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Erbe selvatiche
Lu Xun (Zhou Shuren, 1881-1936), narratore e poeta, saggista e critico letterario, è considerato il padre della letteratura cinese moderna, il primo ad aver scritto un racconto (Il diario di un pazzo) in cinese moderno, attingendo largamente dalla lingua parlata. Erbe selvatiche (1924-1926) è una raccolta di brevi testi riconducibili ai sanwen (""scritture sparse"""", o """"scritture libere""""), uno dei numerosi sotto-generi della vastissima tradizione saggistica cinese. Al confine fra la prosa e la lirica, essi sono un condensato di sperimentazione stilistica e linguistica, da parte di un autore che aveva talmente assimilato la tradizione da potersene fare gioco senza falsarla – e che peraltro aveva piena dimestichezza con gli sviluppi anche più recenti delle letterature europee. Nella presente versione di Edoarda Masi, questi testi superano felicemente la loro prova più difficile: quella della traduzione. Se c'è perdita (il riferimento diretto, l'allusione, l'irrisione), essa sopravvive al passaggio da Oriente a Occidente in forma di ferita: e sul terreno della nostra lingua assistiamo al sorgere di un piccolo, nuovo capolavoro."" -
I nomi indistinti
Non è forse un caso che oggi alcuni dei maggiori filosofi politici siano eredi di Lacan. Tra loro Jean-Claude Milner, forse il più originale tra i pensatori francesi della generazione di Badiou e Nancy.I nomi indistinti è il suo libro decisivo. Un breve, denso trattato scritto nello stile più personale intorno a un'unica domanda: è ancora possibile un gesto linguistico e politico all'altezza di quel che Lacan chiamava il Reale?Filosofi, matematici, logici e poeti hanno sempre sognato una lingua pura e chiaramente distintiva; ogni società, d'altra parte, si è organizzata intorno a segni persistenti e visibili a tutti, da cui ha tratto ragione e legittimità. I nomi di Lavoro, Storia, Razza hanno di volta in volta richiesto e assecondato i sistemi di potere.Se le pretese linguistiche hanno conseguenze tangibili, Milner appresta un dispositivo capace di smascherarle e contrastarne gli effetti. Contro il fallimento e la rassegnazione, egli rivendica la stessa precarietà dei nomi e delle azioni: ""non un istituzione, dunque, né una libertà formale, né una patria, ma l'eventualità del loro annientamento""""."" -
O poesia tu più non tornerai. Campana moderno
I Canti Orfici di Dino Campana (Marradi 1885 – Castel Pulci 1932), pubblicati in maniera a dir poco rocambolesca nel 1914 e in un clima di accesa polemica nei confronti dell’egemone ambiente fiorentino di primo Novecento impersonato soprattutto dalla temutissima “ditta” Papini & Soffici, si impongono per un originale profilo stilistico e letterario che il tempo non ha scalfito. Qualità che è dei grandi libri, di quei libri cioè che, per combinazioni assolutamente segrete e davvero uniche, riescono ad esprimere, in un tratteggio sempre ispirato, l’atmosfera di un’intera epoca. Campana si è fatto portavoce dell’esigenza di modernità della poesia italiana di quel periodo, curvando tale esigenza in direzione della grande tradizione simbolista e decadente europea di fine Ottocento. E la lezione mallarmeana del libro “unico”, “assoluto”, in grado di dare senso a un’intera vita non solo è assimilata da Campana con magistrale finezza e sensibilità, ma è anche una lezione dipanata lungo l’asse di quell’orfismo, di derivazione principalmente nietzschiana, che costituisce un’altra grande direttrice culturale dei Canti Orfici. Riferimenti impegnativi che non mortificano, ma anzi valorizzano ed esaltano, il particolare progetto poetico di Campana, alimentando un affascinante e mai banale intreccio di tradizione e modernità. Basti solo segnalare qualche elemento di questa straordinaria fusione: la particolare impaginazione narrativa di certe immagini, la sensibilità cinematografica nel rendere certe situazioni, certi quadri, certi ambienti, per non parlare poi dello stretto, e sempre proficuo, rapporto che la scrittura intrattiene con il mondo delle arti figurative, e ancora il tema del “viaggio” come cifra inequivocabile di un moderno metropolismo culturale. Elementi, questi, non solo di grande fascino per un lettore di oggi, ma che inscrivono i Canti Orfici in quel progetto artistico, tenacemente perseguito da Campana per tutta la vita, di una “poesia europea musicale colorita”. Espressione che è, a guardar bene, il vero centro di attrazione di questo esemplare, graffiante e insieme tenero libro. -
Una cena elegante
"Un impiego a vita non è mica male. Veramente. Tutti son pronti ad ammettere che ad una posizione sicura nel mondo si collegano cento piccole bellezze, piacevolezze e comodità, come ad esempio la gradevole riposante qualità di membro del circolo di cultura letteraria. Chi ha una sistemazione si può permettere delle simpatiche serate in birreria. Il reddito fisso va la sera al concerto o al teatro. Il buon stipendio partecipa con entusiasmo e sicuro di sé ai balli in maschera. Eppure vi sono, connesse alla vita dell'impiego sicuro, diverse cose sgradevoli, tra l'altro la lenta distruzione della salute fisica e spirituale. Si intende qui ricordare timidamente il sistema nervoso."""" (da Germer).In questo volume viene riproposta la scelta di testi walseriani, curata e magistralmente tradotta da Aloisio Rendi (Lerici 1961), che segnò la prima apparizione dello scrittore svizzero in Italia. Tuttavia, rispetto a quell'edizione, sono state riprese solo le sezioni dedicate agli Aufsätze (1913) e a Kleine Dichtungen (1914), due libri appartenenti alla fase più felice della produzione di Robert Walser." -
Idea del tragico e coscienza storica nelle «fratture» del moderno
Articolato in quattro capitoli (""La costellazione ideale del tragico nel Moderno"""", """"La prima epoca del Moderno e l'idea antica del tragico"""", """"Soglie e `fratture' del Moderno"""" e """"La crudeltà e il creaturale""""), questo saggio muove dalla constatazione che mentre l'idea del tragico è un prodotto filosofico-letterario moderno, a partire da Hölderlin, Goethe ed Hegel fino a Nietzsche e poi da Lukàcs fino a Rosenzweig, Benjamin, Jaspers, Pohlenz e Szondi, l'antica tragedia greca – che pure è il suo riferimento obbligatorio – sarebbe invece priva di tale idea. Questa asimmetria è solo apparente. Poeti come Büchner e Manzoni hanno compreso che la tragedia moderna sta alla realtà storica come quella antica stava al mito. Ne consegue che il """"riflesso del tragico antico nel moderno"""" ha un nesso di continuità ideale. Sofocle in particolare presenta un'elaborazione """"metatragica"""" dell'idea del tragico. Attestata dal pensiero """"antitragico"""" di Platone e riecheggiata dalla Poetica aristotelica, essa è definibile come la riflessione etico-religiosa sul destino dell'uomo e della sua """"città"""" nell'incontro con il divino. L'elaborazione moderna è quindi interpretata come il volto nascosto della coscienza storica del Moderno, a sua volta posto sotto la cifra di una """"duplicità"""" che si rivela nel passaggio dall'epoca del dominio della storicità all'epoca dell'emersione della potenza tecnologica. Contro la tesi della secolarizzazione, lungi dal sostenere l'eclisse dell'idea del tragico, il saggio ne mostra invece la """"polarizzazione"""" tra crudeltà e creaturale in autori come Artaud, Kafka e Celan e la """"dispersione"""" in nuovi mezzi non drammaturgici, come la letteratura noir o il cinema che, per esempio con Kubrick, Kurosawa e Rossellini, offre spunti di alta meditazione tragica.Indice: 1. La costellazione ideale del tragico nel Moderno - 2. La prima epoca del Moderno e l’idea antica del tragico - 3. Soglie e """"fratture"""" del Moderno - 4. La crudeltà e il creaturale"" -
Racconti di viaggio. Le città d'arte della Marca maceratese
Alla maniera dei grandi resoconti di viaggio dell’Ottocento, il volume traccia un percorso inedito fra i luoghi piú noti e meno noti del maceratese, alla scoperta di preziose testimonianze della storia e dell’arte. Una descrizione documentata e puntuale, allo stesso tempo ricca di suggestioni ed impressioni che riconducono alla vita, al lavoro e all’identità di coloro che nel tempo hanno popolato queste terre.Le illustrazioni di Heidaki Kawano raccontano un viaggio parallelo: vedute dall’alto di borghi e paesaggi trasformano la topografia del territorio in immagini favolistiche, in bilico tra realismo e idealità.>Il volume è arricchito da un’ampia bibliografia e da un indice analitico dei luoghi e dei personaggi più importanti, così da risultare anche un’ottimo strumento di consultazione. -
Le amorose
"C'è una felice ambiguità della poesia che consiglia una posizione guardinga rispetto a ogni interpretazione. A ogni atto, cioè, di appropriazione. La poesia educa piuttosto allo spossessamento, coltiva in noi il sentimento dell'espropriazione. Così, di fronte a """"Le amorose"""", che ho appena letto, io non so se le amorose sono le poesie, o le morose a cui le poesie sono rivolte. Donne che a volte hanno dei nomi proprii: Fulvia, Marcella, Annalisa. Altre volte anonime. Come le poesie stesse che non hanno titolo. Non sempre. So però che l'amore è un colloquio. E la poesia anche"""". (Dalla postfazione di Nadia Fusini)." -
Über die Freundschaft-Dell'amicizia
Die Chinesen betrachten die Freundschaft als fundamentale natürliche soziale Beziehung; um Freundschaft mit ihnen zu schließen, ging der Jesuit Matteo Ricci, auch „Meister des Okzidents“ und „Botschafter Europas“ genannt, am Ende des 16. Jahrhunderts sogar soweit, dass er sich der chinesischen Kultur weitestgehend anpasste. Als Gastgeschenke brachte er die westliche Wissenschaft, die Weltkarte und die euklidische Geometrie nach China mit. Doch erst in dem Werk Über die Freundschaft – einer Sammlung von Sinnsprüchen in Anlehnung an die lateinischen und griechischen Klassiker – konnten die chinesischen Leser in aller Deutlichkeit erkennen, dass das ferne Abendland und China, die bis zu diesem Zeitpunkt nichts voneinander gewusst hatten, gleichsam nur zwei Hälften einer einzigen menschlichen Kultur sind. -
Vita a fronte. Saggio su Paul Celan
«Vita a fronte» riassume la condizione di Paul Celan che, nato in una enclave multilinguistica, sceglie l'esilio in terra francofona continuando a scrivere in tedesco. La sua vita quotidiana si svolge in francese, «a fronte» dei propri testi scritti in tedesco (lingua-madre e lingua degli aguzzini nazisti). Il suo sguardo di poeta non si distoglie da un «Gegenùber» (qualcosa «a fronte»), che egli stesso individua nella memoria (la patria orientale perduta, la madre morta nella deportazione nazista, il popolo ebraico sterminato). Vivere e scrivere tra due poli culturali, vivere e scrivere tra diverse lingue diventa per Celan un tradursi continuamente: la vita come testo a fronte della scrittura e viceversa. -
Giuseppe Terragni: trasformazioni, scomposizioni, critiche
Il volume Giuseppe Terragni: trasformazioni, scomposizioni, critica – che esce finalmente dopo 40 anni di gestazione – documenta ed esamina a fondo due capolavori dell’architetto razionalista italiano Giuseppe Terragni: la Casa del Fascio (1933-'36) e la Casa Giuliani-Frigerio (1939-'40), entrambe a Como. Questa ricerca ad ampio raggio – illustrata con più di 500 diagrammi architettonici originali e fotografie d’archivio – si avvale di quella che Eisenman chiama lettura critica e testuale dei due edifici, applicando una metodologia affatto distante dagli approcci tradizionali – sociale, storico, estetico, funzionale. Al loro posto, le varie articolazioni e le aperture sulle facciate costituiscono una serie di segni e notazioni che sono alla base dell’analisi.Il libro include un saggio di Terragni sulla commissione, il progetto e la costruzione della Casa del Fascio e un testo critico di Manfredo Tafuri, il noto architetto, storico e teorico italiano, scomparso nel 1994. Questi condensa come segue la prestazione di Eisenman su Terragni:«Eisenman, scrivendo di Terragni, lo riprogetta, dunque: il libro che l’architetto americano dedica al suo ‘padre’ degli anni ’20-’30 è un ulteriore manifesto teorico a sostegno delle sue architetture senza patria, liberate sopra lo spazio e il tempo. Anche Eisenman è maestro nell’arte della simulazione». -
L' apparecchio del gusto. Contributi ad una archeologia della gastronomia moderna
Documenti dell'Archivio di Stato di Camerino tra il XVI e il XVII secoloIndice: Introduzione - Il condito di Camerino - Il secolo d’oro. Il Palazzo Ducale. Francesco Datini. Le visite - Le chichare da cioccolata - Il Settecento - Documenti -
Hegel 1820
Tra i diversi momenti dell'itinerario filosofico di Hegel, l'Introduzione alla storia della filosofia, la lezione inaugurale tenuta ad Heidelberg nel 1816 e poi ripresa in forma ampliata a Berlino nel 1820, assume un rilievo difficilmente sottovalutabile. In essa troviamo, infatti, pienamente dispiegato quel circolo tra filosofia e storia della filosofia che costituisce un costante termine di confronto della riflessione hegeliana. Muovendo proprio da questo fondamentale intervento programmatico, i saggi raccolti in questo volume offrono un personale percorso di riflessione su alcuni dei principali nodi tematici del pensiero hegeliano. -
Vieni alla Mecca
«L’ho seguita in cucina dove stava facendo il caffè per tutti quanti. Le ho detto: vieni alla Mecca con me. È talmente stupida, ha pensato che intendessi La Mecca in Arabia e ha detto che non era musulmana e mi ha chiesto a che cosa mi serviva credere nella religione, dal momento che la religione era come la droga. Così le ho spiegato che intendevo il Dancing La Mecca, quella sera, più tardi. E ha pensato che io ci stessi provando”.“Ha accettato di venire con te? Vuoi che sia la tua ragazza? Shahid non rispose.». Shahid è il protagonista del racconto che dà il titolo alla presente raccolta. L’ambientazione è quella dei quartieri londinesi dell’East End, di Brixton, di Notting Hill durante il carnevale caraibico; luoghi simbolici, per un occhio esperto, dell’innesto di comunità extraeuropee (e postcoloniali) nel tessuto della metropoli: rispettivamente la comunità indiana, quella africana e quella giamaicana. -
Battere il tempo. Estetica e metafisica in Vladimir Jankélévitch
Questo libro muove da una ricostruzione dei temi fondamentali della metafisica di Vladimir Jankélévitch, filosofo e musicologo, una delle figure più importanti del Novecento francese, per coglierne poi il fuoco nell’arte e in particolare nella musica. Una considerazione limpida della realtà, dell’esistenza viva, del mondo sensibile come spazio di incarnazione che tuttavia lascia libero l’ingresso nell’ordine trascendente, è al centro della filosofia prima di Jankélévitch. Non esiste un’autentica metafisica che non sia, al contempo, una celebrazione della positività dell’empirico, della concretezza delle forme, se è vero che la realtà non è un enigma da sciogliere, ma è insieme resistenza e occasione di uno slancio in ciò che la trascende. Essere aperti al senso significa dunque ripeterne la ‘lettera’, la superficie, batterne il ritmo, ed è per questo che la musica assume in Jankélévitch i caratteri di un’arte privilegiata; essa non è consumabile, va solo ripetuta, imitata nelle sue attitudini. Per sfuggire alle pretese di una riduzione del senso a cultura e agli infiniti piani di un’ermeneutica invadente, le radici neoplatoniche e bergsoniane dettano a Jankélévitch le coordinate di una possibile fusione di estetica e metafisicaIndice: Introduzione - I. Intuizione e gloria delle forme - II. Empiria, metempiria, metalogia - III. Il realismo mistico - IV. La musica: arte filosofica - Notizia biografica - Bibliografia - Indice dei nomi -
Eutropia. Revue italo-français/Rivista franco-italiana (2003). Vol. 3: L'immagine.
Sommario: Jean-Christophe Ballot, Paola Salerno Vis-à-vis - Patrick Talbot Ut pictura poesis? - Marie-José Mondzain Commercio di sguardi - Bernard Stiegler Il cinema delle coscienze - Sergio Givone Autour de l’image - Donatella Di Cesare La séduction totalitaire de l’image - Raymonde Moulin L’un et le multiple - Marc Ferro A chi appartengono le immagini? - Marina Machì Sauver le texte, sauver l’image - Anne-Marie Duguet L’interattività - Carla Subrizi Dove l’immagine si apre: il vuoto - Marco Iuliano Miraggi - Mimmo Paladino Senza titolo - Daniel Buren Photos-souvenirs - Domenico Mangano Senza titolo - Antonio Trimani Delega-mandato ottico/L'intruso - Didier Courbot Sans titre - Thibaut Cuisset Agrigento/Taranto - Lorenzo Scotto di Luzio Le pire est long - Daniel Arasse Il Signor Poussin - Claudia Salaris Fiume «città di vita» - Gérard Collin-Thiébaut Sculpteur d’images - Marie-Laure Chérel Culture et fascisme - Salvatore Settis Roma: eternità delle rovine - Dork Zabunyan L’image-distance - Raymond Bellour Chute du plan - Renato Barilli Dall’Impressionismo all’Informale - François Cheval Cracher sur I’irréalité - Stefano Chiodi Nuove contraddizioni - Frédéric Bonnaud Le juste retour desfantômes - Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi Su tutte le vette è pace - Francesco Garritano Posto di fuga - Jean-Luc Nancy Icona dell’accanimento - Piero Gilardi L’arte dei nuovi media - Nicoletta Leonardi (a.titolo) Anonimato e clandestinità - Bartolomeo Pietromarchi L’immagine negata - Qu’est-ce qu’une image ? / Che cos’é un’immagine? Mario Bertoni, Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini, Kamel Chérif, Giuseppe Montesano, Francesco Nucci, Tommaso Ottonieri, Francesca Sanvitale - Valentino Zeichen Ostello della Gioventù - Alain Massuard Traces d’Italie - Raffaele La Capria La memoria immaginativa - Emmanuel Tugny La Venise sèche -
Arte e daimon
Nell’antichità il daimon è movimento intermedio, nesso che unisce l’umano e il divino, agente dell’irrazionale, stato d’animo e passione in sé; ed anche destino, sorte dell’uomo in quanto rivelazione del suo carattere più intimo. Se con l’affermazione del cristianesimo la sfera del demonico si individua soprattutto come antagonista del divino, nella modernità alcuni elementi della sua declinazione classica vengono recuperati e insieme trasformati, per lo più convertendo quello slancio verso la trascendenza in una nozione quasi psicologica, la cui radice è insita nell’interiorità dell’anima. In questo senso, il tema del daimon si connette con quello della malinconia, della follia, e si fonde inevitabilmente con la questione del genio, dell’artista come creatore assoluto. Lungo questa linea, a partire da una prospettiva filologica, o filosofica, come anche da una considerazione storico-artistica, si muovono i saggi qui raccolti. -
Normatività fatti valore
Quasi ogni aspetto dell’esperienza umana sembra essere legato all’idea di normatività. Ma cosa sono le norme? Che cosa le giustifica? A chi, in quale misura e perché si applicano? Che rapporto hanno con i fatti e i valori? Questo volume (corredato di un’amplissima bibliografia) affronta tali questioni dal punto di vista della filosofia del linguaggio, della teoria della conoscenza, della morale, della filosofia del diritto e dell’azione. -
Essere per. Il concetto di «funzione» tra scienze, filosofia e senso comune
Il concetto di “funzione” è quasi indispensabile in molte spiegazioni, scientifiche e no. L’importanza del suo ruolo esplicativo è confermata dall’ampio uso che se ne fa in antropologia e sociologia, per esempio nell’opera di Malinowski, oppure di Merton. In alcune scienze formali, come la matematica e l’informatica, e in gran parte delle scienze empiriche, come e soprattutto nel caso della biologia, il riferimento a tale concetto è pressoché obbligatorio. Anche nella filosofia di impostazione analitica (a cui questo studio si richiama) è un concetto chiave, sia quando è usato (da autori diversi come Hilary Putnam, Jerry Fodor, Daniel Dennett, Ruth Millikan e tanti altri) come strumento euristico per spiegare il mentale e altri fenomeni correlati; sia come oggetto di riflessione e discussione teorica (per filosofi quali Robert Cummins, Larry Wright, Wesley Salmon, ancora Millikan ecc.). Un uso così esteso del concetto di “funzione” è una delle cause per cui finora non ne è stata data una caratterizzazione inequivocabile, così da determinarne, talvolta, un impiego improprio o fuorviante. Obiettivo di questo libro è impostare una riflessione che faccia chiarezza sulla nozione, e trovi il possibile significato comune ai suoi vari usi. Una radice semantica condivisa di “funzione” è individuata nella sua origine psicologica, a cui si perviene dopo una rassegna di recenti studi cognitivi, in particolare nell’area della ricerca sullo sviluppo cognitivo e concettuale dell’essere umanoIndice: Prefazione - Introduzione - I. L’adozione del concetto di “funzione” nelle scienze, tra stipulazione e spiegazione - II. La “funzione” tra spiegazione e analisi filosofica - III. La “funzione” nelle spiegazioni della biologia - IV. “Progetto” e “funzione” - V. Essere per - Una breve conclusione - Bibliografia -
L' ospite ingrato. Semestrale del Centro studi Franco Fortini (2006). Vol. 2: Il disagio nella civiltà cristiana.
Sommario: Editoriale - Avvertenza del curatore - Enrico Peyretti - Disagio della civiltà cristiana - Francesco Ciafaloni La carità e il potere - Stefano Levi Della Torre Paolo di Tarso: globalizzazione e speranza messianica - Pier Cesare Bori L’insegnamento di morale religiosa nelle carceri- Intervista a Luciano Martini, a cura di Massimo Cappitti - Theodor W. Adorno Teologia, illuminismo e il futuro delle illusioni - Alessandro Cecchi Uno scritto di Adorno sulla teologia - Ivan Illich Speranza cristiana - Bruce Lincoln Da Artaserse ad Abu Ghraib. Riflessioni sulla pornografia del potere imperiale - Antonio Sonnati Poesie - Clemente Rebora Dai Diari spirituali (1929-1956) a cura di Giulia Raboni - Tre documenti del «Movimento di religione», a cura di Fabio Milana: Questo cattolicesimo è falso (Ferdinando Tartaglia) - Per un giornale americano (Ferdinando Tartaglia) - Intervento al Primo convegno per la Riforma religiosa italiana (1949) (Franco Fortini) - Franco Fortini Quattro interventi (1946-1949): Cattolici snob - Rivoluzione e conversione - Un no fuori dai denti a Cristo trafficato - In Italia cultura laica? - Giuseppe Dossetti Dalle Lettere alla comunità - David Maria Turoldo Frammento autobiografico inedito - Corrado Stajano I Canti ultimi di Padre David Maria Turoldo - Sebastiano Timpanaro e Michele Feo Carteggio, a cura di Michele Feo - Tom Nairn Le nuove furie - Daniele Balicco «Il capitalismo ha bisogno di antagonisti». Su L’impresa irresponsabile di Luciano Gallino - Rassegna -
Mente, azione, libertà. Saggi 1983-2003
I dieci saggi che compongono questo volume rappresentano alcuni dei più significativi contributi prodotti nell’arco degli ultimi venti anni dal grande filosofo scandinavo Georg Henrik von Wright (1916-2003). Al termine della lunga stagione che lo ha visto pioniere in svariati campi della ricerca analitica, dalla probabilità alla logica deontica, dalle teorie dell’azione e delle norme alla filosofia del diritto, dall’etica agli studi su Wittgenstein – dei cui scritti inediti egli è stato uno dei massimi editors – von Wright ha continuato in anni più recenti la sua instancabile esplorazione dei problemi che riguardano «il posto dell’uomo nella natura» aprendosi via via a nuove indagini che hanno in particolare toccato la vasta regione degli eventi mentali nel loro rapporto con il mondo materiale. Questi aspetti della sua ricerca, forse ancora poco noti, sono al centro dei saggi qui raccolti. Le tematiche sono molteplici – e comprendono, fra l’altro, la teoria dell’azione libera, la logica del dovere e del valore e le ultime riflessioni dell’autore sulla filosofia della mente – ma ruotano attorno a un assunto che le accomuna: la critica ai «dualismi» o, meglio, alle tradizionali dicotomie di uomo-natura, libertà-necessità, essere-dovere, valori-fatti, mente-corpo, espressa con l’autorità e la cristallina chiarezza che si addicono a un pensiero giunto al più alto grado del suo sviluppo.Indice: Introduzione di Rosaria Egidi – I. Spiegazione e comprensione dell’azione – II. Determinismo e conoscenza del futuro – III. Della libertà umana – IV. Essere e dovere – V. Dover essere, dover fare – VI. Valutazioni, o come dire l’indicibile – VII. Azione, parallelismo psicofisico e libertà – VIII. Osservazioni sulla filosofia della mente – IX. Su mente e materia. Con una nota esplicativa di Alerto Emiliani – X. Coscienza – Riferimenti bibliografici