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Idee per rimandare la fine del mondo. L'identità esemplare di un piccolo popolo per il futuro delle società umane
Ailton Krenak è un leader indigeno carismatico. È nato nello stato brasiliano del Minas Gerais, nella valle del Rio Doce, un territorio il cui ecosistema è stato profondamente compromesso dall'attività di estrazione mineraria. Da quando, nel 1987, ha tenuto un indimenticabile discorso all'interno dell'Assemblea costituente brasiliana, dove si è presentato con il volto interamente dipinto di nero in segno di lutto, non ha mai smesso di battersi per i diritti degli indigeni. In queste pagine Krenak riassume i punti salienti del suo pensiero, che prende avvio dall'impossibilità di concepire uomo e natura come entità separate. Questa scissione forzata è la vera causa del disastro socio-ambientale che contraddistingue l'Antropocene: solo rifiutando l'idea che gli esseri umani siano superiori alle altre forme di vita potremo dare nuovamente un valore alle nostre esistenze e avere, al contempo, la possibilità di ristabilire un corretto rapporto con il Pianeta. Krenak afferma che gli indigeni sono i soli che in questo momento ci possono dare un esempio di vita differente. In effetti, le comunità indigene di Africa, Asia e America Latina, sono proprio quelle che, più di altre, sono rimaste profondamente connesse alla terra, anche se noi giudichiamo il loro modo di vivere inadatto alla contemporaneità, noi che ci siamo lasciati trasformare da cittadini a consumatori. Ora che l'estinzione è una minaccia reale per tutto il genere umano, Krenak ci propone una nuova visione di Antropocene – che lui definisce come ""l'epoca in cui si è persa la qualità delle relazioni"""" – e ci esorta a sostenere la diversità tra i popoli come fonte di ricchezza per il futuro delle società e dell'ambiente."" -
La medicina delle reti. Una nuova visione sistemica della malattia e della cura
Davanti a noi c'è una nuova frontiera della medicina. Big data, genomica e approccio quantitativo all'analisi basata sulle reti possono essere usati in sinergia per permettere alla medicina di ampliare i suoi orizzonti come mai prima d'ora. Un nuovo campo della ricerca medica in rapida trasformazione, che promette di rivoluzionare sia la diagnosi che la cura delle malattie dell'uomo, viene affrontato in questo saggio attraverso i contributi dei maggiori esperti che daranno ai lettori la sintesi di quanto è stato fatto finora e di quanto ancora c'è da fare. Per lunghissimo tempo i ricercatori hanno provato a individuare i difetti molecolari delle singole patologie con l'intento di sviluppare terapie mirate per curarle, ma questo paradigma ha trascurato l'intrinseca complessità delle malattie umane e ha spesso portato a trattamenti inadeguati o a troppi effetti collaterali. Invece di forzare la patogenesi all'interno di un modello riduzionista, la medicina delle reti considera la molteplicità dei fattori che influenzano le malattie basandosi su diversi tipi di reti. Poiché la maggior parte delle componenti cellulari sono connesse le une alle altre attraverso intricate relazioni a livello metabolico e proteina-proteina, l'analisi delle reti è destinata a giocare un ruolo cruciale. A causa di queste interazioni, i difetti genici possono — attraverso una rete molecolare — influenzare l'attività di altri geni che invece non hanno difetti. Raramente, infatti, una malattia è la conseguenza di un difetto di un solo gene quanto piuttosto delle perturbazioni di questa rete. -
Il bosco del confine
«Nel bosco non esistono confini, diceva mio padre. Lo ripeteva spesso come una formula da mandare a memoria, rivelatrice di una qualche verità che avremmo capito solo molto tempo dopo, una volta diventati adulti.»«La scrittura di Manzon ha l'incedere di una camminata fatta con occhio curioso e passo sicuro: mette a fuoco un dettaglio, allarga lo sguardo all'orizzonte, quindi si butta a precipizio nel racconto, infine guarda indietro, al cammino fatto, alla storia in divenire...» – Severino Colombo, la Lettura«Ho trovato tanto sollievo, in questo racconto magistrale» – Concita De Gregorio, D - La RepubblicaLa narratrice di questa storia è cresciuta in una terra di confine, educata a uno spirito internazionalista dal padre, un pacifista di origini slave che credeva nel libero scambio delle persone, nelle lingue straniere mescolate senza regole e nelle camminate nel bosco. È proprio durante quelle lunghe passeggiate, fatte perlopiù in silenzio o scambiando osservazioni sulle tracce di un cerbiatto o una lepre, che il padre spiega alla figlia che non esistono confini, che il bosco è di tutti, non si divide per nazionalità come una cartina geografica: «hai mai visto una betulla ritrarre i rami per non sconfinare in territorio straniero?». Eppure lei, affascinata e al tempo stesso spaventata, si accorge che i boschi di là sono diversi, più scuri, popolati da orsi: di là c'è la nazione con uno degli eserciti più forti al mondo, una terra di uomini sanguinari con il coltello tra i denti e la barba da pastore, come la descrive la gente della sua città di mare, che sembra aver capito poco della grandezza di quel popolo. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, la protagonista – che a differenza del fratello non teme le temperature da neve e dimostra una certa attitudine allo scivolamento tra i pali da slalom – riceve dal padre un biglietto per assistere alle Olimpiadi invernali di Sarajevo. Il 5 febbraio 1984 partono in macchina per quello che sarà un viaggio rivelatorio, durante il quale si farà largo in lei un sentimento nuovo, un senso di appartenenza strano, un'epifania che culminerà con un fuoripista notturno, a rotta di collo, tra i boschi fitti del Trebević, in compagnia di Luka... -
Vite di alberi straordinari. Viaggio tra le piante più antiche del mondo
Zora del Buono è un architetto che ha sempre avuto una grandissima fascinazione per gli alberi. Un attaccamento emotivo legato al ricordo degli ulivi che hanno popolato la sua infanzia in Puglia, che è poi diventato interesse estetico per via della sua professione. E poi ancora, in maniera via via più dirompente, si è trasformato in un senso di rispetto solenne rivolto soprattutto verso gli alberi centenari e millenari, custodi di un sapere antichissimo, di fronte alla cui longevità l'uomo scompare. Animata da un profondo desiderio di scoperta, unito allo studio della botanica, Zora del Buono ha deciso di viaggiare per un anno intero tra l'Europa e l'America del Nord per visitare gli alberi secolari di quelle zone. Con la sua Rolleiflex analogica in borsa, ha reso omaggio a esemplari straordinari, paragonabili a veri e propri individui dotati di personalità, raccontando aneddoti, suggestioni, storie cresciute insieme e attorno a loro nel corso del tempo. Come quella del tasso di Ankerwycke, un albero alto quasi 15 metri e largo ben 9, sotto al quale si sarebbero svolti gli incontri romantici tra Enrico VIII e Anna Bolena; o dell'Hiroshima Survivor, un bonsai di pino bianco giapponese sopravvissuto alla bomba atomica e che oggi si trova a Washington; o di Dicke Marie, ""Maria la grassa"""", una quercia di quasi 900 anni che fu ammirata dal giovane Goethe e dai fratelli Humboldt; o di Pando, forse il più antico essere vivente del pianeta, un insieme di 47.000 pioppi tremuli, tutti cloni dell'albero originale, la cui età stimata è di 80.000 anni. Con il suo sguardo attento e curioso, dotato di una sensibilità finissima, Zora del Buono ci accompagna tra luoghi impervi e mete irraggiungibili mostrandoci che ogni albero, per quanto modesto, rappresenta tutto un mondo per un'infinità di creature. Ammireremo la straordinaria resilienza di pini, tigli, sequoie, abeti, e sperimenteremo la fragilità dell'animo umano che ammutolisce, inerme, a confronto con la potenza, la maestosità e l'insondabilità della natura."" -
Sogni di un disegnatore di fiori di ciliegio
Il bosco ospita alberi, animali, muschi, ruscelli. Ma anche uomini: gli uomini che lo attraversano, che vengono a prelevare qualcosa, gli uomini che vi si immergono per pregare o purificarsi, nonché gli uomini che quel bosco hanno accudito o abbandonato. In un bosco esistono eventi manifesti ed eventi taciuti, agiscono forze maestose visibili e altrettante brutalità invisibili, proprio come nelle persone, nelle quali si almanaccano piccoli e meno piccoli segreti che si desidera tenere nascosti. Da queste suggestioni nascono i testi che compongono la nuova opera polifonica di Tiziano Fratus, fatta di versi e prose, istantanee scattate tra i giardini e i boschi d'Italia, meditazioni scritte sotto i ciliegi in fiore, protagonisti del paesaggio per una manciata di giorni all'anno. Pagine dedicate a quel sentimento che l'autore chiama dendro-sofia, da dendron (albero) e sophia (conoscenza, esperienza, saggezza). Si chiede Fratus: come mai l'uomo, in tutte le epoche della Storia, ha sempre sentito l'esigenza di tornare, presto o tardi, alle foreste, alla natura? In parte per dimenticare le città e le vite che oggi conduciamo in maniera forzata, per ritrovare la pace. E dove, se non in un bosco, l'esperienza può raggiungere l'apice della sua autenticità? Il bosco non è un agglomerato di alberi e arbusti, è qualcosa di più complesso, di misterioso, di sacro, ci riporta costantemente all'infanzia, in parte reale e ricordata, in parte immaginata, reclama unità a qualcosa di intangibile che vive sepolto dentro di noi. -
Basta scuse sui rifiuti! Come possiamo ridurre la quantità di rifiuti che produciamo e perché dobbiamo farlo adesso
Strade invase dall'immondizia, mari pieni di plastica, discariche stracolme... Ma dove vanno a finire davvero i nostri rifiuti? Siamo tutti responsabili della spazzatura che produciamo e se ci comportassimo in maniera più consapevole riusciremmo a ridurre il nostro impatto sull'ecosistema del Pianeta. Martin Dorey, esperto ambientalista, ci chiede di fare attenzione agli oggetti che buttiamo, a quelli che ricicliamo - la plastica, il cibo, i vestiti, i prodotti elettronici, i mobili e di considerare gli effetti di un errato smaltimento. Ci offre dette #soluzioneindueminuti pratiche é veloci per diminuire la produzione di spazzatura, promuovendo delle azioni che possono fare davvero una grande differenza. -
Canto degli alberi
«Anche nel nuovo libro Antonio Moresco continua la sua riflessione semplice e diretta sui fondamenti della Natura, secondo una versione laica ma non rinchiusa nel recinto dei paradigmi culturali esistenti» - Alberto Casadei, La Lettura""Ho scritto questo libro nei mesi di isolamento per la pandemia. I suoi protagonisti sono gli alberi, in particolare gli alberi murati, quelli che crescono dentro i muri delle case degli uomini, visti come una nuova specie crocevia tra più mondi (vegetale, minerale, umano) e prefigurativa. L'ho scritto mentre ero anch'io murato, come tutte le donne e gli uomini del nostro Paese e del mondo, in un momento cruciale anche della mia vita personale, per di più bloccato dal divieto di viaggiare in una casa di Mantova, la città dove sono nato e ho trascorso l'infanzia e l'adolescenza, scatola nera della mia vita. Questo libro anche per me inaspettato è la mia risposta di scrittore a questo trauma e il mio appello a compiere un salto di piani e di specie e a dare vita a una metamorfosi. L'ho scritto giorno dopo giorno, in totale solitudine, con ispirazione, liberando in un unico flusso narrativo testimonianza, corpo a corpo col mondo, autobiografia trascesa, abbandono lirico, romanzo drammaturgico e figurale, canto, sogno, immaginazione, invenzione."""" (Antonio Moresco)"" -
Viaggio nell'Italia dell'Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro
Un libro sorprendente e provocatorio, che immagina come cambierà la geografia dell'Italia se non saremo capaci di arretrare gli effetti del cambiamento climatico«Emerge un tema forte del cambiamento tecnologico, sociale e politico, in cui è la stessa idea di ""destino comune"""" a essere messa in discussione» - Massimiliano Bucchi, la LetturaCome ormai tutti purtroppo sappiamo, l'impatto dell'umanità sul pianeta sta producendo effetti devastanti. La realtà geografica che identifichiamo con l'Italia è stata nei millenni estremamente mobile per ragioni tettoniche, morfogenetiche, climatiche, ma in ultimo anche antropiche e possiamo dunque affermare, con rigore scientifico, che Homo sapiens sta contribuendo a cambiare il clima e pertanto anche la conformazione della superficie terrestre: non è un fenomeno recente, ma non era mai accaduto in tempi così rapidi e con conseguenze così vaste. Considerata questa inedita accelerazione, non possiamo fare a meno di chiederci: come muterà l'aspetto del mondo nel futuro prossimo? Se tutto continuerà ad andare per il verso sbagliato e non attueremo le giuste misure per evitarlo, assisteremo allo fusione dei ghiacci perenni e all'innalzamento del livello dei mari. Per farci riflettere sui rischi concreti a cui potremmo andare incontro, il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani e il geografo Mauro Varotto hanno immaginato come si trasformerà l'Italia proiettandoci, in maniera distopica, nell'anno 2786. Esattamente 1000 anni dopo l'inizio del viaggio in Italia di Goethe, comincia così il tour di Milordo a bordo del battello Palmanova attraverso la geografia visionaria del nostro futuro: la Pianura padana sarà quasi completamente allagata; i milanesi potranno andare al mare ai Lidi di Lodi; Padova e tantissime altre città saranno interamente sommerse; altre ancora si convertiranno in un sistema di palafitte urbane; le coste di Marche, Abruzzo e Molise assumeranno l'aspetto dei fiordi; Roma sarà una metropoli tropicale; la Sicilia un deserto roccioso del tutto simile a quello libico e tunisino... Tappa dopo tappa, al viaggio di Milordo farà da contraltare l'approfondimento scientifico che motiverà, con dati e previsioni, le ragioni del cambiamento territoriale - illustrato, per l'occasione, con una serie di mappe dettagliatissime create da Francesco Ferrarese. Uno scenario giudicato per fortuna ancora irrealistico, ma utile per farci capire che l'assetto ereditato del nostro Paese non è affatto scontato e che la responsabilità di orientarlo in una direzione o nell'altra è tutta nostra."" -
Il peggior nemico. Come vincere la battaglia contro malattie infettive ed epidemie
A differenza delle catastrofi naturali, il cui potere distruttivo è concentrato in un'area precisa e in un determinato periodo di tempo, o delle malattie in generale, che possono avere effetti devastanti ma comunque circoscritti, le epidemie hanno l'incontenibile capacità di sconvolgere la vita quotidiana su scala globale, gravando sulle risorse pubbliche e private e interrompendo il flusso del commercio e dei trasporti. Oggi, ormai, è sempre più facile spostare persone, animali e merci da un capo all'altro del Pianeta, ma se da una parte il progresso ha reso agili questi movimenti dall'altra ha aumentato la possibilità di innescare la diffusione di nuove pandemie. E come ha dimostrato l'esplosione di casi di Ebola, MERS, Zika, fino alla più recente Covid-19, siamo tragicamente impreparati a gestirne le conseguenze. Cosa possiamo - e dobbiamo - fare, quindi, per difenderci dal terribile nemico che in questi anni sta mettendo a rischio il nostro destino? Attingendo alle ricerche scientifiche più recenti, alle nuove indagini epidemiologiche e forte della sua lunghissima esperienza, Michael T. Osterholm delinea con chiarezza quali sono le risorse e i programmi che dobbiamo mettere in campo se vogliamo proteggerci dalle minacce rappresentate dalle malattie infettive: innanzitutto progettare una sanità, un governo e un sistema produttivo e commerciale in grado di operare in modo continuativo e creare una scorta strategica internazionale di beni critici, come medicinali salvavita e dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari. Pubblicato per la prima volta nel 2017 e arricchito ora da una nuova premessa sulla Co-vid-19, II peggior nemico è un saggio che fa luce anche su un altro fattore molto importante che può costituire un serio pericolo per il futuro dell'umanità: la resistenza agli antibiotici. Solo rendendoci conto delle sfide che dovremo affrontare, dice Osterholm, potremo impedire che l'inimmaginabile diventi davvero inevitabile. -
Salviamo il nostro futuro! Il mio impegno per l'ambiente, l'equità e la salute
Con la passione, la forza, l'intelligenza e la determinazione che caratterizzano da sempre le sue battaglie, Jane Fonda ci chiede a gran voce di stare uniti e di lottare insieme per la difesa dell'ambiente, non tanto per salvare il nostro futuro immediato, ma quello delle generazioni a venire. ""È troppo tardi per essere moderati, dobbiamo agire subito!"""" Nell'autunno del 2019, frustrata dall'inazione dei politici e ispirata da Greta Thunberg, Naomi Klein e dagli scioperi studenteschi, Jane Fonda ha deciso che sarebbe scesa in piazza per protestare contro il cambiamento climatico di fronte al Campidoglio, a Washington D.C. L'11 ottobre ha inaugurato così i Fire Drill Fridays, i """"venerdì dell'esercitazione antincendio"""", e da allora, ogni settimana, ha guidato migliaia di persone in una disobbedienza civile non-violenta di grandissimo successo, che l'ha portata a essere arrestata più volte. In questo libro, che non vuol essere solo l'ultimo atto di testimonianza di una donna che si è sempre battuta per l'ambiente ma soprattutto una call to action pratica che fornisce gli strumenti necessari perché tutti possano darsi da fare, Jane Fonda intreccia il suo viaggio personale con le testimonianze di esperti, ambientalisti, attivisti che si sono uniti alla sua lotta per analizzare in profondità le questioni cruciali del nostro tempo: la condizione degli oceani e la scarsità dell'acqua, la necessità di leadership femminile, i migranti, i diritti umani, gli effetti della guerra e del militarismo sul clima, la plastica, l'agricoltura sostenibile... Tutte tematiche profondamente legate tra loro che evidenziano come la situazione che stiamo affrontando non sia soltanto un'emergenza climatica, ma una crisi di portata ben più ampia in cui le conseguenze negative dell'inquinamento si riflettono su precisi contesti razziali, economici, di genere e di potere: non è solo l'ecosistema della Terra che si sta sgretolando, ma tutto il nostro tessuto sociale. """"I problemi che stiamo affrontando ora richiedono che ognuno di noi si unisca alla lotta. Una lotta non solo per il nostro futuro immediato, ma per il futuro delle generazioni a venire""""."" -
Brevi lezioni di meraviglia. Elogio della natura per genitori e figli
In questa opera Carson cattura l’essenza dell’universo pieno di meraviglia dei bambini, risvegliando in noi quell’antico desiderio di comunione con il mondo vivente. Rammentando come il suo occhio ricettivo alle bellezze della natura si fosse affinato in compagnia della madre durante l’infanzia, Carson ci spiega che un bambino ha bisogno di almeno un adulto con cui vivere questo tipo di esperienze, purché l’adulto adotti l’atteggiamento del bambino. La natura, del resto, è un’arena piena di gioie da condividere e nell’avventura della scoperta ci rende tutti uguali. Apparso per la prima volta nel 1956, sulla rivista “Woman’s Home Companion”, e poi pubblicato da Harper nel 1965. -
Disuguali. Politica, economia e comunità: un nuovo sguardo sull'ingiustizia sociale
Stefano Zamagni, da anni una delle voci più autorevoli dell'economia italiana, apprezzato in tutto il mondo per aver promosso i principi di una ""economia civile"""", affronta ora un tema cruciale della società contemporanea: la disuguaglianza. Ricordandoci che le disuguaglianze non sono un dato di natura da accettare come qualcosa di ineluttabile, analizza i principali fattori responsabili del fenomeno distinguendo le cause di natura socio-politica, quelle di natura economico-finanziaria e quelle che interessano la matrice culturale della società, suggerendo poi delle linee guida chiare che mettono l'accento sull'urgenza di superare la concezione individualistico-libertaria dell'azione umana. La sfida che secondo Zamagni siamo chiamati ad affrontare è quella di adoperarsi con coraggio e intelligenza per trasformare dall'interno il modello economico che si è consolidato negli ultimi quarant'anni: il mercato non dovrà più solamente essere in grado di produrre ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma dovrà porsi al servizio dello sviluppo umano integrale, di uno sviluppo cioè capace di tenere in armonia tre dimensioni: materiale, socio-relazionale e spirituale. Non c'è nulla di irreversibile nel capitalismo: è sbagliato pensare che sia necessario intervenire solamente sul lato delle opportunità, vale a dire sul lato delle risorse e degli incentivi, bisogna invece insistere sulla speranza, che si alimenta con la creatività dell'intelligenza politica e con la purezza della passione civile. È la speranza che sprona all'azione e all'intraprendenza, perché colui che è capace di sperare è anche colui che è capace di agire per vincere la paralizzante apatia dell'esistenza."" -
Scoiattoli & co. Viaggio nel mondo del roditore più simpatico, veloce e parsimonioso
Gli scoiattoli hanno qualcosa di speciale. La nostra sensibilità si rifiuta, infatti, di considerarli semplici roditori affini a topi e ratti: agili e furbi, saltano come acrobati tra le cime degli alberi, hanno una memoria straordinaria, sono esperti nell'arte di sopravvivere, e sono fra gli animali più simpatici, capaci di generare un'immediata empatia in chiunque li osservi. Il famoso biologo Josef H. Reichholf ci spiega finalmente le ragioni di questa grande popolarità in un saggio approfondito interamente dedicato al mondo degli scoiattoli: ci racconta le loro abitudini di vita, ci descrive il loro habitat, ci spiega perché giocano, perché sono così impegnati e frenetici, a cosa serve la loro folta coda, perché alcuni sono bruno-rossicci mentre altri sono marrone scuro o quasi neri, come costruiscono le loro tane... Intreccia aneddoti curiosi — come quella volta in cui si è imbattuto in uno scoiattolo che è letteralmente ""caduto"""" dal cielo — a informazioni scientifiche dettagliate sull'alimentazione, l'accudimento della prole, le differenze tra le diverse specie di scoiattoli, con uno speciale approfondimento sul ghiro e il suo affascinante e misterioso letargo. Scoiattoli, ghiri e altri piccoli mammiferi sono tra gli animali che più hanno dimostrato una spiccata capacità di apprendimento. Sono arrivati da soli nel mondo umano e ci si sono ambientati benissimo. E ci collegano con quelle specie che vivono ritirate, a cui dovremmo concedere gli spazi di cui hanno bisogno perché si avvicinino infine anche loro e si lascino osservare senza paura. Dopotutto, ammirare gli scoiattoli non è solo divertente, quello che non ci aspetteremmo è che possano insegnarci molto anche sul mondo in cui viviamo noi stessi."" -
Quando guardi il mondo e non lo vedi. Le verità nascoste, i punti ciechi e le pericolose illusioni che influenzano la nostra vita
A occhio nudo vediamo solo una minima parte della realtà che ci circonda. Le nostre capacità naturali sono nettamente inferiori rispetto ai raggi X che scrutano attraverso la pelle, ai microscopi in grado di distinguere, ad esempio, le principali componenti del sangue, ai sistemi di sorveglianza ad alta tecnologia gestiti tramite l'intelligenza artificiale. O rispetto a quelle degli animali che possono vedere gli infrarossi, gli ultravioletti, o addirittura a 360 gradi: queste creature vivono nello stesso mondo in cui viviamo noi, ma hanno accesso a qualcosa di molto diverso quando si guardano intorno. In questo saggio, che Naomi Klein ha definito ""caleidoscopico"""" per la ricchezza e la varietà delle ricerche che affronta, Ziya Tong illumina diversi aspetti dell'individualità e della società da prospettive nuove. Espone prima di tutto i limiti delle nostre capacità visive, mostrandoci come la scienza e la tecnica hanno potuto permetterci di superarli, nel tempo, grazie a una strumentazione sempre più avanzata. Poi, illustra i punti ciechi """"collettivi"""", evidenziando quanto poco sappiamo sulla provenienza del cibo o dell'energia o sulla destinazione finale dei nostri rifiuti, procurandoci più di qualche shock con la descrizione dei processi dell'industria alimentare... Infine, si sofferma su quei modi di pensare il mondo che sembrano naturali o inevitabili, ma che sì rivelano solo concezioni ereditate, tramandate di generazione in generazione."" -
Conoscere le piante medicinali. Schede pratiche, tante curiosità e suggerimenti utili
La storia dell'uomo è da sempre imprescindibilmente legata alle piante medicinali: basta pensare alle tracce ritrovate nelle tombe del Paleolitico di 60.000 anni fa, o alle 2.800 piante che gli Indiani d'America utilizzavano a scopo terapeutico. Il lungo contatto, in tempi e luoghi diversi, tra uomini e piante ha prodotto un corpo di conoscenze vastissimo e articolato che ora è a disposizione di tutti, prezioso patrimonio acquisito attraverso uno sforzo incommensurabile. Andrea Lugli ci conduce alla scoperta di questo mondo ricchissimo e affascinante con un testo di facile e piacevole lettura, per conoscere tutte le virtù delle principali piante medicinali e sapere quali sono gli usi che, ad oggi, possono senza ombra di dubbio ritenersi affidabili. Attraverso dettagliate schede pratiche, impareremo quali sono le caratteristiche di valeriana, artiglio del diavolo, ginseng, alga bruna, ginkgo, potremo utilizzare correttamente le piante per combattere lo stress o per favorire il riposo notturno, scopriremo tante curiosità e suggerimenti utili per avvicinarci nella maniera migliore alla fitoterapia e potervi far ricorso ogni volta che sarà necessario: lo sapevate, ad esempio, che la centella è chiamata anche ""erba delle tigri"""" perché si dice che i felini, quando feriti, siano soliti rotolarsi sulla pianta per favorire la guarigione delle ferite? Un libro destinato sia al lettore appassionato della materia sia a chi si approccia per la prima volta alla conoscenza delle piante medicinali."" -
Le nozze delle piante. Testo latino a fronte
Pubblicato in prima edizione a Stoccolma nel 1746 per i tipi di Lars Salvius, il trattato ""Sponsalia plantarum"""" nel frontespizio è accreditato a Johan G. Wahlbom, ma non vi sono dubbi circa la paternità di Linneo, di cui Wahlbom era studente. L'opera ha lo scopo di dimostrare che i vegetali, proprio come gli animali, si riproducono per via sessuale (mediante la fecondazione dei fiori femminili da parte del polline, o pulviscolo, maschile) in contrasto alle più diffuse e accettate teorie dell'epoca. L'aver attribuito una vita sessuale, e dunque organi genitali, alle piante, anche attraverso accostamenti espliciti con la sessualità umana procurò a Linneo un'accusa di blasfemia che rischiò di rovinarne la carriera e la reputazione. Nel dettaglio, lo scritto linneano poggiava su scoperte di botanici a lui quasi coevi come Millington, Grew, Camerarius, Morland, Vaillant, Blair, fornendo tuttavia una serie di contributi originali che nel corso dei decenni successivi all'uscita dell'opera si rivelarono decisivi per l'accettazione da parte della comunità accademica della teoria in essa sostenuta. Soprattutto si tratta di un testo basilare perché proprio sull'osservazione di stami e pistilli si fonda il sistema di classificazione delle piante proposto da Linneo e ampiamente seguito nei secoli successivi (oggi permane, infatti, l'uso di definire una pianta attraverso la pratica nomenclatura binomiale che ne contempla genere e specie). """"La fioritura deve essere considerata l'esito di un accoppiamento sessuale e a buon diritto gli antichi sostenevano che il fiore esprimesse la gioia e la passione dei vegetali."""" (Carlo Linneo)."" -
La quercia di Bruegel
Un romanziere di scarso successo s'inventa una serie di pseudonimi per continuare a fare della scrittura il suo mestiere.rnrn«La quercia di Bruegel è un libro colto e ironico che spazia con apprezzabile leggerezza tra dipinti, attualità e riflessioni» - Raffaella De Santis, Robinson«Il nuovo romanzo di Alessandro Zaccuri La quercia di Bruegel è un testo che pone al centro della sua riflessione la possibilità di nominare la realtà dopo un trauma» - Demetrio Paolin, la Letturarn L'eteronimo francese con cui finalmente ottiene qualche riscontro è un autore specializzato in biografie romanzate di artisti famosi e l'ultima opera che mette in cantiere, per volere del suo editore che conosce la sua smania di confrontarsi con vicende di famiglia, emulazioni, rivalità tra padri e figli, imperi che sorgono e potentati che svaniscono, è la storia dei Bruegel. Nel 2016 si reca, così, a Bruxelles per approfondire la conoscenza dei pittori fiamminghi quando per caso, in albergo, incontra una donna italiana, Matilde Rovani, una neurologa, anche lei lì per studiare l'opera dei Bruegel, sebbene con una motivazione completamente diversa. Matilde sottopone i suoi pazienti a dei test tramite le arti figurative: i suoi studi hanno dimostrato che la reazione a una determinata immagine, infatti, può aiutare a delimitare il disturbo di percezione di cui il paziente è affetto e di conseguenza può contribuire a trattarne i sintomi, se non addirittura agire sulla causa. Ma questa volta, Matilde ha per le mani un caso complicatissimo: un ex manager di spicco che in seguito a un brutto incidente ha cominciato a sviluppare dei disturbi nella percezione sempre più invalidanti, è rimasto ossessionato dall'albero ritratto nell'Adorazione dei Magi nella neve dipinta da Bruegel il Vecchio, un dettaglio apparentemente irrilevante sul quale ora Matilde deve indagare... Il rapporto con la realtà, il significato dell'arte, la necessità del racconto sono gli elementi che permetteranno di venire a capo di un enigma altrimenti irrisolvibile. Anche se la risposta, in definitiva, è molto più semplice di quanto si potrebbe credere, come sempre accade in una storia d'amore. -
Il pioppo del Sempione
In una scuola serale a nord di Milano, un giovane professore insegna italiano a una classe di immigrati di diverse nazionalità: magrebini, albanesi, sudamericani, perfino un quarantenne con tre figli e una laurea in ingegneria, conseguita in Iraq. Tra di loro ci sono Cesar e Apollinaire, padre e figlio sbarcati in Italia dalla Costa d'Avorio, Amin l'albanese, partito a bordo di un gommone e arrivato a Brindisi a nuoto, Rafkani e Mohammed, il più silenzioso degli alunni. Le loro lezioni sono, però, insolite, perché a ravvivarle, sul finire, arriva nonno Paplush, personaggio amato da tutti e memoria storica del luogo: si affaccia alla porta, si siede in prima fila e inizia a raccontare la sua giornata e il suo passato, di quando, insieme a Ottavio, faceva l'operaio alla teleria, ""la madre che ci ha dato da vivere""""; di quella volta che nel 1954 sorprese Fausto Coppi a fare pipì su un muro durante una di quando frequentava la vecchia locanda dove la giovane Rossana sognava di fare, un giorno, la ballerina e intanto cucinava per tutti e cresceva un figlio non riconosciuto dal padre. Ma fra i ricordi dolceamari di Paplush c'è una figura che ritorna sempre, l'antico pioppo della Corte del Villoresi con cui il nonno ha un legame speciale..."" -
Padroni del futuro. Viaggio nella nuova economia generativa
Fino a quando le aziende saranno istituite per concentrarsi esclusivamente sulla massimizzazione del reddito finanziario per pochi, la nostra economia sarà bloccata in un’idea di crescita infinita e in una conseguente disuguaglianza strutturale. In questi ultimi anni, però, si stanno finalmente sperimentando nuove forme di imprese che Marjorie Kelly definisce “rigenerative”, aziende che tra i loro obiettivi si pongono anche quello di creare le condizioni sufficienti per garantire l’esistenza delle generazioni a venire. Come in una sorta di diario di viaggio, l’autrice ci guida alla conoscenza di numerose realtà esemplari, imprese di diverse parti del mondo che costituiscono dei modelli alternativi: un impianto eolico gestito da una comunità nel Massachusetts, una cooperativa di aragoste nel Maine, la John Lewis Partnership in Gran Bretagna, ossia la più grande azienda di proprietà dei suoi stessi dipendenti, la Novo Nordisk in Danimarca gestita da una fondazione non-profit, un caseificio di proprietà di un agricoltore nel Wisconsin e molte altre... -
Bjula delle betulle
È venuto al mondo nel 1933, in un piccolo broncio di mondo. In una cascina di regione Partôr appartenuta a sua madre e al padre di sua madre, i Bundëjs - Bondesio, in italiano. È nato la notte di San Lorenzo, proprio mentre una stella solcava il cielo. Bjula è l'ultimo dei Bundëjs, il settimo di sette fratelli e sorelle. A quindici anni era già alto uno e ottanta, lungo e flessuoso, come una betulla. Da quella terra è partito e ha girato il mondo in cerca del più tenero futuro. Ha cambiato lavori e città, ha attraversato terre lontane in cerca delle sue origini, ha bevuto, amato, vissuto mille vite che non sono la sua - o forse sì. È diventato altri, altro in giro per il mondo. Da Venezia a San Pietroburgo. Da Montréal alla Costa Azzurra. In teatro e attraverso la Transiberiana. Insieme a Brodskij e a Don Chisciotte. Un racconto lungo un secolo che segue il cammino delle betulle e intreccia molte vite. Alla fine tutti insieme si ritorna a casa. Ci torna anche il lettore, in compagnia di chi ha scritto la storia di Bjula e Lerbie Kane, di Blanche e Matilde, di Meku e Unurin. La loro storia, in fondo, è la sua storia. Può essere anche la tua.