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Un uomo di carattere
Daniele Bausa, pittore dilettante, rimane affascinato dal giardino in semirovina di una villa. Il nuovo proprietario, Erasmo Stiler, vuole trasformare quel giardino in un miracolo d'ordine. Fra i due uomini si stabilisce un'intesa, una specie di amicizia. Bausa è testimone anche di una storia d'amore fra Stiler e una donna bellissima che non vede di buon occhio gli ideali estetici del suo quasi-fidanzato, ma anzi si pone come una violazione di quei principi. I protagonisti dovranno decidere se abbracciare la vita con i rischi che essa implica, o restare abbarbicati alla sicurezza del proprio giardino dove neppure gli uccelli possono entrare ad alterarne la simmetria. -
Un' idea dell'India
Il libro è il reportage di un viaggio fatto da Moravia nel '61 in compagnia di Pasolini e della moglie Elsa Morante. Questo itinerario indiano consente a Moravia di offrire un'immagine viva e fuori dall'ordinario di un paese che faticosamente, tra mille contraddizioni, si avviava verso un moderno riscatto sociale. Quel che conta non sono tanto le notazioni paesistiche e di colore, ormai topiche, quanto lo smascheramento delle cause della falsa opulenza e della tragica indigenza del paese. La degenerazione superstiziosa di concezioni religiose come il brahamanesimo, il buddismo e il jainismo, non fanno che completare questo desolato quadro sociale. -
Argo il cieco
«Fui giovane e felice un'estate, nel cinquantuno. Né prima né dopo: quell'estate. E forse fu grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; [...] e che angele ragazze si spenzolavano dai davanzali, tutte brune. Quella che amavo io era la più bruna.»«Scrive Leopardi in un luogo della sua Storia del genere umano: ""E Giove seguitò dicendo: avranno tuttavia qualche mediocre conforto da quel fantasma che chiamano Amore."""" Non diversamente il protagonista di queste pagine (lo stesso autore, forse; ma forse no, a dispetto della coincidenza onomastica), assediato dall'inverno in un albergo romano, rievoca, per medicina dei suoi accessi d'angoscia, antiche venture di cuore nel Sud, al tempo della gioventù. Ne risulta uno sdoppiarsi dell'io parlante in due città ed età diverse sotto due maschere alterne, in altalena perpetua fra abbandono e impostura, sfogo ingenuo e farnetico astuto. Un diario-romanzo, insomma, che via via può leggersi come ballata delle dame del tempo che fu, o come Mea culpa di un vecchio che vanamente si ostina a promuovere in leggenda, attraverso ilarotragici ingranaggi di parole, la sua povera """"vita nova"""".» (Gesualdo Bufalino)"" -
Il mito di Sisifo
«Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo.»rnrnQuesto libro, pubblicato nei 1942, quando Camus non aveva ancora trent'anni, intende ripensare ""la filosofia dell'assurdo"""" e si inserisce in una precisa tradizione che, da Kafka a Gide, da Kierkegaard a Nietzsche, offre una altissima testimonianza della crisi spirituale che caratterizza il Novecento. «Il mito di Sisifo» si configura come un'opera insieme di confessione e di riflessione filosofico-letteraria di un uomo che esce dalla giovinezza e prova a cimentarsi con il pensiero del suo tempo e, incrociando il ferro coi padri dell'esistenzialismo, mira a conquistarsi un pensiero originale. L'""""assurdo"""" è una presa di coscienza preliminare a ogni regola di vita, ma segna solo un momento di passaggio. Il ragionamento rigoroso, unito a una fondamentale esigenza chiarificatrice, dimostra che anche la desolante dottrina dell'esistenzialismo, allora dominante, contiene qualche accenno di speranza. Prefazione di Corrado Rosso. Cronologia di Annalisa Ponti."" -
Il riso e il pianto. Una ricerca sui limiti del comportamento umano
L'autore intraprende una dettagliata analisi del riso e del pianto, collocandola nel contesto dell'antropologia filosofica dove l'uomo è tutto unitario in cui fisico e psichico non sono che aspetti diversi di una inscindibile realtà naturale. Il riso e il pianto sono solo manifestazioni reattive che danno espressione somatica al vissuto di opposti stati fisici o interiori? Non si danno forse anche casi in cui si ride nel dolore o si piange di gioia? Si tratta allora di semplici 'errori di espressione', di momenti di 'confusione'? -
Wittgenstein. Il dovere del genio
Come scrive Michele Ranchetti nella prefazione a questa biografia, ""... è difficile trovare nella storia delle grandi vite di filosofi, di musicisti, di scrittori, di artisti, una vita che sia stata fatta coincidere con un esercizio così assoluto della ricerca della perfezione"""". Ray Monk affronta in questo libro i drammi intellettuali ed umani di Wittgenstein, come la sua lacerata omosessualità, ricomponendo in un racconto scorrevole e vivace due percorsi paralleli: l'evoluzione del pensiero di un genio e la sua vita."" -
Come salvarsi la vita
Che cosa è successo a Isadora una volta uscita dalla vasca? Ha imparato finalmente a volare? Tre anni dopo le vicende di ""Paura di volare"""", l'autrice riprende in questo libro la storia. Con due matrimoni e un romanzo di successo alle spalle, isadora è ora più matura, più saggia e in un certo senso più infelice. A uno a uno vengono esplorati e distrutti i miti della fama letteraria, di Hollywood, delle """"soluzioni"""" del lesbismo e dell'amore di gruppo, per arrivare infine alla conclusione che è possibile e doveroso salvarsi la vita. Isadora scopre come fare e ci risce."" -
Corrotto
L'ingegnere Mourad è un uomo onesto e colto, eppure fatica a garantire alla famiglia un livello di vita decoroso. Così quando un giorno trova un mazzetto di banconote nel fascicolo di una pratica che sta seguendo, intasca e tace. Ma quel gesto trasforma la sua esistenza. Certo può condurre una vita più agiata, offrire ai figli ciò di cui hanno bisogno, riprogettare il proprio futuro anche lontano dalla moglie. Ma la vertigine della trasgressione e della paura si è insinuata dentro di lui fino a stravolgere i più consueti momenti della quotidianità. Mourad apprende quale sia il vero prezzo della corruzione: il sospetto e l'angoscia. -
Il monaco
Il monaco è Ambrosio, in odore di santità, ammirato da tutta Madrid per le sue parole trascinanti. Il tentatore è Matilde, la donna demoniaca travestita da novizio, la splendida maga perversa. Negli anni '30 Antonin Artaud fece del romanzo gotico di Lewis una sorta di ""copia francese"""". Ed è nella versione di Artaud, con una prefazione di Nico Orengo, che Bompiani ripropone il testo."" -
I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine
In questo saggio Caillois tenta una classificazione di attività e regole apparentemente lontane dal gioco. Sottolinea così una possibile differenziazione delle pratiche ludiche, riconducendole tutte a quattro modalità fondamentali: la competizione, la sorte, la maschera, la vertigine. Queste coordinate si combinerebbero di volta in volta tra loro, determinando le due facce, opposte e complementari, del gioco. Questo libro è un esempio di curiosità intellettuale e un classico dell'antropologia umana. -
L' uomo invaso
I racconti de L'uomo invaso appartengono al Bufalino più ""classico"""", sebbene risentano di un'impronta particolare. Le storie che vi sono raccontate sembrano apparentemente lontane tra loro per luogo, epoca, umore ma in realtà sono unite da un filo comune, in un disegno coerente e unitario che le fa assomigliare a tanti capitoli di un unico romanzo. L'uomo invaso è infatti il racconto dell'uomo solo che nell'imminenza della morte fa appello alla memoria (privata, storica, culturale) per conquistarsi un'identità definitiva, e finalmente essere in grado di capire. Gli eroi di queste fiabe o racconti sono colti in bilico tra passione, cabala e realtà."" -
Fughe da fermo
Un amore lancinante, quello di Federico per Cristina l'indifferente, un amore la cui vanità è insieme motivo e risultato del suo essere sentimento ossessivo, puro e irrinunciabile. La risposta, che non trova in lei, la cerca allora in un simulacro di vendetta fatto di azione pura, scadente e umanissima: travestiti, filmetti porno, sbronze di mescal, risse in discoteca, donne migliori di lei, ma peggiori perché disponibili. E poi l'odio per il sistema, i piani per aggredirlo, colpirlo, ferirlo; ma anche qui ogni tensione è innescata solo dall'ansia di farsi prendere in considerazione e di qualificare l'attualità, e quindi destinata a esiti impacciati e ridicoli. Da questo romanzo il film diretto da Edoardo Nesi. -
Diario. Vol. 2: 1934-1939
Questo secondo volume del diario di Anais Nin comincia con l'arrivo a New York, dove Otto Rank l'ha chiamata per aiutarlo nel suo lavoro di psicoanalista. È il successo, con Rank e con i pazienti; è la vita varia, pulsante, brutale della città nuova; è la riconferma della propria vocazione di scrittrice. Ritorno in Francia, nuove amicizie, nuovi incontri, dubbi e messe a fuoco sempre più precise delle proprie scelte umane e artistiche. Ma lo scoppio della guerra civile spagnola e poi della Seconda guerra mondiale mette fine a tutto un modo di vivere costruito con fatica e amore. Il volume si chiude con una seconda partenza per New York, non più all'insegna dell'avventura e della scoperta, ma in fuga, con smarrimento. Prefazione di Antonio Debenedetti. -
Diario. Vol. 3: 1939-1944
Per Anaïs Nin saranno anni difficili, questi primi anni Quaranta a New York, anni di frustrazione e di isolamento, ma anche di maggior consapevolezza di sé e quando il terzo volume del diario si chiude, sull'anno 1944, la Nin è ormai una scrittrice nota e ammirata negli Stati Uniti. In Europa e nel mondo infuria la guerra e nel diario ne arrivano continui gli echi, a suscitare reazioni smarrite e impotenti. Contro la distruzione e l'orrore della guerra, come contro orrori più vicini e domestici - la situazione dei neri, le malattie o il bisogno di denaro da parte dei suoi protetti - Anaïs Nin tenta di costruire un suo mondo ""vivibile"""", fatto di amicizia e di amore, di cure sollecite per le persone che le sono più care. Prefazione di Antonio Debenedetti."" -
Diario. Vol. 4: 1944-1947
1944: sono anni, ormai, che Anaïs Nin vive a New York, eppure la costante di estraneità e disagio è sempre viva in lei. Rifiuta l'integrazione in un mondo unidimensionale e cristallizzato, lotta contro l'ottusità, il grigiore delle persone che incontra, che non sanno cosa sia la gioia, la serenità, la musica, che ""sono o fatte d'acciaio e cemento o ridotte a cavallo da soma"""". L'unica via da seguire, l'unica risposta a un modo di vivere autentico, è sempre la stessa: concentrazione sul rapporto di ogni di ogni singolo con i suoi singoli e con le cose. Il mondo di Anaïs Nin esclude ogni forma di snobismo, ogni essere umano è unico e irripetibile ed è per questo che nel suo diario troviamo lo stesso interesse per sconosciuti e personaggi celebri. Prefazione di Antonio Debenedetti."" -
Diario. Vol. 5: 1947-1955
Inverno 1947: Anaïs Nin è in Messico e si sente invasa di gioia, in armonia con la natura e con ""il ritmo dei nativi"""". Il suo ritorno negli Stati Uniti costituisce un duro impatto con la realtà, realtà che, affrontata sul piano dell'arte, non costituisce un rifiuto di responsabilità, ma un'ossigenazione psicofisica per sopravvivere. La Nin si sente spezzata: arte e vita sono due momenti diversi e inconciliabili, solo la natura le dà sollievo, solo il suo essere nella natura costituisce per lei un momento di coesione e sintesi. È un periodo di ribellione e di ripensamento per la donna e per la scrittrice. Dopo quattro anni di analisi, la Nin ha superato la crisi, ha debellato la nevrosi, è libera, piena di voglia di vivere e di dedicarsi alla scrittura. Prefazione di Antonio Debenedetti."" -
Diario. Vol. 6: 1955-1966
Si ritrova ""nel presente"""" e vuole trasmettere agli altri il frutto di anni di esperienza come donna e come scrittrice: la felicità sta nelle piccole cose, non nelle vette dell'estasi. Nel sesto volume del suo diario Anaïs Nin non è più la protagonista: questo sarà """"il diario degli altri"""". Anaïs realizza ritratti acuti, vivi e severi. Ammira Simenon; ama Bergman; giudica Beckett troppo intellettuale, Simone de Beauvoir oggettiva e disperante; capisce Ginsberg e Corso, il loro surrealismo e la loro ironia selvaggia; rimpiange di non aver potuto incontrare la grande e altera Djuna Barnes; si abbandona a riflessioni su fenomeni letterari e no (il commercialismo nell'arte e nella vita americane; la validità della musica elettronica; la forza del jazz come espressione di vita, ritmo ed emozione; l'intellettualismo di Huxley; la profondità di Ionesco). Anaïs Nin vive scrivendo; e la vita è il movimento verso la rivelazione, il passaggio dal mistero alla chiarezza. Il suo Diario """"è un campo d'azione che copre tutte le strade oscure dell'anima e del corpo alla ricerca della verità ... Registra mille anni di femminilità, mille donne"""" Prefazione di Antonio Debenedetti."" -
Fanny
Da quando la piccola Fanny viene trovata sulla soglia della ricca dimora di Lord Bellars, è tutto un susseguirsi di colpi di scena, di avventure di terra, di mare e di letto, di ritrovamenti e di scherzi del destino. Fanny è una donna ""liberata"""" del XVIII secolo, un'eroina bellissima e intrepida che impara, nel corso di lunghi anni, tutto quanto c'è da sapere per sopravvivere e prosperare, essendo donna, in un mondo fatto a misura d'uomo."" -
Fuochi
Con una prosa tesa e ornata, Fuochi è un'opera «assolutamente ardente», un libro sulla passione d'amore, sulla sua esorcizzazione, glorificazione e trascendenza.«Nato da una crisi passionale, Fuochi si presenta come una raccolta di poesie d'amore, o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra di loro sulla base di una certa nozione dell'amore. Come tale, l'opera non ha bisogno di commenti, in quanto l'amore totale, imponendosi alla vittima come malattia e insieme come vocazione, è da sempre una realtà dell'esperienza e un tema tra i più visitati della letteratura. Si può tutt'al più ricordare che ogni amore vissuto, come quello che ha dato origine al libro, si fa e poi si disfa all'interno di una determinata situazione, grazie a un complesso miscuglio di sentimenti e di circostanze che in un romanzo formerebbero la trama stessa della vicenda mentre in una poesia sono il punto di partenza del canto.» (dalla Prefazione dell'autrice) -
Maledetti architetti. Dal Bauhaus a casa nostra
Tom Wolfe, padre del ""giornalismo d'opinione"""", tratta qui della """"perdita della qualità della vita"""" sotto il profilo dell'architettura. Lo scatolone di vetro è il comune risultato delle diverse tendenze che hanno animato quest'arte negli ultimi cinquant'anni: sull'impronta di Gropius, il celebre fondatore del Bauhaus, e Le Corbusier, massimo teorico del razionalismo, gli architetti europei sbarcati in America negli anni Trenta esercitarono un vero e proprio colonialismo intellettuale. Nacque così l'International Style, che ispirò palazzi di vetro, cemento e ferro, pressoché identici: privi di colore e linee curve. Ora la gente in quegli edifici tristi e scomodi non vuole più abitare, ma le soluzioni proposte dall'architettura postmoderna si limitano a riflettere e deformare i fantasmi del passato. """"Nuovi scatoloni di cristallo rivestiti di lastre specchianti in modo da riflettere gli edifici vicini, anch'essi scatoloni di cristallo, e distorcere così quelle noiose linee rette, facendole sembrare curve"""".""