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Il pensiero. Rivista di filosofia (2020). Vol. 1: Niccolò Cusano.
"Pensare con Cusano"""", ovvero: ripercorrere la filosofia di Cusano per rintracciare temi e contenuti utili a delineare il senso teoretico della sua opera e a sottolineare aspetti fondamentali nello sviluppo delle molteplici rifrazioni della sua speculazione. Oltre questo lavoro di ricostruzione del filosofare cusaniano, l'intento del volume è quello di evidenziare suggestioni speculative e spunti per la riflessione filosofica che, nel panorama culturale odierno, vede impegnati molti pensatori nella riproposizione di argomenti e nell'approfondimento di tematiche cusaniane nel campo dell'ontologia, della teologia, dell'epistemologia, del pensiero etico-politico. Ambiti nei quali il pensiero di Cusano offre, ancora oggi, una ricca e feconda serie di contributi teoretici che vanno colti nel loro più autentico significato speculativo. Attingere da queste visioni originali serve anche a comprendere i motivi dei ricorrenti riferimenti al pensiero del Cusano rintracciabili in molti pensatori contemporanei." -
Il nemico principale
Dal punto di vista di Costanzo Preve, oggi, in Italia, non esiste un pericolo fascista (come d’altronde non esiste alcuna prospettiva comunista), per il semplice fatto che non ce n’è bisogno. Le classi subalterne non costituiscono una minaccia, la democrazia moderna è in corso di smantellamento, la morale è ultraindividualista e – a livello geopolitico – siamo in piena fase di ricolonizzazione. Il nemico principale è un altro. L’attuale crisi della democrazia non è la conseguenza di un complotto o di un attacco, ma di una nuova configurazione nei rapporti di forza tra le classi che ha portato al trionfo del liberismo reale. Il quale, senza più avversari, si è ripreso con gli interessi ciò che aveva dovuto cedere in passato. Il concetto di democrazia è così stato quasi completamente svuotato dal suo significato originario, che non risiede nell’affermazione del principio di maggioranza, nella tutela istituzionale delle minoranze o nel mantenimento di uno spazio pubblico. La democrazia non è fatta solo di procedure formali, ma è una questione di contenuti, di accesso del demos al potere, di controllo collettivo del popolo sulla sua riproduzione economica. È una questione di comunità reale. -
Humanity. Tra paradigmi perduti e nuove traiettorie. Vol. 1
Umano, postumano, transumano, antropocene, animalità, relazione mente-corpo, intelligenza artificiale, diritti umani e inclusione, humanitas e umanesimo: queste le aree tematiche di indagine dei saggi che compongono il primo dei due volumi di Humanity. L'analisi che ne deriva fotografa un'umanità che - dalla modernità alla contemporaneità - si trova in continuo transito tra paradigmi perduti e nuove traiettorie. Le attuali emergenze umanitarie, i frequenti disastri ambientali, le non più avveniristiche ibridazioni tra umano e tecnica impongono un costante e rinnovato ripensamento delle condizioni e dei limiti a cui è esposta la nostra esistenza. La riflessione filosofica ed etico-politica sull'umano si situa, oggi, in una complessa e articolata scena di mondo: qui essa incontra il versante dell'arte o, più in generale, dell'estetico. Proprio risalendo alle origini del moderno, si possono trarre spunti per un rilancio critico del progetto umano, di un nuovo umanesimo finalmente depurato da retaggi ideologici e ipoteche metafisiche. Con saggi di Agostino Cera, Danielle Cohen-Levinas, Carmelo Colangelo, Marco Di Capua, Viviana Farina, Giusi Furnari Luvarà, Fabiana Gambardella, Gianluca Giannini, Giuseppe Giordano, Antonello Giugliano, Jérôme Lèbre, Manuela Macelloni, Paola Martino, Valentina Mascia, Paolo Augusto Masullo, Eugenio Mazzarella, Fabrizio Meroi, Paolo Piccari, Anna Pia Ruoppo, Marco Russo, Salvatore Tedesco, Luca Vanzago, Massimo Villani, Renata Viti Cavaliere, Andrea Zanella. -
Nelle città nascoste
«L'asfalto era gelido, la neve pareva quasi calda. Ci ricopriva maternamente. Riuscivo a sentire il debole battito di Aitor che, a tratti, tremava e allora lo strinsi ancora più forte iniziando a raccontargli dei giorni trascorsi con papà, della strada percorsa, delle cose viste. Lo stringevo e parlavo quando, in lontananza, vidi papà carico di scatole. Ci guardammo e fu come se non ci vedessimo da una vita. Aprì le scatole e ci coprì con i fiori, che si muovevano al debole respiro di Aitor facendomi solletico al naso. Odoravano come l'armadio di casa nostra. Una volta svuotate le scatole, papà si sedette lì accanto e mi strinse forte la mano. Mi disse: - Andrà tutto bene.» Natàlia Cerezo nasce a Castellar del Vallès nel 1985 e ""A les ciutats amagades"""" (2018) è il suo libro d'esordio. In esso allestisce una celebrazione del piccolo, del quotidiano, del particolare che, con linguaggio asciutto e diretto, fa arrivare al lettore in modo inequivocabile. A tratti, la sua scrittura ricorda quella della Munro, le sue ambientazioni rievocano quelle della Keegan, mentre il suo sguardo poetico, grato delle molte letture, restituisce il simbolismo magnetico della Plath."" -
Norma e sanzione in Omero. Contributo alla protostoria del diritto greco
Una delle più originali interpretazioni storiche, giuridiche e letterarie di Omero, da parte di una delle maggiori studiose contemporanee, e di uno dei volti più noti della TV per la divulgazione storica. -
Grazia Deledda. Prospettive del religioso per una rilettura critica
Come possono i personaggi imporsi di vivere dentro una scelta di una mortificazione perenne? Come può un uomo costringersi in un distacco dal mondo delle passioni e dei desideri, rifiutati in blocco come realtà assolutamente negative? Nel panorama di un mondo inteso come il campo da gioco di un destino ineluttabile e amaramente tragico, i romanzi di Deledda pongono subito un problema profondamente morale. Il peso della colpa infrange nell'io qualsiasi tentativo di vita esteriore e sociale, portandolo a una vertiginosa parabola finale aperta tra due possibilità: la tragica e presentita esperienza del nulla e la flebile luce drammatica del perdono. Assistiamo a una dimensione eminentemente deleddiana di sentire la vita e le sue urgenze, derivata di filato da un certo sentimento religioso, inteso lato sensu come rapporto col mistero e col destino. La scrittrice ci ricorda che il male esiste, così come esiste il peccato. La sua forza anti-ideologica novecentesca ci ribolle tra le mani, nella libertà tragica che lei dipinge. Una Deledda estrema che ci trascina in un misto di fascino e repulsione sino alle domande ultime dell'uomo. -
L' ombra di don Alessandro. Manzoni nel Novecento
Cinque saggi, indipendenti tra loro ma uniti dalla lunga ombra che Alessandro Manzoni proietta sul Novecento. Il volume si apre con un'indagine del problematico rapporto tra etica ed estetica in I promessi sposi e in Storia della colonna infame. I quattro saggi successivi sono dedicati rispettivamente a Giuseppe Antonio Borgese, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia e Mario Pomilio. Di ognuno di questi Palumbo Mosca sceglie una o più opere paradigmatiche: Poetica dell'unità e le Lezioni di estetica per Borgese; Racconto italiano di ignoto del Novecento e alcuni saggi di I viaggi la morte per Gadda; L'affaire Moro per Sciascia e, infine, Il Natale del 1833 per Pomilio. La scelta di questi quattro autori - in dialogo con Manzoni e tra loro - si rivela emblematica per cogliere due aspetti della riflessione manzoniana che sembrano oggi i più fecondi e urgenti: il rapporto tra finzione e non finzione e la necessaria tensione etica della letteratura. -
Apologia dell'immediato. Percorsi evoliani
"Concordo con Giovanni Sessa nel ritenere quanto mai """"urgente leggere Evola sine ira et studio, oltre le denigrazioni preconcette o le sterili esaltazioni agiografiche"""". Si tratta infatti di un pensatore che, per quanto erede della grande tradizione idealistica, è caratterizzato da una indiscutibile originalità speculativa. Con lui, infatti, viene posta la prima pietra di una fortezza concettuale che solo lui e pochissimi altri avrebbero potuto 'edificare'. Facendo, proprio della categoria di immediatezza un compito, più che un semplice e astratto punto di partenza. L'immediato, insomma, quale esito di un percorso capace di condurre l'Io a farsi individuo """"assoluto"""". Capace di supportare un altro """"negativo"""", di cui solo l'irriducibilità del singolo avrebbe potuto farsi realmente creatrice. E sempre in forza di una libera ed arbitraria """"elaborazione"""" della propria ingiudicabile assolutezza.""""" -
L' escatologia del destino. L'apocalisse del linguaggio nell'opera di Emanuele Severino
Emanuele Severino è stato uno dei più importanti filosofi italiani contemporanei. Ciò che fa scandalo, nel suo pensiero, è sicuramente la negazione del divenire nichilisticamente inteso, e la conseguente condanna di ogni paradigma in cui è stato pensato il rapporto tra tempo e storia, dall'eterno presente della grecità al tempo escatologico del pensiero giudaico e cristiano. È possibile, tuttavia, sostenere che nella riflessione severiniana sulle Cose Ultime permanga un residuo escatologico, in continuità con la tradizione da cui il filosofo vorrebbe invece distanziarsi? L'autore, dopo aver analizzato la particolare configurazione che assumono lo iam e il nondum relativamente al concretarsi del destino, traccia i lineamenti di quella che definisce ""l'infinita escatologia del destino"""". Di qui l'interrogazione si sposta sulla necessità, per il linguaggio severiniano, di riformularsi in maniera inesausta, per indicare ciò che oltrepassa il linguaggio stesso, prendendo a prestito immagini, rimandi teologici e mitemi apocalittici."" -
Provare l'io. Julius Evola e la filosofia
Arte, storia ed esoterismo sono solo alcuni dei variegati ambiti del sapere entro cui il controverso pensiero di Julius Evola si destreggia. Evola fu però anzitutto un filosofo ed è in quanto tale che questo lavoro intende interrogarne criticamente la riflessione. Intrecciando istanze neoidealistiche e suggestioni ""volontaristiche"""", la prospettiva evoliana si configura come un estremo tentativo di «provare l'Io» oltre ogni sua semplice dimostrazione. Se da un lato ciò conduce ad una riconfigurazione del rapporto tra teoria e prassi tale che la prima tende a risolversi nella seconda, d'altro canto tale risoluzione rimane vincolata ad un criterio di certezza (Evola lo chiamerà «valore») che mina la stessa possibilità di una prova risolutivamente magica dell'Io. Può la prassi ricondurre a sé il criterio sulla base del quale viene postulata? È possibile soddisfare l'esigenza di una prassi senza riconfermare l'inquietudine che l'ha generata? Il presente lavoro rappresenta il tentativo di assumere una postura corretta dinanzi a tali quesiti, interrogando le premesse teoretiche che fondano l'intero orizzonte delle ramificazioni """"extrafilosofiche"""" della riflessione evoliana."" -
Trasformazioni del concetto di umanità
In questi ultimi anni, con l'incalzare della globalizzazione, della rivoluzione digitale, della bioingegneria, dell'automazione, dell'intelligenza artificiale e altro ancora, l'essere umano è stato sottoposto a molteplici sollecitazioni che ne stanno ""muovendo"""" il profilo. I confini di ciò che sarebbe proprio dell'uomo sono via via messi in discussione a vario titolo. In tale contesto diviene necessaria, perfino urgente, una ricognizione del concetto di umanità, con uno sguardo il più possibile ampio, impegnato con i diversi fronti delle sfide in corso. È questo il tentativo del presente volume: contribuire a una riflessione sistematica sul complesso di problemi racchiusi nella antica e nuova questione della identità umana. Il volume contiene saggi di: L. Bianchin, É. Bimbenet, A. Cera, G. Cusinato, C. Di Martino, J. Fischer, F. Gambardella, L. Guidetti, S. Hobuß, A. Martins, E. Mazzarella, F. G. Menga, G. Pezzano, R. Redaelli, C. Resta, M. Russo, L. Vanzago."" -
Specialiter autem iniuria dicitur contumelia
Il saggio si occupa del delitto di iniuria, la cui individuazione risale all'età più antica della civitas romana e già disciplinato nelle XII Tavole: se ne analizzano gli sviluppi che dapprima videro l'abbandono della pena del taglione, inizialmente sostituita dalla pactio la composizione stragiudiziale e poi da una pena pecuniaria, determinata dal giudice, e, con il tempo, una modificazione nell'ambito di applicazione. In particolare, il pretore fece rientrare nel concetto di iniuria le offese morali, arrecate all'onore e al decoro della persona, che divennero progressivamente il principale contenuto di questo delitto, accogliendo quella che doveva essere, molto probabilmente, una elaborazione giurisprudenziale. L'estensione avvenne attraverso l'emanazione di specifici editti, oggetto principale dell'indagine, che contemplavano singolarmente diverse offese morali ed erano accomunati dal medesimo rimedio processuale. Si trattava degli editti: De convicio, De adtemptata pudicitia, Ne quid infamandi causa fiat, De iniuriis quae servis fiunt, De noxali iniuriarum actione, Si ei, qui in alterius potestate erit, iniuria facta esse dicetur, e De contrario iniuriarum iudicio. -
Essere epicurei. Divagazioni su Epicuro e noi
Nei mesi dell'epidemia del coronavirus siamo stati sommersi da ammonimenti e profezie sul ""cambiamento della vita"""". Ha trovato sfogo, sotto l'impressione della """"catastrofe"""", tutta la cattiva coscienza per un modo di vita """"occidentale"""" sempre più percepito come insostenibile e """"disumano"""". Si è invocata una conversione (o un ritorno) alla """"saggezza"""". C'è stato nell'antica Grecia un filosofo, Epicuro, che ha cercato di elaborare una morale materialistica - non fondata sull'ideale o sull'""""utile"""", ma su una caratteristica essenziale della natura umana: l'aspirazione a non soffrire, a una naturale felicità. Non una morale per i tempi di catastrofe, ma per il normale tempo degli uomini. L'unica che possa reggere alla crisi del soggetto """"razionale"""". Essere, nel nostro tempo di catastrofe, attuale."" -
Il pensiero. Rivista di filosofia (2012). Vol. 51: Letteratura e filosofia (con un inedito di Paul Valéry)-Omaggio a Emanuele Severino.
Fascicolo 1: Letteratura e filosofia Fascicolo a cura di Enrica Lisciani-Petrini. Inedito: P. Valéry, Hommage à Spinoza; Presentazione di B. Zaccarello, Nell'arena dei filosofi: situation dell'Omaggio a Spinoza. Saggi: F. Duque, L'ippopotamo e la Chiesa. Poesia della devastazione della Terra; É. Escoubas, Blanchot e Lévinas; L. Azzariti-Fumaroli, Louis-René des Forêts: la parola in questione; F. Valagussa, Borges e il fantastico veridico; V. Vitiello, Franz Kafka. La violenta impotenza del 'significato'; E. Lisciani-Petrini, Leiris e la vita quotidiana. Fascicolo 2: Omaggio a Emanuele Severino: Saggi: V. Vitiello, Aporia - Contraddizione - Insignificanza; B. De Giovanni, Emanuele Severino e Giovanni Gentile. Linee di filosofia italiana; L. V. Tarca, Negazione del non essere e verità dell'essere; V. Rocco Lozano, Severino lettore di Hegel: una lettura hegeliana di Severino; M. Donà, Identità e totalità. Il pensiero di Emanuele Severino e il folle sogno della 'verità'; M. Adinolfi, Segno e identità. Sul linguaggio, a partire da Emanuele Severino; A. Tagliapietra, Mutando Riposa. Italo Valent interprete di Emanuele Severino; F. Valagussa, L'aporia del nulla: astrazione e narrazione; A. Coltelluccio, Doppia negazione e non-contraddizione. Sulla critica di Severino a Lukasiewicz; C. Palomba, Chora. Il pensiero e l'Altro; C. Saglio, Invocare il dio. Il problema del «tragico» in María Zambrano ed Emanuele Severino. Letture: F. Duque, Lucente debolezza della Parola (Topologia di un sonetto di Petrarca). -
Il pensiero. Rivista di filosofia (2011). Vol. 50: Spinoza. La politica e il moderno-Teologia politica.
Fascicolo 1: Spinoza. La politica e il moderno: Saggi: B. De Giovanni, Spinoza e Hegel. Dialogo sul moderno; M. Adinolfi, Res quae finitae sunt. Qualche riflessione sui fondamenti antologici dei concetti politici spinoziani; F. Pellecchia, Essenza dell'amore nell'Etica di Spinoza; C. Ramond, Sedizione, ribellione e insubordinazione (seditio, rebellio, contumacia) nella filosofia politica di Spinoza; C. Sini, Dall'etica di Spinoza a Nietzsche: profezie di un'etica futura? Letture: A. Gatto, Di un'impossibile confessione. Il soggetto cartesiano e la libera creazione delle verità eterne; V. Vitiello, De Trinitate. In dialogo con Piero Coda. Fascicolo 2: Teologia politica: Fascicolo a cura di Giulio Goria e Giacomo Petrarca. Saggi: B. De Giovanni, Per una critica al concetto di «teologia politica»; F. Duque, Il supremo paradosso: esiste una politica di verità?; M. Cacciari, Impero e Katechon; J.-F. Kervégan, La «teologia politica» di Hegel; V. Vitiello, Nascita e tramonto della teologia politica; G. Goria, Imperfetti ricorsi; F. Valagussa, Immaginare la violenza; F. Silva, Sullo spirito del cristianesimo; C. Palomba, La caduta di Dio e il regno dell'uomo; G. Petrarca, Figure della distinzione. Tra Giacobbe ed Esau. -
Pagine di diario (1951-1996)
«Il segreto è dato dall'intreccio fra letteratura e vita - solo definendo in modo poetico o attivo questo intreccio o questo rapporto si può stabilire qualcosa o si ha comunque letteratura». Di politica, letteratura e giornalismo, cioè di scrittura come strumento della ragione individuale e sociale, parla ai lettori Michele Rago, il cui diario rappresenta l'indissolubile legame tra pubblico e privato che ne ha sempre segnato vita e pensiero. Molti sono gli eventi storici del Novecento di respiro italiano, europeo ed extra-europeo, spesso delicati e scarsamente sondati, che studiosi e curiosi potranno approfondire attraverso queste memorie intellettuali e grazie alla presenza di documenti epistolari d'inedito interesse storico e culturale. Le Pagine di diario di Michele Rago conducono dentro una ricerca di senso, intima eppure comune, lunga un'intera vita. -
Il pensiero. Rivista di filosofia (2020). Vol. 592: Dialettica negativa e immagine dialettica.
Contributi di: Andrew Benjamin, Mauro Bozzetti, Lucio Cortella, Eli Friedlander, Maria Filomena Molder, Sigrid Weigel, Alice Barale, Francesco Valagussa, Carlo Sini, Luca Illetterati, Giannino Di Tommaso, Vincenzo Vitiello, Giulio Goria, Massimo Adinolfi. -
L' anno del bradipo. Diario di un critico di provincia
Rapsodico journal, diario in pubblico che travalica i generi: dal ritratto critico alla nota descrittiva, dalla scheggia autobiografica al recupero dei momenti cruciali d'un apprendistato, fino a farsi, in taluni passaggi, arioso romanzo che convoca sulla pagina i vivi e i morti. O, più semplicemente, regesto quotidiano del lavorio mentale del critico nell'intento di restituire, per dirla con Boine, quella ""compresenza di cose diverse nella brevità dell'attimo""""."" -
Il non memorabile verdetto dell'ingratitudine. Seguito dai «Sei pensieri grati e gratis»
Distopia arrischiata e originale, Il non memorabile verdetto dell’ingratitudine è libello schietto, colto e ruvido, comico e tragico insieme. L’anti-eroe, condannato per plagio da una gravosa e non identificata Azienda, ha l’unica colpa d’aver provato ad aiutare un paio di giovani impiegati della stessa. Nei limiti di una surreale e postuma condizione, un narratore improduttivo affida il racconto a una specie di manoscritto sopravvissuto come carne e carta scannerizzate da remoto e spiritico supporto. La bizzarra interilla che vi si incastona è trovata anti-narrativa dell’autore, tesa a ribadire una corporea fiducia nel collettivo d’un disperso e disseminato impegno umanistico, che i Sei pensieri grati e gratis si impegneranno a canzonare. -
Legato con amore in un volume. Quasi un diario
Lucilio Santoni convoca i suoi anarchici e cristiani per affrontare la insensatezza della vita, per darle una risposta diversa dall'odio e dalla distruzione. Come gli ha insegnato la sua famiglia ideale - Lucrezio, Gesù, san Francesco, Dante, Garcia Lorca, Elsa Morante, Ivan Illich e fino al papà e al nonno ribelli inconciliati - sa che occorre ""sovvertire qualcosa per amore di qualcos'altro"""". La sua scrittura è uno strumento affilato per intercettare la vita falsa, nascosta anche in parole edificanti come """"aggregazione"""". Provate a immaginare i Minima moralia di Adorno riscritti da De André, travasati in uno stile comunicativo, poeticamente dimesso. I feticci del nostro presente, le microdinamiche di potere, ma sempre anche una apertura possibile, una felicità balenante. La bellezza della poesia nasce dalla ferita. Per approdare alla verità ultima, forse impronunciabile ma salvifica: dobbiamo continuare a cercare, come Ulisse, ma sapendo che non si è mai """"padroni di ciò che si trova"""".""