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InnovAzione. Dieci strategie per rinnovare la scuola oggi
Rinnovare la didattica significa introdurre nella pratica quotidiana alcune piccole e semplici attenzioni che incidono profondamente sulla qualità dell’apprendimento di studentesse e studenti, assicurandone la formazione come persone capaci di pensare criticamente, operare delle scelte e leggere la realtà complessa del XXI secolo. Adottando un approccio evidence-based, il volume suggerisce dieci strategie didattiche concrete e scientificamente efficaci che l’insegnante può gradualmente introdurre in classe per generare pratiche innovative. Misurare l’impatto delle scelte didattiche, rendere visibili i processi cognitivi, creare feedback efficaci, potenziare l’autovalutazione di studentesse e studenti, rivalutare il fallimento produttivo e promuovere una “mentalità infinita”: queste sono solo alcune delle azioni fondamentali con le quali l’insegnante prenderà dimestichezza in vista di un rinnovamento complessivo della propria didattica. Ognuna delle strategie viene analizzata dal punto di vista teorico-scientifico e corredata da indicazioni operative e attività per metterle in pratica con i propri studenti e le proprie studentesse, in un’ottica di co-costruzione dell’insegnamento. Un percorso conclusivo permetterà all’insegnante di tenere traccia del proprio rinnovamento e degli effetti che questo ha comportato nelle proprie classi, nell’ottica di un continuo miglioramento. -
Educare alla parità. Principi, metodologie didattiche e strategie di azione per l'equità e l'inclusione
Educare le nuove generazioni alla parità è una responsabilità che spetta, oltre che alle famiglie, anche al mondo della scuola. Per riequilibrare le evidenti asimmetrie tra uomini e donne in molti ambiti della sfera sociale, economica e lavorativa è fondamentale promuovere un cambio di mentalità fin dalla Scuola primaria. Scritto da esperti di varia formazione, questo volume propone attività e suggerimenti didattici per accompagnare docenti di ogni ordine e grado in questa importante sfida. -
Un alfabeto di 73 lettere. Strategie per la didattica linguistica
Tra le qualità che distinguono l’insegnante vi è la capacità di adattare materiali e tecniche in funzione della classe che ha davanti. Per fare questo è importante saper riconoscere e manipolare elementi minimi, qui chiamati “strategie”, dando forma ad attività via via diverse ed efficaci per allenare diverse competenze. Dopo aver offerto un quadro sugli orientamenti principali dell’educazione linguistica in età post-metodo, il volume accompagna il lettore alla scoperta di 73 strategie, suddivise in quattro tipologie: alcune mirano a generare specifici comportamenti in studentesse e studenti, altre sono relative alla gestione di materiali e risorse, altre ancora riguardano la comunicazione del docente e altre, infine, sono applicate alla prestazione dell’apprendente. La descrizione di ogni strategia è preceduta da una stringa che accenna alle funzioni alle quali essa si accompagna ed è arricchita da attività pratiche a cui ispirarsi. La mappa che se ne ricava consente a chi insegna di ampliare la propria competenza metodologica e di acquisire le conoscenze per indagare la logica che governa i libri di testo. All’insegna del pensiero divergente e di uno spirito critico, il libro si rivolge a quanti si occupano di educazione linguistica: anziché aderire a un preciso metodo didattico, è possibile idearne uno proprio ed è auspicabile che ciascuno imprima uno stile tutto suo al proprio modo d’essere in classe -
Potenziare l'apprendimento. Manuale di apprendimento trasformativo per docenti e formatori
“Prendersi cura di sé stessi” è il primo passo per prendersi cura del mondo intero. Partendo da questo principio, il manuale propone riflessioni e strategie per aprire le porte al futuro e al cambiamento a chiunque lo desideri. Il libro è il frutto di oltre trent’anni di studio nei campi della Formazione comportamentale e della Psicologia – in particolare quella Positiva e delle Neuroscienze – accolti e inclusi nel Neuromanagement, un ambito di studi che unisce le recenti scoperte sul funzionamento del cervello alle tecniche di intervento nelle organizzazioni. L’obiettivo è fornire a docenti e formatori – e più in generale a persone appassionate di sviluppo personale – saperi e strumenti per immaginare e realizzare progetti concreti di crescita individuale e collettiva. Il libro è articolato in tre parti: 1. la prima esplora in modo semplice e chiaro i principi fondanti della Psicologia Positiva; 2. la seconda presenta il modello dei 7Brains e le principali funzioni cognitive superiori a essi collegati, funzioni che possono essere allenate, sviluppate e potenziate; 3. la terza propone il metodo INDOORS, lo strumento pratico-applicativo di sviluppo personale. -
Per una scuola orizzontale. Sfide e scenari per l'innovazione nell'insegnamento
L'insegnamento scolastico dell'Educazione civica rappresenta un'occasione per rilanciare una responsabilità educativa della scuola e per orientarla in una direzione che vogliamo definire ""orizzontale"""", seguendo il pensiero di Gherardo Colombo. La scuola orizzontale è fondata sul riconoscimento della """"dignità della persona"""", in cui l'inclusione e l'esercizio consapevole dei diritti e dei doveri da parte di tutti gli attori – dirigenti, docenti, studenti, personale ATA e genitori – diventino una pratica quotidiana attraverso scelte organizzative e metodologico-didattiche. Completano la proposta alcune schede didattiche per la scuola orizzontale. Prefazione di Gherardo Colombo."" -
I quattro gesti della creazione
"I quattro gesti della creazione"""" sono quelli con cui un mondo, un'opera d'arte, un essere vivente vengono alla luce, vivono e poi tornano ad dissolversi nel buio. Le quattro sezioni del libro - Nascita, Nome, Tempo, Buio - rifiutano il mito della creazione divina - il gesto fuori dal tempo, imperturbabile - e abbracciano la realtà della generazione """"terrena"""" il cui gesto - dare alla luce - è immerso nel tempo, nel dolore, nel cerchio della vita e della morte. Di quest'opera l'autrice ha in preparazione una versione per il teatro, che esplora sul nesso tra parola poetica e gesto corporeo." -
Iridescenze. Note e recensioni letterarie (1941-1976)
Questo libro documenta una parte non secondaria del lascito di Angelo Maria Ripellino, il suo côté militante, da cui ritaglia il corpus di recensioni e note di argomento letterario (finora disperse in periodici o riproposte in raccolte parziali) distese in un arco di 35 anni, dai precoci esordi agli ultimi fuochi, così componendo una sorta di biografia intellettuale, il 'ritratto mobile' di un maestro, irregolare quanto si voglia, del Novecento. È qui all'opera il 'sistema' che guida le esplorazioni di Ripellino, la sua sostanza 'biologica'. Il suo singolare comparativismo che cerca «la sincronia e la convergenza delle arti», convocando una pluralità di universi letterari e un'amplissima gamma di ambiti artistici, culturali, di costume sembra infatti avere origine, prima che in una scelta esegetica (pure ben delineata fin dalle primissime prove), nell'entusiasmo, nell'impulso vitale che vuole tutto abbracciare e tutto stringere, nello slancio acrobatico di una giovinezza bramosa di «reggere il mondo sul mignolo». -
Ritorno agli elementi
Un ghepardo a Lubecca. Qualcosa di così anomalo, imprevisto per lucentezza, da mozzare ogni reazione. Di fronte al ghepardo che trotta in una arcana città baltica si rimane in silenzio, per sbigottimento - la lingua è lacerata, non sa organizzare per grammatica quel lacerto che proviene dal sogno di un dio perduto, quando al posto del campanile c'era una quercia (perché ogni città, sappiate, è una trappola in vetro e marmo, ammirevole). Credo che questo libro sia il capolettera a un buco nero, la prima miniatura di una bibbia che è un geroglifico di cobra. È il manuale per farsi uccidere dal ghepardo - o mutarsi in esso, vedendo di Lubecca l'ossario, del Baltico la Giurassica indecenza, quando perfino le pietre declinavano lamenti. Questa è una scrittura che scatta, che si tocca, priva dell'ordinaria didattica dei saggi che si tengono nelle cucce per cani alla cinghia - cioè, sul divano di casa. È un libro carnivoro. C'è qualcosa di primordiale e primo in questi scritti, di chi abbia combinato ora l'alfabeto, spaccando in diagonale un iceberg. In effetti, il modo ideale per leggere questo libro non è capire - trascinare, probabilmente. Va letto a voce alta, intendo, perché solo così si sente il fiume, profondo, che agita la cresta e non fugge il crepitio, poi l'ostensione delle foglie, il giaguaro bello come un tabernacolo. La parola torna a essere suono, ritmo indubitabile. -
«Forti cose a pensar mettere in versi». Studi su Dante 2
Come nel precedente, anche in questo volume le indagini riguardano non tanto la poesia quanto piuttosto le questioni filosofiche e teologiche che Dante intrecciò nel poema e che costituiscono la sua complessa struttura. Le affrontano, tuttavia, non per delineare, in forma sistematica, la sua filosofia e teologia, ma per coglierne il tono specifico nelle diverse situazioni che vi sono rappresentate. La poesia non costituisce l'oggetto di questi studi, che pure riguardano, in alcuni casi, episodi fra i più celebri e poetici della Commedia; che infatti è un poema, non un trattato, e il pensiero che la anima richiede di essere studiato, nella sua logica, ma in relazione, tuttavia, alle concrete movenze della fictio. -
La macchina della decisione
Si guarda al ruolo del computer - ""la macchina da calcolo"""" - nei processi di decisione (in condizioni di incertezza). Si pongono domande (tutte originate dal colloquio con i giuristi): sul rapporto tra algoritmi, linguaggio e etica; su soggettivismo informazione e """"calcolabilità giuridica""""; sul collegamento tra razionalità ragionevolezza e decisione """"robotica""""; su nuovi principî di organizzazione (l'«organizzazione digitale»). E poi: come ricostruire un'università «audace e sensibile», che fornisca cultura per «l'unità della decisione imprenditoriale»? C'è il tentativo di qualche risposta, racimolando idee e schiarimenti in scritti che hanno segnato la storia della cultura. Viene in aiuto anche l'""""epopea"""" dell'Olivetti (di Camillo e Adriano); il ruolo del governo nella costruzione della """"diga olandese""""; il """"computer"""" Deep Blue (""""macchina che gioca a scacchi"""") che vinse su Kasparov; il machine learning nella diagnosi medica e nella gestione d'impresa; qualche esperienza nella Pubblica amministrazione (italiana). La «concezione classica dell'atto di leggere» è riproposta per difendersi dal «colonialismo digitale». Si sostiene che il probabilismo """"soggettivista"""" (nato in Italia negli anni Trenta, e riedificato in «uno dei più grandi libri al mondo, […] un libro che nessuna università dovrebbe ignorare») è il mezzo per conferire, con audacia, nuova sensibilità alla cultura del fare, anche a quella giuridica."" -
Aforismi tra la vita e la morte
Fedele al connotato di frontiera di cui la parola può rivestirsi, alla marginalità che non è esclusione, Mario Postizzi propone uno scavo incessante nelle zone d'ombra, nei luoghi riposti della vita oltre la linea di fuoco. Con spietata ironia e senza perdere il filo di speranza, lo fa mettendo al centro l'essenzialità di un pensiero depositato, mai a caso, sul foglio, dopo un lungo processo di sottrazione, di rarefazione e di rigorosa collocazione. Le parole e le espressioni rompono le alleanze lessicali attraverso le quali sono solitamente combinate. Con ricerca costante di relazione e di tensione esistenziale, sul punto di non ritorno, tra le ombre in attesa, si percepisce la forte esigenza di trattenere ancora in vita la morte, di coniugare, nella memoria, l'ultimo resto di sopravvivenza che non cade nel nulla, ma recupera, talvolta, una sperduta maglia di luce. -
Profilo minore
Withholding pattern del libro di Federico Federici - tra le voci giovani, oggi, di maggiore consapevolezza concettuale: portato sicuro della sua vocazione interdisciplinare - è la misura. Quella del tempo e quella dello spazio, come fisica insegna, si implicano a vicenda; e strumento di tale misura è la luce. Il concetto ha poi, com'è ovvio, una valenza metapoetica. Anche il verso è una misura, unità di senso della fisiologia umana in quanto presa di respiro, e insieme principio costruttivo della pagina e del libro: come ha insegnato una volta per tutte Amelia Rosselli. Non a caso ricorre, nel testo, la parola «rima». Non perché sia poesia ""in rima"""", questa (che pure ci propone, sempre, costrutti formali attentamente congegnati): ma perché, etimologicamente, la rima è la """"fessura"""" che percorre il terreno e, così definendolo, istituisce un territorio (ci si ricorda del mito della fondazione di Roma). Come nelle piste megalitiche di Nazca, disegnate dagli antichi Incas rivolgendosi ai loro dèi, o come in una certa misterica pagina del Gordon Pym di Edgar Allan Poe, il disegno che compongono queste rime non è immediatamente intelligibile, rinviando a una definizione che si prolunga indefinitamente, interminabilmente forse, nello spazio e appunto nel tempo. La nota dell'autore allude al proprio testo come a un organismo vivente, o un conglomerato geologico, che la pubblicazione si limita a fotografare in un grado del suo farsi. Come un archeologo, o un cacciatore-raccoglitore, il lettore è chiamato a decifrare questi segni, e magari ad avventurarsi a percorrerli a sua volta: """"a margine del paesaggio, un segno certo, di passaggio"""".» (Andrea Cortellessa)"" -
Monita
Questo libro ha il sapore di una assoluta novità in quanto per la prima volta vengono presentati e tradotti i Monita di Seneca che, stando alla testimonianza di Tacito negli Annali, forse conservano traccia di quegli ultimi insegnamenti pronunciati e dettati dal filosofo stoico ai suoi discepoli in punto di morte. Si tratta di un gruppo consistente di sentenze morali che è giunto fino a noi in maniera molto articolata e non senza interpolazioni che ne hanno modificato il nucleo originario. Quello che invece rimane fermo e invariato è l'orizzonte etico che queste sentenze dischiudono al lettore, portandolo a riflettere sul modo più giusto con cui affrontare e rispondere alle questioni e agli interrogativi morali che la vita pone all'uomo di ogni tempo, insegnamento questo di cui Seneca rimane maestro nei secoli. -
L'Europa letteraria
«L'Europa letteraria» nasce nel gennaio 1960 a Roma da un'idea di Giancarlo Vigorelli che, insieme a Domenico Javarone e successivamente a Davide Lajolo, dirigerà la testata fino alla chiusura nella primavera 1965. La rivista si inserisce fin da subito nel vivo del dibattito politico e culturale che infiamma l'Europa agli inizi degli anni Sessanta, quando il clima di distensione tra i due poli ideologici che avevano diviso l'Europa durante la Guerra Fredda apre a un periodo di dialogo e di coesistenza Pacifica. Gli articoli che appaiono sull'«Europa letteraria» sono percorsi da una profonda fiducia nel dialogo e nel confronto di idee, cui Vigorelli, penna protagonista, dà forma e vita attraverso un logos capace di farsi antidoto di qualsiasi faziosità. I testi qui raccolti sono gli interventi di Giancarlo Vigorelli pubblicati sull'«Europa letteraria» lungo l'intero arco d'esistenza della rivista e riportati in ordine cronologico nelle tre sezioni L'Europa letteraria, L'Europa artistica e L'Europa cinematografica. Chiudono il volume le interviste che Giancarlo Vigorelli ha realizzato per la rivista ad Alberto Moravia e a Giuseppe Berto. -
Storia del tardo impero romano
Un'opera che si basa interamente su una conoscenza estremamente profonda dei testi e che, per la prima volta, si propone di seguire ― nei dettagli, nella loro complessità ― le trasformazioni del governo e della storia dell'impero al tempo in cui dal primigenio Stato romano comincia a formarsi lo Stato bizantino. Stein segue il destino dell'impero di Costantinopoli alla fine del V secolo e nella prima metà del VI secolo. In particolare ― grazie ad uno studio delle opere coeve ― il libro di Stein getta una nuova luce sulla storia dei regni di Anastasio, di Giustino e di Giustiniano. È sufficiente paragonare il racconto serrato di Stein ai libri, giustamente classici di Bury e di Charles Diehl, per constatare i progressi che sono stati realizzati. Certamente le grandi linee storiche restano immutate, ma i dettagli sono stabiliti con implacabile rigore, in stretto ordine cronologico, da uno studioso che non si rimette mai, su nessun punto, al giudizio altrui. -
L'Europa di domani, ovvero gli Stati Uniti d'Europa
Ernesto Rossi scrive nel saggio Gli Stati Uniti d'Europa - poi tradotto in francese col titolo L'Europe de demain - che pubblicò mentre era rifugiato in Svizzera nel 1944. Nella sua esemplare chiarezza, è un testo ancora attuale in cui ritroviamo le ragioni del nostro essere cittadini europei e le radici del progetto per l'unità federale dell'Europa, tuttora incompiuto, insieme allo sprone ad agire prima che sia troppo tardi. Nel presente volume, che si apre con una corposa introduzione storico-critica, al testo del 1944 si affiancano un saggio coevo di Rossi (La nazione nel mondo) e altri scritti che documentano l'evoluzione del suo pensiero federalista. -
Democratici e cristiani
Giuseppe Toniolo (1845-1918), docente di economia politica e di sociologia presso le Università di Modena e di Pisa, ha sviluppato, accanto alla ricerca scientifica, un’ampia azione militante dando vita nel 1889 all’Unione cattolica per gli Studi sociali, un’associazione nazionale di studio e di propagazione delle dottrine sociali cattoliche, che si è dotata nel 1893 di un importante periodico, la «Rivista Internazionale di Scienze Sociali ed Ausiliarie». Da questo impegno nasceva nel 1894 il movimento della «democrazia cristiana» (di cui Toniolo fu il primo moderatore), che provocò la dissoluzione dell’Opera dei Congressi (1903) e la sua sostituzione con l’Unione Popolare, i cui statuti furono redatti dallo stesso Toniolo, che ne divenne, per volontà di Pio X, presidente nel triennio 1906-1909. Nel 1907 egli diede vita, ispirandosi al modello già attuato in Francia, alle Settimane Sociali dei cattolici italiani; mentre nel 1899 fondò la Società Italiana per gli Studi Scientifici, di cui l’Unione Cattolica per gli Studi sociali divenne una sezione speciale. -
Ritornare in sé. L'interiorità smarrita e l'infinita distrazione
I processi di esteriorizzazione cui siamo soggetti oggi hanno la forma di un richiamo irresistibile. Qualcosa pretende sempre la nostra attenzione, interrompendone la continuità e deviandola incessantemente su richiami ogni volta diversi. Il risultato è un perenne essere fuori di sé. Ma che esistenza è quella dove il mondo interno proprio di ognuno di noi risulta risucchiato in modo così insistente dal mondo esterno, quasi a farne l'unica preoccupazione della vita? È una esistenza in cui l'esperienza di sé collassa in una esteriorizzazione che aggiorna ulteriormente, dopo Feuerbach e Marx, il concetto hegeliano dell'estraniazione: manchiamo l'appuntamento con noi stessi. Le lezioni per un riequilibrio tra interiorità e esteriorità non mancano certo, e alcune di queste grandi lezioni (Socrate, Goethe, Dostoevskij, Buber, Proust, il pianismo di Glenn Gould) sono qui convocate molto liberamente per cercare di definire un sentimento dell'interiorità capace di proteggere l'io dalla normatività del mondo e di proteggere il mondo dal narcisismo dell'io. -
Scritti teologici
Il volume riunisce un'ampia scelta degli scritti di Gasparo Contarini sulla Chiesa e sulla teologia cattolica, redatti tra il 1530 (con la sottoscrizione della Confessione di Augusta) e il 1542 (con l'istituzione dell'Inquisizione romana), e indirizzati a personaggi di primo piano della Curia e della cultura coeva, quali Reginald Pole e Vittoria Colonna. In questo convulso intervallo della storia ecclesiastica, il progetto di Contarini per una riforma della Chiesa costituì un punto di riferimento per un ampio gruppo di prelati e intellettuali che cercava di dare vita a un rinnovamento all'altezza della sfida posta dai Protestanti e, al contempo, in linea col sogno di una reformatio della cristianità delineato nei decenni precedenti da Erasmo da Rotterdam. La raccolta degli scritti teologici di Contarini, introdotti da un ampio studio e accuratamente commentati, permette di apprezzare l'impianto sistematico del suo pensiero, seguendo l'autore tra Venezia e Roma, prima in veste di magistrato e poi come cardinale, ed entrando nel vivo dei dibattiti che agitavano la Curia degli anni Trenta. -
Quel badalone di Morgante
"Ho scelto il Pulci, credo, perché non c'era nessuna ragione per farlo, perché il grado di immotivazione era enorme, letteralmente non c'era nessun motivo per farlo"""". È un grande atto di libertà, per il Manga, quello di scegliere, fra i tanti poemi epici, proprio il Morgante del Pulci. Non è un certo un classico poema cavalleresco, non mette in scena grandi virtù, ma anzi è impregnato di """"grottesco"""" e di """"mostruoso"""" È un testo """"folkloristico"""", con un linguaggio spesso dialettale, a volte decisamente da caserma. È comunque un poema affascinante, ma certo non facile, che, come ebbe ad affermare lo stesso Manganelli: va un po' raccontato e un po' spiegato""""."