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La ragazza del Kyüshü
In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent'anni, il volto pallido dai tratti vagamente infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, ""come fosse stata forgiata nell'acciaio"""". Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyushu per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L'avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto più per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l'esecuzione abbia luogo. Sono solo gli antefatti da cui prende il via questo noir di Matsumoto. Dove un """"caso-fantasma"""", ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano, andando a segno quasi per caso. E mentre ogni colpa - consapevole o inconsapevole - viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione sotterranea, un """"rumore di nebbia"""" accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, """"la ragazza del Kyushu"""", non otterrà ciò che le spetta."" -
Gli ultimi libertini
L'autrice di Amanti e regine ci presenta le vite intrecciate, le avventure e gli amori di sette affascinanti rampolli della nobiltà francese«La storia luminosa e affascinante, intrigante e drammatica del duca di Lauzun, del visconte e del conte di Ségur, del duca di Brissac, del conte di Narbonne, del cavaliere di Boufflers, del conte di Vaudreuil costituisce ben più che il resoconto di sette vite esposte alla forza inarrestabile degli eventi. Essa restituisce lo spaccato di una stagione colta nel momento, fastoso e tragico, della sua fine». Roberto Esposito -
Il capanno di Flipke e altri racconti
«Si dice che i nostri sogni, anche i più lunghi, durino solo pochi secondi. E forse questa ne è la prova. Boussus aprì gli occhi e si stupì di non vedere la betta accanto alla sua barca. Anche guardando più lontano, non c'era niente in mare, a parte un grosso cacciatorpediniere grigio ancorato nella Baie des Salins. La bottiglia di vino di Porquerolles era vuota, o quasi. Le mosche ronzavano intorno alla scatola di sardine piccanti e l'ultimo pezzo di pane si rinsecchiva al sole. Il viso di Boussus sembrò incavarsi di colpo come quando aveva mal di fegato, e gli occhi gli diventarono simili a biglie galleggianti in una pozza d'acqua. E se non fosse stato un sogno? Se fosse vero?...» -
Altre concupiscenze
«Lo scrittore è insieme futile e fatale; non prende nulla dal mondo, giacché, senza lo scrittore, il mondo è un caos di oggetti senza nome.»«Concepisce la lettura come una performance sessuale, per cui non si sottrae ai piaceri del libertinaggio. Spiluccare (non: divorare) queste “Altre concupiscenze” procura un innegabile piacere gaudente e fazioso. Come quando liquida Cassola o riflette su Dickens.» – Alessandro Piperno, La Lettura - Il Corriere della SeraConcupiscenza libraria ce lo ha confermato: la recensione, «minimo mostriciattolo», può trasformarsi in una magnifica narrazione che ha come personaggi «le parole di un libro», in letteratura sulla letteratura o, se vogliamo, in uno specifico genere letterario, magari ambiguo, arbitrario, «impuro», persino irresponsabile, ma capace di svelare quell’«immagine segreta», quello «strato sotterraneo» in cui risiede la grandezza di un libro. Occorre, certo, che il recensore sia un «animale passionale» e soprattutto uno scrittore, giacché «recensire è scrivere». Inveterato bibliomane, Manganelli ha frequentato i più diversi autori: ma a quali in particolare riservava la sua devozione? Quali considerava «complici di libertà»? E ancora: quale idea della letteratura tale costellazione proietta? Lo scopriremo grazie a questa raccolta, che completa Concupiscenza libraria: «... è una prima approssimazione di ciò che cerco: un luogo insieme notturno e labirintico» leggiamo a proposito di Borges. Un luogo unico, dunque, irripetibile, inimitabile: un «incantesimo che agisce in guise occulte tanto che il così detto scrittore non ne sa, non ne saprà mai nulla». Esattamente ciò che troviamo in Dickens, Yeats, Savinio, Nabokov, Borges, Landolfi, Calvino, Calasso. Qualcosa di oscuro, elusivo, enigmatico, lontano anni luce dal «languore affettuoso», dal compiacimento di certi autori pensosi, virtuosi e saggi: «Ora, non è facile tollerare un saggio, non è facile lottare con un uomo comprensivo e antico:» ammette riferendosi a Carlo Levi «ma almeno in letteratura, si può». -
Fuoco e ghiaccio. Testo originale a fronte
«Come un pezzo di ghiaccio su una stufa rovente la poesia deve cavalcare il proprio scioglimento». Questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di Frost come di molti suoi versi - estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. «Ma il bello sta nel modo in cui lo dici» recita un suo verso. Così, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette - del verso libero diceva che era come «giocare a tennis senza rete» -, c'è sempre qualcos'altro. Qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. Sarà per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. In questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avrà modo di incontrare il maggiore poeta americano del Novecento, diventato paradossalmente, come tutto ciò che lo riguarda, il più 'moderno', forse perché il più refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. Quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti. -
Storia della notte. Testo spagnolo a fronte
L'enigma del tempo che ci plasma, di un presente «fugace particella del passato», della memoria custodita dalla «vasta Biblioteca», dei nostri gesti ligi alle regole di un gioco oscuro diretto da un dio indecifrabile sono motivi familiari a chi ama Borges. Mai come in Storia della notte, tuttavia, hanno trovato un'espressione più vivida, diretta e, soprattutto, intima, tanto che l'infinita, imperscrutabile catena delle cause e degli effetti può ora tendere verso un luminoso punto di fuga, incarnato dalla donna amata: «La Torre di Babele e la superbia. / La luna contemplata dai Caldei. / Le sabbie innumerevoli del Gange. / Chuang Tzu e la farfalla che lo sogna. / ... / Sono servite tutte queste cose / perché le nostre mani si incontrassero». Ma c'è di più: oltre che l'oscurità della morte e della cecità, la «notte» del titolo evoca la capacità dell'uomo di forgiare parole e miti («Lungo il corso delle generazioni / gli uomini eressero la notte. / ... / La resero madre delle tranquille Parche / che tessono il destino»), sicché questa raccolta poetica del 1977, inframmezzata da brevi prose, andrà letta anche come un emozionante (e autobiografico) riepilogo dell'ininterrotto sforzo di «significar per verba» - di dare senso alla vita attraverso le parole. -
Sentire e conoscere. Storia delle menti coscienti
In una sintesi magistrale, tutte le acquisizioni della ricerca sperimentale di Damasio.«Qualsiasi teoria cerchi di spiegare l’esistenza delle menti e della coscienza ignorando il sistema nervoso è destinata al fallimento... D’altra parte, qualsiasi teoria si appoggi esclusivamente sul sistema nervoso... è destinata a fallire anch’essa.»Riprendendo e rielaborando le acquisizioni della sua ricerca sperimentale, Antonio Damasio condensa qui, in un’incalzante esposizione, ogni aspetto dell’«intelligenza biologica» che caratterizza gli organismi viventi. In particolare, analizzando i passaggi evolutivi attraverso i quali si sono via via differenziate le varie forme di quell’intelligenza, delinea in modo inedito la differenza tra «concetti insidiosi» come mente e coscienza, ridimensiona l’incidenza filogenetica del linguaggio – ancora egemone in tante teorie – nell’emergere del processo cosciente, e chiarisce come l’obiettivo di costruire «macchine capaci di sentire» debba seguire la strada di una robotica e di un’intelligenza artificiale capaci di sostituire strutture rigide con altre sempre più flessibili e regolabili. Ma soprattutto, nel rimarcare i «traguardi esclusivi» raggiunti dalla nostra specie, Damasio ci ricorda come i «fondamentali dispositivi» di cui ci siamo serviti non siano che trasformazioni e aggiornamenti di meccanismi già utilizzati da altre forme di vita, in una lunga storia di successi individuali e sociali. -
Génie la matta
Con una scrittura di assoluto nitore, laconica e bruciante, a tratti intensamente lirica, Cagnati ci racconta una vicenda in cui, sullo sfondo di una terra aspra e inclemente, si intrecciano brutalità e tenerezza, strazio e rancore, lutto e incantamento, riuscendo a raggiungere un'essenzialità trasognata che sembra dissolvere la tragicità degli eventi.«Ci sono vite disgraziate, in cui il poco e raro bene che arriva sembra, a posteriori, solo uno scherzo crudele. È la sorte che gioca a illudere e ingannare chi quelle vite se le ritrova. Ed è forse questo il senso di un epilogo che mi ha lasciato turbata e in silenzio come non mi capitava da tempo.» – Donatella Di Pietrantonio, Robinson – la RepubblicaQuesto romanzo è la storia dell'amore, lancinante e assoluto, di una figlia, Marie, nata da uno stupro, per la madre, Eugénie detta Génie, che, ripudiata dalla famiglia e respinta dalla comunità dopo che ha generato una bastarda, si è murata nel silenzio e nella lontananza. Una madre che sa dirle soltanto: «Non starmi sempre tra i piedi», che raramente la abbraccia; una che tutti, in paese, bollano come matta e sfruttano facendola lavorare nei campi e nelle fattorie in cambio di un po' di frutta, di un pezzo di carne. Ma l'amore di Marie è impavido, indefettibile - va oltre il tempo. -
I luoghi santi
Nel 1951 il cinico, caustico, cattolico Evelyn Waugh rimette piede in Terra Santa, eterno terreno minato, e ha il coraggio di dire la sua, come solo lui sapeva fare - con devozione, curiosità e meraviglia per lo splendore dei luoghi -, su una piaga mai sanata in ogni animo, credente o non credente. -
Lezioni di letteratura
La migliore via per comprendere che cosa è la letteratura.«Leggendo, dovremmo prestare attenzione ai particolari, e coccolarli. Non ho nulla da obiettare sul chiarore lunare della generalizzazione, ma solo se viene dopo che si sono amorevolmente colte tutte le minuzie solari del libro. Quando invece si inizia con una generalizzazione preconfezionata, si parte dall’estremo sbagliato e ci si discosta dal libro prima ancora di aver cominciato a capirlo. Nulla è più noioso o più ingiusto nei confronti dell’autore dell’incominciare a leggere, diciamo, Madame Bovary partendo dall’idea preconcetta che sia una denuncia della borghesia. Non dovremmo mai dimenticare che l’opera d’arte è sempre la creazione di un mondo nuovo, e che la prima cosa da fare sarebbe studiare quel mondo nuovo nel modo più circostanziato possibile, accostandoci come a una cosa per noi del tutto nuova, che non ha alcun rapporto scontato con i mondi che già conosciamo». (Vladimir Nabokov) -
Miti
Insieme ad Apollodoro, Igino è autore della più preziosa opera strettamente mitografica che ci sia giunta dall'antichità classica. Dotto amico di Ovidio, egli volle esporre le narrazioni fondamentali del mito greco per cicli, che compongono una sequenza di 277 racconti. A Igino interessa innanzitutto la ""pura trama"""" del racconto. E a lui dobbiamo se numerose, significative varianti dei miti più noti o dei più oscuri sono giunte fino a noi. La presente traduzione è arricchita da un ampio commento che offre le indispensabili notizie antiquarie sia innumerevoli osservazioni di carattere antropologico, storico e religioso, utili a inquadrare il mito greco in un contesto più ampio."" -
La pecora nera
Decisamente, il piccolo Yehoshua non è portato per la santità: le preghiere infinite del padre, i libri di morale della madre, l'onnipresenza della Torah che pesa ""come un macigno"""" sulla sua famiglia, quel mondo in cui è attribuita più verità alle fiamme dell'inferno che alla natura circostante e agli uomini concreti che la abitano - tutto ciò suscita in lui solo una sensazione di soffocamento e accende un grande desiderio di fuga. Yehoshua anela ai pascoli, ai cavalli, ai giochi nei campi con i coetanei; alle letture della Bibbia preferisce le storie di ladri, briganti, soldati, vagabondi; ama usare sega e pialla nella bottega del falegname piuttosto che stare rinchiuso ore e ore a scuola, sottoposto alla dura disciplina dei maestri, e mal sopporta la tirannia del senso del peccato: """"Qualsiasi cosa uno facesse era peccato. E ovviamente essere sfaccendati era peccato"""". Eppure, da questi irriverenti ricordi d'infanzia, che Singer ripercorre con la precisione e la brillantezza di una scrittura come sempre magistrale, traspare la nostalgia immedicabile per un mondo, quello dello shtetl, che ancor prima che il nazismo ne sancisse la definitiva cancellazione era già avviato al dissolvimento; di questo mondo, popolato da studenti di Talmud, macellai rituali, rabbini, artigiani, mendicanti, scaccini zoppi, maestri folli e scolari riottosi, Singer ci consegna un ritratto così vivido che ci pare di udirne le voci, di percepirne gli odori - e quasi saremmo tentati di scrollarcene di dosso la polvere."" -
Care amiche telespettatrici
Accorati appelli, drammatiche confessioni, volti inondati di lacrime, pareri e consigli a non finire da esperti non si sa di cosa: questi gli ingredienti dei programmi cui siamo ormai assuefatti, e questo lo spunto per il più lungo dei tre racconti riuniti in un libro destinato a squarciare il velo di tanta letteratura manierata e rivelare la vera anima del Giappone contemporaneo. -
Cambogia. Un libro per chi trova la televisione troppo lenta
Perché abbiamo dimenticato lo sterminio del popolo cambogiano? Perché i disastri che si abbattono su un mondo reso sempre più accessibile e familiare dai mezzi d'informazione passano inosservati o scivolano via dalla nostra coscienza senza lasciare traccia? In questo libro così singolare, sia nell'impianto ideologico sia in quello formale, trovano posto, separati ma paralleli, due genere di discorso: il racconto e la riflessione. Con umorismo graffiante e spirito apocalittico Brian Fawcett ci invita a scoprire, in un piatto di pollo fritto consumato all'autogrill, il sapore universale di una condizione disumana; ci fa ascoltare un illuminante dialogo tra San Paolo e McLuhan sull'importanza del potere spirituale nel controllo delle masse. -
Simmetrie. Scienza, fede e ricerca dell'ordine
Il cammino degli scienziati sembra arrivato a un punto di non ritorno. In cima a vette di astrazione sempre più vertiginose oscillano particelle trasformate in aloni di pura probabilità, galassie tenute insieme da una materia oscura e invisibile, quark, funzioni d'onda e universi di bit sempre più impalpabili e lontani dalla nostra esperienza. Ecco che si riaccende un dubbio antichissimo: le geometriche cattedrali della fisica e della matematica riflettono davvero l'ordine del mondo o proiettano soltanto la sete di forme del nostro intelletto? -
Amore e nostalgia a Bombay
Una Bombay inedita, regno del cinema e dell'informatica. Una metropoli contemporanea, di sangue misto e ideologie non meno mescidate, ma ancora e sempre più la ""Città dell'Oro"""", come già era chiamata ai tempi del Raj: miraggio dei molti e riserva privilegiata dei pochi. Tante automobili, treni e qualche risciò a motore; vestiti eleganti, circoli esclusivi, ambizioni e possibilità infinite. Dharma, Sakti, Kama, Artha, Santi, cinque precetti della filosofia hindu collegati dal racconto dell'anziano e riverito Subramaniam. Cinque episodi d'amore e nostalgia... per la donna lontana, per un legame naufragato, per il compagno scomparso, per i tempi della gioventù."" -
Big trouble
Sarà colpa delle zanzare femmina e di elezioni non proprio cristalline, o forse sarà la Corrente del Golfo, ma soltanto a Miami succede che due squinternati si coprano il volto con un paio di calze contenitive color ebano e decidano di rapinare un bar dove si vendono armi. Del resto si sa, la Florida meridionale è un posto pericoloso, anche per i sicari professinisti del New Jersy. A volte si sente qualcosa nell'aria, e può capitare che aspiranti giustizieri sparino all'impazzata contro killer minorenni armati di fucili ad acqua, o che un cane ossessionato dal cibo si trasformi in Elizabeth Dole e cerchi di rubarti l'anima. E se poi sei un tenero barbone forte come un mulo, potresti incontrare il tuo angelo... -
Il mandala di Sherlock Holmes
Nel 1891 si scoprì che Sherlock Holmes era morto precipitando nelle Cascate di Reichenbach insieme con il Dottor Moriarty, genio del male e suo avversario di sempre. Due anni dopo, tra lo stupore generale, Holmes riapparve, e confessò a un incredulo Watson di essere stato in Tibet dove aveva avuto il piacere di visitare Lhasa. Di questi due misteriosi anni non si è mai saputo nulla. Jamyang Norbu finge di essere entrato in possesso di una scatola arrugginita. La scatola contiene un plico accuratamente legato con uno spago e sigillato con ceralacca. È il resoconto scritto da Mookerjee dei suoi viaggi in Tibet in compagnia di Sherlock Holmes. -
L'uomo che mangiò il 747
J. J. Smith, controllore dei record per il Guinness dei Primati, ha un problema. A quanto pare i suoi record sono noiosi; o scopre in fretta qualcosa di originale o verrà licenziato. Allora J. J. Smith decide di partire per la sperduta cittadina di Superior, in Nebraska, a caccia di un primato senza precedenti. Lì, nel cuore degli Stati Uniti, un mastodontico contadino di nome Wally Chubb sta mangiando un Boeing 747 per dimostrare il proprio amore a Willa Wyatt, direttrice del quotidiano locale. J. J. Smith verrà travolto dalla passione e scoprirà che i cuori possono essere infranti e che le cose più belle non si lasciano misurare. -
La macchina dei memi. Perché i geni non bastano
Dal 1976, quando Richard Dawkins l'ha introdotto per la prima volta alla fine del 'Gene egoista', il concetto di meme ha affascinato un numero crescente di scienziati e l'espressione si è diffusa fino a guadagnarsi un posto nei più importanti dizionari di tutte le lingue. Ma ha senso paragonare i memi ai geni? Dove può portarci una teoria memetica? Come i geni, i memi sono dei replicatori e lottano per entrare nel maggior numero di cervelli possibili. Questa competizione ha plasmato la nostra mente e la nostra cultura come i geni hanno dato forma al nostro corpo.