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Camminare, una rivoluzione
"Avviso ai lettori. Lasciate stare. Se cercate insegnamenti sul camminare all'ultima moda, con tanto di lezioni, corsi universitari e relativi professori, oppure sul camminare come cura di sé, o infine pagine e pagine di resoconti di camminate che si perdono invariabilmente tra il noioso, l'elegiaco o il paranoico, ripeto a scanso di equivoci: lasciate stare. Questo libro non fa per voi."""" Inizia così l'itinerario che Adriano Labbucci suggerisce al lettore e che del camminare si serve come di una bussola per percorrere un paesaggio insieme geografico e mentale, alla ricerca di punti di riferimento, alla scoperta di un modo diverso per impostare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda. Al punto che camminare non solo è un'attività ormai poco praticata, ma spesso è anche guardata con sospetto e fastidio; un atteggiamento che può sfociare in frasi paradossali come questa: """"Il pedone rimane il più grande ostacolo al libero fluire del traffico"""". Potrebbe sembrare una battuta di Woody Alien, ma in realtà è stata pronunciata da un gruppo di urbanisti consulenti del sindaco di Los Angeles: si tratta, scrive l'autore, dell'""""espressione tragica e surreale di quel mondo capovolto che è il nostro.""""" -
Occhi di maschio. Le donne e la televisione in Italia. Una storia dal 1954 a oggi
Occhi di maschio è il primo tentativo di storia della televisione dal punto di vista dei vinti, cioè delle persone di buon gusto e di buon senso e delle donne. La tv, dominata dallo sguardo maschile, è stata ed e lo specchio dei desideri prevalenti dei maschi italiani. Desideri in principio palesi e dichiarabili, poi sempre più aggressivi e sfacciati. L'autrice è stata fra i protagonisti di questo mondo e ne scrive con aperta soggettività, con aneddoti e ricordi arricchiti dalle testimonianze di alcune persone che hanno contato nella tv italiana, delle quali a volte non si conserva neanche più il ricordo. A completare il volume un vasto dizionario biografico delle oltre ottocento donne che hanno fatto la nostra televisione e una cronologia comparata che mette a fronte l'Italia come era, le conquiste delle donne e l'evoluzione del mezzo televisivo. Infine, un'intervista esclusiva a Lorenza Lei, prima donna a ricoprire l'incarico di direttore generale della Rai. Come scrive Franco Cardini nella sua introduzione, ""questo libro diverte, informa, chiarisce, qua e là stupisce. Daniela Brancati ci ha offerto una vera e propria storia della società italiana attraverso la Rai...""""."" -
La malattia per la morte
Lazzaro, l'amico di Gesù, è malato. Marta e Maria, le sorelle, lo mandano a dire a Gesù. ""Signore, ecco, il tuo amico è malato"""". Udendo quelle parole, Gesù dice: """"Questa malattia non è per la mor-te, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato"""" (Giovanni 11,4). Lazzaro però morì, dunque la sua malattia era mortale. Eppure quella malattia non fu per la morte, non fece il gioco della morte, perché divenne fonte di fede. Se quella malattia non è per la morte, c'è nella nostra epoca una malattia che sia per la morte? C'è, risponde Kierkegaard, ed è la disperazione. La disperazione è il peccato dell'uomo contro il mondo, contro gli altri, contro Dio. E la malattia dello spirito, del sé, la malattia che fa desiderare la morte pur tenendo sempre in vita, pur condannando sempre alla vita. Per questo la disperazione è per la morte, è a servizio della morte senza essere mortale, fa vivere la morte senza concedere la morte. La malattia per la morte, pubblicata nel 1849, è una fenomenologia della disperazione, e descrive una parabola che va dalla disperazione che non sa di essere tale alla disperazione che sa se stessa e sfida il mondo e Dio. È il capolavoro di Kierkegaard, in cui i fili della sua riflessione psicologica, teologica e filosofica trovano la più alta e compiuta formulazione."" -
La città giusta. Idee di piano e atteggiamenti etici
Fra urbanistica e politica si colloca lo spazio dell'etica. Da qui Ugo Ischia muove per una riflessione sulla città giusta, con uno sguardo rivolto al pensiero urbanistico italiano fra gli anni cinquanta e settanta: dal dopoguerra all'epoca del conflitto sociale. Il testo di Ischia anticipa di molti anni i dibattiti odierni sulla città e la giustizia urbana: a partire dal titolo, che si è voluto mantenere quale deciso dall'autore nel 1996. A tutt'oggi, il libro rappresenta una voce originale nel panorama teorico disciplinare italiano e internazionale nell'affrontare il problema della costruzione della città, affidando al piano la responsabilità della costituzione del giusto. Entro questa angolazione, la legittimità dello strumento di pianificazione e delle pratiche che ne derivano rimanda ai processi di democrazia che stabiliscono il passaggio da un'etica dei valori a un'etica procedurale. ""La città giusta"""" viene pensato e scritto fra il 1985 e il 1996; porta con sé tracce delle assidue conversazioni con Bernardo Secchi e della lettura dei testi di Giulio Preti. Non può essere tuttavia disgiunto da quanto accadde e da quanto vissuto dall'autore negli anni settanta; anni che imponevano, come nel dopoguerra, una presa di posizione nei confronti della politica e della società. Il testo è accompagnato dagli scritti di Bernardo Secchi, Monica Bianchettin Del Grano e Kaveh Rashidzadeh."" -
La rivolta degli orfani. La vicenda del ribelle Pugacëv
Nel settembre 1773, Emel'jan Ivanovic Pugacèv, un cosacco del Don disertore e fuggiasco, giunto sulle rive dello Jaik, dà inizio alla sua rivolta, spingendo a insorgere, dagli Urali al medio Volga, russi, cosacchi, baskiri e tartari. Sulla scorta di preziose fonti locali e della più aggiornata storiografia internazionale, Marco Natalizi si addentra in un contesto regionale multiforme restituendo una nuova interpretazione di una ribellione, la ""pugacévscina"""", che coinvolge popolazioni di diversa etnia e religione e investe l'intero impero russo. L'autore dimostra come il sentirsi """"orfani"""" di un potere paterno, ritornato ad abbandonare i propri sudditi in balia del ceto nobiliare, e il senso di insicurezza denunciato nell'Assemblea legislativa di Caterina II abbiano portato gruppi dagli interessi più diversi a ribellarsi allo stato cateriniano. Ne emerge un quadro in cui la visione dei ceti popolari trova, a livello folklorico e religioso, una rappresentazione nell'""""impostura di Pietro III"""", mentre sul piano politico si traduce nel rimpianto per un modello statuale in grado di assicurare il controllo della nobiltà e la protezione dei sudditi. E questo nel contesto di un impero divenuto terreno per esperienze diasporiche e per comunità culturali per le quali modelli di riferimento come l'etnia o la difesa delle autonomie esercitavano ridotta attrattiva."" -
Cape Cod. Un luogo dell'anima americana. Con 10 dipinti di Edward Hopper
Tra il 1849 e il 1855 Thoreau fece tre viaggi attraverso la penisola del Massachusetts e, come sempre, annotò ogni cosa nei suoi diari. Poi, per qualche anno, se ne andò in giro a raccontare luoghi e uomini di quell'esile lingua di sabbia in bilico sull'Atlantico che è Cape Cod, in una serie di conferenze rimaste memorabili per fascinazione e humour. Da queste esperienze, in cammino lungo il braccio di terra che protegge la baia, nasce il volume dedicato a Cape Cod, qui presentato nella traduzione di Riccardo Duranti e arricchito dai suggestivi dipinti di un insuperato maestro dell'arte americana, Edward Hopper. Dalle solitudini dell'oceano a quelle sabbiose dei deserti interni, dai resti dei ricorrenti e leggendari naufragi ai villaggi rimasti arroccati all'epoca dei Padri Pellegrini, le pagine di Thoreau, sostenute da una prosa fluida e spesso impietosa, passano rapidamente dallo stile del diario a quello polemico, dalla storia naturale alla satira, dalla riflessione esistenziale alla parodia. La sublime bellezza dell'oceano e la titanica indifferenza della natura di fronte all'affannoso agire umano suscitano in Thoreau ammirazione e al contempo sconcerto, e danno vita a un repertorio di meditazioni di straordinaria potenza evocativa. Mare, salsedine, vento, fari, barche di pescatori, cetacei spiaggiati: non c'è aspetto della penisola che Thoreau non abbia passato al setaccio, come i granelli di sabbia che gli ""riempivano le scarpe""""."" -
Malcolm X. Tutte le verità oltre la leggenda. La biografia «definitiva» del grande leader nero
Tra le figure che dominano la storia americana del XX secolo, poche sono così complesse, multiformi e controverse come quella di Malcolm X. Di volta in volta criminale, predicatore, leader politico, è infine diventato, dopo il suo assassinio, un'icona per intere generazioni. La nuova biografia di Malcolm scritta da Manning Marable, frutto di anni di indagini su documenti privati e pubblici a lungo coperti dal silenzio e di ostinate ricerche di tutti gli amici e compagni di Malcolm, ma anche di tutti i suoi nemici, molti dei quali non avevano mai accettato di parlare, presenta un ritratto completo dell'uomo che Ossie Davis ha definito ""la nostra umanità nera"""". I dettagli della sua vita erano stati finora fissati in una rigida narrazione familiare, fino a tessere una storia, raccontata più volte da scrittori, storici, registi, che però e riuscita a catturare solo un brandello della vita e dell'azione di Malcolm. Persino l'""""Autobiografia"""", che pure è un documento importantissimo, e che ha formato la base di tutto ciò che pensiamo di sapere su di lui, è in ultima istanza elusiva, essendo il risultato delle reticenze di Malcolm e delle sottili manipolazioni del suo collaboratore, Alex Haley. Capire davvero Malcolm X ci impone di andare più a fondo, per trovare la fonte della sua rabbia così forte e del suo così intenso carisma: dobbiamo saperne di più sulla sua morte, dietro la quale si nasconde una storia di tradimenti e di corruzione, terrificante per le ombre che getta anche sul presente."" -
Il loro sguardo buca le nostre ombre. Dialogo tra un non credente e un credente sull'handicap e la paura del diverso
Cos'hanno in comune una delle voci più autorevoli del pensiero laico occidentale contemporaneo come Julia Kristeva e Jean Vanier, il filosofo cattolico fondatore dell'Arca, l'organizzazione internazionale sorta a tutela delle disabilità mentali? Lo si scopre nel fitto dialogo che i due intrecciano in queste pagine, nate da uno scambio epistolare durato oltre un anno e incentrato sulle loro rispettive esperienze: quella di psicanalista, scrittrice e soprattutto madre, che vede Julia Kristeva impegnata da anni in una battaglia politica per assicurare ai disabili una vita dignitosa nella società, e quella di Vanier, che da quarantasei anni pratica e predica il vivere insieme alle persone portatrici di handicap. Perché l'handicap fa tanta paura? Perché l'irriducibile differenza delle persone affette da disabilità motorie, sensoriali c psico-mentali suscita distacco, angoscia e persino spavento? Come riuscire a cambiare lo sguardo della società su queste persone che la nostra cultura dell'efficienza, dell'eccellenza e della competizione relega tra gli esseri umani più ""estranei""""? Sono questi alcuni degli interrogativi cui Julia Kristeva e Jean Vanier cercano risposte, nel pieno rispetto dei loro differenti punti di vista. Prefazione di Gianfranco Ravasi."" -
Il cortile dei gentili. Credenti e non credenti di fronte al mondo di oggi
Stimolare e raccogliere le riflessioni di credenti e non credenti sui temi più diversi, come la salvaguardia del pianeta, la questione della laicità, l'interrogativo nietzschiano sulla morte di Dio, o la riflessione critica sul nichilismo o sull'indifferenza: è questo l'intento di una nuova iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, il Cortile dei Gentili. Creato dal cardinale Gianfranco Ravasi in risposta all'invito di Benedetto XVI ad aprire la Chiesa a coloro che ""non vogliono vedere se stessi come oggetto di missione, né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà"""", il Cortile dei Gentili rimanda a quello spazio dell'antico Tempio di Gerusalemme a cui potevano accedere anche i non ebrei indipendentemente dalla cultura, dalla lingua o dalla religione. Dunque uno spazio ideale di incontro e confronto delle molteplicità di pensiero intorno alle questioni ultime dell'esistenza. Ma quali sono oggi le basi per un dialogo tra laici e credenti? Quali i temi e quali le finalità che possono sostanziarlo? A questi e altri interrogativi di fondo rispondono le grandi personalità della scienza, del diritto e della filosofia che per prime hanno accolto le sollecitazioni del Cortile dei Gentili. Introduzione di Ivano Dionigi."" -
La città delle persone. L'Emilia,l'Italia e una nuova idea di buon governo
L'Italia è nel mezzo di una delle sue crisi più pesanti: crisi economica, precarietà, lacerazioni sociali, conflitti istituzionali segnano un paese in ginocchio, che per oltre dieci anni ha rinunciato a investire in ricerca e infrastrutture. In questo scenario, non resta che provare a ripartire da ciò che di positivo l'Italia ha costruito nella sua storia politica e amministrativa: le città e le competenze di buon governo locale. La necessità di valorizzare ciò che sui territori sembra emergere come un nuovo paradigma di crescita è infatti coerente con le strategie promosse dalla Commissione europea. Forte di questa convinzione, maturata sul campo in oltre un decennio di impegno come amministratore, Delrio prova ad allineare alcuni spunti per un nuovo progetto di governo della cosa pubblica, fondato sul riconoscimento della centralità delle persone nella progettazione delle politiche pubbliche. In un'economia della conoscenza, dunque, decisivo è il sostegno alla ricerca e all'innovazione, primo bacino di sviluppo e di occupazione. Altrettanto urgente appare la necessità di reinventare il modello di welfare, di fronte al crescere dell'anzianità, dell'immigrazione e della frammentazione sociale. Nella gestione del territorio, ineludibile è una strategia di lungo periodo che sappia guardare ben oltre la semplice speculazione delle rendite fondiarie. Ne sortisce un concentrato di strategie di buon governo, imperniato soprattutto su una visione di futuro per la propria comunità. -
Il metodo del dunque e altri saggi sul lavoro del poeta
"È dovere del poeta rischiare movimenti dell'anima improvvisi e incontrollati, provocare, intervenendo nella sintassi, tempeste inaudite, dare al suo stile, alla sua lingua, quel sussulto tipico del corpo giovane, lo slancio dell'aquila verso l'alto"""". Le prose critiche di Odisseas Elitis, il poeta greco contemporaneo insignito del premio Nobel nel 1979, sono pagine di riflessione etica esistenziale e letteraria ma anche pagine di alta poesia capaci di fondere insieme ispirazione lirica e filosofica: parole che mantengono forte l'eco di altre parole lontane già pronunciate e ora ripetute e accomunate dall'onda del pensiero. Sono la chiave migliore per entrare in profondità nel suo laboratorio poetico e linguistico, pongono le basi metodologiche dell'espressione del pensiero che sta dietro e dentro a tutta la sua produzione definendo non solo i termini e il senso del suo """"lavoro"""", ma anche la sua visione della vita e della ricerca dell'uomo. Elitis, qui come in tutta la sua opera, va alla ricerca del """"movimento segreto delle cose"""", tentando di ricomporre l'unità dell'uomo, laddove con il degenerare della cultura e della civiltà si è creato un frazionamento, una divisione, una contraddizione. Ragione e intuito non si contrappongono, ma si intrecciano in nome di una logica superiore che faccia leva sulle potenzialità latenti e inesplorate dell'uomo nel tentativo di ridonargli la libertà." -
Il segreto di Mary la cuoca
Agosto 1906. Long Island. L'esclusiva villa di una facoltosa famiglia di New York. La figlia minore si ammala e la diagnosi è uno choc: tifo. Tempo una settimana, e altri cinque membri della famiglia mostrano evidenti sintomi della malattia. Scoppia lo scandalo, e più ancora del tifo è il panico a farsi contagioso. Come può una famiglia ricca, in una dimora lussuosa, in una delle località più ambite d'America, contrarre una malattia comunemente associata allo sporco, alle periferie, alla feccia della società? Le indagini si fanno febbrili, ma non c'è verso di risalire alla causa. Finché arriva da New York uno zelante ispettore sanitario, il dottor Soper, che a furia di investigare si aggrappa a un esile indizio: e se la chiave di tutto fosse la cuoca congedatasi qualche giorno dopo la comparsa del tifo? Il sospetto si rivela fondato: Mary Mallon, cuoca referenziata presso l'alta società newyorchese, negli ultimi dieci anni è passata nelle cucine di diverse famiglie e in tutte ha fatto capolino la febbre tifoide. È lei la seminatrice di morte: Soper ne è certo e per questo si mette sulle tracce della donna. Scovata dopo una serie di fughe rocambolesche e inseguimenti degni di una spy story, la cuoca irlandese passerà alla storia della medicina col nome di Typhoid Mary, vale a dire il primo caso di portatore sano di tifo, e finirà tristemente i suoi giorni passando da una quarantena all'altra. Che cosa teneva Mary aggrappata al suo mestiere a costo della vita degli altri? -
Dieci lezioni sull'Italia contemporanea. Da quando non eravamo ancora nazione... a quando facciamo fatica a rimanerlo
Si può raccontare, in dieci lezioni, il ""succo"""" di 150 anni di storia del nostro paese? Lo si può fare in modo facile, gustoso, accessibile, suscitando la curiosità e l'interesse del lettore, senza nulla perdere in fatto di precisione e di rigore? Un grande storico, Mario Isnenghi, raccoglie la sfida. Non accetta il pregiudizio per cui solo i giornalisti possano farsi capire dal grande pubblico, quando raccontano di storia. Non gli piace l'idea che gli storici abbiano bisogno di """"supplenti"""". Perciò, dopo tanti libri di ricerca, giunto al termine della sua prestigiosa carriera di docente, decide di raccontare con brio e con passione dieci momenti essenziali, dieci questioni decisive del nostro passato, da quando non eravamo ancora una nazione... a quando facciamo una qualche fatica a rimanerlo. Nato da un esperimento di dialogo con il pubblico, in dieci incontri che i fortunati spettatori diretti ricordano come """"memorabili"""", questo libro, per comune volontà dell'autore e dell'editore, si propone di """"raccontare la storia"""", di presentarla alle giovani generazioni attraverso una scelta accurata degli argomenti, delle citazioni, dei linguaggi. L'autore non fa nulla per nascondere la sua posizione circa i fatti che racconta. Gli piace, l'Italia. La riconosce come un collante essenziale della nostra identità. E gli piace un'Italia laica e democratica, come non sempre è stata e come spesso rischia di non essere."" -
L' enigma del trattato. John M. Keynes e Piero Sraffa alle prese con un mistero del Settecento
Uno strano, anonimo libretto pubblicato nel lontano 1740 e la ricerca della sua paternità danno origine a una intricata e intrigante vicenda che si dipana con approfondite analisi bibliofile e accurate nonché contrastate indagini sui misteriosi personaggi che la animano. Protagonisti dell'avventura intellettuale sono due famosi economisti - John Maynard Keynes e Piero Sraffa -, vissuti entrambi a Cambridge, dove hanno insegnato, intrattenendo fra loro stretti rapporti intellettuali e un'intensa amicizia. E, naturalmente, protagonista è lo stesso David Hume, che si scopre essere l'autore del piccolo saggio. La ricostruzione della vicenda, effettuata in un breve e conciso pamphlet di immediata lettura, consente di rivisitare l'Introduzione che i due economisti scrissero a firma congiunta, pubblicandola nel 1938 presso Cambridge University Press in un'edizione che presentava anche il testo in facsimile del breve saggio di Hume per quasi duecento anni completamente dimenticato, testo che qui viene riproposto integralmente in appendice. -
L' energia e lo sguardo. Il cinema dell'Eni e i documentari di Gilbert Bovay. Con DVD
L'energia del petrolio, il lavoro operaio, l'impresa industriale: a partire dalla fine dell'Ottocento, tre fra i principali attori destinati a plasmare radicalmente il corpo della modernità incrociano lo sguardo nascente del cinema. Le immagini che traggono origine da questo incontro sono moltissime: nel corso del Novecento, in special modo negli Stati Uniti e in Europa, tutte le più importanti imprese iniziano a comprenderne il potenziale, utilizzandole per comunicare identità e risultati raggiunti. Ma, nei casi migliori, c'è qualcosa di più e di altro. Il volume muove all'esplorazione del percorso del cineasta francese Gilbert Bovay lungo l'asse temporale degli anni sessanta. Su commissione dell'Eni, Bovay girò in quegli anni una serie di documentari nelle terre d'Africa e del Vicino Oriente, segnati intensamente dal clima della cosiddetta ""decolonizzazione"""". Opere quali """"Oduroh"""" (1964), """"Gli uomini del petrolio"""" (1965) e la trilogia """"Africa: nascita di un continente"""" (1968) tutte comprese, in versione integrale, nel dvd allegato - testimoniano gli sforzi concreti, legati in modo precipuo alla dimensione del lavoro, intessuti dagli uomini dell'Eni in quei paesi per instaurare una relazione dialogica con quell'umanità """"diversa"""", e dischiudono al tempo stesso una limpida riflessione etica sul peso della vita di chi, in quelle terre offese, chiedeva allora (e chiede tuttora) un degno quanto autentico e profondo ascolto."" -
Vestiario-Bestiario
Abiti per animali dalla collezione di Vladimir Radunsky con i suoi appunti e i suoi disegni. Con una lettera di Juan-Rafael, coniglio-sarto boliviano e una nota di Mikhail Barysnikov, ballerino, amico degli animali. Età di lettura: da 5 anni. -
Strana gente. Un diario tra Sud e Nord nell'Italia del 1960
Dalle carte di uno dei più caparbi e coerenti censori del costume italiano emerge un dimenticato diario del 1960. Studente alla scuola di assistenti sociali di Roma, Goffredo Fofi aveva allora ventitré anni, ed era reduce da un'esperienza di lavoro a Partinico e nelle baracche di Palermo al seguito di Danilo Dolci. Anno ""strano"""" il 1960, in cui si rincorrono il governo Tambroni, le rivolte di luglio, i prodromi del centro-sinistra, i primi segni del """"miracolo economico"""", la morte di Fausto Coppi e di Adriano Olivetti, la """"prima"""" della Dolce vita di Fellini. Un periodo, come nota lo stesso Fofi, singolarmente povero di testimonianze, così abbondanti invece per la generazione precedente, ancora segnata dal fervore dell'antifascismo, o per quella successiva, ribelle e insoddisfatta degli esiti del primo benessere. Ma le pagine di Fofi attestano anche un cruciale spostamento geografico degli interessi politici: esse compongono un """"diario di viaggio"""" dal Sud contadino, eletto a sede di esperimenti di """"comunità"""", alla Torino di Raniero Panzieri e dei primi entusiasmi operaisti. Ne scaturisce il ritratto di una """"famiglia"""" della sinistra italiana, attraversata da forti e sincere tensioni religiose e politiche, estranea alle grandi """"chiese"""" del tempo, popolata di personaggi come Manlio Rossi-Doria ed Ernesto De Martino, Carlo Levi ed Ernesto Rossi, Pier Paolo Pasolini e Claudio Napoleoni, Gigliola e Franco Venturi, Norberto Bobbio. Nuova edizione con una Introduzione del 2012."" -
Libia. Fine o rinascita di una nazione?
La rivoluzione che ""non doveva essere"""" è avvenuta. La fine del regime di Gheddafi chiude un capitolo della storia della Libia durato quarant'anni e inaugura una stagione nuova, che guarda alla democrazia liberale come fine ultimo. Sarà possibile costruire un sistema democratico in un paese privo al momento di quei fondamenti culturali e politici necessari alla sua realizzazione? E quale ruolo giocheranno le potenze occidentali, che tanto peso hanno avuto nel crollo della dittatura? Nonostante i legami fitti e complessi che hanno intrecciato la storia dell'Italia a quella della Libia, il nostro sguardo sul paese nordafricano è rimasto in questi anni piuttosto sulla superficie. Gli eventi recenti hanno riacceso l'interesse, senza però che questo si sia mai tradotto nella comprensione profonda di una realtà socio-culturale e politica che per anni ha fatto sì che Gheddafi si mantenesse saldamente al potere e che in breve tempo ha deciso di liberarsene. Nasce da questa esigenza di comprensione l'analisi qui proposta da un gruppo di esperti e studiosi, che prende avvio dalla fase del dominio turco per arrivare alle rivolte dell'oggi, attraverso il colonialismo italiano, la seconda guerra mondiale e la nascita della Jamahiriya. Capitolo dopo capitolo, l'indagine passa al setaccio l'ideologia di Gheddafi, le divisioni subnazionali del paese e il loro ruolo nella costruzione di una nuova entità politica; il peso dell'islamismo radicale; le nazionalizzazioni del rais..."" -
Economia e società. Dominio
Dominio, il quarto monumentale volume con cui prosegue la traduzione italiana della nuova edizione critica di ""Economia e società"""", contiene la più antica stesura della """"sociologia del dominio"""" inclusa nel lascito weberiano, in un'inedita disposizione dei testi che una volta per tutte emenda le numerose scelte arbitrarie apportate dai primi curatori. La versione più ampia di questo classico della sociologia politica e giuridica viene presentata oggi dopo un'accurata revisione filologica, dotata di un commento storico dettagliato, che la inserisce nel dibattito in atto all'epoca della redazione del testo, segnalando fonti e interlocutori di Weber, espliciti e impliciti. Troviamo qui enunciate le tipologie fondamentali del dominio: dalle civiltà antiche agli Stati moderni, dalle culture tribali alle comunità monastiche, il fenomeno del dominio, centrale in ogni aggregazione sociale e comunitaria, è indagato da Weber con la sua somma padronanza dei più diversi ambiti della storia universale e con la sua maestria nel connettere regioni tematiche e situazioni storiche allo stesso """"tipo ideale"""". Un'ampia analisi è dedicata al """"dominio carismatico"""": con un'intuizione destinata a durare, dalla storia della Chiesa il concetto di carisma viene mutuato per l'analisi dei rapporti tra capi e seguaci in politica. A queste decisive ricerche si aggiunge un lungo testo dal titolo """"Stato e ierocrazia"""", che affronta i rapporti tra il potere politico e quello religioso."" -
Una vita per il Sud. Dialoghi epistolari 1944-1987
"In questo momento a me una sola cosa importa: capir dentro a questo oscuro processo che vedo in atto nelle campagne. Per questo sono preso da una vera frenesia di girare, di vedere, di prender contatto con la terra. E non vedo l'ora di tornare giù nel Mezzogiorno, di girare paese per paese"""". La preoccupazione per il futuro dell'Italia e la premura di agire in un momento in cui tutti sembrano attendere: è questo stato d'animo che Manlio Rossi-Doria confida a Guido Dorso in una delle prime lettere di questa raccolta, scritta nel novembre del 1944. Con lo sguardo sempre rivolto allo scopo principale di una vita, ovvero l'impegno per lo sviluppo economico e culturale del Mezzogiorno, Rossi-Doria - che del pensiero meridionalista è stato uno dei principali interpreti - trova nello scambio epistolare un luogo di riflessione privilegiato. Attraverso i dialoghi con alcune delle figure più importanti della scena politica e intellettuale del nostro paese - da Norberto Bobbio a Antonio Giolitti, da Rocco Scotellaro a Emilio Sereni -, matura infatti una linea di pensiero che si sostanzia nell'idea di un'Italia e di un Sud fatti di uomini e donne impegnati nella costruzione di un'effettiva unità nazionale, che coniughi sviluppo economico e coesione sociale, infrastrutturazione e difesa del territorio."