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Il lettore
Uno dei romanzi fondamentali della narrativa tedesca contemporanea, apparso per la prima volta in Germania del 1995.rnrn«Filosofico, elegante, moralmente complesso. Bernhard Schlink racconta la sua storia con meravigliosa immediatezza e semplicità» – The New York Timesrnrn«Un romanzo stilisticamente perfetto, inquietante e moralmente devastante» – Los Angeles Timesrnrn«Commovente, allusivo e alla fine speranzoso, ""Il lettore"""" elude qualunque confine e parla direttamente al cuore» – The New York Times Book Reviewrn«In principio era Hannah, la protagonista della storia che ha dato fama a BernhardrnSchlink e del film «The Reader» che ne è stato tratto (dove aveva volto e corpo di KaternWinslet). Ora c’è Olga, che brilla per forza di carattere, attende il ritorno del suo diletto, vivernda madre single, trovando ombre e dubbi solo nel finale del libro intitolato con il suo nome.» – La LetturarnrnrnrnGermania, fine anni Cinquanta. Mentre il paese cerca di archiviare definitivamente gli orrori della guerra, il quindicenne Michael Berg cerca di lasciarsi alle spalle i giorni maledetti della sua adolescenza. Svanita l'itterizia che lo ha costretto a letto per un intero inverno, ora può avventurarsi di nuovo per le strade della sua città, e raggiungere la casa di Hanna Schmitz, la sconosciuta trentenne che lo ha soccorso un giorno d'ottobre in cui, di ritorno dalla scuola, la malattia si era fatta sentire con violenza. Occhi azzurri, capelli biondo cenere, il volto spigoloso ma femminile, Hanna Schmitz esercita un'attrazione fatale sul ragazzo. Nella sua casa, un modesto appartamento in cui la stanza più grande è la cucina, Michael riceve la sua iniziazione alla vita sentimentale. Un'iniziazione fatta di travolgente passione e pudori, interrotti di tanto in tanto da uno strano rituale imposto dalla donna: la lettura ad alta voce da parte del ragazzo dei classici della letteratura tedesca. Un giorno, però, Hanna svanisce nel nulla senza lasciare traccia, gettando Michael nella più cupa disperazione. Alcuni anni dopo, il ragazzo, divenuto studente di legge, la rivede in un'aula di tribunale in cui si celebrano i cosiddetti """"Auschwitzprozesse""""... in veste di imputata. Apparso per la prima volta in Germania nel 1995, """"Il lettore"""" è uno dei romanzi fondamentali della narrativa tedesca contemporanea. Tradotto in più di cinquanta lingue, vincitore di numerosi premi letterari – tra gli altri, il Premio Grinzane-Cavour in Italia, dove fu pubblicato nel 1996 con il titolo """"A voce alta"""" –, trasposto con successo sullo schermo da Stephen Daldry (""""The Reader"""", con Kate Winslet e Ralph Fiennes), il libro viene riproposto oggi in una nuova traduzione che ne conferma il carattere di vero e proprio «evento letterario» (""""Der Spiegel""""), capace di segnare un passaggio importante nella trattazione della Shoah."" -
Terra crudele
Unendo le vivide descrizioni dell’aspro paesaggio della valle dei canyon alla vicenda dei primi insediamenti mormoni, Ann Weisgarber dà vita a «una storia avvincente, in perfetto equilibrio tra religione ed etica, crimine e peccato, compassione e paura» (Mary Doria Russell).rn«Ann Weisgarber ha creato un’eroina di grazia e coraggio straordinari in un paesaggio aspro, violento e, per questo, sublime» - Kathleen KentrnUtah, 1888. Sul fondo di un canyon, circondata da rocce scoscese, sorge la città di Junction, un luogo impervio dove da qualche anno si sono insediate alcune famiglie mormone spinte dal desiderio di allontanarsi dalle rigide regole imposte dalla loro chiesa. Laggiù, nella gola che ha un solo punto di entrata e uno di uscita, la prima casa che si incontra è quella dei Taylor. Da quattordici giorni Deborah Taylor aspetta con impazienza il ritorno di suo marito Samuel, che fabbrica e ripara carri nel vasto territorio dello Utah, e tarda a rientrare a causa delle nevicate sempre più fitte e di una frana che sbarra il sentiero che conduce alla gola. Deborah trascorre le giornate nell’attesa, finché, in un gelido pomeriggio di gennaio, qualcuno bussa con insistenza alla sua porta. L’uomo che compare oltre l’uscio dice di essere un fratello, un mormone in fuga dalla legge e bisognoso di riparo. Per quasi quattro anni, Deborah e Samuel hanno accolto i fuggiaschi che si presentavano alla loro porta con il loro fardello di guai: poligami, li chiamavano i giornali. Criminali, li etichettava il governo federale, per cui il matrimonio plurimo praticato dai mormoni era considerato un abominio, una pratica turpe. Nei ricordi di Deborah gli sconosciuti erano tutti uguali. Memorizzavano la strada, i nomi di città e gli avamposti dove potevano contare su un pasto per loro e foraggio per i cavalli, prima di proseguire verso sud e addentrarsi nei canyon profondi dello Utah. Ma quell’uomo ha qualcosa di diverso: è nervoso, sussulta ogni volta che il fuoco della stufa scoppietta, continua a guardarsi alle spalle. Deborah sa che gli uomini del governo non danno mai la caccia ai delinquenti durante l’inverno: le taglie che pendono sulla loro testa non sono abbastanza alte per giustificare un difficoltoso viaggio tra il ghiaccio e la neve in quelle zone selvagge. Chi è dunque quel fuggiasco? Che cosa può aver commesso di così grave per essere inseguito, in quella terra crudele e insidiosa, dal maresciallo federale Thomas S. Fletcher in persona, e non da un semplice vice? E, soprattutto, che cosa può fare Deborah per salvare sé stessa e l’intera Junction dall’accusa di complicità? -
Averroè o il segretario del diavolo
Il romanzo della vita di Averroè, l'ultimo grande pensatore dell'Islam dei Lumi.rn«Il racconto su Averroè è basato sulle opere che di lui ci sono rimaste, sulle poche notizie storiche accertate, e su una immaginifica, plausibile ricostruzione della vita quotidiana di un uomo di scienza nella Spagna islamica del XII secolo» - Lara Crinò, Il Venerdìrn«Con Sinoué si impara senza mai annoiarsi. La sua trasposizione di fatti storici entro la vita quotidiana avviene con lo stile poetico di un cantastorie egiziano. E, grazie al suo talento, ciò che appariva complicato diventa subito chiaro» – LirernrnMarrakesh, dicembre 1198. La Città rossa dorme ammantata dall'oscurità della notte mentre un uomo, chino su un manoscritto, affida alla pagina il racconto della propria vita, consapevole della deriva che sta trascinando il mondo verso l'intolleranza, deriva che rende le sue parole ancora più urgenti. Nato a Cordova nel 1126, tra i contrafforti della Sierra Morena e le ricche pianure di Campiña, l'uomo ha avuto molti nomi: i latini lo chiamano Averroè. Gli ebrei, Ben Roshd. Per gli arabi è Abu al-Walid Mohammad Ibn Ahmad Ibn Roshd. Figlio di Abu al-Qasim Ahmad, cadì di Cordova, Averroè cresce in un'epoca di grande scienza, ma anche di grandi tumulti. Un'epoca in cui ebrei e cristiani sono autorizzati a praticare liberamente il proprio culto, a commerciare e a esercitare il mestiere che preferiscono, con l'unica condizione di versare un'imposta alle autorità musulmane. Deciso a seguire le orme di Avicenna, Galeno e Ippocrate, a ventitré anni Averroè sceglie di affiancare agli studi di giurisprudenza, intrapresi per volontà del padre, quelli di medicina. Il suo apprendistato si compie a Granada, presso la dimora di Abubacer, medico, filosofo e sapiente astronomo. Grazie ad Abubacer, Averroè ha la possibilità non solo di arricchire il proprio sapere, ma anche di imbattersi nella donna che muterà il suo destino. Affascinante proprietaria di una delle più belle biblioteche di Cordova, quarantenne di grande erudizione e seducenti occhi da gazzella, Lobna accoglierà Averroè, gli aprirà le porte della propria casa e del proprio sapere e lo aiuterà a diventare uno dei più illustri e controversi filosofi del pensiero islamico, i cui scritti, spesso considerati blasfemi, gli varranno la nomea di «segretario del diavolo». Attraverso i grandi personaggi che, nel corso dei secoli, hanno guardato al lavoro di Averroè per nutrirsene o condannarlo, tra cui Tommaso d'Aquino, Federico II, Etienne Tempier, Dante e Petrarca, Gilbert Sinoué ci offre il ritratto di un filosofo che incarna indiscutibilmente un Islam illuminato, segnato dalla volontà di conciliare fede e ragione, filosofia e rivelazione, Aristotele e Maometto. Calunniato da alcuni, esaltato da altri, ma in verità raramente compreso, Averroè figura, in queste pagine, come l'ultimo grande pensatore dell'Islam dei Lumi. -
Morte di un ragazzo italiano. In memoria di Giovanni Lo Porto
Cala il silenzio totale, del governo, dei partiti, dell’opinione pubblica sulla morte di un ragazzo italiano.rn«Non ci sarà mai una piazza, una strada, una biblioteca intitolata a Giovanni Lo Porto. Non può esserci. Perché questo ragazzo è colpevole. Colpevole di aver resistito, restando vivo, alla violenza dei suoi sequestratori, i cattivi del copione, di non essersi sacrificato educatamente a recitare la parte della vittima del Male assoluto del nostro tempo. E quindi confermando le parti che spettano a ognuno. È colpevole di esser rimasto a metà, vivo fino a quando la bomba del terrorismo dei ricchi non lo ha eliminato. Giovanni è colpevole di non esser morto prima. Perché comunque doveva morire»rnIl 23 aprile 2015 Barack Obama, in qualità di presidente e Commander in Chief degli Stati Uniti d’America, annuncia al mondo intero l’uccisione di Giovanni Lo Porto, il giovane cooperante italiano, per opera di un drone statunitense sul confine tra Afghanistan e Pakistan. Il giorno dopo il ministro degli esteri italiano illustra le presunte circostanze di quell’assassinio a un’aula del Parlamento completamente vuota. Qualche anno dopo la magistratura italiana dispone l’archiviazione delle indagini sulle reali cause del decesso di Lo Porto per assenza di collaborazione da parte delle autorità americane. Perché scrivere un libro su un delitto in cui si sa il nome dell’assassino? si chiede Domenico Quirico in apertura di queste pagine. A quale scopo, visto che il reo confesso è il primo presidente nero degli Stati Uniti, il paese che ha proclamato il diritto alla felicità? Un uomo così abile a sciorinare le sue virtù teologali e democratiche da ricevere il premio Nobel per la Pace? Domenico Quirico non ha mai incontrato di persona Giovanni Lo Porto. Ma lo unisce a lui qualcosa che è più di una stretta di mano o un sorriso di reciproca stima. Lo unisce il tempo, incomunicabile, del prigioniero, il fatto di sapere che oltre una certa soglia non c’è più niente da dire, che occorre soltanto stringere i denti con violenza. Lo unisce, insomma, il dolore che gli consente davvero, in queste struggenti pagine, di alzare la voce contro l’ingiustizia della sua morte e chiedere la punizione del Colpevole. -
La claque del libro
Il primo libro che affronta la vasta galassia della pubblicità editoriale. La storia della promozione del libro nei secoli e l'infinita lotta per la sua affermazione.rnrnAbbandonato l'utero dello stampatore il libro si trova di fronte la spaventosa giungla del mercato. Editori rivali, eserciti di concorrenti, scrittori invidiosi, cecchini della critica, influencer malevoli. E su tutti domina il nemico mortale: l'indifferenza del mondo. Contro questi pericoli l'editore provvede a sostenere alcuni dei nuovi nati con squadre di promotori, uffici stampa, agenti pubblicitari. La claque del libro ricostruisce la storia delle promozioni editoriali nei secoli. A cominciare da Peter Shöffer, collaboratore di Gutenberg che nel 1469 per primo ebbe l'idea di stampare un foglio con diciannove titoli e di affiggerlo ai muri. Il libro di Ambrogio Borsani ripercorre le tappe fondamentali delle operazioni di sostegno al libro intrecciandole con la storia della pubblicità. Da Shöffer a Renaudot, primo teorico dello scambio. Da Parmentier a Diderot, infaticabile promotore dell'Encyclopédie. La grande stagione dei manifesti, da Chéret a Depero. Si ricostruiscono le case-histories di lanci clamorosi come quello di Fantomas, l'esempio più sorprendente di marketing tra i libri seriali del primo Novecento, e altri eventi straordinari come Via col vento e Il Piccolo Principe. Storie di grandi scrittori come Mark Twain, Hemingway e Steinbeck che si prestavano volentieri alla pubblicità. Un viaggio tra grandi successi e tonfi paurosi, fino a osservare il libro al tempo dei social. Follower, influencer, like, stroncature, cuoricini, emoticon ammiccanti o dispettosi, incensi e veleni della rete. Dai metodi inflazionati di promozione che promettono a tutti un grande successo al singolare caso di Rupi Kaur, astuta regina della poesia social. La storia del libro come racconto appassionante di splendori e miserie del mondo editoriale. -
Storie di animali e altre persone di famiglia
«Queste storie sono vere, o, per essere rigorosamente esatti, alcune sono vere, mentre altre hanno un nocciolo di verità e un contorno di fantasia»: così Durrell in apertura a questo libro che, caratterizzato dall'inconfondibile e frequente ricorso all'ironia che pervade tutta la sua opera, narra delle sue bizzarre avventure.rn«Unendo mirabilmente letteratura di viaggio e divagazione scientifica, Storie di animali e altre persone di famiglia è un'ulteriore, imperdibile capitolo della straordinaria capacità di Gerald Durrell di ""scovare le eccentricità di uomini e animali""""» - Sunday Telegraphrn«Delizioso, affascinante, divertente» - The Timesrn«Nessuno riesce ad essere più divertente di Durrell nel raccontare le proprie avventure e le scene più buffe in balia di artigli e zampe» - The Christian Science MonitorrnIl libro narra le avventure di Gerald come quando, vagabondando nei boschi della regione francese del Périgord, si imbatte in Esmeralda, una singolare scrofa «pura come una vergine» che non emana, come si potrebbe supporre, l'odore caratteristico dei maiali, ma un profumo delicato e fragrante capace di evocare campi primaverili fiammeggianti di fiori. O quando, costretto dalla vanesia fidanzata Ursula, si ritrova a dover dividere una camera nel lussuoso albergo Claridge con l'insopportabile pappagallo Mosè, un pennuto che parla perfettamente, anche se è più sboccato di un marinaio.rnBizzarre avventure, che non riguardano soltanto gli animali prediletti. Ecco, infatti, una giovane suora, al centro di una cause célèbre, che «per grazia divina» sparge il terrore tra i croupier del Casinò di Montecarlo, vincendo una mano dietro l'altra grazie alla fortuna prodigiosa; ecco un ex boia che, dopo aver trovato rifugio in Paraguay, ogni sera intrattiene conversazioni immaginarie con le sue vittime, riunite attorno a un tavolo per farsi beffe di lui; e, ancora, un capitano di nave scandinavo che, con impeccabile garbo, conduce undici anziane signore australiane nel loro primissimo viaggio verso l'Europa, salvo poi lasciarci le penne."" -
Cospiratori e poeti. Dalla comune di Parigi al maggio 68'
Da Blanqui a Debord, cospirazioni, scandali e sogni delle avanguardie artistiche che vollero cambiare il mondo.rnrn«Era la poesia moderna, da cent'anni, che ci aveva condotti lì. Eravamo alcuni a pensare che bisognava attuarne il programma nella realtà; e in ogni caso non fare nient'altro» – Guy DebordrnrnStoria delle avanguardie e dell'idea di rivoluzione, e dell'alleanza che le lega fin dall'origine, queste pagine mostrano come, prima che «artistiche», le «avanguardie» siano state esistenziali e politiche, nel senso di Rimbaud, che aveva della poesia un'idea eminentemente pratica: «cambiare il mondo e cambiare la vita». Di questo vasto programma, che ha caricato di compiti spropositati la bohème artistica e politica dalla Comune di Parigi al Maggio 68, si faranno infatti carico tutte le avanguardie del XX secolo, cultrici dello scandalo e dell'iperbole, fino all'autoscioglimento dell'Internazionale situazionista nel 1972. Da Blanqui al socialismo fiabesco di Fourier, da Breton a Isidore Isou, scrittore e cineasta, fondatore dell'Internazionale lettrista, da Aragon a Guy Debord, scrittore e cineasta anche lui, fondatore dell'Internazionale situazionista, fino alla gioventù metropolitana ribelle della fine degli anni Sessanta, Gabutti narra di cospirazioni reali e illusioni rivoluzionarie, di storie personali e ardite teorie dell'arte e della società, e della loro tendenza a confondersi fino all'indistinguibilità dell'una e dell'altra. Un racconto avvincente che illumina il conflitto tra arte e potere che da più di tre secoli caratterizza le società occidentali. -
Amore e rovina
Amore e rovina restituisce magnificamente l'avventurosa vita di Martha Gellhorn, una delle più grandi corrispondenti di guerra del XX secolornrn«Paula McLain trasforma con successo Martha Gellhorn in un'indimenticabile eroina.» – The Washington Postrnrn«Se l'amore e la guerra sono due dei più grandi temi della letteratura, qui ci sono entrambi. I dialoghi di Paula McLain sono, come Hemingway avrebbe apprezzato, autentici e sinceri. Un romanzo che cattura la passione reciproca tra Gellhorn e Hemingway e la lenta erosione della fiducia da entrambe le parti.» – USA TodayrnrnrnNel 1937, la ventottenne Martha Gellhorn si trova a Madrid per documentare le atrocità della Guerra civile spagnola. È l'avventura che da sempre stava aspettando e, al contempo, l'occasione per dimostrare di essere una brava giornalista in un campo dominato dagli uomini. Ma, inaspettatamente, l'incontro con lo scrittore Ernest Hemingway cambierà le carte in tavola, portandola a innamorarsi perdutamente di lui. All'ombra dell'imminente Seconda guerra mondiale la relazione tra Martha e Ernest si intreccia alle loro carriere professionali. Ma quando Ernest pubblica il più grande successo letterario della sua carriera, «Per chi suona la campana», Martha deve fare una scelta: arrendersi ad essere la moglie di un uomo famoso o rischiare di perdere Ernest per seguire le sue ambizioni. -
Nel peggiore dei modi. Le inchieste del commissario Cavallo
Le indagini del commissario Cavallo. Una serie imperdibile per gli amanti del giallo d'autorernrn«Flavio Villani ha scritto un giallo che si attacca alla pelle.» – Il Venerdì di Repubblicarn«Villani utilizza il genere per dire molto di più e ci riesce.» – Hans Tuzzirnrn«Sparatoria con morto». La chiamata della volante arriva alle otto e mezza del mattino negli uffici della Terza Sezione della Questura di Milano, meglio nota come Squadra Omicidi. Ancora in piedi accanto all'attaccapanni, senza aver ottemperato al solito rito del caffè mattutino, il commissario Cavallo si rimette il loden e si dirige con l'ispettore Montano sul luogo del delitto. Quando arrivano, l'area della sparatoria non è stata ancora transennata. Il cadavere giace in una chiazza di sangue e terra, e il cappotto di cachemire della vittima ne è intriso. A mezzo metro dal corpo, una scarpa ancora allacciata, persa probabilmente nella caduta. Poco distante, una Mercedes parcheggiata di sbieco sul marciapiede. L'ispettore Montano si china sul cadavere e infila una mano nella giacca. Ne estrae un portafogli di coccodrillo, poi una patente che dice Giacomo Riva, nato a Milano, residente in via Compagnoni. È il 1990, e il commissario Cavallo sa che quelli sono gli anni dell'espansione delle grandi organizzazioni criminali a Milano: esecuzioni mafiose con tutti i crismi, e con delinquenti più o meno noti come vittime, si sono già succedute in discreto numero in città. Tutto fa supporre che l'assassinio dell'uomo che risponde al nome di Giacomo Riva sia maturato nell'ambito della criminalità organizzata, con un killer freddo e spietato piombato a Milano dal profondo della Sicilia o da qualche metropoli del Nord Europa. Una storia semplice, in cui l'unico testimone sembra essere il figlio della vittima che, rannicchiato sul sedile posteriore della Mercedes, ha assistito, impietrito dall'orrore, all'omicidio del padre. Ma il commissario Cavallo l'adagio lo conosce bene: mai fidarsi delle apparenze, seguire sempre l'istinto. L'istinto del vero poliziotto. Giacomo Riva ha infatti la tipica fedina penale immacolata di chi può coltivare senza ritegno amicizie pericolose con esponenti del crimine. Il suo tenore di vita era inoltre troppo alto per essere il titolare di una modesta agenzia immobiliare. Tuttavia, vantava anche amicizie altolocate con politici di lungo corso, e il suo passato presenta una zona d'ombra su cui ogni buon poliziotto dovrebbe indagare: durante gli Anni di piombo era scomparso... e i suoi amici con lui. -
I luoghi del pensiero. Dove sono nate le idee che hanno cambiato il mondo
Da Spinoza, nel Seicento olandese, Paolo Pagani risale il tempo e lo spazio fino a Thomas Mann, inseguendo e spiando nel loro lavoro quotidiano e nell'impegno di una vita grandi filosofi e scrittori, muovendosi fra stati, città, paesi, borghi, piccoli abitati, baite, stanze in affitto, monti e mari, dal Sud al Nord dell'Europa, sino agli Stati Uniti. rn«Questa è anche la personale ricostruzione di una certa idea di Europa. Politica ed economia sono strumenti imprescindibili di comprensione, forniscono il kit di smontaggio dei meccanismi di funzionamento di ogni società. Ma è la cultura che ha reso inimitabile il Vecchio Continente, è il suo possente portato di pensiero. Naturalmente attraverso alcune figure monumentali».I luoghi del pensiero non è un libro di filosofia, ma parla soprattutto di filosofi, delle loro vite e dei luoghi che hanno abitato. È perciò una originale cartografia intellettuale che racconta la storia delle idee e la loro genesi. Un viaggio reportage alle radici della cultura europea: nomi, case, sepolcri degli uomini che hanno cambiato la nostra visione del mondo. Soprattutto: idee nate da quei nomi, in quelle dimore, interrate in quei sepolcri, ma ancora vive perchè potenti, lungimiranti, preziose, eterne, fondative. Perchè c'è un'aura in ogni luogo, un linguaggio non detto che si impara ad ascoltare. -
Il mondo nell'abisso. Heidegger e i Quaderni neri
Una serie di questioni rilevanti sul rapporto tra Heidegger e il suo tempo storico e sull'ultima fase della sua riflessione filosoficarnrn""Il 'mondo' è fuori di sesto; esso non è più un mondo, o per dirla in modo più veritiero: esso non è ancora mai stato un mondo. Noi siamo soltanto nella sua preparazione""""rnrnCon la pubblicazione nel 2014 dei tre volumi dei """"Quaderni neri"""" si è di nuovo proposta una querelle classica della vicenda di pensiero di Martin Heidegger: «Heidegger e la politica». Più precisamente: «Heidegger e il nazismo». E più ancora «Heidegger e gli ebrei». Al di là, tuttavia, della evidente operazione di marketing editoriale che ruota attorno a questa riproposizione, i """"Quaderni neri"""" pongono una serie di questioni rilevanti sul rapporto tra Heidegger e il suo tempo storico e sull'ultima fase della sua riflessione filosofica. Oggetto di questo libro sono esattamente tali questioni, strettamente connesse al grande tema heideggeriano della modernità e della tecnica. Eugenio Mazzarella mostra come dopo l'esplicita adesione al nazismo, attestata chiaramente dal celebre discorso del rettorato del 1933, Heidegger avviò un vero e proprio disimpegno dalla politica e dalla realtà storica del suo tempo. Disimpegno che assume un tono sempre più apocalittico man mano che, nell'inoltrarsi negli anni Trenta, diviene sempre più chiara, per il filosofo tedesco, la deriva di mera potenza del Reich «millenario»; da contropotenza politico-spirituale alla crisi dell'Europa a mera variante del mondo moderno, del calcolo della «tecnica». Un giudizio che consegna l'intero presente - il mondo, la vita, la storia, e l'umanità che vi è coinvolta - al puro abisso di un anatema gnostico, di fronte a cui non c'è scampo se non quello di un'altra possibile storia dell'Essere a venire, sancita dalla celebre espressione: «Soltanto un dio ci può salvare». La storicità concreta, esistenziale e storica, così come si offriva in Essere e tempo, viene in tal modo completamente abbandonata."" -
Pactum salis
Dopo il successo di Aspettando Bojangles, OlivierrnBourdeaut torna con un romanzo che ha perrntema la singolare amicizia tra duerntrentenni profondamente diversi per carattere,rnestrazione sociale e scelte di vita, ma accomunatirndalla medesima difficoltà a rapportarsi ernad aprirsi autenticamente all’altro.rnrn«Una commedia contemporanearnche non manca di sale!» - Le Figarorn«Tanto la trama, ricca di suspense,rnquanto la cornice… tutto è originalernnel nuovo romanzorndi Olivier Bourdeaut» - La Croixrnrn«Degno erede di una tradizione di cui fanno parte Queneau, Prèvert e Romain Gary, Bourdeaut racconta la sua famiglia con ironia e commossa ingenuità, trasmettendo al lettore la sua gioia di vivere che vuole essere più forte di qualsiasi dramma.» – la RepubblicarnrnSul terrazzino della suite dell’Hermitage di LarnBaule, Michel sorseggia il suo meritato Bollinger.rnSono le prime vacanze che si concede dall’iniziorndella sua vita professionale, cominciata,rnquand’era appena diciottenne, presso un’agenziarnimmobiliare di Rezé affiliata al potenternmarchio globale Century 21, e prolungatasi perrndodici, lunghi anni di intenso, accanito lavoro.rnAnni che hanno fortunatamente dato i lorornfrutti. Dopo aver svuotato la bottiglia, a tardarnnotte Michel decide di sfrecciare per le straderndella costa con la sua Porsche nuova di zecca.rnÈ l’alba del giorno dopo quando Jean prendernla macchina e raggiunge la sua salina a Batzsur-rnMer. Insofferente al ritmo convulso dellarncittà, Jean, senza proclami né proselitismo, harnavviato una piccola rivoluzione personale perrnritrovare sé stesso: ha lasciato Parigi, si è sbarazzatorndel televisore gettandolo tra i rifiuti, sirnè liberato della rete rivendendo il computer.rnDa allora le sue giornate sono segnate da un’unicarnattività: l’apprendimento del mestiere dirnsalinaio, una professione a metà strada tra l’agricolturarne le arti marinare.rnImboccando la strada delle saline, Jean scorgernuna Porsche rossa posteggiata di fianco al suorncumulo di sale, la portiera spalancata e l’autoradiornche trasmette una musica elettronica chernin quel luogo, per lui ammantato di fascino ancorarnmedievale, risulta tanto incongrua quantornanacronistica. Lí accanto, steso sul telone chernricopre il sale, un uomo russa senza freno.rnPuzza di alcol, di sbronza pesante. Ma quel chernè peggio è che, prima di crollare, ha urinato sulrnsale, frutto di settimane di lavoro da parte dirnJean, il cui primo impulso è quello di afferrarernun badile e regolare i conti con l’insolente…rnUna settimana dopo, in una fresca giornata d’agostorna Batz-sur-Mer, dopo diciassette giorni dirnsole infuocato e vento secco, salinai e stagionalirnsi avvicendano alla raccolta con rinnovato buonumore,rnspingendo con passo rapido e temerariornla carriola lungo le strette corsie di fangornsecco e screpolato. Nei dintorni delle vasche li attende, però, una macabra scoperta: da unornspecchio d’acqua spuntano due piedi, nudi ernsudici e con le dita spalancate come occhi chernhanno visto la morte.rnDopo il successo di Aspettando Bojangles, OlivierrnBourdeaut torna con un romanzo che ha perrntema la singolare amicizia, «amicitia pactumrnsalis» dice un proverbio medievale, tra duerntrentenni profondamente diversi per carattere,rnestrazione sociale e scelte di vita, ma accomunatirndalla medesima difficoltà a rapportarsi ernad aprirsi autenticamente all’altro. -
Oliver loving
Finalista sezione narrativa straniera Premio Gregor von Rezzori 2019Un romanzo che si avventura nella zona d'ombra di una famiglia e di una città americane per trarne inaspettate verità.rnrn«Una storia mozzafiato di tragedia e redenzione... Un trionfo» – Peoplernrn«Con prosa lucida e mano tremendamente sicura, Block tesse una storia di formazione e di perdita della gioventù» – Matthew Thomasrnrn«Strage di studenti in Texas. Tra questi c'è Oliver, che non muore, ma è ridotto a un vegetale. Al suo capezzale, Stefan Merrill Block torna a svelare la storia di una famiglia e a denunciare l'uso di pistole e fucili in America.» – Paolo Giordano, La LetturarnrnBliss, Texas. Alle 9.09 di sera del 15 novembre, durante il ballo della scuola, un ex alunno ventunenne, smilzo e pieno di tatuaggi, Hector Espina Junior, parcheggia il suo pick-up fuori dall'ingresso laterale ed entra nell'edificio con un fucile d'assalto comprato a una fiera di armi a Midland. Non si dirige in palestra dove i ragazzi stanno ballando e potrebbe fare una carneficina, bensì nell'aula sul retro, dov'è radunato il gruppo teatrale in attesa di salire sul palco. Hector non dice una parola prima di mettersi a sparare. L'orrore è amplificato dalla rapidità dell'attacco: il tutto non dura più di un minuto. Mentre esce dall'aula, l'assalitore si imbatte in Oliver Loving, un diciassettenne allampanato, timido e maldestro. Un ragazzo che desidera soltanto passare inosservato, bravo a scuola e impacciato con le ragazze, soprattutto con quella cui muore dietro da un anno, Rebekkah Sterling, uno scricciolo pallido con i capelli color rame. Hector spiana il fucile, trucidando il futuro dell'intera famiglia Loving, prima di togliersi lui stesso la vita. Dieci anni dopo Oliver è ancora il «martire» di Bliss, ricoverato, in coma vegetativo, nella Crockett State Assisted Care Facility. Attorno al suo letto d'ospedale orbitano le vite dei suoi familiari: la madre, Eve, che trascorre quattro ore al giorno accanto al letto del figlio, convinta che basterebbe una distrazione perché Oliver scivoli via per sempre; il padre, Jed, che ha affogato il suo dolore nel whiskey e confonde il giorno con la notte; Charlie, il fratello minore, che si è trasferito a New York e, a suo dire, sta scrivendo un libro dedicato proprio a Oliver; e, infine, Rebekkah Sterling, l'amore giovanile di Oliver, che si è misteriosamente salvata dalla sparatoria per svanire poi nel nulla, senza rispondere alle domande dei giornalisti. Quando un nuovo test medico sembra promettere una soluzione per liberare la mente intrappolata di Oliver, sulla bocca di tutti affiora la domanda: potrà Oliver tornare a comunicare, e raccontare così ciò che è realmente accaduto in quella fatidica notte? -
Splendore e viltà
Consigliato da Bill Gates tra i 5 libri da regalare e leggere a Natale 2020.«La paura e l’ansia che provarono sebbene molto più severe di quelle che abbiamo vissuto noi con il Covid-19, mi sono suonate familiari». - Bill GatesrnDal 10 maggio 1940 al 10 maggio 1941 si svolge l’anno decisivo delle sorti del Regno Unito, l’anno che si conclude con «sette giorni di violenza quasi fantascientifica, durante i quali realtà e immaginazione si fusero, segnando la prima grande vittoria della guerra contro i tedeschi».«Per loro grande fortuna – altrimenti la vita sarebbe intollerabile – gli esseri umani non possono prevedere il corso degli eventi nel lungo termine». - Winston Churchill, Elogio per Neville Chamberlain, 12 novembre 1940rnrn«Ci sono innumerevoli libri sulla seconda guerra mondiale, ma c’è solo un Erik Larson. Il libro si legge come un romanzo, e anche se tutti (si spera) sanno come è finita la guerra, staccarsi dalle pagine è impossibile grazie all’avvincente prosa». - NPRrnrn«Avevo una copia di questo libro sulla mia scrivania e ho iniziato pigramente a leggere le prime pagine… e all’improvviso il tempo è scomparso». - Seattle TimesIl 3 settembre 1939, in risposta all'occupazione della Polonia da parte di Hitler, la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania, e l'intero paese si prepara ai bombardamenti e all'invasione naziste. Le istruzioni del governo, impartite alla popolazione, non smorzano affatto la gravità dell'ora: «Dove il nemico atterrerà» avvertono, «i combattimenti saranno violentissimi». Vengono smontati i segnali stradali, distribuite trentacinque milioni di maschere antigas ai civili, l'oscuramento è così totale che nelle notti senza luna i pedoni urtano contro i pali della luce e inciampano nei sacchi di sabbia. La paura di ritrovarsi i tedeschi nel giardino di casa è tale che persino gli alti vertici dello Stato si preparano a scelte estreme. Harold Nicolson, futuro segretario parlamentare al ministero dell'Informazione, e la moglie, Vita Sackville-West, mettono nel conto la possibilità di suicidarsi pur di non cadere in mano nemica. «Dovrà essere qualcosa di rapido, indolore e poco ingombrante» scrive Vita al marito. Nel maggio 1940 i bombardamenti cominciano realmente. Dapprima con attacchi apparentemente casuali, poi con un assalto in piena regola contro la città di Londra: cinquantasette notti consecutive di bombardamenti, seguiti nei sei mesi successivi da una serie sempre più intensa di raid notturni. Nel maggio 1940, alle prime incursioni aeree sul suolo britannico, il primo ministro Neville Chamberlain, sfiduciato di fatto dal parlamento, si dimette e re Giorgio vi nomina al suo posto Winston Churchill. Dal 10 maggio 1940 al 10 maggio 1941 si svolge l'anno decisivo delle sorti del Regno Unito, l'anno che si conclude con «sette giorni di violenza quasi fantascientifica, durante i quali realtà e immaginazione si fusero, segnando la prima grande vittoria della guerra contro i tedeschi». L'anno in cui «Churchill diventò Churchill - il bulldog con il sigaro in bocca che tutti noi crediamo di conoscere - e in cui tenne i suoi discorsi più memorabili, dimostrando al mondo intero che cosa fossero il coraggio e la leadership».... -
La strana morte dell'Europa. Immigrazione, identità, Islam
«Ogni tanto viene pubblicato qualcosa che attraversa la nebbia della confusione... per illuminare un fatto chiave del mondo. Lo sconvolgente libro di Douglas Murray è una di queste opere» - The TimesrnrnrnAccolto al suo apparire in Inghilterra dall'apprezzamento del Times e di buona parte della stampa britannica, ""La strana morte dell'Europa"""" è un'opera che mostra senza ipocrisie e nascondimenti tre aspetti fondamentali della crisi che scuote l'Europa, dinanzi ai quali chiudere gli occhi implica soltanto lasciare campo libero all'estrema destra razzista. Questi tre aspetti sono nell'ordine: 1) il radicale cambiamento nella composizione etnica, culturale e religiosa dell'Europa che l'immigrazione già comporta e può, a maggior ragione, comportare in futuro. Murray snocciola cifre al riguardo che emergono da seri studi, come quello - fonte il Guardian - condotto in Svezia, secondo il quale la percentuale della popolazione musulmana nel 2050 salirebbe in quel paese all'11 per cento se l'immigrazione cessasse oggi del tutto, al 21 per cento se registrasse un afflusso regolare e al 31 per cento se continuasse al ritmo attuale; 2) il naufragio del multiculturalismo, solennemente annunciato dalle parole stesse di Angela Merkel: «il tentativo di costruire una società multiculturale e di vivere fianco a fianco in armonia è fallito, miseramente fallito»; 3) l'illusione, coltivata soprattutto dalle élite liberal, di affidare l'integrazione a quella che Murray definisce cieca fede nella «società dei consumi» e che sarebbe forse più opportuno chiamare cieca fede nel libero mercato. La risposta di Murray alla crisi delle democrazie liberali, che l'immigrazione e il fallimento del multiculturalismo svelano, è quella che caratterizza l'intera ondata neocon che attraversa l'Europa odierna, e che accomuna conservatori atei come lui e conservatori credenti: recuperare le radici cristiane del nostro continente."" -
Ci diciamo l'oscuro. La storia d'amore tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan
«Ci diciamo l'oscuro, ci amiamo l'un l'altra come papavero e memoria.»rn«La storia d'amore tra due poeti, una storia che appartiene agli eventi drammatici, e più pregni di conseguenze, della letteratura tedesca dopo il 1945» - Frankfurter Allgemeine Zeitungrn«Böttiger ritrae imp0eccabilmente la storia d'amore di questa principesca coppia lirica tedesca del dopoguerra, emersa soltanto dopo la morte di entrambi - Die ZeitrnNel 1948, a Vienna, Paul Celan dedica questi versi a Ingeborg Bachmann. Il componimento, Corona, celebra il fatale incontro di due anime che parlano la stessa lingua, la lingua «oscura» della poesia, e che si uniscono come il papavero e la memoria, l'oblio e il ricordo. Nella primavera di quell'anno i due poeti si ritrovano a Vienna per vie e ragioni molto diverse. Morti i genitori in un campo di concentramento in Ucraina ed entrata Czernowitz, la sua città natale, a far parte dell'Unione Sovietica, il ventisettenne Celan ripara dapprima a Bucarest e poi, dopo una lunga e pericolosa fuga a piedi durata intere settimane, nella capitale austriaca. Occupata da quattro potenze straniere, nel 1948 Vienna è la città delle spie, della criminalità politica ed economica, dei grandi spacciatori e dei piccoli trafficanti. È la città anche degli ebrei scampati alla deportazione, sradicati che, come Celan, hanno perso la propria Heimat, il luogo natio. Ingeborg Bachmann è a Vienna per una Heimatlosigkeit di tutt'altra specie. Ha solo ventidue anni, ma nella capitale austriaca – raggiunta a diciotto anni per studiarvi e sfuggire a quella Carinzia e a quel padre che hanno accolto con entusiasmo il nazismo – è già una promettente giovane autrice. I due poeti trascorrono sei settimane insieme. Un incontro esplosivo che lascia tracce indelebili nell'esistenza dell'uno e dell'altra. Un incontro, tuttavia, segnato anche da sentimenti di incertezza e di insicurezza. A Vienna, Celan si scontra ovunque con segnali che testimoniano il perdurare dell'antisemitismo e dell'ideologia nazista. La capitale austriaca non può essere perciò la sua Heimat. Fugge a Parigi, dove però i fantasmi e gli incubi della Shoah continuano a perseguitarlo. Ingeborg Bachmann, dal canto suo, va incontro a un destino tragico dopo la fine della sua relazione con Max Frisch. Helmut Böttiger ricostruisce la storia dei due poeti dal loro primo incontro fino agli anni della loro «catastrofe parallela», i primi anni Settanta. La storia di un amore struggente che troverà il suo epilogo nelle parole contenute in Malina, l'ultimo libro della Bachmann pubblicato dopo la sua morte: «La mia vita finisce perché lui è annegato nel fiume durante la deportazione, era la mia vita». -
La traccia dei mutamenti
Attraverso pagine di inconsueta ironia, una storia sull'odierna Palestina raccontata dal punto di vista di un esiliato che torna a casa per dire addio a suo padre e, al contempo, una profonda e struggente riflessione sui legami familiari.rn«Nel tratteggiare le sottili sfumature della società araba e di quella ebraica, Sayed Kashua è un vero maestro» - New York Timesrn«In quanto palestinese nato e cresciuto in Israele, Kashua rappresenta la personificazione stessa del conflitto arabo-israeliano» - Etkar Keretrnrn«Sono all'ospedale». È sufficiente questo breve messaggio, inviato da un padre via Skype, per far salire suo figlio sul primo volo che dall'Illinois lo riporta in Israele, dopo quattordici anni di assenza. Nel breve viaggio in taxi che dall'aeroporto lo conduce a Tira, il luogo dove è nato e dove tutt'ora vivono i suoi genitori e i suoi fratelli, l'uomo ritrova l'antica paura che un tempo lo attanagliava: quella di sapersi arabo in territorio israeliano, esule nella sua stessa terra. Espatriato negli Stati Uniti con la moglie Palestine e i tre figli, il protagonista di queste pagine ha invano tentato di tagliare i ponti con il passato attraverso il silenzio. Ma è sufficiente che metta piede nella stanza dove suo padre giace, piccolo, pallido, con gli occhi sprofondati nelle orbite e il petto che si alza e si abbassa sotto il lenzuolo leggero dell'ospedale con il disegno delle stelle di David, perché il passato torni a galla con prepotenza e presenti il suo conto. L'uomo ha con sé il vecchio registratore «Executive» della Sony, un apparecchio massiccio, con un microfono esterno, tre pulsanti neri e uno rosso per la registrazione: è lo strumento con cui si guadagna da vivere come ghost writer, mettendo nero su bianco le storie altrui. Ma l'unica testimonianza di cui desidera lasciare traccia in quel momento è quella di suo padre. Sarà l'occasione per rielaborare i propri ricordi e riflettere sulla sua stessa vita. Perché anni prima è stato scacciato dalla sua famiglia? Perché negli Stati Uniti è costretto a dormire nel campus universitario, bandito da sua moglie dalla loro casa? E perché tutto sembra collegarsi al fatto che, quando era ragazzo, ha scritto uno strano racconto su una ragazza di nome Palestine? -
L'isola delle anime
Magnifico romanzo che muove da un luogo realmente esistito, L’isola delle anime è una commovente storia sul prezzo che le donne devono pagare per la loro libertà. Un inno alla solidarietà, all’amore e alla speranza. rn«Ecco come si scrive un vero romanzo. L'equilibrio tra luce e ombre rende L'isola delle anime un romanzo perfetto in tutti i suoi aspetti» - Svenska Dagbladetrn«Questo è sicuramente uno dei romanzi da leggere quest'anno» - VasabladetrnrnPotente ed evocativo, un romanzo sulla follia, la colpa e la redenzione.rnrnFinlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull’acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell’imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell’acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi.rnLa giovane donna viene mandata su un’isoletta al limite estremo dell’arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt’attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. È Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate.rnDopo quarant’anni l’edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l’infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c’è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava.rnL’infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell’isola di Åbo. -
Shakespeare and Company
Un libro pieno di aneddoti e di retroscena sulla vita di celebri scrittori della Parigi degli anni Venti e Trentarnrn«Quella di Shakespeare and Company raccontata da Sylvia Beach è la storia di una meravigliosa avventura, quando in America c’era il proibizionismo, la vita a Parigi era facile, e stormi di americani, inglesi e irlandesi di talento arrivavano come uccelli migratori per sistemarsi in qualche appartamentino senz’acqua calda e con il bagno sul pianerottolo nel Quartiere Latino» - Livia Manerarnrn«Un rifugio per giovani talenti e i loro futuri capolavori: benvenuti nel famoso negozio di Parigi. Aperto da un’americana nel 1919 è tuttora una casa zeppa di magnifiche parole» - la RepubblicarnrnIl 19 novembre del 1919 apre i battenti la libreria parigina più famosa al mondo: la Shakespeare and Company. Nelle vetrine fanno bella mostra di sé le opere di Chaucer, di T.S. Eliot e di Joyce mentre alle pareti sono appesi i disegni di Blake, i ritratti di Whitman e Poe e due fotografie di Oscar Wilde in brache di velluto. A dare vita a tutto questo è l'americana Sylvia Beach, un uccellino di donna che fuma come un turco e che sognava di aprire una libreria francese a New York, prima che l'amicizia con Adrienne Monnier la spingesse a dare vita a una libreria inglese a Parigi. André Maurois è uno dei primi a fare gli auguri alla neonata libreria, portando una copia del suo piccolo capolavoro appena pubblicato: ""Les silences du Colonel Bramble"""". Ezra Pound, fuggito dall'Inghilterra con la moglie Dorothy, si offre di riparare una sedia e diventa un cliente abituale. E ovviamente non può mancare il punto di riferimento degli americani a Parigi, Gertrude Stein, con l'inseparabile Alice B. Toklas. Shakespeare and Company diventa presto una tappa imprescindibile per tutti quei pellegrini degli anni Venti che attraversano l'oceano e si stabiliscono a Parigi, creando una colonia americana sulla Rive Gauche. Ma anche per coloro che, non potendo permettersi l'acquisto di volumi importati, si accontentano di prenderli in prestito. La tessera per abbonarsi vale, per gli scrittori dalle speranze in boccio, quanto un passaporto e, benché la regola dica che non si possono ritirare più di uno o due libri alla volta, Hemingway la infrange spesso portandosene via una mezza dozzina, e Joyce ne prende delle sporte intere, riportandoli dopo anni. Ed è proprio a Joyce, e alla pubblicazione di """"Ulysses"""", che è legato uno dei capitoli più interessanti della Shakespeare and Company. Nell'estate del 1920, quando la libreria non conta ancora un anno di vita, in Inghilterra Harriet Weaver, pioniera joyciana e direttrice della rivista YEgoist, ha già combattuto e perso la sua battaglia per l'""""Ulysses"""". Nessuno vuole assumersi il rischio di pubblicarlo, «Al solo sentire il nome di Joyce i tipografi inglesi scappavano come il diavolo davanti all'acqua santa», temendo conseguenze penali. Solo una persona, intuendo l'alto valore letterario di quello che è destinato a diventare uno dei capolavori indiscussi del Novecento, è disposta a rischiare il tutto e per tutto per darlo alle stampe:... -
Il regno errante. L'Arcadia come paradigma politico
Proprio quando la tradizione politica dell'occidente attraversa una crisi che sembra senza uscita, Monica Ferrando riscopre l'Arcadia come modello alternativo di una possibile esistenza felice degli uomini sulla terra.rnrn«L'Arcadia non è in alcun modo fuori dalla storia, ma... resta per l'Occidente un modello alternativo da cui non è possibile prescindere se si vogliono interrogarne le origini e comprenderne le ragioni.»rnrnrnrnrnrnDa quando Virgilio, per ragioni che nessuno è riuscito finora a chiarire, decise di situare in Arcadia le sue «Bucoliche», questa impervia regione della Grecia ha dato il suo nome a una tradizione letteraria fatta di idilli e di pastorelle, di paesaggi incantati e di delicati amori che, sebbene abbia prodotto dei capolavori in poesia come in pittura, è diventata sinonimo di uno stucchevole convenzionalismo. Il libro di Monica Ferrando rompe decisamente con questa tradizione e legge nell'Arcadia virgiliana un messaggio politico così eterogeneo al suo e al nostro tempo che la cultura occidentale ha dovuto calarvi sopra una sorta di pietra tombale. Attraverso una paziente, minuziosa indagine archeologica delle fonti storiche e letterarie, l'autrice ricostruisce punto per punto gli insospettati significati politici e religiosi che l'Arcadia e i suoi abitanti avevano nel mondo antico e che erano così forti che proprio a una donna arcade, Diotima, Platone affida nel «Simposio» la formulazione della sua filosofia dell'amore. Il libro getta così una luce nuova su alcuni dei concetti fondamentali della nostra tradizione politica: innanzitutto il nomos, la legge, che, smontando l'interpretazione schmittiana, viene restituito al suo originario significato musicale, ma anche e non meno un diverso rapporto fra città e territorio, che mette radicalmente in questione la supremazia della polis ateniese.