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Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera
Nella forma di lettere all'amico Silmakha, un cittadino italo-senegalese con impiego in banca a Milano vuole trasmettere il disagio che prova nello stare in quella che potremmo chiamare la società sviluppata. Il suo non è il rifiuto di un mondo, perché in questo mondo l'autore vuol vivere: ormai è anche il suo mondo, in cui però non si sente accettato, non si sente parte a pieno titolo. Questa città, di cui l'autore parla perfettamente la lingua, lo vorrebbe diverso. In fondo si dovrebbe spogliare della sua pelle nera, dei suoi legami culturali, di ciò che per lui è il valer la pena, e la gioia, del vivere. L'opera è da un lato una raccomandazione al fratello e ai suoi di non spogliarsi di se stessi, dall'altro una critica interna alla società che si vuole democratica e del diritto, e di cui l'autore vuole far parte, ma a cui è costretto a porre una domanda: ""Il muro è storico, ma l'esperienza è sempre profetica. Per sconfiggere l'odio e il rancore occorre maggiore giustizia. Non dobbiamo avere paura. Dove sono finiti oggi i diritti e la legalità?"""". Alla domanda si aggiunge la messa in questione di un modo di vivere. Prefazione di Giuliano Pisapia."" -
Antisemitismo. Un'ideologia del Novecento
Nell'enorme bibliografia sull'argomento, spesso ha prevalso un atteggiamento tendente a vedere nell'antisemitismo un'eccezione nel quadro complessivo della cultura europea. Al contrario, l'antisemitismo è da leggere quale componente di un pensiero politico ""rivoluzionario"""" ostile alla società borghese liberale e in aperta concorrenza col socialismo e il marxismo. L'antisemitismo si presenta come un'ideologia di mobilitazione dei ceti medi timorosi di uno sviluppo capitalistico che distrugga la proprietà, declinandosi quale progressiva finanziarizzazione dell'economia. Da qui, di conseguenza, la distinzione degli economisti antisemiti fra un capitalismo positivo e il capitalismo aggressivo della """"finanza ebraica"""", la domanda di un """"socialismo dei piccoli proprietari"""", l'elaborazione del concetto di """"razza"""" quale nuovo legame sociale che sostituisca quello, ritenuto ormai corroso, della società borghese liberale, e, soprattutto, il progetto di restituire al """"politico"""" quel primato che, in epoca capitalistica, sembra demandato alla """"finanza ebraica"""". A questo punto, l'antisemitismo, dopo che per decenni, attraverso sociologi ed economisti, da Toussenel a Hamon, da Auguste Chirac a Malynski, aveva polemizzato contro la finanziarizzazione dell'economia, è ormai politicamente maturo per incrociare, subito dopo la prima guerra mondiale, le suggestioni dei movimenti politici totalitari, portando in dote una critica corrosiva della società borghese liberale."" -
Al-Ghazâlî. Pensatore e maestro spirituale
Abù Hàmid al-Ghazâlî (1058-1111) nacque a Tus (Persia). Studiò a fondo la religione islamica e divenne docente a Baghdad. In seguito a una profonda crisi spirituale abbandonò l'insegnamento per dedicarsi alla ricerca di Dio nell'approfondimento della mistica islamica. Viaggiò tra La Mecca, Damasco e Gerusalemme, per tornare infine nella sua città natale e dedicarsi alla scrittura delle sue opere. Il suo pensiero illumina la storia dell'Islam. La conoscenza intellettuale e l'esperienza della fede, unite insieme, guidarono al-Ghazâlî nella ricerca di ciò che stava al di là della realtà apparente e dell'effimero. Esperienza questa che egli descrisse nella sua opera più significativa, ""Il ravvivamento delle scienze religiose"""". La sete spirituale del divino e del suo amore per la creatura; l'obbedienza alle pratiche cultuali e religiose; la ricerca filosofica, teologica e giuridica; l'interesse per l'ordine sociale e politico dello Stato islamico divennero in al-Ghazâlî i campi di ricerca nel tentativo di riportare la filosofia e la mistica nel solco della tradizione islamica. Parliamo quindi di un riformatore del pensiero musulmano, sempre attento ad armonizzare la speculazione scientifica con l'esperienza di Dio, la ragione con la fede. Qui sta, infatti, l'attualità del genio intellettuale e spirituale di al-Ghazâlî, che ancora oggi può lanciare un messaggio positivo al mondo intellettuale e religioso dell'Islam. Prefazione di Maurice Borrmans."" -
La malattia dell'altrove
"Questo è il libro della mia ostinata ricerca dell'altrove, per incapacità di consistere con agio nella via proposta dal contesto e per nostalgia di un tempo anteriore, non asfissiato dagli ordigni implacabili del reale e razionale. Il paese delle origini non è l'altrove, che non sarebbe tale se fosse localizzabile nello spazio come nel tempo, ma ne rappresenta una possibile figura, rinviando a un ritmo originario non ancora sommerso dalle vicende dell'esistenza e dalle determinazioni della cultura vigente. Non saprei definire il genere letterario di un lavoro come questo, non racconto, non saggio, non confessione, non resoconto ideologico ma un po' tutte queste cose insieme. La materia è spartita in due filoni separati ma intrecciati tra loro, a capitoletti alterni, uno di tipo esistenziale, come rivisitazione dei momenti critici di un vissuto all'insegna dell'impossibile adattabilità al mondo dato, e quindi sempre ansioso di alternative, l'altro strettamente culturale, dedicato alle scelte intellettuali coerenti con tale stato di perenne insoddisfazione rispetto all'attualità vincente."""" (Elio Gioanola)" -
De anima
"Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?"""": alle soglie del Medioevo, questo monito evangelico sembra risuonare nell'intimo di Cassiodoro, che nel culmine della sua carriera pubblica ha visto fallire l'ambizioso disegno di fondere in una nuova civiltà i Romani e i Goti, dopo aver lungamente operato e sofferto per quell' utopistica sintesi politica dei due popoli. L'anima gli appare dunque un tema carico di richiami spirituali e meritevole di meditazione in un'epoca in cui lo sfacelo degli effimeri ideali politici si rifletteva nel mondo dei valori morali. Anche in virtù del decisivo influsso esercitato su di lui specialmente dalla figura e dall'opera di sant'Agostino, il concetto di anima come """"luce sostanziale"""" gli serve per costituire una connessione tra ciò che è """"corporeo e caduco"""" e ciò che è """"spirituale ed eterno"""". Di conseguenza acquistano particolare risalto l'uomo e la sua corporeità: il corpo umano, infatti, se può essere di ostacolo all'anima, inducendola al peccato e comunque rendendola mutevole, tuttavia possiede una grande dignità, sia perché Cristo si è """"rivestito"""" di esso, sia perché la sua struttura richiama simbolicamente quella cosmica. Letto e interpretato secondo questa prospettiva esegetica, come documento di una crisi di valori, o di una """"conversione"""" intesa nella sua accezione più ampia, il """"Liber de anima"""" acquista un complementare interesse autobiografico." -
I cantieri dello sperimentalismo. Wilcock, Manganelli, Gramigna e altro Novecento
L'intreccio di voci qui adunate intorno all'idea di un cantiere dello sperimentalismo i cui contorni appaiono in continua ridefinizione trova in Juan Rodolfo Wilcock, Giorgio Manganelli e Giuliano Gramigna la misura di una visione sagace e spiazzante dell'arte e dei suoi processi. Ciascuno di loro organizza le proprie risorse tecniche in sintonia con i codici del rinnovamento riconducibili al fronte sperimentale e ai suoi maestri (da Joyce a Gombrowicz, da Beckett a Borges). Le poetiche della menzogna, della deformazione e del grottesco sono messe al servizio di una poderosa operazione di smantellamento dell'edificio letterario consegnatoci da una tradizione compromessa con vecchi schemi di rappresentazione e di elaborazione estetica. La destrutturazione dei generi e delle forme (caso esemplare la ripresa destabilizzante del giallo da parte di Malerba) investe con la sua libertà epistemologica gli assetti dell'ordinamento culturale novecentesco. Si è ritenuto quindi di affiancare alla prospettiva ravvicinata degli autori esaminati nella prima parte una trattazione di natura tematica: la deriva apocalittica imboccata dall'umanità negli anni Sessanta e Settanta offre infatti il risvolto sociologico delle pulsioni distruttive dei fautori del rinnovamento. Oltre la diroccata ""barriera del naturalismo"""", prose disseminate e romanzi """"disastrati"""" si configurano in moduli di marca sperimentale e metaromanzesca dispiegando la propria energia entro un sistema testuale..."" -
Incontri. Vie dell'errore, vie della verità
Dice Kant che la filosofia non si può imparare, si può imparare solo a filosofare. Non scienza, ma esercizio ripetuto, la filosofia vive di incontri e di vicende biografiche e autobiografiche, nelle quali è sempre di nuovo in esercizio e in questione la verità. Per questo la filosofia propriamente non ha luogo, non ha garanzie istituzionali o riprove scientifiche. Essa ha invece cammini che percorrono in errore le contrade della verità e che lasciano in dono mappe e diari di viaggio, per segnalare pericoli e descrivere tesori sconosciuti. Ogni percorso è una nuova occasione di incontro che modifica il senso dell'esercizio filosofico e che ne ridisegna le figure. Così accade qui con Parmenide e Platone, Nietzsche e Husserl, Darwin e Wright, Preti e Paci, Gadamer e Derrida: figure di un domandare e di un dialogare autobiografico, testimone dei suoi debiti, persuaso della sua precarietà, fiducioso di continuare nondimeno a frequentare un destino di pensieri che viene da lontano e che si assegna, sia pure in errore, la speranza del futuro. -
Il pensiero che contempla
L'immagine della teologia nel medioevo è ricca e variegata. Lo mostrano ampiamente e con analitica documentazione le ricerche di Jean Leclercq - lo specialista di Bernardo di Clairvaux, l'""inventore della teologia monastica"""" -, che qui pubblichiamo col titolo """"Il pensiero che contempla"""". Senza dubbio in questi lunghi secoli medievali, sotto l'influsso dell'idea aristotelica di sapere, la teologia viene ideata, elaborata e insegnata come """"scienza""""; è però viva la persuasione che non si tratta di una scienza come le altre. """"Essa è una 'scienza divina', una 'dottrina di pietà', una 'sapienza', e insegnarla è un'opera che la Chiesa esercita per la salvezza degli uomini, mediante certi suoi ministri: i dottori"""", dediti, con tutto l'impegno della loro vita, a """"mettere al servizio della Chiesa tutte le acquisizioni dello sforzo intellettuale del loro tempo"""". Il teologo è chiamato doctor Ecclesiae ed è destinato a ricevere nell'eternità, come ricompensa del suo studio e del suo insegnamento, appunto l'""""aureola di dottore"""". Ma, se il medioevo risalta e si distingue per la concezione scientifica o speculativa della teologia, non meno prosegue in esso la tradizione patristica e monastica, e Jean Leclercq lo prova delineando con acuta e brillante interpretazione la dottrina di Tommaso d'Aquino - lo """"speculativo"""" per eccellenza - relativa alla vita contemplativa nella sua """"Summa Theologiae"""". La sostanza e la linfa della dottrina dell'Angelico provengono largamente da Gregorio Magno."" -
L' altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico. Vol. 3: Il capitalismo americano e i suoi critici.
La storia del Novecento è dominata dalla polarità tra America e Russia; i due Paesi dell'avvenire, entrambi profondamente legati al Vecchio continente, prendono il sopravvento sull'Europa economicamente e politicamente, ancor più nell'immaginario collettivo. La Russia sovietica è il centro di un enorme impero transcontinentale e la patria ideale di milioni e milioni di militanti sparsi in ogni dove. Gli Stati Uniti d'America (USA) sono il fulcro, il motore pulsante, l'officina e l'emblema dell'economia capitalistica. Lo scenario è definito e occupato dallo scontro tra comunismo e capitalismo; innegabilmente questa è la grande vicenda che attraversa il secolo, la narrazione egemonica che sino al crollo improvviso del 1989 oscura tutte le altre. La realtà è però molto più ricca e sorprendente della rappresentazione, avviene così che l'America diventi per l'URSS anche un modello, un traguardo da raggiungere e superare sotto forma di ""americanismo comunista"""". D'altro canto gli Stati Uniti non sono affatto immuni dal contagio del comunismo, il nemico per eccellenza, capace di insinuarsi nelle pieghe della società come nelle università più prestigiose, di sottendere i conflitti di classe e razziali che non risparmiano il Nuovo continente. Il volume analizza questi scenari e introduce una quantità di nuovi attori, spezzando gli stereotipi e l'immagine piattamente dicotomica della storia novecentesca."" -
L' immagine negata. Il concilio di Hieria e la formalizzazione dell'iconoclasmo
Il tema dell'immagine ha sempre accompagnato la storia del cristianesimo: un iniziale aniconismo, influenzato dal divieto veterotestamentario di farsi immagini di Dio, si sarebbe aperto, con il passare dei secoli e non senza resistenze, a una piena accettazione dell'arte sacra figurativa, a cui la tradizione dell'Oriente bizantino riconobbe una natura teologica di primaria importanza in ordine alla rivelazione del mistero cristiano. In questa ricostruzione l'iconoclasmo e la negazione delle immagini sono stati letti come una crisi, un'interruzione dolorosa in un mondo ormai votato al culto dei tratti di Cristo e dei santi fissati nelle icone. Il cristianesimo delle origini tuttavia, pur tra ostacoli e discussioni, ha realmente accolto e promosso la possibilità delle raffigurazioni religiose? Le lotte iconoclaste furono davvero un momento di crisi o piuttosto l'apice di un cristianesimo spirituale come fu quello dei primi otto secoli? Gli imperatori iconoclasti imposero la propria linea teologica a un clero favorevole alle immagini sacre, o piuttosto furono i difensori convinti di un aniconismo che nel contesto del cristianesimo bizantino rappresentava una tendenza diffusa? Da quando la Chiesa d'Oriente ha iniziato a credere che le icone fossero ""irruzione dell'eternità nel tempo""""?"" -
Mamma è in prigione
L'ultimo studio sulla detenzione femminile nelle carceri italiane risale agli anni '90. Dopo oltre un anno di inchiesta, Cristina Scanu ci svela un mondo di confine: dai grandi problemi di una normativa mancante alla mala-prigione. Il 90% delle detenute è madre di uno o più figli. Molte li hanno lasciati fuori dal carcere; altre hanno scelto di tenerli con sé, dal momento che la legge lo consente. Nella sua drammaticità un libro appassionante, un dialogo serrato con le detenute e con chi nelle prigioni lavora (educatori, volontari, direttori, assistenti sociali e agenti di polizia penitenziaria). I racconti delle detenute e di chi vive e lavora a contatto con loro dipingono un quadro sconvolgente delle carceri italiane. Dove bambini crescono accanto a madri frustrate che aggiungono alla sofferenza della pena il dolore di una maternità mutilata. Bimbi costretti a vivere in celle umide e buie, a essere svegliati dal rumore delle chiavi che aprono i cancelli dei blindati, a giocare in un cortile di cemento. Il carcere non è un posto per bambini, vittime di errori che non hanno commesso. Eppure, ogni giorno, molti di loro aprono gli occhi dentro una cella. Sono loro il filo conduttore di questo lavoro. -
Architettura moderna e progetto umanistico. Storia, formazione, comunità 1945-1965
Un progetto di umanesimo moderno è effettivamente esistito nel secondo dopoguerra, oppure l'attribuzione della qualificazione di umanistica all'architettura moderna di quel periodo è in realtà propria della storiografia più recente, a noi contemporanea? Il quesito, sotteso a questo studio, consente di costruire percorsi che si svolgono fra scritti sull'architettura di circa due decenni, quando lo sguardo critico verso il passato si focalizza soprattutto sul Quattrocento e sulla sua capacità di rifondazione culturale della società attraverso le arti. Senza cadere nella riproposizione formale e anacronistica di modelli del passato, gli architetti confermano, in questa stagione, la loro opzione per la modernità nella tensione a valori fondanti di una filosofia umanistica. I principi di un nuovo umanesimo trovano allora possibilità di esprimersi in una progettualità che riesce a evidenziare il primato del metodo, il proprio ruolo didattico e le ragioni culturali e sociali dell'architettura europea. -
Davide e Golia. La primavera delle economie diverse (GAS, DES, RES...)
Diverse, alternative, etiche, solidali, sostenibili, locali. Sono alcuni dei termini che definiscono le esperienze socio-economiche di cui questo volume parla. Attraverso un approccio riflessivo, che vede ricercatori e attori impegnati in un comune sforzo interpretativo, il libro indaga il rapporto con il territorio, con i saperi, con le forme del lavoro e le implicazioni ideali e politiche di gruppi di produttori e consumatori critici che con la loro iniziativa rappresentano una reazione di autodifesa della società ma anche una persistenza di forme non capitalistiche di attività economica e produttiva. Le analisi ricollocano il conflitto su un piano simbolico e antropologico facendo emergere le sfide lanciate al paradigma dell'Homo oeconomicus. Alla tendenza a ""valorizzare"""" la vita delle persone a fini produttivi viene opposta una diversa valorizzazione delle persone e la creazione di spazi di soggettività, di crescita, di autonomia. I protagonisti di queste storie re-interpretano l'intreccio tra bisogni e desideri, tra limiti e risorse, tra necessità e lussi, tenendo ferma la ricerca di un orizzonte di felicità o di responsabilità che parte dal piccolo ma non rinuncia a pensare in grande creativamente."" -
Lettera aperta a uno studente universitario
Un docente di economia, appassionato della vita e della conoscenza, invia una lettera aperta agli studenti universitari per dir loro che è possibile trovare piena soddisfazione nell'esperienza universitaria: la linea di dialogo è franca e diretta, e mira a scuotere gli interlocutori dell'autore, a sollecitare una rivoluzione nel loro mondo interiore, spesso privo di convinzioni, punti di riferimento, forti motivazioni. Il libro parte dal presupposto che gli studenti universitari sono una comunità molto vitale, piena di intelligenze e di potenzialità, ma anche molto sofferente. Molti sono gli iscritti all'università che abbandonano gli studi, moltissimi sono coloro che li terminano con grave ritardo, e che non meritano, per questo, l'appellativo di ""bamboccioni"""" o di """"sfigati"""", usato dal ministro o dal sottosegretario di turno. Le difficoltà del contesto universitario vanno piuttosto capite e fronteggiate nella zona più intima e profonda delle loro cause, senza illudersi che l'ennesima grande riforma basti per superarle o aggirarle. Il libro si rivolge agli studenti universitari e a chi stia decidendo se iscriversi o meno a un corso universitario, ma anche ai genitori, spesso incapaci di leggere i problemi dei figli. Il libro si rivolge pure ai professori, non solo universitari, e a tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questa istituzione. A tali diverse categorie di persone questa lettera aperta insinua dubbi, fornisce risposte, indica possibili comportamenti."" -
Contadini per scelta. Esperienze e racconti di nuova agricoltura
Il tema dell'agricoltura sta tornando di attualità. Diversamente da altri pur interessanti libri sui contadini, questo è un libro dei contadini, nel senso che dà la parola alle loro narrazioni. I testimoni che abbiamo incontrato sono i protagonisti di un'agricoltura che resiste, che costruisce esperienze plurali e che indica una via d'uscita dall'impasse dell'agricoltura industrializzata. Nelle loro narrazioni abbiamo riconosciuto la passione e l'orgoglio di essere contadini, la forte integrazione di vita e lavoro, i tratti di una contadinità che recupera saperi e tradizioni rigiocandoli dentro la modernità, intrecciandoli con saperi e modi moderni. Sono contadini per scelta, che hanno un'idea di futuro che contiene la riconciliazione con la natura e con la società, e una visione dei rapporti economici ispirata non al profitto dei singoli ma alla ricerca del benessere collettivo. Il loro fine non è l'arricchimento, ma quello di una vita dignitosa in equilibrio con la natura, e le loro pratiche, di lavoro e di impresa, sono spesso all'altezza di un cambiamento radicale del modello di sviluppo fin qui dominante. Prefazione di Pier Paolo Poggio. -
Il paese delle quattro rive. Corpus mesopotamico. Vol. 1: Alle origini della politica. La formazione e la crescita dello Stato in Siro-Mesopotamia.
Come accade che, dopo l'interminabile durata dei periodi preistorici, quasi di colpo sboccia questo mirabile fenomeno che è lo stato, cioè una società strutturata lungo linee di potere che inquadrano gli individui in un nuovo organismo supra-personale? Il volume esplora i motori che ne furono la causa, e di cui la Mesopotamia ci offre la prima e più ricca documentazione - dalla tecnica all'ideologia. In questa prospettiva, il fulcro del potere tende inevitabilmente a espandere il proprio raggio di azione fino a volerne escludere ogni altro analogo. È così che vediamo come si arrivi, proprio in Mesopotamia, dal primo stato territoriale nucleare, lo stato-città, fino all'ultima possibile realizzazione, e cioè lo stato universale, l'impero. Al contempo, vi sono esperimenti che mirano a salvaguardare la dimensione personale del singolo. In qualche modo, il sistema giuridico mira a difendere l'individuo. L'ideale di preservare l'integrità della persona all'interno di un organismo essenzialmente supra-personale rimane quindi un problema irrisolto. Un problema che la storia della Mesopotamia antica ci rimanda, avendolo ben inquadrato per le nostre istanze moderne. Il presente volume fa parte de ""Il paese delle quattro rive. Corpus mesopotamico"""", del quale nel 2012 è già comparso presso Jaca Book """"'Quando in alto i cieli...'. La spiritualità mesopotamica a confronto con quella biblica"""""" -
Giampiero Neri, un maestro in ombra. Con versi e prose inediti di Giampiero Neri
Un poeta, Neri, è intervistato da un poeta più giovane, Rivali. Il dialogo dura nel tempo: la confidenza con il giovane poeta e amico permette un'intervista intima e forse liberatoria. A dieci anni dalla morte di Giuseppe Pontiggia, un'ombra viene dissipata. Neri assiste e aiuta il fratello Peppo, più giovane, che subito si afferma come scrittore: ""Neri"""" è lo pseudonimo per ritrovare la propria identità. Una biografia dai toni intensissimi, in cui si alternano quadri di vita riposanti e drammatici, e la poesia si intreccia ai ricordi. C'è l'Italia, c'è Milano, il mondo delle lettere e dell'editoria. C'è il duro lavoro di chi deve sostenere la famiglia, e l'impegno nella poesia, nonostante gli ostacoli. Il testo è scandito da fotografie di persone e luoghi della vita di Giampiero Neri."" -
Incontri di un «obiettore di crescita»
"Crescita, crescita"""": è la parola magica pronunciata a sazietà per salvarci da crisi che non cessano di succedersi... Questo per la pretesa dell'uomo di credere di poter sfruttare senza limiti i suoi simili e il pianeta e di aver creato un modello destinato a generare sempre maggior ricchezza, sempre maggiore felicità. Tuttavia, a partire dalle tesi di Nicholas Georgescu-Roegen, noi sappiamo che ciò non è possibile, mentre Ivan Illich e André Gorz ci hanno insegnato che è possibile un altro schema di società, capace di rispettare insieme l'ambiente e l'uomo. Gli """"incontri"""" di Latouche sono con gli indios latinoamericani, con l'autarchia italiana tra le due guerre, con i precursori della decrescita, con la mercificazione dei viaggi alle Seychelles, con l'Africa, con la Cina e con i dibattiti e le esperienze in corso in Europa. L'opera ha un andamento quasi biografico con il susseguirsi di avvenimenti, esperienze e riflessioni. Prefazione di Patrick Piro." -
1401-2001. Profilo storico dell'architettura occidentale
Gianfranco Spagnesi svolge una sintesi critica emozionante del percorso dell'architettura dall'umanesimo sino al XX secolo. Solo uno studioso abituato a concepire l'architettura nel suo contesto storico poteva tentare una sintesi di tal genere. Oggetto di questa riflessione è l'area culturale dell'occidente, per conoscere le radici della sua attuale contemporaneità, ricostruendone l'identità in vista dell'inevitabile confronto con le importanti culture delle altre aree geografiche. Le singole architetture e le diverse intenzionalità figurative del loro progetto vengono presentate all'interno del proprio momento storico complessivo, rifiutando sempre le classificazioni stilistiche e le interpretazioni psico-sociologiche. Una storia intesa come la più possibile e completa ricostruzione degli avvenimenti che hanno concorso alla formazione e alla realizzazione, o trasformazione nel tempo, dei diversi organismi architettonici. -
Guido Morselli. Uno scrittore senza destinatario
Dice Morselli, mai pubblicato in vita: ""io seguito a pensare, a osservare, a ritenere idee, impressioni. A chi destino, io, questo (...) lo faccio, e sono contento di farlo, soltanto per me. Io sono il destinatario, non il provvisorio consegnatario"""". Morselli ha portato all'estremo limite il paradosso di una scrittura che ha per destinatario il soggetto che scrive. Francesco Olivari mostra in tutte le pieghe dell'opera morselliana questa condizione senza vie d'uscita reali, che trova sfogo solo in una scrittura che tutto assoggetta alla regia, ironica e drammatica, di un io primitivamente fissato alla propria origine. Di qui l'attrazione regressiva per l'idea del suicidio che, prima ancora di diventare tragico destino dello scrittore, è una specie di categoria permanente che impronta la sua opera e la sua scrittura come una forma di suicidio protratto e diluito nel tempo, nei termini di un ripetuto messaggio indirizzato a nessuno e da nessuno raccolto.""