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San Vincenzo de' Paoli. Biografia. Nuova ediz.
"Ogni grande biografia di un personaggio che ha avuto una così feconda posterità come san Vincenzo de' Paoli, da coinvolgere migliaia di persone nei secoli al servizio dei poveri, è uno strumento, per tutti, per conoscere la sua vita e il suo carisma e, per chi è stato contagiato dal suo modo di vivere il vangelo, riconoscersi nel carisma iniziato con lui. Padre José Maria Roman Fuentes C.M. ha scritto un'opera fondamentale per far conoscere e far amare san Vincenzo. Essa è ancora, dopo più di trent'anni dalla prima edizione, la più documentata e solida indagine storica sulla vita del Santo. Apparsa in occasione del IV centenario della sua nascita (1581-1981), ha avuto due edizioni in lingua spagnola e due edizioni italiane. È stata tradotta anche in inglese, in polacco e in francese. Ha conosciuto una grande diffusione nel mondo. Oggi viene riproposta nella celebrazione del IV centenario dell'inizio carismatico delle sue fondazioni: la Missione e le Carità (1617-2017). Da quell'ispirazione, infatti, sono nate 'Le Carità' (1617) - oggi Gruppi di Volontariato Vincenziano -, la 'Congregazione della Missione' (1625), la 'Compagnia delle Figlie della Carità' (1633)."""" (dalla prefazione di Nicola Albanesi)" -
Il sesto libro dei ritratti di santi
Il presente volume si divide in due parti: la prima è un percorso attraverso la tradizione. Ambrogio, Benedetto, Brigida di Svezia e Alfonso Maria de Liguori sono santi dell'agire cristiano. In epoche di crisi essi han mostrato che il cristianesimo può essere «norma di vita», guida per dare un'impronta più autentica alla storia cristiana. I pastorelli di Fatima, proclamati santi da Papa Francesco il 13 maggio 2017, santa Faustina Kowalska, Madeleine Delbrel e Padre Pio, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002, sono piuttosto un richiamo. Nel tempo della transizione che portava alla fine dell'epoca moderna, con la loro vita e i loro messaggi essi hanno trasmesso il richiamo di Dio e hanno dato, per così dire, dimensioni più ampie alla storia dell'uomo. Questa non è circoscritta alla terra, ma si apre al mondo di quel Dio che è venuto sulla terra proprio per riprendere i fili della sua comunione con gli uomini. -
La mistica ebraica. Nuova ediz.
L'esperienza mistica, nel suo tentativo di penetrare il mistero divino e di conformarsi ad esso, attraversa la storia del mondo ebraico e lo caratterizza profondamente. Nella prospettiva del mistico, la vita è quasi sempre allusiva, e la constatazione che la realtà fisica e, in particolare, quella metafisica, non siano come appaiono implica la necessità di un codice interpretativo di accesso che schiuda il simbolo, rivelandone il significato più intimo. È un mondo ricco e complesso quello che contraddistingue il misticismo ebraico, che non si esaurisce né è esauribile nel solo momento della Qabbalah: più propriamente, esso nasce infatti con i primi maestri della Misnah, nel secolo precedente l'inizio dell'era volgare, prolungandosi sino ai giorni nostri, come viene ben illustrato in queste pagine. -
Opera omnia. Nuova ediz.. Vol. 6: Mistica e mistero cristiano. La fede cristiana.
«Tutto il lavoro teologico di de Lubac sembra essere il frutto di pazienti, ""lenti e minuziosi lavori preparatori"""" che però, nel suo caso, non si perdono in analisi """"inutili"""" o """"accecanti"""", ma lo conducono progressivamente a un """"solo sguardo"""". """"Sguardo"""" che è frutto del delicato equilibrio da lui raggiunto tra un'analisi molto attenta e ben documentata e una visione sintetica che, secondo l'indicazione metodologica del filosofo belga Jean Ladrière (1921-2007), consente di """"guardarele cose da più lontano e con uno sguardo più penetrante"""". [...] Nel volume di de Lubac """"La Voi chrétienne. Essai sur la structure du Symbole des Apótres"""" (La struttura e il simbolo degli Apostoli), il primo dei due volumi che fanno parte della sezione seconda della sua Opera Omnia - dedicata a La fede cristiana -, egli sembra leggere il tema del """"solo sguardo"""" anche in riferimento al carattere sintetico e personale dell'intero percorso della fede: """"(La fede) non è solo un modo di conoscere. È tutt'altra cosa che una semplice convinzione. È un atto essenzialmente personale, che impegna, se è ben compreso, il fondo dell'essere. Lo orienta per intero. Così è stato possibile dire che è 'sintesi totale'"""". E nella stessa opera, riflettendo sul rapporto tra fede e dogma, segnala come l'approfondimento del mistero nella Chiesa debba andare verso l'unità e la semplicità di uno """"sguardo"""" contemplativo, in grado di integrare e compensare il movimento più laborioso, molteplice e oggettivo dell'elaborazione dogmatica: """"(L'approfondimento del mistero) conduce sempre al centro e tende a ricostruire o a ritrovare l'unità nella semplicità dello sguardo contemplativo. È il passaggio dalla parola laboriosa e molteplice al raccoglimento unificato del silenzio"""". La ricerca di questo """"sguardo"""" contemplativo, semplice e silenzioso, costituisce quindi, per de Lubac, uno degli obiettivi fondamentali delle sue ricerche.» (Dall'Introduzione di Claudio Stercal alla Sezione seconda dell'Opera Omnia)"" -
Pluriversum. Per una democrazia delle culture
"Non so se il termine «pluriversalismo» compaia nei testi pubblicati da Raimon Panikkar. Io non ve l'ho trovato né ritrovato. Per contro, l'idea vi è ben presente, nell'ambito dell'analisi dell'irriducibile diversità culturale e dell'impostura rappresentata dall'universalismo occidentale. E compare in modo ancor più esplicito in espressioni attestate quali «pluriprospettivismo». Ricordo perfettamente di aver ascoltato il nostro amico denunciare quello che oggi verrebbe definito «il pensiero unico» dell'universum (un unico verso, rivolto verso l'uno) e pronunciarsi a favore di un «pluriversum», un mondo plurale nonché pluralista. «Ci si domanderà», scrive, «se ciò che occorre sia l'universitas o non, piuttosto, una pluriversitas». Fatto sta che nella maggior parte dei casi egli si accontenta di utilizzare il termine più ambiguo «pluralismo». Non si tratta tuttavia, come precisa talvolta egli stesso, di quell'innegabile pluralità de facto che caratterizza le società contemporanee, bensì di un pluralismo de iure che tanto fatica a imporsi. Con il «pluriversalismo» si tratta proprio di promuovere una «democrazia delle culture», per riprendere un'altra delle sue espressioni."""" (Serge Latouche)" -
La confessione. Nuova ediz.
Chi ha ancora voglia di confessarsi nella nostra società ultrasofisticata? Quelli che ancora lo fanno sono considerati dei cristiani retrogradi, di second'ordine. È molto più alla moda farsi psicanalizzare. Ma la psicanalisi non può sostituire la confessione, sostiene l'ex medico Adrienne von Speyr. Infatti, mentre l'approccio clinico è sostanzialmente chiamato a confermare o ripensare alcune convinzioni dell'individuo, la confessione presuppone un'apertura totale davanti a Dio, rappresentato dal confessore, di fronte al quale non si può barare con sé stessi; è possibile solo porsi in atteggiamento di totale disposizione nel riconoscimento del peccato, che diventa così rivelatore di grazia. È il medesimo atteggiamento del Cristo incarnato e crocifisso che, fattosi peccato, rivela la sovrabbondanza della grazia e dell'amore divino. Da tale impostazione cristologica e trinitaria deriva - sostiene il grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar nella sua presentazione - una fecondità ermeneutica grazie alla quale l'autrice «più che dare un sistema chiuso, offre una profusione di spunti: il loro approfondimento darà gioia e soddisfazione tanto all'esperto teologo quanto al semplice cristiano». -
Opera omnia. Nuova ediz.. Vol. 16: Storia e spirito. La comprensione della scrittura secondo Origene. Scrittura ed eucarestia
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [...] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano il, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [....] È questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al ""senso spirituale"""": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte.» (Dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)"" -
Opera omnia. Nuova ediz.. Vol. 23: pensiero religioso di Teilhard de Chardin. Teilhard de Chardin, Il.
Teilhard de Chardin? Un paleontologo che prega. De Lubac sceglie di passare in rassegna le posizioni di Teilhard rispetto ai punti fondamentali della fede cristiana: Cristo, l’Eucarestia, Maria, la morte e la fine dei tempo ma anche la vita spirituale, la preghiera, la liturgia.rn«Nel 1962 esce nelle librerie francesi, La pensée religieuse du Père Teilhard de Chardinper l’editore Aubier, il primo di una serie di testi dedicati da Henri de Lubac al pensiero e alla figura del celebre gesuita paleontologo di Orcines, che costituiscono una parte piccola ma non indifferente nella vasta produzione del teologo francese. Il libro fu un successo immediato e se pure ristampe e traduzioni furono per un tempo bloccate dalle autorità ecclesiastiche, conobbe velocemente una grande diffusione. Il testo di de Lubac si impose nel dibattito che in quegli anni imperversava attorno all’opera e alla figura di Teilhard de Chardin per l’autorevolezza e il rigore e rimane ad oggi, insieme agli scritti che seguirono negli anni immediatamente successivi, uno strumento imprescindibile per avvicinarsi correttamente al complesso e difficile linguaggio teilhardiano. L’interesse di questi testi per il lettore di oggi va ben al di là di quello storico. Certamente sono ricchi di elementi per la ricostruzione del dibattito culturale del tempo. Ma vi si trova molto di più, grazie alla guida raffinata e documentata di de Lubac, si prende conoscenza di alcune profonde intuizioni teologiche di Teilhard che ancora oggi sono di stimolo per il cristiano, per la Chiesa. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) fu senza dubbio uno degli intellettuali più influenti del xx secolo e paradossalmente anche uno dei meno compresi. Gesuita e paleontologo si impegnò per tutta la sua vita a mostrare l’armonia tra le nuove scoperte della scienza e la Tradizione cristiana, provocando interesse, entusiasmo ma anche una diffidenza che dura fino ad oggi. Troppo cattolico per i laici e troppo aperto alla scienza moderna per molti cattolici, restò sostanzialmente inascoltato, in contrasto con il successo globale conseguito e nonostante il fascino che il suo pensiero invariabilmente ha suscitato e continua a suscitare». - dall'introduzione di Alberto Palese -
Paolo VI. Papa della modernità nella Chiesa
Il pontificato di Paolo VI ha rappresentato per molti osservatori il rinnovamento di una Chiesa che sembrava lontana dalle istanze del mondo secolarizzato. Al tempo stesso, la sua elezione al soglio pontificio ha segnato un momento di stretta continuità per i lavori del Concilio Vaticano II, convocato dal suo straordinario predecessore, Giovanni XXIII. Proprio alla volontà e alla forza riformatrice di Giovanni Battista Montini si devono le grandi innovazioni in virtù delle quali è ancora possibile domandarsi fin dove possa condurre lo spirito conciliare sempre presente nella Chiesa. Possiamo considerarlo il Papa che ha fatto entrare la Chiesa nella modernità. Da queste pagine emerge il ritratto di una personalità dal carattere affettuoso, portatrice di una concezione sublime del papato cui va aggiunta un'immensa capacità di amare e servire l'umano. Un pontefice che ha saputo rivedere formule, abiti, linguaggi e costumi percepiti quasi come anacronistici nel mondo contemporaneo, raggiungendo quell'assoluta semplicità necessaria alla trasmissione di una profonda spiritualità e di una carità vissuta e praticata. -
Il professore e il patriarca. Umanesimo spirituale tra nazionalismi e globalizzazione
Due persone molto diverse s'incontrarono nell'agosto 1968 ad Istanbul, crocevia di storie e mondi: il professore francese, Olivier Clément, quarantasette anni, e il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Athenagoras, ottantadue anni, vissuto tra l'Oriente ottomano e nazionalista, gli Stati Uniti e infine la Turchia. Il motivo era un'operazione editoriale. Ma fu un incontro da cui scaturì un messaggio che parla ancora oggi. Sullo sfondo la ""rivoluzione"""" del '68. Nel colloquio affiorano molte domande sul futuro del mondo, sul cristianesimo in un tempo non più religioso o religioso in modo diverso. Oriente e Occidente si parlano. In queste pagine si ripercorrono anche le storie dei due personaggi. Dal loro intreccio, sgorga un messaggio di umanesimo spirituale. Quale futuro per il cristianesimo, l'Occidente e l'Oriente alle prese con l'Islam? Stupisce l'emergere, durante la guerra fredda, della percezione dell'aurora di un mondo globale. Per me, scrivere questo libro è stato immergermi in una vicenda personalmente rilevante. La mia esistenza di giovane (allora) e di credente è passata attraverso il '68, le sue discussioni e crisi. Nel clima del Vaticano n, ho sentito come il cristianesimo dovesse rivolgersi di più ad Oriente. Incontri, letture e l'attrazione verso figure e luoghi. Tra questi, Istanbul e Athenagoras, e poi l'amicizia con il suo """"biografo"""", Clément, pensatore originale e cristiano profondo. C'è in queste pagine un'indicazione - quasi la mappa di un itinerario - per il cristianesimo, diviso, investito dalla secolarizzazione e poi dalla globalizzazione, bisognoso di un ressourcement alle radici. Non la fuga in un fortilizio della fede o dei valori tradizionali, ma l'assunzione delle fratture del nostro tempo. Oggi si comprendono meglio le idee e le indicazioni suggerite dalle storie dei due personaggi e dai lontani colloqui del 1968."" -
Il cristiano e l'angoscia. Nuova ediz.
Il discorso sull'angoscia sembra scomparso dall'orizzonte culturale ma non si è dileguato il senso di paura, di abbandono e solitudine dell'uomo. Balthasar apre uno spazio di riflessione entrando in stretto dialogo con la filosofia, in modo particolare con Heidegger e con le analisi del pensiero freudiano. A partire dalle intuizioni dell'unica riflessione teologica esistente nei tempi moderni su questo tema, il 'Concetto di Angoscia' di Kierkegaard, Balthasar intende dar corpo a una «teologia dell'angoscia» che, da un lato, ne ridimensioni l'«ipertrofia» nella nostra epoca e, dall'altro la collochi all'interno di un discorso rivelativo: il grido di Gesù sulla croce «dice» di Dio e dell'Uomo. Il libro, partendo dalla parola delle Sacre Scritture, mette poi in rilievo i molteplici livelli in cui si articola il fenomeno dell'angoscia, cogliendone nessi, distinzioni e movimenti, per concludersi con un affondo sull'essenza dell'angoscia, in cui verificare se l'impostazione biblica ha potuto dirci di più e più in profondità di Kierkegaard e dei suoi prosecutori. -
In principio era il bene
In questo terzo volume dei «Percorsi», Inos Biffi esplicita la concezione della propria Antropologia Trinitaria iniziata con ""Il Dio che attrae l'uomo"""" e proseguita con """"Il dono trinitario"""". Il bene è visto in queste pagine come splendore della relazione trinitaria. Esso genera la storia dell'intera umanità per attirarla nella sua gloria."" -
Saggi teologici. Vol. 5: Spirito e istituzione.
Come per i volumi precedenti dei Saggi teologici, anche questo titolo deve essere inteso come una specie di leitmotiv, che riecheggia in libere variazioni attraverso la maggior parte degli articoli qui raccolti. Solo uno d'essi fa risuonare il motivo espressamente, anch'esso senza la pretesa di esaurirne le intrinseche potenzialità. Per quest'intero libro composto di saggi è circostanza caratterizzante invece che l'oggetto principale sia abbordato dai lati più diversi, che sovente esso s'affacci ad inattese svolte del cammino e si presenti in modo nuovo allo sguardo. Esiste sì una luce centrale, ma ne divengono visibili solo diverse irradiazioni. Forse uno spirito assetato di sistematicità, che vorrebbe senz'altro costruire, dai frammenti, una totalità, potrebbe mettere in ordine le pietruzze e poi comporle in un mosaico. L'autore diffida di tali intraprese, che vogliono trar fuori il mysterium dal suo nascondimento ed esibirlo svelato. Dío abita in una luce inaccessibile. Il tema tuttavia, intorno a cui ci si aggira senza pretese, è tale da interessare in modo centrale Chiesa e cristiani. Nel divergere dei due aspetti uniti nel titolo sta il motivo d'ogni minaccia e d'ogni atrofia del cristianesimo attuale. E poiché è assai difficile congiungere rinnovatamente gli aspetti, una volta che siano stati separati, preferibilmente cerchiamo di considerarli dalla sfera donde hanno origine, nella quale essi, fecondandosi eternamente in modo reciproco, stanno intrinsecati l'uno nell'altro. La riforma non si compie mai col reincollare i pezzi rotti; ma: «Dal tronco di Isai germina un pollone, e un germoglio spunta dal suo ceppo». -
Opere scelte. Nuova ediz.. Vol. 3: Sermoni anglicani.
Una raccolta che esibisce ancora una volta la maestria stilistica di Newman nel presentare i concetti fondamentali della fede in un'ottica che mira anzitutto a proporre degli exempla di come dovrebbe essere un'omelia: intelligente, profonda, chiara e di facile comprensione.«Non è possibile studiare il pensiero teologico e filosofico di Newman trascurando la sua opera di predicatore». Così Carlo Huber, nella Presentazione del libro, richiama l'attenzione del lettore sulle prediche qui raccolte, vere e proprie pietre miliari della riflessione di uno dei pensatori più influenti del panorama teologico-filosofico dell'Ottocento. La riflessione di Newman è un'opera di ripensamento legata al proprio vissuto, che per molto tempo fu quello di predicatore e di parroco. Perciò la parola «scritta» di Newman vive della sua stessa parola «parlata». I sermoni scelti per questo volume sono preziose occasioni di analisi di figure e momenti fondanti della Chiesa (san Tommaso, san Giovanni, la Pasqua, gli evangelisti Matteo e Luca, san Michele e gli angeli) e dei più significativi temi della cristianità (amore, pace, conoscenza, la comunione con Dio). -
La coscienza. Nuova ediz.
«La coscienza è per me la facoltà di distinguere gli atti degni di lode da quelli che meritano riprovazione. Una tal lode e una tal riprovazione sono un indice evidente della mia esistenza, uno di quegli indici attraverso i quali la mia esistenza mi diviene accessibile». Questo, nelle parole di Newman, il nucleo essenziale della realtà della coscienza, che la associa in maniera indissolubile alla percezione originaria dell'esistenza e ne evidenzia il ruolo primario di scandaglio «nelle profondità insondabili dell'animo umano, nell'infinito abisso dell'esistenza». Da questo fondamento insieme interiore e ontologico scaturiscono le molteplici forme della coscienza, il suo rapporto con la soggettività e la trascendenza, con il naturale e il soprannaturale, la sua imperatività e la sua valenza religiosa, il suo legame intrinseco con la sfera della libertà e quindi con il senso di responsabilità. Un invito a ritrovare il senso della vita nella sua apertura originaria alla sorgente infinita del Vero e del Bene. -
Getsemani. Nuova ediz.
La meditazione qui offerta da Péguy sulla Passione di Cristo rappresenta un momento apicale della letteratura spirituale. Nonostante la decisa affezione alla vicenda, l'autore non risparmia decise bordate agli stereotipi e agli schemi teologici del suo tempo. Senza mai cedere al pietismo o a un certo «dolorismo» di inizio secolo, la meditazione di Péguy sugli ultimi momenti della vita terrena di Gesù prende le mosse da alcune considerazioni sulla depressione e la nevrastenia che risultano di particolare interesse. Con grande naturalezza, si stabilisce un sottile legame tra la sofferenza del vivere contemporaneo e l'angoscia di Gesù nel Getsemani nel momento in cui fu colto dai tormenti di una morte annunciata. Il mistero dell'Incarnazione assume così tutto il suo spessore e la sua densità: lo stesso figlio di Dio ha conosciuto la paura dinanzi alla propria finitezza. A testimonianza di come Dio si sia fatto uomo sino alla più tragica conseguenza. -
Nel «castello interiore» di Santa Teresa d'Avila
Nel suo capolavoro, ""Il castello interiore"""", santa Teresa d'Avila ha immaginato l'essere umano (ogni essere umano) come principesca abitazione di Dio, pur riconoscendo la triste condizione in cui egli versa quando si riduce a vivere come un mendicante estraneo al """"Castello"""", rassegnato alla propria miseria, che non osa nemmeno varcare la soglia della splendida abitazione. Anche Kafka racconterà, qualche secolo dopo, la straziante esperienza dell'uomo invitato al Castello, ma impossibilitato a entrarvi perché continuamente ingannato da messaggeri e messaggi ambigui e fuorvianti. Teresa, invece, accompagna il suo lettore, dimora dopo dimora, persuadendolo a inoltrarsi sempre più addentro, dove Dio-Trinità lo attende con un desiderio che precede, accompagna e premia il cammino dell'uomo che «torna al suo cuore». Sicari ha saputo ripercorrere con profonda perspicacia l'itinerario descritto dalla Santa. Ma il suo merito principale sta nell'aver mostrato come tale itinerario possa essere percorso con gioia anche da chi è chiamato a vivere nel mondo, immerso negli ambiti della famiglia e del lavoro."" -
Esegesi medievale. Scrittura ed Eucarestia. I quattro sensi della scrittura. Nuova ediz.. Vol. 2
«Il titolo di questa sezione dell'Opera Omnia indica chiaramente l'oggetto delle opere presentate e subito si può intuire come siamo condotti al cuore dell'esistenza della Chiesa, che vive della Parola e del Pane, nutrendosi alla Tavola dei due alimenti necessari all'esistenza. I volumi di questa sezione hanno una data lontana nel tempo (1949, 1950, 1959-1993, date delle prime edizioni francesi), e tuttavia corrispondono a questioni che oggi sono più che mai importanti e difficili per la teologia e per l'esistenza cristiana; soprattutto, come si vedrà, la questione della lettura e interpretazione della Scrittura. [.. .] Le opere di de Lubac contenute in Scrittura ed Eucarestia trattano due grandi temi, che coincidono con i fondamenti della fede e della teologia cristiana. La Chiesa, infatti, vive della Parola testimoniata e portata dal Libro, e della Eucarestia, nella memoria di Gesù, celebrazione ma anche sintesi di tutta la storia e del mistero della salvezza. Sono opere che hanno fecondato la riflessione teologica del periodo immediatamente precedente il Vaticano II, e, anche se non citate, hanno nutrito alcuni documenti conciliari tra i più importanti (sulla rivelazione, sulla Chiesa, sulla liturgia). [...] E questo il significato delle opere di de Lubac, che rimangono dei classici della teologia del XX secolo, e proprio perché classici si presentano sempre attuali. Non si può capire la Chiesa senza pensare all'Eucarestia, e viceversa. L'esegesi, ricerca attenta, rigorosa, di tutta la dimensione storica e filologica della Scrittura, ha assoluto bisogno della lettura sempre attenta al ""senso spirituale"""": solo così la Parola vivifica. Altrimenti rimane lettera morta, addirittura portatrice di morte.» (Dall'Introduzione di Azzolino Chiappini alla Sezione quinta dell'Opera Omnia)"" -
Quale Europa cristiana? La continuità di una presenza
L'Europa trova le sue radici culturali nell'eredità della civiltà greca e latina, potentemente innervata, corretta e rilanciata dall'alterità del pensiero cristiano. Il cristianesimo, infatti, ergendosi sui pilastri portanti della religione ebraica, ha potuto assumere, approfondire e piegare alle novità della rivelazione ebraico-cristiana anche le strutture del pensiero greco e la forza organizzativa e pratica del mondo latino. L'energia plasmatrice della cultura cristiana ha dato forma alla civiltà europea in Oriente e in Occidente, nonostante le dolorose fratture, succedutesi nel corso dei secoli, all'interno dell'unica Chiesa. Il libro, focalizzandosi, anche a livello di arti figurative, sul momento critico della Riforma e delle sue conseguenze, intende mostrare come le dimensioni fondamentali che definiscono l'universale appartenenza al consorzio umano - esprimibili in termini di anima, libertà, ragione, fede, volontà, azione e spirito - abbiano attraversato il mondo occidentale dando luogo a forme diverse di cultura cristiana che aspirano a una rinnovata unità. Tale unità può far leva sul caposaldo culturale e politico del Consiglio d'Europa, sorto prima ancora dei vari trattati economici. Si evidenzia così come il recupero dello spirito del Consiglio, immune dalla contingenza accusatoria formulata da un composito fronte sovranista, sia il rinnovato principio culturale della famiglia cristiana europea. Con un testo di Fabio Trazza. -
Benedetto. Il padre dell'Europa
Questa raccolta di studi e di interventi brevi su Benedetto e la sua incomparabile opera di asceta, legislatore, evangelizzatore attraverso la Regola e i suoi seguaci, che ne ha fatto ben a ragione un padre e un patrono dell'intera Europa, riflette la cura che Ildefonso Schuster, pur tra impegni crescenti prima nella sua comunità monastica di S. Paolo fuori le mura a Roma, poi in quella più vasta dell'arcidiocesi milanese, sempre profuse nel divulgare, illuminare ed imitare la figura e l'opera di Benedetto, prima giovane eremita penitente a Subiaco, poi maturo costruttore di un nuovo modello di vita cenobitica e padre di monaci a Montecassino. Nel suo percorso intorno a Benedetto, Schuster non perde mai di vista la dimensione storica, temporale e geografica del personaggio insieme storico e agiografico, amato prima ancora che studiato: da Norcia a Roma, da Subiaco a Montecassino, Benedetto vive ed opera in un contesto ben preciso, all'orizzonte del quale c'è la Chiesa di Roma con il suo più alto rappresentante, il Papa. Su questo sfondo si delinea il capolavoro letterario e spirituale di Benedetto, quella ""Regula monasteriorum"""" che Schuster ha testimoniato e insieme studiato e commentato. Infine la lettura schusteriana di Benedetto fa emergere la teologia monastica, in una parola la spiritualità che sta alla base degli orientamenti dottrinali ed esistenziali del santo, che per Schuster altro non sono che un appello all'imitazione di Cristo. Saggio introduttivo di Mariano Dell'Omo.""