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Approccio al cristocentrismo. Note storiche per un tema eterno
Se è vero che il cristianesimo, prima di essere una religione, è un «avvenimento» che si compendia nella persona del Figlio di Dio incarnato, crocifisso e risorto, allora il problema teologico fondamentale e anzi per qualche aspetto unico e riassuntivo, è quello di appurare i rapporti che connettono Cristo alla totalità delle cose esistenti. La soluzione – logica e necessaria – è trovata nel «cristocentrismo», che qui ci si propone di esporre nei termini il più possibile pertinenti e precisi. Essa si delinea a poco a poco, assumendo vesti diverse, lungo i secoli della riflessione occidentale, ma solo ai nostri giorni – grazie anche agli apporti della moderna esegesi – ci è dato di arrivare a una formulazione rigorosa e convincente. Ci si avvede allora che la prospettiva cristocentrica è in grado di illuminare alcuni temi teologico-pastorali oggi emergenti, e in particolare di oltrepassare il dilemma inquietante tra la salvaguardia della piena identità cristiana e la generosa «apertura» verso ogni positiva realtà extra-ecclesiale. -
Teologica. Vol. 1: Verità del mondo.
"Verità del mondo"""" è il primo volume di Teologica, la terza anta della trilogia di Balthasar che vede prima Gloria (l'Estetica) e Teodrammatica. Come nell'Estetica sono messe in relazione bellezza del mondo e gloria di Dio, e come nella Teodrammatica la libertà finita e divinamente infinita, così nella Teologica si riflette sulla relazione tra la struttura della verità creata e di quella divina. «Il presente volume, Verità del Mondo, procede prevalentemente per via filosofica. L'essere finito viene indagato nelle sue strutture di verità [...]. In questa indagine il lettore incontrerà forse qualcosa di meno solito, qualcosa di impercettibilmente uscito di vista a cominciare dall'antichità ed anche dalla patristica, ma che si può senz'altro giustificare in retrospettiva sulla grande tradizione. [...] Solo nel capitolo finale diverrà tematico il rinvio delle strutture intramondane da noi indagate a un divino Logos trascendente». «L'unità indissolubile della verità terrena con il movimento del bene e del bello indica con sufficiente chiarezza in direzione del significato di questo mistero dell'essere, che deve consistere nell'assoluto accrescimento e adempimento del mistero di Dio stesso: mistero della dedizione senza perché, alla quale dev'essere ricondotto tutto ciò che si deve capire come alla causa che fonda sé stessa. [...] Ma che ci sia in genere verità ed eterna verità ha il suo fondamento nell'amore. Se la verità è la cosa più estrema in Dio, allora noi potremmo guardare con gli occhi aperti nei suoi abissi, abbacinati forse da tanta luce, ma non impediti nella spinta del nostro desiderio di verità»." -
La Chiesa tra Oriente e Occidente. Vol. 3: Chiesa imperiale in Oriente. L'incontro della Chiesa con i barbari. Il monachesimo latino V-VII secolo, La.
La prima parte del volume è interamente dedicata alla Chiesa orientale ed è opera di Hans- Georg Beck, uno dei maggiori conoscitori del mondo bizantino, mondo attorno al quale ruotano le vicende della Chiesa d’oriente per di più di un millennio. La seconda parte segue dapprima lo sviluppo missionario della Chiesa occidentale e quindi la sua organizzazione e la vita interna. Qui l’analisi tocca la prestazione precipua della Chiesa di questi secoli: la progressiva evangelizzazione delle aree cristiane e la diffusione missionaria. Prototipo di questa duplice attività pastorale – cristianizzazione dell’interno ed espansione missionaria anche all’esterno dell’impero – può essere Gregorio Magno. Due erano i problemi fondamentali che si presentavano alla chiesa cattolica nell’incontro con i popoli che si erano stanziati negli antichi territori dell’impero: da un lato, i barbari già passati al cristianesimo abbracciando la confessione ariana; dall’altro quelli restati pagani. Decisivo per il futuro dell’assetto dell’Europa, per la futura «christianitas» occidentale fu l’incontro della Chiesa con i Franchi. -
La comunità. Luogo del perdono e della festa
«Trovandomi vicino a molte persone attirate dalla comunità, da nuovi modi di vita, mi rendo conto della grande ignoranza esistente a riguardo della vita comunitaria. Molti sembrano credere che si tratti di mettere sotto lo stesso tetto delle persone che s'intendano ""più o meno"""" o che siano impegnate nei confronti di uno stesso ideale, perché ci sia comunità. Il risultato, a volte, è disastroso! La vita comunitaria non è fatta semplicemente di spontaneità né di leggi. Ci sono delle condizioni precise, necessarie, perché possa farsi profonda e crescere attraverso le crisi, le tensioni e i """"momenti buoni"""". Se non ci sono queste condizioni, sono possibili tutte le deviazioni che porteranno progressivamente alla morte della comunità o alla sua morte spirituale, alla """"schiavitù"""" dei suoi membri. Queste pagine vorrebbero mettere in chiaro le condizioni necessarie a una vita comunitaria. Sono state scritte non come una tesi, o un trattato di vita comunitaria, ma sotto forma di flashes. Sono piste di riflessione, che ho scoperto non nei libri ma nel quotidiano, attraverso i miei errori, i miei insuccessi, anche le mie colpe, attraverso le ispirazioni di Dio e quelle dei miei fratelli e sorelle [...]. Mi auguro che molte persone possano vivere questa avventura, che è poi quella della liberazione interiore: la libertà di amare e di essere amati.»"" -
Un Concilio universale permanente
In questo breve scritto confluisce tutto il lavorio della ricerca umana e religiosa di Panikkar, forse il lavorio integrale di cuore e mente dell'umanità stessa. La proposta di un Concilio universale permanente e il ruolo che la Chiesa cattolica può/deve svolgere per la sua attuazione è di grande attualità. Una chiesa per il terzo millennio non può più giocare con le carte del passato, rappresentare una dimora comoda per chi accetta irresponsabilmente lo status-quo. «I grandi problemi dell'umanità (fame, guerra, ingiustizia, ordine economico, scienza, tecnologia) sono in fondo questioni umane ultime di vita o morte e quindi religiose. Questo è un compito eminentemente della chiesa, intesa non tanto come chiesa romana né cristiana, quanto come chiesa invisibile sparsa per tutta la terra». Ci dovrebbe però essere qualcuno che convoca tale concilio universale, anche se poi si dovrebbe eclissarsi e lasciarne la dinamica nelle mani dello Spirito. L'incontro «Insieme per domandare la pace» promosso da papa Giovanni Paolo II ad Assisi (27 ottobre 1986), la dichiarazione congiunta sulla fratellanza di papa Francesco e del grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi (4 febbraio 2019) e il forte e intenso discorso ancora di papa Francesco all'incontro interreligioso di Ur dei Caldei (6 marzo 2021) sono segni profetici di quanto l'oggi dell'umanità chiede alle religioni: «che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra». -
Etica della libertà
Il cristianesimo, diceva Dietrich Bonhoeffer, è fondamentalmente amorale; l'etica cristiana non può in alcun modo essere intesa come la determinazione (teorica) dei principi cui bisogna attenersi per potersi considerare cristiani. L'insegnamento pratico del Vangelo non parte dall'esigenza di «insegnare a fare il bene», ma dalla necessità di tradurre in azione la realtà della redenzione operante nell'uomo. La domanda etica fondamentale per il cristiano è: «Quale realtà Dio vuole che plasmi con le mie azioni?». L'agire cristiano si configura così come un agire autenticamente e biblicamente creativo. Ripercorrendo alcune pericopi evangeliche, il presente lavoro intende mostrare che il nucleo più originario e originale dell'esperienza cristiana è la libertà. Nelle parole e nelle azioni di Gesù prende forma un mondo libero (dalle malattie, dalle differenze sessuali, etniche, sociali, dalle ingiustizie), a partire da una riconfigurazione profonda dell'essere uomo nella relazione con Dio. L'uomo non ha alcun debito da saldare, alcuna colpa da espiare, egli è, agli occhi di Dio, radicalmente e autenticamente libero o, in termini teologici, redento. Questa diversa prospettiva getta una luce radicalmente nuova su alcuni «luoghi abituali» dell'etica cristiana: la colpa, il sacrificio, l'espiazione, la sofferenza, l'obbedienza; e apre alla possibilità di recuperare altre figure dell'etica evangelica, che la prassi cristiana ha «disatteso». -
Guardare al crocifisso
Che significato ha il tutto? Noi guardiamo stupiti ai segni della morte a cui in precedenza non avevamo mai prestato attenzione e sorge il sospetto che l'intera vita propriamente sia solo una variazione della morte; che noi siamo ingannati e che la vita propriamente non è un dono, ma una pretesa. E allora si presenta questa oscura risposta: Dio provvederà. Una risposta che suona più come una scusa che come una spiegazione. Dove questa opinione s'impone e il riferimento a «Dio» non è credibile, lo humor muore; l'uomo non ha più nulla da ridere, e resta solo un crudele sarcasmo o quella irritazione contro Dio e il mondo che noi tutti conosciamo. Ma chi ha visto l'agnello - Cristo in croce - sa: Dio ha provveduto. Il cielo non viene squarciato, nessuno di noi ha scorto «gli invisibili santuari della creazione e i cori degli angeli». Tutto ciò che possiamo vedere è - come per Isacco - l'agnello, del quale l'apostolo dice che «fu predestinato già prima della fondazione del mondo» (1 Pt 1,20). Ma lo sguardo sull'agnello - sul Cristo crocifisso - ora coincide proprio con il nostro sguardo sul cielo, con il nostro sguardo sull'eterna provvidenza di Dio. In questo agnello tuttavia intravvediamo lontana, nei cieli, un'apertura; vediamo la mitezza di Dio, che non è né indifferenza né debolezza, ma suprema forza. In questo modo e unicamente in questo vediamo i santuari della creazione e percepiamo in essi qualcosa di simile al canto degli angeli, possiamo addirittura cantare un po' insieme nell'alleluja del giorno di Pasqua. Dal momento che vediamo l'agnello, possiamo ridere e possiamo ringraziare; grazie a lui anche noi conosciamo che cosa significa adorazione. -
Le chiese d'Oriente. Vol. 1: Da Giustiniano alla caduta di Costantinopoli.
La storia del cristianesimo non si esaurisce con le chiese europee. Anche se le chiese occidentali sono meglio conosciute, tuttavia un notevole sviluppo lo ebbero quelle orientali, situate in quella parte dell'impero romano: là si tennero grandi dibattiti teologici e i primi concili ecumenici su cristologia e Trinità; là maturò un diritto ecclesiastico favorevole ai cristiani e alle loro chiese, oltre a un vasto fiorire di comunità per i diversi loro riti. Costantinopoli era il centro di quello sviluppo: le molteplici altre vicende dello stesso cristianesimo con le diverse culture dei popoli interessati e le conseguenze di occupazioni militari e politiche durate secoli, sotto un'unica autorità politica, non beneficiavano però di un'unica autorità religiosa. Dal VII secolo in poi aumentava l'importanza delle chiese occidentali, di Roma anzitutto, dove erano giunti Pietro e Paolo, e dove più tardi Carlo Magno cooperava a unificare la liturgia e a controllare la dottrina, aspetti questi meno facili in Oriente, nonostante le iniziative dell'imperatore Giustiniano tese a mantenere l'unità teologica. Chiese separate dal ceppo bizantino continuarono peraltro a svilupparsi, in specie oltre i confini dell'impero romano d'Oriente, protette o meno dagli stati nei quali erano inserite. La loro storia continua a interessare, anche se la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453 doveva segnare una profonda cesura, con chiare ripercussioni pure in Occidente. -
Mille anni di storia degli zingari
"Non ho intenzione di discutere di problemi attuali. Mi attengo al mio ruolo di storico. Nell'abbondante produzione di libri e di articoli sugli Zingari ce ne sono relativamente pochi che diano spazio alla storia. Ebbene, tutto quello che si può raccogliere di fatti e di osservazioni sul loro passato aiuta a comprendere nella realtà di oggi un gruppo umano che ha vagato a lungo sulle strade del mondo, ma che, evolvendosi lentamente in mezzo ai sedentari e senza lasciarsi intaccare da loro, rivela una certa stabilità nel tempo... Qui... ho tentato di presentare, dalle origini fino alla metà del XIX secolo, una sintesi di conoscenze sul passato degli Zingari in tutti i paesi in cui si sono diffusi. Quando mi è stato chiesto questo lavoro, ho esitato molto prima di accettare, tanto mi sembrava complesso. Tuttavia... mi sono lasciato tentare dalla proposta dell'editore. Il mondo zingaro esercita uno strano fascino e non lascia più coloro che hanno cominciato a interessarsi a quelle che gli ziganologi inglesi chiamano 'cose d'Egitto'. Mi sono trovato sempre più in rapporto con associazioni e personalità che si preoccupano di questi problemi sia sul piano scientifico sia sul piano amministrativo e sociale, e ho avuto frequenti contatti con famiglie di gruppi rom, manouches, sinti o gitani, dalla Spagna ai Balcani. Così ho potuto confrontare il presente con il passato"""". (dalla Premessa dell'autore)" -
La potenza dei poveri
Perché pubblicare in ""Biblioteca Permanente"""" un dialogo? Perché quando il dialogo fa emergere il sapere e l'esperienza di anni può diventare quel contributo maturo che oggi, causa i panni sempre più stretti e rigidi delle discipline, non si ravvisa in opere dedicate a un singolo campo del sapere. L'ambito di questa conversazione che pesca nella storia del pensiero e nei contributi di varie figure contemporanee riguarda il recupero della povertà come via per sradicare la miseria. Jean Robert è cresciuto alla scuola di Ivan Ulich, il suo impegno intellettuale è legato a pratiche sociali. Majid Rahnema è una grande figura ponte tra saggezza persiana e sapere europeo. Il suo pensiero condensa una lunga esperienza del bacino mediterraneo e si compara con le società tradizionali del pianeta. C'è una saggezza e una prassi di vita millenaria che Rahnema condensa come """"povertà conviviale"""". Questa povertà, ma dovremmo dire """"la povertà"""", che è l'opposto della miseria, è il luogo, l'episteme di qualsiasi cultura e civiltà. In un periodo come il nostro, devastato dalla edificazione dei non-luoghi, la potenza dei poveri ravvisa la povertà come brodo di cultura di una vita fatta di legami significativi e di costruzioni accoglienti. Siamo di fronte a una visione antropologica che spazia tra più discipline, mettendole in crisi, in primo luogo quella che si definisce come economia."" -
Il sacro selvaggio ed altri scritti
"Usciamo da un periodo - quello che i sociologi chiamano della 'secolarizzazione' - in cui la religione non era certo morta, però si nascondeva dietro sostituti mutuati dal mondo profano; il culto delle stelle dello spettacolo prende il posto del culto dei santi, le nuove mitologie dei mass media si sostituiscono a quelle delle Chiese antiche (Karl Marx ne aveva già preso coscienza, benché al suo tempo esistesse soltanto il mondo dei giornali); oppure si dissimulava dietro la valorizzazione dell'eroe sacrilego (Prometeo, Icaro, Axion e, con la psicanalisi, Edipo), ma, naturalmente, non c'è sacrilegio senza postulare al contempo un sacro contro cui si lotta. Oggi tuttavia tutti questi surrogati di religione elaborati dalla società dei consumi o dalla psicoterapia analgesica fanno l'oggetto di una contestazione crescente. Allora permettetemi di vedere in queste esperienze di sacro selvaggio, anche se ancora maldestre, la volontà di riprendere il gesto di Mose quando colpiva con la sua verga - anche se in essa gli psicanalisti vogliono vedere soltanto una verga fallica - il suolo arido per farvi scaturire l'acqua che fa rifiorire i deserti.""""" -
Nascita delle divinità, nascita dell'agricoltura. La rivoluzione dei simboli nel Neolitico
Tra le grandi svolte della storia umana, la Rivoluzione Neolitica è una delle più determinanti; è l'inizio delle prime manipolazioni prodotte dall'uomo sul proprio ambiente naturale, il che è direttamente all'origine della potenza attuale della nostra specie. Analizzare questa metamorfosi nelle sue condizioni e nelle sue cause, è dunque un'operazione necessaria per chi si interessa del divenire della civiltà. Questo avvenimento si è verificato inizialmente nel Vicino Oriente, prima di raggiungere direttamente altre regioni del mondo o di dare luogo a imitazioni più tardive. Il volume è la sintesi delle ricerche recenti sul neolitico del Vicino Oriente. Il periodo considerato va dal 12.000 al 6.300 a.C. -
Le chiese d'Oriente. Vol. 2: Dalla caduta di Costantinopoli alla fine del Cinquecento.
Con la sistematica penetrazione in Europa, il 29 maggio 1453 i turchi ottomani conquistarono Costantinopoli, mutando il massimo tempio della cristianità orientale di S. Sofia in moschea musulmana. Svaniva così il mito della capitale cristiana fondata da Costantino, mettendo a maggiore repentaglio le chiese d'Oriente e aprendo immediate conseguenze per quelle d'Occidente, per Roma in primo luogo: questo era infatti l'obiettivo del giovane sultano Maometto II, che apriva spazi nuovi in Europa per il suo impero in progressiva estensione. Senza dimenticare l'influsso esercitato da spose e concubine cristiane nella Porta, l'abilità politica dei sultani volle che i patriarchi ortodossi rimanessero in sede pagando onerose tasse per ottenere il berat di investitura, che li investiva di potestà civile sui cristiani dell'impero al punto da porre il solo patriarca di Costantinopoli al di sopra degli altri patriarchi d'Oriente. Sul fronte orientale, nel frattempo, con la fine della seconda Roma, a Mosca cresceva l'interesse per avere un proprio patriarcato indipendente da quello costantinopolitano, come avvenne alla fine del Cinquecento. La ricostruzione analitica delle vicende di quelle chiese ci fa cogliere la tenacia e la capacità di convivenza del cristianesimo ortodosso e delle sue varie chiese pur sotto un impero di religione islamica. Ad un tempo ci permette di comprendere le peculiarità che il cristianesimo russo andava assumendo, in questo caso in intesa col potere. -
Il posto dell'uomo nella natura. Struttura e direzioni evolutive
"Iniziamo a ripubblicare le opere di Pierre Teilhard de Chardin a partire da un lavoro molto sintetico del 1949, """"Il posto dell'uomo nella natura"""". Si tratta, appunto, di una sintesi del pensatore francese che traccia il cammino evolutivo con efficacia ancora oggi straordinaria. Il lavoro inizia chiarendo il posto e il significato della Vita nell'Universo; segue lo sviluppo della Biosfera, in essa appare l'uomo con l'espandersi della Riflessione e si forma così la Noosfera. Come la fisica tende a vedere una sorta di avvenimento atomico primitivo, la biologia, """"estrapolata all'estremo (e questa volta in avanti), ci conduce a un'ipotesi analoga: quella di un Punto Focale universale (che ho chiamato Omega) non più di esteriorizzazione e di espansione fisiche, ma di interiorizzazione psichica - nel quale la Noosfera terrestre in via di concentrazione (attraverso la complessificazione) sembra destinata a finire tra qualche milione di anni. Spettacolo notevole, certo, quello di un Universo fusiforme, chiuso alle due estremità (all'indietro e in avanti) da due sommità d'inversa natura"""". Questo volume ci apre orizzonti che dialogano necessariamente, oltre che con la biologia, con le scienze umane e la filosofia."""" Prefazione di Jean Piveteau." -
L' avvenire dell'uomo
Per guardare all'avvenire dell'uomo, il paleontologo Pierre Teilhard de Chardin legge l'evolversi della materia nel tempo, del quale le scienze dell'Ottocento e del Novecento ci hanno aperto nuovi orizzonti conoscitivi. Il tempo dell'evoluzione è un percorso attraverso forme sempre più complesse che ci porta verso l'uomo e verso la Noosfera. Lungi dall'azzardare concrete previsioni, da lui stesso dichiarate impossibili, sugli accadimenti futuri, Teilhard ritiene tuttavia legittimo, estrapolando le osservazioni fatte sull'evoluzione che ha preceduto il manifestarsi del pensiero nell'uomo, tracciare ""le direzioni e le condizioni dell'avvenire"""". Il fenomeno umano, così come lo osserviamo e sperimentiamo, non si è fermato, ma è destinato a muoversi verso un ulteriore compimento individuale e collettivo. Di fronte all'umanità si apre un lungo cammino di ulteriore genesi e maturazione alla cui realizzazione concorreranno le nostre scelte, la globalizzazione in atto, il modo di affrontare e gestire i problemi dell'educazione, della pace, dei diritti dell'uomo, della democrazia. E come prevedere la fine della specie e il raggiungimento di uno stadio ultraumano? Questi molteplici temi costituiscono l'oggetto dei 22 saggi qui contenuti, nei quali si manifesta in modo evidente la fede che Teilhard nutre nei confronti dell'uomo."" -
Il giornale dell'anima di Giovanni XXIII
Alberto Melloni, uno dei maggiori conoscitori di papa Giovanni, ci fa entrare con una presentazione nel testo posto a fondamento di azioni e decisioni che hanno cambiato il corso della storia della Chiesa. Vera autobiografia spirituale del ""Papa buono"""", """"il Giornale dell'Anima"""" si colloca all'origine delle meditazioni fatte nel corso dei suoi ritiri. Un soliloquio, come lo chiama egli stesso utilizzando un termine caro a Sant'Agostino. Di fatto l'itinerario dai quattordici agli ottantadue anni di una vita cristiana serenamente radicata nella Bibbia e in una spiritualità sacerdotale dove il Vangelo vissuto prevale su ogni preoccupazione di ruolo o d'immagine. Come ci ricorda nella prefazione il cardinale Loris F. Capovilla, il Giornale """"si legge, si rilegge, ci si sente afferrati, tirati fuori dal rumore, dalla confusione, dal pressapochismo del nostro tempo""""."" -
I segreti della pentola
Fate un uso intensivo del forno a microonde ma non sapete come funziona? Vi siete mai chiesti quanta maionese si può preparare con un solo tuorlo d'uovo? Come ottenere sempre un soufflé ben gonfio? È corretto ""far prendere aria al vino"""" prima di berlo? In questa guida il fondatore della gastronomia molecolare ci rivela le leggi chimico-fisiche alla base della miriade di segreti, trucchi e consigli empirici, spesso tramandati di madre in figlia e di cuoco in cuoco, capaci di trasformare una cena appena passabile in un successo travolgente. Dettagli che spesso i manuali di cucina preferiscono omettere dandoli per scontati, e che invece, se ben compresi, aiutano a padroneggiare l'arte culinaria, acquisendo in breve tempo sicurezza nei propri mezzi e competenza tecnica."" -
Del viver bene
La favola delle api di Mandeville è il punto di partenza del percorso del libro, un percorso che affronta i problemi posti dalla rivoluzione industriale, dal capitalismo moderno e dalla economia del mercato globalizzato. L'indagine va alle radici della formazione dell'individuo sociale, disegnandone la genealogia attraverso le strutture del sacrificio, del dono e dello scambio, in base alla relazione tra denaro, sapere e scrittura e alla conseguente, fatale, mercificazione dei rapporti umani. Il senso del ""viver bene"""" (il buen vivir degli Indios) pone altresì una domanda urgente su possibili economie e politiche alternative o correttive rispetto all'oggi prevalente via del neoliberismo capitalistico: una correzione di rotta che si proponga la salvaguardia della biodiversità e delle differenti tradizioni culturali del pianeta, e soprattutto e in generale l'affermazione dei diritti della vita """"della nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa""""."" -
Filosofia della medicina tradizionale cinese
Una filosofia è alla base della medicina tradizionale cinese, radicata nella cosmologia e sopra la valutazione filosofica della strutturazione dell'uomo ed anche alla radice del suo successo in Occidente. In questo volume gli autori svolgono sinteticamente tali fondamenti. -
Il sangue e l'amore
Due storie parallele a circa mezzo secolo di distanza sono destinate ad incrociarsi. Da una parte un giovane seminarista, Rolando, figlio di contadini emiliani, vive i drammi della seconda guerra mondiale lungo la Linea Gotica. I nazisti occupano il suo seminario, determinandone la chiusura, mentre i partigiani comunisti vogliono eliminarlo per mettere a tacere la sua ardente testimonianza di fede. Non c'è posto per lui nel progetto ideologico di chi vuole fare della fine della guerra l'inizio della rivoluzione proletaria. Per questo Rolando viene rapito, fatto prigioniero, spogliato dell'abito talare, condannato innocente a morte. Dall'altra parte in una giovane famiglia milanese irrompe inaspettata la malattia dell'unica figlia, Marta, ancora bambina. Un urto improvviso e violento che, nella sofferenza, rimette in gioco i genitori e lentamente ricompone il loro amore e la loro unità, che si stava sgretolando. Dopo un lungo percorso di ansie, speranze e delusioni il terribile morbo, però, sembra avere il sopravvento. Nella scena finale i due racconti convergono, improvvisamente, nella stanza di un ospedale, dove la bambina è in coma. Ma la morte non ha l'ultima parola. Nello scrivere questo romanzo l'autore si è ispirato, dopo un lungo lavoro di ricerca, alla storia vera del seminarista martire Rolando Rivi, per il quale si sta concludendo la causa di beatificazione presso la romana Congregazione delle Cause dei Santi.