede della DC di piazza del Gesù, retrostante la Piazza Venezia di mussoliniana memoria. Vi si stagliano nel brulichìo orroroso di così tanti inauditi acquartieramenti, un padre cavaliere della fede e colonnello della guardia pontificia, vindice sul pruriginoso adolescente, protagonista del racconto infernale, che nel tentativo di salvarsi, penetra in luoghi sempre più franosi e impervi manovrando vendette intestine ed evasioni velleitarie, frequentando disperatamente forme espressive sempre più privo d'un domani, assediato dalla pandemia d'un Covid 19 di leopardiana giaculatoria: «È funesto a chi nasce il dì natale»: d'un notturno proveniente anch'esso dall'Asia infettiva."" -
Il primo libro de' Reali. Vol. 2: Cantari 55-94
Cantato in piazza San Martino a Firenze nel 1514-1515, il primo libro dei Reali di Francia diventa Il primo libro de' Reali. Uno dei romanzi cavallereschi più amati si trasforma in una serie di 94 cantari in ottava rima recitati nel corso di tredici mesi in mezzo a una folla variegata da Cristoforo l'Altissimo, un cantimpanca fiorentino che si conquista la celebrità in patria e fuori col suo talento di estroso performer. -
L' ultimo silenzio
«Era stato bravo a inventarsi il mestiere. Approfittando di patologie personali e familiari sempre più diffuse, di un mondo in cui nessuno più ascolta. E lui aveva fatto del suo silenzio un vero e proprio business». «La frustrazione è un debito di violenza che prima o dopo si esprimerà contro qualcuno o qualcosa» (Vittorino Andreoli). Non ha l'età Giacomo, per rendersene conto, questione di tempo. E se invece si trattasse di un destino già confezionato, da accettare senza possibilità di ribellione? Rebecca è diventata adulta con questa certezza. Giochi di potere e di leadership minano equilibri talvolta precari esponendo i protagonisti a scelte scomode, non sempre catalogabili come giuste o sbagliate. In un'atmosfera di ricatti e silenzi un caso per il maresciallo Pedro Gonzales - tra rigore e pietà - complicato da un antico rapporto di amicizia. -
Dizionario critico della poesia italiana. 1945-2020
In circa duecentocinquanta schede, alcune delle quali non lontane da veri e propri saggi brevi, è qui presentato, con ampiezza di analisi critiche, di informazioni biografiche e di citazioni di versi, un esauriente quadro d'insieme e un'articolata rassegna delle figure, delle opere e delle correnti più significative della poesia italiana degli ultimi decenni. Realizzato da un gruppo di oltre cinquanta specialisti, il Dizionario racconta le vivaci e complesse vicende della poesia italiana contemporanea, partendo dal 1945 per concludere con un'attenta ricognizione delle tendenze più attuali della nostra giovane poesia. -
«La nostra comune patria». Uomini, letterati e luoghi di cultura del Seicento aretino
Martino Capucci affermava: «il nostro Seicento resta uno sconfinato arcipelago che ha zone mal note o affatto inesplorate». Era come un invito a indagare un secolo, e un territorio, in movimento, inquieto e sgomento dove il rapporto intellettuale-potere tocca con mano le ambiguità, la corruzione ad ogni livello, dove «Il vivere e lasciar vivere è la politica più dolce per farsi benvolere, ma non è la buona per fare il giusto» (Federigo Nomi). Un secolo e un territorio comunque alimentati da una profonda erudizione, enciclopedica ante litteram, ""contaminata"""" nei generi letterari, che passa con disinvoltura da un accademismo vuoto, adulatorio, rituale a scritture e testi, degni della massima attenzione, illuminati dalla poesia, dalla ricerca, dalla sperimentazione, anche grazie al mecenatismo delle corti. Questa raccolta di testi costituisce un """"viaggio"""" culturale, tra la fine del '500 e l'inizio del '700, che tratteggia il vasto territorio aretino per nulla provinciale, appartato, immobile, con relazioni sorprendenti, anche con l'Europa erudita del tempo, grazie soprattutto ai «mediatori e promotori» Francesco Redi e Antonio Magliabechi."" -
Carletto l'orsetto. Ediz. illustrata
Cosa succede quando un vivace e curioso orsetto, abituato a godere ogni giorno delle bellezze della natura, si ritrova a dover rimanere in casa per affrontare il suo primo letargo? Età di lettura: da 4 anni. -
Ferrante Unframed. Authorship, Reception and Feminist Praxis in the Works of Elena Ferrante
The global visibility of Elena Ferrante in both mainstream and scholarly spheres has firmly established the author as a powerful voice in contemporary World Literature. Despite Ferrante's international success, however, her novels have not thus far been admitted into the canon of Italian literature. «Ferrante Unframed» argues that Ferrante's works deserve to be read as essential representations of twentieth-century Italian culture not just because of their literary and meta-literary richness, but even more importantly because of the way they have drawn from and influenced both high-brow and popular culture, appealing to a vast range of readers across nations, social classes, races and sexual orientations. Readers worldwide have identified with Ferrante's female protagonists, who come of age on the margins of Southern Italian society, in lower-class Neapolitan households, and who resist those mechanisms that attempt to generate female subalternity, instead recuperating female subjectivity and the female body from the clutches of an enduringly patriarchal society.