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Ultimi respiri a Kabul. Tra la neve bianca e i lupi neri
La guerra, gli attentati, le mine. Chi nasce in Afghanistan non può scegliersi altri compagni di viaggio e perciò deve imparare a conviverci. Così ha fatto anche Fawad e Raufi fino alla decisione - tormentata e sofferta - di lasciare la sua Kabul per cercare un futuro di pace in Europa. In questo libro autobiografico Fawad racconta la sua storia e quella della sua famiglia, drammaticamente simile a quella di tanti altri afghani. Ci parla del temporaneo esilio in Pakistan, in campi profughi che mai potranno diventare una vera casa, e di un ritorno in patria colmo di speranze ma anche di amarezze. Dell'orgoglio di appartenere alla storia di un popolo millenario e della disillusa scoperta di un sistema ingiusto e corrotto. Del rapporto di ammirazione e affetto con il padre e la madre ma anche del desiderio di cercare una strada diversa rispetto ai modelli della tradizione. Della feconda esperienza da insegnante ma anche del crescente smarrimento di fronte a una quotidianità disumana che sembra impossibile da scalfire. Un peso che alla fine lo spinge a mettere in gioco la sua vita per ritrovarla in un altro continente. -
Palmanova
"Un'idea, tutto è partito da un'idea. Disegnata sulla carta e poi realizzata il più in fretta possibile grazie al lavoro di migliaia di operai. Nasce così Palmanova, in modo molto diverso dalla gran parte delle altre città che normalmente prendono forma un po' per volta senza una pianificazione precisa, vicino ai fiumi o al mare, nei crocevia commerciali, insediamento dopo insediamento, scelta individuale dopo scelta individuale. In questo caso invece la decisione è collettiva, politica. Sono gli alti dirigenti della Repubblica di Venezia - che domina ancora su una parte consistente dell'antica Patria del Friuli - a immaginare una città-fortezza per presidiare il vicino confine orientale.""""" -
Tra filosofia, semiotica e strutturalismo. In dialogo con Aristotele, Peirce e Hjelmslev
Che cos'è una relazione? Che cosa un segno? Il significato è relazionale? Il libro pone queste domande intrecciando in un dialogo che attraversa i secoli le prospettive di due classici della filosofia e di una delle voci più radicali dello Strutturalismo europeo. Dall'articolato percorso nei ed oltre i testi emerge l'elaborazione, aperta e mai definitiva, di un lessico comune per parlare dei principi della semiotica e per interrogarsi sul senso e sulla vita, poiché dove c'è vita c'è significato. La ricerca indica che il senso è una domanda rivolta a un significato relativo a una società e una cultura passate, di un passato anche prossimo (ma non per questo meno passato): nel dialogo, come fatto etico-esistenziale e al tempo stesso logico, l'umano coglie la propria specificità all'interno del vivente e l'analisi testuale trova un principio. -
Il «Salvatore trasfigurato» di Giovanni Bellini. Riflessioni e fonti per una lettura iconologica dell'opera. Ediz. illustrata
Una riflessione poliedrica dedicata a uno dei capolavori più intensi ed eloquenti di tutti i tempi, in grado di condurre l'osservatore-lettore nel cuore della cultura umanistica e religiosa del Quattrocento italiano, senza voler indurre a conclusioni univoche, ma concepita con il desiderio di sollecitare nuove domande e indagini riguardo all'enigma della sua commissione. Un cammino attraverso i dettagli e le fonti d'archivio e letterarie, per scoprire il racconto visivo della Trasfigurazione di Capodimonte attraverso il pensiero spirituale del suo tempo, tradotto magistralmente in immagini da Giovanni Bellini. Un viaggio di conoscenza e di spiritualità lungo i sentieri cristiani della via pulchritudinis. -
Le collezioni di Agostino e Giovan Giacomo Giusti a Verona. Storia e dispersione
I nomi del conte veronese Agostino Giusti e del figlio Giovan Giacomo sono noti agli studi sul collezionismo a Verona e nel Veneto da almeno quarant'anni. Ciononostante, l'impossibilità di uno studio sistematico dell'archivio familiare non ha consentito agli studiosi fino a oggi di avvicinarsi in maniera approfondita a queste figure né di tracciare un profilo chiaro della loro committenza e della loro propensione al collezionismo. L'occasione fornita dall'""apertura"""" dei fondi Giusti e Giusti del Giardino conservati presso l'Archivio di Stato di Verona ha permesso agli autori di questo libro di ricostruire con precisione le tappe della creazione e della successiva dispersione delle collezioni di Agostino e Giovan Giacomo Giusti, spesso confuse e denominate """"la collezione Giusti"""", ma invece contraddistinte da fisionomie, finalità e linee di fruizione proprie dei due fautori."" -
Culture e mutamento sociale. Per Carla Bianco: studi e testimonianze
L'originalità della pubblicazione emerge dal duplice livello di dialogo che si instaura fra i contributi: il taglio antropologico si confronta con altri approcci interdisciplinari, mentre specifiche ricerche intersecano importanti aspetti di metodo: tali caratteristiche sono centrali anche nell'attività didattica e scientifica di Carla Bianco, alla quale si rapportano gli autori dei saggi e delle testimonianze. Indice del volume: Emigrazione; Inter-culture; Etnografie; Metodi; Memorie; Un 'impiego ineludibile'. Testi e bibliografia di Carla Bianco. -
Il clarinetto
Fabrizio Meloni, primo clarinetto solista dell'Orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala, ci presenta un libro enciclopedico su uno degli strumenti musicali più amati dai grandi compositori. Dall'evoluzione dei primi strumenti ad ancia battente, allo chalumeau fino al clarinetto moderno, con Stadler, Bärmann e Mühlfeld. La scuola clarinettistica italiana con Cavallini, Orsi, Liverani, Sebastiani e Magnani. La fisica dall'analisi del suono ai componenti dello strumento. La respirazione, l'impostazione, le problematiche analizzate fino alle posture del clarinettista. Il jazz, raccontato attraverso i più grandi interpreti del clarinetto, e la costruzione dello strumento. Con una presentazione di Riccardo Muti e un'introduzione di Lorenzo Arruga. -
S.P.A.S.M.O. Il quiz della musica. Percorso enigmatico di didattica musicale
Tre libri in uno: un romanzo comico, un quiz e un gioco di ruolo. Scegliete il vostro profilo: il tronfio Ministro alla Propaganda della Repubblica Sudeta, il molesto maestro concertatore della delinquenziale orchestra S.P.A.S.M.O., il nerboruto e selvatico primo violino della stessa, oppure il presupponente critico musicale ufficiale del regime. La tournée deve cominciare, e voi la seguirete passo dopo passo, dagli esilaranti preparativi alle tappe attraverso le città più improbabili mai comparse in letteratura. Se riuscirete a tornare a casa sani e salvi, vi aspettano il concorso di composizione più sciamannato della storia, il dizionario di musica meno documentato mai concepito e tante altre sfide capaci di divertirvi, ma anche di mettere seriamente alla prova la vostra competenza musicale. In appendice, le soluzioni sono concepite come una piccola storia della musica che non trascura, dei geni, anche i geloni e le borse sotto gli occhi. Non per niente, in molte lingue ""suonare"""" e """"giocare"""" sono lo stesso verbo. Stupite gli amici con la vostra cultura, oppure esilarateli con la vostra ignoranza: la Sudètia vi aspetta, con le sue ricette tipiche, i suoi balli autolesionisti, le sue marce marcite ed il pazzesco strumentario della sua musica nazionale. Alla fine di questo percorso enigmatico scoprirete che - ahimé - di cose inventate, ce ne sono proprio poche."" -
Gabriel musico maestro di simboli labirinti & terremoti. Ricognizioni in D'Annunzio con una incursione di Davide Rondoni
Liberiamoci dall'Occidente che non ci ama e non ci vuole. L'Italia che ""sola è grande e sola è pura"""", l'Italia delusa, l'Italia tradita, l'Italia povera si volga di nuovo all'Oriente dove fu fiso lo sguardo de' suoi secoli più fieri. Volgiamo le spalle all'Occidente che ogni giorno più si sterilisce e s'impetta e si disonora in ostinate ingiustizie... [Continua, dalla pagina in fac-simile de L'ALA D'ITALIA LIBERATA. DISCORSO AGLI AVIATORI IN CENTOCELLE, IX LUGLIO MCMXIX. Presso La Fionda. In Roma 1919] e in ostinate servitù. Separiamoci dall'Occidente [...] diventato una immensa banca giudea"""". Da soli otto mesi è finito il Terremoto, e Gabriel, pentito e deluso dell'alleanza scelta quattro anni prima, annuncia ai Compagni che bisognerà punire """"quei giusti che tengono la nostra Malta e ci strappano la nostra Fiume [...] Basteranno duecento siluranti aeree ad aver ragione di tutta la massa navale britannica nel nostro Mediterraneo...""""."" -
Manuale tecnico del pianista concertista
Il manuale intende esaminare in modo non dottrinario ma pragmatico ciò che sta accadendo nella vita musicale e inserire nel gioco, accanto ai temi tradizionali del rapporto con il testo e con lo strumento, il tema basilare del rapporto con il pubblico, della comunicazione. Le prospettive che si aprono per i giovani, siano essi concertisti nel senso tradizionale e limitativo del termine o nel senso di operatori culturali che si avvalgono di forme miste e irrituali di rapporto con il pubblico, stanno rapidamente mutando: è dunque il caso di cominciare a rifletterci sopra senza basarsi né su vecchi né su nuovi dogmatismi. -
Jascha Heifetz. L'imperatore solo
Jascha Heifetz (1900?-1987) è stato il violinista più influente dopo Paganini. Con un terremoto epocale che muove dal concerto alla Carnegie Hall di New York il 27 ottobre 1917, Heifetz ha fissato le regole del violinismo moderno. La sua visione profetica e la tecnica sovrumana hanno segnato il XX secolo con un'impronta indelebile ridimensionando beniamini quali Elman e Kreisler, provocando un'ecatombe di violinisti già famosi o pronti a spiccare il volo e costringendo tutti, da Príhoda a Perlman, a ripensare il rapporto con lo strumento. Un repertorio smisurato (oltre 30 concerti sempre pronti e i cachet più alti in assoluto: sino a 10.000 dollari), 320 brani per 65 cd ad escludere i dischi non autorizzati, 150 trascrizioni composte ed eseguite con inarrivabile maestria. Un violinista che pubblico e colleghi sentono e un ""Imperatore solo"""": solo per la grandezza e più ancora nel privato di una personalità complessa, inaccessibile e contraddittoria anche quanto al didatta e al camerista importanti. Discografia e videografia a cura di Marco Iannelli."" -
Arte dei trombettisti e dei timpanisti
Il trattato sull'arte dei trombettisti e dei timpanisti di Altenburg (1795) costituisce una pietra miliare nello studio della tromba. Esso fornisce una descrizione organica ed unica del mondo della tromba nel periodo barocco visto con gli occhi di chi ne sta vivendo l'irreversibile trasformazione. Il lettore trova in quest'opera informazioni sulla tromba dalle sue origini fino al XVIII secolo; sui trombettisti; sulla teoria della musica riferita alla tromba; sul metodo di insegnamento tutt'ora valido; sullo stile d'esecuzione della musica barocca con relativi brani esemplificativi ed infine sulla relazione tra trombe e timpani. Altenburg si sofferma anche sugli aspetti normativi e sociali del mondo della tromba legandoli ai cambiamenti in atto al termine del periodo barocco. Egli riafferma il ruolo fondamentale delle corporazioni e del Privilegio Imperiale, descrivendoli in modo assai completo e fornendo inoltre informazioni dettagliate sui diritti e doveri dei trombettisti; sui loro requisiti fisici e morali; sul comportamento e abbigliamento richiesto sul lavoro e fuori; sulla retribuzione e dotazione. Queste informazioni permettono al lettore di comprendere la solidità della struttura delle corporazioni dei trombettisti del Sacro Romano Impero. -
Dimitri Mitropoulos. Una luce che incatena il cielo
Apostolo della modernità e asceta della arcaizzante Chiesa Ortodossa. Devoto dell'analisi strutturale e orgiastico demiurgo sul podio. Temperamento dionisiaco e sensuale e anacoreta immune alle lusinghe del mondo, cui si sentì sempre straniero. Dietro la manieristica definizione di Mitropoulos come ""sacerdote della musica"""" si celano irrisolte contraddizioni, giochi di specchi che avrebbero potuto far dire al direttore """"io, è un altro"""". La precoce vocazione monastica poi sublimata nell'immolarsi alla musica; il rapporto ambiguo e tormentato con la sessualità; l'attitudine francescana a prodigare il proprio denaro per gli altri; la lotta prima sotterranea, poi aperta, con lo show-business americano e la sua tendenza a fare di lui un personaggio dal glamour di uno Stokowski: rendere 'spendibile' la sua diversità... L'intera esistenza del Greco è un trionfo della fede nella propria missione, perseguita a costo della felicità, la cura di sé e, infine, la stessa vita. """"Eccetto per i momenti in cui sono sul podio, io non ho una vita """": diceva di sé. In questo crepuscolo dell'umanesimo che stiamo vivendo, ripercorrere la vicenda di Mitropoulos diventa un modo per riflettere sul collasso di un'intera civiltà: la nostra."" -
Herbert von Karajan. Il musico perpetuo
Un uomo in lotta: contro la solitudine della perfezione, l'inevitabile declino degli anni, la morte di un'intera tradizione musicale. Karajan credeva che la volontà potesse invertire il corso delle cose. L'intera sua esistenza fu spesa nello sforzo di superare le soglie della morte: garantirsi l'immortalità come artista. La sua, fu una reincarnazione di Faust: un Faust sedotto da mefistofelici ingegneri del suono. Per gli appassionati, egli fu, per un lungo periodo, la musica. L'uomo-Karajan, nel suo intimo, era un mistico innamorato della natura. La dissociazione, in lui, tra visionario del futuro e ultimo depositario del romanticismo mitteleuropeo, non fu l'ultima causa del suo isolamento tra una folla che, eppure, lo adorava anche per questo. A cent'anni dalla nascita, la sua poetica della musica appare, pur nella invasività multimediale, il retaggio di un'epoca lontana da noi. Meno di vent'anni dalla morte sono bastati per invalidare gravemente la sua gigantesca utopia: rendere perpetua la bellezza. Ma la distanza è anche uno specchio in cui la sua figura può, infine, apparire vera e umana, in tutta la propria grandezza. -
Victoria de Los Ángeles. Nella musica per vivere (e sopravvivere)
Victoria de los Ángeles soprano, autentica primadonna malgré soi possedeva innato il dono di saper risalire con trasparente fedeltà alle intenzioni del compositore. Con un incontestato primato nel repertorio francese (Manon, Marguerite, Mélisande, Carmen), si rendeva ammirevole anche in tanto Puccini e, soprattutto, in una miriade di pagine cameristiche: in area mediterranea vantò il merito di aver rimosso il Lied dal limbo della musica in odore di snob e aver donato la levità di vetrofanie art-nouveau agli eccessi di nuance e finesse di tanta letteratura vocale francese. Ma fu nelle adorate composizioni della sua terra che riuscì a veicolare elementi antropologicamente elementari verso la cultura più alta, decantati del corpus vili a mezzo della sapienza del suo canto: qui la voce fluiva nobilmente serena, casta e, all'occorrenza, fremente ed incalzante, quasi a rispecchiare l'atteggiarsi delle discendenti dai grandi di Spagna, o, colorandosi di melismi meridionali, di popolane e gitani, pur sempre governata da un superiore senso del limite e del buongusto. Adulata dalla critica straniera, la più togata, da noi, nell'approccio all'opera italiana, non restò invece esente da riserve. Qui si procede a un primo bilancio della sua arte con partecipazione amorevole, pur senza abdicare alla doverosa oggettività. -
Juanita Caracciolo
Juanita Caracciolo, nonostante sia stata definita da Rodolfo Celletti «probabilmente il soprano più rigorosamente e squisitamente lirico della sua epoca per voce, aspetto, gusto, interpretazione, scena, repertorio», è stata ingiustamente dimenticata. L'autrice privilegiando la documentazione inedita e rara, si è pertanto proposta di rinverdire il suo ricordo ricostruendo l'intensa e brillante carriera e le tappe fondamentali della sua vita, breve e fulgida come quella di una stella. E stella del melodramma fu invero Juanita Caracciolo, quando, chiamata alla Scala dal grande Toscanini, raggiunse il momento culminante della carriera esibendosi con splendido successo nella Manon Lescaut, nel Mefistofele, in Luisa e ne I Maestri Cantori di Norimberga. Solo la morte, a soli trentacinque anni, interruppe la sua rapida ascesa, ma non riuscì a cancellare la scia luminosa dei suoi trionfi. Fu infatti partner di straordinari cantanti, quali Beniamino Gigli, Pertile, Pinza, tanto per citare soltanto i più noti, e rivestì notevole importanza nel panorama culturale del tempo anche per i contatti tenuti con Mascagni, Puccini, Massenet, Toscanini. Come suggerisce Rodolfo Celletti, fu «una cantante tutta grazia, gentilezza, eleganza, perché la sua voce aveva una delicatezza intima, una melodiosità ovattata e carezzevole», che non cadde però in languidi sentimentalismi. -
A.S.S.U.R.D.O. Ricognizione paradossale nella didattica musicale di ogni conservatorio
Oltre 400 Quiz nella Repubblica Sudeta. Il Ministro dell'Alta Presunzione E Chi Ti Cerca invia un ispettore nei conservatori di Stato. Comincia così il viaggio allucinante del povero funzionario dentro i misteri della didattica musicale: un itinerario surreale, e per fortuna solo frutto della finzione romanzesca. Il rapporto dell'ispettore dà origine, poi, ad un convegno dove tutto si complica via via che sulle rovine del Conservatorio si innestano nuovi livelli e strani corsi abilitanti. Infine, nasce A.S.S.U.R.D.O: l'ateneo definitivo, il fiore all'occhiello della educazione musicale sudeta. Spetterà ad un allievo ancora meno presentabile dei suoi docenti il compito di fare da Orfeo in queste malebolge: il suo diario ci accompagnerà lungo la sistematica distruzione di ogni sapere. Alla fine, emergeremo con una nuova, fiera consapevolezza di quanto lontano sia, il nostro sistema educativo, da queste bizzarre, fantasiose vicende. Ai quiz disseminati lungo il libro il compito di stabilire se il ridere dei sudetici sia, o meno, un nostro diritto. -
Franco Corelli. Irresistibilmente tenore
Personalità vibratile e tormentata di tenore dalla voce d'impatto eccezionale, monolitica eppure addestrata a virtuosismi tecnici inattesi, a tanta dottrina vocale Franco Corelli pervenne attraverso un affinamento né facile né indolore, tra dubbi e dilemmi, scoramenti ed orgogliose consapevolezze, sofferti in privatissima solitudine, sia pure con il sostegno di una consorte che seppe svolgere per lui una discussa quanto insostituibile funzione di music coach. Artista di prestigio incontestabile, collega alla pari di celebrate primedonne (Nilsson, Tebaldi, Callas) Corelli vantava una prestanza d'atleta, rara avis nella categoria tenorile che annovera ancora troppe sagome risibilmente inadeguate. Figurava per questo romanticamente credibile in tanti eroi del teatro verdiano (Alvaro, Ernani, Manrico pressoché ineguagliabile), o nelle più prestanti delle figure pucciniane (in primis, Calaf eclatante). Sensazionale Raoul de Nangis e Pollione mai inferiore a quelli più celebrati, in Carmen fu un veemente José dando uguale risalto alla facies piagata del personaggio. Prestando ascolto ad una capacità di autocritica fin eccessiva che lo determinò a farsi rimpiangere piuttosto che compiangere, Corelli preferì abbandonare le scene dopo venticinque anni e più di carriera internazionale (tra Scala, San Carlo, MMF, Staatsoper di Vienna, Met), forte di un lascito documentale esaustivo quanto pochi altri. -
David Oistrakh. Lo splendore della coerenza
David Fëdorovich Oistrakh (Mosca 1908-Amsterdam 1975) ha fatto la storia del violino nel Novecento. Amico, collaboratore e interprete esemplare di Shostakovich e Prokofiev, concertista amato oltre che ammirato dai colleghi e dal pubblico di tutto il mondo, ""Re David"""" trasfigura una tecnica strepitosa in espressione naturale ed eloquente sempre al servizio della musica con una coerenza splendida arte-vita. Il libro analizza il rapporto simbiotico dei russi con la musica, il contesto storico, artistico e politico fra Rivoluzione d'ottobre e Disgelo che fa da cupo scenario a Oistrakh uomo e artista, la forsennata vita concertistica di chi viene esibito dall'URSS come """"violinista sovietico per eccellenza"""": ideale prodottosimbolo da esportazione. Vengono analizzate non solo le interpretazioni di un violinista dalla discografia vasta come poche ma anche quelle del camerista da sempre, specie in Trio e Quartetto e del direttore d'orchestra, dagli anni Sessanta, ospite di titolati complessi internazionali. Il tutto con commenti e testimonianze di artisti di ieri come Menuhin e di oggi: da Accardo a Quarta e Repin in conversazione con l'autore. L'indagine non trascura chi formò l'artista, il grande Piotr Stolyarski, né Oistrakh didatta dalla cui classe al Conservatorio di Mosca escono a decine vincitori di Concorsi internazionali: Gidon Kremer per tutti."" -
«Tendere alla perfezione». Lettere scelte e documenti
Scrivere lettere fu per la famiglia Mendelssohn molto più che una semplice pratica comunicativa: già a partire dal filosofo Moses Mendelssohn, la lettera era diventata un autentico strumento di riflessione ad ampio raggio, di pra-tica letteraria, di confronto ideologico e teoretico, di critica e di autoanalisi. Non stupisce, pertanto, che anche nel nipote Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847) l'impegno epistolare fosse diventato un'incombenza quotidiana (puntualmente controllata, negli anni giovanili, dal padre Abraham), talvolta più gravosa e assillante della stessa attività compositiva, come dimostra la mole enorme di lettere costitutiva del suo lascito, un epistolario gigantesco comprendente testi strettamente personali e familiari, ampie e brillanti cronache di viaggio, lettere di lavoro, musicali e generalmente artistiche, insieme a semplici e concisi biglietti legati alle più svariate esigenze quotidiane: in ogni caso, testi elaborati con una varietà di registri del tutto straordinaria e tale da offrire un ritratto quanto mai preciso, articolato e variegato, comunque sempre affascinante, di un autore molto più complesso, inquieto e problematico rispetto all'immagine consegnata spesso dagli storici della musica: un autore aperto, generoso e disponibile, che, come artista, fu alla perenne ricerca di quell'equilibrio e di quella perfezione che sentiva sempre meno presenti nella realtà culturale del tempo.