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La grande distruzione
Tutti i personaggi della ""Grande Distruzione"""" sono quantomeno moralmente discutibili, per non dire esecrabili a prescindere dalle gerarchie, - basti vedere il caso di Arysen, l'addetto alle pulizie con sogni di gloria, assorbito per primo dalla logica capitalista - e non riescono mai a costruire fra loro relazioni sincere, profonde e disinteressate. Quindi uno degli aspetti più fortemente drammatici messi in luce dal romanzo, è proprio quello che riguarda la distruzione dei legami sociali, parallelamente all'esibizione di intenzioni diametralmente opposte come la creazione di servizi che permetterebbero di annientare questa solitudine, o perfino di creare legami di amicizia profondi e duraturi, con evidenti scopi pubblicitari ovvero puramente commerciali. La logica del profitto sta alla base di questo sistema che la Powell analizza indirettamente, mettendo in risalto tutte le contraddizioni, la miseria umana, opponendo a esse un sarcasmo a volte cinico."" -
Piò piò fa il galop
Il titolo del volumetto ""Piò piò fa il Galop"""", rimanda immediatamente a componimenti in versi di origine popolare: cantilene, scioglilingua, componimenti epico-lirici che, nei gruppi etnico-linguistici Friulano-Bellunese, ebbero una fiorentissima tradizione, sia scritta che orale. Con questo, e soprattutto con il rivivere la sottile ironia, la """"sconfitta"""" saggezza popolare, che trapela, di volta in volta nella raccolta, in dialetto friulano, ma con vaghi accenti bellunesi, Carlo Marcello Conti s'immette puntualmente e profondamente nell'io più vivo della terra di elezione, fino a cogliere le cause sofferte, vitali. Superando una facile determinazione etnico-linguistica, o peggio, un """"revival"""" di maniera, il poeta offre al lettore contemporaneo questa raccolta di liriche, in tutto il loro valore di dramma esistenziale: nell'estenuata ricerca di purezza stilistica e contenutistica: nella elaborazione di una forma metrica, quella del poemetto epico-lirico, che segni l'ideale congiunzione fra passato e presente. Ed è in questa coerenza storico-poetica che noi troviamo il pregio maggiore della poesia di Conti e di tutta la poesia contemporanea. Non """"facile"""", più difficile a farsi che a capirsi, una poesia che viva nella vita ed operi in essa, liberata ormai dai cieli del metafisico e dell'irrazionale, per un più rinnovato e solido impegno nell'umano."" -
Il profumo della jacaranda
I primi di dicembre, sotto un sole estivo, Andrea arriva a Città del Messico. Dopo varie tappe nel Paese, con le sorelle Montero, giungono a San Luis de la Cruz, la residenza di una parte della famiglia. Le prime settimane scorrono senza intoppi. Durante una visita a Zacatecas, sotto un'insolita nevicata, una telefonata annuncia che il suocero di Marisol Montero, Ramón Martínez, da ventiquattro ore non è rientrato a casa. Devono passare due giorni di un'insostenibile attesa prima che si manifestino i narcos: Ramón è stato sequestrato. Gravata da un alto livello di corruzione, la polizia è meglio non chiamarla, si potrebbe rivelare più pericolosa che utile... I guai non arrivando mai soli, al rapimento di Ramon si aggiunge la scomparsa di Ynez, cugina di Marisol e Victoria Montero. Ragazza dal comportamento strano e imprevedibile, costei è sempre stata la preoccupazione della famiglia. Andrea vive dall'interno lo svolgersi dei drammi. È spettatore e attore insieme e, parallelamente, via digressioni e flash-back, rivanga storie sue e storie messicane (Teotihuacán, Oaxaca, Monte Alban, Tulum), ""incontri"""", via riferimenti-reminiscenze, con personaggi che hanno tracciato e fatto una parte della storia e della storia culturale e artistica del paese, a sapere: Villa, Zapata, Cortés, Bernal del Castillo, Diego Rivera, Frida Kahlo, Trotskij, Tina Modotti, Octavio Paz… Quest'ultimo, ergendosi a coscienza benevola dei suoi contemporanei, lo """"ammonirà"""" a più riprese insistendo sul fatto che il Messico, che Andrea conosce e vede, non è quello reale, ma un altro, un popolo che vive, al contrario dei suoi vicini del Nord, in un altrove più fantasioso e introverso, imprigionato in una sorta di vissuto e di aporia, che non ha ancora saputo scegliere tra l'antichità precolombiana e quella della modernità."" -
Voci del nostro tempo
Tra il 1980 e il 1981 Morandini collabora con Radio Capodistria per tracciare un'appassionata Storia radiofonica della letteratura contemporanea, che tratti di poesia, di scrittori e di scrittrici nell'Italia tra Otto e Novecento e nel Friuli contemporaneo. «Ad introduzione di questo primo ciclo di trasmissioni [...], credo sia necessario un discorso d'avvicinamento ai problemi - seppur schematico - attraverso una piccola mappa delle posizioni e, contemporaneamente, una brevissima dichiarazione di metodo. Desidero, infatti, avvertire gli ascoltatori che procederò per centri d'interesse, piuttosto che in maniera storico-espositiva lineare, che tenterò d'indagare situazioni invece di comporre un asettico sommario della letteratura friulana, e che, dal presente, mi inoltrerò nel passato - con piccoli spaccati d'epoca o medaglioni d'autori - ogni volta che ne sarò sollecitato dal particolare argomento trattato o da trattare. Ciò perché preferisco a certi compunti metodi accademici un'indagine - se possibile - più a caldo, più viva, anche se certamente più compromettente» (L.M.). -
Dante perché... Guida alla lettura della Divina Commedia
Dante perché è titolo con l'indicazione di una vasta congerie di motivi per cui il poeta fiorentino ha diritto di essere iscritto a una sorta di perenne attualità, valida ovviamente anche in questi tempi dove la velocità dei mutamenti consuma le certezze apparentemente più salde. D'altro canto Italo Calvino (Perché leggere i classici, Mondadori, 1981) lo ribadisce con la categorica affermazione: ""Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire"""". Luigino Moreale vi ha trovato il combustibile per un'esperienza intellettuale che ha tradotto in evidenza scritta, percorrendo puntualmente i 100 canti della Divina Commedia """"a volo d'uccello"""" e creando di volta in volta un """"cantuccio personale"""" per una nota critica in margine, che è ulteriore elemento di connessione tra l'epoca odierna e il testo dantesco."" -
Ogni cuore è pieno di stanze
L'autrice non ha mai pubblicato finora i suoi componimenti, messi a concorso solo in un paio di occasioni, per la volontà di ""non separarli"""". Le sue poesie sono senza data perché alcune nascono in pochi minuti, altre nel corso di decenni in quanto """"le parole si cercano, a volte anche a lungo e solo quando si trovano danno vita al loro destino""""."" -
Aghios. Quaderni si studi sveviani. Nuova serie. Vol. 2
Di fronte al gran numero di periodici di critica letteraria sul mercato, la comparsa di un altro titolo potrebbe generare qualche perplessità o dubbio. ""Aghios"""" non vuol essere l'ennesima rivista di carattere antologico o di varia umanità, ma intende solo coprire uno spazio specifico. Fino ad ora, Svevo era rimasto uno dei pochi """"classici moderni"""" ai quali non era stato dedicato un periodico di saggistica e di informazione per dar conto dei lavori in corso intorno alla sua opera. Ed è proprio questo il compito che """"Aghios"""" intende svolgere. Si sta lavorando intensamente - da varie parti - per approntare edizioni filologicamente attendibili o per analizzare documenti e materiali che potrebbero produrre risultati utili a questo scopo. Studi sull'opera di Svevo vengono pubblicati in gran numero, in questi anni, in Italia e all'estero. Numerose continuano a essere le traduzioni in tutti i Paesi del mondo. Di qui la necessità, soprattutto, di uno schedario sistematico di queste pubblicazioni, e di rassegne periodiche dell'attività di studio intorno all'opera sveviana. """"Aghios"""", dunque, accanto a una sezione di apertura, nella quale verranno pubblicati saggi e articoli su vari aspetti dell'attività dello scrittore, conterrà - in ogni numero, un numero all'anno - una sezione di documenti e rari, una rubrica di testimonianze di scrittori intorno al loro rapporto con l'opera di Svevo, una serie di rassegne della critica e uno schedario sistematico della produzione editoriale ed esegetica. Un notiziario darà, inoltre, conto di iniziative di ricerca in corso, di convegni, di seminari, di spettacoli e di tutte le attività e manifestazioni che interessano direttamente o indirettamente la figura e l'opera dello scrittore triestino."" -
Poems, nonsense & songs
Presso la National Library of Scotland a Edimburgo è conservato uno dei primi Sketch Books o quaderni per appunti di Edward Lear (1812-1888). Si tratta di una ottantina di pagine, numerate a matita (solo le pagine, non le facciate), non sempre in modo regolare. Esso contiene una serie di disegni, eseguiti a matita, e di acquerelli dipinti su cartoncino o fogli da disegno e poi ritagliati e incollati sulle pagine dello stesso, oltre ad alcuni testi poetici, tra cui tre di sua composizione. È uno dei tanti Sketch Books che Edward Lear, fin da ragazzo, portava con sé e continuò a farlo per tutta la vita, su cui eseguire schizzi dal vero, segnare degli appunti, annotare suoi versi o di altri poeti mentre ne leggeva le opere. Il materiale è per lo più inedito ad eccezione delle sue tre composizioni, che furono pubblicate nel 1950 nella Poetry Review, a cura di William M. Parker, oltre ai testi non suoi. -
Il sorriso di Antonello
"Nella causa di quel relasso, che ne' suoi essamini si scuopre atheista, ella proceda avanti co' debiti termini di giustitia anco per trovare i complici. Et per essere la sua causa gravissima, vostra reverentia mandi copia del suo processo o almeno sommario"""". Così scrive da Roma il 14 agosto 1599 il Cardinale Giulio Santori all'inquisitore fra Girolamo Asteo. Lo stesso cardinale aggiunge parole più insistenti: """"Non manchi Vostra Reverentia di procedere nella causa di quel contadino della diocese di Concordia, inditiato di haver negata la virginità della beatissima sempre Vergine Maria, la divinità di Christo signor nostro, et la providentia di Dio e esseguisca virilmente tutto quello che conviene secondo i termini di giustitia"""". Anzolo da Portogruaro, autore di queste memorie, suo malgrado, viene a conoscenza di questa storia. Di lui si sa solo che nel 1605 ha dipinto una pala d'altare raffigurante Sant'Elena e il ritrovamento della croce, ora in duomo a Valvasone. Anzolo, in tarda età, raccoglie i suoi ricordi a partire dal 1584, quando intraprende, via acqua, un viaggio per Venezia. Qui incontra un giovane in fuga, Bortolo, un seguace di Domenico Scandella detto Menocchio, appena arrestato dall'Inquisizione per eresia. Le sue memorie, alternate da riflessioni religiose, morali e politiche, si concludono quando, nel 1599, il mugnaio viene condannato al rogo." -
Solfeggi d'anima. Soul solfeggio. Die Noten der Seele
"Eructavit cor meum verbum bonum"""", dice il Salmista (nella traduzione di San Girolamo, la Vulgata) - """"il mio cuore prorompe in una parola buona"""". Così anche Maria Grazia Maramotti, nella sua nuova collezione di poesie """"Solfeggi d'Anima"""", che scaturisce direttamente dal cuore e raggiunge sia il cuore che la mente del lettore. Con uno sguardo cosmico, la Maramotti ci fa cogliere il pulsare e il divenire dell'esistenza, aprendo il nostro spirito allo Spirito stesso del Dio di Papa Francesco, che si serve di tanti nomi. Lo stile semplice ma non semplicista, sorgivo ed essenziale, comunica la lucidità di un mistero familiare eppure sconosciuto, la cui riscoperta infonde gioia. Vicino al Luzi, Maramotti contribuisce all'opera del Maestro con la mancata componente femminile, colorando di emozione l'alto paradigma intellettuale. Il suo è uno sguardo indispensabile sulla nostra realtà più interiore. Mons. Timothy Verdon (...) C'è un poema onnicomprensivo dietro i versi del suo canzoniere come c'è un'armonia totale, divina, nella quale sono emersi i fasti ed i nefasti dell'esistenza testimoniati dalle nostre emozioni. (...) Siamo, si potrebbe pensare, nelle prossimità di una religione super religiosa e tanto più super rituale al livello di alcuni grandi umanisti orientali, per esempio il persiano Ostad Elahi. (...) Mario Luzi" -
Soréie de denér-Sole di gennaio
Nel «sole di gennaio» Bianca Borsatti osserva sciogliersi il gelo di una condizione umana, che vede scorrere il tempo sull'onda di un potere metamorfico dei processi naturali, e chiede alla poesia di far persistere la fragranza di un passato che ritorna puntualmente a farsi motore primario dell'immaginazione. Il verso, anche quand'è scarno ed essenziale nella sua espressività immediata, martella i suoni di un dialetto musicale e si fa diaframma, che invita il lettore ad oltrepassare il tratto della specificità territoriale - Claut e la Valcellina - e rendere il pensiero duttile nella sua fruizione di universalità del sentire. L'autrice sa toccare la corda del cuore con una semplicità che disarma nell'attimo in cui invoglia all'approfondimento lungo il ritmo di una poesia, che si dilata in una gamma molteplice di opzioni, da quella lenta di un godimento dei tempi e delle cadenze dello sviluppo lirico a quella mossa della meraviglia di un incanto naturalistico. (dalla presentazione di Enzo Santese) -
La gabbia
Un uomo non più giovane giunto a una fase critica della sua esistenza, che si dibatte tra i suoi problemi quotidiani - un amore finito, le delusioni professionali, la malattia di un familiare - dai quali fatica a uscire: è questo il protagonista del romanzo. È una persona ripiegata sui suoi dubbi, i suoi fallimenti, i suoi ricordi, che si rifugia nel grigiore delle sue giornate, scandite da situazioni ripetitive ed uguali, come autodifesa dalla realtà che lo circonda, simile a un animale che si sente al sicuro così nella sua tana. Non c'è slancio, non c'è luce in ciò che fa. Nella sua solitudine e nel vuoto esistenziale che lo opprime, a tratti traspare l'aspirazione o il desiderio nascosto a una comprensione più profonda della vita, rare scintille del suo animo, nella ricerca di qualche certezza. In chiaroscuro altre figure si muovono sulla scena di questa storia, tutte che seguono il loro destino: la moglie sfuggente, con la sua bramosia del vivere e l'emigrante colombiana, con la sua grande umanità, piccolo campionario di situazioni e della natura umana. Una narrazione piatta, di situazioni solite e ricorrenti dà una patina quasi crepuscolare al carattere del protagonista, dal quale si evince maggiormente il suo senso di frustrazione e l'atmosfera di sottile malinconia e di tristezza che gli aleggia intorno e tesse i suoi giorni, a indicare quanto è a volte doloroso e difficile nella vita il cammino dell'uomo, aggrappato all'unico sentimento che lo sostiene: la speranza. -
Il famoso cantastorie dei due golfi
"Vorrei un cantastorie nella mia bisaccia, che canti del bello e del brutto, del bravo e del cattivo, del rosso e del nero, e di tutto quanto ci sta nel mezzo (così pare abbia detto uno spettatore alla fine dello spettacolo)"""" È un libro che chiama e invita a partecipare. Leggendo, prendiamo vita anche noi a fianco delle creature di Clara: quasi per magia, diventiamo tutti """"avatar"""" di Re, Regine o semplici cantastorie..." -
Qualcosa di luminoso
Che cosa sarà questo ""qualcosa di luminoso""""? Una sfera, una scia, un punto, un disco volante che appare nel cielo sopra le acque del lago grande di una cittadina del Piemonte che, pur essendo città di provincia è, invece, città del mondo? È una sera d'inizio estate e l'oggetto scompare velocemente. Alcuni dei personaggi dei racconti qui presenti vedranno questo oggetto misterioso, altri non se ne accorgeranno neppure. È, comunque, qualcosa che sembra offrire alle vite di questi uomini e di queste donne che vivono attorno al lago, e le cui vicende in qualche modo si intrecciano, dalle possibili soluzioni."" -
Regulus
Anno 2076. Sono trascorsi esattamente 30 anni da quando il pianeta Terra aveva rischiato di essere devastato da un E.L.E (Extinction Level Event), dovuto all'asteroide Apophysis; a cui aveva fatto seguito una terrificante tempesta solare con conseguente messa fuori uso, per molti anni, di tutti i sistemi elettronici, digitali, informatici ed elettrici. Ciò aveva comportato un arretramento tecnologico, economico e sociale equivalente a circa 100 anni. Questo ritorno al passato, obbligato e repentino, fu denominato allora: Medioevo Minore. È il 15 agosto, lungo il molo di Malta: un uomo sta ritornando da una passeggiata, quando viene attratto, casualmente, da una coppia di sposini, scesi da una nave da crociera, che stanno parlando tra di loro in un idioma a lui caro. Inizia così un incontro che lo porterà, con i ricordi, indietro nel tempo e che farà rivivere a lui stesso e ai due giovani profonde emozioni. Chi è costui? È Pietro Regolo, caporedattore di uno dei principali giornali dell'isola, o è Alessio Toscano, medico del corpo e dell'anima? -
Verbali d'infrazione
«Franco Trinchero è un grande viaggiatore in versi, con la caratteristica che è soltanto sua di far coincidere luoghi, occasioni, incontri d'arte e di vita con il giudizio morale, il brivido dei sensi, la meditazione sul significato delle cose e delle esperienze, il fervore dei sentimenti e l'immagine della morte; e il tutto è tuttavia attraversato dall'ironia, dal gioco, dallo stupore dell'imprevedibile variazione degli sguardi, dei commenti, delle visioni, delle apparenze e delle apparizioni e delle presenze di figure femminili, come accompagnatrici ora favolose, ora fin troppo carnali, ora fuggenti e allusive. I viaggi di Trinchero sono quelli di un'Europa antica nella quale, d'improvviso, si inseriscono ora in modo grottesco ora in modo sfrenato e corrosivo ora come sfida rivoluzionaria le novità delle mode, delle tecnologie appena inventate, della giovinezza immemore di passato; ma sono anche quelli della sua città, di Torino, e ne pronuncia allora i nomi come quelli dell'esotismo più lontano sull'orlo della geografia storica, delle guide turistiche, degli itinerari d'aerei e treni.» (dalla Nota di Giorgio Bàrberi Squarotti) -
Dalla parte di Ruskin. Debiti artistici e culturali della modernità
Il pamphlet ""Dalla parte di Ruskin, debiti artistici e culturali della modernità"""" traccia una linea ideale di continuità tra la produzione artistica di tre figure emblematiche dell'Ottocento, William Turner, John Ruskin e Marcel Proust. Lo scritto, con una fine analisi letteraria, si propone di porre in evidenza il profondo legame di interdipendenza dei tre artisti, così incredibilmente diversi, comparando alcuni brani scelti delle loro produzioni, sempre mantenendo un occhio attento all'incrocio di destini personali, di cui Venezia rappresenta un anello di congiunzione. L'attenzione del saggio è incentrata in special modo sulla figura di Ruskin, e il suo particolare e nuovo modo di percepire la Natura e l'Arte, oggi meno noto presso il grande pubblico, sottolineandone l'influenza esercitata dall'epoca vittoriana fino a noi. Personaggio di sorprendente attualità Ruskin, per la modernità del suo pensiero anche sociale, non finisce di appassionare e porre nuovi quesiti rispetto al reale portato della sua eredità culturale."" -
La mancanza del tuo dolore
Amante della lettura, del cielo e della terra e così della scrittura, Sara Evangelista nasce sotto il segno dei Pesci, l'11 Marzo del 1995 a Firenze dove vive, quando non si trova immersa nella campagna Toscana. Intraprende gli studi naturalistici e filosofici fino ad affacciarsi al magico mondo della poesia. -
Novecento ai confini
Elio Grasso è quello che in inglese si chiama a poet's poet, vale a dire un poeta quintessenzialmente tale; più precisamente un poeta lirico, nel senso che questo termine ha acquisito lungo la corrente principale del Novecento italiano. Insomma, Grasso ragiona sempre come poeta (e in questo senso mi fa pensare all'indimenticato amico Alberto Cappi). La riprova: Grasso, che è oggi uno dei nostri recensori di poesia più prolifici e più puntualmente attenti, compone le recensioni come qualcosa di simile a poemetti in prosa, senza per questo sacrificare la sua acuminata precisione nell'identificare la voce particolare di ogni autore da lui analizzato. Dall'Introduzione di Paolo Valesio -
Ogni borgo è un poeta
Tutte le favole iniziavano il racconto con c'era una volta in un paese lontano, lontano... Ma i tempi cambiano e così anche le forme si adattano ai nuovi contenuti. Ora c'è il borgo, vicino vicino, che ti dà nuovamente una opportunità di sognare come non mai in questo periodo storico. Tutto questo non è una operazione di nostalgia ma un racconto dell'uomo attraverso i silenzi e il pellegrinare dei borghi. La pandemia ha messo in scacco la città. E dunque c'è necessità di ripensare la città, rendendola più adeguata. Ma la rinascita non può prescindere dal borgo. I borghi hanno in comune la storia millenaria che li rende unici. E per questo sono ""Presidio Slow Poetry"""". Prima ci si sentiva Comunità, ancor prima di essere cittadini. Perché sono le storie che ti rendono unico. È giunto il momento di riattivare un processo culturale rivolto ad animare la Comunità all'interno, come un laboratorio costante. Una proposta di cittadinanza nuova e consapevole che solo la Repubblica dei Borghi conferisce. È una favola moderna. Tutto comincia a Milano nel parco di Trenno, con i miei due nipoti Leonardo e Federico. Il parco visto come proiezione di fantasie, archetipo di mutamento e scoperta. Una storia raccontata dal punto di vista dei bambini che sono i grandi dimenticati della pandemia. Hanno ascoltato per mesi il mondo brontolare. Era necessario includerli e ricominciare da loro. Loro giocano nel parco ma il futuro e la crescita passa e comincia dal passato. I borghi delle valli, delle Alpi, dell'Appennino e delle riviere sono patria del cuore, fino a diventare uno stato mentale.""