Sfoglia il Catalogo ibs012
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6721-6740 di 10000 Articoli:
-
Guerra e capitalismo
Che relazione c'è tra guerra e capitalismo? Storicamente la guerra è stata considerata figlia del capitalismo. È il caso della concezione materialistica della storia nell'ottica dell'imperialismo come fase suprema del capitalismo. Ma la guerra è anche, se non soprattutto, madre del capitalismo. Innovando completamente lo scibile sociologico dell'epoca come quello dei nostri giorni, e invertendo l'ordine della relazione tra i due fenomeni, con questa opera Werner Sombart documenta tutti i processi sociali che hanno portato il mondo militare ad essere una delle fonti principali del capitalismo. Unica nel suo genere per intuizioni originali e capacità di dimostrazione dei relativi assunti, allora come oggi quest'opera costituisce un riferimento imprescindibile per comprendere la storia economica e militare di tutte le società moderne (se non la modernità tout court) e sopratutto le origini del capitalismo. L'analisi minuziosa di un patrimonio enorme di dati rende inoltre il lavoro uno tra i più autorevoli studi classici della (allora nascente) sociologia, quale scienza sociale empirica. -
La terra appartiene ai viventi
Padre fondatore degli Stati Uniti d'America, Thomas Jefferson sarebbe oggi una mente di Occupy Wall Street? Con l'eredità del suo pensiero in mano non possiamo escluderlo. Ritratto poliedrico di una personalità creativa che ha fatto la storia, questo libro fa emergere la lunga battaglia del presidente contro la corruzione e lo strapotere delle banche, un contro-potere illegittimo. Ma Jefferson fu anche architetto, difensore della libertà religiosa, agricoltore e fondatore della prima università laica in Virginia. Pensatore e costruttore lungimirante, Jefferson restituisce l'immagine e i valori originari del sogno americano: la terra conquistata da dividere e lavorare senza speculazioni. Una strada quanto mai aperta nella nostra era di crisi finanziarie e dissesti idrogeologici. Il libro è riportato alla sua autentica vivacità grazie all'introduzione del noto filosofo Giulio Giorello e alla curatela di Luca Gallesi, collaboratore di quotidiani nazionali, tra cui ""Avvenire"""" e """"Il Giornale"""", e autore di numerosi libri di carattere economico-filosofico."" -
Breve storia dell'idea di socialismo
Una scienza come l'economia politica deve essere considerata soprattutto dal punto di vista storico, e nessuna idea politica ha avuto tanta influenza sulla storia come quella del socialismo, che ha entusiasmato popoli, acceso rivoluzioni, ispirato pensatori e, per dirla con John Reed, sconvolto il mondo. In questo breve ma denso saggio, Spann analizza criticamente le basi teoriche, i principali pensatori e le diverse forme di socialismo, da quello antico al socialismo nazionale, passando, ovviamente, per quello reale, partendo dalla definizione di socialismo data da Werner Sombart: ""vogliamo diventare liberi come gli uccelli dell'aria, e come essi passare attraverso la vita senza crucci, in schiere liete e in dolce armonia""""."" -
Lettera a padre Noël
Nella primavera del 1648 Etienne Pascal indirizza a padre Noël, un oscuro gesuita entrato in polemica con il figlio Blaise sul problema dell'esistenza del vuoto in natura, una lettera non poco enigmatica. Con uno stile vagamente curiale, il Presidente Pascal, intendente del re, rimprovera il malcapitato studioso per il comportamento sgarbato nei confronti del figlio: non solo ha divulgato la corrispondenza intercorsa tra loro ma ha scritto un libello diffamatorio sulle tesi sostenute da Blaise Pascal. Perché mai un uomo di potere come il Presidente Pascal si preoccupa tanto di difendere il figlio, che già ha esposto brillantemente le sue tesi al mondo scientifico e risposto con micidiale ironia al vecchio professore? Perché certe strane minacce e un sarcasmo così tagliente? Dietro una disputa in apparenza sulle buone maniere, si cela forse qualcosa di più inquietante che riguarda i torbidi mesi che precedono la rivolta contro Mazzarino. -
Silenzi in montagna
Il libro è costruito sull'artificio letterario del dialogo tra due personaggi: un uomo, avendo a lungo già riflettuto, durante la sua vita in montagna, sul tema del silenzio, condivide i suoi pensieri con un ragazzo che desidera scriverne. L'incontro avviene nei pressi e all'interno del rifugio che l'uomo gestiva fino a qualche tempo prima. Viene ripercorso brevemente, attraverso i tempi e i luoghi, il modo di interagire dell'uomo con la montagna mediato dal silenzio. -
Silenzi d'amore. Scrivere i sentimenti taciuti
Il saggio si sofferma sui sentimenti d'amore alla luce dei momenti di silenzio che connotano ogni relazione affettiva. In particolare sarà però la coppia il luogo prevalente di queste pagine: nella varietà dell'esperienza amorosa, passionale, coniugale, spirituale; nei rituali dell'innamoramento e dell'addio. La problematicità filosofica del silenzio è evidenziata in rapporto all'importanza di scriverne e di scriversi reciprocamente: per sfidare l'oblio anche quando vorremmo tacere per sempre. Per inimicizia sopraggiunta, per non riaprire le ferite, per rimuovere quanto invece la scrittura può restituirci nella poetica dei sentimenti che non sapemmo pienamente pronunciare. -
Humanitas mundi. Scritti su Karl Jaspers
"Come tornare a casa"""": questo provava Hannah Arendt ogni volta che, in occasione dei suoi ritorni in Europa, faceva visita a Karl Jaspers a Basilea. Prima un legame di discepolato, poi un sodalizio intellettuale, infine una profonda amicizia: ecco le tappe di un irripetibile confronto umano e spirituale durato più di quarant'anni e qualche volta messo alla prova da aspre polemiche, come quelle sulla """"essenza tedesca"""" negli anni trenta e sulla """"questione della colpa"""" negli anni quaranta. Espressione di questa singolare amicizia filosofica tra un uomo e una donna, prima ancora che tra due grandi personalità del pensiero del Novecento, sono i tre contributi arendtiani dedicati a Jaspers qui presentati per la prima volta al pubblico italiano: lo """"Jaspers cittadino del mondo?"""" (1957) che propone una lettura della storia universale jaspersiana in chiave cosmopolitica; """"Il futuro della Germania"""" (1967), in cui la Arendt, sulla scia di Jaspers, denuncia i rischi della democrazia tedesca post-bellica; infine """"Jaspers a ottantacinque anni"""" (1968), un toccante ritratto del filosofo un anno prima della morte, da cui emergono due vibranti testimonianze arendtiane sulle esemplari virtù della """"fedeltà"""" e della """"gratitudine""""." -
Teoria di una catastrofe. Dal comunismo al capitalismo
Questo saggio, ""Dal comunismo al capitalismo"""", fu pubblicato l'indomani della caduta del muro di Berlino, 1989; in esso Michel Henry evidenzia la ragione ultima della caduta dei regimi comunisti dell'Est, ragione per certi versi non diversa, nonostante le apparenze storico-sociali e politiche, di quella che segnerà, a suo giudizio, la fine dei regimi occidentali: """"Si tratterà ... di riconoscere chiaramente nel marxismo il principio del fallimento economico del comunismo. Questo principio è l'annullamento dell'individuo, la sua sostituzione con una serie di astrazioni incapaci, vista la loro natura, di produrre una qualsiasi azione """"reale"""", di """"lavorare"""". Si capisce allora come ogni regime che pone all'origine dell'organizzazione sociale un'astrazione di questo tipo, una classe, un partito sia condannato all'impotenza, all'indigenza che risulta immancabilmente col mettere fuori gioco la sola forza vera che è quella dell'individuo stesso. [...] Pensiero arcaico, così antico quasi quanto l'umanità, ma comunque pensiero che uccide la vita, le sue determinazioni viventi, per sostituirle con una costellazione di astrazioni morte: il valore, il denaro, il capitale, il guadagno, l'interesse. Sono queste astrazioni e le loro molteplici variabili che hanno sostituito gli individui viventi, i loro desideri, le loro passioni, i loro bisogni profondi. Sono leggi, quelle che fanno girare il mondo, ormai altre da quelle della vita."""""" -
Elio Petri e il cinema politico italiano. La piazza carnevalizzata
Il cinema politico ha segnato una stagione fondamentale della nostra cinematografia. Elio Petri si differenzia da tutti i registi che hanno dato testimonianza di impegno civile in virtù di una ricerca sempre più spericolata e innovatrice non tanto della rappresentazione della politica reale, come Rosi e altri, quanto del Politico stesso, intendendosi per tale il luogo della relazione immaginaria che il soggetto instaura con la realtà della politica, rappresentandosi in essa come Cittadino coinvolto nel desiderio psicotico nei confronti del Potere, all'interno del rito carnevalesco delle mascherature dove ogni sovversione risulta codificata. Petri, intellettuale di sinistra, mette in questione il Soggetto, scisso in ogni suo possibile scenario, del pubblico e del privato, in cui è giocato dalle contraddizioni dell'ideologia e della sessualità, attraverso l'esercizio di un pensiero ed una pratica di scrittura estremi, sperimentali e solitari nel cinema italiano. Contiene lettere e scritti di Elio Petri, interventi di Goffredo Fofi, Franco Ferrini e Oreste De Fornari. -
Il populismo nella politica italiana. Da Bossi a Berlusconi, da Grillo a Renzi
Se la stabilità del sistema dei partiti italiani nel dopoguerra aveva offerto opportunità molto limitate per il successo di movimenti populisti, dopo la fine della Prima repubblica lo spazio per l'agitazione e la politica populista è diventato il più ampio d'Europa. Per la prima volta attraverso un'analisi globale e comparativa, nei capitoli di questo libro viene spiegato come il populismo politico si sia sviluppato secondo quattro tipi di esperienze: quella della Lega Nord, quella del Movimento 5 Stelle e le due esperienze di ""telepopulismo"""" guidate rispettivamente da Silvio Berlusconi e da Matteo Renzi. In tutte queste esperienze, gli attivisti e i loro leader hanno cercato di ritrovare nuovi contatti, di ascoltare e di parlare direttamente ai cittadini, proponendosi come portavoce non solo delle proteste contro la """"partitocrazia"""", ma anche delle loro richieste e dei loro problemi. È però necessario cogliere l'ambivalenza che caratterizza molte esperienze populiste italiane che cercano di rappresentare nella politica le aspirazioni popolari. Una serie di idee e proposte possono favorire un miglioramento della democrazia nel nostro paese, mentre altre possono offrire spazio e legittimazione a tendenze nazionaliste, xenofobe e razziste, simili a quelle proposte e propagandate dalla destra populista in altri paesi europei."" -
Pascoli e l'inconscio
"Quanto è incredibile e intollerabile come ideologo e come persuasore, altrettanto però Pascoli è inquietante, incantevole e a volte potente come gestore di un'epifania del profondo. La sua importanza sta principalmente in ciò, che nel grembo di una società ormai quasi completamente industrializzata, colta e scettica, che si illude di essersi lasciati per sempre alle spalle i simulacri del proprio primitivo passato, egli fa riemergere all'improvviso una perturbante verità d'origine. Il fanciullo che vede nel buio vede nella nostra notte primigenia, e vi legge sbigottito i segni di una preistoria emozionale che ancora non cessa di assalirci e turba ogni giorno le nostre vene e torna a spezzarci il respiro come in una prima alba. Di questa preistoria attuale e radicale, che forse non si convertirà mai in storia ed è dunque segreta e indistruttibile, Pascoli è un testimone poetico al tempo stesso abbagliato e infallibile."""" (Fausto Curi)" -
Postumani per scelta. Verso un'ecosofia dei collettivi
Il discorso contemporaneo sul postumano ormai si declina in molti modi. Da un lato, si articola a partire dalla domanda seguente: cosa significa considerare l'uomo un animale tra altri animali? Si è sviluppata in tal modo un'esperienza non solo densa di significati esistenziali, ma anche intrisa di una forte componente spirituale, che ruota attorno a una profonda fratellanza con gli animali di altre specie. D'altro lato, i transumanisti si chiedono invece - e in maniera opposta - come superare la finitezza e la precarietà che caratterizza i viventi e aspirano, grazie all'impiego della bioingegneria e delle scienze dell'artificiale, a produrre un uomo totalmente ibridato con gli artefatti tecnologici. In entrambi i casi, la posta in gioco consiste nel ridefinire i confini dell'umano e il senso della convivenza tra viventi e artefatti entro la nicchia ecologica da tutti condivisa. -
Sulla colonna. Le basi corporee dell'esperienza ascetica
Lo stilitismo, che costituisce il tema del presente lavoro, viene generalmente ritenuto una delle più bizzarre (e 'aberranti') esperienze ascetiche. Praticato in Siria a partire dal V secolo d.C, veniva esercitato sulla sommità di una colonna: ivi lo stilita soggiornava per decenni, fino al termine della vita. Era caratterizzato da una serie di pratiche motorie che - pur apparendo ispirate a devozione religiosa - sembrano per molti versi rappresentare la risposta a pulsioni interne all'asceta. L'alternarsi incessante di una postura eretta immobile e di prosternazioni si colloca, per lo stilita, su di uno sfondo di giustificazioni e di valori (e dei relativi vissuti) che ben si configura come una 'spiritualità del corpo'. Una spiritualità, tuttavia, religiosamente inspiegabile, senza alcun legame con le Sacre Scritture o con l'insegnamento della Chiesa: come se in questi soggetti, che pure apparivano interamente rivolti a Dio, la pratica della colonna fosse qualcosa che essi facevano per se stessi. -
Manifesto del nuovo realismo analogico
Il nuovo realismo analogico bilancia il peso di un certo pensiero postmoderno che sostiene un equivocismo estremo, opponendosi al realismo e pretendendo che la realtà sia esclusivamente una costruzione epistemica e sociale - una posizione costantemente minacciata dalla deriva di un relativismo estremo. Questo libro propone di riabilitare e recuperare un'ontologia per l'ermeneutica attuale che, senza un fondamento che la sostenga, rischia di diventare mero equivocismo. Una simile proposta può spingere più di un pensatore a sostenere l'ideale di una filosofia seria e impegnata che cerchi, tra l'altro, di assumersi le proprie responsabilità nei confronti della situazione socio-economica dei paesi latinoamericani. -
Contro la cultura. Esseri e universi ben invisibili
Alcuni aspetti della cultura occidentale, ben invisibili sotto i nostri occhi, sono il continuo fluire che non diviene della vita intima dell'individuo, l'apparenza di una società dinamica che invece rimane immobile, l'incessante ricomporsi del mondo mentre mima una decomposizione, un illusorio arretrare che non si arrende. Il saggio si addentra nel congegno che muove tutto e non si mostra, nell'apparato che non si fa interrogare, anzi, che non deve essere interrogato perché finge di fare come la rosa del distico di Angelus Silesius: ""è senza perché; fiorisce perché fiorisce, a se stessa non bada, che tu la guardi non chiede"""". La cultura dichiara ricattatoriamente che il mondo non può essere diverso da quello che è. Senza il passato il presente cadrebbe nel silenzio e il futuro prenderebbe la scorciatoia del buio assoluto. Nel suo essere, la natura della cultura permette il ripetersi di consuetudini e modelli non pericolosi per gli assetti sociali. Il continuo peregrinare del passato verso il presente, e viceversa, si candida come futuro, sfida il corso delle cose e si ripropone come fatto iniziale, con la riproduzione apocrifa di una tradizione, con illusori sovvertimenti estetici privi di ogni elemento capace di rinnovamento e cambiamento concreto della vita sociale e individuale. Nell'apparente variabilità, la cultura, intesa come civiltà, nasconde il perpetuo processo di restaurazione delle convenzioni."" -
Montaigne o la profondità della carne
Montaigne o la profondità della carne indaga l'atteggiamento non vinto, e anzi quasi ginnico, che il grande scrittore francese ostenta davanti ai morsi del mal de la pierre (oggi parleremmo di calcolosi renale) unitamente al veleno di giudizi tranchant, suoi e importati, coi quali egli intende demolire la possibilità stessa di un'epistemologia medica. Dopo Petrarca, Montaigne rinnovava dunque i termini di una polemica contra medicos a cui peraltro il Cinquecento fu partecipe con notevole lena. Nel doppio nodo della malattia e dell'assoluta vacuità delle diagnosi e delle prognosi rifilate a caro prezzo da dottori inchiodati all'incompetenza, si raccolgono innumerevoli problemi, al fondo dei quali non è difficile riconoscere la questione del corpo, del suo statuto, della sua pesantezza e, ciò che più conta, del nesso inspiegabile e indubitabile con l'esprit. Fatto di pezzetti, ognuno dei quali va per conto suo, il corpo non è un oggetto o una rappresentazione di cui ritrovare la verità oltre le cose sensibili. Uomo del Rinascimento, Montaigne si colloca agli antipodi del progetto medievale di disincarnare l'anima allontanandola dal corpo. Il corpo è il campo totale delle nostre esperienze volontarie e involontarie, non la prigione dell'anima. Detto in estrema sintesi, il corpo è il nostro vissuto e la nostra memoria. L'autore dei Saggi vi scorge anche l'anamnesi incarnata del padre. Infatti, ha derivato da lui il mal de la pierre che lo molesta, ma senza che il suo esprit sia ammutolito dal male... -
Al cuore dell'Europa. Una rilettura dell'opera di Marija Gimbutas
A vent'anni dalla morte dell'archeologa lituana Marija Gimbutas, il suo originale contributo alle ricerche archeologiche attende ancora di essere pienamente valorizzato. La sua vasta produzione scientifica, dedicata soprattutto al tema della grande dea madre e alle sue simbologie, grazie alle raffigurazioni plastiche che ella stessa portò in luce durante la sua carriera di archeologa sul campo nei maggiori siti neolitici europei, in questo volume viene analizzata, per la prima volta integralmente, nel significato che essa rivestì in un'epoca in cui le discipline storiche avevano conosciuto un incremento di tecnicismi e nella quale la Gimbutas rappresentò una eccezione assoluta, spesso isolata e dibattuta nella comunità scientifica. -
Edith Stein ponte di verità
L'intento di questa ricerca è di prendere ""sul serio"""", forse anche """"sul serissimo"""" e di dimostrarlo, l'itinerario filosofico e teologico di Edith Stein, ponendo in parallelo le voci di chi l'ha conosciuta e ha vissuto un tratto d'esistenza, condividendolo, con lei. L'angolo prospettico presenta un punto di condensazione, il Blickwendung della notte di Bergzabern, il punto di discrimine creatosi con la lettura della Vita di Teresa di Gesù che mutò la vita intellettuale ed esistenziale della giovane fenomenologa e la fece divenire """"ponte"""" nel confronto con la scolastica nell'esperienza della Verità. """"Ponte"""" che tante voci hanno attraversato con lei, nei diversi momenti cronologici della storia, proprio perché vivendo i decenni oscuri dell'Europa ed essendosene lasciata attraversare, ha reso se stessa """"ponte incarnato"""", che ognuno/a può percorrere e attraversare, per giungere alla conoscenza di sé ed aprirsi al mistero dell'irruzione di Dio. Edith Stein, scoperta la sua vocazione di """"ponte"""" intellettuale fra fenomenologia e scolastica, ritenuta dal suo contemporaneo prof. Dyroff dell'Università di Bonn, """"la più grande donna del cielo dei filosofi tedeschi"""", diviene anche """"ponte"""" fra Israele e la Chiesa cattolica, nell'efferata tragedia della Shoah scagliata sull'Europa e sul mondo dall'ideologia nazista e perpetrata dalla macchina burocratica della """"banalità del male"""" nazista."" -
L' antropologia di Anselmo d'Aosta. Tra fondamento ontologico e istanza teologica
Questo studio presenta la concezione antropologica di Anselmo d'Aosta attraverso una lettura ermeneutica e storico-teoretica della quasi totalità dei suoi testi fondamentali. L'originalità di Anselmo emerge nel preciso riferimento e nella parziale discontinuità con l'impianto antropologico e teologico agostiniano. Lo studio si articola in cinque capitoli che mostrano come l'imprescindibile fondamento di Dio, da cui tutto procede, passi, attraverso l'icona del Cristo e della sua incarnazione, all'uomo, riconducendo nuovamente a Dio. Infine, attraverso una ripresa del Proslogion, si sottolinea come anche l'id quo maius acquisti valenza ancor più ricca attraverso i riflessi antropologici che suggeriscono stimoli di profondo interesse anche per l'uomo contemporaneo. -
Soggetto, persona e fabbricazione dell'identità. Casi antropologici e concetti filosofici
Recentemente il concetto d'identità è stato messo in discussione: l'identità dell'uomo moderno con la sua pretesa autonomia e la libertà di un sé pienamente sviluppato; l'identità collettiva con i suoi pericolosi sviluppi verso forme di riconoscimento chiuse, ripiegate su se stesse o congelate nei fantasmi delle identità nazionali. La questione dell'identità rinvia alle concezioni moderne del soggetto e della persona. Per rivisitarla in modo critico, i saggi raccolti in questo volume ricorrono alla prospettiva antropologica della fabbricazione dell'umano o antropopoiesi. In questa prospettiva, il soggetto si mostra nella sua identità individuale come prodotto delle relazioni intessute con il contesto ecologico, sociale e culturale, ma appare ugualmente dotato di intenzionalità, della possibilità di dire ""io"""" e di una riflessività che gli permette di costruirsi in interazione con il suo ambiente. Centro instabile ed effimero di pratiche antropopoietiche di costruzione di sé in rapporto con gli altri, il """"soggetto"""" è anche un concetto che richiede la comprensione delle dinamiche identitarie. Di qui i due approcci proposti in questo volume in vista di una definizione plurale e polivalente del soggetto e della sua identità. Da una parte una prospettiva antropologica, interessata a cogliere l'impatto identitario delle pratiche e delle rappresentazioni della persona in diverse culture.""