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Il libro del paradiso
Considerato un classico della letteratura yiddish moderna, Il libro del paradiso è un'opera suggestiva, esilarante e commovente a un tempo, in cui l'autore dà libero sfogo alla sua vena d'ironico e disincantato interprete di storie bibliche. Shmuel Abe, un angioletto monello e scaltro, che - come narra una leggenda talmudica sulla creazione dei bambini - prima di venire al mondo viveva, alla pari di tutti i nascituri, in paradiso, arriva sulla terra riuscendo a ricordarsi, grazie a un trucchetto, la sua esistenza precedente. Consapevole della straordinarietà dell'evento, il piccolo protagonista decide di raccontare le sue ""meravigliose avventure in paradiso"""" a pochi privilegiati: i genitori, il rabbino e altre due personalità dello shtetl, che lo ascoltano esterrefatti. Le sue storie dipingono un universo variegato che, pur popolato da soli angeli, è sorprendentemente affine all'amara realtà quotidiana... se non un tantino peggio."" -
Momento musicale
Il giovane protagonista di questi due racconti si addentra in un mondo di adulti carico di incubi e affronta esperienze decisive per la sua crescita. I disagi che incontra saranno determinanti per scoprire, attraverso una sorta di rito di iniziazione, il fascino del male e della crudeltà, la tentazione di cedervi, il carattere ineluttabile del passare del tempo e il potere redentore dell'amicizia e dell'amore. -
Ritratto con la pallottola nella mascella
"Sulla tomba di Dawid di Lelów, l'antenato di Andzia e Lina, ogni anno si ripete lo stesso colloquio: Il nostro tzaddìk insegnava: """"Non ti salverai se non conoscerai te stesso e se non riconoscerai i tuoi errori"""". Ricordati che non è mai troppo tardi per ritornare a Dio, sia lodato il suo nome. Qui non c'è stata salvezza, Rabbi. Qui non c'è stato posto per alcun Dio - risponde ogni volta Chaim Sroda, figlio di Josef il vetraio."""" Hanna Krall è nata a Varsavia nel 1937. Tradotta in vari paesi, è considerata una delle migliori scrittrici polacche. Di lei la Giuntina ha pubblicato """"La festa non è la vostra"""", """"Il dibbuk e altre storie"""", """"Ipnosi e altre storie"""" e """"La linea della vita"""" e """"Arrivare prima del Signore Iddio"""". In questo libro vengono ripubblicati alcuni dei suoi racconti più belli." -
Il tempo dell'esilio
La nuova condizione umana nel mondo globalizzato appare sempre più quella dell'esilio. La tesi originale, sostenuta da Trigano, è che l'esilio non sia una mera fatalità subita e non possa più essere visto nei termini negativi di un semplice sradicamento. L'uomo crede di avere radici, così come è convinto di appartenersi, di far corpo con il proprio mondo. L'esilio rompe questa relazione di identità dell'individuo con il suo ambiente: è la frattura che determina la perdita della terra, la scomparsa dei riferimenti quotidiani, la rovina delle abitudini. Ma è anche la possibilità di vedere la condizione umana in modo nuovo, come una libertà creatrice che affranca dal determinismo della terra e apre la via del ritorno. Attraverso una sorta di percorso autobiografico Trigano ripercorre le tappe dell'esilio che, come insegnano le fonti ebraiche alle quali attinge, è un cammino non verso il passato dell'origine, ma verso una nuova modalità di convivere nel futuro. -
Parole di Cabbalà
La Cabbalà, la tradizione mistica ebraica, è un argomento che affascina per la sua aura di mistero e di inaccessibilità. Senza rompere l'incantesimo, i prestigiosi interlocutori di Josy Eisenberg - Eliane Amado Lévy-Valensi, Henri Atlan, Daniel Epstein, Roland Goet-schel, Joëlle Hansel, Moshé Idel, Bernard Maruani, Charles Mopsik e Marc-Alain Ouaknin - ne esplorano la storia, i temi e il suo messaggio spirituale per l'uomo di oggi. -
Gli ebrei romani raccontano la «propria» Shoah. Testimonianze e memorie raccolte e organizzate
A parlare della ""propria"""" Shoah sono oltre 700 testimoni romani che hanno fatto richiesta di supporto nell'ambito del progetto per la distribuzione del """"Fondo Svizzero per vittime della Shoah in stato di bisogno"""". Proprio l'obiettivo 'altro' di queste testimonianze rispetto a interviste programmate per fini espliciti di ricostruzione storica costituisce motivo di fascino. Si dà voce non solo a chi non aveva mai raccontato, ma soprattutto a chi non ha storie particolarmente significative o eroiche e si limita a includere la sua personale esperienza nel destino generale """"delle difficoltà e disagi avuti da tutti gli ebrei vissuti in quel periodo"""". Le voci narranti si inseriscono progressivamente nella storia della presenza degli ebrei a Roma, fino a diventare preminenti e a trasformarsi in un vero e proprio coro a più voci dai toni sempre più drammatici. Ne scaturisce l'immagine di un gruppo di famiglie uscite a stento dal ghetto prima e dalle persecuzioni fasciste e naziste poi, con effetti che perdurano fino ad oggi. Le vicende degli ebrei romani, per la loro antica e ininterrotta presenza sul territorio e per le problematiche con cui si sono dovuti confrontare, acquistano un valore paradigmatico, utile a capire non solo la storia della diaspora ebraica, ma anche generali dinamiche di convivenza tra gruppi di maggioranza e di minoranza. Questo libro, nato da un progetto di ricerca ideato da Raffaella Di Castro, vuole avere il valore di un risarcimento morale a chi ha offerto di affidare ad altri la propria storia."" -
Oltre la notte. Memoria della Shoah e diritti umani
"Alcuni anni fa sono stato invitato a tenere una conferenza alle Nazioni Unite in occasione del Giorno della Memoria. Mi sono rivolto all'Assemblea Generale, ho intitolato il mio discorso: """"Il mondo ha imparato?"""". E naturalmente la risposta è: non ha imparato. Se il mondo avesse imparato la lezione, se avesse imparato dalle esperienze attraverso cui la mia generazione è passata, non ci sarebbe il Ruanda, non ci sarebbe la Cambogia, non ci sarebbe il Darfur. Noi abbiamo imparato che qualunque cosa accada a una comunità si ripercuote su tutte le altre, qualunque cosa capiti a un popolo colpisce o dà aiuto ad altri popoli. Questa è la lezione. E la lezione non è stata imparata"""". (E. Wiesel)" -
Il libro dell'ignoto. Storie di trentasei Giusti
Un bugiardo, un imbroglione, un ladro e una sgualdrina. Da loro non ti aspetteresti certo la virtù. Eppure sono alcuni dei trentasei Giusti nascosti (a sé e agli altri) che secondo una suggestiva leggenda ebraica permettono al nostro basso mondo di continuare a esistere. Con vivida immaginazione e grande sagacia Jonathon Keats rielabora questa leggenda in dodici racconti creando personaggi tanto improbabili quanto indimenticabili. -
Brodo senza pollo
Un diario che va avanti e indietro, avanti e indietro nel tempo, tra curiosità, fantasie, cadute, disamori, espedienti per tirare avanti e tenersi stretta una sofferta solitudine. Per il protagonista di questo racconto il trauma della Shoah non trova riscatto in una società egoista e fredda, e un sostegno assai scarno gli giunge dalla lontana tradizione ebraica. Centrale e determinante rimarrà sempre il rapporto con la madre, intenso e doloroso, e tuttavia non privo di insegnamenti: un legame profondo e una disperata, testarda speranza. -
Milano-Mauthausen e ritorno
Il primo libro che denunciava la realtà dei campi di sterminio nazisti uscì in Italia nell'agosto del 1945 con il titolo ""Mauthausen bivacco della morte"""". Lo scrisse il deportato Bruno Vasari su sollecitazione del Partito d'Azione di Milano. Nel 1975, in occasione del 30° anniversario della Liberazione, Vasari avrebbe voluto dare nuovamente alle stampe la sua testimonianza, in edizione riveduta e ampliata e con un nuovo titolo: """"Milano-Mauthausen e ritorno"""". La nuova edizione prevedeva pochi cambiamenti rispetto alla prima, tuttavia gli interventi portavano il segno dei decenni trascorsi ed erano sufficienti per trasformare una relazione al partito in uno scritto di memoria. Il libro non trovò allora un editore, sia per la misura contenuta del testo sia per la poca attenzione che la società civile riservava al tema della deportazione. Questo inedito, insieme alla versione anastatica di """"Mauthausen bivacco della morte"""", viene oggi pubblicato per la prima volta. La storia del libro, ricostruita nell'introduzione, rispecchia il lungo cammino che i deportati, politici e razziali, hanno dovuto compiere per uscire dall'oblio in cui la storiografia, la politica e la memoria del nostro paese li avevano relegati."" -
Appartamento con ingresso nel cortile e altre storie
Con profondità psicologica e descrizioni cristalline, come un caleidoscopio dell'animo umano, i racconti di Kenaz dipingono affreschi potenti di una società fatta di uomini comuni, personaggi della strada, legati uno all'altro da una rete invisibile di paure, invidie, aspirazioni e vizi, alienati dalla realtà e dipendenti, come burattini, dai fili di un destino imperscrutabile eppure sempre presente con la sua ombra minacciosa, pronto a manifestarsi nelle sue forme più imprevedibili e tragiche. -
Gli ebrei in Algeria e Tunisia 1940-1943
Il mondo ebraico nordafricano, variegato, interessante e ricco di sfaccettature è pressoché assente dal dibattito storico italiano. Se si eccettuano pochi lavori e rare traduzioni dal francese, nessuno si era mai occupato prima del destino delle comunità ebraiche di Algeria e Tunisia durante gli anni delle leggi razziali imposte dalla Francia di Vichy. Nell'indagare le motivazioni che spinsero i francesi all'applicazione rigida delle leggi razziali in Algeria, a interventi più blandi in Tunisia, o l'atteggiamento obliquo degli italiani nei confronti della propria comunità ebraica in Tunisia, l'obiettivo è leggere queste pagine di storia collettiva con uno sguardo nuovo, più distaccato e neutro, e osservare le vite che si intrecciarono in quei territori come frammenti di una storia unica. Questo libro prova a fare luce su quegli anni, svelando le dinamiche che animarono le differenti comunità residenti in quei paesi e osservando come dessero vita a una ricchezza e varietà perdute per sempre appena settant'anni dopo. Per rendere questo affresco esaustivo e documentato, l'autore ha consultato numerosi archivi e decine di biblioteche fra Italia, Francia, Tunisia e Israele, attingendo a documenti diversissimi e a numerose testimonianze raccolte nel corso degli anni. -
Il cimitero ebraico di Lugo
Il volume fornisce il testo ebraico annotato e una versione italiana degli epitaffi incisi sulle lapidi conservate nell'attuale cimitero ebraico di Lugo, in cui si trovano sia le stele ivi trasportate dal vecchio cimitero verso il 1877 sia quelle posate successivamente. Le ampie introduzioni sulla presenza ebraica a Lugo, sulla storia del suo cimitero, sull'epitaffio come genere letterario e fonte storica e sulle moltissime fonti prodotte dagli ebrei lughesi mostrano come nel Sei-Settecento Lugo fosse uno dei centri più fecondi e importanti della cultura ebraica in Italia. Situata nel Ducato di Ferrara, la cittadina divenne di grande importanza come centro ebraico dopo che nel 1639 papa Urbano VIII ordinò a tutti gli ebrei del ducato di concentrarsi nei ghetti di Ferrara, Lugo e Cento. Anche se vantava una presenza ebraica precedente, con questo decreto papale il centro romagnolo vide un aumento esponenziale della sua popolazione ebraica, che raggiunse oltre seicento persone, pari al dieci per cento di tutti gli abitanti. Già nel tardo Cinquecento, ma specialmente durante l'età barocca, gli epitaffi divennero vere e proprie poesie in rima e ritmo, che, arricchite da citazioni bibliche e rabbiniche, costituiscono sia pregevoli documenti letterari che interessanti fonti storiche: essi forniscono preziose informazioni su personaggi noti e meno noti e sulle loro reciproche relazioni parentali. -
Stazioni intermedie
Innegabile in questo libro l'elemento autobiografico perché le peregrinazioni per mezzo mondo del protagonista hanno veramente contrassegnato l'infanzia e l'adolescenza dell'autore. Ma, nel raccontare con leggerezza e ironia il destino di questa famiglia di ebrei sovietici in cerca di una nuova patria, Vertlib descrive situazioni che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi: le difficoltà di integrazione dei migranti, lo scontro con burocrazie crudeli, la diffidenza dei ""locali"""" nei confronti dello straniero, il miraggio di un lavoro sicuro, le complicazioni (ma anche la ricchezza) del plurilinguismo. In più, e non poteva essere diversamente, un altro tema tutt'altro che secondario compare in queste pagine, quello, eterno, dell'identità ebraica, che attraversa sottotraccia quasi tutte le pagine, anche quelle apparentemente leggere o scherzose. Postfazione di Michaela Bürger-Koftis."" -
Controfigure. Racconti di guerra e del dopoguerra
La letteratura sulla seconda guerra mondiale annovera migliaia di titoli. Relativamente pochi sono però i testi che si occupano del ritorno degli ebrei nella società civile e del loro rapporto con gli altri sopravvissuti e con la patria, una patria che spesso ha contribuito alla loro persecuzione. È in questa cerchia di problematiche che Jadwiga Maurer ci conduce con i suoi racconti: dalla Cracovia occupata dai nazisti alla Germania del boom economico, all'atmosfera ovattata dei campus statunitensi. Il suo passo è sempre leggero, la sua prosa ha una cadenza semplice e parlata, improvvisamente illuminata da riflessioni filosofiche e da immagini poetiche. -
Una strana fortuna
"Perché dei cinque figli che eravamo in famiglia solo io sono sopravvissuto? C'è stato bisogno del calcio di un bambino a scuola. C'è stato bisogno di quel medico che mi ha evitato di essere prelevato in ospedale insieme agli altri pazienti ebrei. C'è stato bisogno di quello stesso medico che ha cambiato idea a proposito del """"trattamento miracoloso"""" dell'americano! Ogni sopravvissuto deve la sua vita a una successione di eventi fortuiti. Dei deportati, salvati dai russi o dagli americani, e ai quali è stato dato da mangiare troppo in fretta o in troppa quantità, sono morti per questo. Erano scampati a tutto, alle privazioni, al freddo, alla camera a gas, alle epidemie, e sono morti per avere finalmente mangiato... Chi per una volta, per una sola volta, non ha avuto fortuna non è più qui per raccontarlo. Questa """"fortuna in più"""" io l'ho avuta. Non saprò mai perché. A volte mi riempie di un senso di colpa senza via di uscita e mi impone una domanda che non avrà mai risposta""""." -
La foto sulla spiaggia
Alba, una bambina, cresce nell'Italia povera di risorse e ricca di speranze degli anni Cinquanta. Non sa nulla del suo passato, meno ancora del suo futuro. Ma ha un cuore sensibile, e grazie a questo percorrerà sentieri inimmaginati. Simone, un padre - siamo nel 1944 ad Auschwitz -, strappa ogni giorno la vita alla morte, pregando che la moglie e la figlia, perse di vista all'arrivo nel lager, siano ancora vive. Due storie lontane e inconciliabili, eppure destinate a incontrarsi sull'orizzonte di una Storia che ha troppo spesso calpestato ogni sentimento umano; due storie unite da un romanzo che vuole essere, prima di tutto, una dedica. Per milioni di morti senza sepoltura. -
Un cammino lungo un anno. Gli ebrei salvati dal primo italiano «Giusto tra le Nazioni»
Quasi all'inizio del Bosco dei Giusti, a Gerusalemme, dove gli alberi sono più alti e antichi, c'è un grande carrubo dedicato ad Ezio Giorgetti, un albergatore di Bellaria, il primo in Italia ad aver ricevuto questo onore, il 16 giugno del 1964. Inoltrandosi nel parco, si incontra quello piantato, nell'aprile 1985, in memoria del maresciallo dei carabinieri Osman Carugno. A Giorgetti e Carugno devono la vita 38 ebrei, quasi tutti evasi dal campo di internamento di Asolo subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e arrivati a Bellaria, a nord di Rimini, il giorno 13. Nello sfacelo seguito alla fuga del re e del governo Badoglio a Brindisi, quel gruppo di profughi sta tentando di raggiungere il Sud. per attraversare la linea Gustav e guadagnare la libertà. Un progetto disperato. Il destino vuole, però, che si imbattano in quei due italiani che, davanti alla loro tragedia, non si tirano indietro: li nascondono prima a Bellaria e poi a Pugliano, nel Montefeltro, fino all'arrivo degli Alleati. Prefazione di Vittorio Emiliani. -
Bestiario ebraico
"Reinventando una zoologia del folclore ebraico, il tratto straordinariamente brillante di Mark Podwal unisce un ingegno strabiliante a una gioiosa originalità. Il suo disegno dell'ombra dell'impero romano è il condensato di un'intera storia di tirannia politica. Questo solo disegno - un piccolo capolavoro - è la prova della grande capacità di concettualizzazione di Podwal. Il suo è il genio della metafora attraverso il tratto, un tratto così potente che deve essere caduto da una delle penne del fantastico.""""" -
Gli ebrei del Veneto orientale. Conegliano, Ceneda e insediamenti minori
Il saggio offre la storia documentata dei piccoli insediamenti ebraici del Veneto orientale, dal tardo Trecento al Novecento, dispersi nella parte orientale delle odierne Province di Belluno, Treviso e Venezia. Per prime sono studiate le due comunità maggiori, cioè quella di Conegliano e di Ceneda di Vittorio Veneto e poi i nuclei di banchieri, artigiani o mercanti sparsi in tutto il territorio. Si tratta degli attuali comuni di Belluno, che nel 1386 ebbe il primo banco di prestito ebraico in questa zona e la cui condotta risulta sinora la più antica ancora conservata nel Veneto, poi di Cison di Valmarino, Cordignano, Lentiai, Meduna, Motta di Livenza, Oderzo, Portobuffolè, Portogruaro, S. Lucia di Piave, S. Polo di Piave, Serravalle di Vittorio Veneto, Susegana, e infine anche Caneva e Sacile in Friuli. Si viene così a colmare un vuoto bibliografico, alcuni di questi insediamenti erano infatti già stati oggetto di brevi monografie specialistiche, ma di altri si trovavano solo casuali tracce nella pubblicistica e la metà erano totalmente ignoti, non si sapeva neppure che fossero mai esistiti. Di questi insediamenti ebraici vengono studiati i rapporti con le autorità locali e la maggioranza cristiana, le attività economiche e infine la loro vita, privata e sociale, con le strutture comunitarie e i complessi legami, famigliari e di lavoro, che li unirono ai confratelli dispersi nel Veneto, in Friuli ed in Istria, terre che per secoli furono sotto il dominio della Serenissima.