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Memorie di un malato di nervi
Daniel Paul Schreber, presidente della Corte d'Appello di Dresda, figlio di un illustre educatore dalle idee ferocemente rigide, ebbe nel 1893, a cinquantun anni, una grave crisi nervosa ed entrò nella clinica psichiatrica di Lipsia, affidandosi all'autorità del suo direttore, l'anatomista P.E. Flechsig. La crisi aveva avuto inizio quando un giorno, nel dormiveglia, il presidente Schreber si era trovato a pensare che ""dovesse essere davvero molto bello essere una donna che soggiace alla copula"""". A partire da questo punto si sviluppò in lui un prodigioso delirio, che lo fece passare per tutti gli estremi della tortura e della voluttà, coinvolgendo dèi, astri, demiurghi, complotti, """"assassinii dell'anima"""", catastrofi cosmiche, rivolgimenti politici. Al centro di tutto erano la convinzione, in Schreber, di trovarsi vicino a essere trasformato in donna, e la sua lotta stremante contro un Dio doppio e persecutore. È comunque difficile dare un'idea in poche parole della sconvolgente architettura di immagini, nessi, illuminazioni tragiche e comiche che il lettore incontrerà in questo libro, scritto da Schreber dopo sei anni di malattia. Con queste Memorie egli voleva, fra l'altro, dimostrare di non essere pazzo, e incredibilmente ci riuscì, sicché il suo ricorso in appello contro la sentenza di interdizione venne accolto, permettendogli di tornare a vivere per qualche tempo nella società."" -
Il bazar atomico
Dal mattino del 6 agosto 1945 il mondo sa che una guerra nucleare è possibile. Chiunque è in grado di immaginare come verrebbe combattuta, e anche con quale verosimile esito. Ma dopo gli eventi del 1989, e più ancora del 2001, al terrore di bombardieri strategici e missili intercontinentali se ne è sostituito un altro, più paralizzante ancora: l'idea che qualcuno, in un posto e in un momento qualsiasi, possa fare qualcosa. A capire chi sia davvero in condizione di fare che cosa è dedicata questa indagine di Langewiesche, che parte dal cuore incandescente dell'esplosione su Hiroshima, attraversa le città segrete dell'ex Unione Sovietica, dove sono tuttora custodite (non sempre il verbo è appropriato) migliaia di testate e tonnellate di uranio, esplora le strade del contrabbando anche nucleare che segnano le montagne del Caucaso, per approdare a due luoghi diversi, ma ugualmente inquietanti: il lago proibito che fornisce di acqua potabile Rawalpindi, dove negli anni Settanta A.Q. Khan - lo scienziato che trafugò i segreti nucleari dell'Occidente, consentendo al Pakistan, alla Corea del Nord e all'Iran di armarsi - era libero di andare in barca a vela, e lo studio di Francoforte dove un oscuro ricercatore americano, Mark Hibbs, elabora tutte le informazioni sul nucleare disponibili, per poi riversarle in articoli riservati a pochissimi specialisti e ai servizi di informazione di ogni paese. -
Maigret si confida
È una notte interminabile, lunga come una vita, quella in cui si decide il destino di Adrien Josset, patron di una prospera industria farmaceutica, la Josset & Virieu. Il padre della sua segretaria-amante, la giovane, fresca, scialba Annette, lo ha accusato di aver gettato il disonore sulla famiglia e ha preteso una pronta riparazione. E poche ore dopo, rientrando nella quiete elegante di Auteuil, ha trovato - così almeno sostiene - il corpo senza vita della moglie, sgozzata e trafitta da ventuno colpi di pugnale. Ma forse il suo destino si era deciso già anni prima, quando, squattrinato aiuto-farmacista, aveva sposato Christine Lowell, libera, disinvolta, capricciosa ed enormemente ricca. Sì, forse è stato quel ""passage de la ligne"""" a decidere del suo destino - e a perderlo. Perché ora lo """"smart set"""" che ha sempre giudicato Christine """"adorabile"""" malgrado la sua inclinazione per l'alcol e i barbiturici e le schiere di """"protetti"""" di cui si circondava, e lui tutt'al più """"un bravo ragazzo"""" malgrado l'innegabile talento e il successo, non ha esitazioni: Josset l'usurpatore, Josset l'infiltrato, Josset l'ambizioso senza scrupoli non può che essere il colpevole. E, quel che è più grave, ne è convinto anche il giudice Comélieu. Questione di casta, no? Adrien può contare solo su Maigret."" -
La macchina in Corsia Undici
Il terrore attraverso l'elettroshock, come nessuno ha mai osato raccontarlo. Un classico dimenticato della narrativa nera. -
Gioco e teoria del duende
"Gioco e teoria del duende"""" risale al 1933, anno del secondo viaggio dell'autore nella Americhe. In apparenza, è una disquisizione di taglio postromantico che verte sulla illustrazione dello spirito nascosto della """"dolente Spagna"""". In verità, diviene una meditazione sulla genesi dell'arte e delle arti, un'esplorazione del """"canto jondo"""" (""""canto profondo, il primitivo canto flamenco) che si accompagna a quella dello stesso mondo poetico lorchiano." -
Amore e vecchiaia
Definiti da Sainte-Beuve una ""confessione delirante"""" e dal curatore medesimo (autore di uno dei libri più importanti su Chateaubriand che mai siano stati scritti) """"un capolavoro incompiuto, inconfessabile e destinato alla distruzione"""", questi frammenti posseggono - a ogni frase, a ogni respiro del pur brevissimo testo - la violenza straziante della verità: nel rifiutare la giovane donna che gli si offre, il vecchio scrittore ci svela, sull'amore e sul tempo, sulla nostalgia e sulla memoria, molte più cose di quante ce ne abbiano dette in lunghe pagine schiere di verbosi romanzieri."" -
Tre icone
"Ho raccolto qui tre brevi scritti su opere pittoriche che giudico """"estreme"""", opere, cioè che presentano """"en-erge"""", al suo fine, in atto, uno specifico pensiero pittorico. Certo, anche in altre, a mio avviso, si raggiunge un'analoga simbolicità tra la forma, e la stessa tecnica dell'espressione artistica, e il senso ultimo di una """"visione del mondo"""", ma sono le tre che qui commento ad avermi, si può dire da sempre, accompagnato, ed è sul loro sfondo che anche gli altri """"incontri"""" per me decisivi sono avvenuti, da Vermeer, a Mondrian, a Malevic. Il primo scirtto, sulla Trinità di Andrei Rublëv, è la completa rielaborazione di un passo del mio """"Dell'inizio"""". Il secondo scritto sull'affresco di Piero della Francesca a Sansepolcro, è la versione rivista di una conferenza che tenni a Sansepolcro per l'inaugurazione del Museo Civico nel 1998. Il terzo scritto è uscito nel volume """"Lezioni di Metodo"""".""""" -
Diario australiano
Il giornale dei sopralluoghi per ""Bello, onesto, emigrato Australia"""" diventa l'ilare resoconto della nascita di un film, e della circospetta esplorazione di un continente lontanissimo. Il testo ritrovato di un maestro della commedia all'italiana - lo sceneggiatore principe di Alberto Sordi."" -
Caro Bul. Lettere a Leone Traverso (1953-1967)
"Aprendo questo volume"""" scrive Margherita Pieracci Harwell """"si ritroverà la Campo che conosciamo ... ma anche una affascinante figura nuova, di cui brilla a tratti la giocosità - che a detta di tutti ne iridava la conversazione, ma fin qui non avevamo visto trapassare nella scrittura - o d'improvviso scoppietta la maliziosa civetteria ... Sono la voce, queste lettere, di una limpida, calda, forte amicizia, prezioso residuo salvato all'estinguersi della gran fiamma di un amore che aveva formato e tormentato chi le scrive nell'arduo passaggio dall'adolescenza all'età illuminata dal sole al suo zenit"""". Cristina Campo e Leone Traverso (insigne grecista e germanista) avevano formato per anni """"una coppia perfetta"""" - lui dotato di fascino, non solo intellettuale, lei di bellezza e di grazia - al centro di quella cerchia di scrittori fiorentini di cui nel dopoguerra facevano parte, fra gli altri, Tommaso Landolfi e Mario Luzi. Poi il rapporto si era incrinato, per chiudersi definitivamente nel 1956: troppo diversi, e lontani, il """"rigore di spada"""" che contraddistingueva Cristina e la """"mollezza veneta"""" che le sembrava di scorgere in lui. Tuttavia, a legare Cristina e Leone (a cui lei stessa aveva dato il soprannome di Bul) fu ancora per lungo tempo - e ne testimonia questa corrispondenza - una duratura comunione di gusti e di disgusti, la passione per la perfezione dello stile, e soprattutto la fedeltà profonda a una certa idea, alta ed esigente, della letteratura." -
Storie di uomini e animali
Polli in rivolta contro un intollerabile rito di espiazione, un cane docile e malmenato in fuga dalla ferocia dei suoi simili e degli uomini, un ronzino stremato da una vita di fatiche e bastonate: ecco i protagonisti di queste taglienti storie ambientate negli shtetl dell'Europa orientale. Ma protagonisti sono anche gli uomini che, nell'ansia di celebrare le loro feste, di vivere e di dimenticare, non sanno vedere le sofferenze degli animali, e tanto meno attenersi al precetto talmudico che impone ""pietà per gli esseri viventi"""". Non sorprende allora che il bambino angustiato per la sorte di una carpa (""""Non dice forse il rebe che tutte le creature sono care al Signore?"""") si senta dare dell'idiota dalla madre -e che questa, vedendolo poi piangere (per la piccola Perele, uccisa durante un pogrom), pensi semplicemente che gli è andato del rafano negli occhi. È un bestiario paradossale, quello creato da Shalom Aleichem, un mondo alla rovescia dove gli animali minano antiche usanze e sovvertono l'ordine naturale delle cose - un mondo còlto con lo sguardo impietoso ma partecipe che ben conoscono quanti hanno già amato gli stralunati personaggi di """"Un consiglio avveduto"""" e gli amori tenaci e impossibili del """"Cantico dei Cantici""""."" -
Solomon Gursky è stato qui
Il racconto abbraccia due secoli, due sponde dell'Atlantico e cinque generazioni di una dinastia ebraica in cui tutto è smisurato: vitalità, ricchezza, lusso, inclinazione al piacere in ogni sua forma. Ma nessuna grande famiglia è senza macchia, e la macchia dei Gursky si chiama Solomon, rampollo in disgrazia che pare essere stato presente, come Zelig più o meno negli stessi anni, in tutti i momenti cruciali del ventesimo secolo - la Lunga Marcia, l'ultima telefonata di Marilyn, le deposizioni del Watergate, il raid di Entebbe. Solomon rimarrebbe tuttavia un mistero, se della sua fenomenale parabola non decidesse di occuparsi il più improbabile dei biografi, Moses Berger, ex ragazzo prodigio rovinato dal rancore e dall'alcol. -
Le piccole vacanze
Infanzie 'favolose', ragazze 'deliziose', ville sepolte fra gli alberi, parchi, piscine, tennis, biblioteche, vigne in collina... Cacce, boschi, cantine sociali, partite a carte, lezioni d'inglese... Piste da ballo, lirica del Novecento, alberghi di sfollati, studi d'avvocato, licei bombardati, desolate vie provinciali negli anni più bui della guerra e del dopoguerra, crocicchi illuminati dalla luna, nonne con soldi, cavalli, spiagge, film con Greta Garbo, corse in automobile... Studi universitari fatti male, trasalimenti sessuali confusi, droghine fatte in casa... Fanciulline scatenate o svampite, ragazzini pensierosi e giovani scemini che incontrano il primo amore insieme al primo dolore... Dignitose parsimonie... È uno sconfinato patrimonio d'affetti sentimentali e ridicoli accumulati o sperperati fra le ultime estati lunghe in campagna e le prime vacanze brevi al mare... -
La lotteria
Il racconto di Shirley Jackson intitolato ""La lotteria"""" ricorda da vicino, per la fama che lo circonda, la famigerata lettura radiofonica della Guerra dei Mondi di Orson Welles. Fama non immeritata, giacché la pubblicazione sul """"New Yorker"""" nel 1949, scatenò un pandemonio. Molti lo presero alla lettera, reagendo all'istante e poi per lungo tempo con missive indignate o atterrite alla redazione. Certe cose non potevano, non dovevano succedere. Eppure la storia si presenta in tutta innocenza quale pura e semplice descrizione della lotteria che si svolge nell'atmosfera pastorale, quasi idilliaca, di un villaggio del New England in un luminoso mattino di giugno, come ogni anno da tempo immemore. Ma giunto al termine di questo racconto, come degli altri che compongono l'intensa silloge qui proposta, il lettore scoprirà da sé, in un crescendo di """"brividi sommessi e progressivi"""" - come diceva Dorothy Parker che cosa li rende dei classici del terrore. Secondo un altro illustre ammiratore della Jackson, oltre che maestro del genere, Stephen King, lo sono perché """"finiscono con una svolta che porta dritto in un vicolo buio""""."" -
La donna di Gilles
Elisa vorrebbe solo una cosa: annullarsi in Gilles. Vivere per e attraverso Gilles, non essere altro che sua moglie. Preparargli la cena, guardarlo mangiare, guardare i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli. Ma il giorno in cui Elisa capisce che Gilles, suo marito, è diventato l'amante di sua sorella, tutto crolla attorno a lei. Eppure sceglie di tacere, di sorridere, di sopportare in silenzio l'indifferenza di Gilles, perfino che Gilles le parli del suo amore per l'altra, della sua gelosia. Madeleine Bourdouxhe, considerata tra i maggiori scrittori belgi del secolo scorso, pubblicò questo romanzo nel 1937. -
Viaggio in una guerra
Il contratto preparato nell'estate del 1937 da Faber and Faber e da Random House riguardava un generico ""libro di viaggio sull'Estremo Oriente"""" e lasciava alla discrezione di Auden e Isherwood la scelta dell'itinerario e il taglio del resoconto. Ma è certo che la decisione, da parte della strana coppia di reporter, di partire per la Cina - allora in guerra col Giappone non fu delle più ovvie. Di fatto, per quanto in quegli anni l'intelligencija europea frequentasse con una certa assiduità trincee e teatri d'operazioni, nessuno aveva rivolto lo sguardo a quello che - nonostante le dimensioni, la ferocia e le implicazioni che avrebbe avuto per la storia non solo regionale era un conflitto quasi dimenticato. Che Auden e Isherwood ci fanno invece rivivere nel momento stesso in cui accade, con un'immediatezza, una precisione e un'efficacia tanto più sbalorditive se si considera che del Paese in cui soggiornarono dal gennaio al luglio del 1938 i due, per loro stessa ammissione, sapevano molto poco, e soprattutto che la forma da loro adottata un ibrido di prosa, versi e fotografie - era, ed è rimasta, un unicum."" -
Robinson Crusoe di Daniel Defoe
"Questi disegni sono nati tra il 1982 e il 1984. In quegli anni una parte del mio lavoro era rivolta ai giornali e alle case editrici e l'altra alle gallerie d'arte. Insomma, nel primo ruolo ero un disegnatore, nel secondo un pittore ... Sempre in quegli anni la Olivetti stampava, per i propri auguri di fine anno, e quindi per un pubblico ristretto, due volumi prestigiosi: un'agenda da tavolo e un libro con un testo classico, ambedue illustrati di volta in volta da artisti differenti. Le due collane erano curate da Giorgio Soavi, che mi offrì di fare uno dei successivi volumi e mi chiese di scegliere un testo adatto. La scelta di Robinson Crusoe fu quasi immediata ... In Robinson Crusoe in realtà i personaggi sono due: il naufrago e l'isola, una figura e un paesaggio. Proprio i due temi cui mi stavo dedicando in quegli anni. Avrei potuto unificare i miei stili, facendo diventare personaggio il paesaggio e paesaggio il personaggio. Raggruppando i miei disegni per temi e scegliendo alcuni brani dal Robinson di Defoe ho costruito questo libro. Contiene non solo le tavole per il volume Olivetti, ma quasi tutti i lavori, rimasti inediti, che feci in quel periodo intorno a Robinson. E rivederli mi dà una non piccola emozione. Ora sono qui, quasi da soli, a raccontarne la storia e forse finalmente si realizza quella che era la mia vera ambizione di allora.""""" -
Mentre morivo
"La struttura e lo stile di 'Mentre morivo' esercitano un fascino, a volte esasperante, soltanto se il lettore accetta la sfida di mettere in atto tutta la sua disponibilità percettiva. Bisogna cogliere insieme l'assurdo, il comico, il simbolico, l'inconcluso, la ridicolaggine che incombe sulla tragedia, l'enigma, che non si risolve"""" (Alfredo Giuliani)." -
Il Demiurgo e altri saggi
I saggi qui riuniti, apparsi originariamente in riviste oggi di difficile reperimento, coprono un arco temporale che abbraccia l'intero periodo creativo di Guénon, dal 1909 al 1950. La visione metafisica di Guénon appare già compiuta fin dal primo saggio sul Demiurgo - pubblicato a ventitré anni -, in cui egli affronta il millenario quesito ""unde malum?"""", rispondendo con la disinvoltura e la meticolosità di chi svolga una dimostrazione di ciò che dovrebbe risultare a tutti ovvio, o perlomeno facilmente desumibile da alcune nozioni universali di immediata evidenza, quali l'infinito, l'essere e il non-essere, il manifestato e il non-manifestato, l'unità e la molteplicità. E fedele a quella visione, incentrata sugli assiomi che nelle civiltà tradizionali definiscono l'ordine del mondo e il percorso iniziatico di realizzazione spirituale, Guénon nei quarant'anni successivi si adopera instancabilmente a rettificare le confusioni di pensiero e le aberrazioni terminologiche che vede diffondersi nel mondo moderno, chiarificando con puntiglio i rapporti fra monoteismo e angelologia, il significato delle idee platoniche, la distinzione fra spirito e intelletto, le valenze metafisiche della produzione dei numeri e della notazione matematica."" -
La terra rossa
"Libro più nostro di una pena, separato da noi soltanto dall'inglese, da cui un giorno dovrà essere restituito al purissimo """"criollo"""" in cui fu pensato: """"criollo"""" della costa, """"criollo"""" in bontà e in fiacca, """"criollo"""" di quel tempo amplissimo che mai pungolarono gli orologi e lentamente scandirono i mate."""" (Jorge Luis Borges)." -
La misura della mia speranza
L'opera apparve a Buenos Aires nel 1926, secondo libro di saggi dopo ""Inquisizioni"""" (1925), e insieme a quest'ultimo e all'""""Idioma degli argentini"""" (1928) fu ripudiato, tornando ufficialmente in circolazione solo dopo la morte del suo autore. Basta leggere l'ardente proclama con cui prende avvio per rendersi conto delle ragioni di quell'abiura: """"Ormai Buenos Aires, più che una città, è un Paese e occorre trovare la poesia e la musica e la pittura e la religione e la metafisica adatte alla sua grandezza"""". Libro delle furie, dunque, tracotante di audacia e di speranza, l'opera regola i conti con la coeva cultura argentina (""""La nostra realtà vitale è grandiosa e la nostra realtà pensata miserabile""""), attacca spavaldamente la pigra immobilità della lingua letteraria e l'ingannevole prestigio delle parole che compongono i versi, celebra la pampa e il sobborgo (""""li sento aprirsi come ferite e mi dolgono allo stesso modo"""").""