Sfoglia il Catalogo feltrinelli004
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4621-4640 di 10000 Articoli:
-
Disegnare un cucchiaio per cambiare la città
Da un'idea di Claudio Larcher, un gruppo di designer italiani si incammina verso una vetta di montagna. La meta è il rifugio Taramelli, a 2046 metri, nel cuore delle Dolomiti. Lo scopo del viaggio è quello di provare a ragionare su temi attuali legati alla progettazione contemporanea: sfide, nuovi scenari, difficoltà, cambiamenti di paradigma, di mercato e di scala. Dalla città reale a quella digitale, dal valore del dato che surclassa quello dell'oggetto. Ne deriva un tentativo di definire quello che è oggi il design contemporaneo. -
L' acrobata d'avanguardia. Hugo Ball tra dada e mistica
«Un saggio di dimensioni contenute, ma rigoroso nell'approccio e negli apparati, che percorre con efficacia alcune stazioni dell'itinerario intellettuale di una ""figura prismatica del proprio tempo""""» - Vito Punzi, il GiornaleHugo Ball (1886-1927) è una figura complessa all'interno del primo Novecento tedesco: studioso di Nietzsche, uomo di teatro, creatore dell'universo dadaista, feroce avversario del militarismo tedesco, sognatore cattolico, studioso delle vite dei santi; amico di Kandinskij e di Schmitt, di Hesse e di Ernst Bloch, ha attraversato i primi trent'anni del Novecento lasciando dietro di sé un'impronta duratura ma enigmatica, che la critica si è sempre impegnata a decodificare. Questo libro, interrogando i testi e la vita di Ball secondo un impianto teologico-politico, intende porre gli uni e l'altra lungo l'asse alto/basso, immanenza/ trascendenza che li attraversa, situando così la parabola intellettuale di Ball in un contesto che fa della """"dissidenza"""" spirituale il suo asse centrale. L'itinerario intellettuale di Ball si snoda secondo un percorso che solo l'elaborazione di un'altra teologia politica, mistica e trascendentale, umana e troppo umana al contempo, è in grado di descrivere."" -
Hanoi la città tra due fiumi. Architettura e paesaggio: storia e contemporaneità. Ediz. illustrata
Hanoi, ""la città tra due fiumi"""", era in origine """"la città del drago che sorge"""" poiché posta idealmente sulla testa del """"drago"""" che il territorio vietnamita disegna sulle coste indocinesi. Lo studio delle città e dell'architettura del Vietnam passa attraverso tipologie e usi ma anche leggende e tradizioni, permettendoci di scoprire un capitale culturale nel quale il paesaggio originario è strettamente correlato al suo edificato.Il volume, frutto della cooperazione tra il Dipartimento di Architettura e Progetto dell'Università Sapienza di Roma e la NUCE-National University of Civil Engineering di Hanoi, fornisce gli strumenti per intraprendere un percorso di conoscenza – iniziando dalla città millenaria con il """"lago della spada restituita""""1 – attraverso una serie di riflessioni che vanno dal racconto delle mappe storiche a considerazioni su temi fondanti questa metropoli di otto milioni di abitanti. Punto focale dello studio è il nucleo del centro storico caratterizzato dalle tube house. Queste abitazioni tradizionali a corti multiple profonde fino a 60 metri costituiscono un imprescindibile punto di partenza per orientare le azioni di trasformazione necessarie a supportare i cambiamenti economici e sociali e a preservare il patrimonio storico-architettonico del paesaggio urbano di Hanoi."" -
Progettare nel paesaggio naturale. Il contributo dell'architettura cilena contemporanea
L'architettura cilena si è sempre dovuta confrontare con un territorio di grande scala, accogliente e includente, un paesaggio naturale percepito come remoto e vergine. A differenza dell'Europa, dove il monumentale viene stabilito dall'architettura, in America il riferimento principale è dato dalla geografia. Questa visione culturale del paesaggio porta a concepire l'architettura a partire da un dialogo costante con la natura. «Fondare» costruzioni sul territorio e «umanizzare» il paesaggio diventano i due cardini della relazione tra Uomo e Natura e queste due «azioni» di definizione dei luoghi rappresentano anche i due paradigmi dell'architettura cilena contemporanea. In questo libro l'autrice svolge una disamina degli ultimi vent'anni della produzione architettonica cilena con l'intento di rivelare i meccanismi che ne regolano il rapporto uomo-natura-architettura, facendo particolare attenzione all'influenza della dimensione territoriale nel processo di progettazione. -
La teoria del potere costituente
"Potere costituente"""" viene pubblicato a Roma nel 1945 in vista dei lavori della futura Assemblea Costituente. Nel volume, Mortati sviluppa una teoria del potere costituente in chiara continuità con il precedente """"La costituzione in senso materiale"""" (1940), il cui impianto, pur rimanendo sullo sfondo di questo libro, è ben riconoscibile. Mortati propone una concezione istituzionalista del potere costituente secondo la quale esso non appartiene ad una sfera extra-giuridica puramente fattuale, ma rimane sempre interno all'ordinamento giuridico. L'attenzione rivolta da Mortati alle modalità di formazione del potere costituente, in un contesto dove questo tema è tornato di grande rilevanza in molteplici esperienze (dall'Etiopia al Cile), fa di questo volume un prezioso contributo ancora attualissimo. Si tratta di una teoria talmente sofisticata da poter essere accostata, per qualità e profondità, a quella proposta da Carl Schmitt. Per questa ragione, nel volume è raccolto anche un importante articolo pubblicato da Mortati sul finire della sua carriera accademica, dove l'autore fa i conti con il pensiero di Schmitt, individuando affinità e divergenze con il giurista tedesco." -
Jim Dine. Catalogo della mostra (Roma, 15 febbraio-2 giugno 2020). Ediz. italiana e inglese
«È l'insieme dell'opera di Dine a colpire per la freschezza straordinaria, sempre figlia di un interesse profondo, viscerale, per due elementi: la pittura e la propria biografia» - Elena Del Drago, Tuttlibrirn«Oggetti quotidiani, vestiti, giocattoli. Il Palazzo delle Esposizioni dedica una mostra antologica all'artista americano tra happening, divertimento e citazione dalla vita reale» - RobinsonrnJim Dine, protagonista riconosciuto della cultura visiva contemporanea, ha segnato il nostro tempo con scelte radicali, immagini forti. Ha sempre vissuto il suo impegno con una responsabile e totale adesione all'arte. Realizzati nell'arco di oltre sessant'anni, i lavori raccolti in questo volume introducono alla complessa biografia artistica di Jim Dine. Dalle teste disegnate e dipinte appena ventenne alle celebri icone degli anni Sessanta realizzate con l'impiego degli utensili di lavoro o dei capi di abbigliamento, per proseguire con la miriade di invenzioni che si sono succedute nel tempo, fino ai più recenti Pinocchio, felice collegamento con la cultura italiana. Molte di queste opere permettono di risalire alle radici di alcune delle forme più interessanti dell'arte attuale e offrono l'opportunità di un confronto con la storia recente, irrinunciabile per affrontare il presente con lucidità e misura. Gli happening, in particolare, dei quali Jim Dine insieme a pochi altri artisti amici è stato l'iniziatore nel 1960 e a cui la mostra dedica uno speciale approfondimento, sono all'origine della fortuna che sta vivendo in questi anni la performance. La mostra sarà al Palazzo delle Esposizioni. -
Regìa parola utopia. Il teatro infinito di Luca Ronconi
Per Luca Ronconi, maestro e intellettuale in dialogo con la realtà del suo tempo, il teatro è stato un insostituibile strumento di conoscenza. Alla base del suo ""non-metodo"""" era il serrato confronto con la parola del teatro tradizionale e della drammaturgia contemporanea, ma anche il rapporto con materiali non destinati in origine alla scena o, nella regìa operistica, con la musica. La sua arte si nutriva poi di un'aspirazione all'utopia capace sia di creare messinscene 'impossibili', come """"Orlando furioso"""", """"Gli ultimi giorni dell'umanità"""" o """"Infinites"""", sia di concepire forme produttive inedite, come il Laboratorio di Prato o l'esperienza del Centro Teatrale Santacristina. A partire da tre parole chiave, Regìa Parola Utopia, e dalle testimonianze di uomini del teatro - a cominciare da attori e collaboratori di Ronconi - e della cultura, il volume esplora le dimensioni della sua opera geniale e sfaccettata. La lezione di un grande artista in un racconto a più voci, ricco di suggestioni per il nostro presente e il nostro futuro."" -
Progettare per chi va in tram. Il mestiere dell'architetto
Con questo volume Carlo Melograni offre al lettore un prontuario sempre valido per avvicinarsi all'architettura. Il programma pratico del mestiere dell'architetto è teso a migliorare le condizioni dell'abitare, e se è vero che il bilancio delle ricerche ed esperienze più avanzate dell'industrial design compiute nell'Europa del Novecento non è affatto fallimentare, portarle avanti, nella sempre maggiore complessità e velocità delle trasformazioni dell'ambiente, non è facile. Lo sviluppo dell'industria, che è all'origine di tanti cambiamenti nella vita quotidiana, nello stesso tempo ha reso disponibili metodi e strumenti senza precedenti. Si tratta di armi a doppio taglio, capaci di produrre effetti positivi e negativi. Farne buon uso è una responsabilità di chi progetta. Ed è proprio in questo elogio della responsabilità che si legge tutta la fedeltà di Melograni ai valori del razionalismo indicati da Giuseppe Pagano (cui l'autore dedicò il suo primo libro giovanile) e da Edoardo Persico. -
L' attività ludica come strategia progettuale. Regole e libertà per una grammatica del gioco in architettura
La ricerca contenuta in questo volume affronta un tema ancora poco esplorato nel campo degli studi di architettura, in particolare in Italia: il rapporto tra il mondo del gioco e quello della progettazione. Si tratta di un campo di ricerca che può rivelarsi foriero di grandi sviluppi quando rivolto non solo alla definizione di variazioni sintattiche nello sviluppo del progetto, ma anche all'elaborazione di pratiche partecipative ""dal basso"""" in territori marginali e periferici. Nella ricerca, il nesso tra gioco e architettura è stato esplorato con un approccio multidisciplinare, con approfondimenti nei settori della psicologia e della filosofia, riconducendo le strategie legate al momento ludico nell'ambito del progetto di architettura; un percorso che se da un lato rafforza alcune tecniche generative nel campo della creatività, dall'altro apre le porte a metodologie di coinvolgimento di altri attori della progettazione in processi """"bottom up"""". La chiave interpretativa ludica ha guidato anche l'analisi di alcune opere di maestri dell'architettura come Frank Lloyd Wright, Gerrit Rietveld, Aldovan Eyck con l'obiettivo di sottolineare il rapporto che intercorre tra i loro giochi infantili, capaci di definire uno specifico """"imprinting creativo"""", e le loro opere adulte."" -
Avanguardia polacca. Arte e cultura in Polonia tra il 1914 e il 1952
Come scrive Andrzej Turowski nel saggio di apertura a questo volume, «quando si avverte la fine di una certa epoca si è spinti a interrogarsi sul suo inizio. Sui tempi e i luoghi che hanno segnato la nascita di un mondo oggi morente. Sugli eventi che l'hanno accompagnata. Sull'aver riconosciuto le ragioni della sua disintegrazione postmoderna». La riflessione portata avanti in Avanguardia polacca verte su un'esperienza artistica che ebbe origine in un'epoca d'incredibile fermento, un'epoca in cui l'entusiasmo e la speranza innervarono ogni campo della vita culturale della Polonia - e non solo, se si pensa che fino al 1918 questo Paese era inesistente, spartito com'era tra le tre potenze vicine. Il volume, attraverso il contributo dei maggiori studiosi ed esperti della materia (Andrzej Turowski, Jaroslaw Suchan, Paulina Kurc-Maj, Karolina Zi?bi?ska-Lewandowska, Piotr Rypson e Luiza Nader), si concentra sui fenomeni cruciali dell'avanguardia polacca: le origini del modernismo; l'attività artistica e sociale dei suoi fondatori (Wladyslaw Strzemi?ski e Katarzyna Kobro); le vicende di uno dei primi musei d'arte moderna al mondo, ovvero il Muzeum Sztuki di Lód?, ancor oggi funzionante; il ruolo della la stampa artistica e del fotomontaggio. La Cronologia dell'avanguardia polacca, posta a chiusura del libro e curata da Ewa Skolimowska, permette di ricollocare in un contesto più ampio i fenomeni descritti nei singoli saggi, mentre la postfazione di Stefano Chiodi propone interessanti confronti con l'analoga esperienza italiana. -
Sulla verità e scritti pragmatisti
Sulla verità è una delle opere incompiute di Ramsey. Preparata da studi e articoli, concepita come un libro organico sui temi della verità e della probabilità, non fu portata a termine ed è stata pubblicata postuma sulla base dei manoscritti risalenti agli anni 1917-1929. Ramsey vi presenta una teoria della verità come ridondanza senza opporla a una teoria corri-spondentista, che costituisce il nucleo della prima e va arricchita in senso pragmatista. Questo spirito si ritrova nei lavori qui raccolti come Scritti pragmatisti, su credenza, probabilità, conoscenza, universali e causalità. Ramsey vi coniuga rigore logico e attenzione per i legami fra aspetti cognitivi e pratici della nostra esperienza. -
Racconti sentimentali e satirici
«Se non conoscete Michail Zoščenko, cosa probabile, o non lo avete mai letto (probabilissima), eccovi a disposizione un ottovolante di novelle, aneddoti e storielle da divertirvi un bel po'» - Alessandro Robecchi, TuttolibriRaccolta di racconti comico-umoristici di un maestro della forma breve, Michail Zoščenko, che nel corso degli anni Venti, subito dopo la Rivoluzione russa, ha goduto di grande notorietà, descrivendo in modo irriverente e dissacrante i cambiamenti della nuova società sovietica, con i suoi personaggi tipici, gli avanzi di principi e signore aristocratiche, le belle ragazze che restano belle ragazze con relative vicende sentimentali, nonché i pochi quattrini, una realtà vasta di furti e piccole truffe, i capicaseggiato e il diffuso timore delle denunce, i mendicanti burocratizzati, e tante altre situazioni anche deplorevoli e assurde, nel grande terremoto che ha rivoltato ogni cosa. I racconti, in genere usciti su riviste dell'epoca, vanno dai primi anni Venti fino alla metà dei Quaranta, quando Zoščenko è costretto al silenzio dal potere sovietico. La scelta dei testi, finora inediti in italiano, è di Sergio Pescatori (1941-2015) cui si deve anche la traduzione; un suo ampio saggio traccia il profilo dello scrittore. -
Vesper. Rivista di architettura, arti e teoria-Journal of architecture, arts & theory. Ediz. multilingue. Vol. 2: Materia-autore-Author-Matter.
L'etimo della parola autore rinvia, con il verbo augere, a un gesto creativo e di incremento. Autore è l'istanza che crea, che accresce l'esistente. Nel 1967 Roland Barthes ne sancisce la morte in un celebre testo per ribadire che la crisi è quella dell'autore come soggettività individuale e nome condensatore di prestigio, già minato dalle strategie desoggettivanti di automatismo, casualità e frammentazione delle avanguardie storiche, così come dal gesto macchinico e di riproducibilità delle seconde avanguardie. A cinquant'anni da quella affermazione l'assenza di autorialità sembra essere una griffe di successo. Le tensioni tra l'anomia della materia, la norma che istituisce autorialità e l'economia che rende possibile l'opera disegnano prospettive discordanti. L'artista fa dell'autodistruzione della propria opera la vera opera e ci si appella alla demolizione di architetture, d'autore o meno, per riprogettare, o meglio per riaffermare il territorio. -
Testi sulla (non più) città
«La città non esiste più. Poiché l’idea di città è stata stravolta e ampliata come mai nel passato, ogni tipo di insistenza su una sua condizione primigenia – in termini visivi, normativi, costruttivi – ha come esito inevitabile, complice la nostalgia, quello dell’irrilevanza».rnrnAtlanta, Singapore, Dubai, Parigi, Lilla, Berlino, Tokyo, New York, Rotterdam, Mosca o ancora Londra: con il suo sviluppo disomogeneo e smodato, con la sua urbanistica apparentemente anarchica, la metropoli contemporanea disturba e mette in discussione i nostri valori più profondi, o almeno quelli più sentimentali. Come sono arrivati architetti, culture (europea, americana, asiatica), regimi politici, completamente diversi tra loro, a configurazioni tanto simili? E perché «il trionfo della città è coinciso proprio con il venir meno della riflessione su di essa»? Attraverso temi solitamente trascurati dagli architetti – la «tabula rasa», il «junkspace» o la congestione –, Rem Koolhaas ha studiato a lungo la (non più) città, in quanto spazio obbligato per la riflessione architettonica. Questo libro raccoglie dunque per la prima volta una serie di testi – quasi tutti inediti in italiano – che sono altrettante meditazioni sulla natura della città contemporanea e sulla sua «sostanza urbana» radicalmente mutata nel corso degli ultimi decenni.rnSuddivisi in sezioni tematiche (A definizioni, B testi autobiografici, C ritratti di città, D sguardi verso il futuro), gli scritti di Koolhaas si inscrivono nel solco speculativo e stilistico delle Immagini di città di Walter Benjamin: un repertorio di «figure di pensiero» che, abolendo le barriere convenzionali tra architettura, filosofia e giornalismo, danno corpo a una personale scomposizione e ricomposizione dei frammenti del presente senza alcun pregiudizio ideologico o estetico. -
Scoperta e conquista del Perù
Se degli eventi che racconto qui non ci fossero molti testimoni non verrei creduto.rn«Si tratta di un'opera imponente, che arriva in Italia nella traduzione di Laura Forti e che saprà appassionarvi come un grande romanzo d'avventura» - Federico di Vita, il FoglioIl libro racconta la vicenda epica e tragica della scoperta e conquista del Perù degli Incas da parte di Francisco Pizarro e di Diego de Almagro, destinati in seguito a diventare acerrimi nemici. Pizarro, nominato da Carlo V di Spagna governatore del territorio che riuscirà a conquistare, partirà nel 1531 con 168 uomini e 39 cavalli, catturerà l'imperatore inca Atahuallpa, lo illuderà in cambio di oro facendolo poi uccidere, prenderà le due capitali Cuzco e Quito, e nel 1534 avrà sottomesso l'intero vastissimo territorio. L'incredibile impresa è condotta tra la giungla paludosa e la fredda sierra innevata; oltre agli indios, stremati da una loro guerra interna, nemici ancora peggiori sono la fame, la sete e le malattie. Cieza de León arriva in Perù nel 1547, ed è testimone della sconfitta e impiccagione dell'ultimo fratello di Pizarro, Gonzalo, che si era ribellato al sovrano di Spagna; non ha vissuto tutte le vicende che narra in questo appassionante romanzo di avventure, che si basa su testimonianze dirette e sulla documentazione scritta esistente. Sarà uno dei pochi, assieme a Bartolomé de Las Casas, a condannare la crudele e stupida ferocia dei conquistatori, senza tuttavia cancellare l'ammirazione per Pizarro, che resta l'eroe dell'epica e sconvolgente impresa. La ""Scoperta e conquista"""" è il terzo dei quattro libri che compongono la monumentale Crónica del Perú. Il manoscritto, terminato alla fine del 1550, rimasto inedito nella sua integrità fino al 1979, è qui tradotto per la prima volta in italiano da Carla Forti."" -
Teoria dell'eteronimia
«Un libro d'ora in poi indispensabile per orientarsi nel labirinto delle identità multiple pessoane» - Alessandro Zaccuri, Avvenire«“Contro la rinata mitologia dell'""essere sé stessi"""" e dei deliri identitari che minacciano di soffocarci, la semiotica a noi contemporanea scopre che il soggetto che parla non è """"un"""" soggetto. Dietro alla maschera della persona si agitano moltitudini, e Pessoa lo sapeva, quando diceva che mistici indiani di duemila anni fa, Confucio, lo scopritore del fuoco, l'inventore della ruota e il primo filatore della seta avevano tutti contribuito al suo essere attuale. Sarà appena il caso di aggiungere che """"maschera"""" è il significato originario di """"persona"""" e che """"persona"""" è il significato da nome comune portoghese di """"Pessoa"""". Davvero, un ortonimo parlante.”» - Stefano Bartezzaghi - La Repubblica «Ciò che Fernando Pessoa scrive appartiene a due tipi di opere, che possiamo chiamare ortonime e eteronime. Non è lecito definirle anonime o pseudonime perché invero non lo sono. L'opera pseudonima è dell'autore in persona, tranne che per il nome che firma; l'eteronima è dell'autore esterno alla sua persona, è di una individualità completa da lui costruita, come fossero le battute di qualche personaggio che recita in un dramma». Questo passo è tratto da un'autopresentazione redatta da Pessoa nel 1928 in vista della pubblicazione delle sue opere. Nulla è più utile e rivelatore, dunque, di un libro tematico che riunisce i momenti fondamentali della riflessione sull'eteronimia nelle sue molteplici varianti. Qui si possono trovare le chiavi di lettura di questo singolare e intricato processo creativo che consiste nella composizione di opere a nome di autori fittizi, dotati di personalità e biografie autonome. È dagli albori del Romanticismo, in effetti, che la questione dell'autore si pone in maniera ossessiva e Pessoa conduce questo processo alla sua massima estremizzazione. Almeno fino all'anticlimax rappresentato dagli anni Settanta del Novecento, quando, uno dopo l'altro, Barthes e Foucault annunciano la morte di questa entità ritenuta immortale, l'autore, dissolvendola. Il presente volume raccoglie per la prima volta tutti i frammenti in prosa che Fernando Pessoa, nell'intera sua opera, ha dedicato all'eteronimia quale procedimento letterario e forma di vita. Nella postfazione il curatore del volume indaga e contestualizza il fenomeno, mentre un Elenco degli eteronimi e altri autori fittizi presenta i profili e l'attività dei «collaboratori» di Pessoa, alcuni dei quali mai rivelati prima. Prefazione Fernando Cabral Martins."" -
Idea della prosa
"Un bel viso è forse il solo luogo in cui vi sia veramente silenzio. Mentre il carattere segna il volto di parole non dette e di intenzioni rimaste incompiute, mentre la faccia dell'animale sembra sempre sul punto di proferire parole, la bellezza umana apre il viso al silenzio. Ma il silenzio - che qui avviene - non è semplicemente sospensione del discorso, ma silenzio della parola stessa, il diventar visibile della parola: idea del linguaggio. Per questo nel silenzio del viso è veramente a casa l'uomo"""". Trentatrè piccoli trattati di filosofia con undici immagini dialettiche." -
L' istituzione della natura
«I due saggi sono una severa messa in guardia dalle letture abusive della storia come esempio di continuità, o peggio, di eternità della natura.» - Massimo Vallerani, L'Indice«Uno degli aspetti più interessanti dello scritto di Chiffoleauè quello di sottolineare come nel passaggio dalla dimensione onnipervasiva dell'ordine artificialerndel diritto antico a quella naturalistica del diritto cristiano, la sovranità e la maestà non solo non diventano esterni alla legge e slegati dalla sua autorità soggettiva ma si radicano a un livello ancora più profondo, diventando fondamento che tiene insieme norma e eccezione, legge e natura indistintamente» - Marco Pacioni, il ManifestornLa natura occupa un posto speciale nella cosmologia dei Moderni. Letterale preistoria di tutto quanto è genuinamente civile e propriamente umano, essa è anche - oggi più che mai - la riserva di ragioni che di questa stessa umana civiltà potrebbero o dovrebbero custodire l'antidoto quando non la palingenesi. Il potere normativo della natura è formidabile proprio perché coincide con la sua stessa dissimulazione: di qualcosa che appare, o deve apparire, ovvio e indiscutibile si dirà infatti che «è naturale». Costruita come l'antipode di ciò che è giudicato artificiale e artefatto, la natura ha quindi il potere di escludere come esecrabile e anormale tutto quanto non sembra soddisfarne la presunta normatività. Yan Thomas e Jacques Chiffoleau - l'uno perlustrando l'officina dei giuristi romani, l'altro i discorsi e le tecniche di giudici e teologi medievali - illustrano un profilo drasticamente diverso e per più versi sorprendente della natura. Secondo i due storici essa non precede mai le operazioni giuridiche e le procedure giudiziarie che - ogni volta che la invocano - altro non fanno che istituirla, costruendo allo stesso tempo tutto ciò che, essendole contrario, a essa ripugna. La natura è la protagonista di un indefinito processo di naturalizzazione. Prima a Roma, nel laboratorio del diritto civile, e poi durante tutto il Medioevo, nei processi in cui si costruisce il diritto pubblico di una sovranità che comincia a farsi le ossa reprimendo i suoi nemici, la natura è un vero e proprio strumento. Un arnese prodotto e impiegato da giuristi e giudici, teologi e filosofi, per intervenire sulla società e la realtà, in un intreccio costante di verità e finzione, possibilità e interdetti, eresia e ortodossia, con cui, probabilmente, non abbiamo ancora smesso di fare i conti. -
Grammatica storica delle arti figurative
In una civiltà come quella attuale in cui, come scrive Sergio Bettini, ""l'esistere prevale sull'essere anche nella struttura dei linguaggi artistici il """"tempo"""" prevale sullo """"spazio"""", l'""""espressionismo"""" prevale sull'""""impressionismo"""", le arti """"industriali"""" o applicate, e l'architettura, prevalgono sulla scultura delle """"statue"""" e sulla pittura dei """"quadri"""". La differenza classica tra grande arte e arti minori si attenua fino a scomparire, in un'epoca che invoca più che mai categorie adeguate per essere in grado di comprendere se stessa, i contributi degli storici dell'arte della Scuola di Vienna e in particolare del suo esponente centrale Alois Riegl (1858-1905) restano tuttora un patrimonio pressoché intatto. In questo studio si affronta il senso del processo artistico sulla scorta del confronto dell'uomo con la natura, dove però non si tratta di imitare la natura, ma di competere con essa e migliorarla. In questo quadro - che varia nel tempo e in base al quale sono rilette tutte le epoche della storia dell'arte dall'antichità alla modernità - egli identifica una serie di """"elementi"""" costanti per cui storicamente l'opera d'arte si costituisce come tale (fine, materia prima, tecnica, motivo, relazione forma-superficie) e che, come nella struttura delle lingue storiche, si declinano in maniera diversissima a seconda delle necessità espressive che il tempo e il luogo richiedono."" -
Il tatto interno. Archeologia di una sensazione
Cosa vuol dire sentirsi vivi? A questa domanda Daniel Heller-Roazen risponde elaborando l'archeologia di un solo senso, quel «tatto interno mediante il quale percepiamo noi stessi». In venticinque concisi capitoli, che spaziano liberamente dalla cultura antica e medievale a quella moderna, l'autore analizza un insieme di fenomeni esemplari che hanno giocato un ruolo cruciale nella definizione - filosofica, letteraria, psicologica e medica - dell'esistenza animale. Con quest'opera, sensazione e sentimento di sé, sonno e veglia, estetica e anestesia, natura animale e natura umana, coscienza e incoscienza - acquistano un nuovo significato.