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Stati Uniti? Italia e USA a confronto
Due politologi sperimentati e autorevoli esaminano in controluce il caso italiano e il caso degli USA, in un confronto serrato fra gli aspetti salienti dell'America di Obama e quelli dell'Italia di Berlusconi. Ma non è un libro solo politico, in quanto affronta anche lo scenario economico e quello sociale. L'opera si articola in capitoli che, in un intenso ping pong fra gli autori, mettono man mano a confronto la versione italiana e la versione statunitense di temi e di istituti più svariati: ""dal pendolo del potere"""", al federalismo, al """"nuovo decisionismo"""", alle lobbies, ai media, alla competitività, all'immigrazione, alla meritocrazia e altro. Si tratta di una novità editoriale assoluta, di un lavoro scritto in forma piana e lineare, e come tale rivolto anche al grande pubblico, che si nutre pure di una comparazione suggestiva degli effetti attuali e futuri della crisi economico-finanziaria in Italia e negli USA."" -
Giorgio Almirante oltre la politica
Il volume racconta la figura di Giorgio Almirante, leader storico e carismatico della Destra italiana, battagliero segretario dell'Msi, icona sacra degli onesti della politica, fine intellettuale e grandissimo oratore che, appare, a oltre vent'anni dalla scomparsa, in tutta la sua attualità. Quella di un ""moderno"""", un """"anticipatore"""" che sapeva guardare al futuro, che lo intuiva e lo progettava con grande tempismo e lucidità. Come è stato riconosciuto da più parti, Almirante cercò infatti la pacificazione quando gli altri si ostinavano a parlare di divisione degli italiani. Propose le riforme istituzionali e costituzionali quando la Costituzione era un tabù intoccabile. Pose la questione della moralità pubblica quando ci si rifiutava di mettere in discussione il sistema delle tangenti. Parlò di Patria quando tanti la sbeffeggiavano e la deridevano. Pensò infine all'Europa quando l'Europa era del tutto lontana, inarrivabile. Quella di Almirante è dunque, lo si voglia o no, una lezione di politica umana e culturale da riconsiderare. Un esempio di impegno e di coerenza, ma anche di apertura, di dialogo, di confronto."" -
In Calabria (1862)
"In Calabria"""" è un ottimo paradigma dell'intera produzione Lombrosiana perché l'autore alterna e mescola interessanti intuizioni, statistiche abborracciate, valutazioni sociologiche 'progressiste', sommarie ricostruzioni storiche, lucide analisi politiche e stereotipi di vario tipo. Le pagine più incisive sono quelle dedicate all'esame del folklore etnologico delle popolazioni calabresi incluse anche le minoranze greche e albanesi. appassionate pagine sono dedicate alle piaghe che affliggono la regione: la povertà, l'emigrazione, la disastrosa igiene pubblica e l'istruzione. Ma il risvolto più significativo di """"In Calabria"""" è quello squisitamente politico. Lombroso, infatti, non perde occasione per indirizzare critiche feroci al governante di turno stigmatizzando che """"la sospirata unificazione d'Italia, troppo più formale che sostanziale, non ha recato alcun profitto nei rami più importanti della convivenza calabrese"""". (dall'introduzione di Luigi GuarnierI)" -
Scritti letterari e giornalistici
Il calabrese Vincenzo Radula (1819-1893), sacerdote, poeta, patriota, giornalista e professore, è stato uno dei più notevoli intellettuali italiani del XIX secolo. La sua originale produzione letteraria, che contemperò l'educazione classicistica con le inquietudini della modernità romantica e una genuina sensibilità per la realtà popolare della sua terra, è lo sfondo per comprendere l'esperienza folgorante de ""Il Bruzio"""". Mentre esercitava un magistero di grande apertura, che contemplava la linguistica e l'estetica e pionieristici studi socio-antropologici, Radula inventò così, praticamente da solo, un giornalismo di grande spessore culturale e risentito impegno civile, denunciando le svantaggiate condizioni economiche e sociali della Calabria e dell'Italia meridionale tutta, cogliendone lucidamente le cause, non senza il coraggio di indicare responsabilità e soluzioni. Questa antologia cerca di tracciarne un profilo organico e tuttavia rispettoso della complessità dei suoi interessi, che non possono essere tutti esemplificati, ma al profilo fornito sono riconducibili."" -
Viaggiatori americani in Campania. Atti del convegno (Salerno, 10-11 maggio 2006)
Assente dagli itinerari canonici del Grand Tour, a partire dalla ""scoperta"""" di Pompei e Paestum e grazie alla politica illuminata di Carlo III di Borbone Napoli diventa testa di ponte per ulteriori sconfinamenti verso sud, dovendo sempre combattere contro topoi negativi, a volte reali, altre solamente preconcettuali e acritici, dipendenti spesso più dalla condizione e le aspettative del viaggiatore, che dalle reali condizioni dei luoghi. Per questo ha mantenuto, fino ai giorni nostri, un'aura """"esotica"""", in positivo, o più spesso """"barbara"""", in negativo, comunque di """"diversità"""" rispetto a luoghi e itinerari consacrati nel secolo dei Lumi. Anche l'emigrazione di massa, principalmente dopo l'Unità, ha consolidato all'estero un'immagine di arretratezza e povertà dell'intero meridione, che, nella distanza geografica e temporale della memoria degli emigrati, si è spesso capovolta nella nostalgia di un mitico """"Paradiso Perduto"""". Il ricordo poi della passata grandezza greco-latina ha imposto confronti diacronici a tutto discapito del presente. Dal desiderio di scandagliare le caratteristiche di tale """"diversità"""" e di analizzare le motivazioni storico-antropologiche che spingevano e spingono a intraprendere un viaggio oltre la frontiera del Grand Tour, è nato il Convegno Internazionale """"Viaggiatori americani in Campania""""."" -
Contro gli asili nido. Politiche di conciliazione e libertà di educazione
Oggi, nel nostro Paese, le donne (e gli uomini) che lavorano sono costrette ad allontanarsi dai figli sin dalla prima infanzia; oppure, se non ne hanno intenzione, a dimettersi. Se dichiarano qualche insoddisfazione, è piuttosto verso la mancanza di un sistema capillare di strutture di assistenza alla prima infanzia realizzate e gestite dallo Stato. Ma è giusta una simile soluzione, che antepone esigenze diverse - la produttività, l'eguaglianza tra i sessi, l'emancipazione femminile - al bisogno conclamato dei figli di trascorrere i primi anni il più possibile accanto ai genitori; che scoraggia l'assunzione della responsabilità educativa in prima persona; che, proponendo lo Stato come sollecito tutore, genera la convinzione che un compito fondamentale come l'allevamento dei figli, in particolare nella prima infanzia, possa essere delegato ad altri? Davvero il principale desiderio di madri e padri è quello di lavorare, sempre e comunque, anche mentre i figli sono ancora in fasce? Che riflessi avrà questa lontananza sul futuro dell'attuale generazione infantile, abituata a crescere sin da piccolissima senza famiglia? Con uno stile brillante e di alta divulgazione, l'autrice passa in rassegna significativi casi storici e analisi finanziarie, fornendo infine una proposta di policy economicamente sostenibile e realisticamente fondata sui dati strutturali, congiunturali e antropologici del ""modello italiano""""."" -
Storia economica e politica dell'integrazione europea
Cicerone sosteneva che chiunque non fosse a conoscenza del proprio passato non avesse alcun futuro davanti a sé. È impossibile, infatti, capire i problemi contemporanei senza una buona consapevolezza delle difficoltà affrontate e delle soluzioni adottate nel passato. Questo capitolo si propone, quindi, di offrire una presentazione accessibile dei principali eventi dell'integrazione, secondo un ordine cronologico e funzionale, sottolineando, dove possibile, la logica economica e politica sottostante. Il nostro approccio è sostanzialmente fondato sui principi economici poiché l'intero processo è iniziato con l'integrazione economica, sin da quando, nel 1948, è stata costituita l'Organizzatone Europea per la Cooperazione Economica e si è sviluppato lungo la stessa direttrice, con la Comunità Economica Europea prima e con l'unione economica e monetaria poi. Dal momento però che per comprendere l'integrazione europea è necessario non limitarsi alla sola economia, il testo copre anche gli aspetti essenziali della storia europea. La trattazione partirà da una breve analisi delle condizioni economiche, politiche e sociali di alcuni Paesi europei che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, presero in considerazione l'idea di unire le loro forze per procedere verso l'integrazione, attraverso l'adozione di successive, parziali e graduali cessioni di sovranità a ""nuove istituzioni"""" indipendenti dagli Stati stessi. (dall'introduzione)"" -
Il concetto del politico. «Contra» Schmitt
Qual è la natura e il fondamento del ""politico""""? È la domanda che attraversa gli scritti del giovane Morgenthau, che in questo libro vengono presentati in prima mondiale. Si tratta di testi rimasti sino ad oggi inediti, provenienti dal suo archivio privato, nei quali il futuro maestro del """"realismo politico"""" prende di petto - criticandola in modo rigoroso, sviluppandola in modo originale - la celebre teoria di Carl Schmitt sul concetto del """"politico"""". La raccolta dimostra l'indubbia influenza che quest'ultimo, all'epoca già uno studioso affermato e celebrato, ha esercitato sul suo più giovane interlocutore. Ma dimostra anche l'influsso che Morgenthau ha a sua volta avuto sull'autore di """"Der Begriffdes Politischen"""", talmente forte da spingere Schmitt a modificare, in modo sostanziale, la sua concezione iniziale. Curato da Alessandro Campi e Luigi Cimmino, il volume approfondisce da una prospettiva originale un capitolo tra i più interessanti della storia culturale del Novecento, la discussione sull'origine e il significato del """"politico"""", che probabilmente, alla luce di quanto emerge dai testi tradotti, merita di essere riscritto in una luce nuova. Ma da esso emerge, altresì, l'originalità e la forza speculativa di uno studioso che ha segnato in modo profondo il pensiero politico contemporaneo, considerato un """"classico"""" a livello internazionale, ma che in Italia non è stato ancora apprezzato e riconosciuto in tutto il suo valore."" -
La giurisdizione in Calabria. Materiali per una riflessione: B.
La giurisdizione evoca sempre e ovunque accesi dibattiti e aspri confronti. È la materia sempre ribollente dei diritti che in essa trova quotidiana declinazione a catturare l'attenzione dei cittadini e dell'opinione pubblica. In una terra come la Calabria, martoriata da una delle mafie più invasive e sanguinarie del mondo, dove le stesse ragioni del vivere insieme paiono spesso travolte dal degrado delle connessioni sociali, dall'inefficienza e, a volte, dall'inesistenza dei servizi e delle funzioni pubbliche, da una politica che conta record in ogni graduatoria sui livelli di illegalità nella gestione della cosa pubblica, la magistratura non vive certo in un'isola felice. In uffici spesso privi dei supporti materiali minimi per rendere un servizio adeguato, i magistrati si misurano ogni giorno con le domanda di giustizia e anche il sacrificio quotidiano di molti di loro, a volte accompagnato dall'esposizione a rischi per la propria incolumità personale, deve fare i conti, oltre che con leggi e regole processuali fonti esse stesse di inefficienza, con le incapacità organizzative di molti dirigenti, con aree di opacità e anche di collusione, con deficit di professionalità e casi di neghittosità. -
La Comunità Europea di Difesa (CED)
La vicenda della Comunità Europea di Difesa ritorna periodicamente nel dibattito politico e storiografico. Il progetto di formare un esercito comune europeo ha costituito un interessante capitolo del rapporto fra i paesi dell'Europa occidentale e gli Stati Uniti, una tappa significativa del processo di integrazione europea; l'obiettivo era la trasformazione di un progetto di integrazione settoriale nella fondazione di uno Stato federale. Il negoziato per la CED ebbe inizio a Parigi il 15 febbraio 1951; il 27 maggio 1952 venne siglato il trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa. La mancata ratifica da parte dell.Assemblea Nazionale francese - risultato di una convergenza di forze eterogenee - risultò allora decisiva per il fallimento non soltanto della CED, ma anche dell'unità politica dell'Europa. Una storia di grande attualità ricostruita con contributi di Pier Luigi Ballini, Antonio Carioti, Andrea Ciampani, Laurent Ducerf, Guido Formigoni, Andrea Guiso, Ariane Landuyt, Wilfried Loth, Giampaolo Malgeri, Leopoldo Nuti, Francesco Petrini, Daniela Preda, Antonio Varsori. -
La politica ne la «Primauté du spirituel» di Jacques Maritain
Questo volume vuole ricordare gli ottant'anni dell'opera ""Primauté du spiritual"""" di Jacques Maritain. Un'opera, scritta in giovane età in cui il filosofo francese non si era ancora occupato di politica. Nella prima parte, attraverso alcuni studiosi: Martirano, Campanella, Grandi e Curcio si vuole porre il fondamento per la formazione politica. Nella seconda parte, invece, attraverso le riflessioni di Nepi, Viotto, Campanini e Possenti, si pone l'accento sull'impegno politico e i valori che possono far crescere una società in modo più libero e responsabile. Da questa sintesi emerge un'azione politica per ritornare a uno stato più autentico e giusto soffermandosi nel tempo e nello spazio e prendendo coscienza del nostro status e della nostra condizione umana. Una ricerca che vivifica la bellezza del nostro essere che, nonostante gli stravolgimenti del mondo e della politica, rimane un mistero straordinario e una meraviglia sempre da riscoprire."" -
Le sfide del diritto
Il volume che si presenta è l'omaggio che la comunità accademica romana - una realtà unica al mondo nella sua ricca articolazione di Università statali, Università non statali e Università Pontificie - offre a Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Santo Padre per la Diocesi di Roma, in occasione delle celebrazioni per il ventesimo anniversario della sua ordinazione episcopale. Non deve sorprendere se la miscellanea di studi qui raccolti non rifletta, seppure limitatamente, la pluralità dei saperi coltivati in una comunità accademica tanto ampia e articolata, ma esprima solo tematiche proprie del sapere giuridico. Il fatto è che l'intera comunità accademica romana ha inteso esprimere i sentimenti augurali, e al tempo stesso di gratitudine per l'attenzione rivolta alla realtà universitaria, proprio servendosi della voce di alcuni suoi componenti, cultori della scienza giuridica. Ciò nella consapevolezza degli studi compiuti dal Cardinale nel campo del diritto, della sua qualificata esperienza di docente di materie giuridiche in sede universitaria, così come della esperienza più tardi maturata, come giudice, al più alto vertice della organizzazione della giustizia canonica. -
Franco Nobili. Il profilo della coerenza
"Questo libro era nelle previsioni di essere pubblicato con Franco Nobili in vita. Purtroppo non è così. Il ritardo, dalla ideazione condivisa e iniziata nell'agosto del 2007, è dovuto alle remore che il carattere schivo gli imponeva ogni volta che doveva parlare di se stesso. Non è strano a dirsi e non è una sorpresa per chi lo conosceva bene. Oggi, con la sua scomparsa, questa pubblicazione è un doveroso omaggio alla sua figura di uomo e di cristiano esemplare che ha contribuito a fare storia. Era stato per l'intero percorso della sua vita, dalla gioventù alla maturità, al centro di importanti eventi, vissuti intensamente di persona. E continuava ad essere un protagonista degli avvenimenti di oggi: nel campo della cultura, della ricerca e divulgazione storica, dell'associazionismo democratico cattolico, della diffusione degli ideali di credente, senza un ancorché minimo cedimento ai """"vezzi"""" della modernità, specialmente a quello di """"apparire"""". E faceva bene tutte queste cose. Con l'identico innato ottimismo, specialmente per l'amicizia, e con un rispettoso intatto amore per gli uomini """"grandi"""" che aveva incontrato nella vita, che lo avevano formato e dei quali tenacemente contribuiva a perpetuare esempio, pensiero ed opere di cui è permeata indelebilmente l'Italia libera e democratica."""" (Amos Ciabattoni)" -
Dalla periferia all'Europa. I partiti etnoregionalisti e l'Unione Europea
Il processo di integrazione europea ha portato alla creazione di nuove interazioni tra gli attori politici locali, nazionali ed europei che non sempre sono state lineari, più spesso si sono modificate nel corso degli anni. Il volume si interroga su una questione che ha maggiormente interessato la scienza politica odierna: l'euroscetticismo e l'europeismo dei partiti. Questi ultimi rappresentano un punto di collegamento fondamentale tra le istituzioni europee ed i singoli Stati membri, ancor di più lo sono se si intende analizzare la realtà politica degli enti sub-nazionali. Partendo quindi da studi già affermati, l'analisi si concentra sui partiti etnoregionalisti che, ad oggi, hanno avuto poca attenzione dagli studiosi nonostante la loro rilevanza in termini di rappresentanza politica, sia nazionale che locale e la creazione di una rappresentanza regionale a livello europeo. Dato che questi partiti nascono all'interno della frattura centro-periferia come difensori della periferia, come reagiscono alla creazione di un nuovo centro? Se in un primo momento i partiti etnoregionalisti hanno manifestato una certa perplessità verso il processo di integrazione europea, in seguito hanno assunto una posizione favorevole. Per cogliere le regolarità e i cambiamenti nella posizione prò o anti-europea dei partiti etnoregionalisti, la ricerca ha adottato una prospettiva diacronica, partendo dalle prime elezioni per il Parlamento europeo del 1979. -
Socialisti democratici. Giuseppe Saragat e il PSLI (1945-1952)
La storia del socialismo democratico italiano è parte di quella del socialismo europeo. La figura di Giuseppe Saragat risulta centrale nella maturazione in Italia delle idee socialdemocratiche, ispirate all'insegnamento di Filippo Turati e dei socialisti riformisti italiani. In questo processo, decisiva fu nel 1947 la costituzione del Partito socialista dei lavoratori italiani, nato dalla scissione di Palazzo Barberini e divenuto portatore di quelle idee, proprie del socialismo democratico europeo, che, partendo dal ceppo antico del marxismo, interpretavano, nella moderna società capitalistica, la lotta per la giustizia e il progresso sociale, attraverso la realizzazione costante di istituti e di una legislazione a vantaggio non solo dei ceti proletari, ma anche del vasto settore dei ceti medi, trovando spesso l'incontro con i principi della cultura liberale. Nella difficile temperie culturale della sinistra italiana nel dopoguerra, i socialisti democratici italiani furono impegnati in una dura battaglia, fatta anche di grande respiro e resistenza morale. Saragat ne fu il portabandiera, promuovendo l'incontro con Alcide De Gasperi e il mondo cattolico per salvaguardare le istituzioni della rinata democrazia liberale. -
Storia intellettuale del liberalismo
Il liberalismo è al centro, ormai da un paio di decenni, di un crescente interesse, accentuato dalla crisi per molti versi irreversibile di tutte le culture politiche e ideologie concorrenti. Ma che cosa si deve intendere esattamente con il termine ""liberalismo""""? Il libro di Manent, brillante filosofo della politica cresciuto alla scuola di Raymond Aron, ha il merito, rispetto ad altre opere dedicate alla storia del pensiero liberale, di richiamare l'attenzione del lettore sui fondamenti storici e filosofici di questa corrente politico-intellettuale. Il liberalismo, a suo giudizio, non è riducibile al libero scambio, dunque ad una teoria economica, o al principio della separazione dei poteri, dunque ad un modello costituzionale. La sua caratteristica principale è di essere una dottrina politica che, sin dalla sua comparsa, si è posta come problema quello di organizzare le libertà individuali all'interno di un sistema di regole vincolante per l'intera comunità. Fondamentale, nella sua genesi, è quello che Manent definisce il problema teologico-politico. Nato in Europa come reazione alle guerre civili di religione, il liberalismo si è dato come obiettivo la costituzione di uno Stato neutrale ed agnostico rispettoso di tutte le opinioni e di tutte le fedi, in grado altresì di salvaguardare, al tempo stesso, il bisogno di autonomia dei cittadini e il bisogno di ordine proprio di ogni forma di regime politico."" -
Storia delle nuvole. Da Talete a Don DeLillo
Il libro prende l'avvio dall'ipotesi nebulare di Kant-Laplace sull'origine del mondo a partire da una nuvola e si conclude con tre ipotesi letterarie sulla fine del mondo collegata a una nuvola. Nel volume si affiancano due percorsi: un itinerario cronologico, mediante il quale si ricostruisce la ""storia culturale"""" delle nuvole da Talete a Don DeLillo; un """"tracciato"""" tematico in cui si affrontano una serie di questioni associate alle nuvole e di rilevanza solo marginalmente meteorologica (la forma delle nuvole e le possibili tassonomie che questa implica, le nuvole e i terremoti, le nuvole e i demoni, le nuvole """"terrestri""""). Viste """"da vicino"""", le nuvole mostrano la loro ambivalenza costitutiva: da un lato rinviano a un modo d'essere distratto e stralunato, lontano dalla realtà ordinaria, ma dall'altro pongono l'uomo proprio di fronte a quella realtà dalla quale sembrerebbero distoglierlo. Come il dio della filosofia eraclitea le nuvole sono duplici, non temono la contraddizione, sopportano gli opposti. Alla fine, siano esse le minacciose nubi dell'apocalisse o l'oggetto di sublimi immaginazioni poetiche, le nuvole è di noi che """"parlano""""."" -
Eva Peron. Una biografia politica
Su Eva Perón s'è scritto tanto, ma molto resta da raccontare e da capire. È quel che fa questo libro impiegando un'enorme quantità di fonti inedite. Più che il mito, di Eva percorre la storia. E non solo quella che il mito ha alimentato, quella di Eva Santa dei diseredati. Ma ancor più quella di Eva politica, poiché politico fu l'enorme potere che essa esercitò nell'Argentina del dopoguerra. Della sua breve ma intensa parabola il libro tocca i nodi vitali: la sua nascita politica all'ombra del golpe militare del giugno 1943, il suo universo ideale nazionalcattolico, il controverso rapporto con Perón, la decisiva influenza nel plasmare il movimento peronista, il suo posto nell'orizzonte dei populismi del Novecento. E infine la sua immagine d'icona del ""comunismo di destra"""" o del """"fascismo di sinistra"""". Cioè d'inconscia testimonianza dei tanti ponti tra quelle due sponde. L'immagine che ne emerge è quella d'una personalità eccezionale. E di un affascinante fenomeno sociale. Ma anche di una figura che se per un verso """"fece del bene"""" e si guadagnò un'immensa popolarità, per un altro accreditò il celebre aforisma secondo cui """"non basta fare il bene, ma bisogna farlo bene"""". Poiché il bene fatto male è piuttosto nocivo. Eva fu protagonista di un convulso processo di modernizzazione sociale condotto però attraverso una sorta di primitivismo politico. Attraverso cioè un afflato carismatico e una concezione patrimoniale autoritari e impermeabili allo spirito d'una democrazia moderna."" -
L' inventore del trasformismo. Liborio Romano, strumento di Cavour per la conquista di Napoli
Che il conte di Cavour, maestro della tessitura diplomatica, avesse mandato un carico di fucili a Napoli, non lo aveva detto nessuno. Destinatario di quelle armi era stato il ministro di polizia borbonico, don Liborio Romano. Sembra incredibile, ma lo dimostrano i documenti pubblicati in questo libro. Liborio Romano aveva incominciato la sua attività politica in una setta carbonara, era stato per lunghi anni nelle carceri borboniche, in esilio e a domicilio coatto. Ma infine era riuscito a salire al rango di ministro di Francesco II. Per consegnare Napoli a Garibaldi, senza colpo ferire, si era servito dell'aiuto della camorra, ma con questa operazione temeraria aveva sbarrato il passo alla conquista da parte di Cavour. Aveva realizzato insomma un duplice tradimento, nei confronti del suo re e nei confronti di Cavour. Il trasformismo fu la caratteristica politica di don Liborio: alle origini dell'unità, proprio lui ne fu l'inventore nella penisola italiana. La storia di Liborio Romano prosegue con una trionfale elezione al parlamento del Regno d'Italia, ma Cavour, che non lo aveva perdonato, ne decise l'esclusione dal potere politico. -
La primavera di Praga. Quarant'anni dopo
A quarant'anni dalla Primavera di Praga studiosi di diversa nazionalità si confrontano su temi e nodi cruciali relativi a quella drammatica esperienza, di cui si analizzano criticamente i nessi con l'antecedente condizione politica e sociale della Cecoslovacchia comunista, le radici economiche e il contesto internazionale in cui ebbe a svilupparsi. Se attenzione particolare è dedicata all'analisi dei processi decisionali dei vertici del Cremlino e delle varie fasi dell'intervento sovietico, di non minore interesse risulta la rivisitazione critica delle reazioni che la vicenda cecoslovacca, dalle speranze alimentate dalla Primavera praghese alla repressione armata operatane dall'Urss, suscitò nei partiti di sinistra e nel movimento sindacale italiano. Ad arricchire il volume contribuiscono i ricordi di alcuni allora giovanissimi testimoni oculari e i puntuali approfondimenti d'analisi su temi quali gli echi della vicenda praghese nella Romania di Ceausescu, la cinematografia cecoslovacca del tempo e l'attuale percezione che di quella storica vicenda ha l'opinione pubblica russa.