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Opere d'arte della collezione della Banca Federico Del Vecchio. Ediz. a colori
"Un tratto distintivo della Banca Del Vecchio nelle sue sedi principali fiorentine, quella storica in via de' Banchi e il Centro direzionale in viale Gramsci, è certamente la vocazione ad accogliere: e non solo grazie all'affidabilità professionale, per quanto essa sia requisito fondamentale di una banca, ma anche con l'atmosfera di quieta e sobria eleganza creata dagli arredi in legno e cristallo dalle lustre finiture in ottone, su cui spiccano, come sigle araldiche portatrici di una forte identità, i tulipani opalescenti delle lumiere e delle appliques. A questi ambienti, così come agli uffici, la collezione di quadri, di grafica e di oggetti d'arte della banca conferisce un'impronta unica, di dimora borghese di antica e solida formazione, che ha conosciuto progressive fortune dal periodo patriottico e risorgimentale del XIX secolo fin ben addentro al XX. All'Ottocento toscano risale infatti il nucleo principale dei dipinti, nella sua composizione ampia e variegata che spazia dai Macchiaioli ai loro successori, costieri e non soltanto. Ma non mancano, quasi reliquie illustri d'un passato più remoto, effigi che rimandano alle dinastie preunitarie, dal misterioso ritratto del Cardinal Giulio de' Medici (il futuro Clemente VII) estratto in copia dal celebre quadro di Raffaello con Leone X alla Galleria degli Uffizi, ma tramutato dall’inscrizione antica in un dugentesco vescovo pisano, agli Asburgo in rutilanti uniformi settecentesche. Oltre al ritratto aristocratico ufficiale, altri ‘generi’ pittorici sono toccati con esempi di pregio. Tra i soggetti sacri, si segnala la scena tardocinquecentesca dedicata alla rara iconografia del Ritorno della Sacra famiglia dalla fuga in Egitto, secondo la composizione inventata da Giovanni Battista Paggi, pittore gentiluomo genovese esule a Firenze, più volte replicata e copiata: una scena d'amabile soavità, nella quale il divino e il terreno si uniscono in un'atmosfera di naturalezza familiare."""" (dall'introduzione)" -
Donne del Mediterraneo. Saggi interdisciplinari
Parlare delle donne, per un uomo, vuol dire parlare dell'Altro: in un'epoca dove il maschile prende coscienza di non saperle più rappresentare o volutamente le distorce e le camuffa, in un'epoca storica in cui la voce delle donne assume sempre più autorevolezza, è necessario chiedersi del femminile interrogandosi a tutto tondo. E se storicamente la voce delle donne è sempre voce “incarnata”, nel Mediterraneo, che è frontiera in transito, quella voce ha significato anche inquietudine, tentazione e perfino silenzio stesso: quali cambiamenti ha portato la contemporaneità all'identità del femminile? Questi cambiamenti sono trasversali lungo le sponde del mare Nostrum? Non è il mero diritto alla parità di genere a imporre oggi l'ascolto del femminile, ma una intrinseca necessità epistemologica perché, a conti fatti, si potrebbe dire che la donna sia l'anima stessa del Mediterraneo. Prefazione di Barbara Zecchi. -
Il servo inutile
Fabio incontra fin da piccolo tanti ostacoli che lo costringono ad andare avanti su una strada di fortuna, ai margini di quella più larga e diritta dove vede camminare tutti gli altri, fino a dover combattere a lungo durante la sua adolescenza contro una grave malattia. Questa dura realtà che lo coglie nei suoi anni verdi gli fa toccare con mano la precarietà dell'esistenza, fino a trovarsi nella condizione di guardare alla vita con occhi diversi. Si affina in lui la sensibilità verso gli altri, verso la natura, verso Dio. Proprio nella sua personale sfera spirituale riesce a trovare il conforto necessario per continuare a camminare in avanti con fiduciosa attesa, cercando tra i suoi tanti perché di comprendere lo scopo della propria esistenza e sforzandosi di seguire sempre, tra le pieghe della realtà, quel ""bene"""" che «non può rimanere inutile, non può disperdersi come polvere al vento». La storia è ambientata a Quarate, piccolo paese alla periferia di Firenze, nell'arco di tempo che va dal 1949 al 1969 e le vicende personali e familiari si intrecciano con gli importanti eventi storici del periodo, come nelle pagine che ricordano i drammatici giorni dell'alluvione del '66. Uno dei posti più significativi della narrazione è l'oratorio abbandonato di Montemasso, luogo incantato che fa scoprire a Fabio la sua vocazione di artista. Dipingere diventa infatti per lui l'esigenza primaria attraverso la quale riesce a esprimere se stesso."" -
Retrostrato
Come Erostrato a Efeso, quale iconoclasta d'un ottuso proto-califfato, proprio mentre nasceva Alessandro Magno distrusse il celebre tempio di Artemide, in ""Retrostrato"""" Carlo Villa restaura a parziale compensazione di quell'eretico scempio il suo percorso espressivo negato ad almeno tre generazioni oramai, prima che scompaia anche lui, come già il mitico efesino, poi divenuto personaggio emblematico per Verri, Schwob, Cechov e Sartre, quali indomiti moralisti moderni. Un erostratismo al contrario quello del poeta romano, in quanto patologo d'una rilettura, se lettura c'è stata, d'un percorso qui riscritto del tutto, onorando le autorevoli firme che l'hanno sorretto nel tempo: esiliate anche loro per dar posto a container di macerie soffocanti senza ormai alcun rimedio: quanto quelle in Efeso subite dalla figlia di Zeus e di Latona, sorella d'Apollo, dea delle libertà selvatiche fino all'eresia: da Sciascia considerata l'ultima dignità dell'uomo."" -
Silvano Piovanelli. Padre, fratello, amico
Il cardinale Silvano Piovanelli è stato un vescovo molto amato. Per tanti è stato un padre, un fratello, un amico. Queste pagine lo ricordano così, con molta semplicità. La stessa che lui mostrava quando ti accoglieva con un sorriso, pronto a dirti una parola d'incoraggiamento o a darti un consiglio. I «frammenti» che compongono il libro sono arricchiti dalla prefazione del cardinale Gualtiero Bassetti, dal ricordo del cardinale Giuseppe Betori e dalla testimonianza di don Luigi Innocenti. -
Le verità del velo
Questo volume scaturisce da un progetto che è stato al tempo stesso didattico, di ricerca e infine editoriale e si è sviluppato nell'arco degli ultimi dieci anni. Assume, giungendo a compimento, anche un coté o un intento intellettuale e, per certi versi, politico. “Le verità del velo"" vuole significare due cose: da una parte riconoscere a un oggetto – il velo che copre e dissimula le identità dei volti, dei corpi, degli individui – una certa unità di funzione, quale che ne sia la specifica declinazione spazio-temporale e culturale; dall'altra accettare, appunto, che tale oggetto sostanzialmente univoco abbia di fatto una varietà di espressioni, ricezioni, interpretazioni che lo rendono polisemico. Non solo, dunque, in contesti diversi può essere prodotto, commercializzato, indossato, rappresentato, descritto e interpretato in maniere diverse, tutte vere, a seconda dei punti di vista, ma esso anche nel medesimo contesto, anche nella stessa realtà circoscritta, anche nella stessa specifica oggettualità può avere più significati e conseguentemente ottemperare a esigenze di produzione di valore simbolico o di verità in maniera massimamente soggettiva. Contemporaneamente è un oggetto che produce discussione, dibattito, agonismi: ciascuno può cercare di dire la sua rispetto ai motivi per cui è indossato, per cui è imposto, per cui è scelto; ma anche rispetto ai motivi per cui è tolto, per cui è sottratto, per cui è abbandonato. Le stesse persone possono farne usi diversi in contesti diversi, attribuirgli un significato diverso a seconda delle situazioni, sfruttarlo, financo, in base a istanze e aspettative variabili. Dunque non esiste solo la verità di chi lo indossa, ma anche di chi lo fa indossare; ed esistono le verità di chi interpreta questo atto e lo considera ora simbolo di emarginazione e sottomissione, ora di emancipazione e libertà."" -
In trincea. Gli scrittori alla grande guerra. Atti del Convegno internazionale (Firenze, 22-24 ottobre 2015)
"Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi """"In trincea. Gli scrittori alla grande guerra"""" tenutosi a Firenze (22-24 ottobre 2015). Guerra e letteratura: il binomio s'annuncia denso di rivelazioni, non solo come bilancio d'un evento storico che compie un secolo e che ha cambiato il volto della società moderna, ma anche come riflessione sulla cronaca del presente, sulla tragedia di nuovi conflitti globali che rendono inquietante la nostra realtà attuale."""" (Dalla prefazione di Simone Magherini)" -
Cantari della Guerra di Pisa
La battaglia di Cascina (28 luglio 1364) rimase a lungo nella coscienza storica dei Fiorentini come un'eclatante vittoria contro l'odiata, eterna rivale Pisa: ancora agli inizi del Cinquecento il gonfaloniere a vita Pier Soderini affidava a Michelangelo Buonarroti l'incarico di affrescare una parete della Sala del Maggior Consiglio, in Palazzo Vecchio, appunto con ""La battaglia di Cascina"""", pur se l'opera non fu mai realizzata. Chi avesse voluto leggersi il resoconto in ottave di Antonio Pucci sulla guerra tra Pisa e Firenze del 1362-64 doveva finora ricorrere all'edizione settecentesca di Ildefonso di San Luigi, che pubblicò l'opera a partire da un manoscritto strozziano (Magl. VII 1126), certamente chiaro e gradevole, ma dal testo sicuramente ammodernato. Questa edizione prende invece a fondamento il ms Kirkup (oggi BNCF Nuovi Acquisti 333), un codice sempre più frequentemente riconosciuto dagli studiosi come fondamentale per l'edizione delle opere pucciane. I sette cantari della Guerra di Pisa vi inaugurano la serie delle poesie """"storiche"""" del Pucci, estendendo però questa volta la misura dei sirventesi alle dimensioni di un poema. Composti nel 1367, i cantari della Guerra di Pisa sono probabilmente il primo esempio in cui la forma del poema epico è utilizzata per cantare eventi della storia contemporanea, nell'intento di conferire a questi ultimi la stessa fisionomia esaltante delle imprese eroiche tramandate dalle chansons de geste."" -
Medicina e società
Nel suo cammino di vita, di malattia e di morte, l'uomo non è da solo, ma si inserisce all'interno di un gruppo di altri uomini, con i quali costituisce una società, una organizzazione di persone che, aggregandosi variamente, interagiscono tra loro al fine di perseguire un comune obiettivo. Parlare di economia, di sanità pubblica, di organizzazione sanitaria è diventato ormai indispensabile nella società moderna, caratterizzata da scarsità di risorse. Lo stesso concetto di salute appare intrinsecamente collegato con le idee politiche (e religiose) di ciascuna società. Chi si interessa di medicina – sia il malato che la ""subisce"""", sia lo studente di un corso di laurea di area sanitaria che si appresta a """"praticarla"""" – deve avere consapevolezza di tutto questo. Deve, inoltre, avere il diritto di conoscere lo scopo della professione del medico, che non si differenzia dal veterinario perché si occupa di animali più complessi, ma perché si occupa di esseri umani che cercano il senso della loro sofferenza. E il rapporto medico-paziente non può sottrarsi in alcun caso a questa ricerca. Prefazione di Cristina Messa."" -
Nuove generazioni. I volti giovani dell'Italia multietnica
Chi sono, come vivono, cosa sognano i giovani delle nuove generazioni, figli dei migranti che in questi anni sono arrivati e hanno messo radici in Italia? Quali legami mantengono con le tradizioni dei loro padri e delle terre di cui sono originari, quali vincoli stringono con i valori delle società in cui stanno crescendo? Che ruolo giocano nella costruzione della loro identità la famiglia, la scuola, i luoghi di aggregazione? Le nuove generazioni sono un punto di incontro tra mondi diversi, spesso lontani, che in seguito ai flussi migratori sono diventati vicini. Giovani che parlano la lingua dei genitori e il dialetto della città in cui studiano e lavorano. Sempre meno ""stranieri figli di stranieri"""", sempre più """"nuovi italiani"""". Viaggio-inchiesta dentro un mondo che vive nel segno della contaminazione, un universo complesso e non riducibile a stereotipi e luoghi comuni. Che vuole vivere da protagonista dentro una società sempre più multietnica, con la quale tutti dobbiamo fare i conti."" -
Versi e prose
«Questo libro riserva non poche sorprese nell'ambito della intensa produzione critica, teorica, creativa e traduttoria del fondatore del futurismo. Dalla - purtroppo solo temporanea - comparsa delle bozze preparatorie a una nuova edizione delle traduzioni da Mallarmé si evince che, alla fine degli anni '30, Marinetti stava riconsiderando il proprio rapporto con Mallarmé e, più in generale, con l'intera tradizione simbolista. Grazie a un paziente lavoro d'archivio svolto presso biblioteche italiane e statunitensi, Giuseppe Gazzola ricostruisce l'affascinante vicenda editoriale di un libro non pubblicato e propone una nuova conclusione relativa alla complicata e contraddittoria relazione tra due giganti della modernità europea. Come gli altri volumi di Marinetti apparsi postumi, ""Firenze biondazzurra sposerebbe futurista morigerato"""" e """"Venezianella"""" e """"Studentaccio"""", la nuova stesura di """"Versi e Prose"""" contiene una preziosa testimonianza sul percorso intellettuale del fondatore del futurismo negli ultimi anni della sua vita, gettando luce su alcuni aspetti sorprendenti nella variegata carriera del maggiore avanguardista italiano e, al contempo, il suo mai sopito interesse verso il più importante e spericolato """"sperimentalista"""" della poesia moderna, Stéphane Mallarmé, la cui influenza sarebbe stata determinante sulla poesia posteriore europea, dai futuristi fino agli ermetici italiani.» (Luigi Fontanella)"" -
La pira e la DC. Una storia di libertà contro le ideologie totalitarie del XX secolo
Questo libro è un'indagine storiografica e una testimonianza documentata delle manipolazioni della storia del XX secolo perpetrate per fini politici e di parte: il racconto della Rivoluzione russa del 1917 da parte dei comunisti italiani; la vicenda di Antonio Gramsci morto isolato e sostanzialmente espulso dal PCI nel 1937; il percorso politico di La Pira che dopo la sua morte avvenuta nel 1977 è diventato avulso dalla militanza nella DC. Chi sono questi manipolatori? E perché lo sono stati? -
Novellus pazzus. Storie di santi medievali tra Mar Caspio e il Mar Mediterraneo (secc. IV-XIV)
Le tracce di una tipologia comportamentale rubricabile con certezza sotto la voce ""follia per Cristo"""" interessarono in prima istanza la pars Orientis del mondo tardo antico e medievale, laddove si verificò addirittura un conio onomaturgo, derivando un termine ad hoc per indicare chi seguiva le orme di Cristo comportandosi da pazzo: salòs (maschile) e salè (femminile). Disponiamo infatti di numerosi resoconti relativi a uomini e donne vissuti - o semplicemente venerati - nei territori bizantini tra il IV e il XII secolo che sono passati alla storia come santi """"folli a causa di Cristo"""" (saloì). Si trattava di asceti dediti alla simulazione della follia per non rischiare la superbia spirituale e, al contempo, per essere liberi di agire in qualsiasi situazione sociale e frequentare anche gli emarginati più sospetti, in primo luogo gli eretici o le prostitute, al fine di ricondurli a Dio."" -
L'educazione è la prima cosa! Saggio sulla comunità educante
"In questo testo Paolo Vittoria rilegge autori e idee pedagogiche del nostro tempo alla luce dell'idea di comunità educante. Su questa base ha stabilito anche un dialogo con i Maestri di Strada che condividono l'idea che l'educazione oggi, venute meno alcune grandi organizzazioni che si occupavano dell'educazione e i contenitori sociali che garantivano una linea educativa, debba necessariamente ripartire dalla ricostituzione di comunità educanti. Ci sono molte formazioni sociali e/o istituzioni che vengono designate come comunità, e ci sono anche molti modi di pensare e realizzare le comunità educanti. Paolo Vittoria in America Latina ha lavorato a stretto contatto con coloro che praticano una pedagogia di comunità collegata a movimenti radicali o di liberazione che sono attivi nelle 'periferie del mondo'. Al suo rientro in Italia porta queste pedagogie nelle periferie delle città e, attraverso il dialogo con i Maestri di Strada, approfondisce come queste possano anche aiutare a educare 'le periferie dell'animo', ossia quelle emarginazioni interiori che producono dispersione scolastica ed emarginazione sociale."""" (Cesare Moreno) Prefazione di William Soares dos Santos. Con un dialogo con Cesare Moreno." -
Studi di letteratura italiana in onore di Gino Tellini
"Allestire una miscellanea di Studi di letteratura italiana in onore di Gino Tellini non è stata impresa facile. E non intendo riferirmi soltanto alla difficoltà di mantenere a lungo clandestina un'iniziativa che avrebbe potuto trovare forte resistenza in un carattere per sua natura alieno da ogni forma di celebrazione, ma intendo riferirmi anche all'impegno altrettanto arduo di coordinare un numero imponente di allievi, amici, colleghi, sparsi in Italia e all'Estero, che hanno aderito con entusiasmo all'invito di festeggiare, insieme a tutta la comunità scientifica (il 9 marzo 2018 si è svolta nel Rertorato dell'Università di Firenze la cerimonia di consegna del titolo di professore emerito), la lunga fedeltà all'insegnamento e alla ricerca del maestro e dell'amico."""" (Dalla Premessa)" -
Il culto di Alexander. Cronache di una nuova Roma
In un futuro lontano i popoli della Terra saranno uniti sotto un'unica bandiera, quella del Nuovo Impero Romano. Guerre, carestie, religioni e povertà saranno solo un ricordo. Ma affinché tutti siano liberi è necessario che qualcuno vigili sul mondo. Così, mentre la Legione è impegnata nella conquista dello spazio, la Guardia Pretoriana stende la sua mano su Nuova Roma e sulle province dell'Impero per difenderla dalla minaccia dei ribelli e di quanti infrangono la legge… perché un cittadino imperiale non deve sbagliare. Mai. L'errore conduce alla morte. Seguire la legge porta alla vita. La vita porta al progresso. Chi sbaglia sarà nullificato. Una storia di fantascienza nella quale si intrecciano i destini di un campione dell'Impero e di una giovane donna che vuole essere padrona del suo destino. Benvenuti a Nuova Roma. -
Il rito inquieto. Storia dello yajña nell'India antica
In questo volume si mette a tema il legame tra il praticante di «yajña» e il patrocinatore, qui inteso come colui che disponeva dei doni e che li metteva a disposizione per espletare il rito onorifico. -
Riverberi. Percorsi inversi (poesie 2015-1960)
"È stato il vizio di comporre versi. Questo volume dei Riverberi contiene in ordine cronologico inverso le poesie che non sono state incluse nelle due precedenti raccolte. Qui, oltre a completare il mio impegno poetico, cerco di descriverne lo sviluppo partendo però dal percorso più recente per arrivare a quello più antico, quello iniziale, intrapreso nel lontano i960. Il titolo Percorsi inversi identifica quindi un viaggio a ritroso disegnato su tre percorsi distinti, spesso intrecciati, conclusosi nel 2015. Il percorso più antico lo definirei """"onirico"""", ma quando ai sogni si affiancano le prime esperienze di vita il mio percorso si è trasformato in """"riflessivo"""". Nel 2004, quando mi sono accostato all'Accademia di Poesia Vittorio Alfieri, ho capito che ancora tanto mi sarebbe mancato per cercare di potere raggiungere la mia propria perfezione. Qui, sotto la guida di Mario Macioce (educatore del Laboratorio di Poesia), ho scoperto la vera architettura della metrica, iniziando a comprendere il sommo valore dell'Arte della Poesia. Qui è iniziato il mio terzo percorso: quello che chiamo """"accademico"""". È stato 11 mio vizio di comporre versi che mi ha accompagnato silenzioso e fedele per cinquantacinque anni, sopportato con entusiasmo e tanta dedizione, un vizio, che come tutti i vizi, si ama e si può anche odiare, e dal quale si può anche guarire: basta soltanto tanta forza di volontà e un poco di rassegnazione."""" (Carlo Cantagalli)" -
«Ancor che tristo ha suoi diletti il vero».. Una lettura di Zibaldone 2999
Carte alla mano, con un gruppo sparuto di testi e un ultimo, tormentatissimo abbozzo abbandonato alle soglie del 1820, è difficile parlare di un Leopardi drammaturgo. Ma se il teatro resta ai margini della sua esperienza letteraria, a differenza della prosa filosofica delle Operette morali e della poesia dei Canti, è anche vero che il lettore dello Zibaldone si imbatte spesso in appunti, postille e digressioni che danno origine alle pagine più importanti del suo pensiero. È il caso di una nota come quella del 21 luglio 1823: un promemoria, pressoché insospettabile, sul teatro del tardo Cinquecento che nasconde in realtà i primi passi di una rivoluzione teorica destinata a cambiare radicalmente la poesia leopardiana. A partire da questo insolito spunto di lettura, che anche a distanza di anni continuerà a guidare i percorsi dello Zibaldone, Martina Romanelli rilegge una fase cruciale della riflessione leopardiana sul senso e sulla legittimità della poesia all'indomani della crisi testimoniata dalle Operette. Sulla scorta di testi e strumenti raramente messi in gioco anche a proposito dell'ultima produzione leopardiana, i termini e i problemi su cui a partire da Zibaldone 2999 si sviluppa la critica al genere teatrale assumono un nuovo significato, fino a rivelarsi un'occasione di fondamentale, e forse irripetibile, riflessione sulla letteratura che trova nella poesia l'ultima forma di riscatto di fronte al dramma dell'esistenza. -
Ammaestramenti dei moderni
Con il corredo di un elegante Almanacco pel 1885 (così nel frontespizio; a testo: Calendario pel 1885), ""Ammaestramenti dei moderni raccolti da un romito di libreria. Amore - Amicizia - Arte"""" di Giovanni Faldella (Saluggia 1846-1928) vide la luce a Torino nell'estremo scorcio del 1884, con la data 1885, presso la casa editrice Roux e Favale, dopo una prima stampa in undici puntate su «Serate Italiane» di Giuseppe Cesare Motineri e sulla «Rivista Minima», diretta da Antonio Ghislanzoni e Salvatore Farina, tra il 23 dicembre 1877 e il 13 ottobre 1878. In """"Ammaestramenti dei moderni"""" il non ancora quarantenne protagonista della Scapigliatura piemontese, che ha già pubblicato notevoli resoconti di viaggio (""""A Vienna. Gita con il lapis"""", 1874; """"Un viaggio a Roma senza vedere il papa"""", 1880; """"Roma borghese. Assaggiature"""", 1882), cronache parlamentari (""""Salita a Montecitorio"""", 5 voll., 1882-1884), bozzetti e racconti (""""Il male dell'arte"""", 1874; """"Figurine"""", 1875; """"Rovine. Degna di morire. La laurea dell'amore"""", 1879; """"Una serenata ai morti"""", 1884), dispone una costellazione di sentenze collegate da una serie di essenziali commenti d'autore, che illuminano le linee del suo pensiero e le più intime ragioni delle sapienti spigolature letterarie compiute tra classici e moderni. L'opera, che riprende e innova il genere degli «ammaestramenti degli antichi», collocandosi in un solco ottocentesco percorso da nuove, più inquiete intenzioni e sollecitazioni pedagogiche e civili, non è soltanto una raccolta di istruttive e talora bizzarre moralità, ma, fondamentalmente, il punto d'approdo di un ininterrotto dialogo dello scrittore con se stesso a specchio delle pagine di «antiche e care conoscenze», rispetto alle quali la voce di Faldella funge da originale, inconfondibile contrappunto.""