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Valeria Agosti Nelli. Ediz. italiana e inglese
In questa monografia Ivan Quaroni, attraverso un'intervista all'artista, ne documenta il percorso creativo dall'esordio con le sculture fino all'approdo ai grandi quadri dell'ultima fase di produzione. Le figure filiformi di Valeria Agosti Nelli, siano esse disegnate o scolpite, sono la sigla di uno stile unico, maturato attraverso anni di disciplinato lavoro. Nel volume sono riprodotti i disegni e le opere realizzate con l'impiego di materiali fragili ed effimeri come la carta, il legno, la lana e la cartapesta. Completa la monografia il racconto inedito dello scrittore Roberto Piumini, evocante le suggestioni delle opere della Agosti Nelli. -
Marcel Duchamp. La vita a credito. Ediz. illustrata
Dalla sua scomparsa nel 1968, l'influenza di Marcel Duchamp, ""l'uomo più intelligente del xx secolo"""" nelle parole di André Breton, non ha smesso di imporsi nel paesaggio dell'arte contemporanea. Dal Futurismo al Cubismo, dal Dadaismo al Surrealismo, la sua arte si intreccia alle grandi avventure estetiche del Novecento senza mai ridursi a nessuna di esse. Se Picasso insiste nel propugnare la figura dell'artista demiurgo, Duchamp, grazie all'invenzione del readymade, incarna invece il modello dell'artista contemporaneo ed è riconosciuto a partire dagli anni sessanta come fonte incontestabile di ispirazione da parte delle giovani generazioni di artisti. Molto è stato scritto sulla sua opera, ma assai di meno sulla sua vita. Una vita che Duchamp costruisce al di fuori delle categorie correnti, non già come artista o anarchico ma, per riprendere un suo neologismo, come """"anartista"""". Eleganza distaccata, libertà di indifferenza, compenetrazione dei contrari cui si aggiungono una costante rivendicazione della pigrizia e un disprezzo fisiologico per il denaro - diventano in lui gli strumenti originali di un modo inedito di porsi di fronte al mondo e alle cose. """"Preferisco vivere, respirare piuttosto che lavorare."""" Duchamp si è pronunciato spesso sulla propria vita con caustiche dichiarazioni che nel loro insieme delineano una personale economia di vita (ridurre i bisogni per essere davvero liberi) e una vera e propria arte di vivere."" -
Inside the white cube. L'ideologia dello spazio espositivo
"Inside the white cube"""" è una raccolta di saggi di Brian O'Doherty pubblicati per la prima volta nel 1976 sulla rivista Art forum. Il loro impatto sul mondo dell'arte fu immediato e scatenarono una discussione critica sul ruolo della galleria nel sistema dell'arte che dura ancora oggi, divenendo un riferimento fondamentale per chiunque si confronti con questo mondo. Nel volume O'Doherty affronta, primo tra tutti, un momento di particolare crisi nell'arte del secondo dopoguerra ed esamina i presupposti su cui si fonda lo sviluppo dello spazio espositivo, privato (galleria) o museale. In un'analisi che si confronta con le complesse e delicate relazioni tra economia, contesto sociale ed estetica condensate all'interno di una galleria d'arte, O'Doherty si pone il problema di come gli artisti debbano concepire il proprio lavoro in relazione allo spazio espositivo e, più in generale, al sistema dell'arte." -
Miltos Manetas. Paintings from contemporary life. Ediz. italiana e inglese
"Miltos Manetas è un pittore della vita contemporanea: dipinge joystick, computer, console per videogiochi, cavi (in gran quantità). Rappresenta anche soggetti profondamente impegnati in quelle attività che gli strumenti elettronici di consumo hanno reso possibili, come giocare al computer. Egli, tuttavia, non mostra mai il gioco in cui sono impegnati i suoi personaggi, né quale immagine essi hanno di fronte. Si concentra, invece, sull'interfaccia uomo-computer: una mano che stringe il joystick, una testa rivolta verso lo schermo, un copro allungato sul pavimento in profonda concentrazione oppure rilassato accanto a un computer portatile, una console o un televisore. Le opere di Manetas possono collocarsi all'interno di una tradizione ben consolidata nella pittura moderna: la rappresentazione dell'uomo nel suo moderno scenario."""" (Lev Manovich)" -
Mauro Ceolin. Ediz. italiana e inglese
La monografia è costituita da un'intervista all'artista realizzata da Ivan Quaroni e da un racconto di Tiziano Scarpa. Completa il libro un ricco apparato iconografico che presenta le opere di questo esponente dell'arte videoludica. -
Sul reale. «Lo scrittore» e le altre opere di Giancarlo Neri. Sul reale. «The writer» and other wors by Giancarlo Neri. Ediz. bilingue
La monografia si apre con uno scambio epistolare tra Giancarlo Neri e il critico inglese Richard Cork, autore anche di un saggio introduttivo al lavoro dell'artista. Di seguito, a partire da ""Lo Scrittore"""", si propone la lettura dei racconti di Melania Mazzucco e Nicholas Blincoe ispirati alla grande installazione, per poi ripercorrere il lavoro di Giancarlo Neri, dalle installazioni alle sculture ai disegni attraverso le sue stesse parole e un corposo apparato iconografico. Nato a Napoli nel 1955, lo scultore ha vissuto e lavorato per molti anni a New York, in Norvegia e Brasile. La possibilità di lavorare presso l'acciaieria Ilva di Napoli, dopo la chiusura dell'impianto, ha avuto un grande impatto sulla sua produzione artistica spingendolo a realizzare enormi installazioni che hanno poi trovato spazio in varie sedi, da New York a Napoli a Londra. """"Lo Scrittore"""", un'imponente opera costituita da una sedia e da una scrivania alte più di dieci metri, è collocata nel Parco di Monza."" -
De Kooning. L'uomo, l'artista. Ediz. illustrata
"De Kooning. L'uomo, l'artista"""" è un ritratto vivo e ricco di dettagli che ricostruisce la vita del pittore, dagli anni difficili a Rotterdam fino all'arrivo negli Stati Uniti. All'apice della fama de Kooning si lasciò travolgere da un turbine autodistruttivo fino a diventare protagonista di un nuovo mito americano, quello dell'uomo divorato dal suo stesso successo. La biografia è corredata da immagini di opere e foto d'epoca ed è basata su documenti inediti e centinaia di interviste." -
Americani per sempre. I pittori di un mondo nuovo (Parigi 1867-New York 1948)
Il libro offre un'approfondita e articolata analisi storica e sociale che ripercorre le tappe dell'affrancamento dell'arte americana dal dominio culturale europeo. Annie Cohen-Solal racconta con ricche testimonianze gli ottant'anni di questa epocale transizione: dalla ""colonizzazione artistica"""" dell'America da parte dei pittori europei (Monet, Matisse, Cézanne e Picasso) alla creazione di una scuola americana sostenuta da autori trasferitisi proprio dal Vecchio Continente (Robert Henri, Alfred Stieglitz, Marcel Duchamp); dalla proliferazione dei grandi collezionisti americani ai finanziamenti governativi, fino all'affermazione di New York quale nuovo centro dell'arte mondiale. E da New York la cultura artistica si estende a tutte le principali città americane dando vita a una crescente sensibilità per l'arte moderna, sensibilità che richiamerà una moltitudine di artisti europei, in fuga dalla Seconda guerra mondiale: l'arte americana, indipendente e sperimentatrice, si afferma e domina il mondo."" -
L' autore che credeva di esistere. Ediz. italiana e inglese
L'uscita di questo libro voluto e progettato da Giulio Paolini coincide, in un certo senso, con l'uscita di scena dell'artista. Mero testimone di una creazione che lo precede e lo supera, ancora una volta egli sceglie di restare ai margini del teatro dell'opera, in perenne attesa che la bellezza si manifesti. Le oltre cento tavole create ad hoc e che qui appaiono per la prima volta, svelano il pensiero di uno dei grandi protagonisti dell'arte italiana del Novecento, narrato da riflessioni personali e note di commento. -
Aldo Lanzini. Ediz. italiana e inglese
Il progetto monografico raccoglie la produzione artistica di Aldo Lanzini, rappresentativa della ricerca di un artista che utilizza linguaggi diversificati. Contiene infatti la produzione degli ""Aliens"""" realizzati a mano in panno, la ricerca grafica di carte di grande formato eseguite in penna e quella di abiti creati all'uncinetto. La monografia conserva la struttura della collana: un'intervista con l'artista, un racconto ispirato alle sue opere e un ricco apparato iconografico."" -
Quando Marina Abramovic morirà
Belgrado 1974. Marina Abramovic dà fuoco a una monumentale stella a cinque punte, simbolo del regime di Tito, e ci si distende dentro fino a svenire per asfissia. Napoli 1975. Uno spettatore le punta al collo una pistola carica: l'artista ha sfidato il pubblico a usare su di lei, risolutamente passiva, uno qualsiasi degli oggetti disposti su un tavolo. New York 2002. Marina vive per dodici giorni in un'abitazione pensile allestita alla Sean Kelly Callery. Digiuna. L'unico nutrimento è l'avido sguardo degli astanti che la osservano bere, dormire, lavarsi e urinare. Tra la schiera di spettatori c'è James Westcott: è il suo primo incontro con ""la nonna della Performance Art"""", come lei ama definirsi, e l'incipit di """"Quando Marina Abramovic morirà"""", biografia intima di un'artista che da quarantanni gioca con la morte mettendo il proprio corpo al centro di performance divenute leggendarie. Agli esordi, lanciarsi nell'arte performativa significa per Marina ribellarsi a un'esistenza """"militarizzata"""", tiranneggiata da una madre che le impone diktat culturali comunisti e non la bacia mai. Cruciale per il decollo da Belgrado è l'unione artistica e sentimentale con il fotografo tedesco Ulay, con cui avvia una collaborazione tanto ardita quanto fruttuosa. A bordo di un furgone Citroen trasformato in casa mobile, la coppia gira l'Europa esibendosi in pezzi che mettono a nudo una simbiosi culminata nel prolifico """"Nightsea Crossing""""."" -
Joseph Beuys. Una vita di controimmagini
Gilet da pescatore su camicia bianca, jeans e cappello di feltro. D'inverno una lunga pelliccia di lince rivestita di seta blu, da giovane una cravatta nera fermata da una piccola mascella di lepre. Così si presentava Joseph Beuys, l'inconfondibile aspetto di un personaggio fantastico a cavallo tra il clown e il gangster. Appena entrava in scena, faceva sempre il contrario di quanto ci si aspettasse, spesso e volentieri cose che a prima vista non avevano alcun senso. Tutto questo per trasmettere scariche di energia e provocare negli spettatori uno choc salutare, un ampliamento della consapevolezza. Rinunciando, con rare eccezioni, alle interpretazioni e ai giudizi stereotipati su uno dei personaggi più discussi e vivisezionati del xx secolo, Heiner Stachelhaus mette insieme un ritratto a tutto tondo di Joseph Beuys a partire dalle ""controimmagini"""" della sua stessa vita: gli studi di scienze naturali e il confronto con l'antroposofìa steineriana; l'incidente in Crimea e le esperienze tra i tartari, l'insegnamento e l'occupazione dell'Accademia, le yooo querce e la battaglia ecologista, il Beuys privato che beveva acqua del rubinetto in bicchieri di cristallo molato. Fino ad arrivare al Blocco-Beuys di Darmstadt, il museo-laboratorio in cui ancora aleggia lo spirito dell'""""unico artista"""", come disse Karl Ströher, """"capace di esprimere la specificità della nostra epoca""""."" -
Frenologia della vanitas. Il teschio nelle arti visive
La morte è il topos più frequentato dall'uomo, un turbamento che dalla notte dei tempi ne contrassegna l'immaginario e le opere. Ogni epoca abbonda di simboli legati all'idea della transitorietà, ma fra tutti ne spicca uno: il teschio, simulacro spesso ""pensoso"""" che ci ammonisce sulla vanità di ogni cosa terrena e ci costringe a riflettere sui fini ultimi dell'esistenza. Emblema della vanitas, il teschio ricorre nelle raffigurazioni medievali a suggello di corpi imputriditi che turbavano gli incauti viandanti. Emancipatasi dalla carne e ridotta a """"corpo secco"""", la optima pars dello scheletro si avvia, già in pieno Rinascimento, verso il suo apogeo seicentesco. In seguito l'effigie scheletrica conosce alterne fortune. Nel Settecento perde gran parte dell'afflato macabro a vantaggio di rifioriture dei sottogeneri connessi al memento mori, senza esaurire, peraltro, la sua carica dirompente. E se nell'Ottocento conosce una fiacca ripresa, è nel corso del Novecento che riacquista buona parte del suo magistero. La sua esasperata popolarità corrisponde però al crinale del nuovo millennio, quando teschi e scheletri tornano a signoreggiare fra le arti visive. Un vertiginoso incremento, quantitativo più che qualitativo, a cui non corrisponde automaticamente una rinnovata vitalità. Sembra infatti che l'arte si sia a tal punto assuefatta all'effigie del teschio da esserne quasi anestetizzata."" -
Forma e informazione. Nuove vie per l'astratto nell'arte del terzo millennio
In un'epoca in cui ci s'interroga di frequente sul perché - e sul reale valore - di certe rappresentazioni visive, il saggio di Stefano Pirovano risponde mettendo a fuoco la natura del legame tra la componente materiale dell'opera e quegli elementi che l'occhio non può cogliere. L'opera d'arte, infatti, si è a tal punto dilatata oltre i propri confini da non essere più riconducibile all'esclusiva dimensione fisica: deve avere un racconto che la accompagni e informazioni che introducano il lettore al mistero della sua immagine. È in questa direzione, secondo l'autore, che stanno insistendo gli artisti più significativi degli ultimi anni. Date tali premesse, Forma e informazione scatta un'istantanea sul panorama attuale e lo fa partendo dal principio di astrazione, inteso come primordiale motore dell'opera d'arte. Per rendere conto della dialettica tra l'oggetto e l'""informazione"""" che anima le astrazioni contemporanee, l'autore si misura con una serie di artisti dai lavori particolarmente emblematici. È il caso di Carol Bove e Goshka Macuga, che intrecciano relazioni tra oggetti e sapere; di Cory Arcangel, Peter Coffin e Tomas Saraceno, con i loro passaggi nella cultura tecnologica; o ancora di Wade Guyton, Josh Smith, Beatriz Milhazes le cui immagini su tela sono generate da processi informativi. Nel libro si alternano approfondimenti teorici a puntuali descrizioni di opere, intervallate dalle testimonianze degli artisti. Numerose le incursioni in altri campi del sapere: dai più prossimi del design e dell'architettura, ad altri più lontani quali la fisica, le neuroscienze, la filosofia e la letteratura. Sono così chiamati in causa scienziati come Vilayanur Ramachandran o Brian Greene, accanto a scrittori del calibro di Orhan Pamuk, Sergej Nosov, Cormac McCarthy, Bret Easton Ellis e Patrick McGrath, le cui opere, disseminate di riferimenti all'arte contemporanea, offrono efficaci spunti interpretativi. Resta alla fine una precisazione: nella sua continua contrattazione tra creatività, teoria e contesto, il percorso del libro non è stato pensato per raggiungere una destinazione stabilita, ma piuttosto per restituire, persino al non addetto ai lavori, la ricchezza di un territorio dai molti luoghi inesplorati."" -
Leo & C. Storia di Leo Castelli
«Non sono un mercante d’arte, sono un gallerista» amava ripetere Leo Castelli. Per i suoi artisti è stato molto di più: un mecenate. Dall’apertura della prima galleria nel 1957 fino alla morte nel 1999, Castelli domina la vita culturale newyorkese ed eleva lo status dell’artista americano, che in quegli anni raggiunge la vetta più alta nel panorama artistico mondiale. Con lui si afferma la figura del gallerista polivalente. Imprenditore e infaticabile scopritore alla perenne ricerca del nuovo, è pronto a correre rischi e a servirsi delle strategie commerciali più efficaci per dare visibilità ai suoi protetti. Affiancato da Ileana Sonnabend – ex moglie con cui mantiene un rapporto di grande complicità – Castelli incoraggia i talenti emergenti e li promuove presso le istituzioni museali. Tramite una vasta rete di rapporti internazionali reinventa le regole del mercato e rivoluziona la cultura artistica stessa. La scoperta di Jasper Johns, suo artista feticcio, e la consacrazione di Robert Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964 sono solo i primi colpi messi a segno. Si susseguono numerose altre epifanie – Frank Stella, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, James Rosenquist, Cy Twombly, per citarne solo alcuni – che lo confermano come creatore di miti. Ma chi è Leo Castelli, l’uomo che ha atteso i cinquant’anni per aprire la sua prima galleria? Dietro il carisma di europeo affabile e mediatico si nasconde un uomo dalle molteplici identità. Nato nel 1907 a Trieste da genitori ebrei, Leo trascorre i primi trent’anni nelle grandi città d’Europa – Vienna, Milano, Budapest, Bucarest, Parigi. La sua traiettoria professionale inizia con l’esodo rocambolesco nel Nuovo Mondo per fuggire al drammatico contesto politico-sociale delle leggi razziali naziste e degli sconvolgimenti che ne seguiranno. Annie Cohen-Solal affonda le radici del suo racconto nel passato remoto della famiglia Castelli, ne rintraccia gli antenati nella Toscana rinascimentale e ricostruisce una storia fitta di persecuzioni, guerre, rotture, spostamenti, che offre sorprendenti analogie con il passato più recente della famiglia e con la parabola stessa di Leo. Ironia della sorte: un uomo sempre reticente sulla propria identità ebraica trova proprio nel Jewish Museum, dopo il MOMA, l’istituzione che lo sancirà come paladino dei grandi movimenti dell’arte americana – dal Pop al Concettuale – che sono l’imponente lascito di Leo Castelli. -
Effetto terra. Ediz. illustrata
Emergenze ambientali, genetica, biodiversità, nature artificiali. Sono sempre più numerosi gli artisti che a partire da questi temi hanno avviato la loro ricerca, sviluppandone i termini di riflessione in opere che alternano indagine, denuncia, progetto e utopia. Questioni e approcci diversi con un'origine comune: la convinzione che ogni valutazione di tipo estetico non possa prescindere da una responsabilità etica nei confronti della ricerca scientifica e tecnologica, e dalla conoscenza dei suoi effetti sul paesaggio naturale e comportamentale che ci circonda. L'analisi scientifica della natura ha consentito agli artisti di addentrarsi nelle dinamiche dell'ambiente in cui viviamo, di farle proprie e di porsi in una posizione di maggiore consapevolezza, abbandonando quella ""contemplazione"""" della natura che aveva contraddistinto la produzione artistica fino alla fine del XIX secolo e oltre. Con l'efficacia e la sinteticità proprie del linguaggio visivo contemporaneo, gli artisti d'oggi non solo si fanno interpreti di problematiche che toccano la sensibilità di molti, ma rendono tangibili scenari intangibili, altrimenti noti solo agli addetti ai lavori. Il libro si presenta come un percorso espositivo composto da una serie di """"stazioni tematiche"""". Capitoli visivi che attraverso un'ampia selezione di immagini accostano ricerca sul presente e prefigurazione del futuro."" -
I festival del cinema. Quando la cultura rende
I festival del cinema in Italia hanno svolto, fin dal capostipite veneziano inaugurato nel 1932, un importante ruolo di crescita culturale, offrendo al pubblico un'occasione di confronto con esperienze diverse e lontane. Il moltiplicarsi di tali manifestazioni sul territorio nazionale a partire dagli anni ottanta ne ha fatto un ingranaggio fondamentale per lo sviluppo del mercato audiovisivo e per la valorizzazione delle economie locali, innescando una forte concorrenza tra eventi e una serrata ricerca di finanziamenti. In un contesto, come quello attuale, di forte riduzione delle sovvenzioni pubbliche e di ridimensionamento generale degli investimenti privati, il futuro del sistema dei festival del cinema non può prescindere dalla comprensione dell'indotto economico di queste rassegne e, più in generale, della cultura. Come si misura tale valore? Lo studio qui presentato sviluppa un modello, applicabile anche ad altri ambiti, che mette in luce la capacità dei festival di fungere da stimolo all'economia del territorio attivando processi virtuosi di incremento della domanda di beni e servizi nelle aree interessate dalla manifestazione, impulso che si traduce in un ritorno sull'investimento in grado di attrarre anche finanziatori privati Per completare la visione del valore economico dei festival, si fornisce un approfondimento sul ruolo tecnico delle manifestazioni nella filiera di produzione e promozione cinematografica, soprattutto per i film indipendenti. -
Il piacere dell'arte. Pratica e fenomenologia del collezionismo contemporaneo in Italia
Come un bacillo virulento che si propaga in modo incontrollato, il collezionismo può indurre chi ne è affetto a veri e propri eccessi, come sgomberare case per lasciare posto alle opere o dilapidare interi patrimoni per una voglia di possesso così forte da diventare difficilmente governabile. Che cosa ne accende la scintilla? ""Il piacere dell'arte"""" offre un quadro del collezionismo contemporaneo in Italia, che in tempi recenti ha assunto un passo sempre più autorevole non solo per l'intraprendenza delle iniziative, ma anche per la crescente progettualità che caratterizza molte raccolte. Partendo da fondamentali cenni storici, indagando quindi l'humus in cui sono emerse figure di spicco come Giorgio Franchetti, Giuseppe Panza e Marcello Levi e lasciando infine la parola ai protagonisti contemporanei, il libro mira anche a identificare le cause di una """"mancata modernità"""" del collezionismo italiano, imbrigliato da vincoli come la notifica e un'IVA fra le più alte d'Europa. Se tali impedimenti burocratici e fiscali da un lato frenano il dialogo con le istituzioni, dall'altra danno luogo a un forte sviluppo dell'iniziativa privata favorendo l'apertura al pubblico di numerose fondazioni. È questo il tratto più peculiare del panorama italiano, una realtà complessa e ricca di sfaccettature le cui potenzialità risultano tanto più interessanti da indagare quanto più essa presenta una declinazione sociale e un carattere di organicità."" -
Pino Pascali. Il libero gioco della scultura
Pino Pascali ha attraversato la storia dell'arte italiana come una folgorante meteora. Nato a Bari nel 1935 e morto a soli trentatré anni in un incidente automobilistico, è ritenuto con Boetti e Manzoni uno degli artisti d'avanguardia più innovativi del dopoguerra italiano. Malgrado la fulminea carriera, già in vita ottiene un consenso pressoché unanime per la dirompente originalità del suo talento. Questo saggio circoscrive l'ambito d'indagine alla sola opera plastica di Pascali (1964-1968), con rapidi accenni all'attività di grafico pubblicitario, scenografo, disegnatore o performer. Accantonata la curiosità per l'uomo Pascali e la sua leggenda, l'autore ne scandaglia l'opera lungo un percorso tematico e cronologico, si confronta con le interpretazioni di numerosi critici e si serve delle dichiarazioni dello stesso Pascali per ridefinire un campo d'azione e di senso del suo linguaggio visivo, rintracciandone origini e ascendenti. Se le lezioni di Magritte, Savinio e de Chirico sono ineluttabili per lui, nondimeno Pascali si inserisce in un contesto del tutto contemporaneo. Il volume è quindi un gesto doveroso: liberare Pascali dal mito di Pascali e rettificare un'immagine parziale e sviante. Il lettore scoprirà che l'opera di Pino Pascali è molto meno ingenua, infantile, primordiale e selvaggia di quanto si sia creduto finora. -
Museo Spa. La globalizzazione della cultura
Museo S.p.A. non è un libretto sul Guggenheim Museum, e nemmeno sui musei in generale. È un pamphlet che svela i meccanismi perversi dell'arte attraverso la parabola di un museo trasformato in multinazionale. Il museo in questione era il Guggenheim di New York, il suo diabolico ideatore un uomo di nome Tom Krens. La formula era semplice, assolutamente in linea con i tempi: l'arte era una merce come tutte le altre. E come tutte le merci, andava impiegata a scopo di lucro. La bolla speculativa aveva di nuovo colpito nel segno: il binomio arte-business era stato sdoganato, e il Guggenheim iniziò ad aprire filiali in tutto il mondo. Ma l'arte può essere trattata come un Big Mac o una scatola di Corn Flakes? Quali sono le conseguenze di questo assurdo disegno dopo lo scoppio della crisi economica mondiale? Paul Werner ha lavorato per nove anni al Guggenheim Museum di New York e ha vissuto dall'interno questo cambiamento epocale. Da esperto di arte contemporanea è passato improvvisamente a tuttologo, costretto a spaziare dall'arte cinese agli abiti Armani dall'arte africana alle motociclette e perfino alla vaselina