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Utopie della vita quotidiana. Conversazione con Lucilio Santoni
Dopo il crollo delle utopie massimaliste del XX secolo, siamo ancora in grado di sognare? Nell'epoca della frammentazione e delle aggregazioni virtuali sembra difficile parlare di utopia, di lotta per un ideale. Lo psicanalista Luigi Zoja, in conversazione con Lucilio Santoni, ripercorre le grandi tappe del secolo scorso - il narcisismo come innamoramento del proprio mito, la psicanalisi come rivoluzione incompleta, la fine delle ideologie - per riflettere sulle questioni salienti della contemporaneità: la deriva individualista, l'impoverimento e l'americanizzazione del linguaggio, lo sfruttamento degli animali attraverso allevamenti intensivi, le religioni orientali, papa Francesco e l'«ecologia profonda» delle costituzioni latinoamericane. Emerge così la figura dell'eroe contemporaneo, minimalista ma responsabile, che sa prendersi cura delle piccole cose della vita quotidiana. -
L'uomo creatore. Storia, libertà e comunicazione intersoggettiva
Come ha potuto l'uomo, che nella su biologia è altrettanto deterministicamente soggetto alla legge della specie, spezzare la ripetitività del codice genetico e dare inizio a una creatura nuova? Questo è quel che chiamo ""il piccolo mistero"""". L'uomo primitivo ha fatto esattamente ciò che l'uomo del Duemila può fare o non fare (certamente con una grande differenza di mezzi): scegliere di adeguarsi alla vita che lo precede - e che di fatto lo pone in continuità con la specie - o impossessarsi della vita che si trova ad avere, viverla come possibilità soggettiva originale dando inizio a una nuova creazione."" -
Uguaglianza. Crisi di un'utopia moderna
La crisi economica ha riportato in primo piano le differenze sociali, riproponendo l'antica questione della disuguaglianza come occasione mancata della democrazia. Solitamente attribuita alle scelte sbagliate della politica economica e alla liberalizzazione della finanza, la disuguaglianza economica affonda senz'altro le sue radici nella crisi di banche e governi, ma anche nelle mutate relazioni sociali. La globalizzazione ha livellato le differenze tra le nazioni, avvicinando i Paesi emergenti a quelli più avanzati, ma aumentando le differenze interne. Da una parte si tende al riconoscimento delle diversità, dall'altra si diffonde la disuguaglianza, con effetti sociali devastanti. Il libro di Carlo Bordoni propone un'analisi delle implicazioni a breve, medio e lungo termine del fallimento della promessa di uguaglianza. -
Io vorrei. La lezione di Giovanna Marini
«Omaggio a una straordinaria compositrice, ricercatrice, cantante, band leader e animatrice di formazioni musicali» – La Gazzetta di ParmarnrnAmbroise Vollard, grande mercante d'arte nella Parigi tra i secoli XIX e XX, ha avuto il merito di saper onorare con tempismo il genio pittorico di Edgar Degas (1834-1917). Nel 1924, qualche anno dopo la morte del maestro, Vollard riunisce aneddoti e indiscrezioni in un memoir che delinea un ritratto agile e confidenziale dell'artista nella sua maturità. Vollard svela gusti, manie e pregiudizi di un personaggio burbero, dai modi eccentrici ma d'indole generosa, che seppure di poche parole non difetta mai di arguzie sull'arte, la politica e i costumi della propria epoca. -
Le 95 tesi
Nel 1517, cinquecento anni fa, Lutero affisse al portale della chiesa del castello di Wittenberg le 95 tesi sulle indulgenze che diedero l'avvio alla Riforma protestante. Appena tre anni dopo, pubblicò le altre due opere contenute in questo volume: De liberiate Christiana e De captivitate Babylonica Ecclesiae praeludium. Solo tre anni, ma il mondo era cambiato: Roma aveva pronunciato la sua condanna definitiva e Lutero esprimeva in modo virulento il proprio dissenso, rivendicando l'esclusiva necessità della fede e la sua libertà di cristiano di fronte a un papato esecrabile. La denuncia contro la Chiesa, la caccia al denaro, la corruzione della dottrina, il mercato delle indulgenze si affiancano a un concentrato di questioni teologiche tanto vaste da suscitare ancora oggi interrogativi profondi. -
Buddha o Marx
Questo saggio di Bhimrao Ramji Ambedkar, filosofo buddhista e rivoluzionario indiano, fu l'ultimo scritto di uno dei leader politici più influenti del Novecento. Ambedkar provò qui a definire le sorprendenti assonanze tra buddhismo e marxismo: la lotta contro la proprietà privata e l'accumulo di denaro; la volontà di trasformare il mondo; la battaglia in favore dei più deboli. Certamente Buddha non parlava soltanto di possedimenti terreni, mentre Marx si concentrava su chi detiene i mezzi di produzione, ma un interrogativo essenziale unisce questi due grandi pensatori della storia - dell'umanità: come sarebbe la comunità umana se fosse ""libera dagli sfruttamenti, dai soprusi, dalla cupidigia? Lungo le rotte di queste inconsuete congiunzioni, il pensatore indiano approda a un'inattesa conclusione: la religione (nella forma del buddhismo) dovrà essere l'esito felice della rivoluzione marxista."" -
Italicus. 1974, l'anno delle quattro stragi
Troppe cose ancora rimaste in sospeso: enigmi, fatti negati, nessun colpevole. Un testimone mai ascoltato conferma che il gruppo neofascista toscano guidato da Mario Tufi e Augusto Cauchi - finanziato da Licio Gelii - partecipò all'attentato al treno Italicus (12 morti, 80 feriti). Dai documenti emerge come da Piazza Fontana in poi le organizzazioni neofasciste abbiano operato nell'ambito di un'unica strategia eversiva, sostenuta da forze politiche ed economiche tese a imporre una svolta autoritaria anche attraverso un'insurrezione armata. Nel 1974 furono previsti e attuati 4 gravissimi attentati: Silvi Marina e Vaiano (per fortuna falliti), Brescia, l'Italicus. Stragi realizzate e rivendicate da gruppi apparentemente distinti tra loro, ma in realtà riconducibili a un'unica organizzazione: la struttura clandestina di Ordine Nuovo, appoggiata dai servizi segreti militari italiani e statunitensi. Con un intervento di Giovanni Tamburino. -
Ti basta la mia grazia. Le lettere di Paolo commentate dal Papa
Le lettere dell'Apostolo delle Genti lette e commentate, passo dopo passo, da Papa Francesco. Nelle parole del Pontefice torna attuale il dialogo costante di Paolo con le sue comunità, che vivono una quotidianità segnata da entusiasmi, problemi, contrasti. Ad esse l'Apostolo, generoso e impulsivo, forte e tenero al contempo, testimonia il segno indelebile lasciato nella sua vita dall'incontro con Gesù Cristo: l'incontro con la grazia. Un'occasione capace di trasformare, di rendere liberi, di mutare la debolezza in forza. Le sue comunità non sono diverse dalle nostre. Francesco invita così ogni uomo a riconoscere di essere chiamato all'esaltante e impegnativo compito di essere il portatore del tesoro della grazia di Dio nel vaso di creta delle proprie fragilità. -
Meglio essere felici
«Tutti cerchiamo la felicità! Pensate che gli americani ne hanno fatto un diritto, lo trovate nella Dichiarazione d'Indipendenza degli stati Uniti. Per saperne di più, vi suggerisco questo libro, testo di una conferenza tenuta nel giugno del 2016 da Zygmunt Bauman, uno dei geni del nostro secolo, il sociologo della società liquida.» - Romano Montroni, Corriere di Bologna.rnrnLa felicità promessa dal progresso moderno è associata a un'esistenza priva di turbamenti, di inciampi, senza sforzo. Ma siamo proprio sicuri che questa sia felicità? Richiamando con emozione pensatori quali Johann Wolfgang von Goethe o Alexis de Tocqueville, Sigmund Freud o Max Scheler, Zygmunt Bauman riflette sulle cause sociali della felicità e dell'infelicità dei nostri giorni. Mentre il mercato consumistico produce clienti insoddisfatti, una strana malinconia pervade gli abitanti delle nostre democrazie. La solitudine, virus dell'era contemporanea, nutre il business dei social network, e intanto l'amicizia, l'amore e la necessità vitale di vivere assieme agli altri all'interno della polis comune che appartiene a tutti noi tendono a sparire. Bauman disegna il tragitto dell'essere umano che, fra destino e carattere, si muove alla ricerca della felicità. Se la felicità non è uno stato permanente, se è difficile definirne il contenuto - come insegna il pensiero filosofico, da Aristotele a Kant - una cosa è comunque certa: meglio essere felici che infelici. -
Il profeta della salvezza. Il libro di Isaia letto dal papa
Il libro del profeta Isaia letto da Papa Francesco. Il Pontefice ne ripercorre e attualizza l'intenso messaggio di pace e di speranza, l'accorata esortazione alla solidarietà e alla giustizia, la promessa di una salvezza per sempre. Nelle visioni profetiche e nel canto poetico di quello che è stato definito «il Dante della letteratura ebraica» risuona l'annuncio di gioia, di pace e di speranza: il ""lieto messaggio"""" di un Padre che ama, educa, sorregge, consola, corregge i suoi figli. Ora come tremila anni fa. Introduzione di Giuseppe Dell'Orto."" -
Storia del lavoro in Italia. L'Ottocento. Tradizione e modernità
In un mondo in trasformazione, la storia del lavoro italiana di età ottocentesca costituisce un caso di studio, per diversi aspetti, istruttivo. rnrnrn«Lo studio copre un po' tutti gli aspetti di questa trasformazione, dall'analisi dei protagonisti nei diversi settori economici alla trasformazione dell'impresa sulle ceneri delle antiche corporazioni, fino ai vari aspetti legati alla tutela del lavoro» - La LetturarnIl crescente numero di Paesi che in decadi recenti ha avuto accesso all’industrializzazione, partendo da un’agricoltura spesso inefficiente; l’ampliarsi dei fenomeni globali di labor mobilization che molto hanno in comune con quelli che interessarono le aree europee all’uscita della prima età moderna; l’intensificazione della divisione internazionale del lavoro e nei faticosi processi di accumulazione del capitale umano e di acquisizione di conoscenza tecnologica affrontati dalle economie di recente crescita industriale; la necessità di tutelare la dignità umana, la parità di genere e la salute dei lavoratori, di favorire forme di associazionismo e di rappresentanza. Si tratta di problemi che per larghe aree del pianeta sono del tutto inediti, e che l’analisi delle vicende storiche del lavoro di un Paese late joiner, quale fu l’Italia, può contribuire a illuminare. Gli studi raccolti in questo volume sono raggruppati in tre parti: i cambiamenti delle forme di lavoro nei principali settori, l’evoluzione delle forme imprenditoriali e tecnologiche, l’affermazione storica delle tutele dei lavoratori. Obiettivo dell’opera è fornire idee, spunti di ricerca e indicazioni bibliografiche di base e orientare il lettore nel primo approccio con questi temi. -
Populorum progressio
La “Populorum progressio” (emanata da Paolo VI nel marzo del 1967) è la determinante enciclica che ha posto con lucida preveggenza la questione dello sviluppo mondiale dei popoli. Pubblicata poco dopo la conclusione del grande Concilio Vaticano II, ne costituì un vero completamento, specie nell'obiettivo di ridefinire il rapporto della Chiesa cattolica con la realtà concreta del mondo in continua transizione. Per la prima volta si riconobbe la soggettualità emergente di interi popoli, il loro diritto al progresso e allo sviluppo come insieme. Intendendo così non solo il diritto all'emancipazione di ciascuna persona, ma anche il suo essere parte di un popolo, e quindi il diritto al benessere di quell'intero popolo. Rileggere l'Enciclica e comprenderne i molteplici e vitali significati può aiutare a individuare criteri culturali e sociali per i grandi temi contemporanei, ma anche politiche e modalità concrete per migliorare la coesistenza pacifica e il benessere di milioni di persone. Con una testimonianza di Giuseppe De Rita. -
Diritto amministrativo dei tributi. Ovvero: le imposte si pagano quando qualcuno le impone
L’imposta si è sempre chiamata così perché un ufficio, investito di poteri pubblici, ne imponeva il pagamento, senza alcuna specifica controprestazione. L’odierna crisi tributaria dipende proprio dall’estromissione dei pubblici uffici dai principali circuiti del gettito, affidati, loro malgrado, agli uffici di organizzazioni, pubbliche e private, che determinano contabilmente gli imponibili, anche delle loro controparti. Questo metodo è però inefficace per il lavoro indipendente e le piccole organizzazioni “padronali” rivolte al consumo finale, dove restano necessari gli uffici tributari, col loro tradizionale intervento valutativo. Il coordinamento tra queste due modalità di determinare i tributi, filo conduttore del libro, costituisce anche un’indicazione metodologica più generale sul diritto come studio sociale di pubblici uffici, delegati dalla politica, ma autonomi, operanti fuori mercato e soggetti a una vaga supervisione della pubblica opinione. -
Federico Caffè. Le riflessioni della stanza rossa
Il 15 aprile 1987 l'economista Federico Caffè scompare nel nulla. La sua casa di Roma rimane vuota. Sul comodino, vicino al letto, lascia solo un paio di occhiali e i documenti. Il professor Caffè, forte sostenitore della tradizione keynesiana e difensore dello Stato sociale, è svanito senza lasciar traccia. Il suo pensiero però guida ancora importanti scuole economiche internazionali e le sue parole sono impresse nella memoria dei tanti eredi che oggi rivestono prestigiose cariche istituzionali. A venticinque anni esatti da quella data, Bruno Amoroso, suo allievo e grande amico, fa rivivere attraverso le pagine di questo libro l'intimità intellettuale e affettiva che lo legava a Caffè. Entrambi lontani da ogni tipo di conformismo accademico e sociale, schivi di ogni mondanità celebrativa e di ogni esibizione pubblica, hanno combattuto gli effetti ingiusti e devastanti delle logiche capitalistiche. Nato dalla rielaborazione delle lettere e dei loro colloqui nel corso di vent'anni - i loro incontri della ""stanza rossa"""" - """"Federico Caffè"""" è un documento inestimabile su come l'esperienza della vita si innerva nello sviluppo dei pensieri e nella capacità di trasmettere ad altri, in modo semplice, il senso profondo delle proprie idee. Non è solo un omaggio al maestro, ma il diario di una memoria fatto di piccole attività quotidiane, gesti fissati per sempre in chi ha voluto svelarci aspetti e pensieri di un uomo che, altrimenti, non avremmo mai conosciuto. Prefazione di Pietro Barcellona."" -
Sacrificio
«La scrittura è sempre rigorosa, mai forzata, realistica ma non banale, talvolta arricchita da veloci frasi dialettali nei discorsi diretti dei personaggi, in una tessitura che porta il lettore con facilità nella storia e nelle esistenze dei protagonisti» - Paolo Restuccia, Omero.itrn«La scrittura di Andrea Carraro è blasfema, spregevole, violenta, precipitata nell’oscurità. Lui è uno scrittore grandioso, lo ripeto.» - Veronica Tomassini, Il Fatto Quotidiano.itrnrnCarolina, una ragazza nel tunnel della droga, e Giorgio, suo padre, editor di una piccola casa editrice romana. Un centro di recupero dal quale la figlia è uscita senza una vera guarigione. La vita che ricomincia come prima, attirata a ogni passo nei vicoli della dipendenza, verso un destino cui niente e nessuno sembra potersi opporre. Solo, impotente, smarrito, Giorgio tenta ogni strada per salvare sua figlia, e in ogni strada, dissestata, sconnessa da una crescente follia, la sua solitudine si fa più profonda, il suo smarrimento più vasto, la sua impotenza più fatale. Cerca rifugio nella fede, e una via di salvezza comincia ad affacciarsi, un'idea di fede oscura, un patto col diavolo... -
Dalla fine del mondo. Il mio cammino tra i più poveri
Considerato il ""don Bosco del XXI secolo"""", padre Pepe è l'ultimo rappresentante di una tradizione di impegno della Chiesa argentina con gli emarginati, quella dei curas villeros, i sacerdoti che negli anni Sessanta hanno deciso di vivere con gli abitanti delle periferie più povere di Buenos Aires. In questo libro padre Pepe racconta la propria vita: gli anni di seminario durante la dittatura, l'esperienza di sacerdote e l'incontro con le villas miseria di Buenos Aires-, l'amicizia con Bergoglio, il cammino fra i più poveri, la lotta contro la droga, fino alle minacce di morte da parte dei narcotrafficanti, l'esilio a Santiago dei Estero e, infine, il ritorno a Buenos Aires, nella baraccopoli di Villa La Càrcova, Completano il volume una scelta di suoi discorsi, alcuni significativi documenti del Gruppo di sacerdoti per le villas d'emergenza di Buenos Aires da luì coordinato e la famosa intervista a Papa Francesco realizzata insieme ai giovani di Villa La Càrcova, Il libro è pubblicato contemporaneamente in Italia e in Argentina."" -
Kipps. Storia di un'anima semplice
Arthur Kipps è un giovane commesso con velleità borghesi. La gioia più tangibile della sua monotona vita a Folkestone sono le lezioni di scultura che segue in una scuola frequentata dalla media borghesia, dove può ammirare una graziosa signorina che, naturalmente, non lo degna di uno sguardo. Ingenuo, impulsivo, avventato pur nel suo timoroso candore, Kipps non è in fondo né brillante, né veramente in grado di elevarsi a «quel livello di superiorità sociale al quale ogni vero inglese aspira». Quand'ecco che, dopo aver scoperto quasi per caso di aver ereditato una fortuna, diventa il centro d'attrazione degli sfaccendati di tutta la città. Sembra l'inizio di un grande riscatto, e invece proprio qui cominciano i dispiaceri... -
Stravinskij
Dalla montagna la vista sulla modernità spaesatarnrn«Il delicato racconto di Ramuz ci dona un inedito e dettagliato ritratto quotidiano del grande compositore russo - Mattia Rossi, Il Giornalern«Tra le grandi amicizie di uno scrittore del calibro di Charles Ferdinand Ramuz, lo scrittore svizzero che ha saputo raccontare la montagna nel contesto di una condizione umana, quella di chi la abita, inquieta, segnata da una vita semplice e decisamente povera, ma sempre all'insegna di un colloquio interiore con l'Alterità, vi è quella con Stravinskij, che aveva scelto Clarens in Svizzera come luogo di riposo e dove era rimasto dopo lo scoppio della prima guerra mondiale» - Fulvio Panzeri, l'AvvenirernrnNell'autunno del 1915, nel piccolo paesino di Treytorrens, in Svizzera, avvenne l'incontro tra due giovani astri della cultura europea: Charles-Ferdinand Ramuz e Igor' Stravinskij.Tra lo scrittore e il musicista si formarono allora le premesse di un'amicizia sfociata, tre anni più tardi, nella celebre ""Histoire du soldat"""", l'opera del compositore russo su libretto di Ramuz. Scrittore dai mille volti, Ramuz verosimilmente non conosceva l'intera opera di Stravinskij, ma restò impressionato dalla sua presenza fisica, da quel «piccolo uomo che emanava un sentimento di forza e di convinzione», una creatura formata da fede e certezze, un padre di famiglia presente e premuroso, un artista-artigiano infallibile e geniale. Questo libro è la cronaca del loro incontro, un racconto, come sempre in Ramuz, narrato per vie oblique, dove emergono i piccoli dettagli, le circostanze esatte, i gesti, le divagazioni, i silenzi, i quadri mobili che fecero da sfondo all'atto di nascita di una profonda amicizia."" -
Persone a colori
Le persone hanno un modo diverso e peculiare di prendere decisioni, risolvere problemi, apprendere, entrare in relazione con gli altri. L'eterogeneità degli stili personali moltiplica la ricchezza dello scambio fra individui, l'abbondanza delle idee e la prosperità di un gruppo di lavoro, ma al tempo stesso accresce esponenzialmente le occasioni di conflittualità e incomprensione. Ciò che è stimolante per qualcuno non lo è per altri, ciò che è persuasivo per alcuni non lo è per altri, ciò che conquista qualcuno allontana qualcun altro. Comprendere i diversi stili personali, conoscerne prerogative e limiti può contribuire a migliorare la propria capacità di instaurare relazioni significative con gli altri in termini di comunicazione, leadership, influenza, e a migliorare la propria efficacia personale nel confronto con i processi decisionali, i progetti e la gestione di sé stessi. Guardare gli individui a colori permette di intendere a fondo chi abbiamo davanti, con semplicità e immediatezza, e di scegliere i canali più efficaci di contatto: nel guidarli, nel facilitarne l'apprendimento, nel vendere, nel comunicare per costruire vicinanza e alleanza. -
Qui la mafia non esiste. Dalla genesi della criminalità romana all'inchiesta Mafia Capitale
Mafia Capitale ha dato vita a un nuovo sistema criminale, un modello ibrido in grado di muoversi tra la semplice delinquenza di strada e la Mafia dei colletti bianchi, tra l'intelligenza del disegno politico e il puro crimine organizzato, e di tessere le sue trame sulle ambiguità della realtà romana. È una mafia nuova nata da una mafia antica, ignorata nelle sue reali potenzialità, né altolocata né banditesca, simile a un ""fiume carsico, che origina nella terra di mezzo, luogo nel quale costruisce la sua ragion d'essere e dal quale trae la sua forza, che emerge in larghi tratti del mondo di sopra, inquinandolo, per poi reimmergersi..."""". In questo libro Giuliano Benincasa ci offre un'approfondita analisi storica e sociologica sull'evoluzione dei sistemi criminali nella capitale: uno studio sulle origini, sulle peculiarità, sulla natura polimorfa del sistema mafioso romano. Prefazione di Alberto Vannucci e postfazione di Stefani Pellegrini.""