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Lettere e pagine di diario (1938-1946)
È l'affermarsi dell'antisemitismo in Italia nel 1938 a spingere il sionista e antifascista fiorentino Gualtiero Cividalli, insieme alla moglie Maria D'Ancona, a prendere nel giro di pochi mesi la decisione di emigrare in Eretz Israel, a Tel Aviv, per dare un futuro migliore ai cinque figli. Gualtiero comprende fin da subito la gravità delle Leggi razziali, come annota nel suo diario e nelle lettere a Maria durante i periodi di separazione. Con l'amore per il dettaglio descrive l'inserimento in quel ""nuovo mondo"""", il focolare ebraico in Palestina, allora sotto mandato britannico. Con acute osservazioni e profonda umanità commenta gli sviluppi militari e politici della seconda guerra mondiale. Posa lo sguardo e il pensiero sul Vicino Oriente e sull'Africa - col terrore che i nazisti si avvicinino alla Palestina - senza mai dimenticarsi dell'Italia, dove vivono i familiari e gli amici. I legami sentimentali e le preoccupazioni per coloro che sono rimasti nella """"vecchia patria"""" sono ancora più forti nel momento dell'occupazione nazista, soprattutto quando incominciano ad arrivare - attraverso la Svizzera - notizie su deportazioni e uccisioni di persone care."" -
Santa Mazie
Difficile non restare affascinati da Mazie Phillips, grande cuore, corpo esuberante, passione sfrenata per la vita, libera da ogni conformismo. Di giorno nel gabbiotto del Cinema Venice a vendere biglietti, a osservare la gente. Di notte per le strade in cerca di avventure, buone bevute e un modo per dimenticare le fatiche della vita. Tutti conoscevano Mazie Phillips, era la regina del quartiere, perché aveva sempre una parola, una sigaretta, un goccio di liquore o qualche centesimo per tutti i barboni, i poveri, i diseredati che pullulavano nelle strade di New York City negli anni della Grande Depressione e del proibizionismo. Mazie Phillips dal cuore misericordioso è parte della storia di New York; una storia, la sua, quasi dimenticata, che Jami Attenberg con empatia e una scintillante immaginazione ha saputo salvare dall'oblio. -
Il mostro di Jacob. Un racconto per il Capodanno ebraico
Età di lettura: da 6 anni. -
Gli ebrei nella storia del Friuli Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata
Il presente volume contiene gli atti del Convegno internazionale Gli Ebrei nella storia del Friuli Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata tenutosi a Ferrara tra il 12 e il 14 ottobre 2015 nel salone d'onore dell'Istituto di cultura ""Casa Giorgio Cini"""" (via Boccacanale di S. Stefano, 24). Il Convegno è stato organizzato e realizzato dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah, il MEIS, in collaborazione con l'Università degli Studi di Udine, Il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell'Università degli Studi di Udine, Il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Trieste, la Comunità Ebraica di Trieste, l'Associazione per lo studio dell'Ebraismo delle Venezie di Udine, con il patrocinio del Comune di Ferrara, dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara. La realizzazione di un Convegno sulla presenza secolare e sul ruolo degli Ebrei nel Friuli Venezia Giulia era divenuta un'esigenza quasi inderogabile, cinque lustri dopo l'importante Convegno internazionale dedicato alla medesima tematica svoltosi nel giugno del 1989 a Trieste e a Udine sotto l'egida delle Università di Trieste, di Udine e della Comunità Ebraica di Trieste. Dopo un quarto di secolo si è infatti ravvisata la necessità non solo di rivisitare alcune delle tematiche trattate allora ma soprattutto di aggiungervi altri argomenti non toccati in quella sede."" -
Nel giardino di Dan. Dal Piemonte a Gerusalemme: una storia di Risorgimento e Sionismo
Atti della serata in ricordo di Dan Vittorio Segre (1922-2014). Istituto Van Leer, Gerusalemme 11 dicembre 2014. Trascrizione degli interventi: Alessia Di Consiglio. -
Detti e contraddetti del Talmud
Quando i Maestri del Talmud discutono, per convalidare la propria opinione usano logica e conoscenza delle fonti, fanno sfoggio di arguzia e di saggezza senza trascurare umorismo e psicologia. Ma, se tutte queste risorse non bastano per far prevalere il proprio punto di vista in una discussione, potrebbe essere il momento di utilizzare uno sferzante detto popolare, un proverbio o un'espressione stravagante. In questa raccolta, Amedeo Spagnoletto ha pescato nell'immenso universo talmudico alcuni detti e modi di dire particolarmente curiosi che, commentati e contestualizzati, ci danno un assaggio del sistema di pensiero che possiamo scoprire aprendo una pagina di Talmud. -
Un ebreo livornese a Tunisi. Affetti trovati e perduti tra Tunisi, Italia e Israele
È la storia di un giovane ebreo nato a Tunisi, di lontana origine iberica, con antenati stabilitisi in Tunisia nel XVII secolo. Alcuni membri della famiglia si misero a servizio della Francia, mentre altri divennero italiani con l'Unità d'Italia. Il libro riflette quel misto di affetti e problematiche familiari che, su uno sfondo di rivalità, erano in realtà alimentate dalle contese tra Francia e Italia. Il protagonista nasce in periodo fascista, vivendo fin dall'infanzia il trauma delle leggi razziali in Italia, pur frequentando la scuola italiana di Tunisi rimasta aperta agli ebrei. Malgrado l'ambigua situazione si sente tuttavia oggetto di una benevola accoglienza da parte delle autorità italiane, tra cui i militari che occuparono per breve tempo il paese, in continuo contrasto con le imposizioni naziste. L'arrivo degli alleati anglo-americani impedì il peggio, ma fu l'inizio di umiliazioni dirette contro gli ebrei italiani da parte dell'amministrazione francese. Tempo una decina d'anni, tutti gli europei vennero costretti a lasciare il paese dopo l'indipendenza. Con Israele nel cuore, inizia per il protagonista un'educazione sentimentale in Italia, purtroppo seguita dalla morte della moglie e da un forzato ritorno in Tunisia come artefice di varie attività a carattere culturale, prima di stabilirsi definitivamente in patria. -
Memoria ferita aperta. Mameloshn
Costruito seguendo la grammatica dell'inconscio, che procede a sbalzi e per associazioni a volte non prevedibili, il racconto di Halina Grynberg prova a riannodare i fili spezzati di destini già irreparabilmente consumati. Una madre in continua fuga che cerca inutilmente di sottrarsi all'ingombrante dovere della memoria del suo personale Olocausto, un padre fatuo dongiovanni il cui unico scrupolo di serietà consiste nel visitare annualmente la vecchia madre in Israele. Dalla Polonia alla Siberia e poi Haifa, Marsiglia e un lungo inverno di miseria in una Parigi addolcita dalle bombe alla crema confezionate dal padre panettiere. Fino ad arrivare in un Brasile nel quale ci si riesce a spogliare solo dei vestiti, in una Rio periferica in cui questo viluppo familiare finirà per esplodere definitivamente. «Tutti e tre alleati nell'incoerenza», i protagonisti, compresa colei che narra, condividono la stessa lingua, la mameloshn degli affetti, della tradizione e della cultura. L'idioma che suggella il patto familiare, che Halina potrà rompere simbolicamente solo abbandonandolo per sempre «nel ventre della notte», insieme a sua madre. -
L' ebreo come paria. Una tradizione nascosta. Ediz. integrale
La politica, ovvero la possibilità di dispiegarsi della ""vita activa"""" all'interno della sfera pubblica, è l'oggetto fondamentale del pensiero di Hannah Arendt. Attraverso le figure di Heinrich Heine, Bernard Lazare, Charlie Chaplin e Franz Kafka, """"L'ebreo come paria"""" (1944) ricostruisce i percorsi che trasformarono l'esclusione dell'ebraicità dallo spazio pubblico in una creatività culturale irripetibile, capace, a sua volta, di retroagire sulla scena, interdetta all'ebreo, della polis. La """"tradizione nascosta"""" di quegli ebrei che preferirono restare degli emarginati, ovverosia dei paria, piuttosto che diventare degli assimilati parvenus, destinata a essere distrutta dai totalitarismi novecenteschi, viene qui riscoperta da un'interprete d'eccezione. Prima edizione italiana integrale."" -
Una storia nel secolo breve. L'orfanotrofio israelitico italiano Giuseppe e Violante Pitigliani (Roma 1902-1972). Con DVD video
Le vicende dell'Orfanotrofio israelitico italiano sono ricostruite in questo libro attraverso fonti orali, documentarie e a stampa, dalla sua fondazione nel 1902 fino al 1972. Intitolato nel 1930 a Giuseppe e Violante Pitigliani, è una delle istituzioni più longeve dell'ebraismo italiano post-unitario, che, attraverso mutamenti politici e sociali, ha svolto e continua a svolgere tutt'oggi la sua missione di assistenza all'infanzia. L'edificio del Pitigliani ha accolto e protetto bambini di Roma e di molte altre città italiane, ha fornito un rifugio in più occasioni, come nel caso dei profughi dalla Francia nel 1943 o dalla Libia nel 1967. Oltre cento audio interviste a ex ospiti, consiglieri, personale interno e amici esterni danno luogo a una narrazione corale, arricchita e avvalorata dalla documentazione conservata nell'Archivio del Pitigliani e di altri enti, ebraici e non. È stato così possibile, non solo tracciare la storia del ""Pitigliani"""" e dei suoi rapporti con le altre istituzioni ebraiche, ma anche mettere in luce aspetti non sempre noti della società ebraica italiana e soprattutto romana e della sua integrazione nel tessuto cittadino. Una parte del libro è dedicata, inoltre, agli aspetti educativi e alla loro impostazione e realizzazione attraverso gli anni, con particolare riferimento all'educazione ebraica. Il libro è corredato da un DVD con alcune interviste e foto storiche."" -
Pierre. In ricordo del mio amato cane
«Ci sono forse uomini, bambini, pesci, uccelli o cactus capaci di capire il dolore che ci afferra quando il cane amato muore? Come si apra una voragine profonda e non ci sia niente con cui riempirla?». ""La Bibbia è terminata duemila anni fa. Ma Dio ha parlato ancora. Attraverso i profeti, i santi, attraverso la vita e la morte di uomini e animali. Sì, Dio ha scelto di continuare a parlarci attraverso tutti gli esseri del creato: gli esseri che nascono, ci amano e muoiono prima di noi. Il cane Pierre, protagonista del presente libro, è in questo senso il testimone della volontà divina di rivelarci la morte."""" (Dalla postfazione di Paolo De Benedetti)"" -
Temporalità e umanità. La diacronia in Emmanuel Levinas
Riflettere sulla nozione di «diacronia» in Emmanuel Lévinas significa sforzarsi di portare a datità il senso che da essa scaturisce nella nuova accezione che il filosofo ebreo lituano le conferisce: ovvero intendendola tutt'altrimenti che nella mera accezione linguistica di Ferdinand de Saussure. In un'era segnata dallo scacco della sincronia ci pare quanto mai centrale sostare sullo stretto rapporto che si dà tra temporalità e umanità. Al tempo degli orologi si contrappone il ""frattempo"""" o """"lasso di tempo"""" diacronico che è. innanzitutto, un tempo che """"eviene"""" tra me e l'altro. Di qui le implicazioni con il linguaggio, il paradosso di un """"allora insegnato"""" che si fonda sul sapere d'angelo di un """"io sono"""" di carne e di sangue che, suo malgrado, è chiamato a farsi responsabile prendendo sul serio il tempo e l'altro."" -
Le lettere del cielo. Da Alef a Tav, dall'Infinito al cielo
Frutto di un'approfondita ricerca tra le fonti della Cabbalà, compresi testi difficilmente accessibili e mai tradotti, questo nuovo libro di Yarona Pinhas si presenta come una raccolta di insegnamenti e suggestioni legati alla tradizione spirituale che ruota attorno all'alfabeto ebraico. Citando Gershom Scholem, le lettere ebraiche sono nella tradizione mistica le configurazioni della forza creatrice di Dio e non esiste un mondo spirituale se non a partire dal linguaggio e dai segni potenti che gli danno voce. La comprensione della Creazione e delle sue energie passa necessariamente dai misteri che si celano nelle lettere; al tempo stesso la nostra presenza nel mondo, il saper vivere pienamente ed eticamente passa dalla consapevolezza della forza insita nella singola lettera e dell'importanza di un uso corretto del linguaggio. Questo libro vuole essere uno strumento per lo studioso di Cabbalà ma anche una porta d'ingresso, fatta di allusioni e fascinazioni, per chiunque percepisca il richiamo della mistica e la potenza delle lettere con cui l'universo è stato creato. -
Grandangolo
Vincitore Premio Viareggio Rèpaci Opera Prima 2018rnrnPer crescere bisogna cambiare, ma per cambiare ci vuole coraggio, soprattutto se sei nato in una comunità ultraortodossa come Ezra Kramer, il protagonista di questo romanzo, un ragazzo con un'innata passione per la fotografia che sente potente il richiamo del mondo - che è là fuori e chiede solo di essere vissuto. La sua storia è un percorso di scoperta ed emancipazione - religiosa e sessuale - attraverso mondi diversi e lontani, dalla comunità ultraortodossa di Brighton alla New York dell'alta moda, dalla primavera araba in Bahrein alla trasgressiva e libera Tel Aviv. E lungo la via Ezra incontrerà altri giovani, ognuno con la sua storia e le sue lotte alla ricerca della propria realizzazione. Alcuni lasceranno in lui una labile traccia, altri invece li sentirà fratelli perché come lui hanno dovuto affrontare la prova più dura, abbandonare la famiglia per guadagnare la propria libertà. -
Oh ghetto amore mio
Il nonno polacco di Eduardo Halfon arrivò in Guatemala nel 1946 dopo essere sopravvissuto alla Shoah e non tornò mai in Polonia. Aveva sempre proibito alla sua famiglia di andarci. I polacchi, diceva, ci hanno tradito. Ma poco prima della sua morte Eduardo disse ancora una volta al nonno che voleva visitare Lodz, la sua città natale. Ma lui ancora una volta si arrabbiò e sbatté la porta. Però, poco dopo, tornò con un foglietto dove c'era scritto l'indirizzo della sua casa a Lodz e lo dette al nipote come un ordine o un'eredità. Questo racconto è la storia di dove quel foglietto ha finalmente portato Eduardo: in Polonia, nelle vecchie strade di Lodz. -
Gli ebrei italiani nella Grande Guerra /1915-1918). Atti del convegno (Museo Ebraico, Bologna, 11 novembre 2015)
Presentata dagli interventisti come quarta guerra d'indipendenza, la prima guerra mondiale viene interpretata dalla maggior parte degli ebrei italiani come un'occasione per portare a compimento il processo di emancipazione iniziato in età napoleonica e portato avanti con il risorgimento. Riviste come «Il Vessillo Israelitico» si fanno promotrici dell'intervento armato, chiamando i correligionari a prendere le armi per dimostrare la loro fedeltà alla patria che ha riconosciuto il loro pieno diritto alla cittadinanza e la loro uguaglianza di fronte alla legge. In proporzione, rispetto all'esiguità numerica delle comunità ebraiche, la partecipazione dei cittadini di fede israelita alla guerra è quanto mai ampia, e sorprendentemente elevato è tra essi il numero dei graduati rispetto ai soldati semplici, dato che si può forse spiegare con il livello di istruzione mediamente più elevato tra gli ebrei che tra i non ebrei. Parecchie donne, portando avanti la tradizione filantropica radicata nella tzedakah, si adoperano per portare aiuto alle vedove e agli orfani dei caduti o alle famiglie rimaste senza sostentamento durante la permanenza al fronte degli uomini. Sono donne che, lavorando in prima persona e prodigandosi per gli altri senza fare distinzione di censo o di religione, danno un contributo notevole al paese negli anni critici del conflitto. Voci di perplessità o di aperto dissenso, nel dilemma se fosse preferibile combattere da italiani a fianco degli italiani, o astenersi dal rischio di spargere il sangue dei confratelli arruolati negli eserciti avversi come cittadini dei paesi nemici, si fanno per contro sentire tra gli ebrei come nel resto della società italiana. Non mancano, infine, le riflessioni sulle ripercussioni che la partecipazione o meno alla guerra può avere sul movimento sionistico in atto nel mondo ebraico italiano ed europeo. In occasione del centenario della Grande Guerra anche il Museo Ebraico di Bologna ha voluto dare il suo contributo all'approfondimento degli studi su questo avvenimento storico organizzando un convegno sulla partecipazione degli ebrei al primo conflitto mondiale. Del convegno, articolato in due sessioni - una generale e una specifica sull'Emilia-Romagna - il presente volume raccoglie gli interventi di Bruno Di Porto, Anna Foa, Mario Toscano, Antonino Zarcone, Gabriele Rigano, Massimo Cultraro, Monica Miniati, Mirtide Gavelli, Ines Miriam Marach, Luigi Davide Mantovani, Gabriele Fabbrici. -
Come i rabbini fanno i bambini. Sessualità, trasmissione, identità nell'ebraismo
In un'epoca di crisi, cosa significa appartenere e trasmettere? Contrariamente a ciò che affermano i fondamentalismi, la trasmissione di un retaggio non deve essere una replica dell'identico. Oggi come ieri, per far emergere l'inedito essa dipende da una parziale infedeltà. Coniugando filiazione e rottura, la tradizione ebraica si rinnova nutrita dal suo incontro con gli altri. Ciò implica l'apertura allo straniero, così come l'apertura al femminile. Questo libro è dunque prima di tutto un'esortazione a fertilizzare i testi sacri con letture inedite. Con questa visione aperta della religione, Delphine Horvilleur rivisita alcuni episodi della Genesi, in particolare quelli di Adamo ed Eva, Caino e Abele: la storia biblica dei primi genitori e dei primi figli dell'umanità. Tre sono poi i temi affrontati: come si forma, secondo l'ebraismo, un genitore, una identità e un desiderio, ossia la possibilità di generare il futuro. Con chiarezza e humour, citando la Torà e II Talmud, ma anche Romain Gary e Amos Oz, la Horvilleur conclude il suo libro con una analogia tra il testo sacro e il femminile, dotati entrambi della capacità di crescere e moltiplicare. -
Ma cos'è una... mitzvà? Ediz. a colori
Non la si può toccare e non ha un odore (a meno che non si tratti di una minestrina di pollo fatta in casa). Non la si può comprare e la si riconosce dalla calda sensazione di felicità che proviamo nei nostri cuori quando facciamo delle buone azioni. Ma cos'è? Età di lettura: da 5 anni. -
I paradigmi della mobilità e delle relazioni: gli ebrei in Italia. In ricordo di Michele Luzzati
Questo volume nasce dalla raccolta delle relazioni presentate al convegno organizzato dal MEIS a Ferrara nei giorni 27-28 aprile 2015 secondo un progetto elaborato da Marina Caffiero, Serena di Nepi, Anna Esposito e Bice Migliau per rendere omaggio allo storico dell'ebraismo italiano Michele Luzzati recentemente scomparso. L'idea era quella di sottolineare e analizzare i temi e le interpretazioni che gli erano cari e che in molti casi hanno rovesciato luoghi comuni consolidati: da essi infatti ha preso le mosse gran parte della storiografia più recente e più originale sulla storia degli ebrei in Italia. Nei saggi che compongono il volume studiosi affermati e giovani ricercatori ragionano nel lungo periodo e sulla base di fonti inedite sulla mobilità e le relazioni ebraico-cristiane in Italia, i due pilastri del lavoro ancora attuale di Michele Luzzati. Con i contributi di: Luca Andreoni, Miriam Davide, Laura Graziani Secchieri, Giancarlo Lacerenza, Dora Liscia Bemporad, Arturo Marzano, Paolo Pellegrini, Rossella Rinaldi, Mafalda Toniazzi, Elisabetta Traniello. -
Sionisti cristiani in Europa. Dal Seicento alla nascita dello Stato d'Israele
A fianco delle posizioni delle Chiese ufficiali (Chiesa cattolica e poi, in Inghilterra, Chiesa anglicana) poco tenere nei confronti degli ebrei, dopo il Seicento, sotto l'impulso di generosi artefici, si fanno strada delle nuove tendenze che rivalutano l'eredità ebraica, assumendo posizioni precocemente sioniste, di cui, in particolare, si occupa l'autore. Elia Boccara, già autore di lavori che riguardano la nascita del cristianesimo (""Il peso della memoria"""" e """"Paolo, apostolo dei gentili e il popolo ebraico""""), nonché di libri sulla sorte degli ebrei iberici (""""In fuga dall'Inquisizione"""" e """"L'invenzione marrana""""), ha scritto questo libro per onorare la memoria di tutti coloro che nel mondo cristiano hanno nutrito fraterni sentimenti nei confronti degli ebrei. Prefazione di Marco Cassuto Morelli.""