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Los Angeles (state of mind). Ediz. italiana e inglese
Il racconto di una città attraverso diverse generazioni di artisti che si sono imposte a partire dagli anni Settanta Se New York è il mondo, Los Angeles è certamente l'America. O almeno quell'America che cattura la nostra immaginazione per non lasciarla più. Una megalopoli nel deserto, un universo a sé che parla molte lingue e vive altrettante contraddizioni: feudo repubblicano e patria dell'underground, Hollywood e beat generation, Charles Manson e Marilyn Manson, insieme di linguaggi, idiomi, popoli. Los Angeles (state of mind) è il racconto di una città attraverso diverse generazioni di artisti che si sono imposte a partire dagli anni Settanta per arrivare fino a oggi. All'inizio anche in California si sovrappongono stili e linguaggi senza una linea o un genere prevalente. Alle ultime esperienze di pittura astratta con Sam Francis ecco coesistere la Pop Art di Ed Ruscha. I Settanta però sono anche il decennio dell'arte concettuale, della Body Art e dell'happening, nelle figure di John Baldessari, di Paul McCarthy, performer spesso estremi, di Ed Kienholz e di Lynda Benglis, tra le esponenti di spicco del femminismo militante. Molto significativa la generazione di mezzo, artisti nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che Mike Kelley così definiva: ""troppo giovane per essere un freak, troppo vecchio per essere un punk"""". Emersi negli anni Novanta, Doug Aitken che si esprime attraverso videoinstallazioni e fotografie, e la neominimalista Rita McBride. La Los Angeles di oggi guarda soprattutto alla Black Culture, fenomeno che si manifesta in tutta la sua urgenza sociale e costituisce l'asse portante di rinnovamento critico della cultura americana. I disegni di Umar Rashid e l'intensa pittura di Henry Taylor testimoniano questo passaggio epocale, per un'America sempre diversa."" -
Venere. Natura, ombra e bellezza. Ediz. illustrata
Dedicato a Venere, divinità dell'Olimpo greco dalle numerose sfaccettature, il volume indaga le sue svariate raffigurazioni archetipiche, mettendone a fuoco i diversi aspetti: dalle origini classiche del mito alle sopravvivenze nella cultura, nella letteratura mitografica e poetica e nelle immagini fino al primo Seicento. I saggi critici, le approfondite analisi delle opere e delle loro storie e le numerose immagini pubblicate in volume raccontano la Venere Pandemos, divinità legata alla fecondità naturale e generatrice di tutte le cose, la Venere Urania figlia di Ouranos espressione dell'amore divino, la Venere Cnidia di Prassitele, capolavoro assoluto dell'immaginario della bellezza femminile. Venere è inoltre protagonista di favole e presta le sue sembianze anche ad altre figure del mito antico, dando luogo a travestimenti e a interpretazioni complesse, che animano la letteratura e l'arte rinascimentale e barocca. Ma Venere, madre di Cupido nella mitologia antica, è anche soggetta alla variabilità delle occasioni declinando il suo potere in termini ora naturalistici ora erotici, come nel caso dell'arazzo tessuto a Mantova su disegno di Giulio Romano, ma anche in altri aspetti legati all'inganno, alla magia e alla stregoneria, che troveranno espressione nella letteratura e nelle immagini fino al Cinquecento e al Seicento. Infine Venere resta la dea della bellezza secondo il Giudizio di Paride e dunque è divenuta il modello ideale della bellezza femminile, come testimoniano le stanze delle famose Veneri, dove venivano collezionati i ritratti delle donne più belle delle corti italiane ed europee che si confrontavano con la divinità, a partire all'esplosione del fenomeno del collezionismo alla fine del Cinquecento e nel Seicento, come testimonia, fra gli altri il ""camerino delle belle"""" nel Palazzo Ducale a Mantova."" -
Sardegna. Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo
La Sardegna, isola nel cuore del Mediterraneo, ha visto svilupparsi, millenni or sono, culture e civiltà originali, capaci di dar vita a testimonianze ed evidenze monumentali uniche che hanno connotato il paesaggio sardo fino ai nostri giorni, affascinando e facendo interrogare intere generazioni di visitatori e studiosi chiamati a decifrare significati e valenze di tali testimonianze e a ricostruire costumi e rituali degli abitanti. Le antichissime culture megalitiche della Sardegna, e in particolare la cultura nuragica, saranno ora per la prima volta al centro di un'incredibile mostra internazionale, che toccherà quattro importanti città europee e i loro prestigiosi musei, rivelando al pubblico storie e testimonianze materiali, paesaggi e civiltà affascinanti e uniche, per molti versi ancora avvolte nelle nebbie della ricerca. -
Il chiostro del Bramante e le «Sibille» di Raffaello
Una guida che permette di immergersi completamente nello spirito della cultura rinascimentale, svelando i segreti di un luogo unico nel suo genere. Non sono molti i luoghi di Roma dove è possibile assaporare la perfezione dell'architettura realizzata nel primo Rinascimento. Uno di questi è il Chiostro del Bramante, capolavoro che inaugura il 1500 e diventa motivo di ispirazione per i grandi maestri che giungeranno a Roma nel giro di pochi anni, Michelangelo e Raffaello su tutti. Il chiostro, luogo dalla tradizione secolare, diventa con Bramante uno spazio in cui mettere a frutto lo studio dell'armonia elaborata sui principi vitruviani di firmitas, utilitas e venustas, solidità, funzionalità ed eleganza. Nelle sue arcate perfette l'architetto plasma un sistema di illusione ottica che favorisce l'armonizzazione delle forme, messa a punto dall'occhio umano, un principio che sarà ripetuto in scala monumentale dagli architetti delle generazioni successive. Quando Pietro da Cortona oltre un secolo dopo sarà chiamato a rimettere le mani sul complesso di Santa Maria della Pace, annesso al Chiostro, farà tesoro della grande esperienza bramantesca e si servirà dei principi di simmetria ed equilibrio per allestire un artificio barocco di grande fascino. La guida permette di immergersi nello spirito della cultura rinascimentale e svelerà tutti i dettagli più curiosi e affascinanti di questo luogo, muovendosi tra riferimenti storici e aneddoti che riguardano i protagonisti e il loro intervento in questo angolo di Roma, dove molto poco è cambiato negli ultimi quattrocento anni. -
Brixia. Parco archeologico di Brescia romana
In età romana Brescia - Brixia - era una delle città più importanti dell'Italia settentrionale, situata lungo la cosiddetta via Gallica, che collegava alcuni tra i più significativi centri di origine celtica a nord del Po, allo sbocco di vallate alpine di antico insediamento (la valle Camonica e la valle Trompia), tra il lago d'Iseo e il lago di Garda, e immediatamente a nord di una fertile ed estesa area di pianura, organizzata a partire dall'età augustea con imponenti lavori di ottimizzazione agraria (centuriazioni). Nell'area archeologica situata al centro del tessuto urbano sono ancora visibili gli edifici più antichi e più significativi della città: il santuario di età repubblicana (I secolo a.C.), il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-III secolo d.C.), il tratto del lastricato del decumano massimo, su cui insiste oggi via dei Musei. Oltre a questi edifici di età romana, fanno parte dell'area anche palazzi nobiliari di età medievale, rinascimentale e moderna, importati e cresciuti direttamente sulle rovine antiche (palazzo Maggi Gambara e casa Pallaveri, entrambi di proprietà comunale). Nel 1830, a seguito di scavi intrapresi in quest'area, nel Capitolium fu posta la sede del Museo Patrio, a inaugurare la vocazione museale di quest'area e la storia stessa dei musei di Brescia. Dal 1998, è stato avviato un progetto organico di recupero dell'area archeologica volto a un completo recupero archeologico e architettonico, nella sua valorizzazione e nella completa e definitiva apertura alla fruizione pubblica. Così da restituire al pubblico la più importante porzione urbana della città di epoca antica e completare un percorso archeologico tra i più significativi e meglio conservati d'Italia, riconosciuto Patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco nel 2011. Nel volume i seguenti testi: Archeologia, città e musei. Una storia che parte da lontano, La visita dell'area archeologica, L'area archeologica dopo l'età romana, Il Capitolium di Brescia Patrimonio mondiale dell'Unesco. Con testi di Antonio Dell'Acqua, Francesco Franzoni, Francesca Morandini, Anna Patera. -
I macchiaioli. Una rivoluzione en plein air. Ediz. a colori
Nella seconda metà dell'Ottocento Firenze è una delle capitali culturali più attive in Europa, vero e proprio punto di riferimento per molti intellettuali provenienti da tutta Italia. Intorno ai tavoli di un caffè cittadino, il Caffè Michelangelo, si riunisce un gruppo di giovani artisti accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere dal vero, secondo nuovi criteri di rappresentazione della realtà: sono Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Vincenzo Cabianca, Cristiano Banti, Raffaello Sernesi, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega... i futuri ""macchiaioli"""". Sull'esempio della scuola di Barbizon, i pittori macchiaioli escono a dipingere en plein air, trasformando radicalmente l'idea di pittura di paesaggio e anticipando, per molti aspetti, le ricerche degli impressionisti francesi. Ma la loro azione di rinnovamento dell'arte italiana si estende anche ad altri generi pittorici: loro campi di sperimentazione sono il soggetto storico e quello tratto dalla vita quotidiana. In pieno Risorgimento, in un periodo straordinario per la storia italiana, i macchiaioli sovvertono le consuetudini artistiche, accendendo una rivoluzione che si rivelerà fondamentale per la nascita della pittura moderna."" -
Arte al tempo del coronavirus. Ediz. illustrata
Il volume documenta un periodo storico in cui all'arte è stato affidato il compito di condividere un messaggio di luce e di speranza attraverso arcobaleni di colori e di pensieri. Protagonisti di questo volume sono centinaia di artisti che, con testimonianze e opere d'arte condivise durante la pandemia da Coronavirus, raccontano un lasso di tempo che ha condizionato la vita di migliaia di persone. Le opere d'arte prodotte in questa emergenza, che ha coperto quasi tutto il 2020 e ancora non si è ancora del tutto esaurita, ci permettono di leggere il forzato isolamento come un periodo produttivo sul piano creativo. Uno spazio significativo è dedicato alle riflessioni di tutti gli stakeholder del mercato dell'arte, quali collezionisti, rappresentanti di gallerie, case d'asta, musei pubblici e privati, operatori ed esperti di settore, chiamati a esprimere la propria opinione sugli impatti della pandemia sul mercato dell'arte e, più in generale, sul mondo della cultura artistica. Il volume è quindi una fotografia dell'arte intesa in ogni suo aspetto - di creazione come di fruizione - ai tempi del Covid-19, e uno strumento di approfondimento utile a tracciare nuove vie di reazione, nuovi modi per affrontare la crisi e trovare soluzioni nel sistema dell'arte e nel mondo della cultura. -
Heliopolis 21. Architettura: tra natura e artificio. Ediz. illustrata
Il volume, chiamato a raccontare il perché e il come della progettualità di Heliopolis 21, consegna al lettore una visione che muove da ciò che non è umano: l'ambiente che ci circonda, il paesaggio, l'energia, il suolo, le cose. L'uomo non è solo, vive in continua relazione con l'altro, con quanto anima la realtà e con l'inanimato. L'utilità non è quindi progettare uno spazio per l'umano, ma costruire una dimensione dell'essere, tracciando un'evoluzione della condizione dell'uomo. I progetti illustrati e i saggi esposti nel libro raccontano di uno sconfinamento tra vecchio e nuovo, tra naturale, artificiale e tecnologico. Fondato da Alessandro Melis (curatore del Padiglione Italia alla 17a Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia) e Gian Luigi Melis, Heliopolis 21 è uno studio di progettazione noto a livello internazionale per l'alto tasso d'innovazione tecnologica e attenzione climatico-ambientale dei suoi interventi. Heliopolis 21 (con partner Nico Panizzi, associati Ilaria Fruzzetti, Filippo Mariani e Laura Luperi, e un team formato da una decina di ingegneri e architetti) è stato responsabile del progetto di allestimento generale del Padiglione Italia alla 17a Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (2021) all'insegna del riuso, del riciclo e della resilienza. Impegnato in Italia, Messico, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti e Nuova Zelanda, lo studio è attivo nei campi dell'architettura sostenibile, dell'urbanistica, del paesaggio, della ricerca, dell'educazione universitaria e della gestione di processi partecipativi, con sedi a Pisa, Portsmouth e Berlino. Tra i progetti più rilevanti, il Polo fieristico e il nuovo Palasport di Riva del Garda (Trento), il nuovo Ospedale di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza della Fondazione Stella Maris a Pisa, il nuovo polo didattico dell'Università di Pisa: SR1938 Polo della Memoria, e il Centro polifunzionale di Fonte Mazzola a Peccioli (Pisa), mentre numerosi sono i riconoscimenti ottenuti e i concorsi vinti in Italia e all'estero -
CB Hoyo. I didn't know how to name this. Ediz. illustrata
CB Hoyo è il giovane e indisciplinato artista cubano che ha fatto irruzione sulla scena artistica nel 2017, cavalcando l'onda virale dei social media. Spinto dall'istinto naturale e dal talento grezzo, questo artista autodidatta ha costruito una pratica multidisciplinare che lo ha reso uno dei migliori artisti emergenti sul mercato. Hoyo è uno di quei rari artisti il cui lavoro ha un'eco ampia e diversificata grazie all'esplorazione umoristica che fa di pensieri e comportamenti umani. Il suo commento semplice e prolifico è frutto di osservazioni e preoccupazioni: l'artista cattura l'essenza della società contemporanea, sfidando le percezioni precondizionate degli spettatori e creando, così, uno stato di accresciuta consapevolezza per riflettere sulla nuova, bizzarra normalità in cui viviamo. -
Orsetto Ice e il soffio ribollente
Una serie di cinque libri racconta, attraverso le avventure di un orsetto, i problemi ecologici che il nostro pianeta deve affrontare e risolvere per potersi mantenere in vita Il Mondo di Ice racconta il viaggio di un cucciolo di Orso Polare che vive al Polo Nord. Nel suo viaggio in cinque libri, dal Polo Nord a New York, il piccolo orsetto Ice scoprirà cos'è il riscaldamento globale, l'accumulo di plastica e rifiuti nei mari, la deforestazione e l'inquinamento. Nel primo libro, Ice viene scelto per aiutare un cucciolo di foca, rimasto intrappolato dal crollo di un gigantesco iceberg. Mentre striscia all'interno dell'unico passaggio ancora percorribile, Ice si rende conto con stupore che il ghiaccio intorno a sé si sta sciogliendo e si chiede come sia possibile. Decide così di recarsi all'ONU per cercare aiuto contro ""il soffio ribollente"""", il vento caldo del riscaldamento globale, creato dal Malvagio Stregone (l'uomo). Età di lettura: da 7 anni."" -
Orsetto Ice e la terra che brucia
Il secondo volume della serie di Orsetto Ice porta i giovani lettori a scoprire un nuovo problema ecologico, quello degli incendi che devastano la flora e la fauna del nostro pianeta Il viaggio di Ice in direzione dell'ONU viene interrotto quando l'orsetto riceve una chiamata di aiuto dal Sud Africa. La mamma dell'elefantino Farfallino è stata presa prigioniera dai bracconieri. Al termine dell'avventura l'orsetto si imbarca in direzione del Brasile dove, trovatosi intrappolato in un terribile incendio nel cuore della foresta Amazzonica, è testimone degli effetti devastanti che il fuoco ha sugli animali e anche questa volta cercherà di portare il suo aiuto. Età di lettura: da 7 anni. -
Orsetto Ice e i il malvagio stregone
Osetto Ice si trova ad affrontare la marea nera causata da un versamento di petrolio. Arrivato sulle coste della Louisiana cerca, con l'aiuto di una bambina, di portare soccorso agli animali intrappolati sulle spiagge dal petrolio. Successivamente, dopo un lungo viaggio, il cucciolo arriva a New York e finalmente riesce a raccontare agli uomini tutto ciò che ha vissuto riportando loro non solo il grido d'aiuto degli orsi polari, ma anche quello degli altri animali e, più in generale, della Terra. Età di lettura: da 7 anni. -
Qualche inverno prima. Iconografia delle stagioni
L'iconografia delle stagioni in tre momenti della storia dell'arte: l'Impero romano e il tardoantico, il Medioevo e il Rinascimento palladiano.Le Stagioni sono quattro: per ragioni astronomiche, per computo cronologico e meteorologico correnti. Quattro periodi in cui si ripartisce il percorso del Sole nell'Anno, scandito da quattro stationes. La dizione in lingua latina produce in italiano 'stazione' e 'stagione': la prima è diventata di banale uso pratico, mantenendo il significato di ""stare fermi""""; la seconda, pur esito di una corruzione fonetica 'volgare', produce un risultato più dolce e più 'elegante', sia nella pronuncia sia nel significato. Si parte dunque dal significato della parola per addentrarsi nel magico mondo delle stagioni. In questo volume Fernando Rigon Forte affronta il tema, complesso e affascinante, dell'iconografia delle stagioni in tre momenti precisi della storia dell'arte: l'impero romano e il tardo antico, il Medioevo e il Rinascimento. Un viaggio che parte dall'inverno che per gli occidentali (scriveva Teopompo) era Crono, il più lento, il più esterno dei sette pianeti: l'inverno era il Tempo stesso, al quale quale tutto si poteva ricondurre."" -
Giovanni Nonnis. L'arte della reinvenzione del mito. Ediz. illustrata
«Quale artista meglio di Nonnis, come è stato giustamente notato, ha proposto nel secondo Novecento nuova arte sarda di genere anticlassico e planare, in piena coerenza storica con quella delineata da Maltese e Serra? Eccola, di nuovo, l'attualità di Nonnis proiettata in uno scenario ideale di arcaismo senza tempo che non disdegna l'uso della materia anomala o preziosa, in contrasto solo apparente con la ruvidità degli impaginati, quasi che il massimo della modernità non possa che coincidere con l'antico più remoto, l'originalità della proposta con la spersonalizzazione del discorso, l'ordine costituente dell'impianto visuale con l'imprevedibilità creativa dell'istinto. Ecco la risposta equilibrata a chi, fra gli anni sessanta e settanta, quelli in Sardegna del massimo slancio verso la modernità (Nonnis si è nel frattempo trasferito nella ""capitale"""" Cagliari, reduce da diversi viaggi di aggiornamento in Italia e all'estero), pretendeva scelte più radicali fra """"sardità"""" e """"italianità"""", tradizione e innovazione, localismo e internazionalismo, destinazione colta e popolare. L'anima estetica più autentica della Sardegna sta nella sua disponibilità a farsi decorazione potenzialmente infinita nelle manifestazioni come nelle varianti, arte non tanto per luoghi particolari, in questo senso eletti (la galleria, il museo), ma applicabile al quotidiano, così come già avevano capito, per esempio, i Melis. Chissà dove sarebbe potuto ancora arrivare, l'espressionismo antropologico di Giovanni Nonnis, se la storia, quella che lo riguardava più direttamente, non avesse deciso all'improvviso di voltargli le spalle. Presto, troppo presto.» (Vittorio Sgarbi)"" -
L' arte di morire (e di vivere)
Attraverso l'arte e il pensiero filosofico, l'autrice Luisa Fantinel scandaglia l'universo legato alla rappresentazione della morte. Da almeno un secolo nella società occidentale il mistero della morte è stato progressivamente trasformato in un segreto. Per migliaia di anni, invece, nella storia dell'umanità la morte è stata pensata e rappresentata con forme che predisponevano al destino mortale, preparando con maggior equilibrio e naturalezza alla finitezza umana e al senso del limite. La società moderna è di recente entrata nuovamente in contatto, per la prima volta dopo le epidemie e le grandi guerre del passato, con sentimenti antichi: l'impotenza davanti alla morte, l'esistenza del limite, l'irrinunciabilità dei riti funebri che fino a poco fa sembravano svuotati di senso. Questo libro, frutto delle riflessioni nate dalle conferenze sull'""Arte di morire"""", muove dal presupposto che si possa imparare a morire, se non altro meglio di quanto oggi comunemente accade, e crede che esista un'arte che lo insegni, anzi che l'arte possa offrirci insostituibili suggerimenti, facendo riemergere dal profondo i simboli di cui abbiamo bisogno per ripensare tutto ciò. Una rassegna esplorata con una prospettiva integrata: storia dell'arte, iconologia, ma anche antropologia, psicanalisi, arte terapia ed esperienze personali. Per compiere questo viaggio con doverosa e possibile leggerezza, in un'epoca in cui siamo forse più sguarniti di sempre davanti alla prospettiva di morire."" -
Casa Verdi e i suoi tesori
L’opera mia più bella – come disse Giuseppe Verdi all’amico Giulio Monteverde, scultore genovese – è la casa di riposo da lui costruita per ospitare gli anziani addetti all’arte musicale, i quali per motivi diversi ad un certo punto della loro vita non hanno più la possibilità di mantenersi da soli. Per realizzare questo importante progetto, acquistò un terreno sito nella periferia della città di Milano e affidò il progetto di costruzione all’architetto Camillo Boito, fratello di Arrigo, librettista e grande amico suo. La casa venne costruita e finita secondo i programmi verso la fine del XIX secolo. Fu tuttavia aperta solo dopo la morte del fondatore per sua espressa volontà. La Casa è tuttora funzionante, dopo aver vissuto a lungo con gli introiti dei diritti d’autore che il Maestro le lasciò e con i frutti dei loro investimenti effettuati nel corso dei decenni, rafforzati periodicamente da lasciti e donazioni di persone che nella funzione della Casa continuanorna credere. La sua funzione fondamentale è ancora quella di ospitare musicisti che si trovano nelle condizioni ipotizzate dal fondatore; accanto a tale funzione, essa ne svolge un’altra ovvero valorizzare e consentire al numeroso pubblico di visitatori di ammirare larga parte dei cimeli verdiani. Tali cimeli sono sparsi un po’ in tutta la Casa e i più importanti di essi sono stati recentemente sistemati in un piccolo, ma interessante spazio espositivo che, insieme alla cosiddetta sala araba, al salone d’onore dove si svolgono i concerti, alla cappella con le sue belle vetrate e, ultima in ordine di elencazione ma non di importanza, alla cripta dove giacciono le salme di Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi, rappresenta un patrimonio di grandissimo valore, ristrutturato anche per essere meglio apprezzato dal pubblico. I principali elementi di questo patrimonio sono stati raccolti, illustrati e descritti nel volume. -
Ettore Modigliani. Atti del convegno
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Lucca in occasione degli ottant'anni dalla firma delle leggi razziali, e in memoria di quanti ne subirono le gravi conseguenze umane e lavorative, con l'intenzione di ripercorrere la carriera di Ettore Modigliani, storico dell'arte, direttore della Pinacoteca di Brera, soprintendente alle Belle Arti tra i più importanti del Novecento. Un soprintendente ""dimenticato"""" rispetto alla statura che ha avuto nell'amministrazione italiana del primo Cinquantennio del Novecento; una figura che finalmente trova un consistente contributo di conoscenza, grazie alla pubblicazione di questi Atti. """"Non si tratta di una riparazione, tardiva e inutile, anche se valida sul piano simbolico"""" scrive Emanuele Pellegrini """"bensì di un segno preciso del ruolo centrale degli studi umanistici e del dovere etico di tutti gli studiosi al fine di spingere più oltre possibile il limite dell'ignoranza."""" Direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante mai realizzata sull'arte antica italiana (a Londra nel 1930), Ettore Modigliani ha vissuto esaltanti momenti professionali, come l'esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci (1913), il recupero delle opere d'arte trafugate dall'Austria all'Italia (1920), il grande riordino della Pinacoteca Braidense (1925) e la fondazione dell'Associazione degli Amici di Brera (1926). Fu però costretto a subire il trasferimento a L'Aquila e l'espulsione dall'amministrazione pubblica per gli effetti delle infauste leggi razziali del 1938, che lo costrinsero nel 1943 a nascondersi tra i monti delle Marche per sopravvivere alle persecuzioni. Modigliani superò la catastrofe ed ebbe la soddisfazione di ritornare a Brera come ispettore incaricato nel 1945."" -
Il valore della cultura. 22 esperti per nuove strategie
22 studiosi italiani e stranieri prendono in esame dieci processi strategici caratteristici delle organizzazioni culturali e, tramite esempi italiani e internazionali, forniscono una visione manageriale completamente rinnovata. La galassia delle istituzioni artistiche e culturali è costellata di innumerevoli esempi di collezioni museali straordinarie, prestigiosi cartelloni teatrali e siti archeologici di enorme interesse che tuttavia faticano a ottenere sul mercato il riconoscimento che meriterebbero. I ridotti flussi di visitatori, la scarsa quantità di biglietti paganti, i tempi limitati di permanenza, la poca notorietà sul mercato sono solo alcuni degli indicatori che evidenziano ritorni economici insoddisfacenti. Sono molte le organizzazioni culturali fragili dal punto di vista gestionale, tanto che la crisi innescata dalla pandemia Covid-19 in molti casi si è rivelata drammatica o irreversibile. Per risolvere questa fragilità tipicamente italiana è necessaria una profonda revisione dei processi gestionali: accanto a una competenza culturale fondamentale e solida, imprescindibile per guidare un museo, un sito archeologico o un teatro, sono necessarie anche competenze gestionali. -
Napoleone e Milano tra realtà e mito. L'immagine di Napoleone da liberatore a imperatore. Ediz. a colori
Il 15 maggio 1796 l'esercito francese comandato dal generale Napoleone Bonaparte entra a Milano. Tra alterne fortune (con l'interregno austriaco del 1799-1800) il generale corso plasmerà il destino della città fino al 1814, data della sua abdicazione. Nell'arco di un solo ventennio Napoleone ha influenzato Milano con un'intensità e con un fervore mai visti prima. Arrivato come liberatore nel 1796, carico degli ideali della Rivoluzione, si trasforma in seguito in imperatore, deludendo con questa svolta i molti che avevano in visto in lui il promotore della diffusione in Lombardia dei principi repubblicani ma anche consolidando - attraverso il suo potere - il buongoverno, le strutture e l'amministrazione della città. L'arte e la costruzione dell'immagine di se stesso sono stati aspetti centrali della sua presenza a Milano, durante la quale la rilevanza e l'attenzione verso la pittura, l'architettura, l'urbanistica sono state un elemento costante. Senza alcuna esagerazione, si può affermare che Milano sia la città dell'Impero dove l'influenza di Napoleone sia stata maggiore, e dove il suo ricordo è tuttora percepibile. -
Dante e Napoleone. Miti fondativi nella cultura bresciana di primo Ottocento. Ediz. a colori
Nella vita culturale e politica dell'Italia dell'Ottocento Dante e Napoleone ebbero un ruolo centrale. Ruolo che per Bonaparte, una volta uscito di scena e soprattutto dopo la sua morte, così come avvenuto per Alighieri, si è ammantato di valori ideali, assurgendo alla dimensione del mito. Come sempre quando ciò accade, il fenomeno dice più sull'epoca che sugli stessi personaggi. Nella Brescia neoclassica e romantica il culto per queste due personalità e per le idealità che esse incarnavano è testimoniato dalle collezioni che si vennero costituendo in quegli anni, in particolare da quella di Paolo Tosio. Egli, nel raccogliere nel suo palazzo la loro memoria, non costruì solo un proprio personale pantheon, ma assegnò alla sua casa una funzione civile, selezionando e coltivando l'immaginario simbolico di cui dovevano nutrirsi i contemporanei. In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante e dei duecento da quella di Napoleone, il volume vuole quindi illustrare il ruolo rivestito a Brescia da queste due figure emblematiche nel processo di elaborazione dell'identità culturale europea. Nel catalogo i testi di Sergio Onger, ""Dante e Napoleone. Mito ed eroe""""; Roberta D'Adda, """"Il mito di Dante nella collezione Tosio""""; Fernando Mazzocca, """"Appiani per Brescia""""; Bernardo Falconi, """"Gigola pittore della corte napoleonica""""; Bernardo Falconi, """"Napoleone nella collezione Tosio""""; Luciano Faverzani, """"Medaglie napoleoniche nella collezione Tosio""""; Angelo Brumana, """"Dante nelle biblioteche bresciane dell'Ottocento""""; Valerio Terraroli, """"Dante e Napoleone nel Vittoriale degli Italiani: il mito e Gabriele D'Annunzio"""".""