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Diabolik dietro la maschera. Indagine sul Re del Terrore
Ha un fisico perfetto, un volto che non si dimentica, due occhi diabolici... È il criminale più famoso, imitato, copiato della storia del fumetto italiano, e nel 2022 festeggia felicemente i sessant'anni di un successo che non solo non è mai venuto meno, ma che negli ultimi tempi è persino aumentato: merito di nuove iniziative editoriali che lo vedono protagonista in edicola; del fortunato film dei Manetti Bros. di cui sono stati annunciati due sequel; di un merchandising sempre più ricco e in qualche caso sorprendente (dalle T-shirt ai pugnali). Il saggio di Aldo Dalla Vecchia, Diabolik dietro la maschera. Indagine sul Re del Terrore, vuole analizzare nel dettaglio la genesi del personaggio e i motivi della sua longevità e fortuna, a partire dalla geniale intuizione delle due sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani, le mamme del Genio del Crimine. E ancora: i segreti delle maschere che gli permettono di assumere le sembianze di (quasi) chiunque; la lunghissima relazione con Eva Kant, con cui forma l'unica coppia al mondo ad aver raggiunto la soglia dei sessant'anni insieme senza mai un tradimento; la topografia di Clerville, vero e proprio mondo parallelo al nostro; le tante imitazioni in edicola (e al cinema) negli anni Sessanta, da Kriminal a Satanik; l'evoluzione del personaggio dalle origini a oggi; per finire con un ""archivio diaboliko"""" che raccoglie le curiosità più stravaganti e inconsuete sul più famoso fumetto italiano."" -
La letteratura romena nella Repubblica Moldova. Percorso tematico
Tra Romania e Russia, la Repubblica Moldova - nata ufficialmente nel 1991 - si estende a est del fiume Prut. Storicamente nota come Bessarabia, ha una forte identità romena, essendo appartenuta prima al Principato di Moldova e dal 1918, dopo la lunga parentesi zarista, alla Romania. La letteratura rispecchia la complessità storica vissuta da questa terra. Come tutte le culture di confine, ha cercato e cerca di custodire gelosamente la propria identità culturale mantenendo saldo il legame con i valori fondamentali della cultura romena senza, tuttavia, rinunciare a prospettive di crescita. Olga Irimciuc, attraverso una dettagliata analisi tematica dei testi letterari, getta lo sguardo su come l'immaginario artistico ha potuto garantire la sopravvivenza spirituale, seppure in modo sotterraneo, in un contesto storico opprimente e disgregante. Il saggio non pretende di esaurire tutte le problematiche dell'universo letterario romeno nella Repubblica Moldova, oggetto ancora di interpretazione da parte della critica, ma far emergere il fenomeno, suscitare interesse e approfondimenti per conoscere meglio una valida espressione culturale di una minoranza. -
Costantino. Il fondatore
La figura di Costantino e la «questione costantiniana» sono da secoli al centro di un ampio dibattito. Nonostante la presenza di documenti e fonti primarie in merito al cosiddetto «primo imperatore cristiano», la loro interpretazione da parte degli storici moderni è spesso difforme e contrastante e la discussione sull’attività e le caratteristiche del figlio di Costanzo Cloro è sempre accesa. Il saggio della professoressa Maria Carolina Campone affronta alcuni nodi significativi a partire da un’analisi testuale e filologica delle testimonianze storiche in nostro possesso, facendo chiarezza, attraverso un ricorso puntuale alle fonti in lingua greca e in lingua latina, su taluni punti troppo spesso unanimemente sottoscritti da parte della critica, superando vulgate acriticamente accettate e aggiungendo un ulteriore tassello alla comprensione di una figura fondamentale nel vasto processo di sincretismo che segnò il passaggio dal mondo greco-ellenistico e romano a quello cristiano. -
Un uomo pieno di morte
Nel panorama letterario del Novecento, Giorgio Manganelli si è fin da subito imposto come figura autonoma e imprescindibile della narrativa italiana. La sua lingua, così caustica, irriverente, piena di inventiva ed eversione, ha eretto quest'autore a modello per tante generazioni a venire, specie quelle di certa neoavanguardia. Tuttavia, la sua produzione poetica, senza dubbio marginale ma non per questo meno rilevante rispetto alla più vasta attività narrativa, è a oggi ancora poco conosciuta, finanche da quei lettori più devoti al geniale scrittore. E se nella narrativa Manganelli apriva spesso un varco introspettivo e tridimensionale sulla realtà e sull'esperienza umana, la sua poesia è invece pervasa da un tono elegiaco, specie nelle primissime prove, che si bilancia però a un nichilismo di fondo che invece è perno fondante di tutta la storia letteraria manganelliana. A cent'anni dalla nascita, viene qui proposta una selezione delle migliori poesie scritte da Manganelli in tutto l'arco della sua vita. Il lettore potrà dunque trovare una voce ""inedita"""", un Manganelli dai toni più sublimanti e contenuti, sospeso sempre tra la certezza di una fine terrena e l'incertezza del vivere comune di tutti i giorni. Una sorta di compendio poetico sull'esistenza e sulla sua aberrazione, che fin dal titolo (Un uomo pieno di morte) fa intendere quanto la poesia per Manganelli sia stata non solo la musa iniziatica di tutta una folgorante esperienza artistica, ma anche il rifugio stesso dalla morte e dalla sua continua compulsione alla fine."" -
Natale nel Nuovo Mondo
La penna cui dobbiamo ""La capanna dello zio Tom"""" era impugnata da una donna fortemente votata alle cause sociali: prima di tutto quella antischiavista, per la quale Harriet Beecher Stowe è appunto nota, ma anche quella animalista e, non ultima, quella femminista. I suoi scritti minori valgono l’attenzione del lettore moderno: non solo rivelano una qualità letteraria fuori dal comune, ma consentono di intravedere l’esperienza autobiografica della scrittrice, cui si intrecciano il sentimento religioso che ne caratterizza il pensiero e l’ancora più intenso senso di comunità. Questo volume raccoglie tre racconti, tutti a tema natalizio. Il primo Natale nel New England è dedicato all’arrivo della Mayflower, la nave sulla quale nel 1620 i Padri Pellegrini raggiunsero la costa atlantica americana: quell’anno non si seppe dove mettere gli addobbi festosi, poiché le case e le chiese dovevano essere ancora costruite. Grazie a una scrittura icastica riusciamo a vedere il Nuovo Mondo così come doveva presentarsi ai Padri Pellegrini e a percepire tutta la novità che quel viaggio portava con sé. Collocati in un tempo idealmente più recente, ma in fondo sospeso fuori dalla Storia, Natale a Poganuc e La fatina buona fanno parlare vicende umane minute, piene di dolcezza, e incoraggiano a trovare nel proprio quotidiano i «doni giusti», quelli da riservare con amore a chi è in difficoltà."" -
Incontri di Natale
A Natale, la Terra sembra un grande presepe illuminato e tale atmosfera avvolge le due voci di questo librino. La prima è di Neera: ci narra di Pietro che, con la sua sposa dai modi raffinati, fatica a incontrare l'anziana nonna nel paese d'origine, tra povertà dignitosa e teneri ricordi con cui il nipote non trova un vero legame. A contraltare il delicato racconto di Alessandro Petruccelli, anch'esso abitato da gente di paese e da una religiosità d'antan che forse non fa il miracolo, ma tocca il cuore e rende possibile ciò di cui abbiamo bisogno: amore e serenità. E magari anche un bel vestito per la festa. -
Tutto qui
Gli otto racconti che compongono questa raccolta restituiscono un profilo di eleganza alla narrativa contemporanea. Devono questo privilegio a una scrittura pulita, impeccabile nella scelta delle parole e capace di dipingere scenari e sensazioni in pochi essenziali tratti. Al centro della vicenda, spesso un individuo soltanto: i suoi gesti quotidiani, il suo stare e fare che prendono uguale e giusto tempo nella narrazione, all’interno della quale si dipanano le sfumature personali, i fatti, i non detti e i significati che le cose assumono per ciascuno, viste dall’interno, e per gli altri che vi partecipano da fuori. E gli spazi: un Sud senza tempo che ci sembra di conoscere da sempre, racchiuso nel dettaglio di una ringhiera di ferro o nei gessi dei soffitti che appaiono “come dune di sale” agli occhi del protagonista. Come se tutta la vita fosse fare due passi nel quartiere, un calcio al pallone, affacciarsi al terrazzino a veder scorrere la propria storia, compresa la sua fine. -
Breve storia del pesce d'Aprile. Ediz. a colori
Perché si fanno i pesci d’aprile? L’autore di questo volumetto decide di andare al fondo della questione, ricostruendo con cura fonti scritte, filastrocche dialettali e testimonianze storico-mitologiche non soltanto italiane, bensì internazionali: sembra proprio che l’origine dello scherzo si perda nella notte dei tempi, benché i suoi effetti siano trasversali (almeno in Europa) negli ultimi due o tre secoli. A corredare il godibile trattato di Giuseppe Pitrè (pioniere dell'etnologia nazionale, 1841-1916) ci sono due altrettanto autorevoli contributi. L’ampia introduzione di Carlo Lapucci contestualizza l’argomento, con leggerezza, sul piano antropologico. Questa consuetudine del pesce d’aprile sembra andare a braccetto con la mutevolezza della stagione, il cambio d’abito e di generazione: quella nuova, nella tradizione popolare, vien messa alla prova nella speranza che diventi presto abbastanza furba da cavarsela nella vita (come fa l’artigiano che per scegliere il nuovo apprendista affida ai ragazzi un compito palesemente sciocco, stando a vedere chi se ne accorgerà per primo). A chiudere il libro una spassosa appendice di Roberta Barbi, che ha raccolto le burle più famose e riuscite di cui si abbia memoria, dal XIII secolo a oggi. Ciò che il lettore ricava di certo è quale sia la più comune sostanza di questo scherzo: mandar qualcuno a cercare qualcosa che non c’è, o che è troppo assurdo per essere davvero trovato. Così è forse indagare il senso di un costume nato proprio per canzonare: eppure, forse sarà la volta buona! Il testo è arricchito da illustrazioni a colori di Antonio Rubino, Dino Aloi, Gianni Audisio, Lido Contemori, Gianni Chiostri, Milko Dalla Battista e Carlo Squillante. -
Sonetti d'amore per King-Kong
Il corpo a corpo della parola per restituire alla parola la sua carne e il suo istante estremo, per far sì che quel magma esiziale sia anche il magma celeste della natura umana. Nel 1977 l’uscita di questo libro rappresentò un punto di rottura nella poesia italiana, data l’audacia espressiva di un poema multiforme che fu subito salutato da molti come un vero e proprio evento. A distanza di ben oltre quarant’anni viene ora riproposta al pubblico l’opera forse dagli esiti più importanti di Gino Scartaghiande. E non si tratta, per l’appunto, di una semplice operazione nostalgica o di un consolatorio omaggio tout court, ma di un vero e proprio riconoscere a questo lavoro una quanto mai attuale vitalità. Difatti, nei Sonetti d’amore per King-Kong, il lettore potrà incontrare una voce dal canto limpido che, seppur poggiando i suoi stilemi sulla lezione dei classici, diventa ancor più ultra contemporanea grazie alle suggestioni del particolare dettato poetico; così come altre volte un incedere più duro e slegato si vedrà aprire ai temi forti della raccolta con suggestioni sempre più imprevedibili. Ed è allora un poema d’amore e di morte, di distacco e di riavvicinamento, dove la grazia e l’abbandono si plasmano vicendevolmente, così come la frammentazione dell’io e del presente sempre in atto avverano il sogno di una lingua, qui così vera e al tempo stesso evanescente. -
Breve storia del segno della croce
Il simbolo della cristianità, il primo gesto che i fedeli apprendono da bambini; un segno dirompente che ricongiunge il divino e l’umano nel ricordo di una sofferenza che è al tempo stesso liberazione dal dolore terreno: l’atto di segnarsi nel momento del rito appare oggi un’abitudine acquisita sulla quale non ci si pongono domande. Come svela questo saggio, tuttavia, la croce si è fatta portatrice nei secoli di significati complessi, che vale la pena osservare in una prospettiva diacronica, storica e filosofica. A partire dalla discussione – agli albori del Cristianesimo stesso – fra l’opportunità di rappresentare il Figlio di Dio e l’oggetto che lo condusse a morte, il fervore spirituale e la religiosità popolare hanno costruito un intreccio ben più articolato e controverso di quanto si immaginerebbe, per condurre progressivamente al valore unificante del segno della croce come testimonianza di appartenenza a un credo che, al suo centro, non deve dimenticare di avere proprio Colui che su quella croce fu appeso. Arricchito dalla prefazione di mons. Giorgio Demetrio Gallaro, il testo interesserà tanto i credenti quanto chiunque sia desideroso di approfondire l’argomento in ottica laica. -
Piccole cose. Ediz. illustrata
La forma poetica giapponese dell’haiku è ormai nota anche ai lettori italiani e talvolta, come in questo caso, felicemente praticata: adattata alla lingua e alla cultura occidentale, genera frutti ibridi dal gusto sempre nuovo. Il suo schema metrico preciso non costituisce una gabbia ma, come ogni struttura compositiva nell’arte o nella musica, diventa una cornice sottile all’interno della quale liberare un personale esercizio di creatività e pazienza. Nell’interpretazione che ne dà l’autore, il metodo dell’haiku conserva il carattere contemplativo delle sue origini. I brevi componimenti raccolti in questo libro restituiscono un’attitudine millenaria, eppure certo non obsoleta, verso l’osservare e registrare le Piccole cose: quasi un’espressività inversa, una direzione passiva, nella quale è l’animo del poeta a rimanere immobile e ricevere il mondo che intorno si muove. -
Non sono morti gli dèi. Kavafis e l'eredità dell'Ellenismo. Testo greco a fronte
Kavafis aveva l’abitudine di selezionare con estrema cura i componimenti che considerava validi; li conservava in ordine cronologico e vi ritornava continuamente. Solo la morte del poeta pose fine all’incessante lavoro di rifinitura sui versi, cristallizzandoli nella forma in cui possiamo oggi leggerli ed esponendoli, così, alle possibilità della traduzione in altre lingue. Trasportate in culture vicine ma di idioma differente, come è la nostra, le poesie di questo straordinario autore possono essere osservate un po’ più da lontano, e suscitare (come i panorami mediterranei) nuove prospettive di interpretazione. È ciò che è accaduto ad Aldo Setaioli, curatore della raccolta: ha estratto dalla (tutto sommato esigua) produzione superstite di Kavafis le liriche che hanno un legame esplicito con la letteratura e la mitologia dell’antica Grecia, e con la storia e la cultura della terra d’origine e – soprattutto – dei nuovi paesi ai quali l’ellenismo si era esteso con la conquista di Alessandro Magno; quindi, le ha ridisposte in un ordine logico, ben più che cronologico, in base al periodo storico cui riservano qualche riferimento. Il risultato è sorprendente: un modo assolutamente rispettoso di leggere l’opera, ma anche nuovo, profondamente illuminante, rivelatore di significati che forse finora erano sfuggiti a molti. -
Behind the Nobel. Interviste a sette premi Nobel sul dopo vittoria
Che cosa succede ai vincitori di un premio Nobel, quando la cerimonia è finita e loro tornano alle proprie vite? Il giornalista curatore di questa raccolta lo ha chiesto a se stesso, e ha deciso poi di domandarlo direttamente a loro. Le interviste raccolte vanno molto oltre il commento ufficiale da conferenza stampa: ciò che emerge è una vera meditazione sul tema del destino dell’individuo dopo il conferimento di un’onorificenza tanto prestigiosa e “ingombrante”. I contributi dei vincitori (due Nobel per la Pace e cinque scienziati) rispondono a questioni profonde come i misteri dell’Universo: che cosa succede all’equilibrio personale, di fronte a un evento del genere? Come si gestisce la responsabilità nei confronti del futuro del Pianeta e delle giovani generazioni? È difficile mantenere una coscienza intellettuale integra quando ci si trova una somma del genere a disposizione? L’impressione che se ne ricava è che l’investitura amplifichi la natura dell’individuo senza distorcerla: dietro al nome che viene proclamato c’è sì un essere umano, imperfetto come tutti; ma c’è anche un’intenzione radicata di servizio verso il mondo, che si attua (prima e dopo la premiazione) nella ricerca, nell’attivismo, nell’esercizio della politica. Prefazione di Ana Blandiana. -
La verità di carta. A cosa servono gli archivi?
Se pensiamo a film o romanzi su scoperte e misteri da risolvere, quasi certamente identificheremo un momento in cui il protagonista si intrufola tra i vecchi faldoni di un archivio in cerca di indizi. Gli archivi però non sono solo questo. Servono anche al quotidiano che li produce per le proprie esigenze e hanno molte e diverse finalità. Gli archivi, sia analogici sia digitali, sono al tempo stesso strumenti politici, sociali e culturali. Pur non sfuggendo a una mediazione fra tecnica e soggettività, la sistematizzazione dei dati istruisce l’uomo contemporaneo a vivere in una società dalla struttura sempre più complessa. Questi «castelli di carta» – scrive l’autore – «ci inchiodano ai fatti» e ci danno tutti gli elementi utili a interpretare la realtà. Non dicono necessariamente la verità, ma ci consentono di formulare ipotesi sui molti presenti da cui essi provengono. Negli archivi troveremo la memoria dinamica della nostra specie, la chiave di lettura, il piacere dell’indagine e, forse, una verità di carta, tra le molte possibili. -
Sermones. Satire sul presente
Lo studio della tradizione, in questo caso quella letteraria in lingua latina, non ha l'unico scopo di approfondire la conoscenza, né il solo risultato di comprendere meglio il mondo moderno e l’umanità nelle sue dinamiche immutabili. L’antichità può essere infatti anche fonte di ispirazione creativa: così accade al grande studioso della classicità Michael von Albrecht, il quale trae dalla propria profonda competenza spunto per provarsi a sua volta negli esametri latini. Ecco nascere i nuovi componimenti poetici raccolti in questo volume, che riproducono le strutture del tempo ma veicolano un significato contemporaneo. La vena polemica (ma con leggerezza) tipica della satira oraziana si applica quindi ad argomenti ben presenti, come lo spreco alimentare, la condotta dei padroni di cani o la recente pandemia. Un connubio interessantissimo, che delizierà i latinisti, e che viene reso disponibile in una forma altrettanto appagante tramite la sapiente traduzione poetica di Aldo Setaioli. -
Etnografie Sonore-Sound Ethnographies (2018). Ediz. bilingue. Vol. 1-2
Etnografie Sonore / Sound Ethnographies è un semestrale peer reviewed, multimodale, pubblicato online e a stampa, con contributi in italiano e in inglese. Nasce dall'esperienza di ricerca dell'etnomusicologia italiana e si propone come terreno di incontro in ambito internazionale per tutte le prospettive di indagine che affrontano la complessità e la trasformazione delle pratiche musicali. Incoraggia uno sguardo etnografico, volto alla documentazione e all'analisi dei comportamenti sonori, coreutici, sociali a livello individuale e di gruppo. -
«Le astuzie di Bertoldo» di Luigi Ferrari Trecate ovvero gli equivoci della semplicità
La figura del Bertoldo ""l'arguto contadino"""", è quella di un eroe popolare nato nel Seicento per mano di Giulio Cesare Croce e che nel Settecento ha destato l'interesse di librettisti come Goldoni e Da Ponte. Bertoldo è il semplice, il saggio, l'astuto e il sincero popolano della campagna emiliana, l'eroe che dialoga alla pari con il Re e ridicolizza la cultura del palazzo. Il contadino dalle scarpe grosse e il cervello fino, emblema di quel mondo alla roversa figlio delle libertà del carnevale. Luigi Ferrari Trecate il """"musicista delle fiabe"""" con l'opera giocosa in tre atti Le astuzie di Bertoldo rilancia l'interesse verso questo eroe alla roversa, negli anni in cui l'umanità si confrontava con il proprio doppio: da una parte l'uomo spendeva le sue migliori energie nelle grandi scoperte e nelle invenzioni, dall'altra presentava l'aspetto peggiore della sua anima nel dramma delle due guerre mondiali. Un'opera che ha riscosso successo nei principali teatri italiani per finire poi nell'oblio della storia. Cosa ci sanno raccontare ancora Le astuzie di Bertoldo e la musica di Ferrari Trecate?"" -
Giuseppe Verdi. Le nozze di musica e dramma
Quanti racconti di vita, e quante trattazioni d'opera ha avuto Giuseppe Verdi nel tempo. A volte unitamente, a volte separatamente. A volte bene, a volte benissimo: e potrebbe bastare. Ma fra l'agile monografia che divulga e l'acuta musicologia che ricerca, questo grosso libro spera d'aver trovato una terza via mettendo sott'occhio, articolando e scavando un po' tutto assieme: i libretti con le loro fonti e forme, gli spartiti con le loro arie e romanze, i personaggi con le loro voci e interpretazioni, i libri con i loro tagli e linguaggi. E poi molte curiosità: cosa saranno la cornice dei Lombardi, il bivio di Macbeth, la giostra del Ballo? perché i massimi cantanti verdiani compongono un Parnaso e un Lavaredo? come si espressero su Giuseppe Verdi Carducci, Panzacchi, Pascoli, Torchi, Bacchelli? Sfiora le 750 pagine il libro di Piero Mioli, fra i più affermati studiosi e divulgatori dell'opera lirica italiana, riuscendo così a conciliare efficacemente i molteplici aspetti dell'universo verdiano: dagli aspetti biografici all'analisi della musica, dal racconto delle vicende impresariali alla narrazione degli exploit. -
Carlo Gesualdo
Carlo Gesualdo conservatore o innovatore? Manierista o nunzio dell'incipiente barocco? Genio anticipatore o artista spurio e decadente della polifonia cinquecentesca al tramonto? Quale il rapporto fra la produzione musicale - dal madrigale al mottetto alle canzoni -, la grande storia e la vita di un artista che ha segnato una svolta nella musica europea? Sono tutte domande alle quali la sola storia della musica non poteva e non può rispondere. Lo storico Cogliano raccoglie una cospicua quantità di materiali inediti per ricostruire la vita del ""Principe dei musici"""" inserendola nell'epoca, nella cultura e nei suoni ai quali appartenne."" -
Sindhen. Il canto femminile nell'isola di Giava
Il volume è uno studio etnomusicologico secondo l'approccio ""bi-musicale"""" sulla tradizione di canto femminile denominata sindhen. Fiorita nelle corti di Yogyakarta e Surakarta (Giava centrale, Indonesia) tra i secoli XVIII e XIX, in un periodo di restaurazione dei costumi, la prassi sindhen si è diffusa enormemente fino a divenire una delle tradizioni vocali più rappresentative della cultura indonesiana. I requisiti fondamentali della sindhen indicati come rupa (""""aspetto""""), guna (""""conoscenza"""") e swara (""""voce"""") sono quelli che ancora guidano le cantanti odierne che aspirino ad esibirsi nei contesti più tradizionali nonostante la forte apertura alle innovazioni del secolo corrente che determinano nuove trasformazioni nella prassi canora e nella concezione dell'artista femminile nella società. La presentazione del volume è di Giovanni Giuriati.""